Il Necronomicon è universalmente noto come uno dei più famosi pseudobiblia, libri che sono considerati reali anche se non sono stati mai scritti. Si crede che questo testo di magia nera e di evocazioni di Demoni sia stato inventato di sana pianta da Howard Phillips Lovecraft per conferire maggior verosimiglianza alle proprie opere. Va detto che l'idea che si tratti di un'opera reale e non di uno pseudobiblion non è mai davvero morta.
Questa è la citazione corrente, diffusa dalla Vulgata wikipediana:
«Lovecraft wrote that the title, as translated from the Greek language, meant "an image of the law of the dead", compounded respectively from νεκρός nekros "dead", νόμος nomos "law", and εἰκών eikon "image".»
Non ho mai avuto dubbi sul fatto che la lettera in questione sia davvero esistita, anche se non è stato facile reperirne il testo. Sono riuscito a venirne a capo in un sito della Chiesa di Satana di Anton Szandor LaVey, in cui è riportato il riferimento:
"The name Necronomicon (nekros, corpse; nomos, law; eikon, image = An Image [or Picture] of the Law of the Dead) occurred to me in the course of a dream, although the etymology is perfectly sound."
(Selected Letters, Volume V, pag. 418)
Una pagina di Oocities (resto del defunto Geocities di Yahoo) mi ha permesso di risalire a un testo più esteso:
"The name Necronomicon (νεκρος [nekros], corpse; νομος [nomos], law; εικων [eikôn], image = An Image [or Picture] of the Law of the Dead) occurred to me in the course of a dream, although the etymology is perfectly sound. In assigning an Arabic author to a Greek-named book I was whimsically reversing the condition whereby the monumental astronomical work of the Greek Ptolemy (Μεγαλη Συνταξις Της 'Αστρονομιας [Megalê Syntaxis Tês `Astronomias]) is commonly known by the Arabic name Almagest (or more truly, Tabrir al Magesthi), which was evolved from a corruption of the original title when the Arabs made their translation (μεγιστη [megistê] is the superlative of μεγαλη [megalê], & the Arabs probably found it in common use to distinguish the work from another of Ptolemy's)"
Le parole tra parentesi quadre sono essere aggiunte, tranne [or Picture], che compare già nell'originale testo lovecraftiano. Si noti che mancano del tutto gli accenti e i diacritici tipici dell'ortografia greca.
Traduzione:
"Il nome Necronomicon (νεκρος [nekros], cadavere; νομος [nomos], legge; εικων [eikôn],
immagine = un'Immagine [o Figura] della Legge dei Morti) mi capitò durante un sogno, anche se l'etimologia è perfettamente valida. Nell'assegnare un autore arabo a un libro dal titolo greco stavo capricciosamente invertendo la condizione per cui il monumentale lavoro astronomico del greco Tolomeo (Μεγαλη Συνταξις Της 'Αστρονομιας [Megalê Syntaxis Tês `Astronomias]) è comunemente conosciuto col nome arabo di Almagesto
(o più correttamente, Tabrir al Magesthi), che si è evoluto dalla corruzione del titolo originale quando gli Arabi fecero la loro traduzione (μεγιστη [megistê] è il superlativo di μεγαλη [megalê], e gli Arabi probabilmente l'acquisirono nell'uso comune per distinguere l'opera da un altra di Tolemeo)"
La lettera in questione fu scritta nel 1937, anno della morte dell'Autore. La raccolta Selected letters V fu pubblicata da Arkham House molti anni dopo, nel 1976.
In realtà l'etimologia non è "perfettamente valida", come sostenuto dal Solitario di Providence. Il nome del Libro è formato in modo perfetto, ad essere erronea è l'analisi che ne ha fatto colui che l'ha sognato e portato nel nostro mondo.
Vediamo che le cose sono in realtà molto semplici. Non c'è alcun bisogno di evocare il sostantivo "immagine" εἰκών (da cui deriva "icona"), come fatto da Lovecraft nella sua razionalizzazione. L'aggettivo νομικός (nomikós) significa "relativo alla legge", formato da νόμος (nómos) "legge, uso, costume" mediante il comunissimo suffisso -ικός, di chiara origine indoeuropea. Così vediamo che il titolo greco deve essere stato Βιβλίον Νεκρονομικόν (Biblíon Nekronomikón) "Libro relativo alla Legge dei Morti", con l'aggettivo al genere neutro per concordare col sostantivo. In seguito l'aggettivo stesso sarebbe stato sufficiente a designare il volume esoterico. Ciò dimostra che a volte il mondo onirico ha in sé un'immensa Conoscenza, ma fa molta fatica a farla passare attraverso il filtro dello stato di veglia. Lovecraft fu un grecista inesperto e non poté comprendere una formazione elementare tipica della lingua degli Elleni: messo in difficoltà, si inventò una formazione grottesca, scambiando un mero suffisso per un sostantivo indipendente.
Ambiguità e insidie
In greco esiste una parola che è quasi omofona di νόμος (nómos) "legge, uso, costume", ma con un diverso accento: è νομός (nomós) "regione, provincia, divisione politica; pascolo". Così accade che tuttora vi sia chi interpreta Necronomicon come "Libro delle Regioni dei Morti", quasi fosse una mappa dell'Oltretomba, oppure come "Libro dei Pascoli dei Morti". Queste traduzioni sono in contrasto con quanto dichiarato da Lovecraft nella sua lettera. La fragilità estrema di una simile etimologia sta nel fatto che da νομóς non deriva affatto un aggettivo νομικóς col significato di "relativo alla regione" o "relativo al pascolo". In ultima analisi, la radice di origine di entrambe le parole è il verbo νέμειν (nemein), che significa "dispensare, distribuire; gestire, detenere, possedere; godere, mietere il raccolto; pascolare". Anche Nemesi deriva da qui il suo nome, che è di origine indoeuropea.
Abbiamo visto che da νόμος deriva l'aggettivo νομικός "relativo alla legge". Tale aggettivo può anche comparire in forma sostantivata col significato di "avvocato". Stando a questa insidiosa interpretazione, il Necronomicon sarebbe addirittura il "Libro degli Avvocati dei Morti"! Questa formazione è tuttavia grammaticalmente ardua, a meno che non si ammetta un genitivo plurale νομικών (nomikṓn) "degli avvocati". Inutile dire che così facendo si devia in modo considerevole dagli intenti e dall'immaginazione dell'Autore.
Alcuni rozzi americani hanno estratto l'elemento -nomy da parole come astronomy "astronomia", economy "economia" e via discorrendo, interpretandolo come "scienza, conoscenza". Così hanno dedotto che Necronomicon dovesse significare "Libro della Conoscenza dei Morti". Naturalmente queste parole in -nomy sono di chiara origine greca e sono formate proprio a partire dalla radice di νόμος "legge", quindi "regola, ordine". Va in ogni caso menzionata l'opera di Manilio (I secolo d.C.), gli Astronomica, poema didascalico in latino sui corpo celesti, che è anche noto come Astronomicon. Scritto in esametri dattilici e suddiviso in cinque libri, l'Astronomicon è di datazione incerta, potendo risalire all'epoca di Augusto o a quella di Tiberio. Si potrebbe credere che Necronomicon sia una formazione fatta proprio a partire da Astronomicon.
Un comune fraintendimento
Moltissimi credono che Necronomicon significi "Libro dei Nomi dei Morti". Se la derivazione fosse dal greco ὄνομα, ὄνυμα (ónoma, ónyma) "nome", il fatidico libro non si chiamerebbe Necronomicon, bensì *Necronomaticon o *Necronomasticon. Così non è. Infatti da ὄνομα, genitivo ὀνόματος (onómatos), derivano gli aggettivi ὀνοματικός (onomatikós) e ὀνομαστικός (onomastikós). Se la lingua greca non fosse un tabù o un libro chiuso, si eviterebbe la diffusione di molte falsità e informazioni distorte.
L'errore di Frate Guglielmo da Baskerville
Non credo che possano esistere persone tanto rozze e incolte da pensare che Necronomicon possa derivare dal latino nōmen "nome" (genitivo nōminis). Eppure anche grandi intelletti, in mancanza di mezzi filologici opportuni, possono essere tratti in inganno. Questo ha scritto Umberto Eco nel suo romanzo Il nome della rosa (1980):
"Dio condusse all'uomo tutti gli animali per vedere come li avrebbe chiamati, e in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ciascun essere vivente, quello doveva essere il suo nome. E benché certamente il primo uomo fosse stato così accorto da chiamare, nella sua lingua edenica, ogni cosa e animale secondo la sua natura, ciò non toglie che egli non esercitasse una sorta di diritto sovrano nell'immaginare il nome che a suo giudizio meglio corrispondesse a quella natura. Perché infatti è ormai noto che diversi sono i nomi che gli uomini impongono per designare i concetti, e uguali per tutti sono solo i concetti, segni delle cose. Così che certamente viene la parola "nomen" da "nomos", ovvero legge, dato che appunto i "nomina" vengono dati dagli uomini "ad placitum", e cioè per libera e collettiva convenzione."
(Guglielmo: Quinto giorno, Terza)
(Guglielmo: Quinto giorno, Terza)
Il fratacchione inglese è caduto nella trappola delle assonanze. Non è riuscito a comprendere che il latino nomen "nome" è parente del greco ónoma "nome", non del greco nómos "legge". Non credo che Eco fosse ignaro di tutto ciò: avrà voluto illustrare il grottesco di quel metodo pseudoetimologico che in epoca medievale era imperante.
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