martedì 2 febbraio 2021

QUANDO SI SCONTRANO I DOPPIONI

Nella maggior parte delle lingue del globo terracqueo, salvo forse pochissime eccezioni dovute a un grande isolamento, sono presenti allotropi o doppioni. Si tratta di esiti diversi dello stesso vocabolo. Ho pubblicato un articolo sugli allotropi della lingua italiana, che forse sarà di una qualche utilità al lettore. Eccolo: 
 
https://perpendiculum.blogspot.com/2020/12/
i-doppioni-nella-lingua-italiana.html


Il bello degli allotropi è che i parlanti in genere non li riconoscono affatto come originati da una stessa protoforma più antica giunta tramite diverse trafile (es. una trafila dotta e una trafila volgare). Talvolta addirittura sono possibili esiti contraddittori. Posso fornire due esempi molto significativi:

1) sopportare significa "tollerare, farsi carico di qualcosa di molesto";
2) supportare significa "sostenere, essere un sostenitore di qualcuno o di qualcosa" (viene dall'inglese americano). 
 
Si può capire una cosa molto semplice: sopportare Berlusconi non significa supportare Berlusconi!
 
1) recuperare significa "ritrovare qualcosa; ritrovare la salute";
2) ricoverare significa "mettere qualcuno in ospedale, in un gerontocomio o in altro simile luogo di detenzione". 

In tempi di pandemia di COVID-19, molti hanno equivocato e tradotto male la parola inglese recovered "guarito", interpretandola come "ricoverato (in ospedale)". Così i pazienti guariti dall'infezione, che molti si ostinano assurdamente a ritenere fantomatica, si sono ritrovati per incanto intubati nei nosocomi. La vedete l'assurda contraddizione? 

Il calabrone e il gravalone
 
Racconterò ora un singolare aneddoto sull'allotropia nella lingua italiana e sulle sue interferenze con i dialetti galloitalici. Un cugino materno di Cuneo, G. (RIP), che era originario della Lomellina, aveva fatto leggere a me e a mia madre (RIP) alcuni suoi bizzarri componimenti giovanili. Mi era molto caro e lo chiamavo affettuosamente Zio Janni. I suoi testi erano scritti a mano su fogli gelosamente custoditi in un cassetto. Ormai sono di certo finiti al macero. Uno di questi componimenti riguardava la sua sfrenata passione per una milf, da lui chiamata la Brunetta: a suo dire l'affondamento dell'Andrea Doria sarebbe stato causato dal fatto che lui aveva messo il cappello sul letto della maliarda durante un convegno amoroso proprio in quella nave. All'epoca si credeva che mettere un cappello sul letto portasse disgrazia. Un altro componimento di G. parlava di alcune bellissime ragazze che ballavano lo shake coi capelloni. Si coglieva nelle parole una certa invidia. Ormai nessuno ne sa più qualcosa: lo shake era un tipo di ballo degli anni '60, sprofondato nell'Oblio da decenni. A quei tempi bastava che un uomo avesse i capelli un po' lunghi per destare scandalo: i cosiddetti "capelloni", che spesso avevano soltanto una frangia o un po' di zazzera, non erano ammessi nei ristoranti e nei mezzi pubblici. Un ultimo lavoro, che mia madre giudicò "informe" e "ancora in cantiere", riguardava gli insetti che infestavano un orto. Si parlava di mosche e di mosconi, di cimici, di bruchi schifosi e via discorrendo. Tra questa fauna brulicante figuravano anche un calabrone e un gravalone. Col suo fare aggressivo, mia madre disse giustamente che il calabrone e il gravalone altro non erano che lo stesso insetto. G. non si era accorto dell'allotropia. Ignorava il fatto che sia calabrone che il lombardo gravalone (in questo caso un prestito dal lomellino), altro non sono che discendenti del latino crābrone(m). Abbozzò un tentativo di difesa, affermando che il gravalone sarebbe un bombo peloso e brunastro, mentre chiamava correttamente calabrone la Vespa crabro. Mia madre considerò vane le parole di G., che nascose prontamente i fogli col componimento informe, quasi temendo di essere fulminato. Tutti quegli scritti saranno purtroppo finiti nella spazzatura: l'appartamento in cui G. viveva in affitto apparteneva a una famiglia di avvocati ed è stato subito reclamato non appena egli è morto a causa di una paralisi indotta da una forma particolarmente maligna di influenza. 

Il Bannato e il bandito
 
Un altro aneddoto sugli allotropi è molto più recente e proviene da Facebook. Un amico conosciuto in quel vastissimo social si fa chiamare con diversi pseudonimi, tra cui Bannato. Questo per il fatto che, proprio come me, è molto turbolento e viene spesso sottoposto a blocchi da parte dell'Idiozia Artificiale di Zuckerborg. Un blocco nei Social è chiamato tecnicamente ban, parola inglese derivante dall'anglosassone bannan "proclamare, comandare, convocare", che ha la stessa etimologia dell'italiano bando. Il latino medievale ha adottato questa parola come bandum e bannum. Il bando era eseguito tramite un proclama pubblico. Il corrispondente verbo italiano bandire, che risale ovviamente alle stesse nobilissime origini germaniche (gotico bandwa, bandwo "segno, segnale", bandwjan "dare il segnale", "indicare", "mostrare"), è l'origine della parola bandito. Così possiamo dire che bandito e bannato sono due doppioni, di cui il primo è ereditario, risalente all'Alto Medioevo, mentre il secondo è giunto tramite l'inglese in tempi molto più recenti. Quindi Bannato equivale in qualche modo a bandito, una coincidenza davvero bizzarra. L'allotropia in questione è dovuta all'immissione di un vocabolo inglese nel lessico della lingua italiana, ma la sostanza non cambia. 

Carta oleata e carta oliata
 
La carta oleata ha l'aspetto dell'olio, perché è lucidissima alla vista e liscia al tatto, mentre la carta oliata è semplicemente sporca di olio, da buttare, del tutto inutile. Se la carta oleata serve a qualcosa, la carta oliata è un rifiuto, destinato allo smaltimento. In ogni caso l'origine etimologica è identica: viene pur sempre dal latino oleum "olio". Mio cugino D. (RIP), che era un robusto milanesone, non comprendeva l'identica origine della carta oleata e della carta oliata. Per lui erano due cose completamente diverse, come se la prima fosse nativa della Terra e l'altra provenisse da Marte. Diversi anni dopo questo episodio, D. è invecchiato e la sua salute è improvvisamente decaduta. Azrael lo ha còlto, lo ha portato nell'Oltre mentre era ricoverato in un ospedale a causa di una carenza di ferro. Le sue spoglie mortali sono state cremate a Lambrate, dopo un lungo funerale a cui erano presenti gli ultimi parlanti della lingua meneghina. Ricordo bene un dettaglio di non poco conto: il prete che ha officiato la cerimonia ha pronunciato parole misteriose, affermando che i Morti sono come uccelli tra i rami degli alberi, sulla base di un passo evangelico che ora mi sfugge. 
 
Un altro esito contraddittorio  
 
La perdita della trasparenza etimologica delle parole adottate è un dramma terribile che affligge il genere umano. Fa smarrire per sempre la consapevolezza del linguaggio e del suo uso! Il problema non riguarda soltanto gli allotropi. Posso citare un esempio che non è affatto allotropico, avendo a che fare con termini di identica semantica ma di diversa origine. In italiano esistono due parole che potrebbero essere benissimo considerate sinonimi: salute e sanità. La trafila di entrambe è dotta e latina, ma non proviene da una singola radice. 

1) Il latino salūs (genitivo salūtis) deriva da salvus "incolume, intatto, integro" (da cui l'italiano salvo). 
2) Il latino sanitās (genitivo sanitātis) deriva da sānus "integro, intatto, in buona salute" (da cui l'italiano sano). 
 
I parlanti dei dialetti galloitalici dell'Italia Settentrionale interpretavano "salute" come "condizione di chi non ha malattie", mentre per "sanità" intendevano "mondo degli ospedali, della Sanità pubblica" e quindi "malattia". Un paradosso incredibile! Esisteva un proverbio grottesco, che mi è stato riferito da mia madre: "Soldi e sanità, metà della metà". Il suo significato era questo: "Non bisogna dire a nessuno quanti soldi si hanno, altrimenti si viene invidiati e linciati da torme di comunisti furiosi; non bisogna dire a nessuno di quali malattie si soffre, altrimenti si viene odiati dai bigotti che attribuirebbero tali problemi a una maledizione divina". Questo era uno dei pilastri portanti del contesto della Lomellina della seconda metà del XX secolo. Un altro era la segretezza del voto: nessuno doveva poter accusare qualcuno di aver cambiato idee politiche nel corso degli anni e di essere quindi considerato un voltagabbana. Erano tempi atroci. Ogni tanto mi viene in mente che i Varunna cantavano queste parole: "In un'Italia democristiana, con un solo paio di scarpe, con un proiettile in tasca a scuola, e negli occhi la rivolta! Negli occhi la rivolta!"   

Nessun commento: