domenica 17 luglio 2022


TERRORE NELLO SPAZIO

Titolo originale: Terrore nello spazio
Titolo in inglese (USA): Planet of the Vampires
Titolo in inglese (UK): The Demon Planet
Lingua originale: Italiano, inglese
Paese di produzione: Italia, Spagna
Anno: 1965
Data di uscita: 15 settembre 1965
Durata: 88 min
Colore: Colore
Rapporto: 1,85:1
Genere: Fantascienza, avventura, orrore
Sottogenere: Vampiri spaziali, zombie 
Regia: Mario Bava
Soggetto: Renato Pestriniero (tratto dal racconto
   "Una notte di 21 ore")
Sceneggiatura: Mario Bava, Alberto Bevilacqua,
   Callisto Cosulich, Antonio Romàn, Rafael J. Salvia,
   Ib Melchior (nella versione americana)
Produttore: Fulvio Lucisano
Produttore esecutivo: Samuel Z. Arkoff, Salvatore
   Billitteri, James H. Nicholson
Compagnie di produzione: Italian International Film;
   Castilla Cooperativa Cinematográfica;
   American International Pictures
Distribuzione (Italia): Società Italiana di Distribuzione
   (SIDIS)
Distribuzione (Spagna): C.B. Films
Fotografia: Antonio Pérez Olea, Antonio Rinaldi
Montaggio: Romana Fortini, Antonio Gimeno
Effetti speciali: Mario Bava, Carlo Rambaldi
Musiche: Gino Marinuzzi
Scenografia: Emilio Zago
Trucco: Gabriella Borzelli, Giancarlo Del Brocco,
    Amato Garbini
Assistente al direttore: Lamberto Bava
Segretario di produzione: Lucio Romeo
Interpreti e personaggi:
    Barry Sullivan: Mark Markary
    Evi Marandi: Tiona
    Norma Bengell: Sanya
    Ángel Aranda: Wess Wescant
    Mario Morales: Eldon
    Stelio Candelli: Brad / Mud
    Franco Andrei: Garr / Bert
    Alberto Cevenini: Toby Markary / Wan
    Fernando Villena: Dott. Karan
    Ivan Rassimov: Carter / Dervy
    Federico Boido: Keir
    Massimo Righi: Capitano Sallas / Nordeg
    Giuseppe Mattei: Brent
    Vito Fasano: membro zombificato dell'equipaggio
        della Galliott
Doppiatori originali:
    Carlo D'Angelo: Mark Markary
    Giancarlo Maestri: Eldon
    Renzo Palmer: Brad
    Gianni Musy: Garr
    Michele Malaspina: Dott. Karan
    Giulio Bosetti: Astronauta
Titoli in altre lingue:
    Tedesco: Planet der Vampire
    Spagnolo: Terror en el espacio
    Francese: Le Planète des vampires
    Portoghese (Brasile): O Planeta dos Vampiros
    Russo: Планета вампиров
Budget: 200.000 dollari US
Box office: 90 milioni di lire italiane (Italia),
     38,2 milioni di pesetas (Spagna), 
     251.000 dollari US (Stati Uniti d'America)

Trama: 
Due gigantesche navi interplanetarie, impegnate in una spedizione nello spazio profondo e inesplorato, ricevono un segnale di soccorso proveniente da Aura, un pianeta inesplorato. Entrambe le navi, la Galliott e la Argos, tentano di atterrare sulla superficie di quel mondo avvolto dalla nebbia. Mentre entrano nell'atmosfera planetaria, l'equipaggio della Argos viene posseduto da una forza sconosciuta che provoca un incoercibile impulso di violenza omicida. Soltanto il Capitano Markary ha la volontà di resistere ed è in grado di costringere tutti gli altri a bordo della sua nave a uscire dal loro stato ipnotico e omicida. Dopo che la Argos atterra in superficie, l'equipaggio sbarca ed esplora l'inquietante paesaggio alla ricerca del Galliott. Nebbie fitte e pulsanti, saturano il terreno, illuminate da colori lattiginosi in continuo cambiamento. Quando finalmente arrivano all'altra nave, gli esploratori scoprono che i membri dell'equipaggio si sono uccisi a vicenda. Il fratello minore di Markary, Toby, è tra i morti. Procedono così a inumare quanti più cadaveri possibile, ma diversi corpi sono rinchiusi all'interno del ponte della nave. Il Capitano Markary parte per prendere gli strumenti necessari ad aprire la stanza sigillata, ma quando torna può solo constatare che i cadaveri sono scomparsi. Alcuni membri dell'equipaggio della Argos vengono trovati morti. Poco dopo, Tiona vede i loro cadaveri camminare sulla nave e rimane paralizzata dal terrore. I morti sono ritornati come zombie! Il Capitano Markary avvisa i sopravvissuti che devono fuggire immediatamente da Aura. Purtroppo la Argos ha subito gravi danni durante l'atterraggio e le riparazioni richiedono tempo. Durante il periodo di attesa che segue si verificano molti altri omicidi. In una registrazione su nastro privata, il Capitano Markary ammette di sospettare che nessuno di loro riuscirà a sopravvivere. Mentre esplora Aura, Wess scopre le rovine di un'astronave colossale a poche miglia dalla Argos. Il Capitano Markary, Sanya e Carter indagano. All'interno del ciclopico derelitto, scoprono i grandi resti scheletrici di un equipaggio di gigantoni, morti da moltissimo tempo. Subito si rendono conto di non essere stati i primi attratti sul pianeta dall'ingannevole segnale di soccorso. A causa dell'improvvida pressione di un pulsante, il Capitano Markary e Sanya rimangono intrappolati all'interno della nave aliena, ma riescono a scappare e tornare sulla Argos. A questo punto si rendono conto che Carter è scomparso inspiegabilmente. Due membri zombificati dell'equipaggio della Galliott, Keir e Sallas, arrivano alla Argos per rubare il dispositivo che permette di respingere i meteoriti. Keir scappa portando via il macchinario e il Capitano Markary combatte contro Sallas, squarciandogli l'uniforme ed esponendo il suo corpo putrescente. Viene a sapere che il cadavere di Sallas è stato manipolato da uno spirito immondo di Aura, il quale gli rivela che le due astronavi sono state attirate sul pianeta appositamente per consentire agli Aurani di fuggire dal loro mondo morente. Con l'equipaggio della Galliott sotto il loro completo controllo, gli Aurani progettano di utilizzare la nave per fuggire sul pianeta di origine della specie umana. Il Capitano Markary giura di fermarli e corre con il suo equipaggio fino alla Galliott per recuperare il congegno che respinge i meteoriti. Hanno successo e riescono a posizionare degli esplosivi nella Galliott. Durante uno scontro con gli Aurani, il Dottor Karan e Tiona vengono uccisi. Il Capitano Markary e Sanya tornano sulla Argos e riescono a scappare mentre la Galliott viene distrutta. Dopo il decollo, tuttavia, si rivelano posseduti dagli Aurani. Questi alieni incorporei chiedono a Wess, l'ultimo sopravvissuto, di unirsi a loro. Wess rifiuta e cerca di sabotare il congegno per respingere i meteoriti, ma si fulmina fatalmente mentre ci sta provando. Poiché il dispositivo è stato rotto irreparabilmente, il Capitano Markary e Sanya decidono di cambiare rotta per un pianeta vicino abitato da umani: la Terra. È l'Anno del Signore 1965.   


Recensione: 
Riconosciuto come uno dei migliori film di fantascienza prodotti in Italia negli anni '60, direi che tutto sommato Terrore nello spazio è più che passabile. Rifulge la saldatura tra fantascienza e l'eterno tema dei Ritornanti, che ha ossessionato il genere umano fin dalle epoche più lontane. Certo, gli effetti speciali sono a dir poco surreali, ma cosa ci si poteva aspettare in quell'epoca? L'ingegnosità nel risolvere situazioni di urgenza è certamente più che lodevole. Non dobbiamo avere timore di parlarne. Soltanto Mario Bava poteva simulare un paesaggio alieno usando caramelle ciucciate e carbone dolce della Befana! Ha obbligato il cast a ciucciare qualche chilo di caramelle dure, facendole poi sputare. Ecco come sono stati realizzati i cristalli alieni! Per le rocce scure invece è stato usato il carbone dolce della Befana, una preparazione semplice e molto comune in Lombardia, che è composta da zucchero, albumi d'uovo, coloranti e aromi (in genere sa di menta). Tutto questo è genio assoluto! E che dire del sublime simbolo sulle uniformi nere lucenti dai bordi dorati? Mirabile reliquia di un'epoca più libera! Oggi tutto ciò non potrebbe più essere fatto, perché soffochiamo sotto il gravame immenso della tirannia del politically correct e della perniciosissima ideologia woke

Un'idea molto interessante

La Terra non è il luogo di origine della specie umana. È soltanto un avamposto di coloni che in seguito hanno perso la memoria storica e la tecnologia. Il vero luogo di origine della specie umana è un pianeta lontano, da cui è iniziata la Diaspora Cosmica, che ha portato all'esistenza di numerosissimi mondi abitati da esseri umani come noi, tutti discendenti da un unico ceppo. Questo stesso assunto del film di Mario Bava è a me particolarmente caro e l'ho usato spessissimo nei miei racconti. Peccato che i fantascientisti classici comprendano poco questi concetti, credendo piuttosto a baggianate come la "convergenza evolutiva". Perché le definisco "baggianate"? Perché sarebbero sommamente improbabili, incompatibili con la teoria della probabilità. Non stiamo parlando di ittiosauri che somigliano a delfini e a pesci, di pterodattili che somigliano a pipistrello e a uccelli. Stiamo parlando di gentlemen perfettamente vestiti e curati, non simili a esseri umani ma assolutamente identici, persino nei pensieri! 


Una religione stoica

Possiamo farci un'idea della religione degli equipaggi della Argos e della Galliott da un'interessante preghera funebre pronunciata durante l'inumazione di un astronauta defunto. Ecco il testo:

"Dio della Materia, che ti manifesti attraverso forze primigenie, fa' che l'uomo spaziale Garr diventi Luce di questa alba serena. A te lo affidiamo perché diventi palpito di un nuovo mondo nascente, atomi tesi a creare nuova Energia."

Si tratta con ogni probabilità di una forma di Stoicismo, non diverso dal pensiero di Marco Aurelio, che era fondato sull'atomismo, ossia sulla perenne ricombinazione delle particelle. Direi che è un esperimento concettuale molto interessante! Quant'era creativa la fantascienza dello scorso secolo e quanto è così spesso pesante quella contemporanea!


Il gigantone morto, Alien e gli Ingegneri

Subito, quando vediamo l'interno del terrificante relitto alieno, le cui proporzioni lasciano senza respiro, la mente va all'istante al celeberrimo film che ha reso immortale Ridley Scott, ossia Alien (1979). Sembra quasi la stessa scena in cui gli esploratori della nave Nostromo, entrati nell'astronave, si trovano davanti al cosiddetto "Space Jockey" (il soprannome idiota gli è stato dato dai fan), un alieno umanoide, colossale e completamente mineralizzato, imprigionato per sempre alla sua postazione di pilota e con un buco nel torace, come se fosse "esploso dall'interno". Qui lo scheletro dell'essere di dimensioni titaniche è riverso sul tavolo di comando. Ci sono meccanismo che si illuminano ancora, alimentati da qualche fonte di energia inestinguibile. Al minimo contatto, partono messaggi sonori, echi spaventosi delle antichissime voci dell'equipaggio. Questi spettri acustici non sono presenti in Alien, tuttavia si trovano in entrambi i "prequel" diretti da Ridley Scott, ossia Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017). Non è cosa da poco!

La natura composita dell'ispirazione di Alien

Sebbene Ridley Scott abbia poi affermato di non aver mai visto il film di Bava prima di realizzare Alien, lo sceneggiatore Dan O'Bannon ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Ero a conoscenza di "Terrore nello spazio", ma non credo di averlo visto fino in fondo. Ne avevo visti alcuni spezzoni e mi colpì perché era evocativo. Aveva la curiosa miscela che si trova in questi film italiani, di una scenografia straordinariamente buona con una mentalità aggressivamente a basso budget." ("I was aware of "Planet of the Vampires," I don't think I had seen it all the way through. I had seen clips from it and it struck me as evocative. It had the curious mixture that you get in these Italian films of spectacularly good production design with an aggressively low budget mentality."). Casualmente, entrambi i film presentavano anche effetti speciali ideati da Carlo Rambaldi. Com'è ovvio, alla coincidenza non ci credo neanche un po': quanto dichiarato da O'Bannon è come minimo incompleto. Contraddice i fatti ricostruibili e provati dalla presenza degli echi spettrali dei gigantoni uditi nel film di Bava. Infatti, decenni dopo, Dan O'Bannon ha infine dovuto ammettere la verità, anche se obtorto collo: "Ho rubato lo scheletro gigante da Terrore nello spazio." 


Curiosità

Questo film ha avuto quindici titoli provvisori prima che la American International Pictures optasse per "Planet of the Vampires". Il titolo originale, il primo di questa estenuante trafila, era "Planet of Terror".

Susan Hart era stata originariamente scelta per il ruolo di Sanya, ma al suo arrivo a Roma, subito dopo la luna di miele con il co-fondatore dell'AIP, James H. Nicholson, è stata esclusa dalla produzione: Samuel Z. Arkoff ha applicato un'innovativa politica aziendale anti-nepotismo, fortemente contraria ai conflitti d'interesse. Susan Hart sospettava anche che ci fosse un altro fattore cruciale nel suo licenziamento: le furiose discussioni sul set tra Barry Sullivan e un membro della produzione non identificato. Fatto sta che Norma Bengell è stata scelta come sua sostituta solo a metà delle riprese. La Hart sarebbe poi apparsa in un altro film di Mario Bava, Le spie vengono dal semifreddo (1966), sebbene la sua unica scena fosse stata riciclata da un'altra pellicola infima, Dr. Goldfoot e il nostro agente 00¼ (1965).

La bionda e seducente Evi Marandi, che ha interpretato Tiona, inizialmente aveva un ruolo più importante, ma la sua parte è stata ridimensionata nelle successive riscritture della sceneggiatura.

Intorno al minuto 41 della versione che ho visionato, si vede Tiona intenta a salvare alcuni record. Sta usando quello che sembra essere uno scanner piano, strumento che è stato inventato solo nel 1975, 10 anni dopo la realizzazione di questo film. Sembra ragionevole ritenere profetico questo contenuto!

Altre recensioni e reazioni nel Web

Sul sito Fantafilm.net si trova una recensione molto interessante, di cui pubblico un estratto.


"Costretto a lavorare con un budget ridotto, Mario Bava sfrutta con intelligenza i risvolti orrorifici del soggetto per trasmettere visivamente il senso del mistero e della minaccia. Con pochi trucchi artigianali il regista crea un mondo silenzioso, soffuso di ombre e di nebbie avvolgenti, pronto ad esplodere ad un bagliore improvviso o ad un grido di terrore: una vera bolgia infernale che dilata le scenografie nel buio ed impasta i colori in una luce irreale. Una soluzione quasi espressionistica che sottolinea il disorientamento dei protagonisti e coinvolge lo spettatore in un crescendo di tensione, fino alla sorpresa finale della rivelazione (anticipata da tanti piccoli indizi apparentemente insignificanti) che Mark e i suoi astronauti non sono uomini della Terra ma alieni essi stessi. Caso più unico che raro per la fantascienza all'italiana, su Terrore nello spazio è stato scritto molto e in termini elogiativi, spesso con l'occhio rivolto al posteriore Alien che ne riprende, con tutta evidenza, alcune situazioni chiave e l'opprimente atmosfera." 


Cineforum Fantafilm 


L'ottima pellicola di Bava è stata proiettata al Cineforum Fantafilm nell'ormai remoto 27 giugno 2005. Ad essere sincero, faccio una grande fatica, a distanza di tanti anni, a riportare alla memoria qualche reminiscenza di quella serata, passata tra colossali libagioni di prosecco e di distillato di malto del Tennessee! Credo proprio di aver dormito per gran parte della proiezione, russando fragorosamente. Il film l'ho visto bene e in stato di relativa sobrietà soltanto in seguito.

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