"Devi capire che il cibo e la merda sono due cose diverse", diceva lo strizzacervelli all'infelice.
Il coprofago non diceva una parola e si chiudeva in se stesso, come se fosse un imputato a cui un aguzzino cercava di estorcere una confessione.
Vista l'ostilità del paziente, ecco che l'inquisitore assunse un tono più affabile. Anche l'argomento in apparenza era cambiato.
"Cerca di capire. Nessuno è immortale a questo mondo", argomentava lo psicologo, cercando di non mostrare segni di
impazienza. Il suo assistito persisteva nel mutismo più ostinato.
Una goccia di sudore imperlò la fronte dello
psicologo, che proseguì: "La condizione di immortalità non appartiene a nessuno. Non appartiene a te, non appartiene a te, non appartiene a nessuna persona sulla Terra."
A questo punto venne la cameriera, una cinese, e fui distolto dall'interessante conversazione. Quando io e il mio amico finimmo di ordinare i cibi e le bevande, lo psicologo e il pazzo che si credeva immortale si erano alzati dal tavolo e se n'erano andati.
All'improvviso compresi l'arcano. Il pazzo non era privo di logica consequenziale, per quanto il suo ragionamento fosse fallace. Egli era convinto che ogni essere umano invecchiasse, si ammalasse e morisse per via dell'espulsione del principio vitale attraverso la defecazione. Mi sembrava di sentirlo disquisire: "Il cibo contiene il principio
della vita, e ingerendolo noi acquisiamo quel principio. Quando defechiamo, ecco che un po' della nostra vita finisce evacuata con gli escrementi. Se noi ingeriamo le feci, ecco che reintroduciamo la vita che abbiamo espulso e la facciamo di nuovo nostra. Così diventiamo immortali, perché non lasciamo sfuggire nulla da noi. Io sono immortale, perché ho capito questo, mentre gli altri a causa della loro ignoranza si indeboliscono e periscono."
Raramente ci si imbatte in qualcosa di simile, per questo motivo ritengo di particolare interesse la testimonianza raccolta. Questo è il principio del servitore di Nosferatu, che nutrendosi di sozzure e di artropodi dell'umidità, riusciva a compensare la perdita del principio vitale, mantenendosi immortale attraverso i secoli.
Raramente ci si imbatte in qualcosa di simile, per questo motivo ritengo di particolare interesse la testimonianza raccolta. Questo è il principio del servitore di Nosferatu, che nutrendosi di sozzure e di artropodi dell'umidità, riusciva a compensare la perdita del principio vitale, mantenendosi immortale attraverso i secoli.
(Dualismo Assoluto, 10 giugno 2016)

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