CANNIBAL HOLOCAUST
Lingua originale: inglese, spagnolo
Paese di produzione: Italia
Anno: 1980
Durata: 91 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1,85 : 1
Genere: avventura, drammatico, orrore
Sottogenere: cannibalesco
Regia: Ruggero Deodato
Sceneggiatura: Gianfranco Clerici
Produttore: Franco Palaggi
Casa di produzione: F.D. Cinematografica
Distribuzione (Italia): United Artists Europa
Fotografia: Sergio D'Offizi
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Aldo Gasparri
Musiche: Riz Ortolani
Tema musicale: Cannibal Holocaust (Titoli di testa)
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Lucia Costantini
Interpreti e personaggi:
Robert Kerman: professor Harold Monroe
Francesca Ciardi: Shanda Tomaso
Perry Pirkanen: Jack Anders
Luca Barbareschi: Mark Williams
Gabriel Yorke: Alan Yates
Salvatore Basile: Chaco Losojos
Ricardo Fuentes: Felipe Ocaña
Lucia Costantini: adultera
Enrico Papa: giornalista televisivo
Ruggero Deodato: uomo al parco
Paolo Paoloni: dirigente televisivo
Lionello Pio di Savoia: dirigente televisivo
Doppiatori italiani:
Luciano De Ambrosis: professor Harold Monroe
Emanuela Rossi: Shanda Tomaso
Angelo Nicotra: Jack Anders
Piero Tiberi: Mark Williams
Massimo Giuliani: Alan Yates
Sergio Fiorentini: Chaco Losojos
Massimo Turci: dirigente televisivo
Benita Martini: impiegata
Gianni Marzocchi: Mr. Williams
Sandro Acerbo: Miguel Lujan
Primo visto censura: n. 74702
Paese di produzione: Italia
Anno: 1980
Durata: 91 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1,85 : 1
Genere: avventura, drammatico, orrore
Sottogenere: cannibalesco
Regia: Ruggero Deodato
Sceneggiatura: Gianfranco Clerici
Produttore: Franco Palaggi
Casa di produzione: F.D. Cinematografica
Distribuzione (Italia): United Artists Europa
Fotografia: Sergio D'Offizi
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Aldo Gasparri
Musiche: Riz Ortolani
Tema musicale: Cannibal Holocaust (Titoli di testa)
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Lucia Costantini
Interpreti e personaggi:
Robert Kerman: professor Harold Monroe
Francesca Ciardi: Shanda Tomaso
Perry Pirkanen: Jack Anders
Luca Barbareschi: Mark Williams
Gabriel Yorke: Alan Yates
Salvatore Basile: Chaco Losojos
Ricardo Fuentes: Felipe Ocaña
Lucia Costantini: adultera
Enrico Papa: giornalista televisivo
Ruggero Deodato: uomo al parco
Paolo Paoloni: dirigente televisivo
Lionello Pio di Savoia: dirigente televisivo
Doppiatori italiani:
Luciano De Ambrosis: professor Harold Monroe
Emanuela Rossi: Shanda Tomaso
Angelo Nicotra: Jack Anders
Piero Tiberi: Mark Williams
Massimo Giuliani: Alan Yates
Sergio Fiorentini: Chaco Losojos
Massimo Turci: dirigente televisivo
Benita Martini: impiegata
Gianni Marzocchi: Mr. Williams
Sandro Acerbo: Miguel Lujan
Primo visto censura: n. 74702
Trama:
Quattro giovani reporter, Shanda Tomaso, Mark Williams, Jack Anders e Alan Yates, si sono persi nelle profondità della foresta dell'Amazzonia. Da sei mesi nessuno ha più loro notizie. Erano stati incaricati da un'emittente televisiva di New York di girare un documentario sui popoli antropofagi che ancora vivevano nelle più impervie regioni del Brasile. La scelta era caduta su questi reporter per via dei documentari che avevano girato in Africa, lavori che attestavano ogni sorta di atrocità commessa da un regime militare. Al professor Harold Monroe viene dato l'incarico di ritrovarli: con due persone assegnategli dalle autorità locali si mette subito sulle tracce dei ragazzi scomparsi, seguendo il loro cammino più probabile nell'Inferno Verde. Le sue guide, che hanno catturato un giovane della tribù degli Yakumo colto in flagranza di cannibalismo, lo portano con sé come ostaggio per garantirsi l'incolumità. Dopo una serie di peripezie giungono tra gli Yakumo e riconsegnano l'ostaggio alla sua gente. Qui capiscono che i reporter scomparsi erano ricordati con orrore per via di una spaventosa colpa di cui si erano macchiati, ma non riescono a saperne di più. Proseguono così fino a raggiungere la terra degli Shamatari, un popolo di antropofagi. Il nome Shamatari designa le genti che sono più note come Yanomami, che lo psicologo Steven Pinker ha etichettato (non senza controversie) come il popolo più violento dell'intero pianeta, quello col tasso più alto di uccisioni. Nella terra di questi Shamatari, Munroe e le sue guide finalmente scoprono la verità: Williams, Anders, Yates e Tomaso sono stati uccisi, e i loro cadaveri sono considerati un'emanazione del Male. Sono ormai quasi ridotti a scheletri, nelle loro orbite si trovano grasse larve di scarabei e di altri saprofiti, e alcuni coleotteri sgusciano fuori, la metamorfosi ormai completata, zampettando allegramente. Quello che però è più importante è la scoperta delle bobine di pellicola filmata dai reporter prima di morire, che documentano ciò che è loro accaduto. Munroe e i sui accompagnatori ricevono a questo punto un cortese invito a pranzo dal cacique della tribù: si tratta di un pasto cannibalico. Al professore viene offerta la coratella di un guerriero nemico ucciso e già in parte macellato. Per ragioni di sopravvivenza, lo studioso statunitense addenta il fegato umano e lo mastica, riuscendo così a guadagnarsi la stima della tribù. Tornato alla sua università, inizia la proiezione delle pellicole raccolte: la realtà che si disvela ai presenti è talmente orribile da far apparire innocenti i riti cannibalici degli Shamatari. Ecco la verità: i reporter si sono abbandonati a un'orgia di sangue, abbattendosi sugli Yakumo e facendone strage, per giungere poi dagli Shamatari, sempre uccidendo e stuprando. Le riprese sono continuate fino all'epilogo cruento, all'eliminazione per smembramento e decapitazione di un invasore dopo l'altro.
Quattro giovani reporter, Shanda Tomaso, Mark Williams, Jack Anders e Alan Yates, si sono persi nelle profondità della foresta dell'Amazzonia. Da sei mesi nessuno ha più loro notizie. Erano stati incaricati da un'emittente televisiva di New York di girare un documentario sui popoli antropofagi che ancora vivevano nelle più impervie regioni del Brasile. La scelta era caduta su questi reporter per via dei documentari che avevano girato in Africa, lavori che attestavano ogni sorta di atrocità commessa da un regime militare. Al professor Harold Monroe viene dato l'incarico di ritrovarli: con due persone assegnategli dalle autorità locali si mette subito sulle tracce dei ragazzi scomparsi, seguendo il loro cammino più probabile nell'Inferno Verde. Le sue guide, che hanno catturato un giovane della tribù degli Yakumo colto in flagranza di cannibalismo, lo portano con sé come ostaggio per garantirsi l'incolumità. Dopo una serie di peripezie giungono tra gli Yakumo e riconsegnano l'ostaggio alla sua gente. Qui capiscono che i reporter scomparsi erano ricordati con orrore per via di una spaventosa colpa di cui si erano macchiati, ma non riescono a saperne di più. Proseguono così fino a raggiungere la terra degli Shamatari, un popolo di antropofagi. Il nome Shamatari designa le genti che sono più note come Yanomami, che lo psicologo Steven Pinker ha etichettato (non senza controversie) come il popolo più violento dell'intero pianeta, quello col tasso più alto di uccisioni. Nella terra di questi Shamatari, Munroe e le sue guide finalmente scoprono la verità: Williams, Anders, Yates e Tomaso sono stati uccisi, e i loro cadaveri sono considerati un'emanazione del Male. Sono ormai quasi ridotti a scheletri, nelle loro orbite si trovano grasse larve di scarabei e di altri saprofiti, e alcuni coleotteri sgusciano fuori, la metamorfosi ormai completata, zampettando allegramente. Quello che però è più importante è la scoperta delle bobine di pellicola filmata dai reporter prima di morire, che documentano ciò che è loro accaduto. Munroe e i sui accompagnatori ricevono a questo punto un cortese invito a pranzo dal cacique della tribù: si tratta di un pasto cannibalico. Al professore viene offerta la coratella di un guerriero nemico ucciso e già in parte macellato. Per ragioni di sopravvivenza, lo studioso statunitense addenta il fegato umano e lo mastica, riuscendo così a guadagnarsi la stima della tribù. Tornato alla sua università, inizia la proiezione delle pellicole raccolte: la realtà che si disvela ai presenti è talmente orribile da far apparire innocenti i riti cannibalici degli Shamatari. Ecco la verità: i reporter si sono abbandonati a un'orgia di sangue, abbattendosi sugli Yakumo e facendone strage, per giungere poi dagli Shamatari, sempre uccidendo e stuprando. Le riprese sono continuate fino all'epilogo cruento, all'eliminazione per smembramento e decapitazione di un invasore dopo l'altro.
Recensione:
Questo è uno dei film più controversi della storia del cinema, non soltanto italiano. Deodato è stato accusato ripetutamente di aver girato un autentico snuff movie, uccidendo realmente alcune persone, e con questa accusa sanguinosa è comparso persino in tribunale - facendo comparire le supposte vittime per dimostrare che le riprese non hanno comportato alcun omicidio. La censura si è abbattuta come un maglio sulla pellicola, al punto che ancor oggi è colpita da divieto in decine di paesi. Si sono registrate reazioni violentissime anche da parte degli animalisti, con tanto di minacce di morte e altre amenità così tipiche di quei settari, che sfigurano la nobiltà dell'amore verso gli animali abbandonandosi a ogni sorta di istinto belluino e di desiderio omicida. Infatti le riprese hanno comportato la morte di numerosi animali. Un grosso roditore è stato infilzato con uno stiletto e il suo cuore perforato ha fatto schizzare fiotti di sangue come cruente eiaculazioni. Una tartaruga è stata crudelmente sventrata, le sue interiora sono state arrostite e divorate. Un maialino è stato abbattuto con una fucilata, senza alcuna necessità. A una scimmietta è stato affettato il cranio per lasciare allo scoperto il cervello, considerato dai locali una leccornia, e a quanto pare un'altra scimmietta, assistendo all'esecuzione della sua compagna è morta d'infarto.
Questo è uno dei film più controversi della storia del cinema, non soltanto italiano. Deodato è stato accusato ripetutamente di aver girato un autentico snuff movie, uccidendo realmente alcune persone, e con questa accusa sanguinosa è comparso persino in tribunale - facendo comparire le supposte vittime per dimostrare che le riprese non hanno comportato alcun omicidio. La censura si è abbattuta come un maglio sulla pellicola, al punto che ancor oggi è colpita da divieto in decine di paesi. Si sono registrate reazioni violentissime anche da parte degli animalisti, con tanto di minacce di morte e altre amenità così tipiche di quei settari, che sfigurano la nobiltà dell'amore verso gli animali abbandonandosi a ogni sorta di istinto belluino e di desiderio omicida. Infatti le riprese hanno comportato la morte di numerosi animali. Un grosso roditore è stato infilzato con uno stiletto e il suo cuore perforato ha fatto schizzare fiotti di sangue come cruente eiaculazioni. Una tartaruga è stata crudelmente sventrata, le sue interiora sono state arrostite e divorate. Un maialino è stato abbattuto con una fucilata, senza alcuna necessità. A una scimmietta è stato affettato il cranio per lasciare allo scoperto il cervello, considerato dai locali una leccornia, e a quanto pare un'altra scimmietta, assistendo all'esecuzione della sua compagna è morta d'infarto.
La mia opinione è questa: per quanto problematico e contaminato da ogni genere di abiezione, Cannibal Holocaust resta comunque un capolavoro per via delle riflessioni filosofiche - anche mortificanti - a cui dà di certo adito. Non ho abbastanza informazioni per capire se il regista fosse pienamente consapevole del risultato che ha ottenuto. All'epoca esisteva una sensibilità un po' diversa da quella attuale, e venivano prodotti film che insistevano, non senza una certa morbosità, su aspetti particolarmente turpi del genere umano. Cannibal Holocaust non è stato il solo film cannibalico prodotto in quegli anni. La narrazione non concede nulla all'idealismo e alle illusioni. I reporter sono sempre stati maligni: manca in loro un processo di graduale cedimento al potere del Male. Si ha semplicemente il disvelarsi della loro vera natura nel corso del film. Una specie di spartiacque rende evidente questa epifania satanica. La situazione ha cominciato a precipitare quando stavano amputando e cauterizzando la gamba della guida, che era stata morsicata a un piede da un serpente velenoso. Ho visto negli occhi di Barbareschi una luce di sadismo assoluto, simile a quella che si può riscontrare nei cannibali. Se lo spettatore sta attento, vedrà lo stesso sguardo allucinante di Andrej Chikatilo, il Macellaio di Rostov. Che dire? Soltanto una cosa: Luca Barbareschi è davvero un ottimo attore.
Censura:
Numerose scene sono state censurate al primo visto censura in Italia, per un totale di 326,4 metri di pellicola:
1) Una donna incinta uccisa a colpi di pietra
(metri 3,1);
2) Cannibali che iniziano a squartare il cadavere di una donna
(metri 1,6);
3) Uccisione e squartamento di una tartaruga
(metri 71,2);
4) Decapitazione di una scimmietta
(metri 20,7);
5) Uccisione di un maialino con un colpo di fucile
(metri 9,1);
6) Uomo che intervista una donna chiedendole se giustifica orrende stragi per dare al pubblico gli spettacoli che brama
(metri 7,6, poi tagliata dal regista);
7) L'incendio del villaggio
(metri 5,6)
8) Sesso con un'indigena
(metri 11,9, poi tagliata dal regista);
9) Indigena in agonia con orribili ferite
(metri 2,9);
10) Una donna incinta alla quale viene strappato il feto dal ventre
(metri 19,1);
11) Il professor Monroe che dichiara di non avere intenzione di divulgare il filmato dei reporter, ritenendolo osceno, disumano e disgustoso
(metri 26,3);
12) Violenza sessuale ai danni dell'indigena
(metri 50,5);
13) Un uomo che nella sala di proiezione si gira verso una donna commentando: "Veramente disgustoso!"
(metri 1,9);
14) I quattro reporter che filmano la ragazza indigena impalata
(metri 13,7);
15) Evirazione di un reporter, a cui viene mozzata testa; il cadavere viene smembrato e divorato dai cannibali
(metri 47,3);
16) La reporter viene denudata, violentata e uccisa a bastonate dai cannibali
(metri 26,1);
17) I cannibali agitano in aria la testa mozzata della reporter
(metri 2,3);
18) Un uomo accanto al professor Monroe, nella sala di proiezione, ordina di mandare al macero tutto il materiale girato dai quattro reporter
(metri 5,5).
Inutile dire che ho avuto la fortuna di poter visionare il film nella sua interezza.
1) Una donna incinta uccisa a colpi di pietra
(metri 3,1);
2) Cannibali che iniziano a squartare il cadavere di una donna
(metri 1,6);
3) Uccisione e squartamento di una tartaruga
(metri 71,2);
4) Decapitazione di una scimmietta
(metri 20,7);
5) Uccisione di un maialino con un colpo di fucile
(metri 9,1);
6) Uomo che intervista una donna chiedendole se giustifica orrende stragi per dare al pubblico gli spettacoli che brama
(metri 7,6, poi tagliata dal regista);
7) L'incendio del villaggio
(metri 5,6)
8) Sesso con un'indigena
(metri 11,9, poi tagliata dal regista);
9) Indigena in agonia con orribili ferite
(metri 2,9);
10) Una donna incinta alla quale viene strappato il feto dal ventre
(metri 19,1);
11) Il professor Monroe che dichiara di non avere intenzione di divulgare il filmato dei reporter, ritenendolo osceno, disumano e disgustoso
(metri 26,3);
12) Violenza sessuale ai danni dell'indigena
(metri 50,5);
13) Un uomo che nella sala di proiezione si gira verso una donna commentando: "Veramente disgustoso!"
(metri 1,9);
14) I quattro reporter che filmano la ragazza indigena impalata
(metri 13,7);
15) Evirazione di un reporter, a cui viene mozzata testa; il cadavere viene smembrato e divorato dai cannibali
(metri 47,3);
16) La reporter viene denudata, violentata e uccisa a bastonate dai cannibali
(metri 26,1);
17) I cannibali agitano in aria la testa mozzata della reporter
(metri 2,3);
18) Un uomo accanto al professor Monroe, nella sala di proiezione, ordina di mandare al macero tutto il materiale girato dai quattro reporter
(metri 5,5).
Inutile dire che ho avuto la fortuna di poter visionare il film nella sua interezza.
Critica:
La Repubblica:
"Le scene raccapriccianti del film sono ottenute con tale cialtroneria che non solo non riescono a mettere paura, ma provocano addirittura disgusto e sdegno."
Il Corriere della Sera:
"Un film che è eufemistico definire rivoltante, affidato interamente a scene di bassa macelleria come squartamenti e infilzamenti di animali vivi, cannibalismo, lapidazioni e altre simili piacevolezze...".
Il Messaggero:
"Tra i tanti film del genere questo è forse il più orripilante e solletica i gusti sadici del pubblico di Deodato."
Morando Morandini, che ha assegnato una stella al film nel suo dizionario:
"L'espediente del documentario serve a Ruggero Deodato per un inutile e cinico sensazionalismo."
Paolo Mereghetti, che ha assegnato due stelle al film nel suo dizionario:
"Un'operazione gelida e sgradevole, ma a suo modo abile: l'espediente del film nel film non solo avvolge di un alone inquietante da finto snuff la violenza mostrata, ma costituisce una precisa riflessione sulla prassi dei mondo movies, una pietra tombale e una satira del genere. Cannibal Holocaust è un documento indiretto sul malessere dell'epoca e una tappa fondamentale per chiunque voglia riflettere sulla rappresentazione della violenza."
Pino Farinotti, che ha assegnato due stelle al film nel suo dizionario, non ha commentato.
Nocturno:
"Cannibal Holocaust è una parola vera sullo spettacolo dell'informazione e quindi sull'Occidente Coccodrillo. L'incendio del villaggio trova paragone solo in Apocalypse Now, per sadismo e pietà (della colonna sonora) verso le vittime. L'episodio di Alan Yates sulla donna impalata, poi, è forse ancora più agghiacciante e perfetto nella sua perfetta malafede. A pensarci bene, il titolo preannuncia già tutta l'ambiguità del film: Cannibal, associazione mentale istantanea negativa + Holocaust, sterminio d'innocenti = cortocircuito intellettuale: per noi i cannibali non sono innocenti, quindi l'espressione suona di primo acchito come un incomprensibile ossimoro."
Gordiano Lupi:
"Cannibal Holocaust infrange molti tabù cinematografici ed è un atto di accusa verso la società contemporanea e i suoi falsi miti. Cannibal Holocaust è uno di quei film che, con buona pace di puristi e benpensanti, danno spessore al cinema."
Manlio Gomarasca:
"Quando ho visto Cannibal Holocaust ho provato uno shock indescrivibile, un'emozione senza pari. Credo che pochi film nella cinematografia mondiale abbiano mai raggiunto tali estremismi nel mostrare la violenza. Il punto di forza del film sta però nel descrivere tali scene con la fredda lucidità e la cruda esposizione di un documentario sulla morte."
Marco Giusti (Dizionario dei film stracult italiani):
"Il più celebre cannibal movie mai girato in Italia, crudelissimo, con scene orripilanti di violenze su uomini e animali. Ad un passo dallo snuff movie."
Sergio Leone a Ruggero Deodato, vedendo il film in anteprima:
"Caro Ruggero, questo sarà il tuo cavallo di battaglia, ma ti causerà gravi problemi con la giustizia."
Ruggero Deodato, sul suo stesso film:
"Cannibal Holocaust ha poco a che spartire con l'horror. Io sono un regista di genere all'americana. Ho fatto di tutto. A chi definisce Cannibal Holocaust un horror rispondo che non l'ha capito e che deve guardarselo per bene e storicizzarlo. Cannibal Holocaust è una pellicola di denuncia, ed è il mio lavoro più riuscito."
"Le scene raccapriccianti del film sono ottenute con tale cialtroneria che non solo non riescono a mettere paura, ma provocano addirittura disgusto e sdegno."
Il Corriere della Sera:
"Un film che è eufemistico definire rivoltante, affidato interamente a scene di bassa macelleria come squartamenti e infilzamenti di animali vivi, cannibalismo, lapidazioni e altre simili piacevolezze...".
Il Messaggero:
"Tra i tanti film del genere questo è forse il più orripilante e solletica i gusti sadici del pubblico di Deodato."
Morando Morandini, che ha assegnato una stella al film nel suo dizionario:
"L'espediente del documentario serve a Ruggero Deodato per un inutile e cinico sensazionalismo."
Paolo Mereghetti, che ha assegnato due stelle al film nel suo dizionario:
"Un'operazione gelida e sgradevole, ma a suo modo abile: l'espediente del film nel film non solo avvolge di un alone inquietante da finto snuff la violenza mostrata, ma costituisce una precisa riflessione sulla prassi dei mondo movies, una pietra tombale e una satira del genere. Cannibal Holocaust è un documento indiretto sul malessere dell'epoca e una tappa fondamentale per chiunque voglia riflettere sulla rappresentazione della violenza."
Pino Farinotti, che ha assegnato due stelle al film nel suo dizionario, non ha commentato.
Nocturno:
"Cannibal Holocaust è una parola vera sullo spettacolo dell'informazione e quindi sull'Occidente Coccodrillo. L'incendio del villaggio trova paragone solo in Apocalypse Now, per sadismo e pietà (della colonna sonora) verso le vittime. L'episodio di Alan Yates sulla donna impalata, poi, è forse ancora più agghiacciante e perfetto nella sua perfetta malafede. A pensarci bene, il titolo preannuncia già tutta l'ambiguità del film: Cannibal, associazione mentale istantanea negativa + Holocaust, sterminio d'innocenti = cortocircuito intellettuale: per noi i cannibali non sono innocenti, quindi l'espressione suona di primo acchito come un incomprensibile ossimoro."
Gordiano Lupi:
"Cannibal Holocaust infrange molti tabù cinematografici ed è un atto di accusa verso la società contemporanea e i suoi falsi miti. Cannibal Holocaust è uno di quei film che, con buona pace di puristi e benpensanti, danno spessore al cinema."
Manlio Gomarasca:
"Quando ho visto Cannibal Holocaust ho provato uno shock indescrivibile, un'emozione senza pari. Credo che pochi film nella cinematografia mondiale abbiano mai raggiunto tali estremismi nel mostrare la violenza. Il punto di forza del film sta però nel descrivere tali scene con la fredda lucidità e la cruda esposizione di un documentario sulla morte."
Marco Giusti (Dizionario dei film stracult italiani):
"Il più celebre cannibal movie mai girato in Italia, crudelissimo, con scene orripilanti di violenze su uomini e animali. Ad un passo dallo snuff movie."
Sergio Leone a Ruggero Deodato, vedendo il film in anteprima:
"Caro Ruggero, questo sarà il tuo cavallo di battaglia, ma ti causerà gravi problemi con la giustizia."
Ruggero Deodato, sul suo stesso film:
"Cannibal Holocaust ha poco a che spartire con l'horror. Io sono un regista di genere all'americana. Ho fatto di tutto. A chi definisce Cannibal Holocaust un horror rispondo che non l'ha capito e che deve guardarselo per bene e storicizzarlo. Cannibal Holocaust è una pellicola di denuncia, ed è il mio lavoro più riuscito."