Un'amica, F., desiderosa di capire il mistero profondo delle opere del Nazionalsocialismo, si decise a leggere il Mein Kampf, ma ancora oggi afferma delusa di non essere riuscita a trovare una risposta alle sue angosciose domande. Nulla nelle pagine di quel libro le è servito a far luce su quegli orrori del XX secolo. Per rispetto nei suoi confronti mi attengo alla deontologia ed evito di copiare in questa sede il suo notevole intervento apparso sulla sua bacheca di Facebook, limitandomi a compendiarlo. F. parla della sua ricerca febbrile, durata 40 anni, da quando ancora giovanissima visitò Dachau e ne rimase sconvolta. Da quel momento, lesse centinaia di libri, fece visite a musei, raccolse testimonianze, approfondì grandemente le sue conoscenze non solo di storia, di politica, di economia e di eugenetica, ma anche di esoterismo, sempre argomentando, riflettendo, dissezionando. Tutto questo nel tentativo di penetrare la natura profonda del fenomeno del Nazismo - senza però riuscire ad arrivare a trovare il bandolo della matassa.
La risposta che F. cerca, a quanto pare nel Mein Kampf non si trova. Eppure, nonostante ciò, è possibile trarre grande giovamento dalla lettura di quel testo allo scopo di comprendere l'origine dell'antisemitismo di Hitler. Premetto, dato che lo ritengo di fondamentale importanza, che il Mein Kampf consta in realtà di due libri: "Resoconto" (Eine Abrechnung) e "Il Movimento Nazionalsocialista" (Die nationalsozialistische Bewegung). Il primo libro è una sorta di autobiografia. Dico questo perché regna un'immensa ignoranza. Circolano edizioni del secondo libro fatte passare per l'intero Mein Kampf. Ho potuto constatare che molti ignorano addirittura l'esistenza del "Resoconto" e credono fermamente che il secondo libro sia tutto ciò che è stato scritto. Naturalmente il "Resoconto" è della massima importanza per gettar luce sulla formazione di Adolf Hitler. Occorre combattere l'idea, sostenuta al contempo dal sistema scolastico e da non pochi simpatizzanti neonazisti, che Hitler non abbia avuto una sua crescita, una sua evoluzione, ma che sia piovuto dal cielo fatto e finito con l'Armband già al braccio e la sua dottrina perfettamente definita.
L'odio verso gli Ebrei (Judenhass, Antisemitismus) infatti fa la sua comparsa nella narrazione del "Resoconto" in modo improvviso, subitaneo. Per la precisione, i primi accenni sono nel capitolo "Anni di studio e di dolore a Vienna" (Wiener Lehr- und Leidungsjahre), e compaiono soltanto dopo che l'autore ha affermato e ribadito più volte che tale concetto in origine gli riusciva ripugnante e contrario alla sua educazione. Dopo aver a lungo evitato quello che chiama "studio del problema semita" (Erörterung der Judenfrage) - e ci sarebbe da chiedersi come mai - il futuro Cancelliere comincia a fare alcune graduali considerazioni girando intorno alla questione, descrivendo i suoi continui scrupoli. Sembra quasi che egli cerchi in tutti i modi di diventare antisemita, che impieghi sforzi notevoli per riuscirci. Emblematico è il caso degli opuscoli antisemiti comprati per pochi spiccioli e subito ritenuti privi di valore. Eppure tra l'Hitler liberale e l'Hitler furioso antisemita non si coglie quasi soluzione di continuità. Dopo la vista di un uomo in cafetano, probabilmente un immigrato dalla Galizia, all'improvviso si introduce un nuovo elemento. Una domanda assillante sorse nel giovane di Braunau: "Costui è anche un tedesco?" (Ist dies auch ein Deutscher?). Questo sarebbe stato l'innesco della consapevolezza del fatto che gli Ebrei non sono tali per religione, ma perché costituiscono un popolo altro, distinto da quello germanico e dotato di un'ontologia altra. Secondo alcuni commentatori, l'episodio dell'ebreo in cafetano sarebbe addirittura una costruzione posticcia per giustificare ex post questo mutamento di opinione.
Credo che sia necesario far notare che non appena lo Judenhass compare in Mein Kampf, ha la forma fatta e finita dei discorsi del Borgomastro di Vienna, Karl Lueger. Non si tratta di una mia ipotesi peregrina, ma di un dato di fatto notato da non pochi autori. Ecco alcuni estratti dei discorsi di Lueger (Mein Kampf, Kaos Edizioni, nota 24, pag. 112):
"Noi ci ribelliamo alla oppressione anti-cristiana, e anche al fatto che, al posto dell'antico Impero Austriaco, nasca una nuova Palestina... Il povero operaio, a Vienna, per integrare il lavoro delle sue mani deve andare a chiedere l'elemosina al mercante di mobili ebreo... Da noi, ad avere influenza sulle masse sono gli ebrei, la maggior parte della stampa è in mano loro, il grande capitalismo è in mano ebrea, e gli ebrei esercitano un terrorismo del quale non se ne può immaginare uno peggiore... In Austria si deve liberare il popolo cristiano dal predominio dell'ebraismo... L'antisemitismo andrà a fondo, ma solo dopo che sarà andato a fondo l'ultimo ebreo... È indifferente se l'ebreo lo si impicca o lo si decapita...
Anche il famoso passo del "Resoconto" in cui Hitler inorridito e disgustato si accorge di essere circondato da ebrei, ricalca alla perfezione uno dei tonanti discorsi del sindaco viennese. Così si esprime il futuro dittatore:
"Certo, non dubitavo più che non si trattasse di tedeschi di religione speciale, ma di un popolo a sé stante: perché da quando avevo cominciato a occuparmi di quel problema e a guardare gli ebrei con occhio più attento, anche Vienna mi era apparsa in una nuova luce. Dovunque io andassi, non vedevo che ebrei, e quanti più ne vedevo, tanto più essi si distinguevano dagli altri mortali. Specialmente il centro della città e i quartieri a nord del canale brulicavano di un popolo che già nell'aspetto esteriore non aveva alcun contatto con quello tedesco."
Ecco invece l'originale di Lueger (Mein Kampf, Kaos Edizioni, nota 25, pag. 114):
"A Vienna ci sono tanti ebrei quanta sabbia sulla spiaggia, ovunque si vada non ci sono che ebrei. Se si va a teatro, ci sono solo ebrei; se si va sul Ring, non ci sono che ebrei; se si va nel parco cittadino, non ci sono che ebrei; se si va al concerto, non ci sono che ebrei; se si va al ballo, non ci sono che ebrei; se si va all'università, di nuovo non ci sono che ebrei... Signori miei, non posso farci nulla se quasi tutti i giornalisti sono ebrei..."
Non ci si deve lasciare ingannare. Molti affermano che l'antisemitismo di Herr Lueger non era reale e che si basava soltanto su argomenti religiosi. Lo stesso Hitler affermava che l'antisemitismo di matrice religiosa e non razziale sarebbe stato una delle cause del declino del movimento Cristiano-Sociale. Tuttavia il Borgomastro proveniva dalle fila del pangermanista Schönerer, da cui era uscito per fondare un movimento proprio. Non va dimenticato che fu egli stesso un esoterista del vasto mondo dell'Ariosofia e che sostenne sempre la contrapposizione tra razza ariana e razza giudaica. Il fatto che per opportunismo nella vita privata avesse amici ebrei non inficia questo discorso: simili contraddizioni non erano infrequenti nel marasmico contesto di quegli anni convulsi.
La principale differenza tra Herr Lueger e Adolf Hitler era questa: se entrambi erano dotati di grandi capacità retoriche e di trascinamento delle masse, il primo si fermava ai discorsi ed era un uomo sostanzialmente pacifico, mentre il secondo applicava ogni sua parola pronunciata e la traduceva quasi infallibilmente in realtà. Per illustrare il concetto, riporterò un passo di un discorso pronunciato dal Borgomastro di Vienna al Reichsrat nel 1890, a proposito della necessità di una politica di difesa della lingua tedesca nella capitale dell'Impero (Mein Kampf, Edizioni Kaos, nota 29, pag. 122):
"Canta la canzione e parla la lingua di colui il cui pane tu mangi! So che ci sono cechi che non sono disposti a piegarsi a nessuna condizione: coloro che non intendono piegarsi devono allora essere spezzati."
Questo non significa affatto che Lueger disponesse di squadre di picchiatori con l'ordine di andare a intercettare i boemi ribelli e concretamente a spezzarli, ad esempio massacrandoli di botte o devastando le loro attività. Per contro, se Hitler diceva che qualcuno andava spezzato, quello veniva spezzato nel senso più letterale del termine, come al giorno segue la notte. Citerò un altro esempio, questa volta riportato sul libro di Michael Burleigh, Il Terzo Reich (pag. 327). Un patriarca ebreo, Herr Klaar, nutriva grande ammirazione per Hitler e per i suoi discorsi, per quanto la cosa possa sembrare ossimorica e paradossale ai moderni. Ecco le sue parole in difesa della NSDAP e dei suoi eccessi:
"Avendo usato l'antisemitismo per aiutarsi a raggiungere il potere, come tantissimi demagoghi prima di lui, aveva forse Hitler altra scelta se non quella di concedere alle sue truppe d'assalto la loro giornata campale? Non c'eravamo forse anche prima? E i discorsi antisemiti di Lueger? Somigliavano a quelli di Hitler. E quando alla fine è diventato borgomastro di Vienna, non aveva forse mangiato e bevuto vino insieme ai suoi amici ebrei benestanti? Quando gli era stata rimproverata questa incoerenza, aveva risposto: non sono affatto nemico dei nostri ebrei viennesi, non sono così cattivi e non possiamo fare a meno di loro. I miei viennesi vogliono sempre farsi un bel riposino, gli ebrei sono quelli che vogliono sempre essere attivi."
Un grave errore di valutazione, causato proprio dal profondo nesso tra il linguaggio antisemita di Lueger e quello di Hitler.
Il fatto che l'antisemitismo razziale non fosse condiviso da molti aderenti al movimento Cristiano-Sociale e che alla fine prevalsero considerazioni di matrice puramente religiosa è il motivo di quella decadenza che Hitler rimproverava a tale partito. Tuttavia, molto più aspra è la sua critica da lui rivolta al movimento pangermanista di Schönerer, da cui pure assorbì numerosissimi e cruciali elementi.
Veniamo allora ad identificare la causa di questa inflenza e dei processi di trasformazione di cui si è parlato. Nonostante molti cerchino in tutti i modi di negarlo, la sessualità di Adolf Hitler non era esattamente qualcosa di cristallino. Se le sue pulsioni verso le donne erano dominate dall'undinismo e dalla scatofilia - come dimostrato dall'inverecondo caso dei disegni di Geli Raubal defecante (di cui avremo modo di parlare in altra occasione) - non mancava in lui una componente omosessuale. Il Borgomastro Lueger era un uomo di rara bellezza e anche a sessant'anni doveva fare la sua figura. Anche se la cosa apparirà scabrosa a più di un lettore e in generale a tutti gli ammiratori dell'uomo di Braunau am Inn, non è escluso che una torbida passione da lui provata per Lueger abbia avuto la sua parte nello sviluppo di idee ferocemente antisemite. Anzi, è a parer mio altamente probabile. Si sarebbe trattato dunque di un vero e proprio contagio memetico. Qualcosa di simile nella dinamica e nei meccanismi d'azione a un'infezione virale, non avvenuta tuttavia a livello fisico, ma piuttosto a livello concettuale e quindi anche metafisico. Un'infezione che il giovane Hitler a quanto pare si è inoculata volontariamente, come l'episodio degli opuscoli antisemiti sembra provare.
Certo, tutto ciò può sembrare banale e privo di qualsiasi spessore. Mi sembra quasi di sentire F. redarguirmi, chiedendomi che diavolo di spiegazione è quella da me fornita. A questo punto dirò che ho descritto soltanto il mezzo usato da spaventose forze sovrumane per ottenere un preciso scopo, ma non la causa in se stessa. La spiegazione profonda sta infatti nell'Antico Testamento. La risposta che F. cerca - e che non accetterà mai - è riportata nel Libro dei Numeri: è una vera profezia, di cui possiamo soltanto prendere atto. In Num. 33, 50-55, il Signore degli Eserciti comandò al Popolo Eletto lo sterminio dei nemici, aggiungendo una sinistra minaccia che è passata finora inosservata:
50 Il Signore disse a Mosè nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gerico: 51 «Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan, 52 caccerete dinanzi a voi tutti gli abitanti del paese, distruggerete tutte le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di metallo fuso e distruggerete tutte le loro alture. 53 Prenderete possesso del paese e in esso vi stabilirete, perché io vi ho dato il paese in proprietà. 54 Dividerete il paese a sorte secondo le vostre famiglie. A quelle che sono più numerose darete una porzione maggiore e a quelle che sono meno numerose darete una porzione minore. Ognuno avrà quello che gli sarà toccato in sorte; farete la divisione secondo le tribù dei vostri padri. 55 Ma se non cacciate dinanzi a voi gli abitanti del paese, quelli di loro che vi avrete lasciati saranno per voi come spine negli occhi e pungoli nei fianchi e vi faranno tribolare nel paese che abiterete. 56 Allora io tratterò voi come mi ero proposto di trattare loro».