domenica 18 dicembre 2016

IL NORRENO ALTO: UNA VARIANTE ARCAIZZANTE DELLA LINGUA ISLANDESE ALTA


A partire dalla Lingua Islandese Alta è possibile costruire facilmente una nuova conlang davvero singolare e sorprendente: il Norreno Alto. È sufficiente restaurare in toto l'ortografia antica e la pronuncia originale norrena per ogni parola della Háfrónska! Non è difficile. Vediamo di procedere con ordine.

Nel corso dei secoli, in Islanda è avvenuta una rotazione consonantica che ha portato /b/, /d/, /g/ a diventare /p/, /t/, /k/, producendo al contempo l'aspirazione degli originali /p/, /t/, /k/ in /ph/, /th/, /kh/ (tranne che in alcuni contesti, come nei nessi /sp/, /st/, /sk/). Si sono verificati alcuni fenomeni di palatalizzazione. Le vocali lunghe sono quasi tutte diventate dittonghi e si sono formate nuove vocali lunghe a partire da quelle brevi: così da /a:/ si è sviluppato il dittongo /au/; da /o:/ si è sviluppato il dittongo /ou/; da /e:/ si è sviluppato il dittongo ascendente /jɛ(:)/. Le vocali lunghe ǿ /œ:/ e ǽ /ɛ:/ si sono confuse e si sono dittongate in /ai/. Il dittongo originale /au/ è diventato /øɪ/. La rotica /r/ finale di parola preceduta da consonante ha sviluppato una vocale /ʏ/. Diverse vocali hanno subìto cambiamenti nella qualità: la vocale bemollizzata /y(:)/ è diventata /ɪ(:)/, mentre /u/ è diventata la vocale bemollizzata /ʏ/.

Per dare un'idea dei mutamenti in questione riporto una serie di confronti tra la pronuncia antica e quella moderna:

fara /'fara/ "andare" > fara /'fa:ra/
nafn /navn/ "nome" > nafn /na:pn/
ek /ɛk/ "io" > ég /jɛ:γ/
skips /skips/ "della nave"
> skips /skɪfs/
vinr /winr/ "amico"
 > vinur /'vɪ:nʏr/
lopt /loϕt/ "aria" > loft /lɔft/
upp /upp/ "su" > upp /ʏhp/

sjálfr /sja:lvr/ "sé" > siálfur /'sjaulvʏr/
kné /kne:/ "ginocchio" > hné /n̥jɛ:/
vín /wi:n/ "vino"
 > vín /vi:n/
fótr /fo:tr/ "piede"
> fótur /'fouthʏr/
fǿtr /fœ:tr/ "piedi" > fætur /'faithʏr/

haukr /haukr/ "falco" > haukur /'høɪkhʏr/
einn /einn/ "uno"
einn /eitn/
ey /ey/ "isola" > ey /ei/ 

kapp /kapp/ "contesa" > kapp /khahp/ "zelo"
kenna /'kɛnna/ "insegnare"
> kenna /'kjhɛnna/ 
gabb /gabb/ "imbroglio" > gabb /kapp/

piltr /piltr/ "ragazzo"piltur /'phɪlthʏr/
bað /bað/ "bagno"
 > bað /pa:ð/

tveir /tweir/ "due" (m.)tveir /thveir/
dagr /daγr/ "giorno"
 > dagur /'ta:γyr/ 
detta /'dɛtta/ "cadere" > detta /'tɛhta/ 
standa /'standa/ "stare in piedi" > standa /'stanta/

Forse Braekmans non si è posto la questione, essendo più che altro interessato alle lingue moderne. Io penso di andare ben oltre. Cosa accadrebbe se riportassimo indietro le lancette della Storia? Per fissare le idee, cominciamo con un semplice esempio. La parola blandlauf per dire "lattuga", con la fonetica in uso in Islanda nel nostro tempo suona /'plantløɪv/. Orbene, ai tempi delle saghe sarebbe invece suonata /'blandlauv/. Possiamo dunque elencare una serie di lemmi nelle due varianti (solo in pochi casi la pronuncia sarà identica).

Háfrónska: Alhirðir /'alhɪrðɪr/ "Papa"
Norreno Alto: Alhirðir /'alhirðir/
   norreno al- "grande, tutto", hirðir "pastore":
lett. "Grande Pastore". Pur essendo i sostenitori della Lingua Alta quasi tutti pagani e pur essendo il Presidente Pétur Thorsteinsson un pastore luterano, non nasconderò che questa kenning mi pare venata di ideologia papista. Forse è il belga Braekmans che aderisce al Papismo.

Háfrónska: Austurheimur /'øɪstʏrheimʏr/ "Asia"
Norreno Alto: Austrheimr /'austrheimr/
    norreno austr "oriente", heimr "paese":
lett. "Paese dell'Oriente".

Háfrónska: árbækur /'aurpaikhʏr/ "annali"
Norreno Alto: árbǿkr /'a:rbœ:kr/
    norreno ár "anno", bǿkr "libri":
lett. "libri degli anni".

Háfrónska: ástblóm /'austploum/ "rosa"
Norreno Alto: ástblómi /'a:stblo:mi/
   norreno ást "amore", blómi "fiore" (m.)
In islandese moderno bl
óm "fiore" è neutro, nella lingua antica esisteva la forma maschile blómi.

Háfrónska: Bauni /'pøɪnɪ/ "Fabiano"
Norreno Alto: Bauni /'bauni/
    norreno baun "fagiolo, fava":
L'antroponimo è formato a partire dall'etimologia latina. Ne consegue che per tradurre Fabiana si deve usare Bauna.

Háfrónska: bjarnapi /'pjartnaphɪ/ "gorilla"
Norreno Alto: bjarnapi /'bjarnapi/
   norreno bjorn "orso", api "scimmia":
lett. "scimmia-orso".

Háfrónska: dauðaduft /'tøɪðatʏft/ "DDT"
Norreno Alto: dauðadupt /'dauðaduϕt/
   norreno dauði "morte", dupt "polvere":
lett. "Polvere della Morte"

Háfrónska: draumdropar /'trøɪmtrɔ:phar/ "laudano"
Norreno Alto: draumdropar /'draumdropar/
   norreno draumr "sogno", dropar "gocce":
lett. "gocce dei sogni".

Háfrónska: Eirfjöll /'eirfjœtl/ "le Ande"
Norreno Alto: Eirfjǫll /'eirfjɔll/
     norreno eir "rame", fjǫll "montagne" (fjall "montagna"):
lett. "Montagne del Rame", per via della falsa etimologia dal Quechua anta "rame". In realtà l'oronimo deriva dal Quechua anti "oriente".

Háfrónska: erlingsköttur /'ɛrtliŋkskhœhtʏr/
    "ocelot"
Norreno Alto: erlingskǫttr /'ɛrliŋgskɔttr/
   norreno erlingr "discendente di un conte", kǫttr "gatto":
lett. "gatto del piccolo conte". La kenning nasce dall'assunzione che l'ocelot stia al giaguaro come il conte al Re. Si noterà che il termine ocelot è derivato dal Nahuatl ocēlōtl /u'se:lu:tl/, che indica il giaguaro.

Háfrónska: Fjaðranaðra /'fjaðranaðra/
     "Quetzalcoatl"
Norreno Alto: Fjaðranaðra /'fjaðranaðra/
   norreno fjǫðr "piuma", naðra "serpente":
lett. "Serpente Piumato". Il teonimo Nahuatl significa "Serpente-Quetzal": quetzalli /ke'tsalli/ indica un uccello dalle piume preziose.

Háfrónska: fjörvatn /'fjœrvatn/ "acquavite"
Norreno Alto: fjǫrvatn /'fjɔrwatn/
     norreno fjor "vita", vatn "acqua":
lett. "acqua della vita". Un chiaro calco.

Háfrónska: frónberg /'frounperx/ "basalto"
Norreno Alto: frónberg /'fro:nberγ/
   norreno Frón "Islanda", berg "roccia":
lett. "roccia d'Islanda".    

Háfrónska: Glæpanet /'klaiphanɛth/ "Cosa Nostra,
     mafia"
Norreno Alto: glǿpanet /'glœ:panɛt/
   norreno glǿpr "crimine", net "rete":
lett. "Rete del Crimine"

Háónska: glæpaþegn /'klaiphaθɛγn/ "mafioso"
Norreno Alto: glǿpaþegn /'glœ:paθɛγn/
   norreno glǿpr "crimine", þegn "uomo (libero)":
lett. "uomo del crimine".

Háfrónska: gramdýr /'kramti:r/ "leone"
Norreno Alto: gramdýr /'gramdy:r/
    norreno gramr "feroce", dýr "bestia":
lett. "bestia feroce".

Háfrónska: Guðsteinn /'kvʏθsteitn/ "Pietro"
Norreno Alto: Guðsteinn /'guθsteinn/
   norreno Guð "Dio", steinn "pietra":
Lett. "Pietra di Dio"

Háfrónska: gullúlfur /'kʏtlu:lvʏr/ "sciacallo"
Norreno Alto: gullúlfr /'gullu:lvr/
   norreno gull "oro", úlfr "lupo":
lett. "lupo d'oro". Detto così per via del colore dorato del pelo. 

Háfrónska: Gyðingaguð /'kjɪðɪŋkakvʏð/ "Geova,
     Jahveh"
Norreno Alto: Gyðingaguð /'gyðiŋgaguð/
   norreno gyðingar "ebrei", Guð "Dio":
lett. "Dio degli Ebrei". Un termine che rappresenta il punto di vista del paganesimo, del tutto privo di connessioni con la lingua ebraica.  

Háfrónska: hábróðir /'hauprouðir/ "abate"
Norreno Alto: hábróðir /'ha:bro:ðir/
   norreno hár "alto", bróðir "fratello":
lett. "alto fratello". 

Háfrónska: hákóngur /'haukhouŋkʏr/ "Imperatore"
Norreno Alto: hákonungr /'ha:konuŋgr/
   norreno hár "alto", konungr "re":
lett.
"Alto Re".

Háfrónska: heljardís /'hɛljarti:s/ "demone femmina,
     diavolessa"
Norreno Alto: heljardís /'hɛljardi:s/
   norreno Hel "Inferno", dís "dea"
lett. "Dea dell'Inferno"

Háfrónska: Hinn Frelsandi /hɪtn 'frɛlsantɪ/
     "Il Messia"
Norreno Alto : Hinn Frelsandi /hinn 'frɛlsandi/
   norreno frelsa "liberare":
lett. "Il Liberatore". Termine autarchico, non corrisponde all'originale parola ebraica, che significa invece "Unto"

Háfrónska: hirðisþjónn /'hɪrðɪsθjoutn/ "diacono"
Norreno Alto: hirðisþjónn /'hirðisθjo:nn/
   norreno hirðir "pastore", þjónn "servo":
lett. "servo del pastore"

Háfrónska: Hlautgarður /'l̥øɪthkarðʏr/ 
     "Teotihuacan"
Norreno Alto: Hlautgarðr /'l̥autgarðr/
   norreno hlaut "sangue sacrificale", garðr "fortezza; corte":
lett. "Città del Sangue Sacrificale". Si noterà che il toponimo non è la traduzione letterale dal Nahuatl Teōtīhuacān /teu:ti:'waka:n/ "Luogo dove si diventa Dei". Era una città dei Toltechi, che non offrivano sacrifici umani.

Háfrónska: Hlautverjar /l̥øɪthvɛrjar/ "Aztechi"
Norreno Alto: Hlautverjar /l̥autwɛrjar/
   norreno hlaut "sangue sacrificale", -verjar "uomini":
lett. "Uomini del Sangue Sacrificale". La lingua Nahuatl o azteca è chiamata hlautverska. Termine autarchico, che non corrisponde alla traduzione di nāhuatl /'na:watl/ "il giusto suono"

Háfrónska: hleifvörður /'l̥eivvœrðyr/ "Lord"
Norreno Alto: hleifvǫrðr /l̥eivwɔrðr/
   lett. hleifr "pagnotta", vǫrðr "guardiano":
lett. "Guardiano del Pane". È un calco dall'anglosassone hlāfweard "guardiano del pane", che è l'origine della parola inglese moderna. 

Háfrónska: Hórsalir /'hoursa:lɪr/ "Babilonia"
Norreno Alto: Hórsalir /'ho:rsalir/
     norreno hóra "prostituta", salir "dimore":
lett. "Dimore delle Prostitute". Si noterà che rima con Jórsalir "Gerusalemme".

Háfrónska: hræfugl /'r̥aifʏγl/ "avvoltoio"
Norreno Alto: hrǽfugl /'r̥ɛ:fuγl/
    norreno hrǽ "cadavere", fugl "uccello"
lett. "uccello dei cadaveri". Un'antica kenning che indicava il corvo sul campo di battaglia. 

Háfrónska: hræúlfur /'r̥aiu:lvyr/ "iena"
Norreno Alto: hrǽúlfr /'r̥ɛ:u:lvr/
    norreno hrǽ "cadavere", úlfr "lupo"
lett. "lupo dei cadaveri". Un'antica kenning, anche se non si riferiva all'animale africano.

Háfrónska: Hvíthettungar /khvi:thɛhtyŋkar/
     "Ku Klux Klan"
Norreno Alto: Hvíthettungar /'ʍi:thɛttuŋgar/
   norreno hvi/tr "bianco", hettungar "cappucci":
lett. "Cappucci Bianchi". Non traduce il nome della setta, formato dall'alterazione bizzarra del greco kyklos "cerchio".

Háfrónska: Illandi /'ɪtlantɪ/ "Ahriman"
Norreno Alto: Illandi /'illandi/
    norreno illr "cattivo", andi "spirito":
lett. "Spirito Maligno".

Háfrónska: jarpapi /'jarphaphɪ/ "orango"
Norreno Alto: jarpapi /'jarpapi/
   norreno jarpr "bruno, rossiccio", api "scimmia":
lett. "scimmia bruna". Un termine molto autarchico, che non traduce l'originale malese orang utan "uomo della foresta".

Háfrónska: Jóvaldur /'jouvaltʏr/ "Ippocrate"
Norreno Alto: Jóvaldr /'jo:valdr/
   norreno jór "cavallo" (poet.), -valdr "dominatore":
lett. "Dominatore di Cavalli". È la traduzione del greco Hippokratēs.

Háfrónska: Jóvaldseiðurinn /'jouvaltseiðʏrɪtn/
     "Giuramento di Ippocrate"
Norreno Alto: Jóvaldseiðrinn /'jouvaldseiðrinn/
   norreno jór "cavallo" (poet.), -valdr "dominatore", eiðr "giuramento":
lett. "Giuramento del Dominatore di Cavalli".

Háfrónska: Karl hinn Rauði /'khartl (h)ɪtn 'røɪðɪ/
      "Karl Marx"
Norreno Alto: Karl hinn Rauði /'karl hinn 'rauði/
   norreno Karl "Carlo", rauðr "rosso":
lett. "Carlo il Rosso". Un vichingo che udisse questo nome potrebbe credere soltanto che si riferisca a un uomo con i capelli rossi. 

Háfrónska: Langbarðagráðaostur
        /'lauŋkparðakrauðaɔstʏr/
"gorgonzola"
Norreno Alto: Langbarðagráðaostr
        /'laŋgbarðagra:ðaostr/

   norreno Langbarðar "Longobardi", gráði "zaffiro", ostr "formaggio":
lett. "formaggio blu dei Longobardi". Il colore delle muffe è paragonato a quello dello zaffiro. 

Hafrónska: Ljósberi /'ljouspɛri/ "Lucifero"
Norreno Alto: Ljósberi /'ljo:sbɛri/
   norreno ljós "luce", -beri "portatore":
lett. "Portatore di Luce". È la traduzione letterale del nome latino Lucifer, da lux "luce", -fer "che porta".

Háfrónska: loðfíll /'lɔθfi:tl/ "mammut"
Norreno Alto: loðfíll /'loθfi:ll/
   norreno loði "pelliccia", fíll "elefante"
lett. "elefante con la pelliccia". Non si capisce perché sia stata mantenuta la parola fíll, che è un prestito medievale dall'arabo fīl, mentre sono state espunte parole più antiche come biskup "vescovo", keisari "Imperatore", munkr "monaco" e prestr "prete". Forse la causa è da ricercarsi nel fatto che Braekmans, ignaro dell'etimologia della parola, si è lasciato ingannare dalla sua sonorità, ritenendola nativa.   

Háfrónska: manngera /'matnkjɛ:ra/ "personificare"
Norreno Alto: manngera, manngøra /'manngɛra,
        'manngøra/
   norreno maðr "uomo", gera, gøra "fare":
lett. "fare uomo", "fare persona".

Háfrónska: mölvax /'mœlvaks/ "canfora"
Norreno Alto: mǫlvax /'mɔlwaks/
   norreno mǫlr "tarma", vax "cera":
lett. "cera delle tarme".

Háfrónska: náhaukur /'nauhøɪkhʏr/ "avvoltoio"
Norreno Alto: náhaukr /'na:haukr/
    norreno nár "cadavere", haukr "falco":
lett. "falco dei cadaveri". È una kenning antica che indicava il corvo sul campo di battaglia.

Háfrónska: Nornasáldin /'nɔrnasaultɪn/ "selezione
      naturale"
Norreno Alto: Nornasáldit /'nornasa:ldit/
    norreno Nornir "le Norne", sáld "setaccio":
lett. "Setaccio delle Norne". In norreno sáld è di genere neutro, così vuole l'articolo neutro -it

Háfrónska: Rauðvirki /'røɪðvɪrkhɪ/ "Cremlino"
Norreno Alto: Rauðvirki /'rauðwirki/
   norreno rauðr "rosso", virki "fortezza":
lett. "Castello Rosso".

Háfrónska: refapi /'rɛ:vaphɪ/ "lemure"
Norreno Alto: refapi /'rɛvapi/
    norreno refr "volpe", api "scimmia:
lett.
"volpe-scimmia". Termine autarchico.

Háfrónska: sómaherjar /'soumahɛrjar/ "Samurai"
      (pl.)
Norreno Alto: sómaherjar /'so:mahɛrjar/ 

   norreno sómi "onore", -herjar "guerrieri":
lett. "Guerrieri dell'Onore". Termine autarchico, non traduce la parola giapponese, che è dal verbo samurau, saburau "servire in armi un signore". Il neologismo gioca su un'assonanza fonetica, come in numerosissimi altri casi. In Háfrónska si usa il singolare somaherji, retroformato dal plurale; in norreno esistevano solo forme plurali di composti in -herjar.  

Háfrónska: sómaherjaréttur /'soumahɛrjarjɛhtʏr/ 
     "sushi"
Norreno Alto: sómaherjaréttr /'so:mahɛrjare:ttr/

   norreno s
ómi "onore", réttr "piatto":
lett.
"piatto del samurai".

Háfrónska: spáspjöld /'spauspjœlt/ "tarocchi"
Norreno Alto: spáspjǫld /'spa:spjɔld/ 
   norreno spa/ "profezia", spjǫld "tavolette":
lett.
"tavolette della profezia".

Háfrónska: Stórhólmur /'stourhoulmʏr/ "Hiroshima"
Norreno Alto: Stórhólmr /'sto:rho:lmr/ 
   norreno stórr "largo", hólmr "isolotto fluviale":
lett. "Isola Larga". È l'esatta traduzione del toponimo giapponese, che deriva da hiroi "largo", shima "isola".

Háfrónska: Sunnálfa /'sʏnnaulva/ "Africa"
Norreno Alto: Sunnálfa /'sunna:lva/
   norreno sunna "sole", hálfa "regione, parte":
lett. "Regione del Sole". 

Háfrónska: Svartrefur /'svarthrɛ:vʏr/ "Zorro"
Norreno Alto: Svartrefr /'swartrevr/
   norreno svartr "nero", refr "volpe":
lett.
"Volpe Nera". Una traduzione letterale del nome con l'aggiunta di un aggettivo.   

Háfrónska: svefnurtaæta /'svɛpnʏrtaaitha/
     "lotofago"
Norreno Alto: svefnurtaǽta /'swevnurtaɛ:ta/
   norreno svefnurt "papavero" (da oppio); -aeta "mangiatore":
lett. "mangiatore di oppio". Il fitonimo svefnurt deriva da svefn "sonno".

Háfrónska: tröllfugl /'thrœtlfyγl/ "moa"
Norreno Alto: trollfugl
   norreno troll "giagante, mostro", fugl "uccello":
lett. "uccello mostro, uccello gigante". Un termine autarchico che potrebbe essere usato anche per indicare l'epiornite del Madagascar. Il Maori moa deriva da una radice che nella lingua d'origine di tutti i Polinesiani indicava il pollo. 

Háfrónska: Tvífljótaland /'thvi:fljouthalant/ "Iraq"
Norreno Alto:
Tvífljótaland /'twi:fljo:taland/
   norreno tví- "due", fljót "fiume", land "terra":

lett. "Te
rra dei Due Fiumi". Traduce Mesopotamia. 

Háfrónska: Umheimur /'ʏmheimʏr/ "Natura"
Norreno Alto: Umheimr /'umheimr/
   norreno um "intorno", heimr "paese, mondo":
lett. "mondo che sta intorno", ossia "ambiente"


Háfrónska: úlfabaunir /'u:lvapøɪnɪr/ "lupini"
Norreno Alto: úlfabaunir /'u:lvabaunir/
    norreno úlfr "lupo", baunir "fagioli, fave":
lett. "fagioli dei lupi". Si tratta di un calco.

Háfrónska: Valland /'vatlant/ "Italia"
Norreno Alto: Valland /'walland/
   norreno Valland, toponimo che indicava la Francia o l'Italia. L'origine ultima è da valr "parlante romanzo", da non confondersi con gli omofoni valr "caduto in battaglia" e valr "falco".

Háfrónska: þungapi /'θu:ŋkaphɪ/ "gorilla"
Norreno Alto: þungapi /'θuŋgapi/
    norreno þungr "pesante, massiccio", api "scimmia":
lett. "scimmia massiccia". Uno dei molti nomi autarchici per indicare specie di scimmie.

Per assurdo, se un vichingo piovesse dalla sua epoca e si trovasse davanti a questo mondo sconosciuto, un parlante del Norreno Alto potrebbe aggiornarlo rapidamente e fargli comprendere una realtà altrimenti ostica e impenetrabile. Persino gli squallidi sviluppi della Pornocrazia Italiana potrebbero essere messi in una tale forma poetica da renderli degni di qualche interesse.

giovedì 15 dicembre 2016

LA LINGUA ISLANDESE ALTA


In Islanda la lingua è ancora sentita come il nucleo palpitante della cultura e dell'identità nazionale. Questo ben a ragione: l'islandese è una forma moderna di norreno, così ben conservata che un moderno cittadino dell'isola è in grado di capire alla perfezione le antiche saghe senza bisogno di vocabolario. Soltanto la pronuncia è molto cambiata nel corso dei secoli, mentre si è avuta una quasi perfetta conservazione della morfologia e della grafia delle parole. Per le ragioni esposte, in Islanda hanno grande influenza i fautori del purismo linguistico, che si oppongono all'immissione di prestiti nel vocabolario, coniando parole nuove per far fronte alle necessità del mondo in rapida trasformazione.

Ritengo necessario dare notizia dell'esistenza dei fautori della Lingua Alta, la più estrema fazione dei puristi linguistici islandesi. Legatissimi all'antica tradizione, sostengono la restaurazione dell'antica religione pagana. Nella bandiera nazionale hanno sostituito la Croce con il Martello di Thor (Hamarsmark). Questo vessillo è chiamato Þórsfrónvé, la Bandiera Islandese di Thor: Frón è un nome poetico dell'Islanda. Dalla stessa radice si forma anche il nome dato alla lingua: Háfrónska. Nei giorni terminali del genere umano, su questo pianeta in disfacimento, corrotto dalla globalizzazione e dalle perverse opere della setta massonica, una simile iniziativa è come una boccata di ossigeno! Nella Terra dei Vulcani abitano eroi che combattono contro la marea del mondialismo inclusivista, proprio come Thor combatteva contro il Serpente del Mondo.

Se la nobile tradizione del purismo linguistico risale al XVIII secolo, la Lingua Alta è un progetto molto più recente, che ha il suo fondamento nell'opera dell'ingegnoso linguista belga Herman Jozef Braekmans. Nel 1999 lo studioso presentò i nomi degli elementi della Tavola Periodica di Mendelejev formati con ingredienti unicamente norreni (Icelandic Alternatives for the Names of the Chemical Elements). Nel 2000 contattò il linguista olandese Fabian Valkenburg, presidente della Union against loan-words. Nel 2003 pubblicò il suo lavoro online. Nel 2005 prese contatto con il Reverendo Pétur Þorsteinsson, chiedendogli di continuare il progetto. C'è stata qualche attenzione da parte dei media islandesi, quindi i poteri del mondo hanno fatto calare il silenzio sui sostenitori dell'idea di Braekmans, liquidandoli come "pochi fanatici". Eppure la lingua così costruita è in grado di rendere i più sofisticati concetti della Scienza e non teme la concorrenza delle lingue classiche. In più ha un pregio innegabile: mentre le parole scientifiche forgiate a partire dalla lingua greca sono incomprensibili ai popolani che non hanno seguito studi specifici, le creazioni della Lingua Alta possono essere capite immediatamente da qualsiasi islandese. 

Ecco un sintetico elenco di neologismi introdotti, volti ad espellere dalla lingua tutto ciò che non sia norreno:

afn "atomo" 
    da efni "materia"
alsverfir "diamante"
    da al- "tutto", svarfa "abradere" 
ástbl
óm "rosa"
    da 
ást "amore", blóm "fiore":
    lett. "fiore dell'amore"
baðmreyr "bambù" 
    da ba
ðmur "albero", reyr "canna":
    lett. "canna-albero"
barreik "cedro"
    da barr "ago di pino", eik "quercia":
    lett. "quercia-ago di pino"
birtusteinn "diamante, brillante" 

    da birta "splendore", steinn "pietra":
    lett. "pietra dello splendore"
blandlauf "lattuga" 
    da blanda "mescolare", lauf "foglia" 
bryng
álkn "carro armato, Panzer"
   da brynja "corazza", g
álkn "mostro":
   lett. "mostro corazzato"
fjörsnjor "cocaina"
   da fjör "vigore, vitalità", snjór "neve":
   lett. "neve del vigore" 
framandloft "xenon" (< gr. xeno- "straniero")
   da framand "straniero", loft "aria":
   lett. "aria straniera"
frumgormar "DNA"
   da frum- "originale", gormar "spirali, eliche"
:
   lett. "spirali originali" 
funafugl "fenicottero"
   da funi "fiamma", fugl "uccello":
   lett. "uccello di fiamma"
geimgat "buco nero"
   da geimur "spazio, cosmo", gat "buco":
   lett. "buco dello spazio"
Ginnungahvellur "Big Bang"  
   da ginnunga- "inizio del tempo", hvellur
      "esplosione"
:
   lett. "esplosione primordiale"
háfaðir
"abate"; hámóðir "badessa"
   da hár "alto", faðir "padre", m
óðir "madre":
   lett. "alto padre""alta madre" 
h
ákóngur "Imperatore"
   da h
ár "alto", kóngur "re":
   lett. "Alto Re"
heljarblý
"plutonio" 
   da Hel "Inferno", blý "piombo"  

   lett. "il piombo dell'Inferno"
hnossgarn "seta"
   da hnoss "tesoro", garn "filato":
   lett. "filato prezioso"
hvellrisi "supernova"
   da hvellur "esplosione", risi "gigante":
   lett. "gigante che esplode" 
hættuhjól "roulette"
   da hætta "rischio", hjól "ruota":
   lett. "ruota del rischio"
jarlsteinn "corindone, zaffiro"
   da jarl "conte", steinn "pietra":
   lett. "pietra del conte"
k
óngssteinn "diamante"
   da k
óngur "re", steinn "pietra":
   lett. "pietra del re"
kroprann "moschea"
   da krjúpa "inginocchiarsi", rann "casa" (arc.):
   lett. "casa dell'inginocchiamento"
kjálkagálkn "coccodrillo"
   da kjálki "mascella", gálkn "mostro":
   lett. "mostro mascelluto"
laufsoð "tè"
   da lauf "foglia", soð "brodo":
   lett. "brodo di foglie"
lofviður "alloro"
   da lof "lode", viður "albero, legno":
   lett. "albero della lode"
mjólkurbaun "soia"
   da mjólk "latte", baun "fagiolo":
   lett. "fagiolo del latte"
mj
ólkurhnot "noce di cocco"
   da mj
ólk "latte", hnot "noce":
   lett. "noce del latte"
námshöll "università"
  da nám "studio", höll "palazzo":
  lett. "palazzo dello studio" 

Nj
óla og Dagbjartur "Yin e Yang"
   da Nj
óla "Notte" (n. pers.), dagur "giorno",
      bjartur "splendente":
   lett. "Notte e Splendore Diurno" 
nýgarn "nylon"
   da nýr "nuovo", garn "filato":
   lett. "nuovo filato"
rauðgulur "arancione"
   da rauður "rosso", gulur "giallo":
   lett. "giallo rossiccio"
reykhampur
"cannabis" 
  da reykur "fumo", hampur "canapa": 
   lett. "canapa del fumo"
reykhorn "pipa"
   da reykur "fumo", horn "corno":
   lett. "corno del fumo" 
reyklauf "tabacco"
   da reykur "fumo", lauf "foglia":
   lett. "foglia del fumo"
reyrandi "rum"
   da reyr "canna", andi "spirito":
   lett. "spirito di canna"
skítskeyti "spam"
   da skít "merda", skeyti "telegramma, messaggio":
   lett "messaggio di merda"
stundsjá "orologio"
   da stund "ora, attimo", -sjá "visione":
   lett. "visore delle ore", "visore degli attimi" 
surtsblóð "tabasco"
   da Surtur, il Gigante di Fuoco, blód "sangue":
   lett. "sangue di Surtr" 

sætungur
"zucchero" 
   da sætur "dolce" + suff. -ung- 
   lett. "cosa dolce"

verhafur
"satiro"
   da ver "uomo", hafur "capro":
   lett "capro umano"
Þórsblý
"torio"
   da Þór "Thor", blý "piombo":
   lett. "il piombo di Thor" 

Interessantissime e poetiche sono le formazioni toponomastiche:

Eirey "Cipro"
    da eir "rame", ey "isola":
    lett. "Isola del Rame"
Hlautland "Messico"
   da hlaut "sangue sacrificale", land "terra":  
   lett. "Terra del Sangue Sacrificale" 
Miðvesturfljót
"Mississippi"
   da miður "medio", vestur "occidente", fljót
     "fiume"

   lett. "Fiume del Medio Occidente" 
Morguneyjar
"Giappone"
   da morgunn "mattino", eyjar "isole"
   lett. "Isole del Mattino"
Nykrafljót "Nilo"
   da nykur "mostro acquatico", fljót "fiume":   
   lett. "Fiume degli Ippomotami"

Nykurelfur
"Nilo"
   da nykur "mostro acquatico", elfur "fiume" (arc.):
   lett. "Fiume degli Ippomotami"
Smáraey "Irlanda"
   da smári "trifoglio", ey "isola":
   let. "Isola del Trifoglio"
Sjöhæðir "Roma"
   da sj
ö "sette", hæðir "colline"
   lett. "Sette Colline"
Þurrstr
önd "Namibia"
   da þurr "secco, arido", str
önd "spiaggia"
   lett. "Spiaggia Arida"

Anche l'astronomia ha tratto vantaggio da quest'opera:

Bor "Saturno"
   dal nome del dio Bor, equivalente di Saturno
Fj
ötrameyjan "Andromeda" (costellazione) 
   da fj
ötur "catena", mey "ragazza":
   "Ragazza Incatenata"
Hermó
ður "Mercurio" 
   dal nome del messaggero celeste dell'antica
   religione. 
Hra
ðstjarna "Mercurio"
   da hra
ður "veloce", stjarna "stella"
   lett.
"Stella Veloce"

Rauðheimur
"Marte"
  da rauður "rosso", heimur "mondo"
  lett. "Mondo Rosso"
Systurvetrarbrautin "Andromeda" (galassia)
  da systir "sorella", vetrarbraut "nebulosa,
      galassia"
:
  lett. "la Galassia Sorella" (della Via Lattea) 
Vindís "Venere"
  da vinur "amico", d
ís "dea"
  inteso come "Dea dell'Amore" 

L'intera Storia potrà essere scritta in forma di saga islandese e persino la politica sembrerà subito meno tediosa:

Blóðverjariki "Germania Nazista"
   da
blóð "sangue", verjar "difensori",
      ríki "regno": 

   lett.
"Regno dei Difensori del Sangue"
Bl
óðverjastefna "Nazismo"
   da bl
óð "sangue", verjar "difensori", stefna
      "politica"

   lett. "Politica dei Difensori del Sangue"

bl
óðverskur "nazista"
  aggettivo formato da Bl
óðverja- (vedi) 
Gu
ðbrynmey "Giovanna d'Arco"
   da Gu
ð "Dio", brynja "corazza", mey "ragazza":
   lett. "Ragazza Corazzata di Dio"
Helgi Smári "San Patrizio"
   da helgi "santo" (n.), smári "trifoglio":
   lett. "Santo Trifoglio" 
rau
ðherjar "comunisti"
   da rau
ður "rosso", -herjar "guerrieri":
   lett. "Guerrieri Rossi"
Rínargy
ðingar "Ashkenaziti" 
   da Rín "Reno", gy
ðingar "ebrei":  
   lett. "Ebrei del Reno" 
Sameignastefna "Comunismo"
   da sameiginn "comune" (agg.), stefna "politica":
   lett. "Politica della Proprietà Comune"
St
álmaður "Stalin"
   da st
ál "acciaio", maður "uomo":
   lett. "Uomo di Acciaio"
St
álmannstefna "Stalinismo"
   da St
álmaður "Stalin", stefna "politica":
   lett. "Politica dell'Uomo di Acciaio"

Ungþj
óðherjarnir "Gioventù Hitleriana"
  da ungur "giovane", þj
óð- "nazione; tedesco",
     -herjar "militanti"

  lett. "Giovani Militanti Tedeschi"
Vandstefna "Fascismo"
  da vöndur "fasci", stefna "politica":
  lett. "Politica dei Fasci"
vandsveinn "fascista"
   da vöndur "fasci", sveinn "guerriero":
   lett. "guerriero dei Fasci, littore"
Veggjandabró
ðerni "Massoneria"
   da veggjandi "muratore", bró
ðerni "fratellanza":
   lett. "Fratellanza dei Muratori"
Ýfilkongur "Faraone"
   da ýfill "scarabeo", kóngur "re":
   lett. "Re Scarabeo" 

Þj
óðherjahreyfing
"Nazionalsocialismo" 
   da þjóð- "nazione; tedesco", herjar "guerrieri",
       hreyfing "movimento"
:  
   lett.
"Movimento dei Guerrieri Tedeschi" 

Grandissimi pregi e pochi difetti

Nella buona sostanza, questa conlang continua in modo eccelso la tradizione poetica delle kennigar. Si noti che vengono espulsi da questa lingua anche vocaboli di origine latina e greca giunti in epoca molto antica. Così biskup "vescovo" viene sostituito da Guðhersir (da Guð "Dio", hersir "duca"). Nell'antichità, per contro, l'officiante dei sacrifici pagani a Odino e a Thor era soprannominato heiðinbiskup o blótbiskup, ossia "vescovo pagano" e "vescovo dei sacrifici", a dimostrazione dell'integrazione del vocabolo cristiano nel lessico nativo. Allo stesso modo, keisari "imperatore" è una forma ben antica che non meritava di essere espunta dalla Lingua Alta. Un difetto a cui si potrebbe facilmente porre rimedio è la presenza di alcune parole macedonia (vélag "setta" < vé "santuario" + félag "compagnia") e di alcune formazioni troppo cervellotiche.

Nemmeno una vaga menzione della Lingua Alta d'Islanda sembra essere arrivata in Italia: con ogni probabilità questo post è il primo a trattare l'argomento. Può essere utile, per approfondire l'affascinante questione, consultare la pagina inglese di Wikibooks sulla Háfrónska e quella di Wikipedia sul purismo linguistico islandese:



Esiste poi un archivio che fornisce oltre 6.500 traduzioni dall'inglese alla Lingua Alta, citando anche la forma islandese corrente di ciascun lemma: 


Si noterà che scarseggiano parole relative alla sessualità, all'erotismo e alla produzione pornografica. Non si trovano ad esempio parole per "fellatio", "cunnilingus", "anilingus", "pornografia", "orgasmo", "orgia" e via discorrendo. Un termine per "omosessuale" si trova menzionato sotto la voce buonista "holebi" (contrazione di un paradossale "homo-lesbian bisexual") e tradotto con ógagnkynhneigður, alla lettera "non eterosessuale". Noto che non sono stati ripristinati gli antichi termini norreni per indicare l'omosessuale effeminato (argr, ragr come aggettivo; argi, ragi come sostantivo), segno che il timore di persecuzioni ad opera della tirannia buonista è enorme. Non oso pensare che accadrebbe se un omosessuale passivo fosse etichettato come "arghola": la crudezza estrema del mondo antico è ormai insostenibile. Onde evitare perdite provocate dalla censura, ho provveduto ad effettuare un backup del sito. 

martedì 13 dicembre 2016

IL POLTERGEIST DI MAGONZA

Nell'anno 858 apparve nella diocesi di Mentz(1) [nei pressi di Bingen, sul fiume Reno](2) uno spirito dapprima manifestatosi col lancio di pietre e formidabili colpi contro i muri delle case, come se fossero battute da un grande maglio. Poi si era succeduta una seconda fase in cui lo spirito aveva incominciato a parlare per rivelare segreti e indicare gli autori sconosciuti di ruberie e altri fatti del genere, capaci di sconvolgere la pace della città. Da ultimo, egli aveva scatenato e concentrato la sua perversità su una sola persona, che si ingegnava a perseguitare in ogni modo, rendendola, vieppiù, odiosa presso tutti i concittadini facendo loro credere che essa fosse la causa prima dell'ira celeste che si stava abbattendo sulla città. Lo spirito non smise mai di tormentare la sua vittima, bruciò tutto il fieno nel fienile e dove si manifestava procurava degli incendi. I preti tentarono di placarlo per il tramite dell'esorcismo, con le preghiere e l'aspersione dell'acqua benedetta, ma per tutta risposta avevano ricevuto lanci di pietre che ne avevano feriti alcuni. Quando se n'erano andati, qualcuno fra i presenti aveva sentito lo spirito iniquo lamentarsi a voce alta, dicendo che da quel momento sarebbe stato costretto a trovare dimora nel cappuccio di uno di loro e precisamente da quello che aveva svergognato la figlia di un notabile della città. In questo modo, indifferente a tutto, lo spirito continuò a infestare il posto per altri tre anni e chissà per quanto ancora l'avrebbe fatto se il suo corpo, riesumato, non fosse stato dato alle fiamme su un grande rogo(3).

Sigeberto di Gembloux, Cronaca di Sigeberto
(Chronicon o Chronographia universalis)

L'autore di questo documento, Sigeberto di Gembloux (circa 1030 - 1112), detto in latino Sigebertus Gemblacensis, fu un monaco benedettino e uno storico. Quello che descrive è chiaramente un Poltergeist (dal tedesco poltern "bussare", Geist "spirito"). Il testo in italiano è riportato nel volume Il grande libro dei misteri irrisolti di Colin & Damon Wilson. 

Questa è un'altra versione, in un italiano un po' più arcaico, che ho trovato nell'interessantissimo trattato Dissertazioni sopra le apparizioni de spiriti e sopra i vampiri o i redivivi d'Ungheria e di Moravia etc, di Agostino Caimet (1756):

Nella Diocesi di Magonza si vide quest'anno uno Spirito, che si manifestà da principio gettando sassi, e battendo nelle mura delle case, quasi a gran colpi di mazzapicchio, indi parlando, e manifestando cose occulte, gli autori di alcuni furti, ed altre cose atte a seminare discordia tra vicini; finalmente rivolto a perseguitare furiosamente un particolare, e renderlo odioso a tutto il vicinato, pubblicandolo per cagione della divina collera contro tutto il villaggio, lo inseguiva da per tutto senza pausa, abbruciò le biade raccolte in sua casa, e appiccava il furto in tutti i luoghi, dove colui entrava.
I Greci(4) l'esorcizzarono, recitarono orazioni, aspersero d'acqua santa, e lo Spirito gettò sassi con danno di molte persone. Ritirati che furono i Preti, fu sentito come lamentarsi, e dire, che s'era nascosto sotto il piviale d'un Prete, e lo nominò accusandolo d'aver corrotta la figlia d'un benestante del luogo: continuò per tre anni a dar queste molestie, nè cessò prima di aver incendiate tutte le case di un villaggio.

Si noterà una discrepanza con il testo riportato nel libro degli Wilson. Infatti nel primo l'infestazione del Poltergeist ha fine soltanto quando viene esumato il cadavere di un uomo, lasciando credere che gli abitanti attribuissero l'accaduto a una ben precisa persona. Nel testo di Caimet invece non si fa menzione alcuna di un'esumazione: era lo spirito incendiario a provocare un grande rogo bruciando l'intero borgo. Per capire meglio l'accaduto, bisogna far riferimento a quanto scritto dal monaco di suo pugno. 

L'originale in latino ecclesiastico è reperibile in questo sito (pagina 163):


Lo riporto in questa sede.

In parochia Moguntina malignus spiritus evidens nequitiæ suæ indicium dedit. Nam primo lapides jaciendo, et parietes domorum quasi malleis pulsando, inde manifeste loquendo, furta etiam prodendo, discordias iner vicinos seminando, homines inquietabat. Denique animo omnium contra unum hominem commovit, quasi pro ejus peccatis cæteri talia paterentur. Cujus fruges in unum coacervatas incendit; qui ubicunque intrasset, statim domus illa exurebatur, ut jam ei nisi in agris locus manendi nullus esset. Propter hoc presbiteris letanias agentibus et benedictam aquam spargentibus, inimicus multis lapides jaciendo cruentatis, tandem aliquandiu quievit. Presbiteris recedentibus, inimicus flebiliter ululans, tandem presbiterum quendam nominatim exprimens, se, quando aqua benedicta spargebatur, sub cappa illius quasi familiaris sui latuisse professus est; accusans eum cum filia procuratoris concubuisse. Sic per triennium institit, donec ibidem cuncta ædificia incendio consumeret.

Come si può vedere, ci sono solo due possibilità. L'esumazione è stata un'invenzione di Colin e di Damon Wilson, oppure risale a una fonte errata, non diretta, a cui essi stessi hanno attinto ignari, non conoscendo neppure gli elementi basilari della lingua latina. Chiunque sia stato a manipolare la fonte, ha notevolmente esteso le informazioni date dal monaco Sigeberto. Questo fa capire quanto facilmente si propagano gli errori. Siamo nel regno della disinformazione. 

Note

(1) Se uno si basasse sul testo degli Wilson, sarebbe portato a credere che Mentz sia un'errata grafia di Metz. In realtà si tratta di Magonza, in tedesco Mainz. Deve quindi essere una forma monottongata. Tuttavia è attestata e non è stata generata dall'ignoranza di un copista anglosassone. Nella Wikipedia in inglese è presente la voce Mentz con tanto di spiegazioni. La fonte di questa variante deve essere il tedesco palatino Määnz. Il testo latino di Sigeberto ha l'aggettivo Mogontina
(2) La spiegazione con ogni probabilità è stata aggiunta dagli Wilson.
(3) Peccato che l'esumazione con rogo del cadavere non sia affatto presente nel testo latino di Sigeberto. Sarebbe stata un'attestazione interessante. Diffusissima nella mitologia germanica è l'idea di porre fine a un'infestazione ad opera di spiriti immondi bruciando sul rogo il cadavere della persona maligna che l'ha provocata. Queste pratiche trovano precisi riscontri anche nelle saghe islandesi. Dal paganesimo sono sopravvissute in epoca cristiana con la massima naturalezza: non risulta che abbiano trovato grande opposizione da parte degli ecclesiastici. I roghi, di vivi o di morti, non sono giunti in Europa dalle sabbie dei deserti del Medio Oriente: già documentati tra i Celti, erano ben comuni anche tra i Germani. Se al mondo scolastico nei paesi di lingua romanza fa comodo credere alla grande favola della "romanizzazione dei barbari", dirò invece che c'è stata una germanizzazione della popolazione preesistente nelle vesti, negli usi e nelle pratiche oggi definite "superstiziose".
(4) Sarà per la mia limitata conoscenza, ma non riesco proprio a comprendere perché i preti debbano essere chiamati "Greci". Probabilmente si tratta di un semplice refuso.

lunedì 12 dicembre 2016

IL VAMPIRO DI KISILOVA - TESTO ORIGINALE IN LINGUA TEDESCA


Nachdeme bereits vor 10. Wochen, ein dem Dorff Kisolova, Rahmer-District, gesessener Unterthan, Namens Peter Plogojovitz(1), mit tode abgegangen, und nach Raitzischer Manier zur Erden bestattet worden, hat sichs in ermeldetem Dorff Kisolova geäußert, daß innerhalb 8. Tagen, 9. Personen, so wohl alte als junge, nach überstandener 24. stündiger Kranckheit also dahin gestorben, daß, als sie annoch auf dem Todt-Bette lebendig lagen, sie öffentlich ausgesaget, daß obbemeldeter, vor 10. Wochen verstorbener Plogojovitz, zu ihnen im Schlaff gekommen, sich auf sie geleget und gewürget, daß sie nunmehro den Geist aufgeben müsten; Gleichwie dann hierüber die übrigen Unterthanen sehr bestürzet in solchem noch mehr bestärcket worden, da des verstorbenen Peter Plogovitz Weib, nachdem sie zuvor ausgesaget, daß ihr Mann zu ihr gekommen, und seine Oppanki(2) oder Schuhe begehret, von dem Dorff Kisolova weg, und sich in ein anders begeben. Sintemal aber bey dergleichen Personen, (so sie Vampyri nennen,) verschiedene Zeichen, als dessen Cörper unverweset, Haut, Haar, Barth(3) und Nägel an ihm wachsend zu sehen seyn müsten, als haben sich die Unterthanen einhellig resolviret, das Grab des Peter Plogojovitz zu eröffnen, und zu sehen, ob sich würcklich obbemeldete Zeichen an ihm befinden; Zu welchem Ende sie sich dann hieher zu mir verfüget, und nebst Andeutung vorerwehnten Casus, mich samt dem hiesigen Poppen(4) oder Geistlichen ersuchet, der Besichtigung beyzuwohnen: Und ob ihnen schon erstlich solches Factum reprobiret, mit Meldung, daß ein solches vorhero an eine Löbl. Administration unterthänig-gehorsamst berichten, und derselben hohe Verfassung hierüber vernehmen müste, haben sie sich doch keinesweges hierzu bequemen wollen, sondern vielmehr diese kurze Antwort von sich gegeben: Ich möchte thun was ich wollte, allein, wofern ich ihnen nicht verstatten würde, auf vorherige Besichtigung und rechtliche Erkandtnus(5) mit dem Cörper nach ihren Gebrauch zu verfahren, müsten sie Hauß und Gut verlassen, weil biß zu Erhaltung einer gnädigsten Resolution von Belgrad wohl das gantze Dorff (wie schon unter türckischen Zeiten geschehen seyn sollte) durch solchen üblen Geist zugrunde gehen könte, welches sie nicht erwarten wollten. Da man dann solche Leute weder mit guten Worten noch Bedrohungen von ihrer gefaßten Resolution abhalten kunte, derohalben habe ich mich mit Zuziehung des Gradisker Poppen, in gemeldtes Dorff Kisolova begeben, den bereits ausgegrabenen Cörper des Peter Plogojovitz besichtiget, und gründlicher Wahrheit gemäß folgendes befunden: Daß erstlich von solchem Cörper und dessen Grabe nicht der mindeste, sonsten der Todten gemeiner Geruch, verspühret, der Cörper, ausser der Nasen, welche abgefallen, gantz frisch, Haar und Barth, ja auch die Nägel, wovon die alten hinweggefallen, an ihm gewachsen, die alte Haut, welche etwas weißlich war, hat sich hinweg gescheelet, und eine neue frische darunter hervor gethan, das Gesichte, Hände und Füsse und der gantze Leib waren so beschaffen, daß sie in seinen Lebzeiten nicht hätten vollkommener seyn können: In seinem Munde habe ich nicht ohne Erstaunen einiges frisches Blut erblicket, welches, der gemeinen Aussage nach, von denen durch ihn Umgebrachten gesogen. In Summa, es waren alle Indicia vorhanden, welche dergleichen Leute (wie schon oben bemercket) an sich haben sollten. Nachdem nun sowohl der Popp, als ich dieses Spectacul gesehen, der Pöbel aber mehr und mehr ergrimmter als bestürtzter wurde, haben sie, gesammte Unterthanen, in schneller Eil einen Pfeil gespitzet, mit solchem den toden Cörper zu durchstechen, an das Hertz gesetzet, da dann bey solcher Durchstechung nicht nur allein häuffiges Blut, so gantz frisch, auch durch Ohren und Mund geflossen, sondern auch andere wilde Zeichen (welche wegen hohen Respect umgehe) vorgegangen. Sie haben endlich offtermelten Cörper, in hoc casu, gewöhnlichen Gebrauch nach, zu Aschen verbrannt. Welches dann E. Hochlöbl. Administration hinterbringen, und anbey gehorsamst unterthänigst bitten wollen, daß, wann hierinnen einen Fehler begangen haben sollte, solchen nicht mir, sondern dem vor Furcht außer sich selbst gesetzten Pöbel beyzumessen.
Actum. 6. April. 1725.
Kayserlicher(6) Provisor im Gradisker District.

Alcune osservazioni 

Il testo del Vicario Frombald si trova nella stessa pagina del sito in lingua tedesca che ospita il documento sui Vampiri di Medvegia: www.zauberspiegel-online.de.  La sua diffusione nel Web è abbastanza estesa, visto che lo si ritrova in un certo numero di blog e di forum dedicati al vampirismo. Non si capisce bene perché questo rapporto debba essere più popolare di quello di Fluchinger, che è ben più esteso e drammatico. A quanto pare sono il primo a diffondere la documentazione in lingua originale nella blogosfera italiana. Questa è una dimostrazione del quasi totale isolamento che sussiste tra il Web in italiano e quello in tedesco. Il fatto che io sia tra i pochissimi italiani germanofili non dovrebbe stupirmi. Del resto non basta certo una Merkel a farmi cambiare idea.  

Note  

(1) Il cognome Plogojovitz è riportato anche nella forma contratta Plogovitz. Nella traduzione italiana si utilizza l'ortografia Plogojowitz, con la lettera -w- al posto di -v-. In ogni caso deve essere chiaro che la pronuncia è la stessa in tutti i casi e che il fonema è /v/.
(2) Oppanki è l'adattamento della parola serba opanki, che indica un tipo di scarpe simili a robusti sandali da montagna. Il sostantivo è di genere femminile e la forma singolare è opanka. In croato si trova la forma maschile opanak "calzatura rozza". Dallo slavo il termine è giunto nel veneto di Dalmazia opanca, pl. opanche. Queste calzature sono citate anche da Leopold von Sacher-Masoch nel racconto La Journée de Gatzko, incluso nell'antologia Femmes slaves, pubblicata sulla Revue des Deux Mondes nel 1980.
(3) Barth "barba". Notevole la finale -th, che non ha tuttavia gran fondamento etimologico. Nella lingua attuale si scrive soltanto Bart
(4) Erkandtnus è arcaico per Erkenntnis "conoscenza". Si noti la vocale posteriore nel suffisso -nus e l'assenza di Umlaut palatale nella vocale radicale. Questa variante sembra continuare una situazione tipica dell'antico alto tedesco, in cui il suffisso si trovava come -nassi, -nissi o -nussi. In ultima analisi si tratta dello stesso suffisso che si trova nella lingua gotica come -nassus nelle parole þiudinassus "regno", horinassus "adulterio", kalkinassus "prostituzione", gudjinassus "ministero del prete", ibnassus "eguaglianza", etc.
(5) dem hiesigen Poppen "al Pope locale". Più sotto nel testo si legge des Gradisker Poppen "del Pope di Gradisca" (Gradisker è una forma aggettivale indeclinabile, proprio come Berliner "berlinese"). Ancora oltre si legge der Popp "il Pope". Il termine è un prestito diretto dal serbo-croato pop, in ultima analisi dal gotico papa "prete", a sua volta dal greco. La forma tedesca attualmente usata per indicare un ministro della Chiesa Ortodossa è Pope.

(6) Kaysericher è scritto per Kaiserlicher, con uno stravagante dittongo -ay- al posto del corretto -ai-.

IL VAMPIRO DI KISILOVA


Un uomo, di nome Peter Plogojowitz(1), era morto [ed era stato sepolto nella terra secondo il costume della Rezia](1). Egli viveva nel villaggio di Kisilova(2), nel distretto di Rahm(3) in Serbia. Trascorse dieci settimane, si era diffusa la voce che in quello stesso luogo, nel giro di una sola settimana ben nove persone, vecchi e giovani, erano morte a seguito di una fulmine malattia protrattasi non più di ventiquattro ore. Tutti, sul letto di morte, vevano dichiarato apertamente e pubblicamente che il suddetto Peter Plogojowitz, morto dieci settimane prima, era venuto a visitarli ai piedi del letto, li aveva vampirizzati dicendo loro che da lì a breve sarebbero diventati dei fantasmi. La convinzione che Peter fosse un vampiro era poi stata ulteriormente e fortemente confermata dalla testimonianza della moglie, la quale aveva rivelato che il marito defunto si era presentato pure a lei chiedendole le sue opanki, le scarpe, perché aveva intenzione di recarsi presso un altro villaggio. Poiché questi esseri (che vengono chiamati vampiri) possono essere riconosciuti da molti segni - come, per esempio, il corpo incorrotto, la pelle, i capelli, la barba e le unghie in continua crescita - i paesani avevano dunque deciso di scoperchiare la sua bara e vedere se questi segni fossero presenti. Con questa intenzione, essi erano venuti da me per raccontarmi i fatti, pregandomi di assistere all'operazione, unitamente al pope, il prete del villaggio. Quando, dapprincipio, mi ero rifiutato, dicendo che sarei stato costretto, per le mie funzioni, a segnalare ogni cosa all'amministrazione così che la loro stravagante convinzione sarebbe stata nota a tutti, essi non se n'erano dati per intesi, rispondendomi che a loro poco importava che cosa avessi fatto, perché l'unica cosa importante era che accettassi di assistere agli eventi con un riconoscimento ufficiale e legale, altrimenti tutti loro avrebbero fatto sapere a Belgrado di essere costretti, per causa mia, ad abbandonare le case e a lasciare il villaggio - cosa che, stando a loro, era già avvenuta almeno una volta al tempo della dominazione turca - perché uno spirito malvagio come quello avrebbe potuto ucciderli tutti e questo, ovviamente, nessuno di loro desiderava avvenisse.
Non essendo dunque in grado di oppormi a questa loro definitiva risoluzione, invitato con le buone e con le cattive, mi ero recato al villaggio di Kisilova, unendomi per strada al pope di Gradisk. Qui avevo avuto modo di vedere il corpo appena estratto dalla bara di Peter Plogojowitz, accorgendomi subito, prima ancora di dare inizio a qualsivoglia osservazione, che non esalava alcun fetore, come, al contrario, avrebbe dovuto succedere a un cadavere, visto che l'intero corpo, fatta eccezione per il naso che era corroso, era perfettamente intatto e fresco. Capelli e barba - ma anche unghie nuove che avevano scalzato le precedenti - avevano ocntinuato a crescere, mentre la vecchia pelle, dal colore lievemente biancastro, era scivolata via, lasciando ben intravedere la ricrescita di un nuovo strato di epidermide. Il volto, le mani, i piedi, in definitiva l'intero corpo si erano conservati intatti, e forse non erano stati così floridi neppure quando l'uomo era in vita. Devo confessare che non senza una grande sorpresa ebbi modo di notare del sangue fresco sulla sua bocca, quello stesso che, stando alle dicerie della gente, egli aveva succhiato alle sue vittime. In breve, tutti i segni distintivi erano presenti in lui, proprio come la gente si era aspettata di trovare. Dopo che sia io che il pope avevamo constatato tutto questo, mentre nel popolo più che il timore stava montando una rabbia feroce, qualcuno, con gande rapidità aveva appuntito un paletto di legno destinato a essere conficcato nel cuore del morto. Quando ciò era accaduto, sangue fresco era sgorgato in abbondanza, fuoriuscendo anche da tutti gli altri orifizi del volto, come le orecchie e la bocca. Ma questi non sono stati gli unici segni; ne abbiamo apprezzati altri che non sto qui a elencare [l'ufficiale sottintende il fatto che l'uomo, fra le altre cose, aveva avuto un'erezione](4). Alla fine di tutto, nel pieno rispetto delle loro usanze, avevano bruciato il corpo, in hoc casu, riducendolo in cenere. Su questi fatti ho ritenuto di dover informare la illustrissima amministrazione, chiedendo, in piena e totale umiltà e obbedienza, che se un qualche errore è stato compiuto, non venga a me attribuito ma alla folla, nella circostanza guidata da un formidabile terrore.
    Firmato: il funzionario imperiale del distretto di Gradisk(5).

Alcune osservazioni 

I fatti descritti in questo documento si sono svolti nel 1725, quindi qualche anno prima dei portentosi avvenimenti di Medvegia. Era per la regione balcanica un periodo di grande instabilità. La Serbia, acquisita agli Asburgo col trattato di Passarowitz nel 1718, sarebbe tornata agli Ottomani col trattato di Belgrado del 1938. In questo contesto, l'Impero inviava nei villaggi serbi i suoi funzionari per fare chiarezza sulle inquietanti voci di attività vampirica, che si moltiplicavano a dismisura generando panico tra il volgo. Proprio la pubblicazione dei resoconti sui succhiatori di sangue della Serbia, diffusa in Germania, in Inghilterra e in Francia, ha dato origine a epidemie di isterismo. Aleksej Konstantinovič Tolstoj, secondo cugino del più noto Lev, doveva conoscere bene sia il documento di Frombald su Kisilova che quello di Fluchinger su Medvegia. Utilizzò infatti tale materiale come fonte di ispirazione per scrivere il suo splendido racconto sull'argomento, La famiglia del Vurdalak (scritto nel 1839). L'opera dello scrittore russo può essere letta online alla seguente pagina (che come molti altri siti data il racconto al 1847): 


Il testo sul caso Plogojowitz è riportato, come già quello sui Vampiri di Medvegia, nel volume Il grande libro dei misteri irrisolti, di Colin & Damon Wilson. Nel Web il documento si ritrova in Google Books, per fortuna non interrotto dall'assenza casuale di pagine a causa della tirannia del copyright, che sa essere più fastidiosa dei succhiatori di sangue, soprattutto se anziché tutelare da gravi abusi è messa lì dal Principe del Malgoverno al solo scopo di impedire la diffusione della Conoscenza e di ostacolare il progresso scientifico. 

Note

(1) In serbo il nominativo del contadino è Petar Blagojević. Spesso i parlanti tedeschi hanno difficoltà a distinguere le occlusive sonore da quelle sorde in parole straniere, in particolare /b/ suona alle loro orecchie come /p/. Famoso è il caso dell'ex Pontefice Ratzinger, che anziché bambini diceva pampìni. Non è improbabile che la seconda rotazione consonantica abbia avuto origine da simili abitudini fonetiche. 
(2) L'inciso da me aggiunto è stato tradotto dal testo originale, che ha "und nach Raitzischer Manier zur Erden bestattet worden". Per non si sa quale ragione, nel testo italiano solitamente pubblicato questa spiegazione viene omessa. Ovviamente la Rezia non è in questo caso la provincia alpina dell'Impero Romano, ma l'adattamento di un toponimo serbo Rajca (Raitza). Questa risulta ancora in uso, ma non è facile trovarne traccia in Google se non si utilizza l'esatta ortografia.
(3) A quanto pare si tratta del villaggio che oggi è chiamato Kisilijevo. La cosa non è tuttavia sicura al 100%. Il testo tedesco originale ha Kisolova anziché Kisilova, cosa che non deve stupire, data la grande instabilità delle ortografie usate nel mondo germanofono per trascrivere i toponimi e gli antroponimi slavi.

(4) Corrisponde alla città serbo chiamata Ram, che si è sviluppata attorno all'omonimo castello. Chiaramente la scrittura Rahm è dovuta alle abitudini grafiche dei funzionari austriaci e non ha alcun fondamento etimologico, essendo la lettera -h- un mero segno diacritico utilizzato per esprimere la lunghezza della vocale precedente. Anche in questo caso, se non si azzecca la forma esatta, Google non mostra segni di grande malleabilità.   
(5) L'esplicito riferimento all'erezione è stato aggiunto, in quanto non figura nel documento originale, che ha soltanto
"welche wegen hohen Respect umgehe". Con ogni probabilità gli autori di questa spiegazione sono proprio gli Wilson, che hanno ritenuto necessario far capire al pubblico una frase un po' troppo ermetica.
(6) Il nominativo del funzionario imperiale non sembra essere menzionato da Colin e da Damon Wilson nel loro volume. Si tratta del Vicario Frombald. A quanto consta non è un personaggio ben tracciabile, tanto che alcuni pensano addirittura che il suo vero cognome fosse Fromann.