martedì 13 dicembre 2016

IL POLTERGEIST DI MAGONZA

Nell'anno 858 apparve nella diocesi di Mentz(1) [nei pressi di Bingen, sul fiume Reno](2) uno spirito dapprima manifestatosi col lancio di pietre e formidabili colpi contro i muri delle case, come se fossero battute da un grande maglio. Poi si era succeduta una seconda fase in cui lo spirito aveva incominciato a parlare per rivelare segreti e indicare gli autori sconosciuti di ruberie e altri fatti del genere, capaci di sconvolgere la pace della città. Da ultimo, egli aveva scatenato e concentrato la sua perversità su una sola persona, che si ingegnava a perseguitare in ogni modo, rendendola, vieppiù, odiosa presso tutti i concittadini facendo loro credere che essa fosse la causa prima dell'ira celeste che si stava abbattendo sulla città. Lo spirito non smise mai di tormentare la sua vittima, bruciò tutto il fieno nel fienile e dove si manifestava procurava degli incendi. I preti tentarono di placarlo per il tramite dell'esorcismo, con le preghiere e l'aspersione dell'acqua benedetta, ma per tutta risposta avevano ricevuto lanci di pietre che ne avevano feriti alcuni. Quando se n'erano andati, qualcuno fra i presenti aveva sentito lo spirito iniquo lamentarsi a voce alta, dicendo che da quel momento sarebbe stato costretto a trovare dimora nel cappuccio di uno di loro e precisamente da quello che aveva svergognato la figlia di un notabile della città. In questo modo, indifferente a tutto, lo spirito continuò a infestare il posto per altri tre anni e chissà per quanto ancora l'avrebbe fatto se il suo corpo, riesumato, non fosse stato dato alle fiamme su un grande rogo(3).

Sigeberto di Gembloux, Cronaca di Sigeberto
(Chronicon o Chronographia universalis)

L'autore di questo documento, Sigeberto di Gembloux (circa 1030 - 1112), detto in latino Sigebertus Gemblacensis, fu un monaco benedettino e uno storico. Quello che descrive è chiaramente un Poltergeist (dal tedesco poltern "bussare", Geist "spirito"). Il testo in italiano è riportato nel volume Il grande libro dei misteri irrisolti di Colin & Damon Wilson. 

Questa è un'altra versione, in un italiano un po' più arcaico, che ho trovato nell'interessantissimo trattato Dissertazioni sopra le apparizioni de spiriti e sopra i vampiri o i redivivi d'Ungheria e di Moravia etc, di Agostino Caimet (1756):

Nella Diocesi di Magonza si vide quest'anno uno Spirito, che si manifestà da principio gettando sassi, e battendo nelle mura delle case, quasi a gran colpi di mazzapicchio, indi parlando, e manifestando cose occulte, gli autori di alcuni furti, ed altre cose atte a seminare discordia tra vicini; finalmente rivolto a perseguitare furiosamente un particolare, e renderlo odioso a tutto il vicinato, pubblicandolo per cagione della divina collera contro tutto il villaggio, lo inseguiva da per tutto senza pausa, abbruciò le biade raccolte in sua casa, e appiccava il furto in tutti i luoghi, dove colui entrava.
I Greci(4) l'esorcizzarono, recitarono orazioni, aspersero d'acqua santa, e lo Spirito gettò sassi con danno di molte persone. Ritirati che furono i Preti, fu sentito come lamentarsi, e dire, che s'era nascosto sotto il piviale d'un Prete, e lo nominò accusandolo d'aver corrotta la figlia d'un benestante del luogo: continuò per tre anni a dar queste molestie, nè cessò prima di aver incendiate tutte le case di un villaggio.

Si noterà una discrepanza con il testo riportato nel libro degli Wilson. Infatti nel primo l'infestazione del Poltergeist ha fine soltanto quando viene esumato il cadavere di un uomo, lasciando credere che gli abitanti attribuissero l'accaduto a una ben precisa persona. Nel testo di Caimet invece non si fa menzione alcuna di un'esumazione: era lo spirito incendiario a provocare un grande rogo bruciando l'intero borgo. Per capire meglio l'accaduto, bisogna far riferimento a quanto scritto dal monaco di suo pugno. 

L'originale in latino ecclesiastico è reperibile in questo sito (pagina 163):


Lo riporto in questa sede.

In parochia Moguntina malignus spiritus evidens nequitiæ suæ indicium dedit. Nam primo lapides jaciendo, et parietes domorum quasi malleis pulsando, inde manifeste loquendo, furta etiam prodendo, discordias iner vicinos seminando, homines inquietabat. Denique animo omnium contra unum hominem commovit, quasi pro ejus peccatis cæteri talia paterentur. Cujus fruges in unum coacervatas incendit; qui ubicunque intrasset, statim domus illa exurebatur, ut jam ei nisi in agris locus manendi nullus esset. Propter hoc presbiteris letanias agentibus et benedictam aquam spargentibus, inimicus multis lapides jaciendo cruentatis, tandem aliquandiu quievit. Presbiteris recedentibus, inimicus flebiliter ululans, tandem presbiterum quendam nominatim exprimens, se, quando aqua benedicta spargebatur, sub cappa illius quasi familiaris sui latuisse professus est; accusans eum cum filia procuratoris concubuisse. Sic per triennium institit, donec ibidem cuncta ædificia incendio consumeret.

Come si può vedere, ci sono solo due possibilità. L'esumazione è stata un'invenzione di Colin e di Damon Wilson, oppure risale a una fonte errata, non diretta, a cui essi stessi hanno attinto ignari, non conoscendo neppure gli elementi basilari della lingua latina. Chiunque sia stato a manipolare la fonte, ha notevolmente esteso le informazioni date dal monaco Sigeberto. Questo fa capire quanto facilmente si propagano gli errori. Siamo nel regno della disinformazione. 

Note

(1) Se uno si basasse sul testo degli Wilson, sarebbe portato a credere che Mentz sia un'errata grafia di Metz. In realtà si tratta di Magonza, in tedesco Mainz. Deve quindi essere una forma monottongata. Tuttavia è attestata e non è stata generata dall'ignoranza di un copista anglosassone. Nella Wikipedia in inglese è presente la voce Mentz con tanto di spiegazioni. La fonte di questa variante deve essere il tedesco palatino Määnz. Il testo latino di Sigeberto ha l'aggettivo Mogontina
(2) La spiegazione con ogni probabilità è stata aggiunta dagli Wilson.
(3) Peccato che l'esumazione con rogo del cadavere non sia affatto presente nel testo latino di Sigeberto. Sarebbe stata un'attestazione interessante. Diffusissima nella mitologia germanica è l'idea di porre fine a un'infestazione ad opera di spiriti immondi bruciando sul rogo il cadavere della persona maligna che l'ha provocata. Queste pratiche trovano precisi riscontri anche nelle saghe islandesi. Dal paganesimo sono sopravvissute in epoca cristiana con la massima naturalezza: non risulta che abbiano trovato grande opposizione da parte degli ecclesiastici. I roghi, di vivi o di morti, non sono giunti in Europa dalle sabbie dei deserti del Medio Oriente: già documentati tra i Celti, erano ben comuni anche tra i Germani. Se al mondo scolastico nei paesi di lingua romanza fa comodo credere alla grande favola della "romanizzazione dei barbari", dirò invece che c'è stata una germanizzazione della popolazione preesistente nelle vesti, negli usi e nelle pratiche oggi definite "superstiziose".
(4) Sarà per la mia limitata conoscenza, ma non riesco proprio a comprendere perché i preti debbano essere chiamati "Greci". Probabilmente si tratta di un semplice refuso.

lunedì 12 dicembre 2016

IL VAMPIRO DI KISILOVA - TESTO ORIGINALE IN LINGUA TEDESCA


Nachdeme bereits vor 10. Wochen, ein dem Dorff Kisolova, Rahmer-District, gesessener Unterthan, Namens Peter Plogojovitz(1), mit tode abgegangen, und nach Raitzischer Manier zur Erden bestattet worden, hat sichs in ermeldetem Dorff Kisolova geäußert, daß innerhalb 8. Tagen, 9. Personen, so wohl alte als junge, nach überstandener 24. stündiger Kranckheit also dahin gestorben, daß, als sie annoch auf dem Todt-Bette lebendig lagen, sie öffentlich ausgesaget, daß obbemeldeter, vor 10. Wochen verstorbener Plogojovitz, zu ihnen im Schlaff gekommen, sich auf sie geleget und gewürget, daß sie nunmehro den Geist aufgeben müsten; Gleichwie dann hierüber die übrigen Unterthanen sehr bestürzet in solchem noch mehr bestärcket worden, da des verstorbenen Peter Plogovitz Weib, nachdem sie zuvor ausgesaget, daß ihr Mann zu ihr gekommen, und seine Oppanki(2) oder Schuhe begehret, von dem Dorff Kisolova weg, und sich in ein anders begeben. Sintemal aber bey dergleichen Personen, (so sie Vampyri nennen,) verschiedene Zeichen, als dessen Cörper unverweset, Haut, Haar, Barth(3) und Nägel an ihm wachsend zu sehen seyn müsten, als haben sich die Unterthanen einhellig resolviret, das Grab des Peter Plogojovitz zu eröffnen, und zu sehen, ob sich würcklich obbemeldete Zeichen an ihm befinden; Zu welchem Ende sie sich dann hieher zu mir verfüget, und nebst Andeutung vorerwehnten Casus, mich samt dem hiesigen Poppen(4) oder Geistlichen ersuchet, der Besichtigung beyzuwohnen: Und ob ihnen schon erstlich solches Factum reprobiret, mit Meldung, daß ein solches vorhero an eine Löbl. Administration unterthänig-gehorsamst berichten, und derselben hohe Verfassung hierüber vernehmen müste, haben sie sich doch keinesweges hierzu bequemen wollen, sondern vielmehr diese kurze Antwort von sich gegeben: Ich möchte thun was ich wollte, allein, wofern ich ihnen nicht verstatten würde, auf vorherige Besichtigung und rechtliche Erkandtnus(5) mit dem Cörper nach ihren Gebrauch zu verfahren, müsten sie Hauß und Gut verlassen, weil biß zu Erhaltung einer gnädigsten Resolution von Belgrad wohl das gantze Dorff (wie schon unter türckischen Zeiten geschehen seyn sollte) durch solchen üblen Geist zugrunde gehen könte, welches sie nicht erwarten wollten. Da man dann solche Leute weder mit guten Worten noch Bedrohungen von ihrer gefaßten Resolution abhalten kunte, derohalben habe ich mich mit Zuziehung des Gradisker Poppen, in gemeldtes Dorff Kisolova begeben, den bereits ausgegrabenen Cörper des Peter Plogojovitz besichtiget, und gründlicher Wahrheit gemäß folgendes befunden: Daß erstlich von solchem Cörper und dessen Grabe nicht der mindeste, sonsten der Todten gemeiner Geruch, verspühret, der Cörper, ausser der Nasen, welche abgefallen, gantz frisch, Haar und Barth, ja auch die Nägel, wovon die alten hinweggefallen, an ihm gewachsen, die alte Haut, welche etwas weißlich war, hat sich hinweg gescheelet, und eine neue frische darunter hervor gethan, das Gesichte, Hände und Füsse und der gantze Leib waren so beschaffen, daß sie in seinen Lebzeiten nicht hätten vollkommener seyn können: In seinem Munde habe ich nicht ohne Erstaunen einiges frisches Blut erblicket, welches, der gemeinen Aussage nach, von denen durch ihn Umgebrachten gesogen. In Summa, es waren alle Indicia vorhanden, welche dergleichen Leute (wie schon oben bemercket) an sich haben sollten. Nachdem nun sowohl der Popp, als ich dieses Spectacul gesehen, der Pöbel aber mehr und mehr ergrimmter als bestürtzter wurde, haben sie, gesammte Unterthanen, in schneller Eil einen Pfeil gespitzet, mit solchem den toden Cörper zu durchstechen, an das Hertz gesetzet, da dann bey solcher Durchstechung nicht nur allein häuffiges Blut, so gantz frisch, auch durch Ohren und Mund geflossen, sondern auch andere wilde Zeichen (welche wegen hohen Respect umgehe) vorgegangen. Sie haben endlich offtermelten Cörper, in hoc casu, gewöhnlichen Gebrauch nach, zu Aschen verbrannt. Welches dann E. Hochlöbl. Administration hinterbringen, und anbey gehorsamst unterthänigst bitten wollen, daß, wann hierinnen einen Fehler begangen haben sollte, solchen nicht mir, sondern dem vor Furcht außer sich selbst gesetzten Pöbel beyzumessen.
Actum. 6. April. 1725.
Kayserlicher(6) Provisor im Gradisker District.

Alcune osservazioni 

Il testo del Vicario Frombald si trova nella stessa pagina del sito in lingua tedesca che ospita il documento sui Vampiri di Medvegia: www.zauberspiegel-online.de.  La sua diffusione nel Web è abbastanza estesa, visto che lo si ritrova in un certo numero di blog e di forum dedicati al vampirismo. Non si capisce bene perché questo rapporto debba essere più popolare di quello di Fluchinger, che è ben più esteso e drammatico. A quanto pare sono il primo a diffondere la documentazione in lingua originale nella blogosfera italiana. Questa è una dimostrazione del quasi totale isolamento che sussiste tra il Web in italiano e quello in tedesco. Il fatto che io sia tra i pochissimi italiani germanofili non dovrebbe stupirmi. Del resto non basta certo una Merkel a farmi cambiare idea.  

Note  

(1) Il cognome Plogojovitz è riportato anche nella forma contratta Plogovitz. Nella traduzione italiana si utilizza l'ortografia Plogojowitz, con la lettera -w- al posto di -v-. In ogni caso deve essere chiaro che la pronuncia è la stessa in tutti i casi e che il fonema è /v/.
(2) Oppanki è l'adattamento della parola serba opanki, che indica un tipo di scarpe simili a robusti sandali da montagna. Il sostantivo è di genere femminile e la forma singolare è opanka. In croato si trova la forma maschile opanak "calzatura rozza". Dallo slavo il termine è giunto nel veneto di Dalmazia opanca, pl. opanche. Queste calzature sono citate anche da Leopold von Sacher-Masoch nel racconto La Journée de Gatzko, incluso nell'antologia Femmes slaves, pubblicata sulla Revue des Deux Mondes nel 1980.
(3) Barth "barba". Notevole la finale -th, che non ha tuttavia gran fondamento etimologico. Nella lingua attuale si scrive soltanto Bart
(4) Erkandtnus è arcaico per Erkenntnis "conoscenza". Si noti la vocale posteriore nel suffisso -nus e l'assenza di Umlaut palatale nella vocale radicale. Questa variante sembra continuare una situazione tipica dell'antico alto tedesco, in cui il suffisso si trovava come -nassi, -nissi o -nussi. In ultima analisi si tratta dello stesso suffisso che si trova nella lingua gotica come -nassus nelle parole þiudinassus "regno", horinassus "adulterio", kalkinassus "prostituzione", gudjinassus "ministero del prete", ibnassus "eguaglianza", etc.
(5) dem hiesigen Poppen "al Pope locale". Più sotto nel testo si legge des Gradisker Poppen "del Pope di Gradisca" (Gradisker è una forma aggettivale indeclinabile, proprio come Berliner "berlinese"). Ancora oltre si legge der Popp "il Pope". Il termine è un prestito diretto dal serbo-croato pop, in ultima analisi dal gotico papa "prete", a sua volta dal greco. La forma tedesca attualmente usata per indicare un ministro della Chiesa Ortodossa è Pope.

(6) Kaysericher è scritto per Kaiserlicher, con uno stravagante dittongo -ay- al posto del corretto -ai-.

IL VAMPIRO DI KISILOVA


Un uomo, di nome Peter Plogojowitz(1), era morto [ed era stato sepolto nella terra secondo il costume della Rezia](1). Egli viveva nel villaggio di Kisilova(2), nel distretto di Rahm(3) in Serbia. Trascorse dieci settimane, si era diffusa la voce che in quello stesso luogo, nel giro di una sola settimana ben nove persone, vecchi e giovani, erano morte a seguito di una fulmine malattia protrattasi non più di ventiquattro ore. Tutti, sul letto di morte, vevano dichiarato apertamente e pubblicamente che il suddetto Peter Plogojowitz, morto dieci settimane prima, era venuto a visitarli ai piedi del letto, li aveva vampirizzati dicendo loro che da lì a breve sarebbero diventati dei fantasmi. La convinzione che Peter fosse un vampiro era poi stata ulteriormente e fortemente confermata dalla testimonianza della moglie, la quale aveva rivelato che il marito defunto si era presentato pure a lei chiedendole le sue opanki, le scarpe, perché aveva intenzione di recarsi presso un altro villaggio. Poiché questi esseri (che vengono chiamati vampiri) possono essere riconosciuti da molti segni - come, per esempio, il corpo incorrotto, la pelle, i capelli, la barba e le unghie in continua crescita - i paesani avevano dunque deciso di scoperchiare la sua bara e vedere se questi segni fossero presenti. Con questa intenzione, essi erano venuti da me per raccontarmi i fatti, pregandomi di assistere all'operazione, unitamente al pope, il prete del villaggio. Quando, dapprincipio, mi ero rifiutato, dicendo che sarei stato costretto, per le mie funzioni, a segnalare ogni cosa all'amministrazione così che la loro stravagante convinzione sarebbe stata nota a tutti, essi non se n'erano dati per intesi, rispondendomi che a loro poco importava che cosa avessi fatto, perché l'unica cosa importante era che accettassi di assistere agli eventi con un riconoscimento ufficiale e legale, altrimenti tutti loro avrebbero fatto sapere a Belgrado di essere costretti, per causa mia, ad abbandonare le case e a lasciare il villaggio - cosa che, stando a loro, era già avvenuta almeno una volta al tempo della dominazione turca - perché uno spirito malvagio come quello avrebbe potuto ucciderli tutti e questo, ovviamente, nessuno di loro desiderava avvenisse.
Non essendo dunque in grado di oppormi a questa loro definitiva risoluzione, invitato con le buone e con le cattive, mi ero recato al villaggio di Kisilova, unendomi per strada al pope di Gradisk. Qui avevo avuto modo di vedere il corpo appena estratto dalla bara di Peter Plogojowitz, accorgendomi subito, prima ancora di dare inizio a qualsivoglia osservazione, che non esalava alcun fetore, come, al contrario, avrebbe dovuto succedere a un cadavere, visto che l'intero corpo, fatta eccezione per il naso che era corroso, era perfettamente intatto e fresco. Capelli e barba - ma anche unghie nuove che avevano scalzato le precedenti - avevano ocntinuato a crescere, mentre la vecchia pelle, dal colore lievemente biancastro, era scivolata via, lasciando ben intravedere la ricrescita di un nuovo strato di epidermide. Il volto, le mani, i piedi, in definitiva l'intero corpo si erano conservati intatti, e forse non erano stati così floridi neppure quando l'uomo era in vita. Devo confessare che non senza una grande sorpresa ebbi modo di notare del sangue fresco sulla sua bocca, quello stesso che, stando alle dicerie della gente, egli aveva succhiato alle sue vittime. In breve, tutti i segni distintivi erano presenti in lui, proprio come la gente si era aspettata di trovare. Dopo che sia io che il pope avevamo constatato tutto questo, mentre nel popolo più che il timore stava montando una rabbia feroce, qualcuno, con gande rapidità aveva appuntito un paletto di legno destinato a essere conficcato nel cuore del morto. Quando ciò era accaduto, sangue fresco era sgorgato in abbondanza, fuoriuscendo anche da tutti gli altri orifizi del volto, come le orecchie e la bocca. Ma questi non sono stati gli unici segni; ne abbiamo apprezzati altri che non sto qui a elencare [l'ufficiale sottintende il fatto che l'uomo, fra le altre cose, aveva avuto un'erezione](4). Alla fine di tutto, nel pieno rispetto delle loro usanze, avevano bruciato il corpo, in hoc casu, riducendolo in cenere. Su questi fatti ho ritenuto di dover informare la illustrissima amministrazione, chiedendo, in piena e totale umiltà e obbedienza, che se un qualche errore è stato compiuto, non venga a me attribuito ma alla folla, nella circostanza guidata da un formidabile terrore.
    Firmato: il funzionario imperiale del distretto di Gradisk(5).

Alcune osservazioni 

I fatti descritti in questo documento si sono svolti nel 1725, quindi qualche anno prima dei portentosi avvenimenti di Medvegia. Era per la regione balcanica un periodo di grande instabilità. La Serbia, acquisita agli Asburgo col trattato di Passarowitz nel 1718, sarebbe tornata agli Ottomani col trattato di Belgrado del 1938. In questo contesto, l'Impero inviava nei villaggi serbi i suoi funzionari per fare chiarezza sulle inquietanti voci di attività vampirica, che si moltiplicavano a dismisura generando panico tra il volgo. Proprio la pubblicazione dei resoconti sui succhiatori di sangue della Serbia, diffusa in Germania, in Inghilterra e in Francia, ha dato origine a epidemie di isterismo. Aleksej Konstantinovič Tolstoj, secondo cugino del più noto Lev, doveva conoscere bene sia il documento di Frombald su Kisilova che quello di Fluchinger su Medvegia. Utilizzò infatti tale materiale come fonte di ispirazione per scrivere il suo splendido racconto sull'argomento, La famiglia del Vurdalak (scritto nel 1839). L'opera dello scrittore russo può essere letta online alla seguente pagina (che come molti altri siti data il racconto al 1847): 


Il testo sul caso Plogojowitz è riportato, come già quello sui Vampiri di Medvegia, nel volume Il grande libro dei misteri irrisolti, di Colin & Damon Wilson. Nel Web il documento si ritrova in Google Books, per fortuna non interrotto dall'assenza casuale di pagine a causa della tirannia del copyright, che sa essere più fastidiosa dei succhiatori di sangue, soprattutto se anziché tutelare da gravi abusi è messa lì dal Principe del Malgoverno al solo scopo di impedire la diffusione della Conoscenza e di ostacolare il progresso scientifico. 

Note

(1) In serbo il nominativo del contadino è Petar Blagojević. Spesso i parlanti tedeschi hanno difficoltà a distinguere le occlusive sonore da quelle sorde in parole straniere, in particolare /b/ suona alle loro orecchie come /p/. Famoso è il caso dell'ex Pontefice Ratzinger, che anziché bambini diceva pampìni. Non è improbabile che la seconda rotazione consonantica abbia avuto origine da simili abitudini fonetiche. 
(2) L'inciso da me aggiunto è stato tradotto dal testo originale, che ha "und nach Raitzischer Manier zur Erden bestattet worden". Per non si sa quale ragione, nel testo italiano solitamente pubblicato questa spiegazione viene omessa. Ovviamente la Rezia non è in questo caso la provincia alpina dell'Impero Romano, ma l'adattamento di un toponimo serbo Rajca (Raitza). Questa risulta ancora in uso, ma non è facile trovarne traccia in Google se non si utilizza l'esatta ortografia.
(3) A quanto pare si tratta del villaggio che oggi è chiamato Kisilijevo. La cosa non è tuttavia sicura al 100%. Il testo tedesco originale ha Kisolova anziché Kisilova, cosa che non deve stupire, data la grande instabilità delle ortografie usate nel mondo germanofono per trascrivere i toponimi e gli antroponimi slavi.

(4) Corrisponde alla città serbo chiamata Ram, che si è sviluppata attorno all'omonimo castello. Chiaramente la scrittura Rahm è dovuta alle abitudini grafiche dei funzionari austriaci e non ha alcun fondamento etimologico, essendo la lettera -h- un mero segno diacritico utilizzato per esprimere la lunghezza della vocale precedente. Anche in questo caso, se non si azzecca la forma esatta, Google non mostra segni di grande malleabilità.   
(5) L'esplicito riferimento all'erezione è stato aggiunto, in quanto non figura nel documento originale, che ha soltanto
"welche wegen hohen Respect umgehe". Con ogni probabilità gli autori di questa spiegazione sono proprio gli Wilson, che hanno ritenuto necessario far capire al pubblico una frase un po' troppo ermetica.
(6) Il nominativo del funzionario imperiale non sembra essere menzionato da Colin e da Damon Wilson nel loro volume. Si tratta del Vicario Frombald. A quanto consta non è un personaggio ben tracciabile, tanto che alcuni pensano addirittura che il suo vero cognome fosse Fromann.

giovedì 8 dicembre 2016

I VAMPIRI DI MEDVEGIA - TESTO ORIGINALE IN LINGUA TEDESCA


Visum et repertum über die so genannte Vampirs, oder Blut-Aussauger, so zu Medvegia in Servien, an der türckischen Granitz den 7. Jan. 1732. geschehen.(1)

Nachdeme das Anzeigen geschehen, daß in dem Dorff Medvegia, die so genannten Vampirs, einige Personen, durch Aussaugung des Bluts umgebracht haben sollen:

Als bin ich auf hohe Verordnung eines allhiesigen Hochlöblichen Ober-Commando, um die Sache vollständig zu untersuchen, nebst darzu commandirten Herrn Officiern und 2. Unter-Feldscherern dahin abgeschicket, und gegenwärtige Inquisition in Beyseyn des der Stallathar Heyducken-Compagnie Capitain Gorschiz, Hadnack, Bariactar und ältesten Heyducken des Dorffes folgendermaßen vorgenommen und abgehöret worden. Welche denn einhellig aussagen, dass vor ungefehr 5. Jahren ein hiesiger Heyduck, Nahmens Arnond Paole sich durch einen Fall von einem Heuwagen(2) den Hals gebrochen; dieser hatte bey seiner Lebens-Zeit sich öffters verlauten lassen, daß er bey Gossowa in dem Türckischen Servien von einem Vampir geplagt worden sey, dahero er von der Erde des Vampirs Grab gegessen, und sich mit dessen Blut geschmieret habe, um von der erlittenen Plage entlediget zu werden.

In 20. oder 30. Tagen nach seinem Tod-Fall haben sich einige Leute geklaget, daß sie von dem gedachten Arnond Paole geplaget würden; Wie denn auch würcklich 4. Personen von ihm umgebracht worden.

Um nun dieses Übel einzustellen, haben sie auf Einrathen ihres Hadnacks, welcher schon vorhin bey dergleichen Begebenheiten gewesen, diesen Arnond Paole, beyläuffig 40. Tage nach seinem Tod ausgegraben, und gefunden, daß er gantz vollkommen und unverwesen sey, auch ihm das frische Blut zu denen Augen, Nasen, Mund und Ohren herausgeflossen, das Hemd, Ubertuch und Truhe gantz blutig gewesen, die alte Nägel an Händen und Füßen samt der Haut abgefallen, und dargegen neue andere gewachsen sind, weilen sie nun daraus ersehen, daß er ein würcklicher Vampir sey, haben sie demselben nach ihrer Gewohnheit einen Pfahl durchs Hertz geschlagen, wobey er einen wohlvernehmlichen Gächzer gethan, und ein häuffiges Geblüt von sich gelassen; Wobey sie den Cörper gleich selbigen Tag zu Aschen verbrennet, und solche in das Grab geworffen. Ferner sagen gedachte Leute aus, daß alle diejenige, welche von denen Vampirn geplaget und umgebracht würden, ebenfalls zu Vampirn werden müssen. Also haben sie die obberührte 4. Personen auf gleiche Art exequiret.

Dann fügen sie auch hinzu, daß dieser Arnond Paole nicht allein die Leute, sondern auch das Vieh angegriffen, und ihnen das Blut ausgesauget habe. Weilen nun die Leute das Fleisch von solchem Vieh genutzet, so zeiget es sich aufs neue, daß sich wiederum einige Vampirs allhier befinden, allermaßen in Zeit 3. Monathen 17. junge und alte Personen mit Tod abgangen, worunter einige ohne vorher gehabte Kranckheit in 2. oder längsten 3. Tagen gestorben.

Dabey meldet der Heyduck Jowiza, daß seine Schwieger-Tochter, Nahmens Stanacka, vor 15. Tagen sich frisch und gesund schlafen geleget, um Mitternacht aber ist sie mit einem entsetzlichen Geschrey, Furcht und Zittern aus dem Schlaff aufgefahren, und geklaget, daß sie von einem vor 9. Wochen verstorbenen Heyducken Sohn, Nahmens Milloe seye um den Hals gewürget worden, worauf sie einen großen Schmertzen auf der Brust empfunden, und von Stund zu Stund sich schlechter befunden, bis sie endlich den dritten Tag gestorben.

Hierauf seynd wir denselbigen Nachmittag auf den Freydhof, um die verdächtige Gräber eröffnen zu lassen, neben denen offt gemeldeten ältesten Heyducken des Dorffes ausgegangen, die darinnen befindliche Cörper zu visitiren, wobey nach sämtlicher Secirung sich gezeiget:

1.) Ein Weib, Nahmens Stana, 20. Jahr alt, so vor 2. Monathen nach einer 3. tägigen Kranckheit ihrer Niederkunfft gestorben, und vor ihrem Tod selbst ausgesagt, daß sie sich mit dem Blut eines Vampirs gestrichen hätte, folgendlich sie so wohl als ihr Kind, welches gleich nach der Geburt verstorben, und durch leichtsinnige Begräbnus von denen Hunden biß auf die Helffte verzehret worden, ebenfalls Vampiren werden müssen; ware gantz vollkommen und unverwesen; Nach Eröffnung des Cörpers zeigte sich in cavitate pectoris eine Quantität frisches extravasirtes Geblüts; Die vasa, als arteriae und venae nebst denen ventriculis cordis, waren nicht wie es sonsten gewöhnlich, mit coagulirtem Geblüt impliret; Die sämtliche Viscera, als Pulmo, hepar, stomachus, lien et intestina waren dabey gantz frisch, gleich bey einem gesunden Menschen; Der Uterus aber befande sich gantz groß, und externe sehr inflammiret, weilen Placentum, als auch Lochias bei ihr geblieben, dahero selbiger in völliger putredine war; Die Haut an Händen und Füßen, samt den alten Nägeln fielen von sich selbst herunter, hergegen zeigeten sich nebst einer frischen und lebhafften Haut, gantz neue Nägel.

2.) Ware ein Weib, Nahmens Miliza, beyläufftig 60. Jahr alt, welche nach 3. Monathlicher Kranckheit gestorben, und vor etlich und neunzig Tagen begraben worden; In der Brust befande sich viel liquides Geblüth, die übrige Viscera, waren gleich der vorgemeldeten in einem guten Stand. Es haben sich bey der Secirung die umstehende sämtliche Heyducken über ihre Fette und vollkommenen Leib sehr verwundert, einhellig aussagend, daß sie das Weib von ihrer Jugend auf wohl gekannt, und Zeit ihres Lebens gantz mager und ausgedörrter ausgesehen und gewesen, mit nachdrücklicher Vermeldung, daß sie in dem Grab zu eben dieser Verwunderungs-würdigen Fettigkeit gelanget sey: Auch derer Leute Aussage nach solle sie jetziger Zeit den Anfang derer Vampiren gemacht haben, zumalen sie das Fleisch von denen Schaafen, so von denen vorhergehenden Vampiren umgebracht worden, gegessen hätte.

3.) Befande sich ein 8. tägiges Kind, welches neunzig Täge im Grab gelegen, gleichermaßen in Vampirenstand(3).

4.) Wurde ein Heyducken Sohn, 16. Jahr alt, ausgegraben, so 9. Wochen in der Erden gelegen, nachdem er an einer drey tägigen Kranckheit gestorben ware, gleich denen andern Vampiren gefunden worden.

5.) Ist der Joachim, auch eines Heyducks Sohn, 17. Jahr alt, in drey tägiger Kranckheit gestorben, nachdem er 8. Wochen und 4. Tage begraben gewesen; Befande sich bey der Section gleicher gestalt.

6.) Ein Weib, Nahmens Ruscha, welche nach zehen tägiger Kranckheit gestorben, und vor 6. Wochen begraben worden, bey welcher auch viel frisches Geblüt nicht allein in der Brust, sondern auch in fundo ventriculi gefunden habe, gleichfalls bey ihrem Kind, so 18. Tage alt ware, und vor 5. Wochen gestorben, sich gezeiget hat.

7.) Nicht weniger befande sich ein Mägdlein von 10. Jahren, welche vor 2. Monathen gestorben, in obangezogenem Stande gantz vollkommen und unverwesen, und hatte in der Brust viel frisches Geblüt.

8.) Hat man des Hadnacks Eheweib samt ihrem Kind ausgraben lassen, welche vor 7. Wochen ihr Kind aber, so 8. Wochen alt ware, und vor 21. Tagen gestorben, dabey aber gefunden, daß so wohl die Mutter als Kind völlig verwesen, obowhl sie gleich der Erd und Gräber derer nächst gelegenen Vampiren gewesen waren.

9.) Ein Knecht des hiesigen Heyducken-Corporals, Nahmens Rhade, 23. Jahr alt, ist in 3. monathlicher Kranckheit gestorben, und nach 5. wochentlicher Begräbnus völlig verwesen gefunden worden.

10.) Des hiesigen Bariactar sein Weib, samt ihrem Kind, so vor 5. Wochen gestorben waren, gleicher massen völlig verwesen.

11.) Bey dem Stanche, einem Heyducken 60. Jahr alt, so vor 6. Wochen gestorben, habe ich ein häuffiges gleich denen andern liquides Geblüt in der Brust und Magen gefunden; das gantze Corpus ware in offt benannten Vampir-Stand(3).

12.) Milloe ein Heyduck 25. Jahr alt, so 6. Wochen in der Erden gelegen, befande sich gleichfals in ermeldtem Vampir-Stand.

13.) Stanoicka, eines Heyduckens Weib, 20. Jahr alt, ist in 3. tägiger Kranckheit gestorben, und vor 18. Tagen begraben worden; Bei der Secirung habe ich gefunden, daß sie in dem Angesicht gantz roth und lebhaffter Farbe ware, und wie oben gemeldet, sie von des Heyducks Sohn, Nahmens Milloe sey um Mitternacht um den Hals gewürget worden, sich auch augenscheinlich gezeiget, daß sie rechter Seiten unter dem Ohr eine blauen mit Blut unterloffenen Fleck eines Fingers lang gehabt; bey Herausnehmung ihres Grabes flosse eine Quantität frisches Geblüts aus der Nasen; Nach der Secirung fande ich, wie schon offt gedacht, ein rechtes balsamlich frisches Geblüt, nicht allein in der Höhle der Brust, sondern auch in ventriculo cordis; die sämtliche Viscera befanden sich in vollkommenen gesunden und gutem Stand; die Unter-Haut des ganzen Cörpers samt denen frischen Nägeln an Händen und Füssen, waren gleichsam gantz frisch.

Nach geschehener Visitation seynd denen Vampiren die Köpffe durch dasige Zigeuner herunter geschlagen worden, und samt denen Cörpern verbrennet, die Aschen davon in den Fluß Morava geworffen, die verwesene Leiber aber wiederum in ihre vorgehabte Gräber eleget worden. Welches hiemit nebst den mir zugegebenen Unter-Feldscherern bevestigen.
Actum ut supra.

      (L. S.) Johannes Fluchinger, Regiments Feldscherer, Löbl. B. Fürstenbuschl. Regiments zu Fuß.
      (L. S.) J. H. Sigel, Feldscherer von Löbl. Morallischen Regiment.
      (L. S.) Johann Friedrich Baumgarten, Feldscherer Löbl. B. Fürstenbuschl. Regiments zu Fuß.

Wir Endes Unterschriebene attestiren hiemit, wie, daß alles dasjenige, so der Regiments-Feldscheerer von Löblichen Fürstenbuschlichen Regiment, samt beyden neben unterzeichneten Feldscherers-Gesellen hieroben denen Vampirern betreffend in Augenschein genommen, in allen und jeden der Warheit gemäs, und in unserer selbst eigener Gegenwart vorgenommen, visitirt und examiniret worden. Zur Bekräfftigung dessen ist unsere eigenhändige Unterschrifft und Fertigung. Belgrad, den 26. Jenner 1732.

     (L. S.) Büttener, Obrist Lieutenant des Löbl. Alexandris. Regiments.
     (L. S.) J. H. von Lindenfels, Fenderich Löbl. Alexandrischen Regiments.

Alcune osservazioni 

Il testo in lingua tedesca non è facilmente reperibile in formato cartaceo. Tempo fa non era difficile trovarlo nel Web, riportato in forum sul vampirismo e sul soprannaturale. A quanto risulta l'unico sito rimasto a permetterne la consultazione è www.zauberspiegel-online.de. La sua pubblicazione in questa sede è dunque da ritenersi urgente: spesso documenti importanti scompaiono dal Web in seguito alla rimozione di una singola pagina. 

Come si può notare, nel XVIII secolo l'ortografia della lingua tedesca era decisamente più libera e creativa di quella in uso ai nostri giorni. Vi abbondavano grafie stravaganti come Dorff per Dorf "villaggio", Kopff per Kopf "testa", Helffte per Hälfte "mezzo, metà", Kranckheit per Krankheit "malattia", gantz per ganz "intero", Nahme per Name "nome", etc. La forte tendenza era quella di scrivere -ey- anziché -ei-, senza alcuna considerazione per l'etimologia delle parole: Wobey per Wobei "in cui". In parole di origine latina o romanza l'uso comune era di usare la lettera c per esprimere l'occlusiva /k/ (davanti a vocale centrale o posteriore, talvolta anche davanti alla vocale bemollizzata ö) oppure l'affricata /ts/ (davanti a vocale anteriore): Cörper per Körper "corpo", Compagnie per Kompanie "compagnia (militare)", Secirung per Sezierung "dissezione". Nel rapporto di Fluchinger non mancano i termini dotti di origine latina, come Pulmo, Viscera. In molti casi si tratta di parole greche mediate dal latino scientifico, come Hepar "fegato" e Stomachus "stomaco"

Note

(1) Notiamo l'uso della forma Granitz "frontiera" per il più frequente Gränitz. La forma odierna è Grenze "confine". Lutero ha usato la forma Grentze, contribuendo alla diffusione di questa parola; altri scrivevano Gränze. La sua origine ultima è slava, riconducibile a una protoforma *granica /'granitsa/. Responsabile di questo prestito è l'Ordine Teutonico, che lo ha adottato nel corso delle sue guerre contro i pagani.  
(2) Heuwagen "carro di fieno". La versione italiana ha "vagone", ma è chiaro che si tratta di un carro (Wagen) di fieno (Heu)
(3)
Vampirenstand, Vampir-Stand "vampirismo". Si tratta di notevoli composti di struttura arcaica, purtroppo caduti in disuso, formato a partire dal verbo stehen "stare (in piedi)". Un segno di vitalità di una formazione germanica delle parole, applicata anche a radici prese a prestito, come Vampir, di origine slava (cfr. russo upyr). Oggi si usa Vampirismus, formato in maniera più moderna. 

I VAMPIRI DI MEDVEGIA


Visum et repertum sul cosiddetto Vampiro o Succhiatore di Sangue, avvenuto a Medvegia in Serbia, sulla frontiera turca, il 7 Gennaio 1732.(1) 

Dopo essere stato trasferito nel villaggio di Medvegia (l'attuale città di Belgrado) il cosiddetto vampiro aveva ucciso alcune persone succhiando loro il sangue. Per questo motivo venni incaricato, su ordine dell'onorevole Comando Supremo, di fare piena luce sulla questione, unitamente ad alcuni altri ufficiali scelti, fra cui due medici subordinati. A seguito di questo, ho condotto e svolto la presente inchiesta presso la compagnia del capitano degli Stallath, il gruppo degli hayduks(2) (mercenari balcanici e fuorilegge arruolati, contrari al regime turco) Hadnack Gorschiz, il portabandiera e gli hayduk più anziani del villaggio. Tutti loro, concordemente, mi hanno testimoniato quanto segue. Circa cinque anni orsono, un hayduk di nome Arnod Paole si era spezzato il collo cadendo da un vagone. A proposito di quest'uomo, correva voce che per gran parte della sua vita, specialmente quando si trovava a Gossova nella Serbia turca, fosse stato perseguitato da un vampiro, fino a quando, per potersi liberare da quelle continue vessazioni, lui stesso non si era deciso a mangiare un po' di terra della tomba del vampiro e a succhiare del sangue. A un mese dalla sua morte, alcune persone avevano cominciato a lamentarsi del fatto che a loro volta erano minacciate dallo stesso Paole redivivo, timori quanto mai concreti dal momento che quattro di loro vennero trovati uccisi, si dice, da lui. Al fine di porre rimedio a questi fatti terribili, a quaranta giorni dalla sepoltura, su suggerimento dello stesso Hadnack, che già aveva avuto a che fare con fatti simili, la gente del posto aveva riesumato il suo corpo. Grande era stata la sorpresa di trovare un corpo pressoché intatto e nono corrotto e soprattutto con il viso tutto coperto di sangue che sembrava fresco, come se gli fosse uscito dagli occhi, dal naso, dalle orecchie e dalla bocca. Anche la bara e gli abiti erano sporchi di sangue. Le unghie delle mani e dei piedi erano cadute, ma avevano incominciato a crescerne delle nuove, al pari della pelle che in certi punti del corpo pareva rigenerata. Constatando da tutti questi indizi che Paole era dunque un vero vampiro, essi gli avevano conficcato un punzone di legno nel cuore - come era costume fare in questi casi - al che si era sentito il cadavere gemere e dal corpo era scaturito sangue abbondante. Poi lo avevano bruciato e nella bara avevano riposto soltanto le ceneri. Questo era stato fatto perché, secondo la tradizione, tutti coloro che venivano morsi e aggrediti da un vampiro erano costretti, loro malgrado, a diventare a loro volta vampiri. Per questo motivo pensarono di esumare anche le quattro persone che si diceva erano state uccise da Paole. Ma non era bastato, perché qualcuno aveva segnalato che il vampiro aveva contagiato anche del bestiame di cui si erano cibati in molti, per cui chissà quante persone erano diventate vampiri senza neppure saperlo; d'altro canto, in soli tre mesi, ben diciassette persone, vecchi e giovani, erano misteriosamente morte. Fra questi alcuni che non manifestavano alcuna malattia e che se ne erano andati nel giro di due o tre giorni, all'improvviso.

In aggiunta, l'hayduk Jovitsa riferisce che la sua figliastra, la giovane Stanacka, circa quindici giorni or sono era serenamente andata a letto, piena di freschezza e di vita, ma a un certo punto della notte si era destata, piangente e tremante, con un sussulto, gridando che il figlio di un altro hayduk di nome Milloe (un giovane che era stato sepolto solo nove giorni prima) l'aveva aggredita al collo per cibarsi del suo sangue. Da quel momento in avanti, oppressa da un peso terribile al petto, si era ammalata in modo gravissimo, peggiorando ora dopo ora, finché il terzo giorno era spirata, nel fiore della sua giovinezza. Davanti a queste dichiarazioni, quello stesso pomeriggio ci siamo recati nel cimitero del villaggio per scoperchiare le bare che l'anziano hayduk ci aveva indicato, al fine di esumare e sezionare i corpi dei defunti.

Ecco ciò che abbiamo trovato:

Una donna di nome Stana, di vent'anni, morta a seguito di un parto due mesi prima dopo tre giorni di sofferenza, la quale prima di morire aveva pubblicamente dichiarato di essere stata contagiata dal sangue di un vampiro - e con lei anche il neonato, morto subito dopo il parto e il cui corpo a causa di una sepoltura affrettata è stato in parte dilaniato dai cani selvatici - è anch'essa diventata un vampiro. Abbiamo trovato il suo corpo pressoché intatto e non corrotto. Sezionandolo, si è rintracciata in quella che i medici chiamano la cavitas pectoris una discreta quantità di sangue fresco extravascolare. Le cavità delle arteriae, come il ventriculus cordis sono apparse, come in genere accade, colme di sangue coagulato; mentre le viscere - intendo polmoni, fegato, stomaco, milza e intestino - erano fresche, come appartenenti ad un corpo vivente. L'utero, invece, risultava molto dilatato ed esternamente molto infiammato, placenta e lochia si erano mantenute al loro posto, anche se quest'ultima era completamente putrefatta. La pelle delle mani e dei piedi, con i resti delle unghie, era distaccata dal corpo, ma sotto si poteva notare non solo una fresca e nuova epidermide, ma anche una ricrescita di unghie nuove.

Una donna di nome Militsa, sessantenne, morta dopo due mesi di malattia, sepolta da oltre novanta giorni o forse di più. Nel corso dell'autopsia si è trovato molto liquido ematico nel petto, mentre le viscere sono risultate fresche come quelle del precedente caso. Tutti gli anziani hayduk presenti si sono meravigliati nel riscontrare un corpo ancora in carne e pressoché perfetto: meraviglia ancor più giustificata dal fatto che in vita l'avevano vista e conosciuta sin dalla gioventù come una donna segaligna e magra. Il fatto che nella bara, dopo tanto tempo, fosse addirittura ingrassata costituiva un evento davvero straordinario. Alcuni hanno fatto notare che la catena del vampirismo era iniziata proprio da lei, perché la donna si era cibata sovente della carne di quelle pecore che in precedenza erano state preda dei vampiri.

Un bimbo di circa otto anni, sepolto da circa novanta giorni, è stato trovato pure lui in condizioni di vampirismo.

Il figlio sedicenne di un hayduk, di nome Milloe, morto a seguito di una misteriosa malattia durata soltanto tre giorni, è stato dissepolto dopo essere stato inumato da oltre due mesi. Anche lui presentava evidenti segni di essere un vampiro.

Il diciassettenne Joachim, pure lui figlio di un hayduk, morto dopo tre giorni di sofferenze. Sepolto da due mesi e quattro giorni, alla dissezione si è rivelato un vampiro.

Una donna di nome Rischa, morta dopo dieci giorni di malattia, sepolta da circa sei settimane, è stata trovata col corpo in ottime condizioni, gran parte della carne ancora fresca e molto sangue presente non solo nel petto ma anche in fundo ventriculi. La stessa cosa per il suo bambinetto, morto a soli diciotto giorni cinque settimane prima.

In non peggiori condizioni è stata trovata una bambina di dieci anni, morta due mesi prima, il cui corpo è stato ritrovato completamente integro e incorrotto, con molto sangue fresco nel petto.

Anche la moglie di Hadnack è stata dissepolta con suo figlio. La donna è mancata settimane or sono, il figlio, di soli otto anni, ventun giorni prima. In questo caso ambedue i corpi sono stati ritrovati completamente decomposti e disfatti, pur essendo anch'essi seppelliti vicino e nella stessa terra e in bare del tutto simili a quelle delle altre persone che sono state scoperte essere vampiri.

Un attendente del caporale degli hayduk, di nome Rhade, un giovane di ventitre anni, morto dopo tre mesi di malattia, a cinque settimane dalla sepoltura è stato ritrovato completamente decomposto.

La moglie del portabandiera, assieme al suo bambino, sono stati trovati completamente decomposti.

Nel caso di Stanche, un hayduk di sessant'anni, morto da un mese e mezzo, si è riscontrata una buona quantità di sangue liquido, rintracciata, come negli altri casi, nel petto e nello stomaco. Il corpo rivelava evidenti segni di vampirismo.

Milloe, un altro hayduk di venticinque anni, rimasto sepolto per sei settimane nella terra, è stato pure lui ritrovato in condizioni di vampirismo.

Stanoicka (prima chiamata Stanacka), moglie di un hayduk, di ventitre anni, morta dopo tre giorni di malattia, sepolta da diciotto giorni. L'abbiamo ritrovata praticamente integra, con una carnagione vivida e rosea. Come si è già ricordato, essa venne vampirizzata da Milloe, il figlio dell'hayduk. Sul lato destro del volto, subito sotto l'orecchio sono evidenti dei segni bluastri come dei lividi lunghi come un dito (prova evidente che era stata aggredita da un vampiro). Nel momento in cui è stata estratta dalla bara, dal naso le è uscita una notevole quantità di sangue. Nel corso della dissezione anche in questo caso - come in molti di quelli già menzionati - ho constatato la presenza e non solo nella cavità pettorale, ma anche nel ventricolo del cuore. Tutte le viscere sono state trovate in ottime condizioni, la pelle del corpo integra e le unghie di mani e di piedi risultavano fresche.

Terminati questi esami, gli zingari del villaggio hanno spiccato il capo ai cadaveri dei vampiri riconosciuti e quindi li hanno bruciati accanto ai corpi gettando poi le ceneri nelle acque della Morava, mentre i corpi, normalmente decomposti, delle altre persone non risultate vampiri sono stati rideposti nelle bare e reinterrati. Di tutto questo io faccio attestazione, unitamente ai seguenti ufficiali medici di comprovata capacità che mi hanno assistito nelle operazioni di dissezione. Actum ut supra:

   L.S. Johannes Fluchinger(3), ufficiale medico di reggimento di fanteria dell'onorevole B. Fürstenbusch(4) (sic)
   L.S. J.H. Diesel, ufficiale medico del reggimento dell'onorevole Morall  
   L.S. Johann Friedrich Baumgarten, ufficiale medico del reggimento di fanteria dell'onorevole B. Furstenbusch (sic).

I sottoscritti attestano che tutte le osservazioni che gli ufficiali medici del reggimento dell'onorevole Furstenbusch (sic) hanno con tanta meticolosità rilevato in fatto di vampiri - trovando concordi nelle loro annotazioni anche altri medici - sono in tutto e per tutto veritiere e ogni aspetto è stato esaminato, osservato e constatato in nostra presenza. A conferma di quanto scritto seguono qui in calce, le nostre firme autografe, da noi medesimi siglate, addì 16 gennaio 1732 in Belgrado.

   L.S. Buttener(5) (sic), tenente colonnello del reggimento dell'onorevole Alexandrian
  L.S. J.H. von Lindenfels, ufficiale del reggimento dell'onorevole Alexandrian.

Alcune osservazioni 

Il testo in questione è stato pubblicato in più post sul blog Esilio a Mordor sul finire dell'anno 2006. Ricordo che all'epoca aveva riscosso un certo successo tra i lettori. La narrazione aveva stupito non poche persone, qualcuno addirittura ne era entusiasta perché gli sembrava di viverla come in un film. Erano cose che su Splinder accadevano, prima che i lettori si rarefacessero fin quasi a scomparire. Pensandoci sono invaso da una grande tristezza. Il Visum et repertum si può trovare su numerose pagine nel Web, come ad esempio questa: 


La fonte è Il grande libro dei misteri irrisolti, di Colin Wilson e Damon Wilson. La presente traduzione italiana non è stata fatta direttamente dal testo originale in tedesco, ma dalla sua versione in inglese, probabilmente dallo stesso traduttore del libro degli Wilson, Franco Ossola. Ho riportato il testo tal quale, aggiungendovi soltanto il titolo e lasciando i refusi, che ho etichettato con (sic)

Il rapporto è stato stilato da cinque coscienziosi ufficiali dell'Impero Austriaco, di cui tre erano medici. Si noterà che questi ufficiali non hanno riportato cose riferite e contaminate da mitologemi, ma soltanto quello che hanno visto con i propri occhi. Difficile liquidare lo scritto come mera superstizione. L'esperienza degli ufficiali medici in fatto di autopsie era grande: difficilmente avrebbero potuto essere ingannati, giungendo per qualche ubbia a definire "sangue" un qualche tipo di liquame d'altra natura che avessero trovato nei cadaveri indecomposti. Si noterà poi che i fatti sono avvenuti nel Secolo dei Lumi, nel caso a qualche lettore venisse in mente di bofonchiare qualcosa sul cosiddetto "oscurantismo medievale".  La spiegazione più razionale che si trova è questa: alcuni cadaveri sono stati sepolti in un terreno ricchissimo di salnitro, che ne ha favorito la conservazione, mentre altri, privi di tale apporto minerale e collocati in un terreno molto umido, hanno finito col putrefarsi in tempi molto rapidi. Certo, questo non spiega il sangue. Si deve ammettere, comunque la si metta, che la lettura del documento di Fluchinger è in grado di procurare una certa inquietudine anche alle menti più lucide.  

Note

(1) Il titolo non si trova nel documento riportato nel libro degli Wilson. 
(2) Il termine serbo-croato hajduk /'χaɪ̯du:k/ si traduce con "bandito, brigante" e deriva dall'ungherese hajdúk, plurale di hajdú "fante". Questo vocabolo sembra connesso con hajtó "abigeo", a sua volta dal verbo hajt- "piegare", di origine uralica. Il termine hajtó potrebbe essere stato preso a prestito dal turco come haidut "fante ungherese", poi tornato nella lingua d'origine per effetto boomerang. Nel testo in tedesco questo vocabolo è scritto heyduck. Il suffisso -s del plurale riportato nel testo in italiano è incongruo e non è ripetuto: è dovuto al traduttore, che deve essere partito da una traduzione inglese. Il testo in tedesco non ne mostra ovviamente traccia.
(3) Il cognome è riportato come Fluchinger anche nel testo originale, tuttavia si trova attestato anche con le varianti Fluckinger e Fl
ückinger. Non si tratta dunque di corruzione da parte del traduttore. Non sono chiare le motivazioni delle oscillazioni ortografiche riscontrate.
(4) Nel testo originale si usa una forma aggettivale Fürstenbuschl. (abbreviazione di Fürstenbuschlich), derivata dal cognome Fürstenbusch, riportato male dal traduttore. Che questi non abbia alcuna dimestichezza con la lingua tedesca è palese; forse l'Umlaut era stato tralasciato già nella traduzione inglese.
(5) Il cognome vero è Büttener. Ancora una volta manca l'Umlaut. 

domenica 4 dicembre 2016


L'AMORE AL TEMPO DEI MORTI

Titolo originale: Born with the Dead
Autore: Robert Silverberg
Lingua originale: Inglese
Genere: Fantascienza, Dark Science Fiction

Composizione:
 un romanzo breve + un racconto
Anno:
 1974
I pubblicazione in Italia: 1993*
   (Casa Editrice Nord)
II pubblicazione in Italia: 2006
Casa editrice: Fazi Editore

Collana: Le Strade
Numero collana: 111 
Numero pagine: 206
Codice ISBN: 978-8881127740
Traduttori: Carla Vannuccini, Marco Pittoni 
Premi:
   Nebula Award for Best Novella, 1974
   Locus Award for Best Novella, 1975

*Si tratta dell'antologia intitolata Oltre il limite. Nella pagina della Biblioteca Galattica è datata 1971, ma questo è assurdo: sarebbe un caso di pubblicazione nell'universo tachionico, in cui l'effetto precede la causa e i libri possono essere dati alle stampe prima di essere scritti. In realtà è un refuso. Solo uno dei racconti che compongono la raccolta è datato 1971: questa data è stata estesa all'intero volume.  

Sinossi:

Il libro è composto da un romanzo breve e da un racconto: 
1) L'amore al tempo dei morti (Born with the Dead,
    1974)
2) La Partenza (Going, 1971) 

L'amore al tempo dei morti parla di una improbabile fine del XX secolo (ormai è il passato), in cui chiunque lo voglia può essere resuscitato dalla morte tramite la tecnologia. Questi morti vivono in luoghi loro destinati, le Città Fredde, conducendo una vita apparentemente normale, mangiando, defecando, pensando, andandosene a spasso e avendo persino qualche rudimentale attività sessuale. Un uomo, Jorge (no, non è il famoso Pompeo Bergoglio), soffre per la dolorosa perdita della moglie, che ama moltissimo. La donna aveva lasciato come sua ultima volontà quella di essere riportata in vita, così dopo il trapasso è stata portata in una Città Fredda e il suo desiderio è stato realizzato. Una volta resuscitati, questi morti hanno una personalità diversa da quella che avevano in vita, il loro comportamento è difficilmente comprensibile. Il punto è che Jorge continua ad essere innamorato follemente della moglie e cerca in tutti i modi di contattarli, nonostante siano vietati contatti tra vivi e morti. La insegue in capo al mondo e si rivela un fastidiosissimo stalker (molesto persino per il lettore costretto a sopportarne l'idiozia). Questo fino all'inatteso colpo di scena... 

La Partenza parla di un mondo in cui la medicina ha fatto tali progressi da prolungare la vita degli esseri umani. Siccome le persone vivono ben oltre il secolo, la demografia è fortemente controllata, in modo tale da evitare al pianeta di soffocare. Il problema è che perché qualcuno nasca, qualche anziano deve rinunciare a tirare avanti per altri decenni. Si è così sviluppata una nuova religione di sapore nettamente dianetico, affine alle tante sette americane cosiddette del "potenziale umano". Il fondamento di questa forma di condizionamento mentale è il concetto di Partenza. Il vocabolo è un eufemismo e allude con grande chiarezza all'eutanasia, presentata come un atto di somma generosità nei confronti delle nuove generazioni. Il verbo eufemistico Andare, scritto con la maiuscola, assume quindi una valenza mistica. Il racconto è imperniato sulla figura e sulla vita di Henry Staunt, un compositore ultracentenario di fama mondiale, che pur essendo ancora perfettamente sano, all'improvviso è colpito da un'ispirazione inspiegabile e decide di essere portato alla Casa del Commiato per Andare, ossia per essere terminato. 

Recensione:

Pur avendo grande stima per Robert Silverberg e apprezzatondo molte sue opere, devo ammettere che questo libro non mi è piaciuto affatto. Il primo racconto, L'amore al tempo dei morti, l'ho trovato noiosissimo, al punto che ho fatto una gran fatica a finirlo. Quando comincio a leggere un libro capisco subito se mi piacerà o se farà schifo, a volte già dalle prime righe. Mi guida una specie di intuizione. Forse ho sbagliato a non immergermi nella lettura portandola a termine in breve tempo. Si tratta infatti di uno scritto paragonabile a un bicchiere pieno di kefir o di pulque: bisogna berlo tutto d'un fiato. Forse a indisporre è l'ambientazione così stonata, in cui eventi mirabolanti avvengono in anni che sono ormai alle nostre spalle. Si è come presi da una specie di indefinibile amarezza. Questo scritto non appartiene al nostro tempo. Infatti è stato concepito in un'epoca che ancora guardava all'anno 2000 come a un faro in cui si sarebbe realizzato come per incantesimo tutto ciò che la mente umana avrebbe potuto sognare. Le cose sono andate in modo ben diverso. Adesso tutto ci appare chiaro, ma negli anni '70 dello scorso secolo non era così. Si tendeva ad accelerare il progresso scientifico e tecnologico nell'immaginario, facendolo impennare negli anni '90, materializzando dal nulla cose che sono ancor oggi del tutto irrealizzabili. Allo stesso modo alcuni autori dipingevano la fine del secolo come teatro di viaggi interstellari o come luogo pieno di robot. Robert Silverberg in quel lasso di tempo ha addirittura resuscitato i morti. Siamo ormai nel dominio dell'archeofantascienza


Il secondo racconto, La Partenza, avrebbe potuto chiamarsi Geriatric Park, proprio come le esilaranti sequenze nate dalla fantasia di Leslie Nielsen e incorporate nel film Una Pallottola Spuntata 331/3 - L'insulto finale. Si respira un'aria pesantissima, anche se dolciastra come l'asfissia da monossido di carbonio. Il racconto, nel perfetto stile americano della "story of my life", è lento ed estenuante, anche se nettamente migliore di Born with the Dead. Pur essendo ben più plausibile di un mondo in cui i cadaveri resuscitati deambulano, parlottano e fanno safari per cacciare i dodo e i moa, resta comunque un parto dei reami dell'improbabilità. Si fonda infatti sull'assunto che gli esseri umani trovino il modo di controllare su tutto il globo l'impulso di pullulare come cagnotti. Questo è il punto. Il dato ineliminabile e tragico della sovrappopolazione del globo terracqueo viene bellamente ignorato, come se tutto potesse essere risolto con qualche trovata propagandistica. Pensare che questo sia possibile è pericoloso. Nessuno slogan, nessun condizionamento scolastico si è mai dimostrato capace di spingere le masse acefale a tenere a freno i propri deleteri impulsi sessuali. Si capisce che senza un controllo della sessualità e della procreazione a livello planetario - non solo in Occidente, ma soprattutto nelle aree a più elevato tasso di incremento demografico - l'idea di una civiltà umana stabile e pacifica può ritenersi una puerile utopia. 

Moltissimi concordano sul fatto che con questo volume Silverberg abbia anticipato i temi della bioetica e i loro deprimenti sviluppi. Si tratterebbe di uno scritto profetico. Eppure leggendolo si ha l'impressione che sia tutto stonato, che nulla corrisponda davvero a ciò che dobbiamo vivere ai nostri giorni, dove la quasi immortalità è concessa ai topi di laboratorio, ormai immuni da qualsiasi malattia e persino in grado di riparare cancri e fratture della schiena, mentre tali brillanti risultati faticano molto a essere trasferiti agli umani. L'amarezza è inevitabile: nel mondo reale del presente i sofferenti continuano a soffrire e il loro trapasso viene ostacolato dall'ingerenza di ecclesiastici incartapecoriti. Anche le previsioni che si possono trarre concordano poco con il placido mondo di Going. Quando il pungiglione di Thanatos avrà preso uno dopo l'altro tutti i porporati, quando l'invecchiamanto dell'Occidente avrà raggiunto livelli insostenibili, inizierà una sistematica rimozione di tutti i degenti non assistibili, che saranno implacabilmente eliminati. Saranno distribuiti kit per l'eutanasia e decine di milioni di persone subiranno rimozione dalla società - e questo senza che sia cambiata una virgola nelle carte costituzionali delle nazioni. Il Grande Genocidio avverrà in condizioni di piena ed effettiva democrazia, la stessa che oggi impedisce ai paralizzati di porre termine ai loro giorni. La popolazione che sostituirà gli estinti occidentali verrà da zone in cui i feti vengono prodotti con ritmi di accrescimento tipici delle mosche carnarie.     

Isaac Asimov ha dichiarato: "Silverberg va oggi dove la fantascienza andrà domani". Una sentenza brillante, certo, anche se ho i miei dubbi che si possa considerare veritiera. La fantascienza langue come una pozza stagnante destinata a inaridirsi, esponendo all'implacabile sole girini morenti. Il mondo reale procede verso la sua Nemesi a passi da gigante e quanto sognato da Silverberg appare persino idilliaco. In ogni caso, potendo scegliere, troverei splendido poter lasciare la desolazione della Terra dei Morti per trasferirmi su Majipoor. 

Reazioni nel Web

A quanto pare questo libro è come il piatto nazionale scozzese detto haggis, composto da uno stomaco di agnello ripieno di interiora macinate con cipolla e altri ingredienti: o è amatissimo o è odiatissimo, senza mezze misure. Queste sono le brevi recensioni riportate su Anobii.


Si nota che i navigatori SpeakingParts e Karmillion commentano anche un terzo racconto, intitolato Thomas l'araldo (1972), che era incluso nell'antologia Oltre il limite (1993) e che non è stato pubblicato nel volume di Fazi Editore del 2006.

sabato 3 dicembre 2016


IL LIBRO DEI TESCHI 

AKA: Vacanze nel deserto
Titolo originale:
The Book of Skulls
Autore: Robert Silverberg
Lingua originale:
 Inglese
Genere: Fantastico, dark fantasy 
I pubblicazione: 1972
I pubblicazione italiana: 1975
   (Andromeda n. 18)
II pubblicazione italiana: 1991
   (Classici Urania n. 172*)
  
III pubblicazione italiana: 2004
   (con nuova traduzione)
Casa editrice: Fazi Editore
Collana: Le strade
Numero collana: 85
Numero pagine: 255
Codice ISBN: 9788881125463
Traduzione: Marco Pittoni

*Non è il n. 192, come erroneamente riportato su Fantascienza.com.

Trama:

Siamo nell'epoca dei Beatnik. Quattro studenti pieni pieni zeppi di fumo e di illusioni si dirigono verso il deserto dell'Arizona alla ricerca di una conventicola monastica che custodirebbe il segreto dell'immortalità. È la Confraternita dei Teschi, il cui testo sacro è il Libro dei Teschi (Liber Calvariarum), articolato in numerosi Misteri. Una copia manoscritta dell'antico testo è stata ritrovata per puro caso da Eli, un giovane filologo ashkenazita newyorkese studioso di lingue morte. Il testo è scritto in un idioma definito "corrotto" e di difficile comprensione, che consiste in una forma di tardo latino in cui emerge già una sorta di proto-catalano. Subito l'ashkenazita parla della sua scoperta ai suoi compagni di stanza, convincendoli a seguirlo in quella che fin da subito appare come un'impresa dissennata. Secondo il Libro dei Teschi, la Confraternita non sottopone alla Prova singoli candidati, ma esclusivamente gruppi di quattro. Solo due dei quattro possono ottenere di essere accolti: degli altri uno dovrà suicidarsi e uno dovrà essere ucciso. I quattro giovani, di estrazione sociale molto diversa, si mettono in viaggio, alternando fede assoluta nella promessa di vita eterna a momenti di scetticismo. Le cose non andranno come previsto... 

Recensione:

Pur essendo Silverberg un eminente autore di fantascienza (talvolta con sfumature fantasy ed erotiche, come nel Ciclo di Majipoor), questo suo capolavoro non tocca la SF nemmeno di striscio. Nonostante ciò alcuni lettori considerano pertinente al genere fantascientifico l'immortalità custodita dalla Confraternita dei Teschi. Immortalità a mio avviso fantomatica, se devo essere sincero. Non mi pronuncio troppo per non spoilerare, ma devo ammettere che gli eventi non chiariranno affatto se i settari simili a fratacchioni ossessionati dai teschi siano davvero in possesso della formula magica per tenere lontano l'artiglio di Azrael e sconfiggere la Morte. Se anche fosse, non si tratterebbe comunque di una trovata tecnologica futuribile, semmai di magia.

Il libro ha uno schema narrativo piuttosto inconsueto: non è diviso in capitoli consequenziali, ma presenta in modo alterno le riflessioni dei quattro protagonisti che procedono verso la loro meta, dividendo la narrazione in brevi sezioni intitolate ogni volta col nome del narratore che espone e commenta gli eventi: Eli, Ned, Timothy, Oliver. 

Il Bello, il Ricco, il Sodomita e l'Ebreo

Eli è l'ebreo ashkenazita. È descritto come un tipico rappresentante della fauna anerobica di New York. Passa le sue giornate nei sotterranei dell'università a frugare tra volumi polverosi abbandonati alla rinfusa. Dismorfofobico, probabilmente pieno di complessi di inferiorità per il suo aspetto fisico corrispondente ai peggiori stereotipi antisemiti, lamenta di continuo la sua estrema difficoltà ad avvicinare le ragazze, il cui contatto fisico desidera ardentemente. Insomma, si tratta di un nerd erotomane che suppura nelle sue fantasie pornografiche.

Ned è il sodomita. Descritto come una "checca", è in realtà unicamente attivo e non disdegna fugaci avventure con ragazze, che sceglie in modo sistematico tra le più racchie, penetrandole al solo scopo di far spurgare il fallo in mancanza di amanti di sesso maschile. Nativo di Boston, la sua famiglia è di orgine irlandese e fortemente cattolica. Nonostante l'opprimente educazione religiosa ricevuta, Ned è stato capace di maturare un senso critico e di distaccarsi dal mondo dei preti. Interessato in modo morboso alla poesia decadente, coltiva lui stesso velleità poetiche. Secondo alcuni, si tratterebbe di uno tra i primi personaggi omosessuali nel panorama della fantascienza. Non essendo però quest'opera ascrivibile alla SF, bisognerà cercare altrove. 

Timothy è il ricco. Proviene da una potente famiglia aristocratica WASP in cui per ben otto generazioni nessuno ha mai avuto la benché minima necessità di lavorare. A causa di questa condizione privilegiata è fermamente convinto che il mondo intero sia come il villaggio dei Puffi. Ogni cosa la vede come un gioco e in realtà non crede realmente al contenuto del Libro dei Teschi. Per lui l'impresa è soltanto un'occasione per una nuova avventura. Eppure sotto questa personalità larvale e anodina, il plutocrate deve convivere con qualcosa di terribile, che farebbe strillare dall'orrore la massima parte delle lettrici, specie quelle più sensibili.

Oliver è il bello. Campagnolo del Kansas, incarna il tipico modello di americano robusto e biondo, amatissimo dalle femmine per cui dimostra a sua volta una fortissima attrazione. Ipersessuale, è tuttavia poco attratto dalla subcultura della droga tanto in auge nel contesto studentesco della Beat Generation: sostiene che il suo massimo sballo lo ottiene con un bicchier di vino rosso ma evidentemente non sa che il fumo passivo di erba equivale a quello attivo. Sotto la maschera del contadinotto ingenuo nasconde un segreto che all'epoca era ritenuto terribile, mentre al giorno d'oggi potrebbe al massimo dare origine a una canzonaccia di Povia.

I Frati del Diavolo 

I fratacchioni della Confraternita dei Teschi sono furbi, come tutti i loro simili di altri ordini. Non sono poi tanto ascetici. Ben poco rilevante è il fatto che si fabbricano una birra di frumento e un liquore d'erbe, bevendone ad ogni pasto. Il fatto più significativo è che usano delle prosperose adepte di sesso femminile per far tracimare il loro surplus di produzione spermatica, facendo passare queste pratiche per buone e sante. In altre parole, sono dediti a tregende e a sabba, con la scusa di riportare l'armonia nel mondo. Sono pieni zeppi di baggianate New Age e fanno credere di provenire da Atlantide, di essere tanto vetusti da aver visto con i propri occhi i tempi dei Faraoni e i tempi di Cristo. A volte viene ai giovani studenti il sospetto che i fratacchioni siano eredi degli Aztechi, dato che hanno il convento pieno zeppo di ornamenti fabbricati nello stile di quelle genti mesoamericane. Con le adepte lascive i falsi santi parlano una lingua che nessuno riesce a identificare: Eli ipotizza che possa trattarsi proprio della lingua degli Aztechi. Evidentemente lo studente non conosce una sola sillaba della splendida lingua Nahuatl, e sarebbe bastato anche leggerne una descrizione per riconoscerla all'istante, tanto peculiari sono i suoi suoni. In realtà si può dimostrare che gli Aztechi non c'entrano proprio nulla. La dieta dei monaci esclude il mais e ritiene come solo cereale lecito il frumento, segno che la setta non può avere un'origine mesoamericana, senza contare il fatto la lingua in cui è scritto il Libro dei Teschi. Tutto è molto sospetto e innumerevoli sono gli indizi che puntano a una mistificazione. Una mente acuta non si sarebbe lasciata ingannare. Il Nono Mistero del testo scacro della Confraternita recita: "Il prezzo di una vita deve essere sempre un'altra vita". Sembra una frase moderna: in epoca medievale, data la diversità della forma mentis, lo stesso concetto sarebbe stato espresso in modo completamente diverso. 

Un'opera autentica e antibuonista

Quello che mi è piaciuto in questo capolavoro di Silverberg è il suo profondissimo disprezzo per la piaga della political correctness, per quel buonismo disgustoso e ostentato che affligge questi tempi sciagurati. Cosa a dir poco splendida e mirabile, non vi si trova ombra di femminismo. Al giorno d'oggi non si potrebbe più scrivere un testo così potente. Ad ogni riga si solleverebbero carampane isteriche e strepitanti (di entrambi i sessi), tanto che l'autore finirebbe boicottato e non arriverebbe da nessuna parte. Se possiamo leggere in santa pace Il Libro dei Teschi, se possiamo trovarlo in qualsiasi biblioteca o libreria e nessuno ci fracassa i coglioni, è perché si tratta di un fossile. Siamo di fronte a qualcosa che è giunto dall'epoca pre-buonista ed è rimasto immune alla censura che poi si sarebbe imposta in tutto il declinante Occidente. Un fenomeno analogo, anche se in forma ben più estrema, ha colpito i Canti di Maldoror di Lautréamont, che sono acquistabili da chiunque, eppure se qualcuno oggi scrivesse e pubblicasse cose simili finirebbe in galera all'istante. 

La lingua del Liber Calvariarum

Robert Silverberg non ci fornisce nemmeno un esempio concreto della lingua in cui è scritto il Libro dei Teschi. Nemmeno una frase fatta e finita. Ci fa capire che si tratta di una forma intermedia tra il latino volgare e uno stadio primitivo del catalano, evidentemente infarcita di un gran numero di prestiti e di locuzioni dal latino ecclesiastico. Senza dubbio un idioma informe e instabile, poco adatto ad esprimere idee di particolare complessità. Non c'è bisogno di chiedersi perché l'autore non abbia immaginato il testo sacro scritto in latino: senza dubbio l'ha fatto per aumentare l'atmosfera di fitto mistero e di turbamento. Va notato che la lingua catalana conserva il vocabolo latino calvaria "teschio", che si è evoluto in calavera (pl. calaveres). La stessa voce si trova anche in altre lingue neolatine della Penisola Iberica: spagnolo calavera, portoghese e galiziano caveira. Non mi risulta che esistano forme simili in altre regioni della Romània. Notevole è l'anaptissi, che tuttora non ha una chiara spiegazione. La protoforma doveva suonare CALAVAIRA. Supplico in minima parte alla mancanza dell'autore: la formulazione di Liber Calvariarum nel suo volgare "corrotto" doveva essere qualcosa come ELLU LIBRU DE ELLAS CALAVAIRAS. Come già in altre occasioni, Silverberg mostra un certo interesse per la linguistica, tanto da inventare nomi che presuppongono un certo ragionamento, metodico e affascinante. Non sembra tuttavia essere un filologo tanto appassionato da dare origine a veri e propri trattati. 

Le glosse Yiddish

La versione di Fazi Editore include un glossario che spiega alcuni termini espressivi della lingua Yiddish che ricorrono nella narrazione, usati dall'ashkenazita Eli. Ho potuto constatare che questo glossario manca del tutto nell'edizione di Mondadori del 1991, Classici Urania n. 172. Allo stesso modo non si trova traccia di questa appendice nelle versioni in altre lingue: evidentemente è stata aggiunta espressamente per l'edizione italiana del 2004. Alcuni termini sono di chiara etimologia germanica, mentre altri sono assai incerti e presentano caratteri quasi onomatopeici. Particolare attenzione merita una serie di vocaboli allitteranti: schmeggege, schlemihl, schlemazel, schmendrick, schlep, il cui significato corrisponde all'incirca a "minchione". Essi vengono spesso salmodiati da Eli tutti in fila ogni volta che ammette qualche errore commesso. Altre parole sono tratte tali e quali dalla lingua ebraica, come goy "non ebreo", col suo plurale goyim; altre ancora sono di chiara origine germanica, come shvartzer "negro"

Reazioni nel Web

Su Anobii si trova un certo numero di commenti, alcuni dei quali eulogistici e altri un po' critici. Riporto quindi il link, convinto di fare cosa utile e gradita (devo avvisare però che qualche utente spoilera):