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martedì 1 gennaio 2019

L'ENIGMATICO CASO DI DANTE VIRGILI

Dante Virgili (Bologna, 21 marzo 1928 - Milano, 20 maggio 1992) costituisce senza dubbio non soltanto un'anomalia stridente nel panorama letterario italiano, ma anche un grande mistero. Fatto più unico che raro per un uomo vissuto in Italia settentrionale nella piena luce del XX secolo, non esiste di lui nemmeno una fotografia. Questo almeno racconta la vulgata corrente. Scarse le notizie biografiche. Da bambino sarebbe stato un balilla e un campione di dama, cose non insolite per un bambino nato ed educato nel Ventennio. Le descrizioni fatte da chi lo conobbe sono a dir poco impietose. Un ometto repellente, fisicamente e moralmente ripugnante: così viene definito questo personaggio che sembra un incrocio tra Louis-Ferdinand Céline e Albert Caraco, il cui nome ha tutta l'aria di essere uno pseudonimo fabbricato ad arte accostando il nome di Dante Alighieri al nomen gentilitius di Publio Virgilio Marone. Secondo il giornalista Antonio Franchini, il bizzarro scrittore avrebbe avuto qualche somiglianza col grottesco pupazzo Provolino, famoso negli anni '70. La sua caratteristica principale sarebbe stata la dentatura difettosa, formata dai soli incisivi, cosa che l'avrebbe costretto a una peculiare dieta carnivora a base di prosciutto e di carne trita cruda. C'è però un'altra caratteristica di Virgili che balza subito agli occhi, più delle sue peculiarità fisiche e dietetiche: il fatto che egli sia stato definito come l'unico scrittore italiano nazista. Una costante della sua produzione è infatti la nostalgia di Adolf Hitler e del III Reich, innestata sul tema apocalittico: l'invocazione di un conflitto termonucleare globale che vendichi l'onore della Germania distrutta. Altra etichetta spesso applicata all'autore in questione è nichilista, che mi sembra nettamente più sensata rispetto alla forzata attribuzione all'ideologia hitleriana. Oltre all'anelito apocalittico, una notevole peculiarità virgiliana è l'ossessione per le pratiche sessuali sadomasochistiche, che permea in modo capillare ogni pagina dei suoi scritti.

Le opere pubblicate di Dante Virgili sono due romanzi, in apparenza ricchissimi di elementi autobiografici: 

1) La distruzione, scritto nel 1969 e pubblicato nel 1970; 
2) Metodo della sopravvivenza, scritto nel 1990 e pubblicato quasi un ventennio dopo, nel 2008.


Sorge a questo punto una domanda destabilizzante. Ma è poi esistito davvero Dante Virgili? Perché vedete, l'ipotesi che quest'uomo senza nemmeno una fotografia non sia mai esistito non è poi così peregrina e non si tratta nemmeno una mia perversa invenzione. Questo è infatti quanto è riportato su Wikipedia (dicembre 2018): 

"All'epoca della riedizione de La distruzione, pubblicizzata come la riscoperta di un grande autore emarginato per ragioni ideologiche, fu sollevato il dubbio che Dante Virgili non esistesse nemmeno."

Va detto però che da nessuna parte, nel Web o altrove, si menziona il nominativo anche solo di una delle persone che hanno sollevato il dubbio sull'esistenza del nostro eroe letterario. La circostanza mi appare assai singolare. Non si può lanciare il sasso e nascondere la mano. Manca quindi una parte importante del dibattito. Come mai? Cosa si vuole nascondere con questa strategia dell'ambiguità? 

Nell'edizione del 1970 de La distruzione, sul retro del volume si possono leggere alcune note biografiche sulla vita adulta dell'autore, che sono comunque assai scarne e con qualche venatura di improbabilità. Riporto il testo senza indugio: 

"Dante Virgili è nato a Bologna nel 1928. Oltre a essersi occupato di lavoro editoriale, ha scritto, sotto vari pseudonimi, libri di avventure e gialli per ragazzi. Attualmente risiede a Forlì, presso la Fondazione Garzanti, dove ha potuto scrivere e portare a termine questo suo primo romanzo." 

Come mai il controverso autore aveva la sua residenza presso la Fondazione Garzanti? Ne era il guardiano? Il suo soggiorno a Forlì contrasta con notizie della sua presenza continuativa a Milano, dove avrebbe condotto un'esistenza spettrale, inumato in un monolocale simile a un loculo cimiteriale. 

Nell'introduzione al secondo romanzo di Virgili, Metodo della sopravvivenza, Pietrangelo Buttafuoco ci spiega:

"Dante Virgili è un fiore di quel giardino delle impossibilità qual è il cattiverio anarchico-fascista, ritiene, infatti, disastrosa la scoerta dell'America, odia l'americanismo e condanna definitivamente gli americani per i crimini commessi contro gli indiani cui nessun tribunale oserà mai dare una sentenza agli occhi dei "fratelli umani"." 

Nel Web di questi tempi è tutto un pullulare di individui assai singolari che si definiscono anarchico-fascisti. Ne ho persino trovato uno che si definisce anarco-nazionalsocialista. Si converrà che tutto ciò presenta qualche elemento di incoerenza definitoria.   


Cronaca della fine 

Il sopra menzionato Antonio Franchini, giornalista di Napoli, è l'autore dell'importante libro Cronaca della fine, pubblicato nel 2003 da Marsilio nella collana Farfalle (262 pagine, codice EAN: 9788831782487). Il volume mi è stato menzionato per la prima volta dall'amico C., un convinto sostenitore dell'esistenza storica di Dante Virgili, che vedeva con grande fastidio il mio profondo scetticismo. Nulla poteva farlo arrabbiare più della mia affermazione "Dante Virgili è un personaggio letterario, non una persona realmente esistita". Ebbene, secondo C. il libro di Franchini avrebbe dovuto contenure tutte le informazioni necessarie per farmi cambiare idea, per convincermi dell'esistenza fisica dello scrittore nichilista. Pur presentendo come sarebbero andate le cose, mi sono recato in biblioteca e ho preso in prestito il volume in questione, immergendomi nella lettura. Le aspettative di C. non si sono materializzate. Non soltanto i miei dubbi non sono venuti meno, ma quando sono giunto alla fine del testo franchiniano ero ancor più convinto della fondatezza delle idee da me sostenute. Questa è la sinossi di Cronaca della fine, reperita sul sito www.ibs.it


"Nel 1970, in piena rivolta giovanile, la Arnoldo Mondadori Editore pubblicò un romanzo in lode di Hitler, "La distruzione" di Dante Virgili. Franchini comincia ripercorrendo il tormentato iter che portò i funzionari editoriali di allora alla decisione di pubblicare l'unica opera apertamente, dichiaratamente nazista della letteratura italiana. Poi ricostruisce, attraverso testimonianze di chi lo conobbe e ricordi personali, la figura del'autore, "demone meschino" ma soprattutto scrittore potente e visionario. "Cronaca della fine" è un'inchiesta su un caso editoriale, ma anche un'opera sul giudizio e sui suoi labili fondamenti, sui giudici e sulle loro debolezze, sui sommersi e i salvati della letteratura." 

Certo, Franchini riporta non poche notizie di considerevole interesse. Ad esempio parla dei ricoveri di Virgili in istituti psichiatrici e cita alcuni aneddoti stravaganti. Tuttavia i buchi, anzi, le voragini nella biografia dello scrittore non vengono colmati, le informazioni restano frammentarie e affogate in un mare di considerazioni fumose. Cosa avrebbe fatto il nostro eroico Dante durante la Seconda Guerra mondiale? Non è dato sapere: di certo non era un interprete delle SS come il protagonista de La distruzione, così come non ha potuto assistere alla trionfale entrata di Adolf Hitler a Vienna in seguito all'Anschluss. Resta soltanto la vaghissima notizia di una sua infanzia in Germania col padre (ma come, non era un balilla e campione di dama in Italia??). La cronologia non torna, i pur pochissimi elementi che la compongono non si incastrano, non combinano. Si capisce lontano un miglio che si tratta di un personaggio costruito a tavolino.

Il caso Dean Blackmoore 

Uno dei luoghi comuni più diffusi su Virgili riguarda un fatto ben curioso: sotto pseudonimo avrebbe scritto un gran numero di libri western per ragazzi. Nel libro di Franchini sono riuscito a risalire al fatidico nom de plume, ovviamente americaneggiante: Dean Blackmoore. Qualche breve ricerca nel Web e sono riuscito a risalire alla vera identità di Dean Blackmoore. Non era Dante Virgili, bensì Giuseppe Calanchi. Questo Calanchi era un prolificissimo autore di libri per ragazzi che scrisse sotto svariati pseudonimi e che ebbe fama ben oltre i confini nazionali. Non era un mostro e ha generato una figlia, Alessandra. Se Virgili fosse stato Calanchi, non sarebbe certo stato povero in canna. Le rendite derivate dalle vendite avrebbero dovuto garantirgli un certo agio e di certo l'indipendenza economica. Sapete come è andata? Dovendo per forza menzionare lo pseudonimo di Virgili, ecco che Franchini ha rischiato il tutto per tutto, contando sul fatto che ormai gli autori della letteratura per ragazzi non li conosce più nessuno. Ha rischiato e ha perso. 

Seguite questo link: 


Alcuni pseudonimi di Giuseppe Calanchi: J. William Sheridan; W. Flowe... e Dean Blackmoore! Una coincidenza interessante: Giuseppe Calanchi nacque a Bologna, come si dice di Dante Virgili, ma nel 1889. Impiegato statale, fu attivo in una brigata partigiana e riconosciuto patriota. 


Fu anche un attivissimo traduttore. Sue sono le traduzioni in italiano delle avventure di Huckleberry Finn (Mark Twain) e dei tre romanzi del Ciclo dei Moschettieri (Alexandre Dumas padre). Interessante, nevvero?

Il caso Silone 

A quanto riporta Franchini nel suo volume, per aiutare Virgili, oppresso da dure condizioni di indigenza, sarebbe stato scomodato Ignazio Silone (nato Secondo Tranquilli). Questo è quanto: 

Anche qui si presenta il solito ostacolo burocratico.
Virgili ha pubblicato un solo libro e per essere presi in considerazione dalla Cassa Scrittori ce ne vogliono almeno due.
"Vecchie regole che non si riesce a superare", si dispiace lo stesso Silone.
Ma il curriculum di Virgili conta ben ventiquattro romanzi western per ragazzi pubblicati dalla casa editrice Capitol con lo pseudonimo di Dean Blackmoore.
Si cerca di far passare la tesi per cui entiquattro pseudonimi possono valere un nome e il tentativo ha successo.
Silone comunica che è riuscito a far assegnare a Dante Virgili la somma di L. 200.000.

(Antonio Franchini, Cronaca della Fine) 


Silone è defunto nel 1978 e non può confermare né smentire, dal momento che nel paese di Urugal le ombre non proferiscono verbo. Tuttavia, se Dean Blackmoore è Giuseppe Calanchi, tutta la storia non può che essere una fabbricazione.

I miseri resti e il loro strano destino 

Franchini ci parla della morte di Dante Virgili e delle sue vicende postume. Ecco la narrazione. Lo scrittore morì nel suo triste alloggio, in completo stato di solitudine e di abbandono. Fu trovato il suo corpo orrendamente tumefatto e sfigurato, in un bagno di sangue. Il corpo di quello che è stato sempre descritto come un "ometto" veniva addirittura ad assumere proporzioni gigantesche! La salma fu quindi inumata in fretta e furia al Cimitero Maggiore di Milano. I pochi parenti marchigiani del defunto non hanno voluto sapere niente di lui. In Cronaca della fine viene descritta un'angosciante visita domenicale alla tomba di Virgili, da parte dello stesso Franchini e di Ferruccio Parazzoli, lo scrittore che - come si vedrà - tanta parte ha avuto nell'articolazione del mito memetico virgiliano. Si descrive il lotto cimiteriale in cui, sotto una semplice croce, sarebbe stato sepolto l'autore de La distruzione. Sarebbe interessante compiere una verifica sul campo, per controllare ad esempio la reale presenza della tomba pacchiana di un uomo in carrozzina e della sua consorte. Il destino ha voluto che le cose non finissero in modo così semplice, con quei resti mortali dimenticati sotto una croce. A distanza di anni, nel 2012, ecco che le spoglie sono state riesumate, con la minaccia incombente della loro dispersione nell'ossario comune. Contenute in una cassetta di zinco, le ossa di Virgili attendevano il loro fato di oblio eterno nell'entropia. A questo punto fu indetto un appello con crowdfunding per trovare le risorse necessarie per una sistemazione più dignitosa a quei resti. L'iniziativa fu lanciata dall'anarchico individualista Gerardo de Stefano e dal militante di CasaPound Andrea Lombardi, che si professa céliniano. Al termine del lungo iter, ecco un loculo assicurato e le ossa salvate. Per maggiori informazioni sulla complessa vicenda rimando agli articoli apparsi nel Web, come questi: 



Inumato nel 1992, ecco che dopo vent'anni, nel 2012, un corpo si sarebbe decomposto interamente, lasciando le ossa nude e facilmente collocabili in una cassetta di zinco. Sono un po' scettico su un così rapido disfacimento. Sarebbe interessante verificare la collocazione della nuova sepoltura (mi sembra che non sia indicata da nessuna parte) e il suo effettivo contenuto, ma non credo che sia necessario spingersi a tanto. 

Un'epidemia di fontite acuta 

Ora mi chiedo una cosa. Sostengo l'inesistenza di Dante Virgili, ed ecco che vengo aggredito nel Web, apostrofato col solitu urlo stridulo imperante dall'inizio della presidenza di Donald Trump: "Fonti?!?" Ormai se anche uno sostenesse che l'acqua pura è diafana e incolore, subito verrebbe aggredito. "Fontiiii?!!!!!?", gli strillerebbero senza sosta, come se avesse proferito una proposizione tra il pazzesco e il cervellotico. Ma, Sant'Iddio, le fonti semmai le dovete portare voi, che sostenete con tanta sicumera l'esistenza fisica di Dante Virgili su basi così insostanziali come quelle reperibili nel Web e nel libro di Franchini. Tanto più che quando qualcuno chiede le fonti all'epoca di Trump, spesso si scopre che trangugiava pentole di diarrea di Obama solo pochi anni prima. 

In sintesi: 
1) Non crediamo possibile che di Dante Virgili non esista nemmeno una foto. Pretendiamo quindi che ce ne venga esibita una. Non ci accontentiamo di un'immagine photoshoppata di uno stortignaccolo reperito nei bassifondi della Rete: la foto deve essere autenticata da un ufficiale.
2) Pretendiamo l'esibizione di copie autenticate dei certificati di ricovero negli istituti psichiatrici che avrebbero ospitato l'augusto nichilista.
3) Pretendiamo l'esibizione di tutta la documentazione dell'iter burocratico relativo all'interessamento di Silone per il curriculum virgiliano e alla concessione del finanziamento della Cassa Scrittori.
4) Pretendiamo l'esibizione di tutta la documentazione mortuaria sulla prima sepoltura dei suoi resti e sulla loro successiva riallocazione. 


Se queste richieste non potranno essere soddisfatte, sarà scritta la parola conclusiva su un'invereconda beffa letteraria che per decenni ha tratto in inganno migliaia di persone. Certo, vorrei essere stato vittima di un colossale abbaglio, vorrei che l'eroico Dante fosse davvero esistito in carne ed ossa. Devo però aggiungere questo. Franchini, Parazzoli e gli altri demiurghi che a mio avviso hanno suscitato Virgili dalle tenebre, forse non sanno che esistono davvero uomini come il sottoscritto, interamente pervasi dall'anelito apocalittico, che realmente desiderano la combustione del genere umano in un conflitto termonucleare globale!  

sabato 5 gennaio 2019


LA DISTRUZIONE 

Autore: Dante Virgili
Anno: 1970 

Genere: Romanzo
Sottogenere:
Apocalittico, flusso di coscienza, cut-up, BDSM,
    pseudo-autobiografico   
Nuove edizioni:
2003, 2016 
Editori:  
   Mondadori (1970)

   Pequod (2003, collana Pequod)
   Il Saggiatore (2016, collana La cultura)
Pagine (2003): 247, Brossura

Pagine (2016): 318, Brossura 
Codice ISBN (1970): A000202600 
Codice EAN (2003): 9788887418491
Codice EAN (2016): 9788842822219


Sinossi (da www.ibs.it): 
"Un uomo repellente e luciferino, abbandonato a se stesso nell'orrore di un'estate milanese, sogna l'apocalisse nucleare e rimpiange il Terzo Reich. È stato interprete per le SS, ha amato e perduto una donna di nome Bianca. Adesso che la guerra è finita, lavora come correttore di bozze per un giornale, insegue giovani cameriere e garzoni spinto da un'ossessione sadomasochista e da ciò che resta di una turpe volontà di potenza. È il 1956, la crisi di Suez gli sembra il preludio alla Terza guerra mondiale, una guerra che agogna, igiene di un Occidente immondo che odia, come odia se stesso. "La distruzione", primo romanzo italiano apertamente nazista, apparve per Mondadori nel 1970, mentre il mondo celebrava l'illusione di un futuro di pace e di palingenesi collettiva. Nei due anni precedenti, alcuni dei maggiori intellettuali italiani - tra loro Sereni, Giudici e Parazzoli - valutarono l'opportunità della sua pubblicazione. Doveva essere una bomba a orologeria, accendere polemiche, stanare benpensanti, rivitalizzare come un elettroshock la scena letteraria nazionale con l'irruenza di Celine (sic) o de Sade. Non se ne accorse nessuno. Da allora, però, l'opera di Virgili riemerge ciclicamente come un incubo, interrogando con le sue sinistre profezie, con la sua bruciante inattualità. Prefazione di Roberto Saviano."

Riassunto:  
Un edificio esploso composto da deliri simili a schegge impazzite di una mente in disintegrazione. In buona sostanza è il flusso di coscienza di un attempato signore che per passatempo fa le pippe ai giovani, finendo con l'identificarsi con Adolf Hitler assediato nel bunker di Berlino. La dialettica del protagonista percorre binari immutabili e tragici. 

Premesse: 1) Ho inclinazioni sadiane
2) Sono povero
3) La Germania ha perso la guerra 


Segue:
i) Non posso soddisfare le mie inclinazioni
ii) Sono uno straniero nel mondo 


Conclusioni: 
a) Non dovevo nascere;
b) Il mondo deve ardere.


Diciamo che questa catena logica incarna quanto il volgo, nella sua pochezza mentale, pensa delle pulsioni apocalittiche.

Peculiarità linguistiche: 
Estremo cut-up. La punteggiatura è quasi assente, intere frasi coordinate e subordinate sono agglutinate tra loro con un collante invisibile, per poi subire improvvise fratture. Si aprono abissi ogni volta che una frase si conclude nel bel mezzo, spesso con una preposizione, senza un verbo. Si fatica a scorgere un filo conduttore, perché mondi diversi sono messi tra loro in contatto saldando discontinuità che si potrebbero pensare ineliminabili. Così mentre si trova in un locale, nel bel mezzo di un pasto fa irruzione la Guerra e ci si trova proiettati nel bel mezzo di uno scontro, con tanto di bombe che esplodono. Sperimentalismo che va al di là di ogni orizzonte concepibile, inumano, abissale, ma privo di qualsiasi nesso con la Germania del Terzo Reich e con il suo concetto di arte.

Recensione:  
Abbiamo mostrato che Dante Virgili non è mai esistito, che è una fabbricazione letteraria. Passiamo quindi ad analizzare i testi a lui attribuiti per scoprirne le incoerenze interne.

La distruzione è stato definito dalla critica "Il primo romanzo apertamente nazista pubblicato in Italia". Allo stesso modo, Dante Virgili è stato più volte definito "l'unico scrittore italiano nazista". Simili giudizi ricorrenti sono di per sé colossali stronzate. Colui che ha scritto questo singolare romanzo è tutto fuorché un nazionalsocialista tedesco. Anzi, diciamo che il personaggio Dante Virgili può essere definito in un modo soltanto: anarchico individualista stirneriano. L'anarchia traspare da ogni sillaba da lui proferita, mentre non si trovano tracce convincenti della complessa mitologia nazionalsocialista. Dante Virgili has no Nazi beliefs. Così direbbe un compatriota di Sir Jimmy Savile.

L'inesistente antisemitismo di Virgili  

Una domanda cruciale quanto scomoda. Dov'è l'antisemitismo in Virgili? Diciamolo pure. Der Judenhass des Dantes Virgilis existiert nicht. L'antisemitismo di Dante Virgili non esiste. A contraddire questo dato di fatto non basta di certo un riferimento al "martirologio ebraico" che oggi andrebbe tanto di moda, o una fugace allusione ai campi di sterminio: ho sentito ben di peggio da persone di sinistra. Ricordo ancora una pantomima su un rabbino descritto come un tappo col nasone, fatta da un convinto antinazista ma degna della retorica di Streicher, e altre similari trovate di buontemponi. L'antisionismo di sinistra è ben più feroce e virulento della menzione virgiliana del "martirologio ebraico". Questa è la frase esatta: 

"È di moda il martirologio ebraico. Tant’è, non si può andare contro il proprio tempo. Come se fossero vittime solo i morti gassati non quelli arsi con le bombe al fosforo. E gli atomizzati in Giappone. Già, non fu un crimine. Ma quei lanci si ritorceranno presto su loro, eh eh ALTRE Enola Gay." 

Benissimo. Passiamo dunque alle opinioni di Vittorio "Vik" Arrigoni, quello il cui motto era "restiamo umani" - e che al contempo definiva gli Israeliani "demoni sionisti" invocando su di loro la dannazione. Opinioni non troppo dissimili a quelle della dirigenza della NSDAP e dello stesso Adolf Hitler, che non esitava a definire il popolo ebraico come "anti-razza demoniaca". Pochi al giorno d'oggi ricordano la tipica locuzione hitleriana Ein Volk von Dämonen "un popolo di demoni". Ebbene, sono tra quei pochi. Ora, l'antisemitismo hitleriano non è una semplice forma di razzismo nell'ambito di una "gerarchia delle razze", come insegnano nelle scuole italiane e altrove. È qualcosa di molto più virulento, che nasce dall'idea di ritenere gli appartenenti al popolo ebraico abitati da un'ontologia altra, non umana, come quella degli insetti, ad esempio. Non è soltanto un'insieme di invettive o di battute: è una Weltanschauung, una visione del mondo. Non è soltanto parte integrante delle dottrine nazionalsocialiste: è la particolare lente attraverso cui un nazionalsocialista vede ed interpreta ogni cosa presente nell'Universo. Mi sembra quasi inutile rilevare che di tutto questo nell'opera di Virgili non esiste la benché minima traccia. Ergo, er ist kein deutscher Nationalsozialist. Non è un nazionalsocialista tedesco. Punto.

L'esibizione del mostro

La descrizione o meglio l'invenzione di Dante Virgili come "nazista" è strumentale. Nella teologia parazzoliana e franchiniana, questo personaggio svolge il delicato incarico di incarnare il Male. Per questo motivo indossa la pelle del mostro. Non è importante che per svolgere questa funzione Virgili sia un vero e fanatico credente del Nazionalsocialismo tedesco. Basta che egli rappresenti tutto ciò che il popolo italiano crede a proposito di Adolf Hitler e dei suoi adepti. Qui entra in gioco il collegamento con la sfera della sessualità. Quando ero ancora un liceale, mi capitò tra le mani un giornale pornografico abbastanza squallido - se ben ricordo era Caballero - che dedicava alcune pagine a Hitler e ai suoi vizi bestiali. La tesi dell'articolista era la seguente: per essere un simile mostro, il Führer doveva avere pulsioni sessuali davvero aberranti, vomitevoli, spaventose. L'immaginazione era però scarsa. Le foto che corredavano quelle pagine erano pietose, mostravano un uomo truccato coi baffetti che toccava morbosamente una donna nuda tanto obesa da avere i cassetti di adipe sulle braccia, sulle gambe e sul ventre. L'uomo che impersonava il dittatore somigliava un po' a Charlie Chaplin; indossava l'uniforme e sfoggiava al braccio una vistosa Armband con la svastica. In realtà non si vedeva alcuna scena sessuale. L'articolista si limitava a suggerire che gli atti erotici dovessero consistere nell'inserimento del fallo eretto nei cassetti di lardo della chubby, con sfregamento fino all'eiaculazione. Beata ingenuità da oratorio! Quello che conta è l'idea portante che sta dietro la visione del genocida come di un soggetto sessualmente disturbato, le cui mostruosità e la cui pazzia derivino proprio dalle turbe della sessualità. Siccome la gente era traumatizzata dalle amenità del sadomasochismo, ecco che proprio questa forma di sessualità era ritenuta la causa diretta delle dottrine genocidarie. In realtà il sadomasochismo (BDSM), per come è concepito dalle masse, è una semplice collezione di amenità. Il contesto che ha visto l'invenzione del personaggio di Dante Virgili non era così disinibito come quello attuale: bastava poco per traumatizzare il lettore. Al giorno d'oggi nessuno crederebbe che un uomo possa diventare un genocida perché gli piace frustare o essere frustato, o perché ama qualche forma di umiliazione sessuale, ma all'epoca in cui La distruzione vide le stampe tutto ciò bastava e avanzava per sconvolgere le persone. Vediamo poi l'attribuzione al protagonista del romanzo di pulsioni ambigue, che sconfinano nella pederastia: egli paga alcuni ragazzi perché si facciano da lui masturbare fino all'eiaculazione. Assieme al BDSM, la bisessualità era nell'immaginario degli anni '70 un altro dei marchi del mostro. Lo studio delle pulsioni sessuali di Adolf Hitler e dei principali dirigenti della NSDAP meriterebbe un volume di densissima trattazione, cosa che esula dalle finalità di questo post. Eppure non è così immediato scorgere un nesso di causazione lineare tra le parafilie dei nazionalsocialisti e l'edificio politico del Terzo Reich, che trae la sua origine dall'hegelismo e dal darwinismo. Non è nemmeno scontato che tali parafilie fossero per necessità di natura sadica. Uomini come Heydrich e Eichmann, responsabili di un immenso numero di morti, potrebbero non aver mai dato nemmeno un buffetto a un bambino in tutta la loro esistenza. Himmler aborriva la vista del sangue, tanto che svenne quando a Minsk dovette assistere a una fucilazione di un centinaio di ebrei: sembra che ci fosse una grande dissociazione, un abisso tra l'edificio ideologico che reputava necessario lo sterminio e la personale sensibilità di coloro che lo hanno organizzato con glaciale determinazione. Un ipotetico superstite nazionalsocialista, avendo la possibilità di scrivere un romanzo autobiografico per diffondere la propria ideologia in un contesto abbastanza ostile, non avrebbe ritenuto opportuno parlare proprio della sessualità e della sua torbida natura: avrebbe impostato i suoi scritti in modo assai diverso rispetto a Virgili. Diciamo che non ne sarebbe uscito qualcosa come La distruzione.

Fraintendimento di una profezia apocalittica    

Ciò che ha permesso il rilancio dell'opera di Virgili dopo tanti anni dalla sua prima comparsa è questo brano: 

"Mi lecco le labbra pensando all'ammasso di pietre cui si ridurranno le loro città. Colonne di fuoco alte come i grattacieli torri crollanti in un orizzonte sconvolto il cielo brucia sopra New York. Broadway Manhattan Fifth Avenue i quartieri dei ricchi CHICAGO le zone delle fabbriche il centro Montrose Hyde Park mutati in magma ardente mai il loro suolo fu devastato urla raccapriccianti torme impazzite corpi a brandelli spoglie orride ATOMTOD la guerra è giusta dispensiera di vendetta."

Tutto è stato molto semplice: si è detto che lo scrittore bolognese aveva profetizzato gli attentati dell'11 settembre 2001, che hanno provocato il crollo delle Torri Gemelle di New York. Un'occasione editoriale davvero molto ghiotta, una volta che i fatti sono accaduti! Infatti nel 2003 La distruzione viene pubblicata dalla casa editrice Pequod. In realtà, se leggiamo con attenzione il testo sopra riportato, vediamo che vi è descritta tutt'altra cosa: una guerra termonucleare globale! Cosa che, purtroppo, non si è affatto realizzata, mi sia consentito aggiungere. Un fraintendimento davvero bieco, non trovate? 

Virgili, Saviano e il Web

La casa editrice Il Saggiatore nel 2016 ha pubblicato La distruzione con una prefazione di Roberto Saviano. Il testo è consultabile nel sito di Repubblica:


Mi sia consentito dirlo: nello scritto savianesco trovo poche idee e confuse, non facili da enucleare in mezzo alla massa dei semplici dati descrittivi (Virgili è un brutto e cattivo nazista che non ha avuto moglie né figli, etc.). A quanto ho potuto intendere, secondo l'autore di Gomorra, il testo di Virgili sarebbe una sorta di vaccino in grado di prevenire l'attecchimento dell'odio - sentimento del tutto naturale ma sommamente temuto dai fautori del politically correct, che vorrebbero un'umanità lobotomizzata. Stando alle aspettative, La distruzione dovrebbe operare la metamorfosi dei lettori in Puffi! Blog e siti con recensioni del romanzo virgiliano ce ne sono a bizzeffe. In genere sono concentrati di banalità e di opinioni scontate. Riporto il link a un articolo di Alberto Grandi, apparso su wired.it, sui cui contenuti forse sarebbe meglio stendere un pietoso velo:


Davvero singolare l'opinione secondo cui uno spaccato cerebrale di un autore fantomatico e anarchico individualista stirneriano sarebbe la miglior chiave per comprendere Adolf Hitler, il Mein Kampf e... l'autore della strage di Orlando! Forse anche Gambadilegno e Macchia Nera, perché no? 

Conclusioni
Non è che Sereni, Giudici, Parazzoli si limitarono a valutare le opportunità editoriali di questo stravagante romanzo. Diciamo piuttosto che Sereni, Giudici, ma soprattutto Parazzoli - e Franchini, non dimentichiamolo - sono gli artefici dell'esistenza stessa di Dante Virgili, coloro che hanno concepito e organizzato questa ingegnosa beffa letteraria. Questo io credo: essi hanno creato il personaggio per provocazione politica. Forse pensavano di gettare il sasso nella piccionaia e di sconvolgere l'intera società, già pervasa da parossismi rivoluzionari, seminando il caos, agendo come Nyarlathotep. O forse hanno operato solo per il gusto della goliardia? Certo pensavano che Eco, Arbasino and company avrebbero urlato scandalizzati all'apparire di uno scrittore "nazista", pontificando come papi infallibili e lanciando fulmini. Invece Eco, Arbasino e gli altri hanno risposto alla creazione di Virgili, di cui hanno subito compreso la natura fraudolenta, con un silenzio tombale, assoluto - cosa che ha destato la grande irritazione di Franchini, come si può dedurre dalla lettura del suo libro "documentario" virgiliano Cronaca della fine

martedì 1 settembre 2020


APPUNTI PER LA DISTRUZIONE 

Anno: 2008
Lingua: Italiano 
Regia: Simone Scafidi
Genere: Documentario, biografia 
Produzione: La Via della Mano Sinistra, col contributo della
     Provincia di Milano
Sceneggiatura: Andrea Riva de Onestis, Simone Scafidi
Scenografia: Alice Cannavà
Sound Design: Francesco Gaudesi
Operatore: Angelo Albertini
Fotografia: Fabrizio Bracci
Montaggio: Paolo Boriani 
Fonico di presa diretta: Elena Maestroni
Attrezzista: Marco Moroni
Fotografi di scena: Simone Sturla, Andrea Busi, Daniela
    Ferretti
Interpreti: 
    Andrea Riva de Onestis: Il Distruttore 
    Irene Serini: ragazza bionda 
    Nicole Vignola: ragazza rossa
    Luca Zilovich: Hans 
    Marianna Mandirola: ragazza sulla sedia a rotelle
    Lorenzo Carrea: Peter
    Paolo Emiliani: uomo al bancone
    Erika Auletta: ragazza incinta
    Silvia Costa, Gloria Batocchi: ragazze nude
    Roberto Ariata, Alessandro Imelio, Ezio Angeleri, Marco
    Bettinardi, Massimo Barison, Antonio Calandrino:
        squadristi d'assalto
    Mara Cassani, Margherita Bini, Antonio Belli: ragazzi nel
        recinto
    Carlo Gatti: ragazzo rasato
    Alessio Tibaldi: ragazzo torturato
    Brigida Menegatti: ragazza vestita da Madonna
    Silvia Soncini, Carlo Bongiovanni: coppia intervista fake
Interventi di: 
    Ferruccio Parazzoli
          (scrittore, intellettuale cattolico diventato panteista)
    Antonio Franchini
          (editore Mondadori, scrittore, giornalista*)
    Marco Monina
          (fondatore di Pequod Edizioni, ex peQuod)
    Bruno Pischedda
          (saggista e narratore)
    Massimo Fini
         (giornalista, politologo, saggista e attivista)
    Marco Pannella
         (politico, attivista e giornalista, deceduto)
    Vito Mancuso
         (teologo panenteista e antimanicheo)
    David Peace
         (scrittore inglese)
    Giancarlo Simonetti
         (Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia)
    Maurizio Blondet
         (giornalista, saggista e blogger)
    Gabriele Mandel
         (psicologo, scrittore e artista di origine afghana)
    Salomone "Moni" Ovadia
         (attore, cantante e autore teatrale ashkenazita) 


*Qualcuno dirà che il giornalismo fu il lavoro dei suoi esordi. Parafrasando Aristotele, ribatto che giornalisti si è per tutta la vita. 

Sinossi (dal risvolto)
 
Dante Virgili (1928-1992), lo scrittore maledetto di cui non esiste nemmeno una fotografia, è lo spunto di partenza del film "APPUNTI PER LA DISTRUZIONE". Attraverso una serie di interviste a parsonalità di spicco del mondo editoriale, letterario, politico e religioso, viee ricostruita la vicenda umana e artistica dell'autore de "LA DISTRUZIONE", lo scandaloso romanzo nazista che, pubblicato nel 1979, anticipò di più di trenta anni l'attentato dell'11 Settembre 2001. La vicenda di Virgili, tornata d'attualità anche per l'uscita del romanzo inedito "METODO DELLA SOPRAVVIVENZA", diventa lo stimolo per un'indagine su cosa sia il Male. Il tutto inframmezzato da potenti ed evocative scene di fiction ispirate all'universo creativo di Virgili.
Un film destinato a far discutere, allegato ad un libro che ne racconta la genesi. 
 
Disclaimer all'inizio del film: 
 
Questo film si ispira all'opera, alla figura e al caso di Dante Virgili per diventare una riflessione sull'impossibilità di definire che cosa sia il Male.

Il film è cadenzato a inserti di fiction ispirati "dalla", e non "alla", lettura del romanzo "La Distruzione" di Virgili.

Quindi le vicende di finzione sono da intendersi come opera autonoma degli sceneggiatori, e non hanno assolutamente la pretesa di ricostruire la vita e l'universo di Virgili.
 
Presentazione: 

La Via della Mano Sinistra presenta: 
La vera storia di Dante Virgili,
lo scrittore nazista che previde
la caduta delle Torri Gemelle. 
 
Struttura: 
 
Appunto 1: dante e "la distruzione" 
Appunto 2: la leggenda del genio maledetto
Appunto 3: le donne di dante
Appunto 4: la casa borghese
Appunto 5: il romanzo nazista
Appunto 6: il silenzio
Appunto 7: dante che vide i grattacieli in fuoco
Appunto 8: la bomba inesplosa
Appunto 9: "metodo della sopravvivenza"
Appunto 10: la fessura del male
Appunto 11: il male dei papi
Appunto 12: caino e abele
Appunto 13: il male e la macchina
Appunto 14: del peccato originale
Appunto 15: la materia del male
Appunto 16: male dentro
Appunto 17: teoria e pratica del male
Appunto 18: la fine del film
Appunto 19: la morte del cigno
Appunto 20: poco male

Recensione: 
 
Innanzitutto ringrazio Gerardo De Stefano per avermi inviato questo prezioso materiale, in attesa di sdebitarmi. Già da tempo dovevo far visionare il film a Cesare Buttaboni, purtroppo l'occasione non si è materializzata. Mi piacerebbe molto avere la sua opinione in proposito. Per quanto la struttura narrativa del film di Scafidi sia abbastanza anomala, lo reputo un capolavoro. Certo il dibattito tra tanti intellettuali non riesce a risolvere il problema del Male, anzi, non è nemmeno in grado di definirlo. In ogni caso, ne scaturisce qualcosa di sommamente interessante. Passo ora a riassumere e a commentare ciascun intervento.   
 
Ferruccio Parazzoli 
 
Ha un colorito quasi rosaceo e un pizzetto canuto, gli occhi chiari mostrano segni di irritabilità. Porta occhiali di vetro violetto e sembra non sopportare la luce della lampada. Non ha un ricordo preciso della prima volta che vide Virgili, un "ometto piuttosto repellente, autore di questo romanzo altrettanto repellente". Il ritratto è impietoso: un piccolo uomo gonfio, una faccia che sembrava una maschera, capelli impomatati, sudati, appiccicati su uno strano cranio distorto, deturpato da un bitorzolo. Ogni documento sullo scrittore è scomparso, come per un destino di ombra e di buio: nessuna foto, nemmeno la carta d'identità. Inclinazioni sessuali virgiliane, da cui irradiava il fascino del Male e della crudeltà: non faceva differenza tra rapporti omosessuali ed eterosessuali, ma la loro ontologia comune era il sadismo, se un rapporto non era sadico non lo soddisfaceva. Idiosincrasie alimentari: mangiava quasi soltanto prosciutto cotto e carne tritata. La casa di Virgili destava una sorta di disgusto interiore. Era una normalissima piccola casa borghese. Un appartamentino anonimo con una stanza vuota. Era la "Stanza del Male". Non c'erano mobili. Mucchi di giornali stracciati a terra, assi vicino al muro, aggeggi di metallo. Quelli erano mezzi di costrizione. La definizione "nazista" del romanzo è arbitraria. L'autore stesso era nazista o era una vittima? Si tratteggia la sua infanzia a Berlino. Ne trasse una gloriosa immagine del Nazismo. Cosa muoveva questa sete di distruzione? Una forma di disperazione? Sì, non aveva speranza. Non c'era nulla, né vicino, né lontano, né immaginabile, che gli desse uno spiraglio di luce. Anelito di autodistruzione. L'unica reazione da parte della società letteraria è stata di silenzio. Il romanzo non suscitò né interesse né messa al bando, nemmeno da parte di intellettuali di sinistra come Pasolini e Moravia. Probabilmente non lo avevano neanche letto, o lo ritennero l'opera di un pazzo. La riedizione de La distruzione è capitata in un momento molto diverso dagli anni '70. La profezia delle Torri Gemelle, auspica la distruzione di New York e dell'intera umanità. Terrorismo in mano alle potenze delle Tenebre. C'è una morale ne La distruzione? Che fine fece ciò che c'era nell'appartamento quando Virgili morì? Probabilmente fu sgomberato tutto. A Parazzoli fu consegnato un manoscritto inedito, la seconda parte di un'ideale trilogia: Metodo della sopravvivenza. La terza parte doveva essere Il crollo, che però non è stato nemmeno iniziato. Franchini non volle pubblicare il Metodo. Il romanzo nasceva dall'attesa della partita dei mondiali, Italia-Germania. Virgili tifava Germania, era il Paese della Forza. Compare più volte nei romanzi parazzoliani (Ti vestirai del tuo vestito bianco; Piazza bella piazza). Paolo VI diceva che il male entra da una fessura nella quotidianità. Da Virgili emanava un rivolo di liquido infetto. Il mistero del Bene e del Male non ha soluzione. L'intellettuale cattolico giunge a una conclusione in netto contrasto con il Cristianesimo: non esiste né il Bene né il Male. La morte di Virgili gli fu annunciata dall'interruzione delle sue consuete telefonate domenicali. Preoccupato, andò a casa sua e la portiera gli disse che era morto. Vide così il corpo immane, gonfio, era per terra, con i capillari scoppiati in una pozza di sangue. Fu poi chiamato per l'identificazione e si occupò della sepoltura, facendo mettere sulla tomba una croce di marmo, dicendo che male non gli farà. 
 
Commenti:
La testimonianza parazzoliana pullula di contraddizioni ed è costellata di dubbi ("credo di ricordare", etc.).
Ci dice che quest'uomo affascinava le donne (in contraddizione col personaggio, caratterizzato da immense frustrazioni) e la cosa non combina: irretiva le casalingue e poi non scopava? 
 
Antonio Franchini 
 
Ha un'espressione sardonica. Capelli corvini, occhi piccoli e simili a feritoie, occhiali, pelle irregolare, a tratti butterata. Parla senza accento, cosa un po' insolita per un napoletano. Sembra quasi che voglia prendere in giro il mondo intero. A suo parere La distruzione era un romanzo concepito per essere scandaloso, ma che in realtà non fece lo scandalo che ci si aspettava facesse. Cita un curioso aneddoto: Virgili fu anche autore di un racconto ambientato sulla pensione al mare, in cui un uomo non sapeva approfittare della disponibilità di una cameriera, parlandole di argomenti astrusi. Fu Parazzoli ad alimentare la leggenda di Virgili come genio maledetto, con la voce chioccia, uomo di ripugnante bruttezza che esisteva solo nelle telefonate, come una voce che veniva da altrove una sorta di emanazione, di essenza. Non si può pensare alla sua immagine fisica, solo alla sua voce. L'unica donna che lo ha conosciuto lo descrive come un uomo di immensa sensibilità. Egli era il Male? Forse no. Infatti l'equazione Dante Virgili = Nazismo non l'aveva fatta nessuno, neanche all'epoca in cui fu pubblicato. Invece Parazzoli sostiene in modo pervicace che per Virgili il Nazismo fosse la medicina del mondo. Lo scrittore abnorme sapeva benissimo che tale medicina fosse un veleno, ma quello che voleva era avvelenare il mondo. Lo voleva annientare. Virgili ha anticipato un orrore simile a quello che viviamo oggi. Il Metodo non fu pubblicato perché riprendeva temi e moduli de La distruzione con meno energia, con meno forza. Un topos virgiliano era Saddam Hussein, da cui si aspettava il riscatto, la palingenesi. Forse Mondadori non era l'editore giusto per un simile autore, ossessionato da cose angoscianti come l'estate in città e la paura di morire da solo (cosa che poi è successa), tanto che il suo ricordo consiste in immagini e percorsi di città deserte. 
 
Commenti:
Possibile che nessuno lo capisca? Hitler non voleva certo annientare il mondo! Qualsiasi studioso riterrebbe ridicola la tesi di Hitler che voleva annientare il mondo, quando in realtà era convinto di risanarlo. Il fatto che io invece voglia davvero annientare il mondo mi rende agli occhi di alcuni peggiore dello stesso Uomo di Braunau!
 
Marco Monina 

Ha grandi occhi chiari dallo sguardo febbrile e contrae di continuo il volto, come se fosse inquieto. Ricorda il romanzo scritto a 6 mani da Giuseppe Genna, Michele Monina e Ferruccio Parazzoli: I Demoni (2002). Uno dei personaggi si chiama Dante Virgilio. Cita un aneddoto curioso: La distruzione ebbe solo due recensioni di cui una di Giancarlo Ferretti sull'Unità, che ne parlava bene. Rammenta poi le notevoli difficoltà di accesso all'opera: prima della ripubblicazione se ne trovavano 11 copie nelle biblioteche di tutta Italia. 

Commenti:
Mi sembra troppo frenetico. Direi che è stato traumatizzato da Virgili!
 
Bruno Pischedda  
 
Ha grandi occhi scuri e baffi prominenti, brizzolati. Pochi capelli, fronte ampia, guance paffute. Si lancia in una dettagliata cronistoria del complesso iter editoriale de La distruzione. Passa poi ad enunciare le proprie tesi. Le donne sono un problema, un punto critico nell'universo virgiliano. Virgili amava una donna e ne è stato tradito. Tortura, prigionia, possesso delle persone: questa è l'essenza delle SS. Il Male sarebbe nato nello scrittore dal rancore per aver perso le sue posizioni di privilegio. Così si è formato il suo universo apocalittico. Fu uno tra i primi ad immaginare un'Apocalisse vera. 
 
Commenti:
Pischedda non crede al Male, ma è inquieto. 

Massimo Fini 
 
Ha un volto grosso, massiccio e rotondo, occhi che sembrano feritoie, capelli foltissimi e grigiastri. Interessante, è il primo libro che mostra la II guerra mondiale dal punto di vista di un collaborazionista del Nazismo. Il Male Assoluto ci riguarda tutti. Virgili sogna la distruzione universale, vuole la gigantesca Götterdämmerung al di là di ogni questione politica. Il libro in sé non è nazista. A forza di sentire che il Nazismo è il Male Assoluto, sorge una reazione di segno opposto. Questo è il motivo per cui si prova una specie di empatia per il personaggio. L'uomo è stato azzerato in favore dell'economia e della tecnologia. Una volta morto Dio, come profetizzato da Nietzche, non può più essere recuperato. Non siamo più nelle condizioni di crederci. A questo punto non importa nemmeno che Dio esista o meno. Il vero Male, quello che provoca genocidio, è quello di chi si crede nel Bene Assoluto. Così il vero Male è il Bene. Il processo di Norimberga come diritto che coincide con la forza del vincitore. Comodo fare del Nazismo il Male Assoluto per poter giustificare tutto il resto.
 
Commenti: 
Trovo condivisibili questi interventi finiani.

Marco Pannella 
 
Faccione coronato da una rada chioma canuta, fronte bombata e prominente, gote cascanti, cute rosea ma non sottile. Accanto alla sua figura si scorge il vessillo del Partito dei Socialisti Radicali, come se l'intervento fosse in realtà un comizio. Il politico sostiene che il vero contenuto è la persona: una delle cose a cui bisogna stare attenti è che si prenda troppo sul serio il mondo, continuando a pensare che c'è il Demonio, il Male. "Si sa che l'infinitamente piccolo include tutta la vita e tutta la morte come l'infinitamente grande". In quest'ottica nascerebbe il Demonio come tentativo di nobilitare il male che ci colpisce.  

Commenti: 
A dire il vero il discorso pannelliano mi appare un po' esiguo. Mi sarei aspettato qualcosa di più.

Vito Mancuso 
 
Ha uno sguardo fisso che non si dimentica, come se gli occhi gli uscissero dalle orbite. Fisionomia pretesca e capelli corvini. Sopracciglia cespugliose. Esordisce parlando di "memoria e identità" di Wojtyła e continua a chiamare il pontefice polacco "il Papa". Pone la questione della teodicea. Wojtyła si rifà alla frase di Goethe messa in bocca a Mefistofele: "Sono una parte di quella forza che vuole sempre il Male ma faccio sempre il Bene". Sostiene l'idea del Diavolo controllato da una volontà superiore che gli fa sempre fare il Bene, così ecco l'idea folle del Male necessario e... benigno. C'è però un problema, visto che la frase di Goethe è negata da Ratzinger (che non è chiamato "il Papa", ma "l'immediato successore"). Si afferma così la difficoltà palese che ha il pensiero cattolico in ordine al problema del Male. Poi lancia in uno sproloquio contro l'idea di Male ontologico. Fa il paragone con la Morte e con la Vita. Sostiene che se la Morte può esserci è solamente perché c'è la Vita. Un paragone puerile, che è ritenuto la prova dell'inesistenza del Bene e del Male come categorie sostanziali e indipendenti. Afferma addirittura la natura parassitaria del Male, dicendo che la vita è puffesca, che non siamo poi così immersi nel Male. Si scaglia anche contro la dottrina del peccato originale e parla dell'idea della libertà umana. Afferma che il serpente essendo stato creato da Dio, debba essere positivo. Le sue argomentazioni si fanno contraddittorie, giungendo ad definire il governo di Dio come qualcosa di impersonale. Parla dei libri sapienziali, Giobbe, i Proverbi, Siracide e Sapienza, che mostrano il mondo come governato non direttamente da Dio, ma da un ordine impersonale, per l'appunto la Sapienza, che potrebbe essere anche chiamato Giustizia o Ordine (Dharma, direbbe un buddhista). L'essere vivente è una serie di relazioni ordinate (atomi, tessuti, etc.), con cui Dio governa il mondo. A questo punto tira in ballo la meccanica quantistica e la biologia per dimostrare la libertà. Egli afferma questo: le relazioni a volte sono irrazionali anziché ordinate e questa sarebbe la profonda radice del Male. 

Commenti: 
Mi domando il perché di questa polemica contro il Penesiero Manicheo a babbo morto da secoli. Nonostante vari tentativi di razionalizzare tutto ciò, una spiegazione convincente contina a sfuggirmi. La teodicea mancusiana è di una fragilità logica molto spinta. Si arrampica sui vetri nel tentativo di negare la realtà concreta, immanente e pervasiva del Male. 

David Peace 
 
Ha una pelle sottilissima e gonfia, dal colorito rosato, occhi ardenti e chiarissimi, con pupille molto dilatate. Il suo messaggio è della massima chiarezza: noi tutti siamo malvagi. Hitler era umano, tutti possiamo essere Hitler ogni giorno. Dobbiamo smetterla di pensarlo come un mostro. Dice che il Male non è in Dio perché Dio non esiste: Il Male è creato dall'uomo. Cita quindi due esempi concreti. Parla di un pestaggio mentre guidava per le vie di Parigi: non è intervenuto, è andato oltre. Subito dopo parla di un ragazzo di colore su un treno Parigi-Milano: non aveva la VISA corretta e non sapeva parlare inglese o francese, così la polizia alla frontiera lo ha condotto giù dal treno. Peace in queste due occasioni non ha fatto il Bene: non ha aiutato chi ne aveva bisogno, anche se avrebbe potuto. Così facendo, egli ha fatto il Male.  

Commenti:
Egli vede chiaramente l'esistenza del problema del Male, non cerca di negarlo e giunge a conclusioni notevoli.

Giancarlo Simonetti 
 
Ha un volto che mi pare sofferente. Una barba ispida e canuta, che spunta a cernecchi sulla pelle rugosa. Rivela alcune dottrine occulte della sua congrega. Per la Massoneria il Male va combattuto. In ogni fucina massonica c'è una scacchiera che ha sette per cinque = 35 piastrelle bianche e nere, in cui la piastrella dispari è nera (il Male). Questa scacchiera rappresenta il Bene e il Male e la sua disparità indica l'(attuale) prevalenza del Male. Adamo ed Eva generano due figli, Caino ed Abele. Sopravvive colui che uccide il Bene. Colui che dava il miglior sacrificio è stato ucciso. Siamo Figli del Male. A questo si contrappone l'idea che si deve operare per il Bene. "Fai agli altri tutto il bene che vorresti fosse fatto a te". Si afferma l'interdipendenza di Bene e Male. Nemmeno qui sono ritenuti davvero princìpi contrapposti e indipendenti: il credo massonico afferma che non vi è Bene se non vi è Male e viceversa. 

Commenti: 
Esiste un'ambiguità di fondo. Se Bene e Male sono interdipendenti, come si può pensare di affermare il primo e di combattere il secondo?

Maurizio Blondet 
 
Ha pochi capelli grigi e una barbetta canuta, fronte ampia, sorriso sardonico. Porta strani occhiali dalle lenti rotonde. Nella sua bocca spicca un dente incisivo inferiore più scuro degli altri. Parla di nichilismo suicida. Stigmatizza un mondo in cui l'essere è valutato solo per il suo valore di funzione. Cita Dostoevskij (se Dio non esiste, allora tutto è lecito - non menziona però l'antropofagia come conseguenza). Cerca di fare catechismo cattolico sul peccato originale, ma non convincerebbe nessuno. Ben più significativo è il discorso sul vincitore che fa quello che vuole del vinto (es. i crimini di Stalin, il giudizio sul Nazismo da parte di giudici che avevano compiuto azioni altrettanto atroci, lo sterminio dei Kulaki, etc.). 
 
Commenti: 
Pur non essendomi particolarmente simpatico, Blondet ha ragione da vendere quando parla dei vincitori e dei vinti. Immagino tuttavia che non gradirebbe molto se cominciassi a descrivere in dettaglio i crimini compiuti dalla Chiesa di Roma nel corso dei secoli. 

Gabriele Mandel 
 
Ha un volto massiccio, che sembra appena sbozzato nel granito. Una barbetta canuta e ispida sembra bucare la spessa cute del suo mento. Le sopracciglia invece sono nere. Inizia con una domanda: "Cos'è il male per il Sufismo?" Fornisce la risposta: "Il Male è Ignoranza". Afferma il monoteismo, l'unicità del Creatore. L'uomo non crea, rielabora cose già create. Dio crea col pensiero e con l'azione. Con l'azione crea energia, che non è materia. L'atomo non è materia (con buona pace di Einstein). Col pensiero crea le leggi divine che coordinano l'energia, che creano la materia. Il "negativo" della materia sarebbe il Male. Bene e Male inseparabili, assurdo separarli e dire "quello è un uomo buono" o "quello è un uomo malvagio". Questa è la sua sentenza finale: "L'uomo è sempre se stesso e non è mai se medesimo. È di volta in volta angelo e demone, divino e diabolico." 
 
Commenti:  
Il sufi usa un linguaggio pseudofisico. Ha moltissimi titoli, ma le sue argomentazioni mi paiono inconsistenti e insidiose. Si ricollega strettamente alle dottrine massoniche enunciate da Simonetti. 
 
Salomone "Moni" Ovadia 
 
Ha una faccia grande e tondeggiante, occhi piccoli e scurissimi, barba corta e candida. Porta una kippah nera con decorazioni bianche. Comincia con alcune affermazioni dottrinali. Il Talmud dice non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Questa è la sintesi di tutto l'Ebraismo. Il detto evangelico dice invece di fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te ed è considerato molto pericoloso: non è detto che ciò che è bene per te lo sia anche per gli altri. Parla della libertà religiosa come massima conquista del genere umano, con l'altrettanto sacrosanta libertà di non credere. Si schiera contro l'idea del Nazismo come Male Assoluto: è convinto che i Nazisti fossero omini piccolissimi, che non fossero affatto mostri, bensì nullità. Ricorda il caso di Mengele, che tolta la sua divisa nera andava a messa e coltivava le rose. Questo gli serve a dare la dimostrazione del fatto che Mengele non era un serial killer. Messi di fronte al tribunale di Norimberga, gli artefici del genocidio hanno cercato di occultare le prove. Non hanno detto: "Sì, l'ho fatto e lo rifarei!" Non erano titani. Questa è la dottrina della "Banalità del Male" esposta della Arendt. 

Commenti: 
Bene la tolleranza religiosa. E se qualcuno portasse il culto di Baal a Gerusalemme che succederebbe? Nella grande conquista della Libertà, per Ovadia sarebbero coinvolte tutte le religioni monoteiste. Ecco, mi piacerebbe sapere cosa direbbe di fronte ai Talebani e a Daesh. Per quanto riguarda da dottrina della Arendt, la reputo futile. Il Male non è mai banale. Senza contare il fatto che uomini come Eichmann e Heydrich non possono essere liquidati come "nullità" o "vermiciattoli". Essi non sono il prodotto della burocrazia, bensì della scuola e del bullismo! 

Una sostanza primigenia 

Con buona pace di Mancuso, si spiega ogni cosa ammettendo il carattere ontologico e increato del Male. Può essere definito come una natura delle cose che ha come fine ultimo la sofferenza dei viventi e la sua perpetuazione. La vita biologica non è altro che un macchinario stritolatore. Spezza e macina le sue vittime, dopo averle dannate. Fa in modo che ci siano sempre vittime: le fa riprodurre. Dante Virgili è davvero il Male? Certo che no. Volendo annientare questo Inferno e porre fine allo strazio dei viventi, si può dire che egli sia il Bene, che egli agisca per il Bene.
 
Schegge nel cervello 
 
Il regista cerca di unire i vari interventi con alcune ipotetiche scene della vita di Virgili, ricostruite con grande fantasia ma senza molti riscontri con quanto leggiamo nei romanzi La distruzione e Metodo della sopravvivenza. Del resto, nel disclaimer che compare all'inizio della pellicola è specificato che si tratta di prodotti dell'immaginazione, dell'ispirazione. Queste sequenze irrompono come potenti flash, come frammenti metallici che si conficcano nei nervi ottici. L'interpretazione di Andrea Riva de Onestis è superba. Vediamo lo scrittore come un baldo giovine, nerboruto e fiero, che avrebbe potuto ambire alle grazie delle più leggiadre fanciulle, senza riscontrare difficoltà alcuna. Non sembra certo un omino ripugnante, fisicamente repellente, una sorta di uomo-ratto rachitico, asfittico e cachettico, quale le fonti ce lo descrivono. Non ha alcun bitorzolo sul cranio. Certo, ha lo sguardo un po' allucinato, ma non credo che questo basti a fare di un ragazzo un mostro. Egli ci appare come un robusto squadrista d'assalto, in camicia nera. È ritratto come un bullo e violento, sempre pronto a infierire sui più deboli. Molesta una ragazza che si trascina su una sedia a rotelle, la immobilizza e la scalza dal suo sostegno, su cui viene dipinta una svastica. Poi si vedono due ragazze nude messe a ridosso di un muro. A una è stato messo un olisbo in bocca. Lui scorreggia sonoramente sulla loro faccia, costringendole a inalare i lezzi intestinali. Seguono scene di tortura inflitte a prigionieri di entrambi i sessi, degradati a porci e randellati selvaggiamente. Un'analisi superficiale di questo materiale può trarre in inganno e portare a scorgere nel personaggio una sorta di titanismo, di senso di onnipotenza. In fondo questo è proprio quanto molti si immaginano quando sentono parole come "fascista" e "nazista". La realtà è un tantino più complessa: le opere di Virgili descrivono un uomo ben diverso da questo postmoderno e sadiano stereotipo del Male. Egli odia il genere umano proprio perché ha dovuto subire le peggiori angherie sulla propria pelle, diventando un escluso, un paria, un dalit, trattato da tutti (e in particolare dal gentil sesso) come un rifiuto, come un escremento umanoide. Non un bullo, ma una vittima dei bulli. La sua misantropia estrema nasce e si sviluppa come feroce vendetta per essere stato sottoposto a bullismo e rifiutato dalle donne, schifate dal suo aspetto fisico e dalle sue perversioni. Proprio come è successo a me. Egli è sadico e anale. La sua crudeltà nei confronti del genere femminile ha proprio questa origine, è una manifestazione della Nemesi Cosmica. Il suo sentire non nasce da un senso di potenza, bensì da un senso di impotenza pervasivo e soverchiante, distillato in odio assoluto ed immortale. Solo contro l'Universo, Virgili ne desidera l'annientamento. In lui brilla la Luce Nera dell'Odio Eterno! Troppo spesso ci si dimentica la frase che accomuna Virgili a me: "Non dovevo nascere"
 
La soluzione a un problema definitorio  
 
Il film di Scafidi è certo molto interessante, ma non apporta alcuna prova della concreta esistenza fisica di Dante Virgili, che resta un problema per i filologi. Anche se potrà sembrare paradossale, l'esistenza stessa dello scrittore apocalittico è irrilevante, perché egli non è soltanto un personaggio, ma un'idea indistruttibile, un virus che vaga nella Noosfera, pronto a materializzarsi senza preavviso in qualunque punto dello spaziotempo. Magari l'idea di Dante Virgili si formerà proprio in un potente che detiene i codici per il lancio dell'arsenale nucleare della sua nazione. Vedete, quando in una specie senziente si manifesta anche soltanto un individuo di questo genere, il destino di quella specie è segnato. Spero che Parazzoli e Franchini leggano queste mie righe. L'ingegno che ha creato Dante Virgili non immagina neppure lontanamente che persone simili alla sua creazione esistono davvero. Proprio in Italia, in Lombardia, ne esistono almeno due! Posso dirmi virgiliano fin nel midollo, nonostante abbia molti dubbi sul fatto che Dante Virgili sia realmente nato dal grembo di una donna. Egli è molto più di un uomo partorito, fatto di carne e di ossa. Egli è immortale! Egli è eterno! 

 
Appunti per la distruzione.
Genesi di un film 


Il libro a cui si allude nella sinossi, distribuito assieme al film in DVD, è il seguente: 

Titolo: Appunti per la distruzione. Genesi di un film. Con
     DVD
Autore: Simone Scafidi
Editore: Pequod
Collana: Pequod
Anno edizione: 2008
In commercio dal: 1 febbraio 2008
Pagine: 32 p., ill. , Brossura
Codice EAN: 9788860680570 
 
Recensione (libro): 
 
Questi libretto contiene suggestive foto tratte dal film e dalla sua lavorazione (alcune infatti non corrispondono a scene viste). Riporta testi di Andrea Riva de Onestis e numerose informazioni su come il documentario è stato concepito e realizzato. Sono spiegate le sequenze e riportati alcuni dialoghi. Contiene anche sintetiche note biografiche su ciascuna delle personalità intervistate nel film. Dalla lettura appare chiaro che Scafidi ha compreso qualcosa di profondo. Qualcosa che ai vari autori degli interventi deve essere sfuggito. "L'idea di Virgili nasce dalla sofferenza. E si manifesa nella sofferenza e in un linguaggio sofferto." (cit.). Il documentario è nato essenzialmente per una difficoltà tecnica che sembra insormontabile: non si riesce a trarre un film dal romanzo La distruzione, la cui struttura è protoplasma del Caos. 

Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
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