giovedì 21 agosto 2014

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: COITUS E COETUS

Cos'hanno in comune il coito e il ceto? Un ingenuo scolaro potrebbe dire che sono due forme di diversa etimologia, dato che il loro suono è così diverso. Eppure, anche se Marx, Engels e Bakunin non ne sarebbero contenti, il coito e il ceto risalgono a una comune origine. La lingua latina ha le seguenti forme: coitus "unione, congiungimento, copula" (IV decl.), e coetus "adunanza, riunione, convegno, folla" (IV decl.). La parola italiana ceto è stata formata proprio da coetus; ovviamente non si tratta di un vocabolo popolare, ma di un termine introdotto dai letterati per garantire maggior chiarezza di pensiero, ed è stato tratto dai testi antichi tramite la pronuncia ecclesiastica del latino. 

Entrambe le parole derivano da cum "insieme" (prefisso com-, con-, co-) e dal verbo eo, is, ivi, itum, ire "andare". Si tratta in altre parole di una coppia di doppioni, creatasi a causa del diverso trattamento fonetico di una stessa parola in due epoche e contesti diversi.

Il nome verbale itus "andata" (presente anche in aditus, exitus, interitus etc.) si è fuso con il prefisso già in epoca antica, in un caso dando un iato e nell'altro dando un dittongo *oi poi diventato oe.

Non esistono dubbi a proposito del fatto che stiamo trattando proprio della stessa parola evolutasi in due modi diversi: sia coitus che coetus hanno ad esempio significati particolari come "congiunzione astrale" e "accoppiamento".

Come c'è da aspettarsi, i fautori della pronuncia ecclesiastica ab aeterno che hanno in Forum Archeologia il loro nido (non lo linko essendo pieno zeppo di malware, oltre che di assurdità), sono impotenti di fronte ai fatti. Non possono in alcun modo pretendere che all'epoca di Augusto coetus "adunanza" fosse omofono di cetus "balena" e neppure che avesse una consonante palatale, essendo la consonante iniziale di coetus dovuta senza dubbio al prefisso com- (con-, co-), con la stessa etimologia di cum, che anche in Vaticano si pronuncia con un suono velare ("duro"). Forse se ne usciranno a dire che in realtà coetus significa "cece" e che la prova è nei fumetti di Paperino.

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: ECCE + EUM > ECCUM

Il latino classico conosce la forma ecce "ecco", che in genere regge il nominativo. Famosissima ad esempio è la frase ecce homo. Tuttavia nel linguaggio più antico ecce reggeva spesso l'accusativo: ecce hominem. Tale uso non è mai venuto meno nel linguaggio colloquiale e aveva soprattutto significato spregiativo o di biasimo. La questione non è comunque facile da definire. Si hanno casi di ecce ego come di ecce me "eccomi". La lingua di autori come Plauto e Terenzio comprende anche forme arcaiche e sintetiche che di solito a scuola non sono menzionate. Queste nascono dall'unione di ecce con pronomi di terza persona singolare e plurale, oltre che con pronomi dimostrativi. Sono le seguenti:

ecce + eum > eccum   
ecce + ea > ecca  
ecce + eam > eccam   
ecce + eos > eccos 
ecce + eas > eccas  

ecce + ille > eccille  
ecce + illum > eccillum  
ecce + illa > eccilla 
ecce + illam > eccillam 
ecce + illud > eccillud  
ecce + illos > eccillos 
ecce + illas > eccillas 

ecce + iste > ecciste 
ecce + istum > eccistum
ecce + ista > eccista 
ecce + istam > eccistam 

ecce + istud > eccistud  
ecce + istos > eccistos 
ecce + istas > eccistas  

La forma eccum è proprio quella che è sopravvissuta in varie lingue romanze, donde deriva direttamente l'italiano ecco. In unione con i pronomi istu(m) e illu(m) ha formato nel latino volgare nuove forme composte, che hanno dato origine ai pronomi italiani:

*eccu(m) istu(m) > questo
*eccu(m) ista(m) > questa
*eccu(m) illu(m) > quello
*eccu(m) illa(m) > quella

Dovette esistere anche un *eccu(m) tibi istu(m), alla lettera "eccoti questo", che ha originato le forme toscane cotesto, codesto.

Come si può vedere con la massima evidenza, coloro che assurdamente affermano la pronuncia latina ecclesiastica come genuina ed esistente ab aeterno, sono incapaci di spiegare la formazione di eccum e quindi non possono comprendere i pronomi italiani che sono stati formati a partire da tale forma. Se per assurdo la pronuncia antica di ecce fosse stata /*ettʃe/, non sarebbe mai stato possibile nemmeno avere l'italiano ecco, per non parlare di questo, codesto e quello. Ne consegue che la palatalizzazone da /ekke/ in /ettʃe/ è un fenomeno secondario e tardo, e che la pronuncia scolastica di tale vocabolo semplicemente non esisteva nel latino dell'epoca di Augusto. Per contro, /ekke eum/ è la spiegazione immediata di /ekkum/.
Un abisso oppone le forme italiane a quelle francesi ed occitane, che sono invece derivate da ecce

Lingua d'oïl

ecce iste > antico francese cist 
ecce istu(m) > antico francese cest 
ecce ista(m) > antico francese ceste
ecce isti
> antico francese cist

ecce istos
> antico francese cez

ecce istas
> antico francese cestes

ecce ille
> antico francese cil

ecce illu(m)
> antico francese cel

ecce illa(m)
> antico francese cele

ecce illi
> antico francese cil

ecce illos
> antico francese cels, ceus

ecce illas
> antico francese celes

(c- davanti a -e-, -i- era pronunciata /ts/ prima del XIII secolo, in epoca successiva /s/)

Lingua d'oc

ecce iste > provenzale cest 
ecce istu(m)
> provenzale cest 

ecce ista(m)
> provenzale cesta

ecce isti
> provenzale cist

ecce istos
> provenzale cests

ecce istas
> provenzale cestas

ecce ille
> provenzale cel

ecce illu(m)
> provenzale cel

ecce illa(m)
> provenzale cela

ecce illi
> provenzale cil

ecce illos
> provenzale cels

ecce illas
> provenzale celas

(c- davanti a -e-, -i- si pronuncia /ts/)

Nella lingua d'oïl e nella lingua d'oc si ha la prosecuzione del latino ecce, la cui palatalizzazione è avvenuta in epoca tarda, di certo successiva alla formazione di eccum. Questo è quanto.

venerdì 15 agosto 2014

DUE TESTI CRISTIANI NEL NEOLATINO DI GAFSA (RICOSTRUITO)

Questo è il testo del Padre Nostro nel neolatino di Gafsa (con dossologia finale): 

Patre nostru, ki es in issos kelos,
santu faktu siat issu nòmine tuu,
abbenzat issu rennu tuu,
fakta siat issa boluntate tua,
sikut in issu kelu et in issa terra.
Dànos oze issu pane nostru kotizanu,
et dimìttenos issa dekta nostra
sikut nos dimittèmus ad issos dektores nostros,
et non indùkasnos in tentatzone,
maghis lìbranos de issu Malu,
kia tuu est issu rennu et issa potestate et issa glora
in issa sekla sekloru.
Amen


Questo è il testo del Prologo del Vangelo secondo Giovanni: 

[1] In prinkìppiu erat issu Berbu,
issu Berbu erat apud Deu
et issu Berbu erat Deu.
[2] Issu erat in prinkìppiu apud Deu:
[3] onna fakta furunt per issu,
et sine issu faktu fut nulla kod faktu fut.
[4] In issu erat issa bita
et issa bita erat issa luke de issos òmines;
[5] et luke luket in issas tenebras,
et issas tenebras non komprènderunt illa.
[6] Benit unu omo missu de Deu
et nòmine suu erat Ioanne.
[7] Istu omo benit in testimonzu
per dare testimonzu ad issa Luke
ut onnes kredissent per issu.
[8] Issu non erat issa Luke,
maghis dare debeba testimonzu ad issa Luke
[9] Beniba in issu mundu issa Luke bera,
ki lumnat onnes òmines.
[10] Issu erat in issu mundu,
et issu mundu faktu fut per issu,
maghis issu mundu non konnòut illu.
[11] Issu benit intre ghente sua,
maghis ghente sua non àkkepit illu
[12] Maghis ad issos ki akkèperunt illu,
dedit potestate de fire fillos de Deu:
ad issos ki krèdderunt in nòmine suu,
[13] ki non de sànghine, 
nek de boluntate de karne,
nek de boluntate de omo,
maghis de Deu nati furunt.
[14] Et issu Berbu se fekit karne
et abitàut intre nobis;
et nos bidìmus glora sua,
kasi de unighentos de issu Patre,
plenu de gratza et de beritate.
[15] Ioanne dat testimonzu de issu
et klamàut ìkest issu omo kine dìssibos
issu omo ki benit post me, ante me se fekit 
kia priore ad mi erat
[16] Et de plenitate sua
nosonnes akkepìmus
et gratza por gratza,
[17] Kia issa leghe data fut per Moise,
issa gratza et issa beritate per Iesu Kristu furunt.
[18] Nekòmo maghis Deu bidit:
in beritate issu Fillu Unighentu,
ki est in issu sinu de issu Patre,
issu narràut illu.

Si possono notare le somiglianze con i testi latini, come anche significative divergenze e non poche innovazioni.

UN FRASARIO DEL NEOLATINO DI GAFSA (RICOSTRUITO)

Queste sono alcune parolette della lingua neolatina di Gafsa, che sono di uso frequente e molto utili:

òkest,
nònest, no 
ìdest, è così 
id nònest, non è così 

forsit, forse
orast, adesso

ìkest, qui c'è, ecco
ekku, eccolo
ekka, eccola
èkkeme, eccomi
èkkete, eccoti
èkkenos, eccoci
èkkebos, eccovi
ekkillu, eccolo
ekkilla, eccola
ekkos, eccoli
ekkas, eccole 
ekkillos, eccoli
ekkillas, eccole

Questo è un repertorio di frasi di vario genere, quali le si potrebbe cogliere dalla viva voce del volgo se se si avesse una macchina del tempo e si potesse stare ad ascoltare gli echi di un'epoca perduta, di una latinità fulgida:

Est ike. È qua 

Est illùke. È là

Est illòko. È in questo luogo.

Dami ike! Dammi qua!

Fakid! Fallo!

Fàkillu! fallo!

Faktid! Fatelo

Fàktillu! Fatelo

Dìkemi illu. Dimmelo.

Dìktemi illu. Ditemelo.

Mos doti illu. Te lo do subito.

Ubi natu fusti? Dove sei nato?

De Kassa ego sune, Io sono di Gafsa

Kìdest illu? Cos'è quello?

Illu anghe est unu basilisku, mezokre et kun korona manna inkima ad issu kaput. Quel serpente è un basilisco, piccolo e con una gran corona sulla sua testa. 

Kid fekisti? Cos'hai fatto?

Kid fàkere abes? Cosa farai?

Ubist ussore mea? Dov'è mia moglie?

Ego bìdilla mane, per issu pagu ambitabat. L'ho vista questa mattina, andava in giro per il villaggio.

Non skio ubist biru tuu. Non so dov'è tuo marito.

Kist illu omo? Chi è quell'uomo?

Kìdest mòmine de patre suu? Come si chiama suo padre?

Moise Iudeu de Termile est patre suu. Suo padre è Mosè l'Ebreo di Tarmil.

Ere ego bidi illu omo kine ad mi narràusti. Ieri ho visto quell'uomo di cui mi hai raccontato.

Issu omo kine issos latrones bulneràurunt est Mammadu de Tùnete. L'uomo che i ladroni hanno ferito è Mohammed di Tunisi.

Ista karne est màrkida et sapet de merda. Questa carne è marcia e sa di merda.

Illu omo non sentìut maghis in bita sua rankore de kunnu. Quell'uomo non ha mai sentito odore di fica in vita sua.

Issu prinkipe Tankredi de issos Normannos est altu, flabu, glauku et feroke. Il principe Tancredi dei Normanni è alto, biondo, con gli occhi azzurri e fiero.

Maghis in bita mea bidi unu omo de tale armonza kondo istos Normannos de Sikilla. Non ho mai visto in vita mia un uomo bello come questi Normanni di Sicilia. 

Frango kaput tuu. Ti spacco la testa. 

Biru suu est omo ebru et perbersu ki zabolos kolet et tumbas profanat. Suo marito è un ubriacone e un perverso, che adora i demoni e profana le tombe. 

Ire àbbio Tùnete, si Zabolu ostaklu non ponet. Andrò a Tunisi, se il Diavolo non ci mette lo zampino.

Istu benatore mannu erat in issos montes de issos Nùmidos et unu ursu feros kontra illu fut, ki nekàut onnes segùsos suos. Questo grande cacciatore era tra le montagne dei Berberi e si imbatté in un orso feroce che gli uccise tutti i segugi. 

Domnu meu me kelàut kando issa militza de issu Kalifu benit in Termile. Il mio signore mi ha nascosto quando l'esercito del Califfo è giunto a Tarmil. 

Kassa est plena de ghente ki krissanu nòmine abet et linga latina loket. Gafsa è abitata da gente che ha nome cristiano e parla latino.

Etza Sabrata est unu pagu de ghentes de linga latina, maghis ego intèllego issu zalektu issaru kun diffikultate manna. Anche Sabrata è una città di gente di lingua latina, ma comprendo il loro dialetto con grande difficoltà.

Ere mane issu prèbbitre portàut issa ossa ad àmita mea in domu sua, kare issa non potut missa ire nek de domu essire. Ieri mattina il prete ha portato la comunione a mia zia nella sua casa, perché lei non poteva andare a messa né uscire da casa sua. 

Kare nekàusti illa lakerta? Pellu sebu et issanu es. Perché hai ucciso quella lucertola? Sei un bambino crudele e perverso.

Ad nobis biktora ìut. Abbiamo vinto (lett. A noi è andata la vittoria).

Beni meku, mos! Vieni con me, subito!

Benite nosku, mos! Venite con noi, subito! 

Fèrenos issu binu, ankilla! Portaci il vino, cameriera! 

Ferid ad nobis mos, nosonnes multa site tenèmus! Portacelo subito, abbiamo tutti molta sete! 

Kiskis ìusset in unu makumbàlu est kerte malediktu et anatemizatu. Chiunque si rechi in un luogo pagano è senza dubbio maledetto e scomunicato.

Kikkid tu dikas non iunghet ad auriklas issoru. Qualunque cosa tu dica non arriva alle loro orecchie.

Kist fekit istu molku? Chi ha compiuto questo olocausto? 

sabato 9 agosto 2014

IL LESSICO DEL NEOLATINO DI GAFSA (RICOSTRUITO)

Nel lessico di base del neolatino di Gafsa si conservano numerosi arcaismi. Alcuni sono andati perduti al di fuori dell'Africa, altri si conservano tuttora in alcune aree della Romània. Si trovano anche vocaboli che conservano il loro significato primitivo, avendo subito slittamenti semantici altrove. In altri casi ancora è il tema della parola ad essere arcaico.

abe, uccello < lat. ave(m)
(cfr. spagnolo ave id.)
anniklu, vitello di un anno < lat. anniculu(m)
(cfr. romancio anugl, montone)
àssere, oca < lat. ansere(m)
bellu, guerra < lat. bellu(m)
bentre, pancia < lat. ventre(m)   

bespru, sera < lat. vespru(m) 
bìtriku, patrigno < lat. vitricu(m)
bubulku, bovaro < lat. bubulcu(m) (italiano bifolco < *bi:fulcu(m),

    di origine italica)
bukka, guancia < lat. bucca(m)
eka, giumenta < lat. equa(m)
   (cfr. spagnolo yegua id., sardo logudorese ebba
eku, cavallo < lat. equu(m)
ekullu, cavallino < lat. equuleu(m) 

ezòlu, capretto < lat. haediolu(m) (cfr. romancio anzöl id.) 
kèrebru, cervello < lat. cerebru(m)
kuna, culla < lat. cu:na(m)
mankìppiu, servo < lat. mancipiu(m)  

metu, paura < lat. metu(m) 
mure, topo < lat. mu:re(m)
muskerda, escrementi di topo < lat. mu:scerda(m)
noberka, matrigna < lat. noverca(m)
nuru, nuora < lat. nuru(m)
obikla, pecora < lat. ovicula(m)
   (cfr. spagnolo oveja id.) 
òkkiput, nuca < lat. occiput
os, bocca < lat. o:s
pèrpera, partoriente < lat. puerpera(m)
pribinna, figliastra < lat. pri:vigna(m)
pribinnu, figliastro < lat. pri:vignu(m)
subulku, porcaro < lat. subulcu(m)
sue, scrofa < lat. sue(m)
   (cfr. sardo logudorese sue id.)
suile, porcile < lat. sui:le
suillu
, porco < lat. suillu(m)

Numerosissimi vocaboli suonano in modo molto simile all'italiano:

balena, balena < lat. ballaena(m) 
berme, verme < lat. verme(m)
bespa, vespa < lat. vespa(m)
dente, dente < lat. dente(m)
fronte, fronte < lat. fronte(m)
kampu, campo < lat. campu(m)
kane, cane < lat. cane(m)
kapra
, capra < lat. capra(m)
kastu, casto < lat. castu(m)
kolle, colle < lat. colle(m)
kollu, collo < lat. collu(m)
krabrone
, calabrone < lat. crabro:ne(m) 

dannu, danno < lat. damnu(m)
iunku, giunco < lat. iuncu(m)
lamna
, lamina < lat. la:mina(m)
lumbrìku, lombrico < lat. lumbri:cu(m)
luna, luna < lat. lu:na(m)
lupu
, lupo < lat. lupu(m)
mare
, mare < lat. mare
mente, mente < lat. mente(m)
monte, montagna < lat. monte(m)
ossu, osso < lat. ossu(m), per os (1) 
pala, pala < lat. pa:la(m)
palu, palo < lat. pa:lu(m)
pede, piede < lat. pede(m)
ponte, ponte < lat. ponte(m)
sale, sale < lat. sale(m)
sekùre, scure < lat. secu:re(m)
skarafazu, scarafaggio < lat. *scarafa:iu(m) (2)
sole, sole < lat. so:le(m)
sorte, sorte < lat. sorte(m)
sonnu, sonno < lat. somnu(m) 
stella, stella < lat. ste:lla(m)
tèrmite, tarlo < lat. termite(m)
terra, terra < lat. terra(m)
umblìku, ombelico < lat. umbili:cu(m)

(1) Agostino usava ossum quando predicava, per paura che le folle confondessero os con la parola che significa bocca, perché "Afrae aures de correptione vocalium vel productione non iudicant" (De Doctrina Christiana, 4, 10, 24).
(2) Il termine è di origine osca e corrisponde regolarmente al nativo scarabaeu(m).

Sono eminentemente latini i termini relativi all'agricoltura:

abena, avena < lat. ave:na(m) 
aratiba, terra arabile < lat. ara:ti:va(m)
aratore, aratore < lat. ara:to:re(m)
aratre, aratore < lat. ara:tor
aratru, aratro < lat. ara:tru(m)
aratzo, aratura < lat. ara:tio:
bòmere, vomere < lat. vo:mere(m)
faba, fava < lat. faba(m)
fasòlu, fagiolo < lat. phaseolu(m)
frumentu, frumento < lat. fru:mentu(m)
granu, grano < lat. gra:nu(m) 
kentènu, segale < lat. cente:nu(m)
kombustu, campo bruciato < lat. combu:stu(m)
iugu, giogo < lat. iugu(m)
lentitta, lenticchia < lat. *lentitta(m), per lente(m)
millu, miglio < miliu(m)
orzu, orzo < lat. hordeu(m)
semnare, seminare < lat. se:mina:re
sulku, solco < lat. sulcu(m)
suzugare, fissare al giogo < lat. subiuga:re
sùzugu, fissato al giogo < lat. subiugu(m)
temone, timone del carro < lat. te:mo:ne(m)

Anche l'apicoltura ha tratto il suo lessico da Roma:

àlbiu, celletta < lat. alveu(m)
apikla, ape < lat. apicula(m)
appiaru, alveare < lat. apia:riu(m)
appiaru, apicultore < lat. apia:riu(m)
fabu, favo < lat. favu(m)
kera, cera < lat. ce:ra(m)
mulsu
, vino mielato < lat. mulsu(m)

Interessanti sono i vocaboli relativi alla viticoltura, tutti di origine latina:

aketu, aceto < lat. ace:tu(m)
àkina, uva < lat. acina
   (f. coll., cfr. sardo logudorese àghina, àniga id.)
binaru, venditore di vino < lat. vi:na:riu(m) 
binu, vino < lat. vi:nu(m)
binza, vigna < lat. vi:neam
   (sardo logudorese binza id.)
bite, vite < lat. vi:te(m)
kaupo, oste < lat. caupo:
kaupones, osti < lat. caupo:ne:s
kellaru, cantina < lat. cella:riu(m)
lora, vino annacquato < lat. lo:rea(m)
mustu, mosto < lat. mustu(m)
pàmpinu, pampino < lat. pampinu(m)
uba
, uva < lat. u:va(m) 
temètu, vino forte < lat. te:me:tu(m)
torklu, torchio < lat. torculu(m)
trazektoru, imbuto < lat. traiecto:riu(m) 

Si noti che il latino caupo, perduto altrove nella Romània, fu popolarissimo tra i Germani.

Questi sono alcuni termini relativi all'economia:

arghentzu, argenteo < lat. argenteu(m)
aru, aureo < lat. aureu(m)
assaru, moneta da un'unità < lat. assa:riu(m)
dinaru
, denaro < lat. de:na:riu(m)
dramma, dracma < lat. drachma(m)
eràmine, moneta di rame < lat. aera:men
kintu, moneta da un quinto, quintino < lat. quintu(m)
   (cfr. gotico kintus, centesimo < lat.)
kommertzu, commercio < lat. commerciu(m)
merkatore
, mercante < lat. merca:to:re(m)
merkatre, mercante < lat. merca:tor
moneta
, moneta < lat. mone:ta(m)
pondus, libbra < lat. pondus
soldu aru, zecchino d'oro < lat. solidu(m) aureu(m)
untza, oncia < lat. uncia(m)

Si noti che aru "aureo" si contrappone ad auru "oro": la semiconsonante -e- deve aver influito nel semplificare il dittongo.

Aggettivi di base:

altu, alto < lat. altu(m)
baldu, forte < lat. validu(m)
bassu, basso < lat. bassu(m)
beklu, vecchio < lat. *vetulu(m)
beru, vero < lat. ve:ru(m)
brebe, corto < lat. breve(m)
bonu, buono < lat. bonu(m)
essìgu, minuscolo < lat. exiguu(m)
falsu
, falso < lat. falsu(m)

formu
, tiepido < lat. formu(m) 
friktu
, freddo < lat. fri:gidu(m)
gheldu
, gelido < lat. gelidu(m)
grabe
, pesante < lat. grave(m)

iùbene
, giovane < lat. iuvene(m)
kaldu
, caldo < lat. calidu(m)
keku, cieco < lat. caecu(m)
largu, largo < lat. la:rgu(m)
lebe, leggero < lat. leve(m) 
letu, fecondo < lat. laetu(m)
longu
, lungo < lat. longu(m)
malu
, cattivo < lat. malu(m)
mannu, grande < lat. magnu(m)
mezòkre, piccolo < lat. mediocre(m)
mutu, muto < lat. mu:tu(m)
pusillu, piccolo < lat. pusillu(m)
sanu, intero < lat. sa:nu(m)
tene, minuscolo < lat. tenue(m)
turpe, brutto < lat. turpe(m)
surdu, sordo < lat. surdu(m)

Esistono alcuni comparativi sintetici, ma nella maggior parte dei casi si ottengono tramite perifrasi, preponendo maghis "più" o minus "meno":

altzore, più alto < altio:re(m)
minore, minore < lat. mino:re(m)
mazore, maggiore < lat. ma:io:re(m)
pezore, peggiore < lat. pe:io:re(m)
senzore, più vecchio < senio:re(m)

maghis largu, più largo
minus largu, meno largo
maghis longu
, più lungo
minus longu, meno lungo

Esistono anche alcuni superlativi antichi, che però non possono essere usati come meri accrescitivi:

màssimu, il più grande < lat. maximu(m) mìnimu, il più piccolo < lat. minimu(m)
òktimu, il più buono < lat. optimu(m) pèssimu, il più cattivo < lat. pessimu(m)

Questi sono i nomi dei colori:

albu, bianco < lat. albu(m) 
birde, verde  < lat. viride(m)
flabu, giallo < lat. fla:vu(m)
fulbu, giallo scuro  < lat. fulvu(m)
fusku, marrone  < lat. fuscu(m)
gàlbinu, giallo chiaro  < lat. galbinu(m)
glauku
, azzurro < lat. glaucu(m)
kerullu, azzurro  < lat. caeruleu(m)
kesu, blu < lat. caesiu(m)
kineratzu, grigio chiaro  < lat. cinera:ceu(m)
lutzu, giallo < lat. luteu(m)
nigru
, nero < lat. nigru(m)
pullu, rosso scuro  < lat. pullu(m)
purpùru, purpureo  < lat. purpureu(m) 
rubru, rosso  < lat. rubru(m)
rufu
, fulvo < lat. ru:fu(m)
rabu, grigio  < lat. ra:vu(m)

Questi sono i nomi dei giorni:

Zie Lunis, Zilunis, Lunedì
Zie Martis, Zimartis, Martedì
Zie Mèrkuris, Zimèrkuris, Mercoledì
Zie Iobis, Zizòbis, Giovedì
Zie Bèneris, Zibèneris, Venerdì
Sàbbatu, Sabato
Dominka, Domenica

Appare evidente che le uscite dei giorni da Lunedì a Venerdì, in origine genitivi, hanno subito sincretismo, facendo prevalere un'uscita in -is nata dall'influenza di lat. -is (Dies Martis, Dies Iovis, Dies Veneris) su lat. -ae (Dies Lunae) ed -i (Dies Mercurii).

Questi sono i nomi dei mesi:

Ianaru, Gennaio < lat. Ianua:riu(m)
Febraru, Febbraio < lat. Februa:riu(m)
Martzu, Marzo < lat. Ma:rtiu(m)
Aprile, Aprile < lat. Apri:le
Mazu, Maggio < lat. Ma:iu(m)  

Iunzu, Giugno < lat. Iu:niu(m)
Iullu, Luglio < lat. Iu:liu(m)
Agustu, Agosto < lat. Augustu(m)
Sektembre
, Settembre < lat. Septembre(m)
Oktombre, Ottobre < lat. Octo:bre(m)
Nobembre
, Novembre < lat. Novembre(m)
Dekembre, Dicembre < lat. Decembre(m)

Molte parole sono state ereditate dal latino dotto, che a sua volta le ha prese dal greco. Il suffisso -ia - che in greco portava l'accento - è diventato atono, a differenza di quanto è accaduto in italiano. Il dittongo eu presente soltanto in parole di questa origine, è stato ridotto a un semplice e

abbestu, amianto; salamandra < lat. *asbestu(m), per asbeston
   (acc.) 
aiògrafa
, agiografia < lat. hagiographa (pl.)
armonza, bellezza < lat. harmonia(m)
artzàtre, medico < lat. archia:ter 
asfaltu, bitume < lat. asphaltu(m)
baktizare, battezzare < lat. baptiza:re
baktismu, battesimo < lat. baptismu(m)
blasfèmu, bestemmiatore < lat. blasphe:mu(m)
butirru, burro < lat. bu:ty:ru(m)
demonzu, demonio < lat. daemonium
ekarìssa
, eucaristia < lat. eucharistia(m)
ènniku, pagano < lat. ethnicu(m)
enukizare, castrare < lat. eunu:chiza:re
enùku, eunuco < lat. eunu:chu(m)
erèsa, eresia < lat. *haeresia(m), per haeresi(m)
fantàsa, fantasia < lat. phantasia(m)
filosòfa, filosofia < lat. philosophia(m) 
filosfu, filosofo < lat. philosophu(m)
krismare, cresimare < lat. chrisma:re
krisma, cresima < lat. chrisma
poèma, poema < lat. poe:ma 
poèsa, poesia < lat. *poe:sia(m), per poe:si(m) 
sfera, sfera celeste < lat. sphaera(m) 
simonza, simonia < lat. *simo:nia(m) 
simonzàku, simoniaco < lat. simo:niacu(m)
sinfonza, zampogna < lat. symphonia(m)
sodonza
, sodomia < lat. *sodomia(m)
zalektu
, vernacolo < lat. dialectu(m)
zàlogu
, discorso < lat. dialogu(m)

Il latino gergale delle prime comunità cristiane ha anche lasciato il suo segno:

kaktibu, indemoniato < lat. crist. capti:vu(m) <Diaboli:> (ossia
   "prigioniero del Diavolo")
persona, persona, tipo < lat. crist. perso:na(m) 
   (ossia "maschera"

tartaruka, tartaruga < lat. crist. *tartaru:cha(m) (ossia "abitatrice
   degli Inferi"
)
zie natale, il giorno della morte < lat. crist. Die(m) Na:ta:le(m)
   (ossia "nascita nel Regno dei Cieli")

Da kaktibu deriva kaktibitate, che indica la possessione diabolica.

Il nesso sf in queste parole ha una consonante bilabiale, un po' diversa da f, e in alcune varietà della lingua è rimpiazato a sp: spera, blaspèmu, aspaltu.

Elementi di sostrato, adstrato e superstrato

Esistono nel neolatino di Gafsa interessanti vocaboli risalenti al sostrato neopunico. La cosa non deve stupire: ancora Agostino di Ippona ci dice che ai suoi tempi la lingua punica era ancora in uso e che proprio i territori in questione ne erano la culla ancora calda. Di questi lemmi, soltanto due o tre sono sopravvissuti anche in sardo.

abadiru, meteorite < pun. abaddir, abadir id. 
alma, ragazzina < pun. alma, vergine (glossa)
Baldiru, Satana < pun. Baladdir, Baladir, Baal 
Balu, Satana < pun. Bal, Baal
bibbàlu, tempio pagano < pun. *beth-bal, *bith-bal, casa di Baal
kesàru, elefante < pun. kaisar id. (glossa)
kurma, ruta d'Aleppo < pun. churma id. (glossa)
(sardo nuorese kurma, kùruma id.)
makumbàlu, luogo dei pagani < pun. *maqom-bal, luogo di Baal 
minkàdu, capotribù berbero < pun. mynkd /min'kad/, sovrano
mintziktu, sepolcro < pun. mynsyfth id.
molkomòru, rito satanico < pun. molchomor, sacrificio di un
   agnello (iscrizioni di N'Gaous)  
molku, rito satanico < pun. molch, fen. mlk /molk/, olocausto
sikkìra, aneto < pun. *sichiria id.
(cfr. sardo zikkiria, zikkidia id.)

zìbbire, rosmarino < pun. zibbir id. (glossa)
(cfr. sardo campidanese zìppiri id.) 

I plurali di questi nomi si formano quasi sempre in modo regolare, ma alcune voci come molkomòru e molku sono ascritti ai nomi della IV declinazione latina:

bibbàlos, templi pagani
kesàros, elefanti
makumbàlos, luoghi dei pagani
minkàdos, capitribù berberi
molkomòrus, riti satanici 
molkus, riti satanici.

Una parola di chiara origine latina trova corrispondenza nelle iscrizioni neopuniche:

kentenara, fattoria : neopunico centenaria id., < lat. cente:na:ria(m)

Il termine in orgine si riferiva a fattorie fortificate, chiamate così perché costruite per resistere agli assalti delle popolazioni numidiche (berbere), e quindi idealmente per durare cent'anni. Meno probabile la derivazione dal latino cente:num "segale", coltura che a quanto pare era molto diffusa nell'Africa Romana.

Alcuni celtismi già diffusi nel latino dell'Impero sono presenti:

benna, cesta < lat. benna(m) < celt. *benna:
bira, anello < lat. viria(m) < celt. *wiria:
dusu, folletto, jinn < lat. du:siu(m) < celt. *du:sio-
ghesu, giavellotto < lat. gaesu(m) < celt. *gaiso-
kamìsa, camicia < lat. camisia(m) < celt. *kamisia:
karpentu, carro coperto < lat. carpentu(m) < celt. *karbento-
karru, carro < lat. carru(m) < celt. *karro-
kerbìsa, birra < lat. cervi:sia(m) < celt. cis. *ker(e)wi:sia:
segùsu, segugio < lat. segu:siu(m) < celt. lig. *segu:sio-

Una delle maggiori differenze con il vocabolario della lingua italiana sta nell'assenza di quel rinnovamento che ha portato moltissime parole come "bianco", "guerra", etc. Si trovano ben pochi germanismi, che discendono quasi tutti dalla lingua germanica orientale dei Vandali, che era una varietà della lingua dei Goti. 

maunire, ammannire < got. manwjan, preparare 
(cfr. sardo logudorese maunire)
melka, latte acido < lat. volg. melca, latte speziato, cfr. got. miluks, latte
(cfr. sardo nuorese merka, miscuglio cotto di latte fresco ed acido)

Si notano infine numerosi prestiti dall'arabo, spesso relativi alla religione islamica e alle istituzioni:

balla, è così < ar. wallah
Emiru, Emiro < ar. 'ami:r
Islamu, Islam < ar. Isla:m
kafiru
, pagano < ar. ka:fir
Kalifu, Califfo < ar. Khali:f
Kuranu, Corano < ar. qur'a:n
Mammadu, Maometto < ar. Muḥammad
matzida, moschea < ar. masjid
Mezinu, muezzin < ar. mu'aḏḏin
muslimu, musulmano < ar. muslim
Sittanu, Satana < ar. Shaiṭa:n
Sultanu, Sultano < ar. Sulṭa:n
Ziadu, Jihad < ar. jiha:d

Alcuni termini di abuso di uso comune sono pure stati tratti da termini arabi:

allufu, porco < ar. nordafr. ḥallu:f
aramu, peccaminoso < ar. ḥara:m
kàbalu, effeminato, travestito < ar. khawal  
kiziru, porco < ar. khinzi:r
marramu, cosa vietata < ar. muḥarram
sarmuta, puttana < ar. sharmu:ṭa

Ascoltando i suoni di questa conlang si compie quasi un viaggio a ritroso nel tempo e si comprendono le osservazioni di coloro che viaggiando a Gafsa hanno riportato che la lingua parlata in quel luogo era una latinità quasi integra, virante alla lingua sarda, oppure che era una una varietà di italiano poi deviata a causa della vicinanza con popoli di lingua araba.

sabato 2 agosto 2014

ELEMENTI DI GRAMMATICA DEL NEOLATINO DI GAFSA (RICOSTRUITO)

Pubblico una sintetica grammatica della lingua neolatina di Gafsa, intendendo così dare gli elementi necessari per poter utilizzare questa conlang.

L'articolo determinativo è issu (m.), issa (f.), pl. issos (m.), issas (f.), issa (n. coll.)
L'articolo indeterminativo è unu (m.), una (f.).

I plurali maschili e femminili terminano sempre in -s:

akus, aghi 
krukes, croci  manus, mani 
nabes
, navi
nukes, noci  porkos, maiali
turres, torri
spiritus, spiriti

Così abbiamo:

issu eku, un cavallo issos ekos, i cavalli
issu porku
, il maiale
issos porkos, i maiali
unu diktu, un dito
unu omo
, un uomo
unu zabolu, un diavolo

una kruke, una croce
una nuke, una noce

Appare evidente che le forme sia singolari che plurali derivano direttamente dall'accusativo latino. Viene mantenuta la distinzione tra i nomi derivati dalla II declinazione (plurale in -os) e quelli derivati dalla IV declinazione (plurale in -us). I neutri singolari dei temi in consonante (III declinazione latina) se necessario mostrano l'aggiunta di una vocale -e: sono tollerate parole che escono in -t e -s, ma non in -n, -l, -r o in nessi consonantici ardui. 

fele, fiele 
ghenus, genere  ièkore, fegato 
kaput
, testa 
kore
, cuore lakte, latte 
mele, miele
nòmine, nome

In alcuni casi si notano irregolarità e si conservano invece forme di nominativo:

drako, drago, pl. drakones
falko
, falco, pl. falkones latro, ladro, pl. latrones
prèbbitre
, prete, pl. prebbìtres

Vi sono plurali neutri spesso con valore collettivo, analogamente a quanto accade in italiano:

issa ièkora, le interiora
issa frukta, i frutti, la frutta
issa oba, le uova  

Questi sono i pronomi personali:

ego, io
tu, tu
issu, egli
issa, ella
nos, noi
bos, voi
issos, essi
issas, esse 

I corrispondenti pronomi e aggettivi possessivi sono:

meu, mio; meos, miei
mea, mia; meas, mie
tuu, tuo; tuos, tuoi 
tua, tua; tuas, tue 
suu, suo; suos, suoi 
sua, sua; suas, sue 
nostru, nostro; nostros, nostri
nostra, nostra; nostras, nostre
bostru, vostro; bostros, vostri 
bostra, vostra; bostras, vostre
issoru, loro (m.)
issaru, loro (f.)

Le forme issoru e issaru, originari genitivi, sono invariabili: issoru òmines, i loro uomini.

Questi sono i pronomi relativi:

ki, chi (nom.); che
kine, chi (acc.)

Questi sono i pronomi dimostrativi:

istu, questo istos, questi ista, questa
istas, queste
illu, quello
illos, quelli illa, quella
illas, quelle

La coniugazione dei verbi in genere ricalca abbastanza bene quelle del latino volgare, anche se non mancano sincretismi e forme analogiche, come del resto accade in sardo. Questi sono alcuni paradigmi di verbi di uso comune:

èssere, essere

Indicativo presente: ego sune, tu es, issu est, nos simus, bos sitis, issos sunt; 
Indicativo imperfetto: ego era, tu eras, issu erat, nos eràmus, bos eràtis, issos erant;
Indicativo perfetto: ego fui, tu fusti, issu fut, nos fumus, bos fustis, issos furunt; 
Congiuntivo presente: ego sia, tu sias, issu siat, nos siàmus, bos siàtis, issos siant;
Congiuntivo imperfetto: ego fusse, tu fusses, issu fusset, nos fussèmus, bos fussètis, issos fussent. 

abère, avere

Indicativo presente: ego àbbio, tu abes, issu abet, nos abèmus, bos abètis, issos àbbiunt; 
Indicativo imperfetto: ego abeba, tu abebas, issu abebat, nos abebamus, bos abebatis, issos abebant;
Indicativo perfetto: ego abi, tu abusti, issu abut, nos abùmus, bos abustis, issos abùrunt; 
Congiuntivo presente: ego àbbia, tu àbbias, issu àbbiat, nos abbiàmus, bos abbiàtis, issos àbbiant;
Congiuntivo imperfetto: ego abusse, tu abusses, issu abusset, nos abussèmus, bos abussètis, issos abussent.

amare, amare

Indicativo presente: ego amo, tu amas, issu amat, nos amamus, bos amatis, issos amant; 
Indicativo imperfetto: ego amaba, tu amabas, issu amabat, nos amabamus, bos amabatis, issos amabant; 
Indicativo perfetto: ego amabi, tu amàusti, issu amàut, nos amàumus, bos amàustis, issos amàurunt; 
Congiuntivo presente: ego ame, tu ames, issu amet, nos amèmus, bos amètis, issos ament;
Congiuntivo imperfetto: ego amàusse, tu amàusses, issu amàusset, nos amaussèmus, bos amaussètis, issos amàussent.

fàkere, fare

Indicativo presente: ego fatzo, tu fakes, issu faket, nos fakèmus, bos fakètis, issos fatzunt;
Indicativo imperfetto: ego fakeba, tu fakebas, issu fakebat, nos fakebamus, bos fakebatis, issos fakebant; 
Indicativo perfetto: ego feki, tu fekisti, issu fekit, nos fekìmus, bos fekistis, issos fèkerunt; 
Congiuntivo presente: ego fatza, tu fatzas, issu fatzat, nos fatzamus, bos fatzatis, issos fatzant; Congiuntivo imperfetto: ego fekisse, tu fekisses, issu fekisset, nos fekissèmus, bos fekissètis, issos fekissent.

bidère, vedere

Indicativo presente: ego bizo, tu bides, issu bidet, nos bidèmus, bos bidètis, issos bizunt; 
Indicativo imperfetto: ego bideba, tu bidebas, issu bidebat, nos bidebamus, bos bidebatis, issos bidebant
Indicativo perfetto: ego bidi, tu bidisti, issu bidit, nos bidìmus, bos bidistis, issos bìderunt;
Congiuntivo presente: ego biza, tu bizas, issu bizat, nos bizamus, bos bizatis, issos bizant;
Congiuntivo imperfetto: ego bidisse, tu bidisses, issu bidisset, nos bidissèmus, bos bidissètis, issos bidissent.

audire, udire, sentire

Indicativo presente: ego auzo, tu audis, issu audit, nos audìmus, bos audìtis, issos auzunt; Indicativo imperfetto: ego audiba, tu audibas, issu audibat, nos audibamus, bos audibatis, issos audibant;
Indicativo perfetto: ego audibi, tu audìusti, issu audìut, nos audìumus, bos audìustis, issos audìurunt; 
Congiuntivo presente: ego auza, tu auzas, issu auzat, nos auzamus, bos auzatis, issos auzant;
Congiuntivo imperfetto: ego audìusse, tu audìusses, issu audìusset, nos audiussèmus, bos audiussètis, issos audìussent.

LA FONETICA DEL NEOLATINO DI GAFSA (RICOSTRUITO)

Fornisco in questa sede un quadro dell'evoluzione fonetica che dal latino avrebbe portato alla lingua neolatina parlata nel territorio di Gafsa, in Tunisia, fino ad epoca relativamente recente. Ovviamente questa lingua deve essere ritenuta una conlang, ossia una lingua costruita (constructed language). Ho già pubblicato una breve lista di vocaboli e a questa rimando per iniziare la trattazione. Di certo il prodotto, denominato conlang afrolatina, dovrebbe avere una certa somiglianza con la lingua neolatina parlata nella realtà in quel contesto (purtroppo tuttora priva di attestazione), ma non sono certo che sia identico in tutti i dettagli. Sono in ogni caso convinto che l'esperimento possa essere di un qualche interesse. 

Vocali

In sillaba tonica si conserva il vocalismo del latino, con perdita del potere distintivo della quantità:

a breve:

kaput, testa < lat. caput 
parte, porzione < lat. parte(m)

a lunga:

nabe, nave < lat. na:ve(m)
pagu, villaggio < pa:gu(m)

e breve:

merda, merda < lat. merda(m) 
neke, uccisione < lat. nece(m)

e lunga:

femna, femmina < lat. fe:mina(m)
sèmine, seme < lat. se:men

i breve:

bike, volta < lat. vice(m)
sinu, seno < lat. sinu(m) 

i lunga:

bibu, vivo < lat. vi:vu(m)
binu, vino < lat. vi:nu(m)

o breve:

domu, casa < lat. domu(m)
morte, morte < lat. morte(m)

o lunga:

nòmine, nome < lat. no:men
totu, tutto < lat. to:tu(m)

u breve:

lusku, guercio < lat. luscu(m)
muska, mosca < lat. musca(m)

u lunga:

luna, luna < lat. lu:na(m)
rùmine, stomaco < lat. ru:men

In sillaba atona in linea di massima le vocali si conservano bene, ma si notano non poche eccezioni dovute ad analogia.
L'accusativo latino in -em (III decl.) dà regolarmente -e, ma non si ha traccia degli accusativi con l'uscita -im atona del latino classico: 

turre, torre (lat. acc. turrim)
tusse, tosse (lat. acc. tussim)

I verbi con coniugazione in -ere (III coniugazione) hanno uscite tipiche della coniugazione in -e:re (II coniugazione) e numerosi cambiamenti di accento, come avviene in sardo:

fakes, tu fai (lat. facis)
faket, egli fa (lat. facit)
fakèmus, noi facciamo (lat. facimus)

La coniugazione in -i:re mostra la stessa vocale del latino, e così i verbi al perfetto:

audit, egli ode (lat. audit)
sentit, egli sente (lat. sentit)

L'uscita in -tis della seconda persona plurale mantiene allo stesso modo la pronuncia del latino, non essendo oggetto di analogia:

amatis, voi amate (lat. ama:tis)

Dittonghi

Il dittongo au si conserva:

audire, udire < lat. audi:re
aurikla, orecchia < lat. auricula(m), per aure(m)
lauru, alloro < lat. lauru(m)
nauta, nocchiero < lat. nauta(m) 
tauru, toro < lat. tauru(m)

I dittonghi ae e oe non si conservano:

eternu, eterno < lat. aeternu(m)
kenu, fango < lat. caenu(m)
kesu, blu < lat. caesiu(m)
ketu
, folla < lat. coetu(m)
pena
, tortura < lat. poena(m) 
seklu, secolo, mondo < lat. saeculu(m)

Consonanti

A differenza del sardo, non si ha lenizione, così le consonanti -p-, -t-, -c- /k/ intervocaliche si conservano. Allo stesso modo se sono seguite da -r-.

aku, ago < lat. acu(m)
fiku, fico (femm.) < lat. fi:cu(m)
fratre, fratello < lat. fra:tre(m)
loku, luogo < lat. locu(m)
matre, madre < lat. ma:tre(m)
patre, padre < lat. patre(m)
pìskopu, vescovo < lat. episcopu(m)

Le consonanti -b-, -d-, -g- si conservano senza subire mutamenti. In particolare la consonante -b- intervocalica si conserva occlusiva e non dà luogo a /v/

abet, egli ha < lat. habet
kaballu, cavallo da fatica < lat. caballu(m)
peregrinu, pellegrino < lat. peregri:nu(m)
nigru
, nero < lat. nigru(m)

ubi, dove (loc.) < lat. ubi
ubist, dove (loc.) < lat. ubi est 

Lat. c + -e-, -i- vocale conserva il suono velare : k.

dokère, insegnare < lat. doce:re
kelu, cielo < lat. caelu(m)
kentu, cento < lat. centu(m)
kertu, sicuro < lat. certu(m) 
kèsare, imperatore < lat. Caesare(m) 

kìkere, cece < lat. cicer
kikerkla, cicerchia < lat. cicercula(m)  
kima, cima < lat. cy:ma
lakerta, lucertola < lat. lacerta(m)
lakertu, muscolo del braccio < lat. lacertu(m) 
lukerna, lucerna < lat. lucerna(m)
piskina, stagno < lat. pisci:na(m)
skìo, io so < lat. scio:
skire, sapere < lat. sci:re
skit, egli sa < lat. scit

Lat. g + -e-, -i- vocale conserva il suono velare : gh. 

ghente, gente < lat. gente(m)
ghenus, genere, tipo < lat. genus  
leghe, la legge < lat. le:ge(m)
maghis, più < lat. magis
maghistru, maestro < lat. magistru(m)
reghe, re < lat. re:ge(m)
reghina, regina < lat. re:gi:na(m)

Lat. t + -e-, -i- semiconsonante si assibila : tz (suono sordo). 

eghitzàku, egiziano < lat. aegyptiacu(m)
Eghitzu, Egizio < lat. Aegyptiu(m)
Martzu, marzo < lat. Ma:rtiu(m)
negotzu, negozio < lat. nego:tiu(m)
patzente, malato < lat. patiente(m)
platza
, piazza < lat. platea(m)
potzone, medicina < lat. po:tio:ne(m)
putzu, pozzo < lat. puteu(m)
sotzu, compare < lat. sociu(m)

Lat. c + -e-, -i- semiconsonante si assibila : tz (suono sordo). 

dotzo, io insegno < lat. doceo:
dotzunt, essi insegnano < lat. *doceunt, per docent
fatzo, io faccio < lat. facio:
fatzunt, essi fanno < lat. faciunt
Lutzu, Lucio < lat. Lu:ciu(m)
gallinatzu, gallinaceo < lat. galli:na:ceu(m)
spetze, specie < lat. specie(m) 

Lat. d + -e-, -i- semiconsonante si assibila : z (suono sonoro).

auzo, io odo < lat. audio:
auzunt, essi odono < lat. audiunt
bekorza, pazzia < lat. ve:cordia(m)
bizo, io vedo < lat. video:
bizunt, essi vedono < lat. *videunt, per vident
glazu, spada, lat. gladiu(m) 
miserikorza, misericordia < lat. misericordia(m)
ozare, odiare < lat. *o:dia:re, per o:disse
ozat, egli odia < lat. *o:diat, per o:dit
ozu, odio < lat. o:diu(m) 
razu, avambraccio < lat. radiu(m)
zabolu, diavolo < lat. diabolu(m)
zakonu, diacono < lat. diaconu(m)
zana, strega < lat. Dia:na(m)

Lat. d- + -i- tonica seguita da vocale si assibila : z (suono sonoro). 

zie, giorno < lat. die(m)

Lat. g + -i- semiconsonante si semplifica : -i-

kolleiu, collegio < lat. colle:giu(m)
leione, legione < lat. legio:ne(m)

Lat. -ct- si conserva : -kt-.

diktu, detto < lat. dictu(m)
faktu, fatto < lat. factu(m)
fraktu, rotto < lat. fractu(m)
friktu, fritto < lat. fri:ctu(m)
rektu, giusto < lat. rectu(m)
striktu, stretto < lat. strictu(m)

Lat. -pt- cambia punto di articolazione : -kt-.

aktu, adatto < lat. aptu(m)
aktare, riattare < lat. apta:re
oktimu, il migliore < lat. optimu(m)
raktu, rapimento; rapina < lat. raptu(m)
sekte, sette < lat. septe(m)
sektimu, settimo < lat. septimu(m)

Lat. -nct- si semplifica : -nt-

funtu, usato < lat. functu(m)
santu, santo < lat. sanctu(m)
untu, sporco < lat. unctu(m)

Lat. -gid-, -git- atono si semplificano : -kt-.

diktu, dito < lat. digitu(m)
friktu, freddo < lat. fri:gidu(m)

Lat. -x- si assimila : -ss- Nei composti formati da ex- + vocale non diventa sonora.
In finale di parola diventa -s. 

bissit, visse < lat. vi:xit 
essàmine, esame < lat. exa:men
essìghere, esigere < lat. exigere
kossa, coscia < lat. coxa(m)
mos, ora, subito < lat. mox

sassu
, sasso < lat. saxu(m)

Lat. -ps- si assimila : -ss-.

issu, egli < lat. ipsu(m)
lassu, stanco < lat. lapsu(m)

Lat. -gn- si assimila : -nn-.

annu, agnello < lat. agnu(m)
beninnu, benigno < lat. benignu(m)
dinnu, degno < lat. dignu(m)
indinnu, indegno < lat. indignu(m)  

indinnitate, indegnità < lat. indignita:te(m)
innire, accendere < lat. igni:re
innit, egli accende < lat. ignit
innitu, acceso < lat. igni:tu(m)
malinnu, maligno < lat. malignu(m)
mannu, grande < lat. magnu(m)
rennu
, regno < lat. re:gnu(m) 

Lat. -mn- si assimila : -nn-.

onne, tutto < lat. omne(m)
kolunna, colonna < lat. columna(m) 

Lat. -min- atono + a, u (I,II decl.) si semplifica : -mn-.

domna, signora < lat. domina(m)
domnu
, signore < lat. dominu(m)

Lat. -min- atono + e (III decl.) rimane : -min-.
Lat. -men finale subisce epitesi: -mine.

kàrmine, canto magico < lat. carmen
nòmine, nome < lat. no:men 
òmine, malaugurio < lat. o:men
òmines
, uomini < lat. homine:s

Se seguito da vocale tonica si semplifica sempre:

essamnare, esaminare < exa:mina:re
nomnare, nominare < lat. no:mina:re
omniklu
, omiciattolo < lat. *hominiculu(m)
(cfr. siciliano ominicchio)
omnosu, malaugurato < lat. o:mino:sus

Lat h- scompare senza lasciare traccia.

ere, ieri < lat. here
esternu, passato, di ieri < lat. hesternu(m)

omo, uomo < lat. homo:
ortu
, giardino < lat. hortu(m)
 
oste, esercito < lat. hoste(m)
ospitale, ospedale < lat. hospita:le(m)
ùmile, umile < lat. humile(m)

Lat. -s- intervocalica non diventa sonora, si mantiene sempre sorda.

kasa, catapecchia < lat. casa(m)
nasu, naso < lat. na:su(m)

Lat. i- semiconsonante in inizio di parola si conserva : i-.

iana, porta < lat. ia:nua(m)
ièkore, fegato < lat. iecur
ioku, gioco di parole < lat. iocu(m)
iokundu, piacevole < lat.
io:cundu(m)
iugu
, giogo < lat. iugu(m)

lat. v /w/ passa a consonante occlusiva sonora : b.

baku, vuoto < lat. vacuu(m)
benire, venire < lat. veni:re
benit, egli venne < lat. ve:nit
bine, forza < lat. vim
bita, vita < lat. vi:ta(m)
biktu, vinto < lat. victu(m)
boke, voce < lat. vo:ce(m)
nobu, nuovo < lat. novu(m)
oba, uova < lat. o:va
uba, uva < lat. u:va(m)

Nelle uscite verbali spesso si hanno riduzioni:

amàut, egli amò < lat. ama:vit
ambitàut
, egli andò in giro < lat. *ambita:vit
bindikàut, egli vendicò < lat. vindica:vit
penetràut, egli penetrò < lat. penetra:vit
polìut, egli pulì < lat. poli:vit

Lat. -l- + -i- semiconsonante si assimila : -ll-.

allu, aglio < lat. a:liu(m)
familla, famiglia < lat. familia(m)
folla, foglia, verdura < lat. folia(m)
mullère
, donna < lat. muliere(m)
ollu, olio < lat. oliu(m)

Lat. -m- + -i- semiconsonante evolve in -nz-.

blasfenza, bestemmia, lat. < blasphe:mia 
infanza, infamia < lat. infa:mia(m)

Lat. -n- + -e-, -i- semiconsonante evolve in -nz-.

estranzu, straniero < lat. extra:neu(m)
kolonza
, colonia < lat. colo:nia(m)

Lat. -r- + -e-, -i- semiconsonante si semplifica : -r-.

asnaru, mulattiere < lat. asina:riu(m)
glara, ghiaia < lat. gla:rea(m)
koru, cuoio < lat. coriu(m) 

marinaru, marinaio < lat. *mari:na:riu(m)
zaru, giornata di viaggio < lat. dia:riu(m)

Lat. -s-, + -e-, -i- semiconsonante si semplifica : -s-.

kasu, formaggio < lat. ca:seu(m)
(kasu màrkidu, formaggio coi vermi) 

ekklesa, chiesa < lat. eccle:sia(m)

Lat. -sc- + -e-, -i- semiconsonante si assibila: -ss-.

assa, ascia < lat. ascia(m)
fassa
, fascia < lat. fascia(m)

Lat. -st- + -e-, -i- semiconsonante si assibila : -ss-. 

krissanu, cristiano < lat. christia:nu(m) 
ossu, uscio < lat. o:stiu(m) 

Lat. -sb- si assimila : bb.

prèbbitre, prèbbite, prete < lat. presbyter 

Lo stesso mutamento colpisce prestiti dall'arabo:

kabba, fortezza < ar. kasba 

Lat. -v- + -e-, -i- semiconsonante : -bbi-. 

fòbbia, buca < lat. fovea(m) 
kàbbia, gabbia < lat. cavea(m) 

Lat. qu perde l'elemento labiale : k.

kadru, area quadrata < lat. quadru(m)
kadratu, quadrato < lat. quadra:tu(m)
kasi, quasi < lat. quasi
kasillu, cestino < lat. quasillu(m)  

kèrere, chiedere < lat. quaerere
kietu, quieto < lat. quie:tu(m)
kiskilla, residuo di vagliatura < lat. quisquilia 
rekièskere, riposare < lat. requie:scere
trankillu, tranquillo < lat. tranqui(:)llu(m) 

Lat. gu + vocale perde l'elemento labiale : g, gh.

estìnghere, spegnere il fuoco < lat. extinguere
langore, debolezza < lat. languo:re(m)
linga, lingua < lat. lingua(m)

sànghine, sangue < lat. sanguine(m)
unghentu, pomata < lat.
unguentu(m) 

Lat. pl rimane : pl.

essemplu, esempio < lat. exemplu(m) 
plaket, piace < lat. placet
plànghere, piangere < lat. plangere
planta, pianta < lat. planta(m)
planu, pianura < lat. pla:nu(m)
plenu, pieno < lat. ple:nu(m)
pluma, piuma < lat. plu:ma(m)
plumbu, piombo < lat. plumbu(m)
plures, molti < lat. plu:re:s
plus, più < lat. plu:s 


Lat. bl rimane : bl. 

blandu, mite < lat. blandu(m) 
blesu, bleso  < lat. blaesu(m) 

Lat. -bul- atono si semplifica : -bl-.

amblare, camminare < lat. ambula:re 
sablu, sabbia  < lat. sabulu(m)  

Lat. fl rimane : fl.

flabu, giallo < lat. fla:vu(m) 
flamma, fiamma < lat. flamma(m)
flatu, respiro < lat. fla:tu(m)
flore, fiore < lat. flo:re(m)
inflare, gonfiare < lat. infla:re

Lat. cl rimane : kl. 

klaba, mazza < lat. cla:va(m)
klabe, chiave < lat. cla:ve(m)
klabu, chiodo < lat. cla:vu(m)
klamare, chiamare < lat. cla:ma:re
klàudere, chiudere < lat. claudere
klaudu, zoppo < lat. claudu(m)
klausu, chiuso < lat. clausu(m)
klaustru, recinto < lat. claustru(m) 
klaru, chiaro < lat. cla:ru(m)
kleriku
, prete < lat. cle:ricu(m) 

Lat. -cul- atono si semplifica : -kl-.

abunklu, zio < lat. avunculu(m) 
feniklu, finocchio < lat. foeniculu(m)
femniklu
, effeminato < lat. *fe:miniculu(m) 
   (cfr. italiano finocchio)
ghenuklu, ginocchio < lat. genuculu(m), per genu:
miraklu
, miracolo < lat. mi:ra:culu(m)
musklu, topolino < lat.
mu:sculu(m)
osklu
, bacio, < lat. o:sculu(m)

ostaklu, ostacolo, lat. obsta:culu(m)

Lat. gl rimane : gl. 

glabru, senza peli < lat. glabru(m) 
gliru, gerbillo < lat. *gli:ru(m) per gli:re(m)  
gluttu, avido < lat. gluttu(m) 


Lat. -sul- atono si semplifica : -sl-.

isla, isola < lat. i:nsula(m) 

Lat. -tul- atono si semplifica : -kl-

beklu, vecchio < lat. *vetulu(m)
boklu
, salsiccia < lat. botulu(m)
kaklu, cagnolino < lat. catulu(m)
menkla
, pene < lat. mentula(m)

   (cfr. siciliano minchia)

Il neolatino di Gafsa presenta molti arcaismi, di cui alcuni unici nella Romània. Si notano inoltre numerose isoglosse con le varietà più conservative della lingua sarda. Il trattamento delle velari latine /k/ /g/ davanti a vocali anteriori /e/ /i/ è tipico di aree particolarmente isolate dal resto della latinità, non essendo avvenuto alcun mutamento in tale contesto fonetico: soltanto in presenza della semiconsonante /j/ si è avuta assibilazione.