domenica 15 febbraio 2015

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: GLI ESITI ROMANZI DI DIGITUS

Il vocabolo latino digitus è andato incontro a diversi mutamenti. Una forma sincopata dictum (acc.) è riportata da Nonio Marcello ("non vituperamus, cum scimus dictum praecidi oportet", De compendiosa doctrina, citazione di Varrone). Questa variante è attestata in Gallia (Rydberg, 1896), dove è prevalsa. Altrove la sincope non ha avuto luogo e si è avuto un indebolimento di /g/ diventando /*'digjitu/ in latino volgare, evolvendosi in /*'dijitu/ e quindi in /*'di:tu/, che ha dato infine l'italiano dito. La vocale lunga presupposta dall'italiano /i/ è sorta per contrazione. È lampante che simili sviluppi non sarebbero mai stati possibili se la pronuncia dell'originario digitus avesse da sempre avuto un suono palatale /dʒ/, come invece i nostri avversari sostengono. In altre parole /gj/ ha dato /j/ e si è dileguato prima di poter divenire /dʒ/. Vediamo ora gli sviluppi di digitu(m) in altre lingue romanze: 

Sardo logudorese: didu 
Francese: doigt* /dwa/
Spagnolo: dedo 
Lingua d'oc: deit /deit, detʃ/ 

*L'ortografia mostra un nesso -gt finale che è opera degli eruditi e meramente etimologico.  

Si nota che la forma spagnola mostra una -e- che è normale evoluzione della vocale latina i breve. La forma /*'dijitu/ non si è contratta in /'di:tu/ come è avvenuto in italiano, ma ha dato /*'deitu/ e quindi /*'detu/, la cui consonante /t/ si è regolarmente lenita in /ð/.

Diverso è lo sviluppo che si è avuto nella lingua d'oc, in cui la forma originaria era il dictus attestato nell'antichità: /digitu-/ > /diktu-/ > /*deitu/ > /deit/ > /*detj/ > /detʃ/.  

In antico francese (lingua d'oïl) lo sviluppo è stato simile a quello visto per la lingua d'oc abbiamo attestata le forme dei (nominativo deis) e deit (nominativo deitz, deiz), e accanto a queste anche doi (nominativo dois) e doit (nominativo doitz, doiz). È chiaro che a un certo punto /dei(t)/ è diventato /doi(t)/, che poi è giunto a pronunciarsi /dwa/ in francese moderno.

Siamo sempre alle solite. Il punto è che esiste disponibilità di una vastissima documentazione, di un patrimonio di dati che aspettano soltanto di essere esplorati. Eppure vediamo che sono numerose le persone che non ne tengono conto, chiudendosi con pervicacia in un mondo proprio privo di contatti con l'esterno: quando enunciano un'idea fallace, poi pretendono di farla valere come se potesse dimostrarsi da sé e non compiono il benché minimo sforzo per documentarsi. Come dice un proverbio, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.   

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