giovedì 12 maggio 2016

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: MACELLINO, SOPRANNOME DELL'IMPERATORE MACRINO

Pochi al giorno d'oggi ricordano l'esistenza dell'Imperatore Macrino. In fondo, qualcuno dirà, regnò soltanto per un anno e due mesi. Anche se il regno di un Augusto durava soltanto quattordici mesi, è ben vero che potevano essere mesi molto lunghi. Questo è quanto si trova in Rete, dal Romuleon di Benvenuto da Imola (XIV secolo, tradotto in volgare e pubblicato nel XIX secolo):

Macrino fu superbo e sanguinario, e uomo che volle per forza di genti d'armi imperare; e perciò, nondimeno, pose in croce molti de' cavalieri, e con servili tormenti sempre gli afflisse. Lungo sarebbe a narrare tutte le crudeltadi di Macrino; nondimeno una, nonne udita, ne voglio ponere: cioè, che essendo accusati a lui due cavalieri, che commettevano adulterio con l'ancilla dell'albergatore loro, Macrino, avuta la loro confessione, fece aprire due buoi di maravigliosa grandezza, e comandoe che l'uno cavaliere fosse esso dentro nell'uno, e l'altro cavaliere nello altro, insino alla gola, tanto che solo li capi loro stessono fuori, e faceva dare loro mangiare e bere; onde li loro corpi per tanto miserevole generazione di pena infracidirono e morirono. Faceva ancora Macrino congugnere e legare li corpi de' vivi con li corpi de' morti; e ancora li vivi intra li muri fece chiudere e murare. Li adulteri sempre li fece ardere insieme con le donne adultere. Macrino fu tanto crudele in tutti, che li servi suoi non solo chiamavano Macrino, ma Macellino. Cupidissimo fu di cibo e di vino, insino a inebriarsi. 

Mi rendo conto che la traduzione è in un italiano un po' demodé e che potrebbe essere ardua ai lettori più giovani, che nelle scuole parlano a monosillabi, necessitando di apprendere la parafrasi di autori moderni e deleteri come Alberoni. L'accaduto potrebbe essere riassunto da un moderno in questi termini:

Macrino ha fatto tagliare la testa a due buoi. Poi ha messo dentro a questi buoi due fighi strafighi che avevano scopato con una tipa, una Valentina Nappi dell'epoca. Loro cagavano e pisciavano nei buoi, perché gli davano da mangiare e da bere. Poi, quando i buoi si sono riempiti di merda e di piscia, i due ganzi sono marciti e sono morti. Le donne che facevano le corna, Macrino le faceva bruciare vive con i loro ganzi. Mangiava come un porco e beveva vino fino a sballarsi. 

Il testo del Romuleon è a sua volta il riassunto di un testo latino del III secolo, la Historia Augusta, che riporta per esteso i fatti. I capitoli relativi alle crudeltà di Macrino sono questi

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1 Fuit igitur superbus et sanguinarius et volens militariter imperare, incusans quin etiam superiorum temporum disciplinam ac solum Severum prae ceteris laudans. 2 nam et in crucem milites tulit et servilibus suppliciis semper adfecit et, cum seditiones militares pateretur, milites saepius decimavit, aliquando etiam centesimavit, quod verbum proprium ipsius est, cum se clementem diceret, quando eos centesimaret qui digni essent decimatione atque vicensimatione. 3 longum est eius crudelitates omnes aperire, attamen unam ostendam non magnam, ut ipse credebat, sed omnibus tyrannicis inmanitatibus tristiorem. 4 cum quidam milites ancillam hospitis iam diu pravi pudoris adfectassent, idque per quendam frumentarium ille didicisset, 5 adduci eos iussit interrogavitque utrum esset factum. quod cum constitisset, duos boves mirae magnitudinis vivos subito aperiri iussit atque his singulos milites inseri capitibus, ut secum conloqui possent, exsertis; itaque poena hos adfecit, cum ne adulteris quidem talia apud maiores vel sui temporis essent constituta supplicia. 6 pugnavit tamen et contra Parthos et contra Armenios et contra Arabas, quos Eudaemones vocant, non minus fortiter quam feliciter. 

7 Tribunum, qui excubias deseri passus est, carpento rotali subteradnexum per totum iter vivum atque exanimum traxit. 8 reddidit etiam Mezentii supplicium, quo ille vivos mortuis inligabat et ad mortem cogebat longa tabe confectos. 9 unde etiam in Circo, cum favor publicus in Diadumenum se proseruisset, adclamatum: 

"Egregius forma iuvenis,
"cui pater haud Mezentius esset." 

10 vivos etiam homines parietibus inclusit et struxit. adulterii reos semper vivos simul incendit iunctis corporibus. servos qui dominis fugissent reppertos ad gladium ludi deputavit. 11 delatores, si non probarent, capite adfecit, si probarent, delato pecuniae praemio infames dimisit. 

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1 Fuit in iure non incallidus, adeo ut statuisset omnia rescripta veterum principum tollere, ut iure non rescriptis ageretur, nefas esse dicens leges videri Commodi et Caracalli et hominum imperitorum voluntates, cum Traianus numquam libellis responderit, ne ad alias causas facta praeferrentur quae ad gratiam composita viderentur. 

2 In annonis tribuendis largissimus fuit, in auro parcissimus, 3 in verberandis vero aulicis tam impius, tam pertinax, tam asper, ut servi illum sui non Macrinum dicerent, sed Macellinum, quod macelli specie domus eius cruentaretur sanguine vernularum. 4 vini cibique avidissimus, nonnumquam usque ad ebrietatem, sed vespertinis horis. nam si prandisset vel privatim parcissimus, in cena effusissimus. 5 adhibuit convivio litteratos, ut loquens de studiis liberalibus necessario abstemius.

Quello che a noi importa è un dettaglio che non riscuoterà l'interesse delle scolaresche: il fatto che Macrino fosse soprannominato Macellino, ossia Macellinus. Giuseppe Guatteri, che rese in italiano il Romuleon, mise una nota a questo Macellino, traducendolo erroneamente come martellino (da latino marculus, marcellus, diminutivi di marcus "martello"). L'errore è reso evidente leggendo nella Historia Augusta il vero motivo del nomignolo: "Perché la sua casa era insanguinata come un macello dal sangue dei suoi servi". A questo punto dobbiamo notare che se la parola macellum (che in greco è giunta come μάκελλον, μάκελλος, etc.) avesse avuto un suono palatale ab aeterno, come sostenuto dai nostri avversari, non sarebbe stato formato un soprannome Macellinus a partire da Macrinus, ché non ci sarebbe stata tra le due forme alcuna assonanza.

La stronzata di Plauto che avrebbe fatto un gioco di parole tra socius e Sosia, già evidenziata come possibile umbrismo e confutata da un suo gioco di parole tra arcem e arcam, è fatta a pezzi e gettata nella discarica dal buon Macrino, dei cui sistemi di governo si sente tanta mancanza in questi tempi scellerati. 

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