Già abbiamo trattato dei prestiti greci nella lingua latina. Ora veniamo a un caso particolare e di estremo interesse, perché mette in luce l'ennesima situazione che i nostri avversari, sostenitori della pronuncia ecclesiastica ab aeterno, non possono assolutamente spiegare. In greco antico il nome del cigno è κύκνος (kyknos), che come tutti sanno è passato in latino come cygnus.
Ovviamente i sostenitori della pronuncia ecclesiastica del latino prescivono per questa parola una pronuncia simile a quella del suo esito italiano, ossia /'tʃiɲ(ɲ)us/. Così facendo, essi proiettano l'attuale situazione fonetica del vocabolo italiano indietro nei secoli, senza tenere in alcun conto la sua etimologia, che ci dice tutt'altro.
Troviamo infatti alcune varianti di cygnus più vicine a quella greca. Non soltanto abbiamo cycnus, con consonante velare sorda, ma anche cucinus e cicinus, con tanto di vocale epentetica.
Questa è la sequenza delle pronunce ecclesiastiche delle forme qui riportate:
cygnus /'tʃiɲ(ɲ)us/
cycnus /'tʃiknus/
cicinus /'tʃitʃinus/
cucunis /'kutʃinus/
cycnus /'tʃiknus/
cicinus /'tʃitʃinus/
cucunis /'kutʃinus/
Si noterà la serie di alternanze inspiegabili e incoerenti tra /k/ e /tʃ/, dettate solo da motivi ortografici e oltremodo complesse, per non parlare della consonante palatale /ɲ/, che di certo non è riducibile allo scontro di /tʃ/ + /n/.
Vediamo ora la sequenza delle corrispondenti pronunce classiche, dove il carattere IPA /ŋ/ indica la n velare dell'inglese gang:
cygnus /'kignus, 'kiŋnus/(*)
cycnus /'kiknus/
cicinus /'kikinus/
cucunis /'kukinus/ (*)
Le classi colte, che affettavano familiarità col greco, avranno cercato di mantenere la pronuncia /'kygnus/ con il suono greco originario espresso dal carattere IPA /y/.
cycnus /'kiknus/
cicinus /'kikinus/
cucunis /'kukinus/ (*)
Le classi colte, che affettavano familiarità col greco, avranno cercato di mantenere la pronuncia /'kygnus/ con il suono greco originario espresso dal carattere IPA /y/.
Vedete come queste ultime corrispondono all'etimologia e alla logica? Già soltanto una cauta applicazione del Rasoio di Occam farebbe piazza pulita delle farneticanti tesi dei nostri avversari.
È chiaro e di per sé evidente che il suono epentetico -i- in cucinus e in cicinus doveva essere stato inserito per rendere pronunciabile il nesso /kn/.
Gli esiti romanzi ci permettono di fare qualche altra considerazione. In italiano la forma cigno è provenuta da una regolare palatalizzazione del nesso /gn/, la cui prima consonante si è nasalizzata dando /ŋn/ e quindi ha subìto palatalizzazione in /ɲɲ/. Si noti che /gn/ ha invece dato origine a /nn/ in Sardegna: mannu "grande" < magnu(m).
In spagnolo si è avuta una sequenza più complessa. Il nome del cigno infatti in quella lingua è cisne /θisne/ (in America Latina /sisne/). Questa forma non può essere derivata direttamente da cygnus e richiede invece la variante cicinus. Così si è sviluppata la forma moderna, da tarde palatalizzazioni delle antiche velari:
/'kikinum/ > /'kjikjinum/ > /'tsitsinu/ > /'tsisne/ > /'θisne/.
In sardo logudorese abbiamo chìghinu, senza traccia di palatalizzazione, mentre in sardo campidanese abbiamo la forma sìsini, che mostra assibilazione. La forma cicinus ha dato anche alcuni esiti in italiano antico: cécino e cécero, ormai desueti.
Per quanto riguarda l'alternanza /u/ - /i/ che abbiamo in cucinus - cicinus, deriva chiaramente dal tentativo di rendere il suono bemollizzato /y/ della lingua greca. Può apparire un puro e semplice vezzo ortografico, eppure non è così, come dimostrato dall'analisi degli esiti spagnoli e sardi di cicinus.
Il ruolo della lingua etrusca
Dalla stessa radice del greco κύκνος deriva, per intermediazione etrusca, il nome latino della cicogna, ossia cico:nia. In etrusco abbiamo attestato il gentilizio Cicunia /'kikunja/ (f.) che ci testimonia il diretto antenato della forma latina. Sono anche attestate le forme latine cico:nis e ciquo: "cigno", che corrispondono al gentilizio etrusco Cicu (m.), Cicui (f.).
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