sabato 10 marzo 2018


FANTASMI DA MARTE

Titolo originale: Ghosts of Mars
Paese di produzione: USA
Lingua: Inglese
Conlang(s): Paleomarziano
Anno: 2001
Durata: 98 minuti
Genere: Fantascienza, azione, orrore, thriller
Sottogenere: Fantawestern
Regia: John Carpenter
Soggetto: John Carpenter, Larry Sulkis
Sceneggiatura: John Carpenter, Larry Sulkis
Produttore: Sandy King
Fotografia: Gary B. Kibbe
Montaggio: Paul C. Warschilka
Effetti speciali: Lance Wilhoite
Musiche: John Carpenter
Colonna sonora:   1. Ghosts of Mars
  2. Love siege
  3. Fight train
  4. Visions of earth
  5. Slashing void
  6. Kick ass
  7. Power station
  8. Can't let you go
  9. Dismemberment blues
 10. Fightin' mad
 11. Pam grier's head
 12. Ghost poppin'
Scenografia: William A. Elliott
Trucco: Robert Kurtzman, Greg Nicotero, Howard
    Berger
Interpreti e personaggi   
    Natasha Henstridge: Tenente Melanie Ballard
    Ice Cube: James "Desolation" Williams
    Jason Statham: Sergente Jericho Butler
    Clea DuVall: Bashira Kincaid
    Pam Grier: Comandante Helena Braddock
    Joanna Cassidy: Dottoressa Arlene Whitlock
    Richard Cetrone: Big Daddy Mars
    Rosemary Forsyth: inquisitore
    Liam Waite: Michael Descanso
Doppiatori italiani   
    Tiziana Avarista: Tenente Melanie Ballard
    Simone Mori: James "Desolation" Williams
    Vittorio De Angelis: Sergente Jericho Butler
    Eleonora De Angelis: Bashira Kincaid
    Isabella Pasanisi: Comandante Helena Braddock
    Stefanella Marrama: Dottoressa Arlene Whitlock

Trama:

Seconda metà del XXII secolo. Marte è stato quasi completamente terraformato: è possibile per un essere umano aggirarsi per le sabbie rosse senza bisogno di scafandro. La società coloniale è governata da donne ed è multietnica, anche se prevale la tipologia caucasica. L'agente di polizia Melanie Ballard è inviata in una desolata regione mineraria per prelevare e deportare il prigioniero James "Desolation" Williams, di ascendenza afroamericana. Una volta giunta con un treno speciale nel remoto avamposto, la bionda Melanie si rende subito conto che la popolazione locale sembra essere scomparsa nel nulla. Le uniche tracce degli abitanti dello stanziamento sono alcuni resti umani mutilati in modo atroce. Presto l'agente viene a conoscenza della realtà. I minatori di un avamposto vicino hanno trovato un ambiente ctonio costruito da un'estinta civiltà marziana, e con più audacia che senno un'archeologa incompetente ha sfondato la parete d'ingresso. L'evento si è rivelato subito luttuoso come la rottura del Vaso di Pandora. In quelle cripte erano imprigionati gli spiriti degli antichi marziani, che in preda alla furia si sono riversati all'esterno, causando una devastante epidemia di possessione. Coloro che sono stati presi da questi spettri demoniaci, hanno cominciato a incidersi le carni, ad affilarsi i denti e a commettere orrendi atti di morte. Hanno ucciso chi non era posseduto, facendone a pezzi i cadaveri e spesso conficcando su pali appuntiti le teste mozzate. Si sono raggruppati in bande e hanno cominciato a parlare una lingua sconosciuta. Di colpo hanno smesso di appartenere al genere umano: con loro è tornato su Marte qualcosa che era scomparso da tempi immemorabili. Quando il capo della squadra, Helena Bradock, è uccisa dai posseduti, l'impavida Melanie Ballard assume il comando della missione. Subito l'agente si rende conto che uccidere questi minatori indemoniati non serve assolutamente a nulla, in quanto lo spirito maligno trasmigra prontamente in un nuovo corpo. È l'inizio di un incubo spaventoso, fatto di sequenze di grande tensione, fino al finale inquietante.


Recensione: 

Un ottimo film di fantascienza robusta, unico nel suo genere. Il pianeta Marte ricostruito da Carpenter è quasi sempre immerso nella tenebra notturna e ha un aspetto singolare che ricorda l'ambientazione di un western, al punto che potremmo definire questa pellicola un fantawestern. Le riprese hanno avuto luogo in una cava del Nuovo Messico, il cui pietrisco gessoso è stato colorato con immense quantità di polvere rossa per simulare le desolazioni marziane. Inizialmente doveva intitolarsi Fuga da Marte (Escape from Mars) e avere come protagonista il famoso Jena Plissken (Snake Plissken) del celeberrimo 1997 Fuga da New York (Escape from New York, 1981). Visto lo scarso successo del sequel Fuga da Los Angeles (Escape from L.A., 1996), l'idea fu abbandonata. Il regista affermò che era sua intenzione creare un "B-movie a tutti gli effetti, con molta azione, poco cervello e tanto splatter". Credo con fermezza che il suo prodotto sia superiore alle aspettative, qualcosa che non liquiderei come banale. Si segnala la colonna sonora, firmata dallo stesso Carpenter e interpretata da diversi artisti, tra cui gli Anthrax e il chitarrista polistrumentista Buckethead (nato Brian Patrick Carroll). 

I marziani carpenteriani e la logo lingua

Forse Carpenter e Larry Sulkis non ne sono al corrente, ma di certo sono due grandi filosofi, che hanno introdotto un concetto davvero unico: quello di una civiltà estinta formata da individui che sopravvivono in spirito alla morte fisica, restando coerenti e portando in sé la conoscenza della loro esistenza corporea, avendo modo di propagarla tramite gli involucri carnali di una specie ospite. Questo pone un grande dilemma. Se ciò potesse accadere, una lingua estinta da millenni, o addirittura da milioni di anni, potrebbe ritornare ad essere parlata, risolvendo una discontinuità ontologica e biologica in apparenza ineliminabile. Come definire il fenomeno? Un singolare caso di xenoglossia o di glossolalia? Se ci si imbattesse in un qualcosa di simile, forse sarebbe entrambe le cose: sarebbe glossolalia, perché la lingua parlata è sconosciuta al genere umano, ma al contempo sarebbe anche xenoglossia, perché tale lingua un tempo era parlata realmente. Inutile dirlo: finora non si è mai trovato nulla di assimilabile alla creazione carpenteriana. Questo pone anche un ultreriore problema: quello della conservazione di informazioni oltre la morte fisica da parte di un essere incorporeo in grado di interagire con la materia e con l'energia di cui questo universo è composto. Gli spiriti evocati da Carpenter conservano per breve tempo la forma dell'ultimo corpo che hanno posseduto, e come tali sono persino visibili agli occhi dei viventi. Senza dubbio un'idea di una potenza inconcepibile, che non è stata valutata appieno dal pubblico! Gli antichi marziani sono dipinti come strani e tozzi rettili bipedi dalla pelle maculata. Sono mostrati nel corso delle visioni patite dalla protagonista, Melanie Ballard, mentre uno spirito immondo cerca di entrare in lei. Non si riesce a ricostruire molto della lingua marziana parlata dai posseduti, anche perché non credo che ci fosse uno specifico progetto da parte del regista e dello sceneggiatore. In ogni caso, solo una parola mi è parsa di una chiarezza sconvolgente: l'imperativo goom-taah! "uccidiamo!".

Non è un remake

In genere questo film è considerato un remake strutturale di Distretto 13 - Le brigate della morte (Assault on Precinct 13), dello stesso Carpenter, uscito nel 1976. Con buona pace della critica, a parer mio le analogie sono soltanto apparenti e non si può parlare in alcun modo di un rifacimento, per quante analogie formali possano essere enumerate. Nella pellicola carpenteriana del '76 non si parlava affatto di antichi spiriti in grado di trasmigrare provocando una pandemia di odio assoluto. La causazione degli eventi era del tutto dissimile. Certo, c'erano gang di una ferocia spaventosa, ma nessun principio metafisico era presentato come fondamento di tanta malvagità. L'origine ultima di Fantasmi da Marte e di Distretto 13 viene da molti ricondotta a viva forza al film western Un dollaro d'onore (Rio Bravo), di Howard Hawks (1959) - un classico interpretato da un eccellente John Wayne e da Dean Martin nel ruolo di un intramontabile ubriacone. Il problema è che i cinefili e i recensori del tipo più comune sono fossilizzati fino alla monomania con dettagli tecnici e non dedicano alcuna attenzione a contenuti antropologici e filosofici. Anzi, sono ciechi a qualsiasi contenuto che non sia pura e semplice materialità, ritenendo tutto ciò che appartiene allo spirito umano come un'insopportabile "pippologia". Forse nemmeno un'invasione di alieni come i marziani di Carpenter potrebbe liberarci da un simile flagello.

Nessun commento: