domenica 9 settembre 2018


IL MANOSCRITTO VOYNICH:
UN LIBRO CHE SEMBRA DI UN ALTRO UNIVERSO

Uno dei testi più enigmatici dell'intera storia dell'umanità, se non il più misterioso in assoluto, è senza dubbio il Manoscritto Voynich. Il libro consta di 102 fogli, corrispondenti a 204 pagine, e deve il suo nome all'antiquario di origine polacca Wilfrid M. Voynich, che lo acquistò nel 1912. Comprende numerose illustrazioni e testi scritti in una lingua impenetrabile. Per impenetrabile si intende che nessuno studioso di lingue antiche e di crittografia è mai riuscito a leggere con sicurezza un solo carattere e a fornire una traduzione credibile anche di una sola parola. Si pensa che la data di stesura del manoscritto sia compresa tra il 1450 e il 1520. Nessuno ha la benché minima informazione sull'autore, sulla scrittura e sulla lingua, al punto che se anche si arrivasse un giorno a stabilire che il volume è piovuto sulla terra da un universo parallelo, non ci sarebbe nulla da eccepire. Un numero impressionante di decifratori di codici ha impiegato le proprie migliori energie nell'analisi del testo senza arrivare a nulla. Tra questi se ne annoverano anche alcuni di fama mondiale, che lavorarono per l'America e per l'Inghilterra nel corso della II Guerra Mondiale. Tutti questi fallimenti hanno avuto un duplice effetto: da una parte hanno reso mondiale la fama del manoscritto, dall'altra hanno insinuato l'idea di una complessa frode. 

Le sezioni in cui si divide il tomo criptico sono quattro, e può essere di qualche utilità descriverle per sommi capi.

La Sezione I, conosciuta come Sezione Botanica, comprende 66 fogli e riporta ben 113 disegni di piante completamente sconosciute alla Scienza (soltanto in un caso si nota una vaga somiglianza con il girasole).

La Sezione II, conosciuta come Seziona Astronomica o Astrologica, comprende solo 7 fogli e riporta 25 diagrammi di simboli astrali. Alcuni segni zodiacali sono chiaramente identificabili, altre immagini restano enigmatiche. Non si capisce di cosa possa trattare il testo.

La Sezione III, conosciuta come Sezione Biologica, comprende 12 fogli ed è piena zeppa di immagini di donne nude. Queste femmine, spesso incinte, sono immerse in parte in vasche simili a uteri tra di loro comunicanti e piene di un liquido scuro. Per questo motivo è stata applicata a questa parte la sua denominazione corrente; intuire il contenuto delle descrizioni è più difficile che non negli altri casi. Include anche un foglio aggiuntivo ripiegato in sei, che illustra nove medaglioni pieni di immagini di stelle e di oggetti enigmatici non facilmente interpretabili (c'è chi ha voluto vedervi delle cellule).

La Sezione IV, conosciuta come Sezione Farmacologica, comprende 16 fogli e contiene disegni di ampolle e di altri recipienti a forma di fiala simili a quelli utilizzati dagli antichi speziali. Oltre a questi strani alambicchi, compaiono anche disegni di radici e piante, verosimilmente intese come medicinali.

Seguono alcuni fogli che si pensa costituiscano un indice, in quanto contiene soltanto frasi con stelline poste a sinistra delle linee scritte.


Da un'analisi del testo, risulta che i caratteri che compongono il testo sono circa 250.000, mentre le parole distinguibili sono 4182. Di queste, soltanto 1284 ricorrono più di una volta. 308 sono abbastanza comuni, comparendo più di otto volte. 184 sono comuni, e si trovano più di quindici volte. 23 sono molto comuni, essendo scritte più di cento volte. Alcune di queste parole compaiono soltanto in specifiche sezioni, altre sono invece usate nell'intero volume. Qualcuno ha notato che la prima parola in ogni pagina della Sezione Botanica è unica, e che potrebbe trattarsi proprio del nome della pianta disegnata.

L'analisi statistica mostra la ricorrenza di schemi simili a quelli delle lingue naturali: non sembra che il manoscritto sia stato composto a caso. Non va però nascosto che la lingua è molto diversa da qualsiasi lingua europea. Non ci sono parole che comprendono più di dieci segni, e al contempo sono pochissime le parole composte solo da uno o due segni. La distribuzione delle lettere all'interno di ogni parola segue regole severe: alcuni caratteri ricorrono solo all'inizio, altri solo alla fine, altri ancora solo in posizione mediana. Una situazione che ricorda quella di scritture semitiche come quella ebraica e quella araba, che hanno segni consonantici diversi a seconda che siano iniziali, finali o mediani. Si potrebbe pensare a una delle lingue artificiali create nel XVII secolo, dotate di una struttura regolare e profondamente logica.

Ci sono anche alcune parole e frasi scritte in caratteri latini, distorti ma riconoscibili. Tuttavia si tratta di parole che non corrispondono a nessuna lingua nota del globo terracqueo. Qualcuno ipotizza che siano comunque state aggiunte in un secondo momento. Stranamente, non si riesce a trovare in rete alcuna trascrizione di questi passi.


Le prime documentazioni dell'esistenza del Manoscritto Voynich risalgono all'inizio del XVII secolo. Un certo Baresch, il primo proprietario documentato, chiese aiuto al gesuita Athanasius Kircher perché traducesse quell'ostica lingua e gli rivelasse i segreti di quei disegni. Personalità eclettica, il gesuita tedesco fu il primo europeo a reintrodurre lo studio della lingua copta in Occidente dopo secoli di oblio. Le sue decifrazioni dei geroglifici egizi sono prive di valore, ma vide giusto nell'identificare la lingua copta come l'ultimo erede dell'idioma dei Faraoni. Si ignora se il Kircher abbia risposto alla richiesta di Baresch. Sappiamo soltanto che quando quest'ultimo morì, il libro fu ereditato dal suo amico Jan Marek Marci, rettore di un'università di Praga. A sua volta questi inviò il libro a Kircher. La lettera di Marci è ora inclusa nel bizzarro volume.

Nei successivi duecento anni le tracce del manoscritto si perdono, ma è molto probabile che sia stato incorporato nella biblioteca del Collegio Romano in seguito alla morte di Kircher. Il Collegio Romano ora è noto come Università Pontificia Gregoriana. Quando Vittorio Emanuele II di Savoia liquidò lo Stato della Chiesa, confiscò anche la biblioteca del Collegio. Nel 1870 il libro sarebbe di certo saltato fuori di nuovo, ma poco prima della confisca, venne trasferito assieme all'intera corrispondenza del Kircher nella biblioteca privata del gesuita Beckx a Villa Mondragone. Verso il 1912, il Collegio si trovò in difficoltà finanziarie e decise di vendere alcuni dei suoi libri, e proprio allora entrò in scena Wilfrid Woynich.

Da quanto si deduce dai carteggi di Kircher, sembra che ci fu un tentativo di vendere il libro all'Imperatore Rodolfo II di Boemia (1552–1612) per la somma allora astronomica di seicento ducati. Rodolfo era convinto che l'autore del manoscritto fosse l'ingegnoso frate francescano Ruggero Bacone (1214–1294). Anche se Voynich fece di tutto per diffondere l'idea di una paternità baconiana, gli studiosi specializzati nel lavoro di quell'uomo di scienza escludono la cosa nel modo più reciso. Altro nome eccellente che è stato fatto è quello di John Dee (1527-1608), noto per i suoi studi sull'occultismo e sulla filosofia ermetica.


Le teorie atte a spiegare il manoscritto sono stravaganti e numerose, al punto che porterebbe via troppo spazio elencarle tutte. Il filologo William Newbold arrivò alla conclusione che la lingua voynichiana fosse latino camuffato, e interpretò delle sequenze arrivando alla sensazionale scoperta che già in epoca medievale erano state formulate teorie di astrofisica e biologia molecolare. In preda a un forte esaurimento si accorse alla fine di essersi spinto al punto di tradurre persino delle crepe dovute all'età della carta. Il dilettante John Stojko invece pensava che il voynichiano non fosse altro che ucraino senza vocali, e propose traduzioni singolari del tipo "il Vuoto è ciò per cui combatte l'Occhio del Piccolo Dio". Mi soffermerò un po' di più sulla teoria formulata nel 1987 dal fisico russo Leo Levitov, in quanto era sua convinzione che il manoscritto fosse un testo iniziatico dei Catari. Per prima cosa credette di aver identificato la lingua definendola un codice segreto formato da un miscuglio di lingue dell'Europa centrale, tra le quali l'antico alto tedesco. Quindi ritenne che l'enigmatica Sezione Biologica fosse un manuale per l'Endura, che a parer suo consisteva nel sezionare in modo rituale le vene degli adepti. Ancor più farneticante la sua attribuzione ai Catari dei simboli della Sezione Astrologica - da lui creduti tipici del culto di Iside. Le piante chimeriche non avrebbero dovuto essere intese come specie realmente esistenti, ma come simboli arcani, geroglifici della Fede. Levitov raccolse tutte queste nozioni in un compendio delirante a cui diede il titolo Solution of the Voynich Manuscript: A liturgical Manual for the Endura Rite of the Cathari Heresy, the Cult of Isis. Tutto questo castello di fantasie può essere smontato molto facilmente. L'Endura nella sua forma più diffusa comportava il digiuno fino alla morte, e solo in pochi casi la morte veniva facilitata con qualche sistema come l'incisione di una vena, l'ingestione di vetro tritato, il soffocamento. Non era tuttavia richiesta alcuna particolare istruzione a questo scopo, anche considerato che i Buoni Uomini erano spesso medici. La raffigurazione di donne incinte per ovvie ragioni è assolutamente estranea al Catarismo ed è impossibile che fosse associata a qualcosa di sacro e di simbolico: il feto era considerato diabolico. I Catari non veneravano Iside e neppure altre divinità pagane.

Segnalo alla fine una corrispondenza tra le lettere del Manoscritto Voynich e l'alfabeto latino ideata per giochi di ruolo ambientati nell'universo di Lovecraft. La si può trovare nel sito afternight.com, che riporta numerosi alfabeti antichi e moderni. Che sia la cosa più sensata proposta finora?

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