sabato 12 gennaio 2019


TI VESTIRAI DEL TUO VESTITO BIANCO

Autore: Ferruccio Parazzoli
Anno: 1997

Editori:
    Frassinelli (1997)
    Mondadori (2008, formato Altri)

Genere: Romanzo
Sottogenere: Romanzo di formazione, romanzo della memoria,
     pseudo-autobiografia

Codice EAN (Frassinelli): 9788876844645
Codice EAN (Mondadori):
9788804576556
Codice ISBN (Frassinelli): 8876844643
Codice ISBN (Mondadori): 8804576553
Pagine (Frassinelli): 142 
Pagine (Mondadori): 125


Trama: 
Milano, anni '60. La bella Regina, una ragazza delicata e snob, è amata e desiderata da due uomini. Il primo spasimante è un ventiseienne bohémien che vive in una zona periferica, in una squallida mansarda, conducendo fiaccamente studi universitari senza fine e giocando ogni notte immaginarie partite a scacchi con Mefistofele. Il suo nome, che non doveva essere molto fantasioso, è sprofondato nei miei banchi di memoria stagnante e non sono riuscito a recuperarlo nel Web (forse era Stefano, ma potrei ingannarmi). Il secondo spasimante si chiama Lorenzo ed è un ex militante del Partito Comunista, pieno di nauseabondo idealismo e sposato a una donna scialba che sembra sua sorella. Ha anche un figlio, una specie di clone, roba da villaggio dei dannati! Dalla vivida descrizione dell'aspetto fisico del comunista rottamato si capisce all'istante qual è stato il modello che lo ha ispirato: Piero Fassino. Regina, che è una allumeuse, si diverte a illudere entrambi i proci, senza concedere loro granché. Ne nasce un ambiguo ménage à trois, fatto di debilitanti escursioni domenicali in bicicletta e di altre simili trovate afflittive. Lorenzo viene scaricato nel corso di una gita a Genova. Lo studente riesce invece a ottenere qualche strusciamento, ma poi quando la ragazza gli si concede è lui a rifiutarla: lei non vuole farlo nella mansarda, ma lui, in preda a un invincibile attacco di pigrizia, si sottrae alle profferte. Regina, sconvolta, abbandona tutto e si reca in un paese barbarico dell'America Centrale come missionaria laica, solo per finire brutalizzata e uccisa da una banda di spaventosi energumeni. Il finale, che mi asterrò di rivelare, ha in sé un'inaspettata vena macabra... 

Recensione: 
Questo scritto parazzoliano, definito dai critici romanzo di formazione e della memoria, è della massima importanza per un motivo molto semplice: uno dei suoi personaggi è Dante Virgili. È proprio lui: l'inquilino del terzo piano! Anche se non viene mai menzionato per nome, non ci sono dubbi sulla sua identità. Quello che più sorprende è l'omogeneità stilistica pressoché assoluta con il secondo romanzo attribuito a Virgili, Metodo della sopravvivenza, composto a quanto si dice nel 1990 - sempre stando alla narrazione di Antonio Franchini - ossia sette anni prima della prima pubblicazione del presente testo di Parazzoli. Quando ho letto Ti vestirai del tuo vestito bianco ho avuto la nettissima sensazione che interi passi di Metodo della sopravvivenza vi fossero migrati come per un prodigioso gioco di prestigio. Subito ne ho avuto piena coscienza: Metodo della sopravvivenza è stato scritto da Ferruccio Parazzoli, dalla prima sillaba all'ultima. Sono assolutamente sicuro di quanto sostengo, e che Thor mi possa incendiare il cranio con la folgore se dico il falso!

Questo riporta Franchini sul perverso personaggio parazzoliano:   

"Ricostruito con esattezza filologica assoluta: ogni frase pronunciata dall'inquilino del terzo piano era stata presa da qualche pagina di Virgili, verosimilmente, era stata da lui pronunciata nella realtà e fedelmente registrata nella memoria [...]"
(Cronaca della fine) 


Bisognerà ammettere che l'ipotesi di un Parazzoli che ricorda con memoria assoluta ogni singola sillaba proferita da un Dante Virgili somigliante al pupazzo Provolino appare per forza di cose piuttosto improbabile. Se invece Dante Virgili fosse un'invenzione di Parazzoli e dei suoi compari, in toto costruita a tavolino, tutto ciò avrebbe una spiegazione immediata, semplice e diafana come cristallo di rocca. Probabilmente Parazzoli ha scritto Ti vestirai del tuo vestito bianco introducendo una figura che poi gli sarebbe servita qualche anno dopo per scrivere proprio Metodo della sopravvivenza. In altre parole, la mia tesi è questa: in realtà Ti vestirai del tuo vestito bianco precede cronologicamente Metodo della sopravvivenza e ne costituisce il germoglio.

La descrizione di Dante Virgili occupa qualche pagina. Invito tutti a procurarsi una copia del romanzo di Parazzoli, magari prendendolo in biblioteca come ho fatto io, e a leggere con attenzione. L'inquilino del terzo piano è ossessionato dalla pornografia e dalle pratiche sadomasochistiche. Invita persino Regina nel suo appartamento e le mostra un apparato di contenzione con cui vorrebbe immobilizzare qualche vittima (si capisce fin troppo bene che la sua è un'esistenza di vagheggiamenti e di desideri inappagati). Si fa cenno alla strana alimentazione dell'uomo luciferino, che consiste quasi esclusivamente di prosciutto e di carne cruda. Si fa allusione anche alle sue croniche difficoltà pecuniarie: è proprio la caritatevole Regina a comprargli la carne trita, che altrimenti lui non si potrebbe permettere. A un certo punto l'inquilino del terzo piano ferma la ragazza sulle scale ed erompe in una sinistra profezia: "Ti vestirai del tuo vestito bianco". Proprio la frase che dà titolo al libro. Non alludeva però a un abito da sposa, bensì all'abito bianco delle missionarie laiche. Era quindi una promonizione dell'atroce morte della ragazza, che sarà violentata e sottoposta a torture prima di essere uccisa. 

Una famiglia selvatica e pagana 

Una simpatica storiella è incorporata nella trama del romanzo del Parazzoli. Si narra di un prete che nel corso del suo magistero in una valle montana impervia si imbatta in una famiglia descritta come "selvatica e pagana". Il punto è che a questa famiglia di pastori, sfuggita chissà come alla cristianizzazione, appartiene una bellissima fanciulla con l'abitudine di girare nuda per i pascoli - quasi un'immagine tratta da un quadro silvestre neoclassico in cui campeggiano procaci dee e lascive ninfe. Che accade? Semplice: il prete getta la tonaca alle ortiche, se la strappa proprio di dosso, quindi si congiunge con la pastorella pagana. Abbandonata la Chiesa di Roma, l'ex chierico finirà i suoi giorni invecchiando assieme alla sua amata, lontano dallo spettro della sua passata vita cattolica. Il tema dell'abiura della Chiesa di Roma da parte di persone che le erano devotissime non è affatto isolato nella produzione parazzoliana. Potremmo dire che si tratta quasi di un Leitmotiv. Anzi, sarà lo stesso scrittore romano, agli inizi del XXI secolo, a seguire in qualche modo le orme di Cristóvão Ferreira e per giunta senza essere stato sottoposto a coercizione alcuna dai Tokugawa, emergendo dal suo passato teista come "sciamano" e "cavaliere Jedi"

Pregi del romanzo 

Certe descrizioni evocano atmosfere melanconiche e sognanti. Questo brano mi è stato possibile trovarlo nel Web, lo riporto a titolo d'esempio:

“L’aspettammo con delle biciclette appoggiate al marciapiede, il rumore dei treni che entravano in stazione e un odore molle di sera estiva come può darlo soltanto una grande città quando il sole non si decide a tramontare ma rimane sospeso in un cielo senza colore e sembra che il buio non debba venire mai, un misto di catrame, di gas e di ligustri che ti scioglie quel filo di volontà che hai tenuto con i denti per tutta la giornata e se sei giù di corda ti mette voglia di non sai che cosa, la nostalgia di quello che non hai avuto mai.” 

E ancora: 

Nel ricordo, piacere e dolore si confondono e benchè la memoria tenda per sua natura ad addolcire ogni cosa, nel rievocare a me stesso quei giorni provo un'impercettibile fitta, come di una spina mai uscita dalla carne.

Tutto ciò fa vibrare una fibra di masochismo nel mio essere, come quando il nervo di un dente mal devitalizzato inizia a pulsare in sottofondo proprio nel bel mezzo di un orgasmo.  

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Mi ha incuriosito una recensione apparsa su La Stampa, intitolata Sotto il vestito molto dolore. Parazzoli in stile Bergman. Nell'incipit l'autore si lamenta del fatto che il romanzo parazzoliano avrebbe raccolto meno di quanto meritava. Dubito che il problematico caso Virgili abbia anche soltanto sfiorato la sua mente. Purtroppo non è possibile procedere oltre: il sito Web richiede un pedaggio per poter proseguire nella lettura. Non pago tributi feudali agli editori e ai giornalisti! Riporto il link, nel caso qualche abbonato abbia la possibilità di completare la lettura: 


Su Anobii.com ci sono alcune recensioni: 


Numerose sono le banalità (troppo nordico, troppo intellettuale, etc.), ma trovo assai utile una citazione riportata da un commentatore:

Basta restare soli perchè ci si possa persuadere di decifrare il labirinto di fatti e sentimenti che si è venuto a creare intorno a noi. Allora siamo disposti ad assegnare un preciso valore ad ogni più piccolo avvenimento, a caricare ogni frase, che abbiamo conservato nella memoria, di un significato recondito che le parole certo non esprimono se non secondo un codice segreto, il cui vero senso porta a conclusioni spesso opposte a quando ci è sembrato intendere in un primo momento.

Che Parazzoli volesse alludere cripticamente a Dante Virgili?

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