giovedì 18 aprile 2019


THE MOTHMAN PROPHECIES -
VOCI DALL'OMBRA

Titolo originale: The Mothman Prophecies 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2002
Lingua originale: Inglese
Durata: 119 min
Rapporto: 2,35 : 1
Genere: Thriller, fantascienza, orrore
Regia: Mark Pellington
Soggetto: John Keel
Sceneggiatura: Richard Hatem
Distribuzione in italiano: Medusa
Fotografia: Fred Murphy
Montaggio: Brian Berdan
Musiche: Tomandandy
Colonna sonora:
  Disco 1
    1. Half Light (single)
      2. Wake Up #37
      3. Haunted
      4. One and Only
      5. Collage
      6. Great Spaces
      7. Rolling Under
      8. Half Life
      9. Soul Systems Burn
     10. Half Light (tail credit)

  Disco 2
    1. Movement 1:
        Composed of 12 Members/ Retrace/ A New Home/ MRI/ Welcome To Point
        Pleasant
     2. Movement 2:
        Point Pleasant/ Seeing Strange Things/ It's a Voice and It's Saying, Do Not Be
        Afraid/ He's Wrong/ Denver 9
     3. Movement 3:
         I Had a Dream Like That/ Not From Human Vocal Chords/ Zone Of Fear/ Ring
         Ring/ Leek/ Leek Wouldn't See Me
     4. Movement 4:
         All At Once, I Understand, Everything/ Do You Know That Woman?/ The Tape
         Reveals/ We Are Not Allowed To Know
     5. Movement 5:
         It's How I Ended Up Here/ Airport/ I Have To Go
     6. Movement 6:
         We Have Dinner At 6, And We Open Presents At 8/ 12:00 Call
     7.  Movement 7:
         The Bridge
     8.  Movement 8:
          Mirror Drone/ John's Theme/ Cellos

Scenografia: Richard Hoover, Diana Stoughton
Costumi: Tommy Boyer, Monte Cholmeley-Jones, Diane
    Collins, Christopher Peterson, Susan Lyall
Trucco: LuAnn Claps, Mindy Hall, Roderick R. Carter, Patty
    Bell
Artista concettuale: Smith Harper Hutchings
Interpreti e personaggi
   Richard Gere: John Klein
   Laura Linney: Connie Mills
   Debra Messing: Mary Klein
   Will Patton: Gordon Smallwood
   Lucinda Jenney: Denise Smallwood
   Alan Bates: Alexander Leek
   Bob Tracey: Cyrus Bills
   David Eigenberg: Ed Fleischman
   Bill Laing: Indrid Cold, l'Uomo-Falena
   Mark Pellington: Indrid Cold, l'Uomo-Falena (voce)
   Mark Pellington: Il barista
   Tim Hartman: Sonny
   Rohn Thomas: Dott. Williams
   Murphy Dunne: Il governatore Rob McCallum 
   Betsy Zajko: Tory Pherris
   Sam Nicotero: Uomo sul ponte
Doppiatori italiani
   Mario Cordova: John Klein
   Claudia Catani: Connie Mills
   Alessandra Korompay: Mary Klein
   Luca Biagini: Gordon Smallwood
   Ugo Maria Morosi: Alexander Leek
Budget: 32 milioni di dollari USA 

Box office: 55,1 milioni di dollari USA
     (fonte: Box Office Mojo)
Divieti:  

   Vietato ai minori di 11 anni:
      Finlandia, Svezia
   Vietato ai minori di 12 anni:
     Germania, Portogallo, Canton Ginevra, Canton Vaud,
     Regno Unito;
   Vietato ai minori di 13 anni:
     Argentina e Spagna 
   Vietato ai minori di 14 anni:
     Perù
   Vietato ai minori di 15 anni:
     Danimarca, Norvegia, Corea del Sud
   Vietato ai minori di 16 anni:
     Ungheria, Islanda, Paesi Bassi, Cantone dei Grigioni.
  "PG" (parents cautioned suggested) per bambini con più di
      10 anni: Singapore
  "PG-13" (parents strongly cautioned): Stati Uniti d'America,
     Filippine 



Trama: 

John Klein è un brillante articolista del Washington Post, felicemente sposato con Mary, una splendida donna dalle chiome di un color tiziano scuro intenso. La vita della coppia sembra perfetta, ma all'improvviso accade l'irreparabile. È inverno, c'è il gelo. Durante un viaggio notturno in auto l'uomo e la sua consorte hanno un grave incidente. La donna, che è alla guida, perde il controllo della vettura cercando di evitare quella che vede come una figura volante nera, fatta d'ombra densissima, con occhi di brace come il Caronte di dantesca memoria. John rimane illeso, mentre Mary batte la testa contro il vetro e viene ricoverata in ospedale. Anche se le conseguenze dell'incidente in sé non sembrano gravi, le viene riscontrato un aggressivo tumore cerebrale, un glioblastoma, che la uccide rapidamente. Viene subito esclusa ogni correlazione tra il globlastoma e l'incidente: secondo i medici si tratterebbe di due eventi del tutto indipendenti. L'uomo è sconvolto dall'accaduto e non riesce a darsi una spiegazione. Quando la sua amata muore, John fruga tra i suoi effetti e scopre un diario con i disegni dell'entità oscura da lei fatti durante la degenza. Dopo due anni da questi eventi traumatici, il protagonista si perde nella notte durante un difficile viaggio in auto in West Virginia, accorgendosi di essere giunto fino a Point Pleasant, un sito sperduto nel buco del culo del mondo, collocato su qualche emorroide ctonia alla confluenza tra i lutulenti fiumi Ohio e Kanawha. Il punto è che quella località desolata è lontana centinaia di chilometri dalla destinazione del giornalista, che voleva intervistare il governatore della Virginia a Richmond. Siccome la macchina si è rotta, John è costretto a proseguire a piedi nelle tenebre infernali fino a giungere a una vicina casa. Il proprietario della stamberga, un energumeno paccianesco e biondiccio di nome Gordon Smallwood, accoglie il forestiero con un fucile, urlandogli male parole. Arriva l'ufficiale di polizia, la bionda e robusta Connie Mills, che cerca di portare l'esagitato Smallwood a più miti consigli. Ecco che si viene a scoprire una verità piuttosto inquietante. Il pitecantropo furente afferma infatti che è la terza notte consecutiva che lo stesso individuo, proprio John Klein, bussa alla sua porta alle 2:30 precise chiedendogli di usare il telefono. Questo fatto è di per sé sconvolgente: fa pensare a un circuito temporale chiuso in cui il reporter è imprigionato in sua insaputa. L'ufficiale porta la calma e accompagna lo sconvolto giornalista a un motel, lasciandolo solo con i suoi pensieri - non prima di avergli menzionato un dettaglio di non poco conto: negli ultimi tempi gli abitanti di Point Pleasant sono ossessionati da strani accadimenti, di cui non è possibile fornire alcuna spiegazione razionale. John non si allontana dal borgo, nonostante le insistenze di un suo collega che continua a telefonargli: parlando con la gente del luogo scopre che il motivo dell'inquietudine generale consiste nelle apparizioni di una cratura notturna, che è proprio l'Uomo-Falena visto e disegnato dalla sua defunta moglie. La stessa Connie ha avuto una visione molto vivida di se stessa in procinto di affogare in acque profonde, mentre una voce la invitava a svegliarsi, chiamandola "numero 37". Il giorno dopo il frenetico Gordon Smallwood incontra John in paese e gli rivela di aver sentito una voce proveniente dal lavandino. "A Denver moriranno in 99", questo è il messaggio che gli è stato trasmesso. Mentre John e Gordon mangiano in una tavola calda, la televisione dà la notizia di un disastro aereo proprio a Denver. Anche il numero dei morti è esatto: sono proprio 99! La notte seguente si aggiunge un'altra inquietante informazione: tutti questi eventi sinistri sono emanazioni di un essere il cui nome è Indrid Cold. John Klein può soltanto procedere nella sua discesa agli Inferi, cercando di decifrare la volontà di quell'entità demoniaca. Non è un'impresa facile. Nel frattempo prende forma lo spettro di una catastrofe incombente su Point Pleasant. La tensione è massima, fino al colpo di scena finale.  

Recensione: 

Il film di Pellington si basa sull'omonimo libro dell'occultista, ufologo e complottista John Alva Keel, The Mothman Prophecies (1975), che conobbe un certo successo negli USA. In estrema sintesi si tratta del resoconto delle indagini che l'autore ha compiuto in West Virginia sul teatro delle supposte apparizioni di una creatura umanoide alata da lui denominata Uomo-Falena. Keel afferma di aver ricevuto proprio a Point Pleasant alcune telefonate inquietanti. Nel libro in questione, tutti questi portenti funesti sono connessi ad avvistamenti di oggetti volanti non identificati, al ritrovamento di bestiame mutilato, ma soprattutto al crollo di un importante ponte sul fiume Ohio, il Silver Bridge, nel dicembre del 1967. Lo stesso Keel ha plasmato il concetto di Man in Black (MIB) e lo ha grandemente diffuso. Il regista di Baltimora ha plasmato da questa sostanza informe una lega metallica immortale, che irradierà il suo fulgore fino al Giudizio! Ogni impurità presente nel materiale di origine è stata sottoposta alla Prova del Fuoco e si è dileguata. Consiglio a tutti la visione di questo capolavoro imperituro! 

Keel e il Cristianesimo

Le profezie dell'Uomo-Falena sono più gravi di una cappa di piombo e hanno tutte le caratteristiche dell'ineluttabilità. Non c'è alcuna possibilità di sfuggire. I contattati lo sanno per certo: il futuro è chiuso, fissato, predeterminato e vige la predestinazione. "È tutto vero", conferma la voce di Gordon Smallwood, parlando dall'Oltretomba. Ogni parola ricevuta è destinata ad avverarsi, in modo infallibile. L'entità di Tenebra, secondo l'occultista Alexander Leek, non sarebbe davvero superiore all'essere umano, ma vedrebbe più lontano, avendo così la visuale di un uomo che sta sul tetto di un grattacielo. Proprio questa sarebbe la radice delle sue capacità profetiche. Se l'Uomo-Falena afferma che 99 persone moriranno a Denver, è perché egli può vedere nitidamente il futuro prossimo, in cui l'incidente aereo avverrà, riportandone la descrizione come se si trattasse di un evento presente. Tutto parrebbe chiaro. Subito dopo, John Klein chiede a Leek perché il demone non parla in modo chiaro agli umani. La risposta contraddice quanto appena detto! L'Uomo-Falena, essendo superiore agli esseri umani, non è in grado di farsi intendere, proprio come un uomo non può comunicare con gli scarafaggi. La prima affermazione (egli non è superiore agli umani, ha solo una visuale più ampia) contraddice in modo stridente la seconda (egli sta agli umani come questi agli scarafaggi, quindi è a loro superiore). John Klein, duramente provato dagli eventi, non sembra rendersi conto di questa antinomia insanabile. Si può credere che Leek cerchi di far convivere nella propria mente due visioni del mondo incompatibili. Anche se egli nega in modo esplicito e reciso che l'Uomo-Falena sia Dio, la sua interpretazione risente della dottrina cattolica della prescienza divina (quella di Dio che sa in anticipo ma non predestina). Al contempo, all'emissario delle Ombre è attribuita una distanza dall'umanità maggiore di quella che la separa da Dio. Non si è forse Dio fatto uomo, stando ai dogmi di tutte le confessioni cristiane? Quindi Dio non è poi tanto lontano dall'uomo. Eppure l'uomo non può farsi scarafaggio. Quindi il Cristianesimo è iper-ottimista: ammette un Dio che dista  dagli umani meno di quanto questi distano dagli scarafaggi. Una religione il cui Dio fosse come Indrid Cold non sarebbe tanto ottimista: tale essere può solo simulare una comunicazione con le sue vittime, per farle perdere e annientare le loro vite. 

Keel vs. King & Cronenberg 

Alla fine del film si capisce che l'ontologia temporale è in tutto e per tutto simile a quella decritta nel film di David Cronenberg La Zona Morta e nel romanzo di Stephen King da cui è stato tratto. In altre parole, il futuro è aperto e non vige la predestinazione. Esiste cioè una possibilità, per quanto esigua, di modificare gli eventi rivelati dall'Uomo-Falena. Basta seguire attentamente le sequenze della pellicola di Pellington per capirlo al volo. La bionda e imperiosa sceriffa Connie Mills vede se stessa sprofondare nelle acque gelide, incapace di opporre resistenza all'annegamento, mentre una voce le dice: "Svegliati, numero 37". Il significato della visione e della voce rimane oscuro fino al finale. Crollato il ponte e tratta in salvo la donna, un uomo dei soccorsi menziona il numero delle vittime del disastro: sono 36. Connie avrebbe dovuto essere la trentasettesima. Il punto è che John Klein è accorso sul teatro della tragedia in tempo per eseguire il salvataggio, eludendo gli inganni di Indrid Cold. L'entità aliena aveva infatti progettato di intrattenere il giornalista in una lunga telefonata, imitando la voce di Mary. Orbene, è stata la stessa Connie con una telefonata, a convincere il protagonista della natura fallace di ogni manifestazione della defunta. Così, spinto da un impulso incoercibile, John ha deciso di non guardarsi alle spalle e di precipitarsi a Point Pleasant per passare il Natale assieme a Connie. Se non si fosse lasciato convincere, la bionda ufficiale di polizia sarebbe sicuramente affogata nelle profondità del fiume Ohio. Nel film di Cronenberg, La Zona Morta, viene evitata l'Apocalisse Nucleare. Qui viene tratta in salvo una singola donna e grazie a lei un uomo trova una via di uscita dalla disperazione che minacciava di stritolarlo. Conseguenze globali contro conseguenze individuali. Tuttavia il concetto di futuro e di propagazione degli eventi è il medesimo nelle due opere. Bizzarro che in entrambe le narrazioni il protagonista si chiami John. 


Un groviglio di contraddizioni insanabili 

In un'altra occasione il protagonista oppone una significativa resistenza al suo persecutore. Sapendo che ci sarà una tremenda disgrazia sul fiume Ohio, John interpreta la profezia in modo errato, pensando che si tratti di un incidente catastrofico in un grande impianto chimico. Venuto a sapere che il governatore della Virginia sarà a Point Pleasant a visitare proprio quello stabilimento, egli vede come in un lampo il proprio tentativo fallimentare di dissuadere il politicante dal recarsi alla sua destinazione. Nel film mentale che il giornalista si spara nel cervello, l'avvertimento passa per la prova della complicità in un attentato, nella collocazione di una bomba. I suoi tentativi di spiegare il pericolo, uniti a esagitazione, fanno sì che sia allontanato in malo modo dalle guardie del corpo e destinato a un trattamento psichiatrico. Non è difficile capire che nell'agenda di un uomo di potere non possa esserci il benché minimo posto per le visioni dei profeti. Il punto è che John Klein si rifiuta di recarsi al rendez-vous con il governatore, vanificando la previsione del futuro che era scattata nella sua mente. Anche questo episodio confuta l'ontologia temporale a futuro chiuso. Il problema che si pone è un altro: se una visione del futuro non si avvera, quale ne è l'origine? Dove si sono originate le seguenze di eventi che non si realizzeranno, ma che al profeta appaiono reali? L'ontologia temporale A-eternista a futuri ramificati parrebbe la più adatta a spiegare questo genere di cose. Anche così bisognerà capire come fanno ramificazioni diverse del futuro (o futuri possibili) a interferire col presente.   

Carlo Rovelli e la Natura del Tempo

Il problema della dignità ontologica del futuro resta insoluto e genera infinite contraddizioni. Forse bisogna pensare il concetto stesso di futuro in modo differente. Un aiuto viene senz'altro dagli studi di Carlo Rovelli. La lettura del suo saggio L'ordine del tempo (pubblicato da Adelphi nel 2017) mi è stata di un'estrema utilità. Il futuro è entropia. Il futuro consiste in tutto ciò che è sfocato. Non è altro che la collezione di tutte quelle variabili fisiche il cui valore noi non siamo in grado di determinare. Se io conoscessi tutto ciò che accade in questo momento nell'area di un chilometro quadrato, centrata proprio nel punto in cui mi trovo, saprei bene se una minaccia incombe su di me oppure no. Solo per fare un esempio, saprei per certo che non esistono malviventi pronti a colpirmi, così potrei andare in giro tranquillamente senza alcun pensiero. Se questa sicurezza non esiste nella nostra vita quotidiana, è soltanto perché la nostra visuale è estremamente limitata. Noi non sappiamo se qualche minaccia sta per caderci addosso, così procediamo pieni di paure. 

Alcune considerazioni linguistiche 

Si noti che il titolo è The Mothman Prophecies, non The Mothman's Prophecies: manca il famoso genitivo sassone, che in questo contesto sarebbe senz'altro appropriato.  Non ho una spiegazione chiara di questo fenomeno. Sembra che anche gli anglosassoni siano spesso in imbarazzo. Pur riportando correttamente il titolo sui siti web, spesso nelle recensioni si parla delle profezie di Indrid Cold usando la forma col genitivo sassone. Così ad esempio nella sua recensione sul sito Po(o)p Matters, Todd R. Ramlow scrive: "Against her human fatalism, the mothman's prophecies are confusing".Il toponimo Point Pleasant è un tipico esempio di aggettivo posposto (postpositive adjective o postnominal adjective). Quando ero un moccioso condannato alla realtà carceraria chiamata "scuola", la pedantissima insegnante di inglese, A., affermava in continuazione che nella lingua di Albione esisterebbe una sola circostanza in cui l'aggettivo segue il nome: poet laureate "poeta laureato". Ebbene, questo dogma del sistema scolastico italiano è falso. Ha molto meno valore delle feci di un cane. Vediamo di enumerare alcuni esempi significativi: God Almighty, Evil incarnate, Devil incarnate, Christ everlasting, love everlasting, life everlasting, battle royal, body corporate, body politic, heir presumptive, knight errant, time immemorial, attorney general, Astronomer Royal, minister plenipotentiary, prince regent, prince consort, sergeant major, Alcoholics Anonymous, Amnesty International, Generation Next, Church Universal and Triumphant, Code Amber, Code Black, Code Orange, Code Red, agent provocateur, language isolate, persons unknown, etc. Le occorrenze sono davvero tante! E che dire di Mission Impossible?       

Si capisce che il nominativo dell'occultista Alexander Leek è stato ottenuto in qualche modo invertendo il cognome di John Keel e modificando Alva in Alexander. Nel Back Slang, l'inglese  pronunciato al contrario, Keel diventa naturalmente Leek, proprio come God diventa Dog. Gli immortali Death in June lo hanno sempre saputo, per questo cantavano:

Strike at the Heart of Hope
Where Panic Stirs the Will
We Hear Dog's Blessing
This Sleepless Night Torture
We Pray for its Ending
We Push for the Slaughter
Of a Broken Faith Missing
Of a Passing Love Dying
We Start Afresh
For Love and For Death

La canzone si intitola Punishment initiation. È stata ispirata dai rituali di iniziazione dell'Ordine del Sole Nero. Spesso mi vengono in mente le sue note, con un inisistente abbaiare in sottofondo quando si menziona il Cane. Sì, noi sentiamo la Benedizione del Cane! 

Indrid Cold è un antroponimo alieno che rivela molte cose ben strane. Qual è la sua vera origine? Nessuno lo sa. Sembra evidente che Cold non è un cognome anglosassone e non ha la sua radice nella nota parola che indica il freddo. Altra domanda inquietante. Indrid Cold è reale? Esiste davvero? Vediamo di trovare una risposta a questo interrogativo. 


Il caso Indrid Cold 

Nel film è stato operato un bizzarro sincretismo. L'Uomo-Falena e Indrid Cold erano in origine due entità distinte, che Pellington ha fuso in un solo essere. Con geniale intuizione, egli ha deciso che il nome dell'Uomo-Falena dovesse essere proprio Indrid Cold. Per spiegare le incongruenze nell'aspetto e nelle caratteristiche salienti dei due esseri spettrali, ha fatto ricorso a un callido stratagemma, facendo affermare all'Uomo-Falena-Cold che ogni essere umano a cui appare gli dà una forma diversa, non avendone egli una propria. Le leggende su Indrid Cold sono alquanto diffuse negli States e in particolare nella West Virginia. Egli è descritto come un alieno umanoide proveniente dal pianeta Lanulos, situato nella galassia di Genemedes, a 14,6 anni luce dalla Terra. Sua caratteristica è un sorriso permanente, fuori contesto e quindi raggelante. Queste confuse informazioni sarebbero state trasmesse telepaticamente al primo "contattato", un certo Woodrow Derenberger di Mineral Wells (West Virginia). Il messaggio è impregnato di ignoranza popolare e di fantascienza spicciola. Genemedes è una chiara alterazione di Ganymede (nome di un satellite gioviano); il termine "galassia" non è appropriato, un alieno avrebbe dovuto parlare di "sistema stellare". Correva il giorno 2 del mese di novembre dell'anno 1966. Il luogo dell'apparizione di Indrid Cold a Derenberger non era poi così lontano da Point Pleasant, teatro degli avvistamenti dell'Uomo-Falena dal 12 novembre del 1966 al 15 dicembre del 1967 (proprio quando compivo il mio primo anno di vita). Una continguità spaziotemporale che deve aver ispirato il regista. Eppure John Keel non credette mai a quanto riportato da Derenberger, che anzi riteneva un impostore. Lo scrittore complottista non ha mai collegato Indrid Cold all'Uomo-Falena: questa identificazione è in tutto e per tutto farina del sacco di Pellington. Altro fatto degno di nota, il film non prende posizione sulla natura di Indrid Cold. Non ci dice se davvero si tratta di un alieno piovuto sulla Terra da una remota galassia o se sia piuttosto qualcosa di soprannaturale, un demone, uno spettro o un non-morto. Il genio della pellicola è proprio questa scelta di mantenere indeterminata l'essenza stessa di ciò che viene dall'Ombra. Se sapessimo tutto sull'Uomo-Falena-Cold, di certo l'intera vicenda scadrebbe nel banale, nello scontato. Così invece il brivido terrorizzante invade lo spettatore, proprio perché ogni strumento d'indagine e di analisi può soltanto essere inefficace. L'universo a cui l'entità appartiene è sfocato, inconoscibile, in altre parole è entropia. Todd R. Ramlow scrive a questo proposito: "Alien? Supernatural entity? Who knows? It makes the scary stuff even scarier not to have "the answer" and makes for an affecting film that leaves you wondering long after the credits roll." Il punto è che la risposta non è soltanto sconosciuta per difficoltà di osservazione, per mancanza di una buona visuale: è proprio inconoscibile per intrinseca oscurità ontologica, perché non ne esiste la definizione.   

La Morte è una Cesura 

Ineluttabile. Eterna. Assoluta. Irreversibile. Questa è la Morte. Questo è il Pungiglione di Thanatos, l'Artiglio di Azrael, checché ne possano dire gli spiritisti e altri malfattori similari. Questo vale qualsiasi cosa possa essere (o non essere) delle persone defunte. Checché ne possano dire i religiosi, che ritengono i Morti capaci di spiarci in ogni nostra azione, anche in quella più piccola e insignificante. Per loro i Morti conservano ogni caratteristica biologica dei viventi, mantenendo intatta la complessa architettura umana delle parentele, delle ramificazioni familiari - con tutte le schifose meschinità che ne conseguono. Così ecco che la madre di un uomo vivente resterebbe sua madre anche nell'Oltretomba, con tanto di pretese di possesso. Una madre-padrona eterna. Perché, si capisce, quell'uomo per lei è ancora un bambino. Allo stesso modo, una donna sopravvissuta al marito sarebbe perseguitata dallo spirito del morto, che continuerebbe ad aleggiare intorno a lei, spiandola quando va al gabinetto, indagando i dettagli di ogni sua singola defecazione, sondando la sua mente mentre lei si masturba, riuscendo a cogliere tutto sul cazzone a cui sta pensando. Ecco, il marito defunto e geloso riuscirebbe a entrare nel cervello dell'ex moglie, della vedova, sentendo che lei farebbe un pompino a un amante, cosa che non ha mai fatto a lui, il legittimo consorte! Ecco, sentirebbe ciò che lei desidera: quel fallo estraneo, rubizzo e tumefatto, ben più grande di quello che lui - il marito - aveva in vita! E tutto questo macabro spionaggio non dovrebbe fare un po' schifo? Ecco, questo è il cattolicume. Queste sono, più in generale, le scorie del Cristianesimo - derivanti dal suo adattamento al pensiero magico-superstizioso delle masse. Gli esempi che ho potuto raccogliere nel corso della mia esistenza sono numerosi. Una volta F., un bergamascone ottuso, mi disse: "Guarda che da lassù il tuo babbo ti guarda, pòta!". Detto tra noi, non vorrei mai che una cosa simile accadesse. L'idea che sta dietro a una simile visione dell'universo non è nemmeno cristiana: è neolitica, arcaica, livida, opprimente, desolante. Non sarebbe meglio pensare all'annientamento dell'essere di una persona quando muore? A me la dissoluzione di chi trapassa darebbe più sollievo. 

Qualche considerazione sull'Amore 

Guardando il film di Pellington, sento vibrare in me la disperazione del protagonista e non la distinguo dall'Amore che prova per la moglie defunta. Il concetto portante è a mio avviso questo: l'Amore si identifica con ciò che non è raggiungibile. Così quando due sono felici in vita, la loro condizione mi sembra qualcosa di banale. Quando la Grande Cesura giunge a separarli e subentra l'impossibilità di qualsiasi contatto, ne nasce qualcosa d'interessante. In fondo il sentimento per una persona che riamava ma che è morta tragicamente non è così dissimile dall'amore per una persona viva che non riama - e che è allo stesso identico modo eternamente distante. Alle genti queste cose in genere non piacciono affatto. In particolar modo dispiacciono al gentil sesso, che odia chi si consuma nell'impossibilità. L'etichetta che viene affissa all'uomo disperato è sempre la stessa: "SFIGATO". Ecco che Connie nel finale rappresenta tutta questa avversione. Dovere dell'uomo disperato è, a suo dire, gettare alle ortiche ogni suo stato d'animo "negativo" per congiungersi al "Grande Flusso della Vita". A questo scopo non è necessario che una donna susciti grandi sentimenti: basta che il fallo eretto le entri nel vaso procreativo e lo riempia di sperma. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

John Keel non era occultista, tantomeno era complottista, anzi nemmeno la prendeva in considerazione la teoria del complotto governativo sugli ufo in stile X-Files. Era un giornalista ricercatore che iniziando dallo studiare il fenomeno ufo, giunse tesi ben più interessanti per spiegarlo, è il padre della parafisica, della teoria del Superspettro che giunge ad una spiegazione molto più logica e intelligente rispetto a quella materialista ortodossa da fiction hollywoodiana che vuole gli ufo come alieni fisici venuti dallo spazio su astronavi. Tale tesi è condivisa anche dal dottor Jacques Vallee, nemmeno lui occultista fattucchiero.

Antares666 ha detto...

Questi personaggi sono a dir poco controversi.