UN INATTESO RITORNO
Saranno state le sette di sera. Mi ero appena cambiato dopo essere tornato dal lavoro quando udii bussare alla porta.
Scostai le tende della finestra che dà sulla veranda e li vidi.
Erano in tre, talmente simili da risultare indistinguibili: alti un metro e sessanta, robusti.
Erano tre fantocci fecali, muniti di gambe e braccia e con una testa rudimentale. Benché la finestra fosse chiusa, fui investito da un pungente odore di escrementi.
Venni colto dalle vertigini.
Stavo forse sognando?
No, erano proprio lì, dinanzi ai miei occhi, e non smettevano di bussare.
Mi accostai alla porta.
"Che volete? Chi siete?"
"Babbo! Siamo opera tua!"
"Che state dicendo? Io non vi conosco!"
"Come non ci conosci? Siamo usciti dal tuo buco del culo! Ci hai fabbricati tu, un poco alla volta, nel corso della tua esistenza."
In un istante compresi l'atroce verità: gli stronzi che avevo deposto in mezzo secolo si erano compattati, assumendo sembianze umane, ed ora si presentavano all'uscio di casa mia, in cerca di asilo!
"Andatevene, non vi voglio qui!"
"Non ce ne andremo."
"Chiamo la polizia!"
"Fai pure."
Mi attaccai al telefono.
"Polizia, aiuto!"
"Si calmi. Da dove chiama?"
"Dalla provincia di Pavia"
"Che succede?"
"Ci sono tre stronzi che vogliono entrare in casa mia!"
"Sono armati?"
"Non mi pare."
"Chi sono, esattamente?"
"Non lo so, non li ho mai visti prima!"
"Sono italiani?"
"Parlano italiano ma non so dirle se siano di qui."
"Senta, in questo momento le pattuglie sono tutte impegnate."
"E io che faccio?"
"Se la situazione degenera, richiami. Nel frattempo io allerto la pattuglia più vicina. Mi fornisca cortesemente il suo indirizzo."
Fornii il mio indirizzo.
I colpi alla porta proseguivano.
"Smettetela, stronzi!"
"Se non apri resteremo qui ad aspettare. Dovrai pur uscire, prima o poi."
"Adesso arriva la polizia!"
"Ne sei proprio sicuro?"
In quel preciso momento udii grida stridule provenire dal cortile della vicina.
Dunque non stava capitando solo a me?
"Siamo tornati! Non potrete più disfarvi di noi!" esclamarono in coro i tre fantocci.
Sbirciai nuovamente dalla finestra: gli stronzi stavano facendo il girotondo in veranda!
"Andate via! Non avete il diritto di insolentirmi!"
"Abbiamo tutto il diritto, invece. Sei stato tu ad averci prodotti, babbino."
"Non sono il vostro babbo!"
"E invece sì! Siamo il frutto delle tue interiora! Rivendichiamo le nostre prerogative!"
"Cosa vorreste che facessi? Che vi accogliessi in casa?"
"Ci sembra il minimo."
"Ma se puzzate da far schifo!"
"Non è certo colpa nostra, sei tu ad averci formati così."
"Basta! Non voglio più ascoltarvi, andate via!"
Mi rifugiai in saletta e accesi il televisore.
Il tiggì stava trasmettendo immagini riprese in piazza del Duomo a Milano: c'erano stronzi ovunque!
Era dunque quello il redde rationem?
La merda tornava a presentarci il conto?
Per troppo tempo ci eravamo cullati nell’illusione che le nostre feci fossero scomparse nel nulla, una volta tirato lo sciacquone del wc, ed ecco che ora l'erroneità di tale convinzione si manifestava in tutta la sua maleodorante evidenza.
Gli stronzi non si erano affatto dissolti come bolle di sapone, al contrario: si erano aggregati sino a formare quelli che, a tutti gli effetti, apparivano come manichini escrementizi animati.
Decisi di tentare il tutto per tutto: i tre stronzi presidiavano la porta sulla veranda? Avrei tentato la fuga dalla porta sul cortile.
Cercando di fare meno rumore possibile, tolsi il catenaccio e sbirciai fuori. Il cortile era sgombro.
Dalla strada però giungevano urla agghiaccianti. Aguzzai la vista.
Nei pressi del cancello, un gruppo di stronzi aveva circondato un passante che tentava disperatamente di respingerli mulinando le braccia. Fu sopraffatto: gli stronzi gli balzarono addosso, sommergendolo.
Richiusi la porta e tornai in saletta. Avrei atteso la notte, nella speranza che al calare delle tenebre gli assedianti si disperdessero. La suoneria del cellulare per poco non mi fece prendere un colpo. Risposi benché si trattasse di un numero sconosciuto. "Stiamo venendo a prenderti."
"Chi parla?"
"Siamo noi, babbino."
"Chi vi ha dato il mio numero, maledetti?"
"Siamo stati parte di te, ricordi? Ti conosciamo intimamente."
"Andate via!"
"Credevi di esserti liberato di noi? Ti sbagliavi. Ci hai estromessi dalla tua vita senza alcun riguardo, come se fossimo…"
"Siete soltanto degli stronzi!"
"Sì, siamo degli stronzi: i tuoi stronzi! E adesso ci ripagherai di tutto l’affetto che ci hai negato."
"Non vi devo nulla!"
"A presto babbino!"
Stavo forse sognando?
No, erano proprio lì, dinanzi ai miei occhi, e non smettevano di bussare.
Mi accostai alla porta.
"Che volete? Chi siete?"
"Babbo! Siamo opera tua!"
"Che state dicendo? Io non vi conosco!"
"Come non ci conosci? Siamo usciti dal tuo buco del culo! Ci hai fabbricati tu, un poco alla volta, nel corso della tua esistenza."
In un istante compresi l'atroce verità: gli stronzi che avevo deposto in mezzo secolo si erano compattati, assumendo sembianze umane, ed ora si presentavano all'uscio di casa mia, in cerca di asilo!
"Andatevene, non vi voglio qui!"
"Non ce ne andremo."
"Chiamo la polizia!"
"Fai pure."
Mi attaccai al telefono.
"Polizia, aiuto!"
"Si calmi. Da dove chiama?"
"Dalla provincia di Pavia"
"Che succede?"
"Ci sono tre stronzi che vogliono entrare in casa mia!"
"Sono armati?"
"Non mi pare."
"Chi sono, esattamente?"
"Non lo so, non li ho mai visti prima!"
"Sono italiani?"
"Parlano italiano ma non so dirle se siano di qui."
"Senta, in questo momento le pattuglie sono tutte impegnate."
"E io che faccio?"
"Se la situazione degenera, richiami. Nel frattempo io allerto la pattuglia più vicina. Mi fornisca cortesemente il suo indirizzo."
Fornii il mio indirizzo.
I colpi alla porta proseguivano.
"Smettetela, stronzi!"
"Se non apri resteremo qui ad aspettare. Dovrai pur uscire, prima o poi."
"Adesso arriva la polizia!"
"Ne sei proprio sicuro?"
In quel preciso momento udii grida stridule provenire dal cortile della vicina.
Dunque non stava capitando solo a me?
"Siamo tornati! Non potrete più disfarvi di noi!" esclamarono in coro i tre fantocci.
Sbirciai nuovamente dalla finestra: gli stronzi stavano facendo il girotondo in veranda!
"Andate via! Non avete il diritto di insolentirmi!"
"Abbiamo tutto il diritto, invece. Sei stato tu ad averci prodotti, babbino."
"Non sono il vostro babbo!"
"E invece sì! Siamo il frutto delle tue interiora! Rivendichiamo le nostre prerogative!"
"Cosa vorreste che facessi? Che vi accogliessi in casa?"
"Ci sembra il minimo."
"Ma se puzzate da far schifo!"
"Non è certo colpa nostra, sei tu ad averci formati così."
"Basta! Non voglio più ascoltarvi, andate via!"
Mi rifugiai in saletta e accesi il televisore.
Il tiggì stava trasmettendo immagini riprese in piazza del Duomo a Milano: c'erano stronzi ovunque!
Era dunque quello il redde rationem?
La merda tornava a presentarci il conto?
Per troppo tempo ci eravamo cullati nell’illusione che le nostre feci fossero scomparse nel nulla, una volta tirato lo sciacquone del wc, ed ecco che ora l'erroneità di tale convinzione si manifestava in tutta la sua maleodorante evidenza.
Gli stronzi non si erano affatto dissolti come bolle di sapone, al contrario: si erano aggregati sino a formare quelli che, a tutti gli effetti, apparivano come manichini escrementizi animati.
Decisi di tentare il tutto per tutto: i tre stronzi presidiavano la porta sulla veranda? Avrei tentato la fuga dalla porta sul cortile.
Cercando di fare meno rumore possibile, tolsi il catenaccio e sbirciai fuori. Il cortile era sgombro.
Dalla strada però giungevano urla agghiaccianti. Aguzzai la vista.
Nei pressi del cancello, un gruppo di stronzi aveva circondato un passante che tentava disperatamente di respingerli mulinando le braccia. Fu sopraffatto: gli stronzi gli balzarono addosso, sommergendolo.
Richiusi la porta e tornai in saletta. Avrei atteso la notte, nella speranza che al calare delle tenebre gli assedianti si disperdessero. La suoneria del cellulare per poco non mi fece prendere un colpo. Risposi benché si trattasse di un numero sconosciuto. "Stiamo venendo a prenderti."
"Chi parla?"
"Siamo noi, babbino."
"Chi vi ha dato il mio numero, maledetti?"
"Siamo stati parte di te, ricordi? Ti conosciamo intimamente."
"Andate via!"
"Credevi di esserti liberato di noi? Ti sbagliavi. Ci hai estromessi dalla tua vita senza alcun riguardo, come se fossimo…"
"Siete soltanto degli stronzi!"
"Sì, siamo degli stronzi: i tuoi stronzi! E adesso ci ripagherai di tutto l’affetto che ci hai negato."
"Non vi devo nulla!"
"A presto babbino!"
Pietro Ferrari, luglio 2019
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