venerdì 6 marzo 2020

INFILTRAZIONI

Mi trovavo alla stazione di Milano Porta Garibaldi, sul treno per Chiasso, in attesa della partenza. Due donne sedevano una di fronte all'altra, su due posti vicino al finestrino, non lontano da me. Erano molto diverse tra loro. Una aveva l'aspetto di una albanese biondiccia, ma con la pelle un po' più scura della media italiana. Aveva un braccio ingessato e vestiva in modo dimesso. Pantaloni sbiaditi e strappati in più punti, anche la camicia non era messa meglio. L'altra donna invece sembrava un'indiana e indossava un lussuoso sari variopinto. Aveva un ornamento nasale ed era molto truccata. I capelli corvini erano raccolti in una acconciatura molto elaborata che non avevo mai visto. Tuttavia la sua pelle non era quella di un'indiana comune: era molto chiara, quasi cadaverica. La donna col braccio ingessato parlava una lingua che non avevo mai sentito prima. Una struttura fonetica stravagante e la presenza di una consonante rotica uvulare molto sgradevole. Non era una semplice erre francese, era un trillo fatto con l'ugola, quasi un ringhio. Con mio grande stupore, la donna che sembrava un'indiana chiara di pelle si è messa a rispondere nella stessa lingua!

Marco "Antares666" Moretti, ottobre 2010

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