Marocco, Anno del Signore 1931. Una spedizione archeologica giunta nell'oasi di Sidi Fellah, a sud di Marrakesh, venne a sapere dell'esistenza di un individuo bizzarrissimo, che le genti del luogo chiamavano Azzo Bassou (nome che alcuni a torto credono un epiteto traducibile con "Uomo Bestia"). Quest'uomo così interessante viveva in una spelonca nelle Gole di Dadès, non lontano dalla città di Skoura. Non fu facile incontrarlo, dato che non amava la compagnia di altre persone. I suoi tratti somatici erano privi di corrispondenza con qualsiasi gruppo umano noto. Aveva fronte sfuggente, naso prominente, arcate sopracciliari molto pronunciate, mandibola sporgente, mento appena abbozzato. Era considerato un subnormale, un "idiota selvaggio" che girava nudo: i pochi abiti che indossava in alcune fotografie gli sono stati dati per non urtare la suscettibilità morale degli europei. Secondo quanto è riportato, la sua dieta era tipica di un cacciatore-raccoglitore: consisteva soltanto di carne cruda e insetti. Utilizzava pochi utensili di fattura grossolana, che produceva da sé utilizzando pietre. Attrezzi musteriani in pieno XX secolo! Il suo linguaggio era stentato e comprendeva un numero assai limitato di parole, per giunta quasi tutte incomprensibili e descritte come suoni gutturali. Non sono riuscito a reperire il nome di chi partecipò alla spedizione del 1931. Posso soltanto dire che la stampa venne a conoscenza della notizia e la diffuse. Si parlò di Azzo Bassou come di un neanderthaliano vivente o del famoso anello mancante tra uomo e scimmia, anche se nel complesso il mondo scientifico mostrò una totale assenza di interesse nei suoi confronti. Questo stranissimo caso è riportato in svariate fonti facilmente reperibili nel Web (tutte più o meno riconducibili a quanto descritto in Bürgin, 2016).
Il ricordo della stessa esistenza di Azzo Bassou si sarebbe facilmente perso nell'Oblio, se non fosse stato per lo scrittore francese Jean Boullet (Parigi, 1921 - Algeri, 1970), che nel 1956 organizzò una spedizione nella Vallée du Dadés. Non senza sorpresa, Boullet poté constatare che il singolare individuo era ancora in vita, così riuscì ad incontrarlo e a scattargli una fotografia. Anche l'archeologo e antropologo francese Marcel François Raphael Homet (Rochefort-sur-Mer, 1897 - 1982) si era interessato al caso: aveva visitato Azzo Bassou nel 1942, scattandogli diverse foto e pubblicando nello stesso anno un articolo di 7 pagine, intitolato "Azzo: homme vivant du néanderthal?". L'articolo è consultabile sul sito dell'Università di Coimbra. Ecco i link delle sue pagine:
Homet scrisse ancora di questo argomento nel 1963 nel suo libro Les fils du soleil (I figli del sole), che parlava di civiltà perdute sudamericane.
Nell'agosto del 1971 una nuova spedizione, questa volta italiana, si è recata in Marocco meridionale sulle tracce di Azzo Bassou. Ad organizzarla è stata l'Associazione di Studi Preistorici Internazionali (ASP). Ne facevano parte Mario Zanot, Renzo Franco, Roberto Czeppel, Marco Marchetti e l'archeologo Alfres Guillet (Fonte: Hausdorf, 2012). Dopo un lungo e difficile viaggio, gli studiosi furono ospitati dal capo di una tribù locale. Questi disse loro che Azzo era ormai morto e indicò il luogo della sua sepoltura, che era proprio la caverna in cui era sempre vissuto. Vietò tuttavia di esumare e di studiare le ossa, che per qualche superstizioso motivo considerava "intoccabili", termine eufemistico per dire "sacre", "tabù". Il capo fornì comunque a Zanot e ai suoi compagni un'informazione interessante, dichiarando che Azzo aveva due sorelle, Hisa e Herkaia. Queste erano ancora in vita e "costrette a sbrigare lavori pesanti", ossia tenute in condizioni di schiavitù. Si dice che nello stesso anno della spedizione, alcune foto delle due donne siano state pubblicate da Peter Kolosimo in un suo libro, ma non si riesce a trovare in alcun modo il riferimento. Dal momento che nelle opere di Kolosimo non sembrano trovarsi le foto in questione, è stato persino supposto che siano state rimosse dalle edizioni oggi disponibili. Trovo piuttosto macchinosa questa spiegazione, dato che non si capirebbe il motivo della rimozione. Non mi risulta che queste foto siano presenti nel Web. Non le si trova da nessuna parte. Nei vari siti si menziona una "somiglianza innegabile" di Hisa e Herkaia con Azzo, ma questa affermazione non è sostanziata da alcuna prova concreta. Eppure viviamo in un'epoca in cui tutti chiedono le fonti per ogni minima cosa. Non mi risulta nemmeno che in seguito siano stati fatti tentativi di ritrovare le due sorelle e di accertare la loro parentela con lo scomparso "anello mancante".
A distanza di tanto tempo dai fatti che ho esposto, gli animi non si sono calmati. Semmai si sono esacerbati. Nei forum del Web fervono le discussioni sul mistero di Azzo Bassou. La maggior parte dei frequentatori di questi portali è dell'idea che il cavernicolo del Dadès fosse un uomo di Neanderthal (Homo neanderthalensis). Altri affermano che fosse invece un uomo di Denisova, un ominide strettamente imparentato con l'uomo di Neanderthal, i cui scarsi resti sono stati rinvenuti in Siberia. Per quanto ne so, l'uomo di Denisova, detto anche denisovano (e da alcuni denisoviano), non è ancora provvisto di un nome scientifico. Oltre alle due fazioni, quella che chiama Azzo "l'ultimo Neanderthal" e quella che lo chiama "l'ultimo uomo di Denosova", esistono ovviamente gli scettici, i pedanti neopositivisti pierangelisti, che sono convinti di aver a che fare con un semplice esemplare di Homo sapiens affetto da microcefalia. Quando pubblicai una foto di Azzo Bassou in un gruppo di Facebook, anni fa, fui aggredito da un utente che mi chiese perché avevo postato la foto di un "povero microcefalo".
Chiaramente non abbiamo a che fare con un esemplare di uomo di Neanderthal (Homo neanderthalensis), dato che sono assenti molte caratteristiche fisiche di quella specie. Non dobbiamo dimenticarci che l'uomo di Neanderthal aveva una capacità cranica uguale o addirittura superiore alla nostra. Va anche ricordato che in Africa non sono mai stati rinvenuti resti dell'uomo di Neanderthal e neppure dell'uomo di Denisova: verosimilmente le due specie non hanno mai abitato quelle vaste terre. Nelle attuali popolazioni dell'Africa Subsahariana manca ogni traccia di materiale genetico denisovano; se pure vi esiste qualche traccia di materiale genetico neanderthaliano, ciò si deve al movimento demico denominato Back to Africa, che portò genti dell'Europa neolitica a stabilirsi nel Continente Nero. Azzo aveva invece tutte le caratteristiche di un ominide ancora più arcaico, con scarsa capacità cranica. Sono convinto che si tratti di un'estrema sopravvivenza di Homo erectus. Un pitecantropo nel XX secolo, e la Scienza si è lasciata sfuggire questa scoperta eccezionale!
Un perduto ominide d'Africa
Se Homo sapiens è di origine africana e dal Continente Nero si è diffuso nel mondo, è altrettanto vero che nel corso delle sue molteplici migrazioni si è ripetutamente incrociato con svariate specie di ominidi. Questo però non è avvenuto soltanto al di fuori dell'Africa: l'ibridismo è presente fin dalla più remota preistoria. L'intero passato del genere umano è una colossale orgia! A quanto è stato accertato, l'8% del genoma degli Yoruba proviene da un ominde estinto, di cui non abbiamo tracce fossili. Nel Web si trova molto materiale per approfondire la questione.
Non è quindi improbabile che nelle impervie montagne del Nordafrica sia sopravvissuto fino a tempi recenti qualche gruppo di ominidi di specie diversa dalla nostra.
Le lingue degli ominidi
Allo stato attuale delle cose non sono state trovate lingue primitive in alcun gruppo umano del pianeta. Anche le lingue dei popoli più arretrati tecnologicamente, come i Tasmaniani, gli Andamanesi e i Fueghini, sono molto complesse e ben articolate. Non siamo mai riusciti a identificare i primi vagiti del linguaggio umano e a capire come si sia formato. La sola speranza che abbiamo è quella di scoprire una specie di ominidi in qualche angolo sperduto del pianeta. In Indonesia circolano voci insistenti sull'esistenza di un essere scimmiesco chiamato orang pendek, ossia "uomo piccolo", che potrebbe essere una forma superstite di Homo erectus o di qualche altra specie di uomo arcaico, come ad esempio Homo floresiensis. Sarebbe di somma utilità scoprirlo prima che l'intera foresta sia annientata per far posto alla produzione di olio di salma, pardon, di palma.
Pseudoscienza, memetica e microcefalia
Il caso di Azzo Bassou non è un fake, come spesso si legge nel Web. L'articolo di Homet è reale, come reali sono le foto. Non credo proprio che il sito dell'Università di Coimbra ospiti articoli farlocchi e simili. Non è stato inventato nulla. Che poi le opinioni di Homet siano superate e confuse, questo è un altro paio di maniche. L'argomento non appartiene al vasto reame della pseudoscienza. Il mondo scientifico ha il dovere di approfondire la questione ed è molto deludente che parta invece da opinioni preconcette, tentando di imporle come se fossero dogmi religiosi. Allora lancio la mia sfida: si prendano mille foto di individui microcefali e le si pubblichi una accanto all'altra. Tra queste, ci siano numerose foto di individui microcefali nati in nazioni nordafricane. Si confrontino i caratteri somatici di tutti questi individui con quelli di Azzo Bassou. Per quanto ne so, i microcefali della specie Homo sapiens non presentano caratteristiche somatiche comuni a quelle del cavernicolo di Dadès. Inutile dire che tali confronti non sono stati fatti. Duole constatare che il metodo scientifico non sia applicato da chi dovrebbe propugnarlo.
Il dilemma dei Morti e la fine della disputa
C'è un solo modo definitivo per risolvere la questione: recuperare i resti mortali di Azzo e fare un'analisi del genoma. Soltanto così si potrà avere certezza, e il mondo scientifico dovrà accettare i risultati, quali che essi siano. Se dovesse risultare che il genoma è interamente di Homo sapiens, farei ovviamente le mie tesi sull'estrema sopravvivenza di Homo erectus. Tuttavia, se il genoma fosse di Homo erectus, il mondo scientifico dovrebbe prenderne atto e smetterla di cianciare di microcefalia. Sarebbe un vero e proprio Giudizio di Dio. Un'ordalia. Si pone a questo punto un dilemma. È lecito profanare il sonno dei Morti? Essi bramano la tenebra e la quiete. Rifuggono dall'esposizione all'atroce luce solare. Forse sarebbe misericordioso lasciar perdere, rinunciare a tormentare chi dorme, sperando che si offra una migliore occasione per far tacere i pierangelisti.
Etimologia di Azzo Bassou
Azzo Bassou è un nominativo marocchino in piena regola, formato da un nome (Azzo) e da un cognome (Bassou). Il nome Azzo è arabo ed è traducibile con "Fortuna", "Gioia", "Piacere".
Etimologia:
Dalla radice ح ظ ظ (ḥ-ẓ-ẓ).
Sostantivo:
حَظّ (ḥaẓẓ) m., plurale حُظُوظ (ḥuẓūẓ)
Dalla radice ح ظ ظ (ḥ-ẓ-ẓ).
Sostantivo:
حَظّ (ḥaẓẓ) m., plurale حُظُوظ (ḥuẓūẓ)
Significati:
1) divisione, porzione, quantità (specialmente di qualcosa di buono);
2) fortuna, buona fortuna;
3) godimento, piacere.
1) divisione, porzione, quantità (specialmente di qualcosa di buono);
2) fortuna, buona fortuna;
3) godimento, piacere.
Bassou è un cognome marocchino, abbastanza diffuso, che ricorre anche in Algeria e in Chad.
Marocco
Incidenza: 4.533
Frequenza: 1/7.606
Algeria
Incidenza: 1.975
Frequenza: 1/19.560
Chad
Incidenza: 278
Frequenza: 1/37,178
Incidenza: 4.533
Frequenza: 1/7.606
Algeria
Incidenza: 1.975
Frequenza: 1/19.560
Chad
Incidenza: 278
Frequenza: 1/37,178
Chi ha tradotto Azzo Bassou con "Uomo Bestia" ha creato una falsa informazione, un fake, un pacchetto memetico che purtroppo continua a vivere nel Web.
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