domenica 30 gennaio 2022


UNA BREVE NOTA SUI MEROVINGI
E SULLA LORO LINGUA


Quando si formulano ipotesi infondate, come fa Dan Brown, si dovrebbe sempre aver ben presente il contesto dell'epoca in cui si ambientano le proprie fantasie.
A proposito dell'ormai annosa teoria del Sangreal, giova tener presente che i Franchi non erano Francesi nel senso moderno del termine. Erano un'unione di popoli germanici che parlavano dialetti appartenenti in parte all'area dell'Antico Alto Tedesco e in parte a quella dell'Antico Basso Tedesco. Non si esprimevano in idiomi romanzi come la Lingua d'Oïl, all'epoca neppure pienamente formata. Non potevano capirsi con i loro popolani. I Merovingi non si curavano di certo del problema. Carlo Magno, figlio del distruttore della dinastia di Meroveo, si cullava ancora nell'assurda illusione che i suoi sudditi si esprimessero nel Latino degli antichi Romani, integro e puro come quello di Cicerone, come quello di Giulio Cesare.


Questo sovrano, cresciuto analfabeta e rozzo, era tanto distante dalla cultura delle genti del suo regno da ignorare persino l'uso del formaggio. Furono dei monaci a fargli conoscere questo alimento, e all'inizio il chiomuto sovrano ne fu disgustato perché non sapeva come mangiarlo: addentò la rancida crosta come prima cosa e la sputò schifato, chiedendosi come mai potesse un essere umano godere un cibo tanto immondo. Solo come gli fu insegnato a mangiare la polpa, divenne un grande estimatore della produzione casearia. 
 
Fu Alcuino, monaco dottissimo, a mettere a Carlo la pulce nell'orecchio, e questi ordinò un'indagine accurata tra le genti sottoposte al suo potere per accertare quale lingua parlassero. I risultati mostrarono che senza alcun dubbio i popolani non erano capaci di comprendere i loro pastori. A questo punto in poi la politica franca cominciò a cambiare. 
 
Il Giuramento di Strasburgo, formulato in Antico Alto Tedesco e in una forma ancora grossolana di lingua neolatina sono una testimonianza della volontà di comunicazione di Carlo il Calvo (823 - 877) e di Ludovico il Germanico (804 ? - 876). Carlo giurò in tedesco antico e Ludovico in romanzo, per farsi capire dai rispettivi eserciti, ma è del tutto chiaro che entrambi i sovrani, che erano fratelli, si esprimevano nel loro ambiente usando la stessa lingua avita, di chiara origine germanica. 

Ludovico:
Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun salvament, d'ist di in avant, in quant Deus savir et podir me dunat, si salvarai eo cist meon fradre Karlo et in aiudha et in cadhuna cosa, si cum om per dreit son fradra salvar dift, in o quid il mi altresi fazet et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai, qui, meon vol, cist meon fradre Karle in damno sit.

Carlo: In Godes minna ind in thes christianes folches ind unser bedhero gehaltnissi, fon thesemo dage frammordes, so fram so mir Got gewizci indi mahd furgibit, so haldih thesan minan bruodher, soso man mit rehtu sinan bruher scal, in thiu thaz er mig so sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu thing ne gegango, the minan willon, imo ce scadhen werdhen.

Esercito di Carlo: Si Lodhuvigs sagrament que san fradre Karlo jurat conservat et Karlus, meos sendra, de suo part non l'ostanit, si io returnar non l'int pois, ne io ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla aiudha contra Lodhuwig nun li iu er.

Esercito di Ludovico: Oba Karl then eid then er sinemo bruodher Ludhuwige gesuor geleistit, indi Ludhuwig, min herro, then er imo gesuor forbrihchit, ob ih inan es irwenden ne mag, noh ih noh thero nohhein, then ih es irwenden mag, widhar Karle imo ce follusti ne wirdoohg.

Per rendere il tutto più chiaro ai lettori, fornisco alcuni scritti germanici dell'epoca, esempi rappresentativi dell'Alto Tedesco: diverse versioni del Padre Nostro, che i missionari cristiani sentirono di non poter comunicare direttamente nella forma latina.

Questa è la versione nella lingua degli Alemanni di San Gallo, risalente all'VIII secolo d.C.:

Fater unseer, thu pist in himile,
uuihi namun dinan,
qhueme rihhi diin,
uuerde uuillo diin,
so in himile sosa in erdu.
prooth unseer emezzihic kip uns hiutu,
oblaz uns sculdi unsero,
so uuir oblazem uns skuldikem,
enti ni unsih firleiti in khorunka,
uzzer losi unsih fona ubile.

Questa è la versione nella lingua dei Franchi della Renania Meridionale, databile al IX secolo d.C.:

Fater unsêr, thu in himilom bist,
giuuîhit sî namo thîn,
quaeme rîhhi thîn,
uuerdhe uuilleo thîn,
sama sô in himile endi in erthu.
Broot unseraz emezzîgaz gib uns hiutu,
endi farlâz uns sculdhi unsero,
sama sô uuir farlâzzêm scolôm unserêm,
endi ni gileidi unsih in costunga,
auh arlôsi unsih fona ubile.

Per ultima, riporto la versione nella lingua dei Franchi Orientali, sempre del IX secolo.

Fater unser, thū thār bist in himile,
sī geheilagōt thīn namo,
queme thīn rīhhi,
sī thīn uuillo,
sō her in himile ist, sō sī her in erdu,
unsar brōt tagalīhhaz gib uns hiutu,
inti furlāz uns unsara sculdi
sō uuir furlāzemēs unsarēn sculdīgōn,
inti ni gileitēst unsih in costunga,
ūzouh arlōsi unsih fon ubile.

Si paragonino ora questi testi con la preghiera in Gotico redatta dal vescovo ariano Wulfila nel IV secolo d.C.:

Atta unsar, þu in himinam,
weihnai namo þein,
qimai þiudinassus þeins,
wairþai wilja þeins,
swe in himina jah ana airþai.
Hlaif unsarana þana sinteinan gif uns himma daga,
jah aflet uns þatei skulans sijaima,
swaswe jah weis afletam þaim skulam unsaraim,
jah ni briggais uns in fraistubnjai,
ak lausei uns af þamma ubilin;
unte þeina ist þiudangardi
jah mahts jah wulþus in aiwins.
Amen


(þ = th come nell'inglese thin; ei = i lunga; ai = e lunga aperta; au = o lunga aperta; e = e lunga chiusa; o = o lunga chiusa; iu ha l'accento su i; gg = ng come nell'inglese sing; gk = nk)

La Conoscenza smaschera gli impostori.

martedì 25 gennaio 2022


I MEROVINGI: LA PRIMA DINASTIA DI FRANCHI

La dinastia dei Merovingi trae il suo nome da Meroveo, re dei Franchi nato nel 411 e morto nel 456. Meroveo (francese Mérovée) deriva direttamente da Meroveus, latinizzazione del franco Merowech. Il suffisso -ing è un ben noto mezzo espressivo germanico usato per indicare i discendenti di un capostipite nobile. È importante tenere presente che i Franchi erano una coalizione di popoli della Germania renana, e parlavano un idioma germanico, non l'antenato del francese, che è invece una lingua neolatina. La prima citazione di Meroveo si trova in Gregorio da Tours, storico gallo-romano e vescovo, che nelle Grandi Cronache di Francia lo indica come successore di Clodione il Capelluto. Non si riesce tuttavia a capire da questa informazione se Meroveo fosse figlio di Clodione. Tra i Germani non esistevano a quell'epoca concetti come la successione ereditaria e il diritto di primogenitura. Contava solo che i sovrani fossero scelti all'interno della tribù regale. Si pensa che Meroveo combatté come alleato dei Romani nella terribile battaglia dei Campi Catalaunici nel 451, conclusasi con una vittoria di Pirro contro gli eserciti di Attila.

Già gli antichi misero in dubbio la vera origine di Meroveo, e a questo proposito sono note due diverse leggende. La prima, più antica, era di certo un residuo del paganesimo dei Franchi, che si convertirono al Cristianesimo Romano soltanto sotto il merovingio Clodoveo, ispirato da un calcolo politico più che da autentiche convinzioni religiose. Si narra che la moglie di Clodione stesse in riva al mare, e che dalle acque scaturì un gigantesco toro in calore. La regina copulò con la bestia mostruosa, restando incinta proprio di Meroveo. Per alcuni addirittura il nuovo nato avrebbe avuto caratteristiche fisiche anomale che ne denunciavano l'origine ferina. I fautori di questa spiegazione derivano l'antroponimo Merowech dall'antica radice mer- 'mare', che si trova anche nel gotico marei, parente del latino mare, del celtico more e dello slavo morje. In realtà è più probabile che mero- sia simile al gotico mereis 'glorioso'. Nessun dubbio invece su -wech, -wig, che significa 'guerriero': allo stesso modo Clodoveo significa 'guerriero famoso'.

La seconda leggenda è invece più tarda, e risale di certo ad un'epoca in cui i Franchi erano stati cristianizzati, quindi non prima della fine del V secolo. Secondo questa narrazione, Gesù sarebbe stato lo sposo di Maria Maddalena e avrebbe generato figli con lei. Maria Maddalena sarebbe fuggita dalle persecuzioni dei Romani assiema a Maria di Betania, a Marta di Betania e a Maria madre di Gesù, trovando scampo nella Gallia Narbonese, che è l'attuale Provenza. Dalla zona palustre oggi conosciuta come Camargue, vicino all'importante città di Arelate (attuale Arles), la Maddalena avrebbe navigato sul Rodano con le sue compagne di sventura, fino ad incontrare la tribù dei Franchi. Ora, i Franchi sono descritti da queste dubbie fonti come una delle tribù di Israele, per la precisione come discendenti di Beniamino fuggito alla repressione operata dai Romani in Giudea. Questa ipotesi, riportata in vita da Baigent e da Dan Brown, è contraddetta in modo palese dalla realtà dei fatti.

I Franchi non avevano nulla a che vedere con gli Ebrei, e anche l'archeologia lo dimostra. Come conciliare con la pretesa origine mediorientale di questi germani il fatto che sono costantemente descritti da tutte le fonti allo stesso modo di tutti gli altri nordici, come dotati di pelle chiarissima, occhi azzurri e capelli biondi? Sappiamo con precisione l'origine dei Franchi, che si sono formati dall'unione di tribù più antiche come i Chatti, i Cauchi, i Tencteri, gli Usipeti, i Sigambri. Si sa anche che alcuni popoli loro simili, come gli Angrivari, rimasero tagliati fuori dalla coalizione e non accettarono di essere cristianizzati finché Carlomagno non li costrinse con la forza tra la fine del VIII secolo e l'inizio del IX. Quando Clodoveo fu battezzato, il vescovo Remigio di Reims che gli diede il sacramento, trovò necessario esortarlo con una frase rimasta famosa: "Fiero Sigambro, brucia ciò che hai adorato e adora ciò che hai bruciato!".

Il primo franco noto con questo etnonimo fu Arbogaste (Arbogast), un generale politeista che combatté contro la tirannia di Teodosio nel IV secolo, finendo disfatto assieme al suo protettore Eugenio. Fu adoratore di Wotan il duca Pharamond, padre di Clodione, e lo fu allo stesso modo lo fu Meroveo. Non è difficile immaginare che all'epoca dei primi Merovingi la situazione non fosse pacifica, e i sentimenti anticristiani fossero molto potenti: era in corso una guerra di religione. In tutto questo scenario ben attestato non può in alcun modo inserirsi la storia di Maria Maddalena. Le incongruenze e gli anacronismi sono insormontabili anche dal punto di vista linguistico e geografico. Dovremmo sorvolare sul fatto che Sangue Reale nella lingua dei Franchi parlata in epoca carolingia si diceva Kuninges Pluot (quasi come il tedesco moderno königlich Blut): la locuzione germanica è una sorgente improbabile per il termine Sangreal. Dovremmo ignorare che il Rodano nasce in quella che oggi è la Svizzera, e che non scorre in regioni sottoposte al potere franco nel V secolo. Ai tempi di Augusto la Renania era sotto il controllo di Roma, e la Maddalena avrebbe dovuto navigare sul Reno verso il Mare del Nord e addentrarsi in pericolose foreste per trovare gli antenati dei Franchi. A scanso di equivoci, aggiungo che il famoso sito di
Rennes-le-Château  ha una collocazione a dir poco eccentrica rispetto a tutto ciò che ha a che fare con i Franchi.

Il mito dell'origine dalla stirpe di Gesù e di Maria di Magdala nacque in un'epoca in cui non esistevano conoscenze di etnologia e di storia. A seguito della cristianizzazione, i Franchi avevano perso parte del proprio passato in una vera e propria operazione di etnocidio, come spesso avveniva quando un popolo pagano si poneva sotto il dominio della Chiesa di Roma. Quando i primi storici dei Franchi ci dicono che Clodoveo aveva venerato gli Dei della Grecia, dimostrano solo quanto fu efficace a distanza di un secolo la rimozione di un intero patrimonio culturale.

Lo scopo della leggenda del Sangue Reale è evidente: serviva ai Merovingi cristianizzati per assicurarsi un potere mistico, quando la loro scarsa abilità con le armi non poté più garantire loro il pieno controllo sul popolo franco. Infatti la dinastia dopo Clodoveo subì un rapido processo di degenerazione. Si parlò di Re Fannulloni, che non erano neppure più capaci di impugnare un'arma a causa della loro temperatura corporea costantemente superiore alla media. Il potere effettivo andò così ad una nuova figura capace di gestire gli eserciti: il Maestro di Palazzo, detto anche Maggiordomo. La causa di questo è chiara e va ricercata nell'endogamia. I reiterati matrimoni tra consanguinei stretti avevano propagato un qualche difetto genetico, come si può oggi notare tra le genti della Micronesia, in cui intere popolazioni soffrono di sindromi parkinsoniane o sono cieche ai colori. Si racconta come vivevano questi discendenti di Meroveo. Assieme al loro seguito viaggiavano su carri, e giunti alla dimora di un nobile vi si installavano, divorando ogni commestibile e bevendo a dismisura. Quando le dispense e le cantine non avevano più nulla da offrire, partivano alla ricerca di una nuova fonte di approvvigionamenti.

Conservavano molti costumi del loro passato pagano, come quello che li costringeva ad essere intonsi, ossia a non tagliarsi mai capelli e barba. Trasformare i difetti in virtù era necessario a quei tempi, così nacque l'idea che il Re fosse in grado di risanare i malati con il solo tocco delle mani. Per dare una giustificazione storica di questo preteso potere, l'origine dal Sangue Reale poteva servire molto bene. Gesù infatti era a tutti noto per le miracolose guarigioni che era in grado di operare. Secoli dopo si sarebbe parlato ancora dei Re Taumaturghi. Tra le altre usanze bizzarre si menzionano la poligamia e la trapanazione del cranio dei morti. Queste sono tradizioni che hanno una spiegazione nell'ambito dell'antichità precristiana europea. Se proprio si vogliono trovare contatti con l'antica cultura egiziana, più che una Chiesa Gnostica nascosta vengono in mente le menzioni di Tacito sul culto di Iside tra i Suebi.

Le generazioni si susseguirono, e la stirpe merovingia sembrava essere destinata a un'eterna vita nell'agonia, ma qualcosa andava cambiando. Il potere dei Maggiordomi premeva e minacciava la dinastia decennio dopo decennio: un potere concreto, fatto di ferro, di complotti e di ferocia. Il rapporto tra il Re e il Maestro di Palazzo era in tutto e per tutto simile a quello che in Giappone si produsse tra l'Imperatore e lo Shogun. La stirpe che deteneva il comando militare sarebbe stata destinata a rimpiazzare i vecchi re e ad acquisire grande gloria: era la stirpe dei Carolingi.

Il quarantaseiesimo e ultimo merovingio fu Childerico III. Noto con il significativo soprannome di Re Idiota o addirittura Re Fantasma, fu riconosciuto come sovrano dai Maggiordomi Carlomanno e Pipino il Breve, dopo sette anni di trono vacante. Qualcuno avanza persino il dubbio che fosse un autentico discendente di Meroveo. Con tutta probabilità era un figlio di Chilperico II, ma non esistono prove certe a questo riguardo. Si trascinò in un'ingloriosa esistenza da fantoccio, finché Pipino il Breve ebbe sufficiente coraggio per deporlo. In una lettera scritta al Papa Zaccaria, Pipino gli chiedeva retoricamente se dovesse essere re chi aveva ereditato il titolo in virtù del suo sangue o chi invece il potere lo deteneva davvero. La risposta del Pontefice fu chiara e dura: doveva essere Re chi esercitava il potere. Così avvenne che nel 751 Papa Stefano II, succeduto nel frattempo a Zaccaria, diede disposizione che Childerico III fosse privato del suo titolo e che il suo cranio fosse completamente rasato. Pipino alla lettera deposit et tonsit l'ultimo dei Merovingi, quia non erat utilis, perché non era utile. Rinchiuso in un monastero, Childerico morì pochi anni dopo di stenti e di crepacuore.

I sostenitori della teoria del Sang Real di solito indicano erroneamente in Dagoberto II l'ultimo dei Merovingi, ma questi era il trentanovesimo rappresentante della dinastia, morto nel 679. Tra lui e Childerico III ci furono ben sei regnanti dello stesso sangue: Teodorico III, Clodoveo II, Childeberto II, Dagoberto III, Chilperico II e Teodorico IV. Una tradizione vuole che Dagoberto fosse padre delle sante Erminia e Adele. Che si sappia non lasciò eredi diretti. Un figlio chiamato Sigisberto pare proprio il frutto di una falsificazione storica, come tutto ciò che ha a che fare con il Priorato di Sion.

Comunque la si metta, l'ipotesi della discendenza dei Merovingi da Gesù non implicherebbe in alcun modo che Gesù fosse interamente umano, come spesso si sente dire. Secondo l'idea della Chiesa di Roma, Gesù avrebbe avuto due nature in sé: quella umana e quella divina. Quindi, seguendo questa contorta teologia, si potrebbe pensare credibile che Cristo abbia generato figli, ferma restando la sua resurrezione. Per questo motivo i Merovingi non furono condannati come eretici dal potere di Roma. Invece la religione Catara è ferma a questo riguardo: Cristo, che non mangiò col corpo e non ebbe un corpo di carne, non può in alcun modo aver emesso seme e procreato una discendenza di qualsiasi tipo. Una simile storia sarebbe stata rifiutata da tutti i Buoni Uomini come falsa e blasfema. 

venerdì 21 gennaio 2022

PRISCILLIANO: PRECURSORE DEL CATARISMO
E PRIMA VITTIMA DEL POTERE ECCLESIASTICO

Priscilliano nacque nel 345 circa da una famiglia della nobiltà della Galizia, e fu uomo di grande cultura e intelletto. Fu affascinato dalle dottrine del Manicheismo e dello Gnosticismo, che apprese da un egiziano di nome Marco, nativo di Memphis. L'erudito ispanico non si limitò ad assorbire in modo passivo le complesse costruzioni teologiche che Marco gli aveva insegnato, ma elaborò un proprio sistema dualista. Diede così origine a un movimento religioso caratterizzato da un forte ascetismo.

Gli insegnamenti priscillianisti mostrano somiglianze sorprendenti con il Catarismo, al punto che diversi autori pensano a una connessione diretta a dispetto della grande disparità cronologica. Il corpo era visto come opera demoniaca, come una prigione dell'anima. La cristologia era docetista e non ammetteva la Resurrezione: era negata alla radice la natura corporea di Cristo.

Un'altra posizione dottrinale era tipica del Sabellianismo: non solo veniva negata l'umanità di Cristo, ma addirittura la sua esistenza prima della sua nascita illusoria. A questo si aggiungeva un netto rifiuto del  crescente sfarzo della Chiesa, oltre all'usanza di trascorrere le domeniche e il Natale nel digiuno. I credenti prendevano l'ostia in chiesa per assumerla nelle loro dimore, e alla cosa davano un significato puramente simbolico. Essendo molti di loro ricchissimi, donavano tutti i loro averi ai poveri, mostrando un encomiabile distacco dal dominio della materia.

La popolarità che Priscilliano incontrò nella sua terra nativa fu immensa, e due vescovi della Chiesa di Roma mostrarono apprezzamento per le sue rigide pratiche ascetiche e per l'irreprensibilità dei suoi costumi. Al sostegno dei vescovi Salviano e Istanzio, si contrappose l'aperta e irriducibile ostilità dei vescovi Igino di Cordova, Idacio di Merida e Itacio di Ossonova. Atterriti dal successo e dalla diffisione delle dottrine priscillianiste, i tre oppositori riuscirono a portare la maggioranza dei vescovi di Spagna sulle loro posizioni: nel 380 il Sinodo di Saragozza ratificò la scomunica per i seguaci del movimento.

La sentenza non colpì invece Priscilliano stesso, probabilmente grazie ai vescovi che lo sostenevano. Anzi, nello stesso anno Priscilliano venne ordinato sacerdote e divenne vescovo di Avila.

Solo l'intervento dell'Imperatore Graziano riuscì a farlo scomunicare ed esiliare in Italia, un anno dopo gli eventi di Saragozza. Le sorti dell'ispanico si ribaltarono presto: la condanna gli venne revocata. Ritornato nella sua terra di origine, si vendicò facendo esiliare il suo nemico Itacio. Il suo prestigio si accrebbe a dismisura, e ci furono molte nuove adesioni alla sua dottrina.

Itacio non poteva restare a lungo inoffensivo. Approfittando della morte di Graziano e di un editto contro i Manichei, fece leva sul suo successore Massimo Magno Clemente, un usurpatore. Questi non poté fare altro che convocare un secondo sinodo, che si tenne a Bordeaux nel 384. Gli eventi precipitarono, e gli attacchi di Itacio furono talmente efferati da destare sdegno anche all'interno della Chiesa di Roma. Tra coloro che si opposero alla barbarie vi fu una personalità di tutto spicco: San Martino di Tours. Il santo trovava inaccettabile che un tribunale civile si occupasse di una causa religiosa, e si adoperò in tutti i modi per far sì che l'usurpatore Massimo non applicasse la sentenza capitale. Purtroppo San Martino dovette assentarsi dalla città in cui si svolgeva il processo, e Priscilliano fu immediatamente decapitato asseme ad alcuni suoi seguaci. Correva l'anno 385.

Il processo ha un'importanza capitale nella storia dell'intero Occidente. Costituì infatti un luttuoso precedente, perché per la prima volta un tribunale civile eseguiva una condanna stabilita dalla Chiesa di Roma. Si era posta la base della futura Inquisizione, e il potere dello Stato veniva ad essere il braccio secolare. Si segnala anche l'artificiosità dell'accusa, in cui il clero pretese di accomunare l'eterodossia con la magia. Un mostruoso albero sarebbe cresciuto nei secoli a partire da questo singolo seme, posto dall'inaudita perfidia di un solo uomo sconosciuto ai più: Itacio.

All'epoca il Cristianesimo non era sclerotizzato come oggi, ma costituiva un magma vitale capace di generare sempre nuove visioni dell'universo anche nell'ambito dell'ortodossia. La cristallizzazione non aveva ancora pervaso l'intero edificio. Per questo la decapitazione di Priscilliano generò una tale ondata di vergogna, che per molto tempo la gerarchia ecclesiastica cercò con ogni mezzo di censurare l'accaduto. I vescovi accusatori non ebbero meriti e riconoscimenti come sarebbe accaduto nel medioevo, ma furono  allontanati dalle loro sedi ed esiliati senza possibilità di ritorno.

Il movimento priscillianista non si estinse affatto, ma continuò la sua espansione. Era diffuso in regioni molto lontane, come la Lusitania (attuale Portogallo), la Betica, l'Aquitania e la Gallia meridionale. Alcuni autori hanno pensato di vedere una coincidenza tra la distribuzione geografica del Priscillianismo nel IV-V secolo e quella del Catarismo nel XII-XIII, ma questo non è del tutto esatto. Se l'area tra il Rodano e i Pirenei fu comune, il Catarismo fu diffusissimo in Italia ma penetrò molto meno nella penisola iberica.

Le ultime tracce documentate del Priscillianismo si perdono a Braga, in Lusitania, dove una sparuta comunità di credenti sussisteva ancora nel tardo VI secolo.

Un'interessante leggenda vuole che il suo corpo fece ritorno in Galizia, seguendo il percorso del pellegrinaggio a Santiago di Compostela, la cui tradizione iniziò nel VI secolo. Le ossa custodite nel santuario sono attribuite all'apostolo Giacomo, e si dice che furono esumate nel VI secolo a Compostela. Si può tuttavia provare che le tombe cristiane nei pressi del santuario risalgono soltanto al IV secolo. Molti credono che quelle ossa appartengano a Priscilliano, e non si tratta di una semplice fantasia campata in aria.

martedì 18 gennaio 2022


ADVERSUS BAT YE'OR

Non ci sono limiti alla follia del pensiero neocon. Questo ha scritto una saggista egiziana nota come Bat Ye'or (vero nome Giselle Littman): "Al giorno d'oggi, il Marcionismo rivive tra i Cristiani Orientali nella visione di un Gesù che è arabo-palestinese e antiebraico, in linea con la visione islamica della Storia."

Nel 2002 la Bat Ye'or ha pubblicato sulla rivista di Parigi "Commentaire" un saggio intitolato: "Ebrei e cristiani sotto l'Islam. Dhimmitudine e Marcionismo", in cui compare la frase sopra citata. Per quanto possa sembrare incredibile è così: essa accusa anche l'Europa di "Marcionismo", come se tale parola fosse un tremendo marchio d'infamia. Un simile odio sfrenato verso la Chiesa di Marcione è del tutto gratuito e stupisce per la sua virulenza: ha tutte le caratteristiche del parto di una persona indemoniata. Partendo dal concetto di "dhimmi" - ossia di "non musulmano sottomesso in una società islamica", ecco che la scrittrice egiziana arriva ad affermare il seguente vaniloquio: "Una dhimmitudine che ridà vita alla dottrina di Marcione: un eretico del secondo secolo che, per dare il massimo riconoscimento al Dio amorevole del Vangelo, negò ogni valore alla Bibbia ebraica, ritenuta espressione di un Dio ingiusto e crudele". Certo, per la Bat Ye'or lo sterminio dei Madianiti e gli immondi incesti di Lot sarebbero dunque opere meritorie e degne di ammirazione. Ma si sa, i popoli votati allo sterminio erano pagani, e quindi per questa concezione del Pentateuco erano assimilabili a sotto-uomini. E di tutto questo orrore, Marcione è considerato il capro espiatorio dai suoi avversari, ancora dopo tanti secoli! Come se la colpa di ogni massacro dell'Antico Testamento non fosse di colui che l'ha ordinato e di colui che l'ha compiuto fisicamente, ma di colui che ha smascherato tutto questo!

Così come per Berlusconi chiunque non sia d'accordo con i suoi farfugliamenti è automaticamente e senza possibilità d'appello un "comunista", così per la Bat Ye'or dissentire dalle idee che propaganda significa essere etichettati come "dhimmi" e come "filoislamici". A quanto pare le piace usare quelle parole con la stessa prontezza con cui un bounty killer usa la pistola, anche in contesti che con l'Islam non hanno proprio niente in comune. Infatti essa ha offeso un Buon Uomo, Marcione di Sinope, e questo mi spinge a scendere in campo. Condanno duramente le deliranti asserzioni su "Dhimmitudine e Marcionismo", che con la realtà dei fatti nulla hanno a che vedere. Marcione insegnò la Verità, affermando che Cristo non ha nulla a che vedere con il malvagio Creatore di questo mondo infernale. Come ogni forma di Dualismo Anticosmico, il Marcionismo nega che Cristo sia stato un uomo con un corpo fatto di carne. Se Cristo non ebbe un corpo fisico, e quindi nemmeno un genoma, come può essere definito "arabo-palestinese"? Se Cristo è Figlio del Dio d'Amore (opposto al Dio della Legge), come può essere definito "antisemita"? C'è qualcosa di irreale, di allucinante in tutto questo. Condanno duramente questo uso a vanvera delle parole, questi anacronismi, queste oscene forme di manipolazione. Questa Bat Ye'or appartiene alla squallidissima categoria di persone che vedono solo il loro contesto e cercano anche con la forza di proiettarlo in tutta la durata della Storia e in tutto l'universo - tanto che se saranno raggiunte le genti di Vega e di Altair, ci sarà chi cercherà di capire se sono israeliane o arabo-palestinesi. A quanto pare non conta nulla neanche che l'Islam sia venuto molto dopo quel Marcione che è tanto frainteso. Ma quello che più trovo scandaloso è che simile spazzatura neocon, infame e maliziosa, abbia persino degli ammiratori, che avranno di certo sentito parlare di Marcione e del Dualismo Anticosmico soltanto in contesti calunniosi, denigratori e fuorvianti.

sabato 15 gennaio 2022

 

 GEOVA CONTRO GESÙ
 
Nessun albero buono porta frutti cattivi, né un albero cattivo porta frutti buoni. Ogni albero si riconosce dal proprio frutto 
(Luca 6:43-44) 
 
Con questo verso Marcione iniziò il suo argomento fondamentale: che il Dio dell'Antico Testamento non è e non può essere la stessa divinità che è stata rivelata da Gesù Cristo. A un Cristiano  mederno questo può suonare sommamente strano. Non abbiamo tutti appreso che il Nuovo Testamento è il compimento dell'Antico? Non ha l'Antico Testamento predetto Gesù Cristo? Bene, ci è stato insegnato questo ma ciò non lo rende vero di certo. Noi dimentichiamo che i testi che chiamiamo Antico Testamento non furono scritti da Cristiani, essi furono scritti da Ebrei. E chi conosce ciò che un testo dice meglio di chi l'ha scritto? Così ogni Rabbino vi dirà che le profezie riguardanti il Messia si riferiscono molto chiaramente a una figura politica terrena, non a un redentore cosmico. Proprio perché il nostro Nuovo Testamento cita passaggi e profezie delle scritture degli Ebrei fuori dal loro contesto, questo non le rende vere. Noi come Cristiani abbiamo bisogno di togliere la nostra bibbia dal piedistallo su cui l'abbiamo posta e cominciare ad analizzarla in modo critico. Noi dobbiamo iniziare a porci domande su come questa collezione di libri venne assemblata, su come è stata alterata, e se così, su chi l'ha fatto e perché. E cosa più importante, su come riflette le credenze dei Cristiani di oggi.
 
Così nello spirito delle Antitesi, confrontiamo un attimo i frutti di Geova e i frutti del Padre Celeste: 
 
Frutti di Geova: 
 
Così dice il Signore degli Eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall'Egitto. Va dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini.
1 Samuele 15:2-3
 
Ridurrò il monte Seir in una solitudine, in un deserto, e ne sterminerò chi va e chi viene. Io riempirò i suoi monti dei suoi cadaveri; sopra i tuoi colli, nelle tue valli, in tutti i tuoi burroni cadranno gli uccisi dalla spada. Io ti ridurrò in una desolazione perenne, le tue città non saranno più abitate, e voi conoscerete che io sono il SIGNORE. 
Ezechiele 35:7-9 
 
Poiché il mio angelo andrà innanzi a te e t’introdurrà nel paese degli Amorei, degli Hittei, dei Ferezei, dei Cananei, degli Hivvei e dei Gebusei, e li sterminerò. 
Esodo 23:23 
 
Chiunque sarà trovato sarò trafitto, chiunque sarà còlto cadrà di spada. I loro bimbi saranno schiacciati davanti ai loro occhi, le loro case saran saccheggiate, le loro mogli saranno violentate. Ecco, io suscito contro di loro i Medi, i quali non faranno alcun caso dell’argento, e non prendono alcun piacere nell’oro. I loro archi atterreranno i giovani, ed essi non avran pietà del frutto delle viscere: l’occhio loro non risparmierà i bambini.
Isaia 13:15-18 
 
Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta,
beato chi ti darà la retribuzione
del male che ci hai fatto!
Beato chi afferrerà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!
Salmo 144:15 
 
Poiché l’Eterno, il tuo Dio, è un fuoco consumante, un Dio geloso.
Deuteronomio 4:24 
 
E questo è solo una piccola raccolta di frutti di Geova! 
 
Ma che dire del Padre Celeste? I suoi frutti sono chiari: 
 
“A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo."
Luca 6:27-30 
 
"L'amore è paziente è benigno: l'amore non invidia, l'amore non si mette in mostra, non si gonfia, non si comporta in modo indecoroso, non cerca il proprio interesse, non si irrita, non tiene conto del male, non si rallegra dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.."
1 Corinzi 13:4-7 
 
Ancora solo un piccolo esempio di frutti del Padre, rivelati da suo Figlio... 
 
[Letto su 

e tradotto in italiano]


Pochi sanno che è in atto negli Stati Uniti d'America un revival della Dottrina di Marcione. Sempre sul sito della Chiesa Marcionita di Cristo, si legge:
 
"La Chiesa Marcionita di Cristo è una Chiesa online dedicata alla rifondazione della Fede in Gesù Cristo come insegnata da Marcione di Sinope. Siamo una Chiesa completamente Spirituale, ciascuno può affermare la sua appartenenza, e dato che la spiritualità non può essere né venduta né comprata, non ci saranno mai pagamenti. Non vogliamo i vostri denari, usateli per aiutare altra gente nella vostra comunità." 
 
Si confrontino ora le immense ricchezze terrene della Chiesa Romana con la totale assenza di cassa della Chiesa Marcionita di Cristo. Il potere terreno è un frutto dell'albero di Mammona, che è del tutto diverso dall'albero di Cristo. Nessuno può negare questo.

Conclusioni:

Senza dubbio quanto ho riportato in questa sede dovrebbe essere di un estremo interesse per qualunque studioso, storico delle religioni e antropologo, invece noto che il Neomarcionismo è passato del tutto inosservato. 

mercoledì 12 gennaio 2022

IL DUALISMO ANTICOSMICO
DI MARCIONE


85 anni dopo la nascita di Cristo un grande uomo iniziava il suo cammino terreno nella città di Sinope, sulle rive del Mar Nero. Il suo nome era Marcione, ed era figlio di un vescovo cristiano che possedeva grandi ricchezze. Esercitando la professione di armatore, accrebbe ulteriormente le fortune paterne, tanto che lasciò una favolosa donazione alla Chiesa di Roma quando si trasferì nell'Urbe.

Essendo un pensatore profondo, Marcione era uno spirito inquieto, insoddisfatto dei dogmi e insofferente della corruzione già allora imperversante. Di fronte a una Chiesa che a un secolo appena dalla sua nascita mostrava i segni del tralignamento, sostenne con grande coraggio un'opera di profondo rinnovamento evangelico. Aveva come ispiratore Paolo di Tarso, ritenuto l'unico a respingere ogni compromesso tra Cristianesimo e Giudaismo. Per contro la figura di Pietro era da lui considerata in modo molto negativo, in quanto operò il tradimento che aveva trasformato la Chiesa in una potenza affamata di beni materiali.

Così maturò convinzioni che lo portarono in collisione con l'ortodossia. Scomunicato dal suo stesso padre, non si rassegnò e fondò una comunità propria. La rottura fu completa nel 144: persino la donazione che aveva fatto alla comunità cristiana romana gli fu restituita fino all'ultimo sesterzio.

La Chiesa Marcionita conobbe un successo straordinario e si diffuse dovunque nell'Impero, e persino i suoi detrattori più astiosi rimanevano stupiti dal coraggio dei suoi martiri. Quello che si produsse fu il primo scisma della Cristianità, le cui conseguenze sarebbero state capitali nei secoli successivi. Non dobbiamo dimenticarci che la stessa posizione dell'intero Cristianesimo era a quei tempi estremamente labile: la nuova religione godeva di periodi di tolleranza de facto che si alternavano a violente persecuzioni. Un trionfo del Marcionismo appare quindi come una concreta possibilità storica, che forse non si verificò solo per una concatenazione di eventi casuali.

Marcione fu colpito dalla discrepanza abissale esistente tra l'Antico e il Nuovo Testamento, al punto che ne dichiarò in modo esplicito l'incompatibilità. Geova non poteva essere lo stesso Dio che Gesù chiamava Padre. Se Gesù annunciava il messaggio dell'Amore, Geova era un Dio tirannico e crudele. Se Gesù predicava la pace e raccomandava di coprire di benedizioni i propri nemici, Geova sanciva in modo fiscale il principio della vendetta imponendo agli umani la Legge del Taglione: occhio per occhio, dente per dente. Le possibilità erano a questo punto soltanto due. O proclamare l'unicità di Dio e constatare la vanità della propria fede in Cristo, oppure affermare l'esistenza di due divinità del tutto dissimili: il Dio Buono (o Dio Ignoto) e il Dio Malvagio (chiamato anche Demiurgo). Ciò a cui Marcione diede origine fu assai simile al nucleo del Catarismo, in quanto la materia era riconosciuta come opera di Geova e quindi interamente malvagia. L'antitesi radicale tra le due divinità si rifletteva nell'opposizione tra Vangelo e Legge. Un argomento presentato nel Libro dei Due Princìpi (XIII secolo) era già stato esposto da Marcione: il Dio Malvagio ha maledetto Cristo, perché ha detto che è maledetto chiunque pende da un albero. Si profila l'interessante possibilità che l'autore del testo cataro, un maestro della Chiesa di Desenzano, conoscesse almeno indirettamente Marcione.

Sul piano dell'autorità scritturale e dell'etica, Marcione era più intransigente degli stessi Buoni Uomini del Medioevo. Riteneva l'intero Antico Testamento vero ma abominevole e pernicioso, così ne rifiutava l'accoglienza nel canone. Del Nuovo Testamento conservava soltanto una versione epurata del Vangelo di Luca e circa 10 Epistole di Paolo. La Chiesa Marcionita rifiutava l'uso della carne e del vino per chi riceveva il battesimo, come pure prescriveva la cessazione istantanea di ogni matrimonio o relazione. Chi intendeva rimanere sposato e avere una vita più libera poteva rimanere un semplice catecumeno: ricordiamo che a quell'epoca il pedobattesimo non era comune neppure nella Chiesa di Roma. La celebrazione della Cena del Signore avveniva con l'acqua anziché col vino, e per questo i Marcioniti furono detti Idroparastati. Non si trattava di un sacramento eucaristico come inteso dalla Chiesa di Roma, essendo negata la natura corporea di Cristo (cristologia docetista).

Nonostante le somiglianze sorprendenti con lo Gnosticismo, Marcione non può essere ascritto a tale corrente religiosa, in quanto vi si discostava per un significativo particolare: egli riteneva che la Salvezza non giungesse dalla Conoscenza (Gnosis), ma dalla Grazia.

Un'altra differenza è l'estrema semplicità della struttura logica dell'edificio marcionita, in contrapposizione all'estrema complessità delle costruzioni gnostiche. I suoi successori si avvicinarono in ogni caso fecero causa comune con gli Gnostici e si avvicinarono alle loro posizioni dottrinali.

Mentre le scuole Gnostiche entravano in crisi sul finire del III secolo, il Marcionismo sopravvisse a lungo nonostante l'autorità imperiale facesse di tutto per distruggerlo. Va notato che l'Editto di Milano che concedeva libertà ai Cristiani non comprendeva i Marcioniti. Assieme ai Manichei furono perseguitati con grande ferocia dallo stesso Costantino e dai suoi successori. L'acme della persecuzione fu raggiunto sotto Teodosio, che riteneva la dottrina aberrante in quanto contraria al matrimonio e alla procreazione. Pure molte comunità sopravvissero, soprattutto in Oriente, dove in epoca medioevale dettero origine al Paulicianesimo

È del tutto riduttiva e inconsistente l'analisi di molti studiosi, che si ostinano a vedere nel Marcionismo una pura e semplice reazione ai costumi giudaici. Non è raro imbattersi in persone che reputano addirittura Marcione all'origine dell'antisemitismo. Intendo difenderlo da un'accusa tanto ingenerosa. Essendo la sua dottrina docetista, non poteva affermare l'accusa di deicidio: se Cristo non ha avuto un corpo fisico e non ha sofferto con la carne, come avrebbe potuto accusare gli Ebrei di averlo ucciso? Il concetto di razzismo gli era del tutto estraneo, essendo la sua predicazione aperta a tutti, e così pure aborriva la violenza: difficilmente un uomo che non avrebbe ucciso un pollo può essere ritenuto il capro espiatorio di una situazione generata piuttosto dalla plurisecolare intolleranza che contraddistingue la Chiesa Romana. Simili manipolazioni sono sempre state frequenti: i morti sono un facile bersaglio dei calunniatori, perché hanno la mirabile proprietà di non poter rispondere.  

sabato 8 gennaio 2022

L'OFISMO: UN'ANTICA FORMA
DI SINCRETISMO GNOSTICO

I sistemi gnostici dei Naasseni, detti anche Ofiti, hanno la peculiarità di ritenere il Serpente che tentò Eva come il Portatore di Conoscenza, ossia della capacità di distinguere tra Bene e Male preclusa al Demiurgo. Il Demiurgo Jaldabaoth, considerato inferiore al Vero Dio, è identificato con il Geova dell'Antico Testamento. Gli stessi nomi di questi gnostici sono molto interessanti. Ofiti viene dal greco ophis 'serpente', ed è a sua volta una traduzione letterale di Naasseni, dall'ebraico nahash, che pure indica il rettile strisciante.

Se vogliamo fare un confronto con le dottrine dualiste del Medioevo, risulta chiaro che il Catarismo non appartiene alla classe di sistemi gnostici ofiti, in quanto non ammette un ruolo positivo per il Serpente. Per l'Insegnamento dei Buoni Uomini, il Serpente è infatti il prodotto dalla bava di Satana-Geova, che ha insegnato ad Eva l'accoppiamento penetrandola con la coda. In ogni caso, comune al Catarismo e allo Gnosticismo dei Naasseni è la visione dello spirito gettato in un abisso di tenebra da cui non riesce più ad uscire. Questo è evidente ad esempio dalla lettura dell'inno tramandatoci da Ippolito nei Philosophoumena (V, 10, 2):

Gesù ha detto: Guarda, Padre.
Perseguitata dai mali, sulla terra,
Lontano dal tuo afflato essa vaga:
Cerca di fuggire il crudele caos,
E non sa come attraversarlo.

Per molti versi, i Naasseni si allontanavano dallo Gnosticismo di matrice cristiana, al punto che alcuni propongono di considerare la loro religione una forma di Gnosticismo pagano influenzato da elementi giudaizzanti. Ad esempio, il loro culto per il Serpente arrivava al punto che essi lo indentificavano addirittura con Cristo e lo credevano inviato dalla Sophia. Qualche studioso ha ravvisato nella mitologia anche influenze persiane ed egiziane. Oltre che in antiche forme di culto misterico pagano, le basi dottrinali dell'Ofismo sono da ravvisarsi in due brani biblici, uno dell'Antico Testamento e uno del Nuovo. Infatti in Numeri 21 si legge:

Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: "Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero". Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti". Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita". Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.

In Giovanni 3, 14 si ha invece:

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'Uomo.

Sembra evidente che la stravagante identificazione del Serpente con Cristo poggia su un'interpretazione letterale di Giovanni 3, 14.

I Naasseni sopravvissero più a lungo di altri gruppi gnostici: Agostino di Ippona li descrive, affermando che praticavano l'allevamento dei serpenti, facendo poi sfiorare ai rettili il pane che usavano per un sacramento eucaristico. Dall'inizio del V secolo d.C. le tracce dell'Ofismo si perdono, a seguito della repressione sempre più aspra da parte dell'Impero ormai convertito al Cristianesimo niceno.
Non si conosce il nome del fondatore del movimento degli Ofiti. Tuttavia è certo che avevano una letteratura che comprendeva la Predica dei Naasseni e il Diagramma degli Ofiti. Questi due complessi testi teologici sono andati perduti, ma ne esistono descrizioni molto dettagliate nei lavori di due autori ostili: il pagano Celso e il cristiano Origene. Tra l'altro, il Catarismo ha numerosi elementi in comune con la teologia di Origene, tanto che secondo alcuni autori (Duvernoy et al.) sarebbe derivato storicamente dal monachesimo origenista e privo di connessioni dirette con lo Gnosticismo. In altre parole, gli elementi gnostici del Catarismo sarebbero frutto di una convergenza evolutiva. Le ipotesi di Duvernoy non sembrano in ogni caso del tutto convincenti. Credo che ci vorranno ancora molti anni di discussioni e di studio per fare un po' di chiarezza.

Nonostante la Chiesa di Roma avesse ordinato la distruzione di tutti gli scritti ofiti, qualcosa è stato possibile recuperare: tra i testi gnostici scoperti a Nag Hammadi nel 1945 qualcuno è da ascriversi ai Naasseni. Riporto infine un aneddoto. Un'amica che non sento da tempo mi ha raccontato una volta di un prete delle sue parti che in un'occasione avrebbe fatto una predica bizzarra attribuendo un ruolo positivo al Serpente. Anche se la notizia è quasi di certo inattendibile, la cosa mi suscita una qualche curiosità. 

mercoledì 5 gennaio 2022

 
LA NAVE DI SATANA

Titolo originale: Dante's Inferno
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1935
Durata: 88 min. (2.438,4 metri - 11 rulli)
Dati tecnici: B/N
Rapporto: 1,37 : 1
Genere: Drammatico
Regia: Harry Lachman
Soggetto: dalla Divina Commedia di Dante Alighieri
     (non accreditato!)
Sceneggiatura: Philip Klein e Robert Yost
Produttore: Sol M. Wurtzel
Casa di produzione: Fox Film Corporation
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox (1936)
Fotografia: Rudolph Maté
Montaggio: Alfred DeGaetano
Musiche: R.H. Bassett
Scenografia: Duncan Cramer e David S. Hall
Costumi: Royer, Sam Benson (guardaroba, non accreditato)
Trucco: Ern Westmore (supervisore, non accreditato)
Interpreti e personaggi:
    Spencer Tracy: Jim Carter
    Claire Trevor: Betty McWade
    Henry B. Walthall: Pop McWade
    Alan Dinehart: Jonesy
    Scotty "Scott" Beckett: Alexander Carter
    Robert Gleckler: Dean
    Rita Cansino (Rita Hayworth): Ballerina
    Gary Leon: Ballerino
    Willard Roberton: Ispettore Harris
    Morgan Wallace: Capitano Morgan 
    Non accreditati:
    Don Ameche: Uomo nella sala caldaie 
    Astrid Allwyn: Ragazza nella sala caldaie
    Oscar Apfel: Mister Williams
    Mary Ashcraft: Ragazza nella sala caldaie
    Gertrude Astor: Moglie del concessionario
    Joyzelle Joyner: Ballerina
    Frank Austin: Fotografo
    Andrea Leeds: Anna, la cameriera di Betty
    Lorna Low: Cleopatra 
    Andre Johnsen: Salomé
    Elinor Johnson: Saffo 
    Noble Johnson: Diavolo
    Leone Lane: Lucrezia Borgia
    Zita Baca: Passeggera nel locale caldaie
    Joe Brown: Concessionario di baseball 
    Georgia Cane: Indovina 
    Hank Bell: Lavoratore del luna park
    Yakima Canutt: Fuochista
    Patricia Caron: Ragazza del marinaio
    Hal Boyer: Studente universitario
    Johnny Carpenter: Concessionario
    George Chan: Concessionario
    Ray Corrigan: Diavolo
    Dorothy Dix: Venditrice di biglietti
    Jay Eaton: Offerente 
    Joyzelle Joyner: Danzatrice 
    Edward McWade: Professore di anatomia 
    Edmund Mortimer: Passeggero della nave 
    Charles Sullivan: Marinaio ubriaco 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Das Schiff des Satans
   Spagnolo (Spagna): La nave de Satán
   Spagnolo (Messico): El infierno de Dante 
   Francese: L'enfer
   Polacco: Piekło Dantego
   Serbo: Danteov pakao
   Russo: Ад Данте

Trama: 
Jim Carter è un vagabondo dotato di grandissimo ingegno, che dirige i fuochisti di una grande nave da crociera. Sceso in una città portuale in cui c'è un grande luna park, l'uomo si riduce a malpartito travestendosi da mandingo e mettendo la testa in un buco nel bel mezzo di una tenda, dove finisce bersagliato dalle palle lanciate dai passanti. Colpito ad un occhio, si dirige al chiosco di un venditore di hamburger, dove cerca di procurarsi una bistecca per farsi un impacco. Il problema è che non ha soldi. Interviene un anziano e distinto signore che gli paga il debito. È Pop McWade, il proprietario di una grande giostra che rappresenta l'Inferno di Dante. Jim Carter gli è molto grato e comincia a usare le sue capacità per attirare sempre più gente nel baraccone, che in breve diventa popolarissimo. Nel frattempo corteggia la figlia di Pop, la bionda Betty. I due si sposano ed hanno un figlio. Tutto sembra andare a gonfie vele. Un giorno, un ispettore si presenta da Jim Carter e gli comunica che il baraccone dell'Inferno di Dante è vecchio e pericoloso, che può succedere qualcosa di grave. Jim Carter corrompe il funzionario. Gli dà una mazzetta e lo mette a tacere. Il punto è che un giorno il baraccone collassa e nel crollo ci sono molti feriti e dei morti. Il funzionario, venuto a sapere del disastro, si uccide, ma prima scrive una lettera d'addio in cui accusa Jim Carter. Pop è rimasto ferito nell'incidente. Mentre è all'ospedale, la figlia gli porta un volume illustrato dell'Inferno di Dante. Jim Carter sta vegliando il suocero e cerca di liquidare l'opera dantesca come una mera fantasia. Pop gli dice che l'Inferno è reale, che a contare non è il libro in sé, bensì il suo messaggio. Sfinito dalla stanchezza, Jim Carter crolla in un sonno profondo e ha una vividissima visione dei dannati nell'Inferno. Egli, corrompendo un uomo, ha provocato il suo suicidio e la sua dannazione eterna. Tuttavia, non si ravvede e prosegue per la sua strada. Inizia il processo per via della denuncia fatta dal funzionario in limine mortis, ma Jim Carter riesce a spuntarla all'ultimo minuto grazie alla testimonianza della moglie, che commette spergiuro pur di farlo assolvere. L'accaduto incrina però in modo irreparabile il rapporto della coppia, tanto che la donna chiede il divorzio e porta con sé il figlioletto. Giusto per fare le cose in grande, Jim Carter concepisce una nuova folle speculazione, decidendo di organizzare su una lussuosa nave un viaggio di piacere in cui ogni passeggero potrà dare libero sfogo a ogni vizio capitale. Nel corso dei bagordi sfrenati, un uomo già ubriaco fradicio è animato dal desiderio di palpare una femmina prosperosa: prima cerca di mettere le mani sulle tette morbidissime, quindi getta del liquore su un'omelette accesa, dando origine a un incendio. La deflagrazione è terribile e si estende all'intera nave, su cui incombe il naufragio. Si salvano per il rotto della cuffia Jim Carter e il figlio, che si era imbarcato come clandestino per fargli una sorpresa. Sconvolto da visioni dantesche raccapriccianti, l'uomo si improvvisa nocchiero e riesce a ridurre al minimo i danni, guidando l'imbarcazione verso la costa. Tremebondo e provatissimo, si aggrappa alla moglie, che era accorsa in macchina per prestare soccorso. Consapevole di aver perso i suoi beni materiali, dichiara alla donna di poterle offrire soltanto il proprio amore. Le floride poppe di Betty lo salvano dall'Inferno! 


Recensione: 
Nonostante le gravi limitazioni tecniche dell'epoca in cui fu fatto, questo film è  davvero eccellente, strano e molto interessante. Posso garantire che non si trovano molte cose simili nel vasto universo della Settima Arte. La carenza assoluta di risorse si fa sentire, eppure è stato possibile riprodurre sequenze crude e credibili dell'Inferno, del tutto eccezionali. Non erano tempi facili per i cineasti. La fantasia non mancava, ma ogni mezzo era rudimentale, ogni idea era ostacolata da mille impedimenti. Eppure un genio riuscì ad aver ragione di tutte queste difficoltà. Essendo la storia un racconto morale (morality tale), il rischio di scadere nella banalità è sempre dietro l'angolo. Non si può certo dire che mi piaccia tale genere di storielle, eppure questa mi ha favorevolmente colpito. Ne consiglio la visione.
Si segnala la prima apparizione cinematografica di Rita Hayworth, accreditata con il nome Rita Cansino (Cansino era il suo vero cognome; il nome di battesimo era Margarita Carmen). Aveva 16 anni e le sue chiome erano corvine, soltanto in seguito sarebbe venuta l'idea di renderla fulva. Si vede anche che aveva l'attaccatura dei capelli molto bassa sulla fronte: questa peculiarità fu considerata un antiestetismo, tanto che in seguito fu costretta a lunghe e dolorose sedute di epilazione elettrolitica. Il suo esordio ufficiale è stato proprio in Dante's Inferno, nonostante abbia girato due film successivi con la Fox, che però sono stati distribuiti prima: Il gaucho nero (Under the Pampas Moon, 1935), diretto da James Tinling, e Il segreto delle piramidi (Charlie Chan in Egypt, 1935), diretto da Louis King. 
Attualmente questo film non si potrebbe più fare, perché rischierebbe di "traumatizzare" i minori non accompagnati, forse addirittura di essere "islamofobo" per il solo fatto che vi viene menzionato Dante. Sarebbe accusato di "sessismo", oltre che di promuovere "molestie di genere", "molestie sessuali" e "violenza sessuale". Inoltre la comparsa di una ballerina sedicenne diverrebbe molto problematica (il regista potrebbe addirittura rischiare un'accusa di "pedofilia"). Per fortuna possiamo ancora guardare ciò che è stato fatto in altri tempi, in cui c'era soltanto il Codice Hays. Approfittiamone, prima che la censura del politically correct ci lobotomizzi del tutto e ci stritoli! 
 

L'Inferno ha iniziato a formarsi nel Neolitico 

Per quanto ne sappiamo, nel Paleolitico l'Inferno non era concepibile. Popoli particolarmente arcaici di cacciatori e raccoglitori, ignari di ogni rudimento di agricoltura, come i Boscimani, non concepiscono tuttora la benché minima nozione di vita ultraterrena. L'immagine usata dai Boscimani per descrivere il destino dell'essere umano è semplice: con la morte, il vento cancella le nostre orme, tutto viene disperso per sempre. In Australia era invece diffusa l'idea di un essere immensamente maligno, corrispondente al Diavolo, che era più nero del carbone e rapiva la gente per dannarla in eterno nel sottosuolo, tra vapori roventi e fiamme. Il punto è che non esisteva un meccanismo retributivo: non era detto che i dannati fossero per forza malvagi. L'idea dell'esistenza del Diavolo esisteva anche tra i Tasmaniani, che lo chiamavano Rageowrapper. Insistevano sulle sue proporzioni colossali e sul suo colore nerissimo, loro che non erano certo chiari di pelle. 
Durante il Neolitico, è iniziato il potere dell'essere umano sull'essere umano, con tutte le sue funeste conseguenze, tra cui la religione organizzata, la tirannia, la schiavitù e la guerra. Si sono formate le classi sociali, con il potere nelle mani dei nobili e della casta dei sacerdoti. Le terribili ingiustizie che sono scaturite da questo processo, hanno fatto sentire la necessità di un meccanismo retributivo che temperasse l'arbitrio sfrenato dei detentori del potere, trattenendo al contempo i sottomessi nella loro condizione di sudditanza. Questa è la matrice da cui hanna tratto la loro origine tutte le testimonianze storiche di cui disponiamo. Non dimentichiamoci che Platone, nel mito di Er, afferma che la destinazione ultraterrena dei tiranni è proprio l'Inferno: un luogo di danno sensoriale da cui non possono più uscire per l'Eternità.
Lo studio dei processi che hanno portato alla formazione dell'idea dell'Inferno non è certo semplice e merita una trattazione più approfondita, che non è possibile strutturare in uno spazio ristretto come questo. Dobbiamo però ribadire che secoli prima di Cristo, popoli come gli Egiziani, gli Etruschi e i Persiani erano già dotati di una dottrina infernologica pienamente sviluppata. Dante Alighieri trasse la sua ispirazione da Virgilio, che funse da psicopompo nel suo viaggio infero. Virgilio era nato nel villaggio di Andes nei pressi di Mantova, una città di tradizione etrusca: è evidente che ha preso la sua ispirazione dalla religione di quel nobilissimo popolo. Nell'Eneide, la Catabasi di Enea ci descrive a tinte molto vivide luoghi di sofferenza eterna, in cui il meccanismo retributivo è pienamente operante. I Lucumoni dell'Etruria già avevano gli stessi concetti dell'Inferno che furono usati da Dante, come dimostrato dalle raffigurazioni dei demoni Charu e Tuchulcha, intenti a infliggere torture ai dannati. 
 

La storia vera 
 
Nella sezione delle recensioni e dei commenti sul sito IMDb, l'utente albertsanders ci fa conoscere un dettaglio di estremo interesse. Riporto in questa sede le sue preziose osservazioni, contribuendo a diffonderle in lingua italiana. La parte non fantastica della narrazione di Lachman è simile in modo sorprendente a un evento realmente accaduto, di cui all'epoca si parlò molto. Circa 20 anni prima che questo film fosse concepito, Coney Island era un'immensa area di parchi di divertimento. In particolare c'erano due parchi assai famosi, caratterizzati da diversi tematismi: Steeplechase, incentrato sul divertimento e il sesso, e Luna Park, incentrato sull'arte e sulla gioventù. Un perfido immobiliarista, il plutocrate William H. Reynolds, che era anche un ex senatore repubblicano, fu attratto dai profitti e decise di creare un terzo parco gigantesco, che chiamò Dreamland. Reynolds si servì dei suoi legami con la corrotta macchina politica democratica della Tammany, riuscendo a chiudere le strade per far sì che un terreno poco costoso fosse adatto alla costruzione di un grande parco divertimenti. Quest'opera privò dell’accesso alla spiaggia i poveri che abitavano nella zona, ma l'imprenditore non se ne curava. Gli avventori del suo parco e degli hotel di lusso non avevano problemi. Stranamente Dreamland, nonostante lo squallido profilo etico del suo artefice, aveva come tema principale anche la moralità e persino la religione. Una sezione era chiamata Genesis ("Genesi") e illustrava la storia biblica della creazione del mondo. Un'altra sezione era chiamata Destruction of Pompeii ("Distruzione di Pompei"), suggerendo che la catastrofe vulcanica fosse una punizione per la malvagità degli abitanti. L'apoteosi del delirio di Reynolds era la sezione denominata Hell Gate, un viaggio attraverso l'Inferno, con un gigantesco simulacro di Satana all'ingresso, che accoglieva i visitatori con un sorriso sardonico. Nelle prime ore del 27 maggio 1911, mentre si affrettavano a preparare l'attrazione per l'apertura primaverile, gli operai appiccarono accidentalmente un incendio. I vigili del fuoco intervennero, ma a causa della bassa pressione dell'acqua, per la quale molti incolparono anche le macchinazioni di Reynolds, non riuscirono a impedirne la diffusione dell'incendio. Tutta Dreamland, incluso Hell Gate, andò completamente distrutta.
 
 
Curiosità 
 
Secondo un articolo del New York Times, datato 28 luglio 1935, nella scena dell'Inferno c'erano 4.950 tecnici, architetti, artisti, falegnami, scalpellini e operai, 250 elettricisti e 3.000 comparse. Sono stati girati un totale di 300.000 piedi (ossia 91.440 metri) di pellicola, che sono stati ridotti a 8.000 piedi (ossia 2.438,4 metri), gestibili dal montatore Alfred DeGaetano. Al film hanno lavorato complessivamente 14.000 persone. Un'impresa davvero notevole! 

Dopo aver visto la pellicola, Spencer Tracy la definì "uno dei peggiori film mai realizzati ovunque e in qualsiasi momento". Ha fatto rimuovere il suo nome dai titoli di testa e ha insistito affinché non apparisse nemmeno in alcuna pubblicità. Mi si permetta di dissentire fortemente dal suo giudizio. Questo è un film robusto e merita di essere conservato. 

All'epoca Spencer Tracy era un enfant terrible. Un tipo ben tosto e vigoroso, ad alta gradazione alcolica! Il suo comportamento a dir poco intemperante ha contruibuito a segnare il suo destino con la 20th Century-Fox. Durante le riprese, l'attore è scomparso dal set per settimane, trovandosi in costante stato di ubriachezza. Secondo quanto riferito, un giorno si presentò sul set in visibile stato di alterazione, rimase a lungo con i postumi della sbornia e finì con l'addormentarsi. Lo studio ha chiuso il palco mentre lui ancora dormiva; Spencer Tracy si svegliò infuriato come un berserk, iniziando a distruggere il set, causando danni per migliaia di dollari per i quali lo studio gli ha fatturato. 
 
Sorprendentemente, sopravvivono ancora scene tagliate di questo film. Le riprese grezze del ciak e l'allestimento del numero di ballo con la sedicenne Rita Hayworth sono incluse nel documentario Rita (2003), diretto da Elaina B. Archer. Nel 1948, Spencer Tracy ebbe a dire questo della sensualissima attrice: "Il fatto che sia sopravvissuta nei film dopo quel debutto sullo schermo è una prova sufficiente del fatto che merita tutto il riconoscimento che sta ottenendo ora."

Nel 1975 Franco Zeffirelli annunciò un remake con Peter O'Toole e George C. Scott, che fortunatamente non fu mai realizzato. 

lunedì 3 gennaio 2022

 
CHE VITA DA CANI!

Titolo originale: Life Stinks
Traduzione letterale: La vita puzza
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1991
Durata: 92 min
Genere: Commedia, drammatico
Regia: Mel Brooks
Soggetto: Mel Brooks, Ron Clark, Rudy De Luca,
     Steve Haberman
Sceneggiatura: Mel Brooks, Rudy De Luca, Steve
    Haberman
Produttore: Mel Brooks
Fotografia: Steven B. Poster
Montaggio: Michael Mulconery, David Rawlins,
    Anthony Redman
Musiche: John Morris
Scenografia: Peter S. Larkin
Costumi: Mary Malin
Interpreti e personaggi:
    Mel Brooks: Goddard "Pepto" Bolt
    Lesley Ann Warren: Molly
    Jeffrey Tambor: Vance Crasswell
    Stuart Pankin: Pritchard
    Howard Morris: Àncora (Sailor)
    Rudy De Luca: Paul Getty Junior
    Teddy Wilson: Scarico (Fumes)
    Michael Ensign: Knowles
    Raymond O'Connor: Yo
    Matthew Faison: Stevens
    Billy Barty: Willy
    Brian Thompson: Mean Victor
    Carmine Caridi: Proprietario della topaia
    Sammy Shore: Reverendo al matrimonio
    Frank Roman: Interprete spagnolo 
    Marvin Braverman: Dott. Krahahn
    Robert Ridgely: Fergueson
    John Welsh: Dodd
Doppiatori italiani:
    Gianni Bonagura: Goddard "Pepto" Bolt
    Ada Maria Serra Zanetti: Molly
    Tonino Accolla: Mean Victor
    Manfredi Aliquò: Yo
Budget: $13 milioni di dollari US
Box office: $4,1 milioni di dollari US

Trama: 
Goddard Bolt è l'insensibile Amministratore Delegato della Bolt Enterprises. Ogni sua azione è una disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera - per usare le parole che un rabbioso Paperino rivolse a Zio Paperone. Il plutocrate non mostra alcuna considerazione per i bisogni degli altri esseri umani, men che meno per l'ambiente. Vorrebbe deportare una morente tribù dell'Amazzonia che ostacola un suo progetto faraonico, scaraventandola in una bidonville. Non mostra maggior sensibilità per gli anziani e i malati terminali: non demorde dal suo intento di smantellare un gerontocomio, anche a costo di espellere chi vi sta passando gli ultimi giorni di vita. Tra le altre cose, vuole radere al suolo un immenso slum di Los Angeles, allo scopo di farne un'area residenziale di stralusso. A un certo punto fa una scommessa con il suo più grande rivale, il calvo e balbuzien te Vance Crasswell, anche lui interessato alla proprietà. Crasswell sfida Bolt a sopravvivere per strada nello slum, come se fosse un senzatetto, per la durata di 30 giorni senza poter accedere a nessuna delle proprie risorse. Se Bolt perdesse la scommessa, Crasswell acquisirebbe la proprietà, ma se a vincere fosse invece Bolt, Crasswell gli venderebbe l'intera area per una cifra irrisoria. 
Le condizioni dettate sono tre:
1) Bolt sarà completamente privo di soldi;
2) dovrà indossare una cavigliera elettronica che si attiverà se esce dai limiti, perdendo la scommessa se supera i 30 secondi fuori limite;
3) in nessun momento può rivelare a nessuno dei residenti della zona dei bassifondi di essere Goddard Bolt. 
Per adattarsi meglio all'ambiente, Bolt si fa rasare i baffi, poi Crasswell gli confisca il parrucchino e gli strappa la tasca sul petto della giacca. Bolt viene quindi portato nei bassifondi e buttato fuori dalla limousine. All'insaputa di Bolt, Crasswell progetta di rendergli particolarmente dura e sgradevole la permanenza per strada. Il multimilionario, senza casa, affamato e sporco, fa amicizia con alcuni abitanti di bassifondi come Àncora e Scarico. Gli viene dato il soprannome di "Pepto" dopo essersi addormentato in una cassa di Pepto-Bismol su un lato, avendo usato il cartone per urinare pochi istanti prima dell'arrivo di Àncora: il logo del prodotto gli è rimasto impresso sulla fronte. Bolt incontra la bella Molly, una senzatetto molto espressiva che un tempo era una ballerina a Broadway. Durante una rissa con due rapinatori cocainomani, incluso un inseguimento in una squallida cucina cinese, Bolt viene spinto fuori dal limite e la sua cavigliera si attiva. Per evitare la "confisca di 30 secondi", Bolt rientra di corsa anche a costo di essere massacrato: Molly interpreta la cosa come una manifestazione di coraggio estremo. I rapinatori finiscono ustionati da un getto di brodo bollente e sono costretti a ritirarsi. Nel corso della sua disavventura tra i derelitti, Bolt apprende una serie di lezioni importanti e anche dure, passando per la perdita dell'amico Àncora. Impara così che la vita non riguarda i risultati o il successo materiale, bensì l'integrità dello spirito umano. Non sa però che Crasswell non ha alcuna intenzione di onorare la scommessa. Quando si rende conto di essere sul punto di perdere, il perfido Crasswell corrompe gli avvocati del rivale. Questi architettano una storia secondo cui Bolt sarebbe diventato insano di mente, facendo così sequestrare i suoi beni. Quando Bolt rientra a casa propria, trova che vi si sta svolgendo una festa sontuosa, organizzata da Crasswell. Scopre anche che questi sembra essersi completamente "dimenticato" della scommessa.
Costretto a vivere per strada e ricoverato per errore in una clinica pubblica, Bolt viene pesantemente drogato e mormora che la vita fa schifo. Molly lo implora di ricordare le piccole cose che rendono la vita vivibile, come loro due che ballano il valzer. Crasswell, nel frattempo si accinge a demolire i bassifondi. Bolt incita i senzatetto a insorgere, facendo loro invadere la festa per la cerimonia televisiva. Rendendosi conto che tutto sta precipitando, il perfido Crasswell tenta di fermare Bolt con un escavatore idraulico, finendo però con l'avere la peggio, appeso al rampino della macchina e costretto ad ammettere la verità davanti a tutti. Bolt ha il controllo dell'area e progetta di trasformarla nel Bolt Center, dando lavoro ai residenti degli slum, trasformando i caseggiati in case vivibili, finanziando di tasca propria una scuola privata per i bambini. Il notiziario termina dicendo che Bolt ha sposato Molly. La stampa si aspetta un evento esclusivo e stravagante; il matrimonio invece avviene in una squallida cappella evangelica nella zona dei bassifondi. Dopo la cerimonia, gli sposi si allontanano in un limousine con targa "PEPTO", disturbati da una vecchia conoscenza, un pazzo furioso che afferma di essere Paul Getty Jr., l'uomo più ricco del mondo. 
 
Sequenze memorabili: 
 
Il funerale di Àncora, con Goddard "Pepto", Molly e Scarico che cercano di disperdere le ceneri di cremazione in un rigagnolo; il vento le getta loro addosso. Questo accadde realmente a Howard Morris, che ha interpretato il defunto, al funerale di suo padre!  

In una fabbrica di stracci abbandonata, Goddard "Pepto" inebria Molly con lo spumante, balla a lungo con lei e poi impiega una buona mezz'ora per spogliarla. Quindi i due consumano il loro amore.  
 
Il surreale scontro tra gli escavatori, con tanto di ruggiti e sangue che esce dai tubi. 

I senzatetto che si ingozzano di leccornie alla festa inaugurale; uno di loro sembra uno zombie e corteggia un'oscena carampana!

Il pastore evangelico che cerca di moralizzare i fedeli, pretendendo addirittura di obbligarli ad essere astemi, mentre il suo interprete traduce in spagnolo inscenando un teatrino osceno con tanto di gesti sessuali.


Recensione:
Il titolo originale del film colpisce profondamente. Life Stinks! Parole sacrosante, Signor Kaminsky! La vita puzza! Sì, per l'esattezza puzza di merda mista a formaggio andato a male, proprio come i cadaveri putrefatti! Purtroppo le amare meditazioni esistenziali di Mel Brooks non sono state capite né apprezzate dal pubblico. Anzi, sono state etichettate come "banalità sociali tanto scontate da far venire il latte ai ginocchi" (cit.). Il ritornello che è salito da molte migliaia di gole, non soltanto in America, è stato il seguente: "Non fa ridere". È stato addirittura accusato di essere "politically correct"! Questa è forse la pellicola più sottovalutata del regista ashkenazita. Dato che non è mai stato uno sprovveduto o un ingenuo, direi che non aveva certo l'intento di guadagnarci, o avrebbe fatto qualcosa di molto diverso. Doveva già sapere fin dall'inizio che il riscontro al botteghino sarebbe stato scarso. E allora perché si è imbarcato in questa impresa? Per avere un palco da cui urlare al mondo intero il suo messaggio: "La vita fa schifo!" Se anche un solo spettatore avesse avesse riflettuto sull'argomento e fosse giunto alle dovute conclusioni, il film sarebbe da considerarsi un grande successo. Giustamente, Mel Brooks ritiene Life Stinks! il suo miglior lavoro come attore. Concordo appieno con il suo giudizio.
Questo film si discosta dal resto delle opere di Mel Brooks anche per un fatto davvero singolare: non si fa la benché minima menzione all'identità ebraica e agli stereotipi connessi. Non compare nemmeno l'umorismo del ghetto, così tipico degli Ashkenaziti americani. Non si parla di rabbini ansiosi di tagliare prepuzi (come in Robin Hood - Un uomo in calzamaglia, 1993), non si parla di nasoni colossali e gibbosi (come in Balle spaziali, 1987) e via discorrendo. Il protagonista Goddard Bolt è cristiano e più precisamente protestante (aderisce alla Chiesa Evangelica). Cosa ancor più strana e degna di nota, questo è uno dei pochi film di Mel Brooks in cui i personaggi non fanno alcun riferimento al fatto di essere in un film.
Lesley Ann Warren è perfetta nel ruolo della bella e simpatica Molly. Come l'ho vista, ho subito pensato che fosse di origine irlandese e discendente dalla mitica Molly Malone, The Tart with the Cart. Invece scopro che è una ashkenazita, che di cognome fa Woronoff. Il padre era un agente immobiliare e la madre era una cantante. Molto prolifica, ha iniziato come attrice nel film Sessualità (The Chapman Report, 1962), diretto da George Cukor, per finire nel 2015 con I am Michael, diretto da Justin Kelly.  


Dove, se non in America? 

L'odiosissimo Crasswell, quando apre la cerimonia inaugurale della demolizione dello slum, pronuncia queste parole: "Signori e signori, questo è sicuramente il più bel giorno della mia vita. Questo è il giorno che ho sognato da quando ho cominciato a crescere in queste miserabili strade da povero bambino affamato. Sono felice. Dove, se non in America, un povero bambino nullatenente può avere la fortuna di tornare un giorno nello stesso quartiere... per distruggerlo?" E gli avvocati-squali sorridono malignamente, gongolando.
La propaganda afferma a gran voce che una persona è buona soltanto se produce e se vende qualcosa. Lo schiavista diventa un filantropo, perché dà agli schiavi la possibilità di guadagnare qualcosa. Poi dicono che tutti hanno la possibilità di emergere, come il vecchio Rockefeller, che aveva cominciato come un ragioniere che girava con la borsa da mane a sera, finché col duro lavoro e con l'iniziativa è diventato una specie di semidio.
Domanda: "E se uno non ce la fa? E se uno non ha le forze?"
Risposta: "Viene gettato nella spazzatura e non ci pensa più anima viva." 
Nessuno parla degli uomini-ratto. Nessuno parla del rovescio della medaglia ostentata dal detestabile Crasswell.
Così il regista ha il coraggio eroico di dire: "Dove, se non in America, un uomo si riduce a cibarsi di spazzatura perché i suoi sogni sono stati distrutti?"  
 
 
La genesi della Plutocrazia americana

Ora vediamo di capire come si sia arrivati alla situazione assurda descritta da Mel Brooks. Senza alcuna pretesa di scrivere un trattato storico rigoroso e completo, riportiamo l'idea fondante, essenziale, in grado di spiegare l'arcano.

Le diseguaglianze sociali
si sono formate nel Neolitico


Nel Paleolitico i capi erano soltanto primi inter pares. Poi le cose sono cambiate: è nata l'agricoltura e con essa la civiltà. Assieme ai primi agglomerati urbani sono nate anche le differenze tra i signori e i servi. Secondo la Bibbia, fu Caino a fondare la prima città. C'è del vero in questo insegnamento!  


Dialogo tra un Ugonotto e il Re Sole 

Ugonotto: "Sto 20 ore al giorno sugli orologi. Non ho spazio per null'altro nella vita. Per questo i miei orologi sono i migliori. Sua Maestà i miei orologi li paga uno sfracello."
Re Sole: "Discendo dai Merovingi. Regno per Diritto di Dio. Lo Stato sono io. Gli orologi te li pago due spiccioli." 
Ugonotto: "A queste condizioni, Sua Maestà non li avrà."
Re Sole: "Revoco l'Editto di Nantes, anche se è irrevocabile. Metto fine alla tolleranza religiosa in Francia."
Ugonotto: "Allora io migro in un'altra nazione, che il mio lavoro lo paga il giusto. E come me faranno moltissimi altri miei correligionari. Sua Maestà avrà soltanto orologi di merda, fatti da cattolici incompetenti." 
Re Sole: "Vi mando i Dragoni ad occuparvi la casa! Vi rendo la vita impossibile!"
Ugonotto: "Sua Maestà non fa che accelerare la fine del Suo Regno. Cosa crede, che siamo disposti a restar qui a farci dare mazzate sulle gengive? Della nostra Scienza e del nostro lavoro saranno altri a beneficiare!" 

Così nacque l'America con il suo immenso predominio mercantilistico. L'Ugonotto aveva di certo ragione a far valere i suoi diritti e a rifiutare la tirannia del Re Sole, ma la catena di eventi innescata da questo dialogo si è ingigantita fino ad arrivare a conseguenze estreme quanto paradossali. 


L'etica calvinista del lavoro

L'intera società americana dominante, costituita dai cosiddetti WASP (White, Anglo-saxon, Protestant), è stata fondata dall'etica di Giovanni Calvino (Jehan Cauvin), nato a Noyon nel 1509 e morto a Ginevra nel 1564. Egli riteneva abominevole la povertà e la interpretava come un segno dello sfavore di Dio nei confronti di un essere umano, sicuramente destinato alla Dannazione Eterna. Amava invece la ricchezza generata dall'imprenditoria intelligente e dal duro lavoro, proprio come Silvio Berlusconi. Amava anche il potere politico e i suoi rappresentanti, come i plutocrati, gli avvocati-squali e quant'altro. Avere un'immensa quantità di soldi e di influenza politica, per Calvino era un inequivocabile segno del favore di Dio, quasi una tromba che dal Paradiso annunciava la Salvezza dei ricchi Farisei e la dannazione dei poveri - senza badare troppo a ciò che disse Cristo. L'epulone viene esaltato in Cielo, mentre Lazzaro è dannato: Calvino ha invertito le Parabole e ha dato origine al potere leviatanico che è tuttora detenuto dagli WASP asserviti alla plutocrazia! Sicuramente Calvino sostenne molte cose vere e sacrosante, come ad esempio che la messa "è sacrilegio e abominio" e che non ci si può prostrare "di fronte a un idolo, con l'intenzione che chiunque capisca che si mostra devozione a una cosa malvagia". Tuttavia disse anche molte cose di cui non riuscì a comprendere le gravissime conseguenze - infatti abbiamo proprio il tremendo potere economico-politico degli Stati Uniti d'America a dimostrare quanto affermo. 
 

Conseguenze: un esempio concreto
 
Ancora sul finire del XIX secolo, negli States le aragoste erano considerate un cibo da pezzenti. Esistevano moltissime comunità rivierasche che vivevano di questi ghiotti crostacei, satollandosi delle loro candide carni e lasciando fuori dalle proprie case grandi cumuli di gusci vuoti. Le aragoste erano così abbondanti che le eccedenze erano usate come fertilizzante. Poi arrivò a Boston, o in qualche altro centro urbano, un ricchissimo e stravagante signore proveniente dalla Francia, che iniziò ad insegnare alla buona società degli Snob quanto fosse pregiata la polpa dell'aragosta. Così il crostaceo divenne all'improvviso una ghiottoneria, i ristoratori ne fecero incetta e i prezzi levitarono fino all'impossibile. Molti pescatori, che gettavano le nasse e raccoglievano queste creature, divennero ricchissimi. Le comunità rivierasche, costituite dal cosiddetto "White Trash" (bianchi poveri), furono di colpo private di una fondamentale fonte di sostentamento. Da pezzenti con lo stomaco pieno, divennero pezzenti con lo stomaco vuoto, costretti a cibarsi di immondizie, come il terriccio grasso pieno zeppo di parassiti. Il commento degli chef fu questo: "Che ce ne frega?" 
 

Curiosità 

Mel Brooks voleva intitolare il film life sucks, ossia "La vita fa schifo". La produzione glielo ha proibito perché sarebbe stato troppo "negativo". Il pessimismo cosmico non è molto amato dai performantisti abilisti che investono capitali nella Settima Arte! 

Sembra che questo film sia piaciuto particolarmente a Bernie Sanders, quello dei polli! 

Il film è stato proiettato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1991 con una "proiezione a sorpresa". La Francia, patria di grandi scrittori esistenzialisti e fenomenologici, come Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, ha contribuito a far conoscere questo film, definito una "commedia esistenziale"

Il film è nato da un vecchio progetto di Mel Brooks, chiamato "Money, Money, Money" e subito disfatto per uno sfortunato corso degli eventi. È stato segnalato in fase di sviluppo nel 1989 alla MGM con anche il suo copro-tagonista di Balle spaziali (1987), Rick Moranis, che aveva interpretato il rachitico Casco Nero ed era allegato al progetto. Si diceva che fosse una parodia di Wall Street (1987), diretto da Oliver Stone. Il progetto non è stato realizzato per ragioni sconosciute, forse legati a profondi scazzi. Quando si è conosciuto con due numeri, quello dei figli e quello dei nipoti, come accade tra gli Ashkenaziti, si può immaginare che qualche rogna grama salti fuori in qualsiasi momento. 

I suoni degli escavatori idraulici sono i ruggiti riutilizzati del personaggio titolare del film di mostri del 1976, King Kong (1976), diretto da John Guillermin. 

Il pepto-bismolo è un composto del bismuto - per l'esattezza il subsalicilato di busmuto - che è usato per combattere la nausea, il vomito e la diarrea. Spesso colora temporaneamente di nero la lingua di chi lo assume, ma a parte questo non sembra presentare gravi problemi. 


Una distorsione percettiva 

Ovviamente il pazzo che dice di essere Paul Getty Jr. allude al filantropo britannico, terzo figlio di Jean Paul Getty Sr., che era uno degli uomini più ricchi della sua epoca. Suo figlio John Paul Getty III fu infelicissimo nonostante le sue origini altolocate. Frequentava manifestazioni di estrema sinistra, con somma incoerenza. Ancora sedicenne fu rapito dalla 'ndrangheta e rilasciato in seguito al pagamento di un riscatto; anni dopo ebbe un terribile ictus che lo ridusse a malpartito. Mel Brooks dipinge così un senzatetto instabile mentalmente che ha di sé un'opinione esagerata a dispetto di ogni evidenza, negando in modo pervicace le squallide condizioni in cui sopravvive. Anziché Paul Getty Jr., ho udito distintamente Borghetti Jr., come se il pazzo si fosse dato un cognome italiano fatto e finito. Sono irrecuperabile.