PANDORA
L’uomo portava un pesante pacco, che nella sua stoltezza pensava essere composto da un semplice ammasso di cenci da gettar via. Non sapeva nemmeno lui perché sorreggesse tale peso mentre ingobbito e torvo risaliva la ripida rampa di scale. Le lampade che illuminavano il recesso emanavano una luce grigia, le pareti sembravano fatte di galena. All’improvviso la voce parlò, e l’uomo sapeva che proveniva dal profondo. “Guardami, le mie mascelle potrebbero cadere. Allora sarei un individuo inutile, incapace persino di mangiare, forse persino impedito a respirare correttamente”. Ecco che l’uomo fu invaso da un profondo terrore. Come chiuse gli occhi per schermarsi da una rivelazione così traumatizzante e incomprensibile, vide la sagoma di una donna-cadavere. “Da viva sarà anche stata una bella donna”, pensò. Ora però che la contemplava era orrenda. La pelle era di un grigio azzurrognolo malato come le pareti di minerale plumbeo. Gli occhi erano globi neri che sembravano liquidi. Nel centro delle guance c’erano punti di cedimento attraverso i quali si intravedeva il nero marciume all’interno del cavo orale: una lingua simile a una larva di processionaria scura come il petrolio, che si muoveva incessantemente. Una zaffata investì l’uomo, portandogli alle nari i lezzi di una bara scoperchiata. Dopo un attimo di marasma, ritrovò le forze e varcò finalmente la soglia di casa. Mise il pacco di cenci sotto la scrivania e si sedette, accendendo il computer. Accese la macchina, e dopo una tormentosa attesa lo schermo nero si animò. Una figura cominciò a prendere forma. Anziché il consueto caricamento dei programmi, dal turbinio confuso di grigio si rapprese l’immagine della donna morta. Non aveva più la mandibola, si era staccata. Adesso la lingua simile a un bruco era estroflessa oscenamente e guizzava tutt’intorno. “Te lo avevo detto di stare attento”, tuonò ancora la voce telepatica. L’uomo capì tutto e quasi morì di terrore. I suoi occhi andarono al fagotto di stracci che aveva con noncuranza gettato sotto la scrivania. Vide che era sporco di liquame nerastro. Sangue. Aprì l’involto e scoprì una mano femminile mozzata che stringeva una manciata di denti candidi come l’avorio.
Marco Moretti (Antares666)
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