domenica 12 giugno 2022

DEFINITIVAMENTE

Ho appena assunto lo dzoroaph, e subito mi sento sfasato, come se l’intera realtà fosse fatta di cristallo liquido. Davanti a me non c’è più l’appartamento in cui vivo. Quando la vista mi si snebbia e i cristallini cominciano a lavorare in sincrono, scopro di essere in una realtà del tutto diversa da quella in cui sono nato. È tutto capovolto. Forse è soltanto la mia percezione delle cose ad essere mutata, ma sono sicuro che la terra è in alto e che il cielo è in basso. Non so neanche dare una definizione del mio corpo, sono soltanto una palla d’aria densa dotata di organi di senso invisibili e me ne sto lì, in questo cosmo capovolto, senza avere la benché minima connessione con ciò che vedo. Il suolo è un piano indefinitamente esteso, non vi noto alcuna curvatura. Si estende a perdita d’occhio – se mi si passa l’espressione, non avendo più occhi fisici definibili come tali. Appena al di sotto di questo suolo infinito si estende un cielo terso, di un azzurro nauseabondo. Mentre fisso quel colore mi rendo conto per la prima volta di essere affetto da una percezione anormale che mi permette di sentire in me il gusto dei colori. Quel turchese è talmente dolce da darmi le vertigini. In quel cielo assurdo ci sono due grandi soli, bianchi come cristallo di Qualen, talmente intensi da ferire il mio intelletto tromolante. Uno ha la forma di una mezzaluna. Mi penetrano nello spirito con i loro raggi. Mi accorgo del danno che mi provocano, una serie di microferite invisibili fatte di Nulla. Cerco di muovermi. Sarebbe infatti già un gran progresso poter vedere questo universo a me estraneo secondo le prospettive a cui sono abituato. Per quanto mi sforzi, ogni fatica compiuta è del tutto vana. Sento in me una grande ansia, equivalente in quella dimensione dell’acido lattico, ma tutto resta esattamente com’era. Solo dopo un tempo che non potrei misurare, mi rendo conto che il mio unico grado di libertà mi permette di guardare di taglio il panorama, e questo produce un cambiamento inaspettato e notevole: adesso ho davanti a me una donna nuda seduta sul terreno, le gambe piegate e distese di lato. Con una mano sfiora il terreno, mentre l’altra è adagiata sul bacino. La vedo a testa in giù, è ovvio. È anche una bella donna, che mi sovrasta immobile ed eterna. Più intensa diventa la mia attenzione su di lei, più mi pare che cresca in dimensioni, fino a diventare maestosa come un leviatano. Percepisco che lei è sempre la stessa e che questo ingigantirsi stia soltanto nella mia coscienza. Mi perdo nella sua bellezza, che sarebbe molto apprezzata da quegli idioti che mi hanno rifilato lo dzoroaph, se non fosse per la sua assenza di occhi. La vedo con la sua chioma corvina, statica come una foresta di quarzo nero. La pelle sembra anemica, ed è priva di ogni dettaglio. Neanche un neo. Quel volto, con la sua bocca scarlatta e carnosa, è innaturale, teso e senza occhi né palpebre. Liscio come la plastica. Sopra il naso inizia subito la fronte ampia, fino all’attaccatura dei capelli. Stranito, estendo la mia vista ai suoi seni, con capezzoli turgidi e scuri, e mi sposto fin quasi a toccarla tra le gambe con lo sguardo. Il pelo ispido sembra fatto di fili di ferro. È una creatura vivente o è un insieme di pixel? Non so dare una risposta a questo interrogativo, che comincia ad ossessionarmi e mi trasmette l’impressione di essere punto da un ago. Mi concentro su ciò che ho davanti, cambiando la prospettiva nel solo modo che mi è possibile, ed ecco che la donna nuda senz’occhi sparisce. Per uno sfuggevole secondo, mi accorgo che si riduce a un riflesso e intuisco la terribile realtà. Mi sposto ancora lungo il campo visivo, ed ecco di nuovo la donna statuaria davanti a me. Quell’intero mondo è un cristallo incrinato, e io posso contemplare l’ologramma che qualche demiurgo dispettoso si è divertito ad incidere nel suo reticolo molecolare. Mi trovo in un’opera d’arte. Anzi, ne sono ormai parte. L’eternità mi ha fagocitato ed assimilato a questo blocco vetroso decorato. Ma per chi sto formulando i miei pensieri, poi?

Marco "Antares666" Moretti

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