Famosissimo è il quadrato magico del Sator, su cui sono stati scritti fiumi di inchiostro:
S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S
Appare chiaro a tutti che non si tratta di un testo latino semplice e lineare. Sono in ogni caso convinto che si possano puntualizzare alcune cose importanti a riguardo.
Questa è la traduzione che propongo:
Il seminatore con l'aratro tiene in azione le ruote.
Termini problematici:
1) AREPO. Il latino volgare *arepus, dat./abl. arepo, è una parola celtica che significa "aratro (su ruote)". Non fa specie che non compaia nei vocabolari: è un termine che si è diffuso in alcune varietà della lingua parlata a partire dalla Gallia Transalpina. L'accento è sulla prima sillaba. La formula del quadrato è tradotta in un testo biblico greco dei XIV secolo con ὁ σπείρων ἄροτρον ϰρατεί ἔργα τρόχους "il seminatore tiene l'aratro, le opere, le ruote" (cod. Par. gr. 2511 f. 60v). Anche se il traduttore non doveva conoscere bene la grammatica del latino, si nota che ἄροτρον corrisponde AREPO, anche se all'accusativo. Dalla stessa base di AREPO è formato il gallico arepennis, che indica una misura agraria corrispondente al semiiugerum. Di genere maschile, questa vocabolo è sopravvissuto nel latino popolare delle Gallie, dando infine il francese arpent.
2) OPERA. Il termine opera è qui l'ablativo di un vocabolo femminile. Il latino ha opus, gen. operis, di genere neutro, il cui plurale è opera. Come in molti altri casi, nella lingua popolare il neutro plurale è diventato un femminile singolare: di qui la parola opera, gen. operae, da cui il termine tuttora in uso in italiano. Lo stesso è accaduto con fortia, letteralmente "le cose forti", un neutro plurale che è diventato in italiano il femminile singolare forza. Nel quadrato magico non è possibile interpretare questo OPERA come accusativo plurale neutro, dato che dovrebbe essere l'oggetto del verbo TENET e l'uso dell'accusativo plurale femminile ROTAS non avrebbe alcun senso - a meno di non immaginare una congiunzione sottointesa, quasi TENET OPERA (ET) ROTAS, soluzione che non mi piace per nulla. Questo non è il latino dei metallari.
3) ROTAS. Per evitare il cumulo di accusativi, c'è chi ha interpretato questa parola come una forma volgare di rotans, considerando il participio riferito a SATOR. Tuttavia la proposta non regge per motivi semantici: bisogna ammettere che un "seminatore rotante" visto come simbolo della Sorte è qualcosa di una fragilità logica molto spinta.
A stento le molte assurdità della pseudoscienza occultista fiorite sul testo del quadrato del Sator meritano qualche menzione. La vecchia scappatoia di chi vede in AREPO un nome proprio di persona non è ancora niente in confronto alle stravaganze che si possono reperire nel Web. C'è chi segmenta le parole facendo di ogni lettera un'abbreviazione, trasformando SATOR in una sigla. Cito poi l'interpretazione mirabolante di AREPO come AREOPAGO (ebbene sì, mi è toccato imbattermi anche in questa inconsistenza). A Rino Cammilleri sembra ripugnare sopra ogni cosa il fatto che possano essere esistite parole galliche in latino - per lui la Verità è italiana, non francese :) - dimenticando l'esistenza di vocaboli come carrus, carpentum, benna, petorritum, alauda, betulla, gaesum, cervisia, bracae, etc.
Spiegazione: Un tempo si credeva che il quadrato magico in questione fosse stato inventato nel Medioevo per ragioni apotropaiche, ma poi si sono scoperte sue raffigurazioni più antiche, risalenti all'epoca dell'Impero Romano. In particolare ne sono stati trovati diversi esemplari a Pompei, al punto che è stato ribattezzato latercolo pompeiano.
Il quadrato è una croce cristiana criptica, usata già durante le persecuzioni come segno di riconoscimento. Se si evidenzia la parola TENET nel mezzo della struttura, salta all'occhio una croce palindromica:
S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S
Anagrammando la frase, Felix Grosser ha ottenuto la seguente croce:
Chiaramente la sequenza A O sta per Alpha Omega. Le possibilità che tutto ciò sia frutto del caso è talmente bassa da poter essere scartata. La spiegazione del quadrato come crittografia cristiana ha incontrato molte resistenze per svariati motivi. Innanzitutto per la data precoce dei reperti pompeiani, che sono per necessità anteriori al 79 d.C., data dell'eruzione. È possibile che in epoca tanto antica esistesse a Pompei una comunità cristiana tanto folta e vitale? È possibile che avesse già sviluppato un simbolismo così elaborato, e per giunta utilizzando la lingua latina anziché il greco? Sembrando queste cose piuttosto improbabili, qualche studioso ha preferito cercare un'origine mitraica o ebraica, usando argomenti che non convincono. Sostengo senza indugio l'interpretazione cristiana. Dal momento che questi reperti presuppongono la presenza di una comunità cristiana molto numerosa a Pompei, bisogna partire da tale dato di fatto e approfondire gli studi, piuttosto che cercare interpretazioni implausibili negando una realtà così evidente.
Riporto un interessante articolo dell'Università di Manitoba, che purtroppo contiene qualche refuso nella traduzione greca del quadrato: