NATURA CONTRO
Aka: Green Inferno, Cannibal Holocaust II,
Paradiso infernale
Paese di produzione: Italia
Anno: 1988
Durata: 90 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1:66:1
Genere: avventura, orrore
Sottogenere: cannibalesco
Regia: Antonio Climati
Soggetto: Antonio Climati, Marco Merlo
Sceneggiatura: Franco Prosperi, Antonio Climati,
Federico Moccia, Lorenzo Castellano
Casa di produzione: Dania Film, Filmes
International, Medusa Distribuzione, National
Cinematografica, Reteitalia
Musiche: Maurizio Dami
Interpreti e personaggi:
Marco Merlo: Fred
Fabrizio Merlo: Mark
May Deseligny: Gemma
Pio Maria Federici: Pio
Bruno Corazzari: contrabbandiere di bambini
Roberto Ricci: Professor Korenz
Jessica Quintero: Kuwala
David Maunsell: pescatore al fiume
Sasha D'Arc: sorella di Kuwala
Roberto Alessandri: cacciatore di teste
Salvatore Borgese: Juan Garcia
Censura: 83466 del 23-03-1988
Trama:
Una giornalista, Gemma, si unisce a tre amici in una spedizione alla ricerca del professor Korenz, scomparso nell'Amazzonia peruviana mentre era sulle tracce della mitica (e inesistente) civiltà degli Imas, che sarebbe stata alla base del famoso mito del paese di El Dorado. Inizia per la compagnia una serie di sconclusionate peripezie attraverso la foresta, tra scimmie e anaconda giganteschi. Alla fine, dopo essersi scontrati con un gruppo di brutali cercatori d'oro, Gemma e gli amici arrivano a destinazione: ritrovano il professore disperso in un villaggio che sembra proprio una reliquia del perduto popolo degli Imas. In realtà gli abitanti di quel luogo sono energumeni privi di qualsiasi rapporto di discendenza con gli Imas, genti che Korenz ha plasmato ed educato in modo tale da rendere reale un parto della sua fantasia. Insomma, si tratta una creazione artificiale, che egli è stato più volte tentato di far passare per la scoperta del secolo, riuscendo sempre a rinunciare a ogni conato di intenzioni falsarie. Alla fine, colpito dalla bellezza di Gemma e credendo così di poter avere con lei qualche contatto carnale, si lascia convincere a rivelare di aver davvero scoperto i mitici Imas, andando così a infoltire la già consistente schiera dei chierici traditori e dei fabbricatori di frodi scientifiche. Se ne va via con la giornalista, lasciando i tre giovani aitanti tra i nativi, anche se non riuscirà a realizzare il suo desiderio di essere per lei un sugar daddy.
Una giornalista, Gemma, si unisce a tre amici in una spedizione alla ricerca del professor Korenz, scomparso nell'Amazzonia peruviana mentre era sulle tracce della mitica (e inesistente) civiltà degli Imas, che sarebbe stata alla base del famoso mito del paese di El Dorado. Inizia per la compagnia una serie di sconclusionate peripezie attraverso la foresta, tra scimmie e anaconda giganteschi. Alla fine, dopo essersi scontrati con un gruppo di brutali cercatori d'oro, Gemma e gli amici arrivano a destinazione: ritrovano il professore disperso in un villaggio che sembra proprio una reliquia del perduto popolo degli Imas. In realtà gli abitanti di quel luogo sono energumeni privi di qualsiasi rapporto di discendenza con gli Imas, genti che Korenz ha plasmato ed educato in modo tale da rendere reale un parto della sua fantasia. Insomma, si tratta una creazione artificiale, che egli è stato più volte tentato di far passare per la scoperta del secolo, riuscendo sempre a rinunciare a ogni conato di intenzioni falsarie. Alla fine, colpito dalla bellezza di Gemma e credendo così di poter avere con lei qualche contatto carnale, si lascia convincere a rivelare di aver davvero scoperto i mitici Imas, andando così a infoltire la già consistente schiera dei chierici traditori e dei fabbricatori di frodi scientifiche. Se ne va via con la giornalista, lasciando i tre giovani aitanti tra i nativi, anche se non riuscirà a realizzare il suo desiderio di essere per lei un sugar daddy.
Recensione:
Il film non ha alcuna relazione con il famoso Cannibal Holocaust di Deodato e non deve essere confuso con il quasi omonimo The Green Inferno di Eli Roth (2013). Se devo essere sincero e parlare francamente, fa schifo. Non presenta quasi alcuna originalità, dovrebbe essere un film d'avventura ma l'azione è fiacca, addirittura a tratti è noioso. Posso dire che la sua visione sia nella sostanza una perdita di tempo. Soltanto qualche trovata occasionale ha un suo valore, come ad esempio il pesce mordace che si infila nell'ano di un indigeno e il cadavere murato in un termitaio artificiale, impastato col fango - sebbene il serpente che esce dall'orbita non sia plausibile: a quanto ne so non esistono serpenti saprofiti e per giunta capaci di vivere in assenza di aria. Interessante la trovata dell'evirazione di uno schiavo rivoltoso tramite il morso di un boa. La cosa non è così inverosimile: anche se tali serpenti sono costrittori e non velenosi, il morso di un esemplare adulto non è esattamente come una fellatio. Molte sequenze valicano il confine della verosimiglianza e sembrano del tutto slegate dalla trama. Grottesca la massiccia ispanizzazione linguistica dei nativi in contrasto stridente con la conservazione quasi integrale dei loro costumi: chi ha girato il film evidentemente non si è potuto permettersi attori indios genuini e ha quindi propinato agli spettatori una visione un po' semplicistica delle culture amazzoniche. Un'ultima cosa. Dove sono i cannibali?
Il film non ha alcuna relazione con il famoso Cannibal Holocaust di Deodato e non deve essere confuso con il quasi omonimo The Green Inferno di Eli Roth (2013). Se devo essere sincero e parlare francamente, fa schifo. Non presenta quasi alcuna originalità, dovrebbe essere un film d'avventura ma l'azione è fiacca, addirittura a tratti è noioso. Posso dire che la sua visione sia nella sostanza una perdita di tempo. Soltanto qualche trovata occasionale ha un suo valore, come ad esempio il pesce mordace che si infila nell'ano di un indigeno e il cadavere murato in un termitaio artificiale, impastato col fango - sebbene il serpente che esce dall'orbita non sia plausibile: a quanto ne so non esistono serpenti saprofiti e per giunta capaci di vivere in assenza di aria. Interessante la trovata dell'evirazione di uno schiavo rivoltoso tramite il morso di un boa. La cosa non è così inverosimile: anche se tali serpenti sono costrittori e non velenosi, il morso di un esemplare adulto non è esattamente come una fellatio. Molte sequenze valicano il confine della verosimiglianza e sembrano del tutto slegate dalla trama. Grottesca la massiccia ispanizzazione linguistica dei nativi in contrasto stridente con la conservazione quasi integrale dei loro costumi: chi ha girato il film evidentemente non si è potuto permettersi attori indios genuini e ha quindi propinato agli spettatori una visione un po' semplicistica delle culture amazzoniche. Un'ultima cosa. Dove sono i cannibali?
Curiosità:
Una vera scimmia viene effettivamente colpita con una cerbottana nel film, e per questo motivo 12 secondi di pellicola sono stati tagliati all'uscita nel Regno Unito. Nonostante questo non si rilevano uccisioni di animali, cosa abbastanza rara per un film cannibalesco italiano.
Una vera scimmia viene effettivamente colpita con una cerbottana nel film, e per questo motivo 12 secondi di pellicola sono stati tagliati all'uscita nel Regno Unito. Nonostante questo non si rilevano uccisioni di animali, cosa abbastanza rara per un film cannibalesco italiano.
Altre recensioni e reazioni nel Web:
Ecco alcuni interventi apparsi sul Davinotti:
Maik271 ha scritto:
"Pellicola di rara bruttezza quella girata da Climati, in cui l'avventura narrata sembra uscita da una produzione Disney e per giunta senza una sceneggiatura convincente. Il cast di sconosciuti e le musiche bruttissime fanno sì che manchi in questa storia il benché minimo requisito dei cannibal movie (a parte qualche testa goffamente inserita dentro ampolle di vetro delle quali si vede chiaramente il foro in basso). Solo il fatto che questo film sia stato spacciato come il sequel di Cannibal holocaust di Deodato gli fa meritare il voto più basso."
Undying ha scritto:
"Già fa sorridere che un professore americano (che di cognome fa Korenz!) sia ricercato nell'Amazzonia, ove s'è recato per motivi - non meglio identificati - di studio. Figurarsi quando viene rintracciato da un gruppo di ricercatori, che lo troveranno perfettamente integrato in una tribù di indios! Il tema è quello del "cannibalismo", ma Climati opta per una narrazione più antropologica e seriosa, glissando sulle scene splatter e sull'antropofagia: tema che serve da specchietto per allodole, al fine di attirare un pubblico destinato a rimanere -inevitabilmente- deluso dal contenuto. Dietetico."
Daidae ha scritto:
"Bruttissimo film di avventura ricco di messaggi ecologisti e buonismo a iosa (assurda la scena delle scimmie tramortite e rubate per fare pet-therapy!) A parte gli splendidi paesaggi, si segnala per la sua noiosità e per la mediocrità degli attori. Non è assolutamente un film su cannibali, ma un film di avventura molto leggero.
MEMORABILE: La donna che viene catturata dagli indios e costretta a ingurgitare banane!"
Maik271 ha scritto:
"Pellicola di rara bruttezza quella girata da Climati, in cui l'avventura narrata sembra uscita da una produzione Disney e per giunta senza una sceneggiatura convincente. Il cast di sconosciuti e le musiche bruttissime fanno sì che manchi in questa storia il benché minimo requisito dei cannibal movie (a parte qualche testa goffamente inserita dentro ampolle di vetro delle quali si vede chiaramente il foro in basso). Solo il fatto che questo film sia stato spacciato come il sequel di Cannibal holocaust di Deodato gli fa meritare il voto più basso."
Undying ha scritto:
"Già fa sorridere che un professore americano (che di cognome fa Korenz!) sia ricercato nell'Amazzonia, ove s'è recato per motivi - non meglio identificati - di studio. Figurarsi quando viene rintracciato da un gruppo di ricercatori, che lo troveranno perfettamente integrato in una tribù di indios! Il tema è quello del "cannibalismo", ma Climati opta per una narrazione più antropologica e seriosa, glissando sulle scene splatter e sull'antropofagia: tema che serve da specchietto per allodole, al fine di attirare un pubblico destinato a rimanere -inevitabilmente- deluso dal contenuto. Dietetico."
Daidae ha scritto:
"Bruttissimo film di avventura ricco di messaggi ecologisti e buonismo a iosa (assurda la scena delle scimmie tramortite e rubate per fare pet-therapy!) A parte gli splendidi paesaggi, si segnala per la sua noiosità e per la mediocrità degli attori. Non è assolutamente un film su cannibali, ma un film di avventura molto leggero.
MEMORABILE: La donna che viene catturata dagli indios e costretta a ingurgitare banane!"
Buiomega71 ha scritto:
"Primo film di "finzione" di Antonio Climati e devo dire una bella sorpresa. Al di là di alcune falle nello script, rimango affascinato dagli omaggi Herzoghiani (la barca spinta nel folto della foresta, la musica di Mozart che riecheggia nella savana), a La foresta di smeraldo (il covo dei cacciatori d'oro) e trappole micidiali alla Guerrieri della palude silenziosa. Buono il comparto exploitativo, traffico di bambini per l'espianto degli organi, lo scheletro nascosto nel formicaio, le mortali fellatio delle anaconde. Ottimo adventure movie.
MEMORABILE: I riti dello sciamano per curare la ragazza dalla cancrena; Lo scoop iniziale delle teste, rimpicciolite, sotto vetro."
Lucius ha scritto:
"Rispetto a tanti inutili mondo movie e a qualche stupido cannibal movie, almeno questo, privo di violenza gratuita, ha spunti interessanti, grande avventura, tanta azione e una natura selvaggia e quindi fascinosa come scenografia. Poi una rocambolesca trama, che vede impegnati un gruppo di amici a schivare pericoli di ogni genere nella ricerca di uno scienziato di cui si sono perse le tracce. La cultura amazzonica come surplus e una colonna sonora anni ottanta, ma accettabile con le sue sonorità."
Questo articolato intervento di tylerdurden93 è apparso su Filmscoop:
"Venduto come cannibal-movie in realtà non presenta alcuna atrocità ascrivibile al filone, ci sono giusto alcune analogie ambientali e antropologiche con i capisaldi firmati da Deodato e Lenzi in primis. E' tuttavia considerato il canto del cigno di un genere che riscosse gran successo accompagnato da scalpore e regolari polemiche.
Trattasi di una pellicola d'avventura inerente il pericoloso viaggio nel cuore della jungla amazzonica di quattro temerari alla ricerca del fantomatico Dottor Korenz (imbarazzante l'analogia con "Cuore di Tenebra" o se se preferite "Apocalypse Now").
"Natura Contro" annoia pesantemente, è un susseguirsi di fatti scialbi e a tratti ridicolmenti ingenui. Colpa di una storia scritta malissimo e affondata da un montaggio a dir poco aberrante; fortunatamente regia e fotografia sono di pregevole livello.
Antonio Climati è personaggio col pallino documentaristico come già mostratro nelle numerose collaborazioni coi vari mondo movie, purtroppo il suo lavoro ha misera valenza sia dal punto di vista dell'intrattenimento che da quello didattico, con tradizioni e cultura di quelle inaccessibili zone trattate in maniera esageratamente sensazionalistica.
Deludente l'apporto del cast, anche se il personaggio dello studioso è per nulla stereotipato e piuttosto simpatico, una specie di Indiana Jones sul quale in partenza non si scommetterebbero due lire.
Nel lavoro di Climati si avverte l'esortazione al rispetto per il mondo circostante e al diritto di esistere delle popolazioni autoctone, anche in questo caso però, e dispiace ammetterlo, il lodevole sforzo è veicolato in maniera assolutamente fiacca."
Trattasi di una pellicola d'avventura inerente il pericoloso viaggio nel cuore della jungla amazzonica di quattro temerari alla ricerca del fantomatico Dottor Korenz (imbarazzante l'analogia con "Cuore di Tenebra" o se se preferite "Apocalypse Now").
"Natura Contro" annoia pesantemente, è un susseguirsi di fatti scialbi e a tratti ridicolmenti ingenui. Colpa di una storia scritta malissimo e affondata da un montaggio a dir poco aberrante; fortunatamente regia e fotografia sono di pregevole livello.
Antonio Climati è personaggio col pallino documentaristico come già mostratro nelle numerose collaborazioni coi vari mondo movie, purtroppo il suo lavoro ha misera valenza sia dal punto di vista dell'intrattenimento che da quello didattico, con tradizioni e cultura di quelle inaccessibili zone trattate in maniera esageratamente sensazionalistica.
Deludente l'apporto del cast, anche se il personaggio dello studioso è per nulla stereotipato e piuttosto simpatico, una specie di Indiana Jones sul quale in partenza non si scommetterebbero due lire.
Nel lavoro di Climati si avverte l'esortazione al rispetto per il mondo circostante e al diritto di esistere delle popolazioni autoctone, anche in questo caso però, e dispiace ammetterlo, il lodevole sforzo è veicolato in maniera assolutamente fiacca."