domenica 15 ottobre 2017



RABID - SETE DI SANGUE

Titolo originale: Rabid
Paese di produzione: Canada
Anno: 1977
Durata: 90 minuti
Genere: Orrore
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: John Dunning
Fotografia: René Verzier
Montaggio: Jean LaFleur
Interpreti e personaggi   
    Marilyn Chambers: Rose
    Frank Moore: Hart
    Joe Silver: Murray Cypher
    Howard Rysphan: Dr. Dan Keloid
    Patricia Cage: Dr. Roxanne Keloid
   
Susan Roman: Mindy Kent
    Roger Periard: Lloyd Walsh
    Lynne Deragon: Infermiera Louise
    Terry Schonblum: Judy Glasberg
    Victor Désy: Claude LaPointe
    Julie Anna: Infermiera Rita
    Gary McKeehan: Smooth Eddy
    Terence G. Ross: Il fattore
    Allan Moyle: Giovane uomo nella loggia

Trama:

Rose è una motociclista che ha un grave incidente mentre viaggia col suo ragazzo, Hart. I due giovani vengono portati d'urgenza alla clinica del Dottor Keloid (nomen omen derivato da cheloide, ossia cicatrice indurita), che si trova nei pressi del lugo dello schianto. Questo Keloid è un chirurgo estetico che conduce studi poco ortodossi sul trapianto di cute prelevata dai morti. La sua ossessione sono i batteri che pullulano sulla pelle. Il realtà la pelle non è il luogo più carico di germi, come crede Keloid, che pare dimenticarsi dell'intestino e di quella pasta batterica marrone chiamata merda. Siccome la bellissima Rose è in pericolo di vita e rischia di rimanere sfigurata, il Dottor Keloid decide di effettuare su di lei un rischiosissimo trapianto di cute prelevata da alcuni cadaveri e conservata. Così facendo, la parte inferiore del corpo di Rose riceve una pelle nuova. Il trapianto sembra riuscito, eppure la paziente non riprende i sensi. Quando si sveglia, qualcosa in lei è mutato in modo irreversibile. Il suo corpo è splendido come prima dell'incidente, perfetto in ogni dettaglio... tranne che per un particolare: sotto un'ascella le è spuntato un ano preternaturale, dalla corona infiammata, da cui fa capolino uno stronzo rosso come il sangue e armato di un terribile aculeo. Sconvolta dalla sete di sangue, Rose si alza dal letto e si allontana nella notte per predare. È l'inizio di un incubo atroce che dilaga come una pestilenza, dato che ogni persona morsicata dalla donna si trasforma in uno zombie-vampiro. Presto la contrada si riempi di cadaveri deambulanti dal volto sporco di sangue e la situazione sfugge al controllo delle autorità. Rose, che oltre a essere il "paziente zero" è una portatrice sana, si reca a Montreal da sua sorella, innescando la catena di eventi che porterà il genere umano alla rovina.     

Recensione:

Questo film, uscito due anni dopo Shivers - Il demone sotto la pelle, ne ricalca molto la struttura e presenta ambientazioni simili. Utilizza anche alcuni attori, al punto che sembra quasi che tra le due narrazioni esista una continuità sostanziale. Troviamo ad esempio Murray Cypher, lo pseudo-Asimov interpretato da Joe Silver, che in Shivers veniva aggredito da uno stronzo semovente, corroso dall'acido e infine ucciso a sprangate. Anche qui lo stesso personaggio fa una fine orribile e in qualche misura assimilabile: entrato nel proprio appartamento, viene aggredito e ucciso in modo atroce dalla moglie mutata in zombie-vampiro, subito dopo aver scoperto che il suo figlio piccolo era stato dilaniato. Sembra il medesimo geroglifico d'orrore nei due film: lo scienziato che nel cuore della notte fa il suo ingresso in una casa e trova la sua orrenda nemesi. Lo stronzo paonazzo che emerge dall'orifizio formatosi sotto un'ascella di Rose-Marilyn Chambers è talmente simile agli stronzi di Shivers da apparire formato usando lo stesso materiale scenico, a cui è giusto stato applicato un aculeo.


La pornodiva di Providence

Magistrale l'interpretazione di Marilyn Chambers (1952-2009), che - non dimentichiamolo - era una pornodiva originaria in quella stessa Providence che diede i natali all'immortale H.P. Lovecraft. L'attrice raggiunse la fama nel 1970 con il film hard Behind the Green Door (Dietro la porta verde), dei fratelli Mitchell, che fu il primo porno ad essere distribuito regolarmente negli Stati Uniti. Quello fu anche il primo film in assoluto a mostrare una scena di sesso interrazziale tra la stessa Chambers e il pugile mandingo Johnny Keyes - cosa che recò immenso scandalo nella stessa industria del cinema hard, che evidentemente applicava le leggi di Jim Crow. Negli USA è assai raro che una pornodiva possa ricoprire ruoli di qualche importanza nel cinema non hard. Questo è accaduto alla Chambers, che in Rabid ha ottenuto il ruolo di protagonista. Il produttore Ivan Reitmann, probabilmente in stato di bizzarria, ha deciso che il film avrebbe avuto un grande successo all'estero se fosse stato interpretato da una famosa pornodiva. Sappiamo a posteriori che la sua trovata si è dimostrata vincente, così in genere viene definita "astuta". Cronenberg non conosceva la Chambers e aveva scelto come protagonista Sissy Spacek, che fu tuttavia scartata dai dirigenti dello studi per via del suo accento, giudicato inidoneo. Probabilmente si trattò di un singolare contrattempo, visto che la Spacek ebbe però successo interpretando Carrie - Lo sguardo di Satana, proprio nello stesso periodo in cui Rabid veniva prodotto. In ogni caso il regista fu impressionato dall'impegno e dalle doti drammatiche dell'attrice hard e fu presto entusiasta della sua recitazione. È stato un vero peccato che dopo Rabid la ragazza di Providence sia tornata a interpretare pellicole pornografiche, a partire da Insaziabile (Insatiable), del 1980, uscendo così dal genere cosiddetto "mainstream": avrebbe potuto dare altri contributi interessanti al cinema horror e drammatico. 


Eros e Thanatos

Come già nel suo film gemello Shivers, in Rabid emerge il tema profetico del contagio dell'AIDS. Mentre Shivers trattava l'associazione tra il sesso e le feci, qui si approfondisce l'associazione tra il sesso e il sangue: sono due aspetti complementari dello stesso connubio tra Eros e Thanatos. Il tema della contaminazione venerea si intreccia in modo indissolubile con quello dell'alterazione del corpo, che si esprime nella comparsa di un nuovo ano sotto un'ascella della protagonista (non somiglia affatto a una piccola vagina, come alcuni sostengono). Il pungiglione di Thanatos che emerge da questa apertura è un simbolo della predazione insita in ogni attività sessuale. Siamo lontani anni luce dall'idea melensa che le masse hanno del connubio tra i sessi come espressione di un sentimento idilliaco: qui si mette a nudo la vera natura della copula, uno scontro tra forze ferali che plasmano l'Inferno chiamato "vita", questa mostruosa anomalia cosmica, questo sfregio pestilenziale inferto alla quiete della Non Esistenza. Eccola la Verità: il sesso è merda, è conflitto, è terrore. Per alcuni, Cronenberg ci vuole parlare dell'impossibilità di accedere all'amore sessuale. "L'atto amoroso, impossibile altrimenti, è sublimato nell'atto di succhiare il sangue alle malcapitate vittime, maschi o femmine che siano." (Fonte: Wikipedia, 10/2017). A me pare piuttosto che l'atto amoroso sia descritto servendosi della metafora vampirica perché è un'aberrazione che contiene in sé il seme della Mors Ontologica.


Origini del vampirismo

Gli zombie assetati di sangue che vediamo in Rabid non presentano nessun elemento soprannaturale. Sono semplicemente le vittime di un morbo, il cui corpo agisce spinto dai comandi del patogeno che li ha infettati. Non si ha alcuna intrusione nel vasto reame della demonologia. Pur assimilando entrambi sangue umano per sopravvivere, i contagiati descritti da Cronenberg e il Nosferatu di Murnau sono tassonomicamente del tutto diversi. Si nota la profonda influenza del film La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead), di George A. Romero (1968). Com'è a tutti chiaro, i morti viventi non hanno alcuna necessità di riuscire affascinanti. "Generalmente, la figura del vampiro tradizionalmente mostrata al cinema, aveva come tratto distintivo (eccetto rari casi) la componente seduttiva. In questo film invece la soddisfazione sessuale, e di conseguenza anche l'amore, sono resi impossibili dalla condizione stessa dell'essere vampiro." (Fonte: Wikipedia 10/2017). In una luttuosa epoca come quella in cui viviamo, afflitta dalla melensaggine di infiniti vampiri innamorati, sarebbe proprio il caso di ritornare all'esempio di Rabid e di mostrare personaggi disumanizzati, ridotti a cadaveri deambulanti che brancolano alla ricerca di sangue per placare la loro bramosia.

Batteri e virus

Il contagio che trasforma in zombie-vampiri è attribuito dai medici e dalle autorità a una variante della rabbia, pur presentando una sintomatologia molto differente. La rabbia è una malattia virale tipica dell'essere umano e di numerosi animali a sangue caldo. Può essere trasmessa da cani, lupi, volpi e persino procioni. Causa un'infiammazione acuta del cervello e se conclamata porta quasi ineluttabilmente alla morte. Tuttavia nel film, la causa della pandemia di vampirismo zombificante sembra essere piuttosto un batterio. Ci viene mostrato un campione della cute impiantata a Rose analizzato al microscopio e pullulante di batteri simili alla spirocheta della sifilide (Treponema pallidum). Sembra che il regista non avesse ben chiara la differenza tra virus e batteri, che appartengono a rami molto distanti dell'Albero della Vita. 


Exitus

Il terrificante epilogo, che è la gioia per ogni estinzionista come me, segna la Fine dell'Umanità. Vediamo che la pandemia di vampirismo zombificante si è sparsa su tutto il pianeta e che i pochissimi superstiti non colpiti dal morbo lottano duramente per sopravvivere. Rose, il cui stato privilegiato di portatrice sana è venuto meno in seguito al morso di un malato, giace in mezzo all'immondizia in un vicolo, lo sguardo pietrificato. Non si capisce bene se il suo corpo sia senza vita o se invece sia semplicemente colpito da paralisi. Arriva il camion con gli addetti allo smaltimento, paludati in pesanti tute anticontaminazione, con maschere in grado di evitare il benché minimo contatto col materiale infetto. Afferrano l'immobile corpo di Rose e lo gettano senza tanti complimenti nella macchina che tritura i rifiuti.

LA MOSCA

Titolo originale: The Fly
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1986
Durata: 92 min
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: David Cronenberg
Soggetto: George Langelaan
Sceneggiatura: Charles Edward Pogue, David
    Cronenberg
Produttore: Stuart Cornfeld
Casa di produzione: Brooksfilm
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Chris Walas, Jon Berg, Louis Craig,
    Hoyt Yeatman
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Carol Spier
Interpreti e personaggi   
    Jeff Goldblum: Seth Brundle/il Brundlemosca
    Geena Davis: Veronica Quaife
    John Getz: Stathis Borans
    Joy Boushe: Tawny
    Leslie Carlson: Dr. Brent Cheevers
    George Chuvalo: Marky
    David Cronenberg: ginecologo
    Carol Lazare: infermiera
    Shawn Hewitt: impiegato
Doppiatori italiani   
    Romano Malaspina: Jeff Goldblum
    Pinella Dragani: Veronica Quaife
    Renato Cortesi: Stathis Borans
    Massimo Foschi: Dr. Brent Cheevers
    Stefano De Sando: ginecologo

Trama: 

Veronica "Ronnie" Quaife è una giornalista, futile e annoiata, che lavora per un'importante rivista scientifica. A un party incontra un bizzarro scienziato, Seth Brundle. Dovendo scrivere un servizio ma non sapendo bene su che argomento farlo, Ronnie finisce con l'intervistare lo studioso. Introverso e problematico, questi è molto lusingato dall'interesse della donna bellissima e le rivela di aver fatto una scoperta scientifica che cambierà il mondo. Si tratta del prototipo di una macchina del teletrasporto, che ha costruito sfruttando i fondi che gli arrivano dall'ente per cui lavorava. L'uomo vive in una specie di scantinato, dove ha assemblato un computer collegato a due grosse capsule metalliche: una è il trasmettitore, in cui entra l'oggetto da teletrasportare, l'altra è il recettore, dove l'oggetto teletrasportato si materializza. Convinta di aver messo le mani sullo scoop del secolo, Ronnie convince lo scienziato a permetterle di seguire e di documentare ogni fase della sperimentazione, mantenendo però il segreto fino a che non sarà raggiunto il risultato definitivo: il teletrasporto di un essere umano. Infatti la macchina è in grado di trasferire da una capsula all'altra soltanto oggetti inanimati. Se si cerca di teletrasportare materia vivente, si ha un'inversione di simmetria. Un babbuino usato per la sperimentazione finisce rovesciato come un guanto e trasformato in un orribile ammasso di carne pulsante. Ronnie spera di ottenere dal suo capo ed ex-amante Stathis Borans la pubblicazione del materiale raccolto, anche se questi si dimostra scettico. A questo punto nella vita di Seth Brundle accade un piacevole imprevisto, i cui frutti saranno tuttavia luttuosi. La sensuale giornalista, allo scopo di assicurarsi ogni esclusiva e di motivare il ricercatore, gli si concede. Ispirato dallo stato di beatitudine trasmessogli dal sesso, all'improvviso Seth ha un'intuizione geniale e riesce a capire come rimediare all'inconveniente della sua macchina. L'esperimento di teletrasporto di un secondo babbuino riesce alla perfezione. L'intenzione è di festeggiare, ma proprio sul più bello Ronnie dice al suo amante che deve chiudere alcuni conti con il passato, e allo scopo si reca da Borans. Seth si sente abbandonato e tradito. Dopo aver consumato uno squallido pasto cinese e aver bevuto molto spumante, è roso dalla gelosia e teme che la sua Ronnie si sia messa sotto la scrivania di Borans a fellarlo. Così si accende in lui la determinazione a compiere un atto spaventoso, che avrà conseguenze assolutamente funeste: decide di sperimentare le capsule del teletrasporto su se stesso. Si verifica infatti una fatalità, che forse sarebbe stata evitata se Seth non si fosse lasciato traviare da una donna: una mosca si infila con lui nella capsula un istante prima che la macchina si attivi. Il computer, ottuso come tutte le macchine, non sapendo come risolvere il problema, opta per la fusione a livello genetico e molecolare dell'uomo con l'insetto... 


Recensione:

Come ormai sanno anche i sassi, al centro del pensiero di Cronenberg sta il corpo umano con tutte le sue possibili trasformazioni, specie se teratogene. L'origine di questo film è il racconto La mosca (The Fly) di Georg Langelaan, risalente al 1957 e pubblicato per la prima volta su Playboy. Prima che se ne occupasse l'illustre regista di Toronto, il racconto di Langelaan era già stato tradotto in pellicola da Kurt Neumann nel 1958. Il film in questione, interpretato da Vincent Price, è anch'esso intitolato The Fly, che in Italia è stato reso come L'esperimento del Dottor K. per via della sua indebita associazione con Kafka. Va detto che tra l'opera di Neumann e quella di Cronenberg sussistono differenze abissali. Il film del 1958 ci mostra il tragico fallimento di uno scienziato positivista e prometeico la cui personalità è del tutto priva di spessore. Per contro, il film del 1986 ruota attorno a Seth Brundle, una figura tenebrosa e conflittuale, di cui ci viene mostrata la caduta agli Inferi. L'universo di Cronenberg è un abisso di tenebra assoluta in cui non filtra nemmeno un raggio del sole dell'illusione. Incomunicabilità totale e disperazione. I personaggi sono come fantasmi alla deriva nel vuoto intergalattico mentre ogni struttura del cosmo collassa, sono mere fluttuazioni di nulla quantistico sommerse dal rumore di fondo della morte ontologica.


Una terribile rivelazione

Cronenberg descrive magistralmente la catabasi di Seth Brundle, il suo passare dalle tenebre dell'ignoranza alla terribile Luce Nera dell'Annientamento man mano che si manifestano gli effetti della sua contaminazione genetica e molecolare. All'inizio, appena operato il proprio teletrasporto, l'uomo di scienza è convinto di aver subito una catarsi totale. Si sente forte e brillante, ogni sua naturale capacità fisica e mentale è enormemente accresciuta. Egli attribuisce questo prodigioso effetto a una sorta di palingenesi compiuta dal processo di riaggregazione del corpo disintegrato: è come un filtro che agisce su ogni singolo atomo eliminando ogni scoria, permettendo a tutti gli organi di funzionare al massimo delle proprie possibilità. A smentire queste rosee razionalizzazioni, presto fanno la loro comparsa sintomi subdoli, chiari soltanto allo spettatore. Alcuni peli neri e setosi crescono sulla ferita dove l'insetto ha fatto il suo ingresso. La pelle comincia ad alterarsi, coprendosi di foruncoli. Gli appetiti si esasperano e si fanno ben strani: l'uomo comincia a mangiare quantità industriali di dolci, arrivando al punto di affogare il caffè nello zucchero. Copula con l'amante in modo instancabile, sfinendola e facendola sudare come in un bagno turco: presto la donna non riesce a fornirgli prestazioni sufficienti, così lui va a cercare la compagnia di una prostituta. L'odore della pelle comincia a diventare nauseabondo, come il sentore delle mosche, in cui al dolciastro si mescola lo sterco. Subentrano segni di rigetto, dalla perdita dei padiglioni auricolari alla caduta dei denti. Anche le modalità dell'alimentazone cambiano: l'uomo-mosca rigurgita una poltiglia acida biancastra sulle merendine, sciogliendole, quindi si sorbisce il tutto. Due genomi incompatibili, uno umano e uno di dittero, lottano tra loro in ogni cellula, plasmando il corpo secondo un progetto incoerente a cui si può soltanto dare il nome di cancro


Punti deboli nella narrazione 

A parer mio viene meno troppo rapidamente l'impossibilità di teletrasportare esseri viventi o loro parti. Non si capisce affatto quale fosse il problema e ancor meno quale sia stata l'intuizione che ha portato Seth Brundle a risolverlo, riuscendo così nei propri intenti. Questa improvvisa accelerazione narrativa nuoce un po' alla comprensione. Forse il regista avrebbe potuto giocare meglio sul thriller filosofico, con tutte le sue implicazioni, magari enucleando qualche terribile segreto della fisica subatomica. Una grave omissione è invece riscontrabile nelle pulsioni della mosca che emerge sempre più nel Seth ibridato: Cronenberg non ci mostra quella che è la caratteristica principale di quell'insetto, la coprofagia! A mio avviso il ricercatore mutato avrebbe dovuto cercare gli escrementi di Ronnie e poi quelli della prostituta per ingurgitarli avidamente, anche a costo di sfidare radicati tabù, come aveva invece osato in un altro suo film: Shivers - Il demone sotto la pelle.   

Difficoltà ontologiche

Al momento la Scienza è in grado di teletrasportare soltanto particelle subatomiche, per l'esattezza fotoni (quanti di luce). Se anche il teletrasporto esistesse e fosse operativo per esseri umani, non mi azzarderei mai e poi mai a sperimentarlo. Nessuno può dare la certezza che l'essere che arriva sia lo stesso di quello che parte. In altre parole, l'individualità della persona scompasta e quella della persona riassemblata potrebbero benissimo essere due cose diverse. Chi entrasse nella capsula potrebbe morire all'istante come la macchina entra in funzione, e potrebbe comparire altrove un essere differente, dotato di tutti i ricordi e di tutte le emozioni della persona appena scomparsa nel niente - ma con una storia interamente fittizia. Il problema è che non può esistere alcun esperimento capace di risolvere la questione. Questa indeterminazione è talmente tremenda, che penso sia meglio non sperimentare mai una simile tecnologia su esseri viventi - posto che si arriverà mai a portarla a compimento. 

Contraddizioni insanabili

Ovviamente questo splendido film va preso per quello che è, senza elucubrare troppo su ciò che è possibile e su ciò che è impossibile. Tuttava non posso fare a meno di pormi domande e di cercare risposte. In realtà non sarebbe necessaria una mosca per innescare la catastrofe: il rudimentale computer con interfaccia primitiva avrebbe incontrato lo stesso problema con i moltissimi acari demodex che infestano la cute dell'uomo, annidandosi nei follicoli sebacei. Sono presenti su tutti gli esseri umano. Anche le modelle ne hanno, anche se in piccolo numero e senza segni visibili - mentre io ne ho un allevamento che mi provoca irritazioni, punti neri e foruncoli purulenti. Per non parlare dei batteri. Come potrebbe fare il computer a teletrasportare la flora batterica mantenendone la coerenza? Se la macchina fosse stata capace di farlo, a maggior ragione avrebbe teletrasportato anche la mosca tenendola separata dall'uomo. O dobbiamo forse pensare che il processo di teletrasporto presenti difficoltà soltanto con esseri al di sopra di certe dimensioni? Se così fosse, quale ne sarebbe mai il motivo?

Altre recensioni:

Segnalo un interessantissimo articolo sul film, apparso su Sentieriselvaggi.it

giovedì 12 ottobre 2017

I MILLENNIALS E IL CONTESTO

In questo macrosistema possiamo identificare la Generazione Y, o Millennials, come quella che prova a emergere, ritagliandosi tra mille difficoltà uno spazio fra le consolidate gerarchie lavorative e sociali. Questa generazione è quella composta da ragazzi nati dal 1980 fino ai primi anni 2000. Si parla di giovani che hanno goduto di ottime condizioni di partenza e hanno potuto dedicarsi allo studio; infatti una buona percentuale di loro è laureata ed è depositaria di un sapere e un saper fare ignoti ad altri gruppi di popolazione.

Cosa impedisce ai Millennials di prendere il posto che spetterebbe loro di diritto? Tra le tante cause possibili c'è senz'altro la situazione di contesto.

La tecnologia e la globalizzazione hanno contratto lo spazio e il tempo e stanno trasformando la società da stazionaria (lavoro a tempo indeterminato, casa di proprietà, comunità locali) a nomade (lavoro a progetto, continui traslochi, comunità online).

Questo influisce fortemente sulle abitudini delle nuove generazioni, che faticano a trovare stabilità economica, sociale, affettiva, spirituale ed emotiva. Come osserva Zygmunt Bauman: "La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche quella afflitta come nessun'altra da sensazioni di insicurezza e d'impotenza."2

  2 Z. Bauman, Paura Liquida, Roma-Bari, Laterza, 2006

Data l'imprevedibilità dei mutamenti in atto, le azioni da intraprendere devono rispondere a una forma mentis differente rispetto a quanto si continua a insegnare. Le dinamiche che regolano il mondo diventano sempre più complesse, ma l'educazione è affrontata ancora in maniera settoriale e riduzionistica: la Generazione Y che esce dalle università si ritrova a fare i conti con un sistema economico e sociale che non rispecchia le sue aspettative.

Accade spesso che, a fronte di esperienze universitarie molto valide, ci si ritrovi a contestare quanto le figure professionali che si prefigurano in ambito accademico non coincidano con quelle che possono operare proficuamente nella realtà attuale. Qualche anno fa, ho frequentato un corso di Design industriale e, per quanto l'esperienza in generale sia stata molto formativa, non ho potuto fare a meno di  constatare l'assenza di un pensiero critico che riflettesse sul legame profondo fra il designer e il contesto nel quale opera. Ciò che viene insegnato non tiene in considerazione il suo impatto sociale e ambientale. Spesso si tratta di formare tecnici al servizio delle aziende, in grado di trasformare in prodotto analisi di marketing basate su tipologie e target specifici.
Vicktor Papanek, già negli anni Settanta scriveva: "There are professions more harmful than industrial design, but only a very few of them. And possibly only one profession is phonier. Advertising design, in persuading people to buy things they don't need, with money they don't have, in order to impress others who don't care, is probably the phoniest field in existence today. Industrial design, by concocting the tawdry idiocies hawked by advertisers, comes as a close second".

Tornando al contesto, mi sono sempre chiesto cosa significhi fare il designer industriale in un Paese senza grandi industrie. Con una tradizione di piccole e medie imprese forse sarebbe più utile puntare sull'imprenditorialità, insegnare ai giovani progettisti come poter essere indipendenti, condividere il proprio sapere con altre figure professionali complementari e costruire insieme dei percorsi utili per se stessi e per gli altri. È solo un esempio, ma è possibile osservare come nell'ambiente accademico la frammentazione e l'iperspecializzazione delle conoscenze spingano sempre più giovani a non riflettere approfonditamente sul senso del loro lavoro, sul loro potenziale ruolo innovativo e positivo nella società.

Dario Bucci, Generazione 2030
Equilibri. Rivista per lo sviluppo sostenibile, Il Mulino, 1/2016

Peccato che Zygmunt Bauman e l'autore del contributo alla rivista Equilibri non tengano conto di alcuni fattori molto importanti. 

1) La generazione dei Millennials è la prima nella storia del genere umano ad essere cresciuta in uno stato di completo scollamento dalla realtà. Le competenze da loro accumulate sono tante ma non hanno alcuna utilità pratica.
2) La generazione dei Millennials è caratterizzata da una crescita lenta. I giovani nati in epoca digitale mostrano un notevole ritardo a fare ingresso nel mondo degli adulti, come conseguenza delle condizioni estremamente agiate e vantaggiose in cui sono cresciuti. Vale questo nesso causale: 

Nessuna necessità di crescere causa contesto agiato => Nessuna necessità di applicare le conoscenze teoriche e schematiche acquisite.  
3) Quando i Millennials tentano di trovare il loro posto nel mondo vengono macinati perché il peso del loro scollamento dalla realtà li schiaccia e li stritola. Questo non avviene per problemi ambientali, legati al contesto, come piace pensare alla futile setta dei sociologi: la vera causa è genetica e ontologica. Si colgono segni evidenti di un processo a cui possiamo dare un solo nome: Involuzione della Specie.  

Queste tendenze si accentuano drammaticamente nella generazione successiva a quella dei Millennials (detta iGen, Generazione Z, Post-Millennials, Centennials o Plurals), formata da persone nate dopo i primi anni del XXI secolo. L'Involuzione continua, tanto che emergono sempre più i tratti caratteristici di un processo di riscimmiazione.

In realtà questa definizione potrebbe sembrare ingenerosa nei confronti delle scimmie e delle loro capacità. Lo scimpanzé che utilizza pietre per schiacciare le noci o i fili d'erba per estrarre le termiti da un termitaio, è padrone di una tecnologia che gli permette di migliorare le proprie condizioni. Grazie a queste competenze, il Pan troglodytes riesce a strappare qualche beneficio alla funesta Natura, integrando la propria dieta con nutrienti preziosi altrimenti inaccessibili. Per contro, l'adolescente riscimmiato dei nostri giorni dipende interamente da una tecnologia di cui ignora i princìpi fondanti. Se gli venisse a mancare la connessione a Internet, se gli venissero a mancare gli smartphone, si troverebbe in uno stato di isolamento assoluto dall'universo circostante. Uno stato che potremmo descrivere come catatonia solipsistica. Un simile giovane non potrebbe competere con le capacità di un babbuino: sarebbe nelle condizioni di una scimmia cieca e paralitica.

Una generazione di zombie con meno neuroni di un baco da seta. "Uno su due andrà all'università". Se ne usciranno archeologi, investiranno capitali per cercare l'account Facebook e il numero di cellulare dell'Imperatore Costantino.

mercoledì 11 ottobre 2017


 
NETANYAHU NEUTRALIZZATO
DA ZUCKERBERG 

Gli zeloti hanno una profonda idiosincrasia nei confronti dell'orina, delle feci e dell'orifizio anale. La religione condiziona ogni aspetto della loro vita e li porta a tumultuare spesso. Non passa giorno senza che quei settari minaccino la pace sociale in Israele. Netanyahu non può permettersi di inimicarseli, o per lui è finita. Questo circolo vizioso lo ha portato al disastro e lo ha reso impotente. La mia ricostruzione dell'accaduto è assai semplice. Zuckerberg ha presto trovato il modo di ricattare Netanyahu, avendo raccolto su di lui dati a dir poco cruciali. Minacciando di rendere pubblico materiale che avrebbe annientato il Primo Ministro israeliano, il Signore di Facebook ha ottenuto il suo scopo. Perché, vedete, tale materiale è talmente compromettente che anche solo una fuga di notizie riuscirebbe disastrosa. Si può dedurre qualcosa di più preciso sulla natura del materiale in questione: con ogni probabilità mostra Netanyahu nell'atto di lappare il boccone del prete alle prostitute e di farsi da loro orinare addosso. Proprio ciò che manda in bestia gli zeloti. Questo spiega perché alle continue e tonanti minacce di Bibi non abbiano fatto seguito atti concreti di sorta. Se le notizie sui suoi vizietti si fossero risapute, gli Haredim si sarebbero rivoltati, ed egli avrebbe anche perso il rispetto dei suoi stessi militari, con conseguenze catastrofiche. Così Netanyahu è rimasto paralizzato, proprio come la preda di un ragno. Si tenga conto che Zuckerberg agisce per spingere tutti gli Israeliti del mondo a migrare in massa nella loro terra ancestrale. Per questo motivo favorisce con ogni mezzo la diffusione del più feroce antisemitismo tra le genti. Ha permesso scientemente la propagazione capillare delle opere di Julius Streicher e dei Protocolli dei Savi di Sion, rendendo rampante l'odio antisemita. Gli ostacoli al suo dissennato progetto sono numerosi, ma lui non si perde d’animo ed escogita sempre nuove soluzioni di un cinismo davvero raggelante. Solo per fare un esempio, gli ebrei residenti in Europa sono molto furbi: in Israele non vogliono andarci, perché non si sta molto bene in un paese in cui se si esce al mattino non si sa se si rincasa alla sera. Così Zuckerberg intensifica il proliferare dell’antisemitismo nei paesi dell’Unione, mirando a far addensare nuvole temporalesche sulle comunità ebraiche, agendo affinché in tutta Europa si scatenino torbidi e sommosse, permettendo che gli antisemiti più radicali vi pullulino. In Francia, dove la situazione è già grave per via della presenza di grandi masse di musulmani ostili, si segnalano appelli delle autorità rabbiniche che consigliano ai membri delle comunità l’emigrazione in Israele. Sono consapevole del fatto che per molti quanto affermo suoni assurdo e paradossale, ma questa è la realtà dei fatti. Se ci fosse anche soltanto una minaccia di ascesa al potere di partiti antisemiti e se si cominciasse addirittura a parlare del rischio di pogrom, per Zuckerberg sarebbe meglio ancora: si innescherebbe in men che non si dica un esodo verso Israele.

  
USO STRUMENTALE DELLE ATROCITÀ

In questa società terminale, i fatti più orribili non destano raccapriccio per la loro natura: vengono invece usati strumentalmente per sostenere o confutare una qualche tesi politica. A nessuno sembra interessare se una ragazza viene stuprata, ma solo se lo stupratore è autoctono o allogeno. Si è arrivati a tal punto, che se uno stupro conferma le proprie tesi, i commentatori gioiscono. Non esiste nessuna pietà per le vittime. Nemmeno nella Roma antica c’erano simili mostruosità. Si trovavano corpi di bambini esposti e di adulti gettati nelle fogne a cielo aperto a marcire, i folli e i crudeli non mancavano di certo, ma non si trovava la forma mentis aberrante che impera nei social network. Non si trovavano esempi di completo scollamento dalla realtà dei fatti, come quelli a cui assistiamo oggi. Il processo di degenerazione cognitiva è giunto a tal punto che potremmo definire il genere umano un tumore. I pochi anticorpi sopravvissuti si agitano nella solitudine e nella disperazione. “La specie umana è moribonda e spera di risorgere. Gli esseri umani sono frutto del caso: un tentativo fallito. E quando un esperimento fallisce, non ci si ostina a ripeterlo: si ricomincia da zero. E si seguono premesse e schemi migliori. Loro non meritano una seconda possibilità. E io la impedirò a tutti i costi.” (cit.). Se lavorassi in un laboratorio di xenobiologia, nel giro di pochi anni comincerebbero a circolare i neomorfi.

martedì 10 ottobre 2017



IL LINGUAGGIO DESTRUTTURATO
DEI GIORNALISTI

Apro la sezione “Salute e Benessere” di ANSA e mi imbatto nella seguente perla: “Oetzi, la mummia di Similaun trovata in Alto Adige, era più geneticamente predisposta all'infarto rispetto all'uomo moderno”. Forse i giornalisti non riescono a capire una cosa molto semplice: quella povera mummia, essendo un corpo morto da millenni, difficilmente può esserere affetta da infarto. Nessuno insegna più il metodo logico-deduttivo di Sherlock Holmes? Evidentemente no. Eppure non ci sarebbe voluto molto a scrivere “Oetzi, l’uomo la cui mummia è stata trovata in Alto Adige, era geneticamente più predisposto all’infarto rispetto all’uomo moderno”. Già, perché non ha senso neanche dire che una mummia era “più geneticamente predisposta all’infarto”. Si deve dire che quell’uomo (da vivo) era “geneticamente più predisposto all’infarto”. L’ordine delle parole in italiano dovrebbe avere ancora un senso. Si consideri poi la locuzione “uomo moderno”. Nel linguaggio corrente sta per “uomo attuale”, mentre per i paleontologi indica la specie Homo sapiens, di cui anche l’individuo soprannominato Oetzi faceva parte. Anche se Homo sapiens fa parte della famiglia degli ominidi, il sottotitolo “Studi sul suo corpo e su quello di altri ominidi” fa pensare che Oetzi fosse una specie di uomo arcaico come l’uomo di Neanderthal e i Denisovani, il che è falso. Anche un articolo così interessante è stato guastato da giornalisti privi di qualsiasi competenza scientifica e linguistica, della stessa pasta di quelli che tempo fa hanno scritto “Casetta per uccelli antincendio” e “Cadavere trovato in appartamento in avanzato stato di decomposizione”.

domenica 8 ottobre 2017


ALCUNE CONSIDERAZIONI SUI VACCINI
E SULL'ANTIVACCINISMO

Le probabilità di subire una reazione avversa in seguito a una vaccinazione sono molto minori di quelle di avere un incidente stradale. È più facile essere rapiti dai terroristi dell'ISIS che incorrere in una reazione infausta dopo l’iniezione di un vaccino, questo è fuor di dubbio. Per contro è un dato di fatto inconfutabile che gli incidenti stradali sono molto comuni, che possono essere molto gravi e che spesso portano conseguenze indesiderabili come l'invalidità permanente, il coma irreversibile e la morte. Eppure non gliene frega un cazzo a nessuno! Nessuno rinuncia a guidare per paura delle conseguenze, gli automobilisti non ci pensano nemmeno per un attimo a smettere, perché fa loro comodo condurre veicoli. Ogni guidatore si crede immortale e invulnerabile. Inoltre va detto che con la macchina si lavora, si scopa, si va in vacanza, si adempie a tutti i culti idolatrici di questo presente materialista. Non esiste quindi l'antiautomobilismo, nessuno ha neppure l’ombra di un vago interesse a sostenerlo, nessun politico investirà mai in una simile idea, né potrà trarre vantaggi dalla sua propagazione. Il pubblico sarà sempre composto da pecore lobotomizzate, manovrabili a piacimento da chi le tosa, le castra e le scanna.

UN PERNICIOSISSIMO LIBERCOLO

Arthur Schopenhauer ha scritto L'arte di ottenere ragione (Eristische Dialektik - Die Kunst, Recht zu behalten), un trattato che ha arrecato un immenso danno alla Scienza, trasmettendo a troll e fissati di ogni genere dettagliate istruzioni per tormentare gli studiosi seri. Poco importa che egli intendesse denunciare la dialettica o arte di disputare, causata dalla "naturale prepotenza del genere umano": di fatto il suo scritto ha contribuito attivamente a far proliferare tale prepotenza, dando agli energumeni gli strumenti per arrecare danno. Nel seguito allego un sunto di tali strategie, che nel Web hanno trovato il loro massimo compimento.

1) Ampliamento: interpretare l'affermazione dell'avversario nel modo più generale possibile, restringendo invece la propria.

2) Omonimia: estendere l'affermazione presentata dall'avversario a qualcosa che, oltre al nome uguale, non ha nulla in comune con l'argomento in questione.

3) Generalizzazione: trattare l'affermazione dell'avversario con valore relativo (particolare) come se avesse un valore assoluto (universale).

4) Occultamento: presentare le premesse alla propria conclusione una alla volta, in modo che l'avversario le ammetta senza accorgersene.

5) False proposizioni: usare tesi false ma vere ad hominem, sfruttando i preconcetti e pregiudizi dell'avversario.

6) Dissimulazione di petitio principii: postulare ciò che si dovrebbe dimostrare.

7) Metodo socratico o erotematico: porre domande adeguate all'avversario e ricavare la verità della propria affermazione dalle stesse ammissioni dell'avversario.

8) Provocazione: suscitare l'ira dell'avversario per confonderlo.

9) Confusione: porre all'avversario domande in un ordine diverso da quello nel quale se le sarebbe aspettate.

10) Ritorsione delle negazioni dell'avversario: se l'avversario intenzionalmente risponde in modo negativo a tutte le domande, chiedere il contrario della tesi di cui ci si vuole servire.

11) Generalizzazione dell'inferenza: se l'avversario accetta la verità di fatti particolari dare per scontato che abbia accettato anche l'universale relativo.

12) Metaforizzare: scegliere sempre metafore e similitudini favorevoli alla propria affermazione, introducendo nella definizione ciò che si vuole provare in seguito.

13) Presentare l'opposto della propria tesi: presentare l'opposto della propria tesi in modo denigratorio, per far sì che l'avversario sia costretto a rifiutarlo.

14) Dichiarare la vittoria: dopo che l'avversario ha risposto a molte domande senza peraltro giungere alla conclusione desiderata, dichiarare la vittoria con una buona dose di faccia tosta.

15) Usare tesi apparentemente assurde: se la propria tesi è paradossale e non la si riesce a dimostrare, proporre all'avversario una tesi giusta ma non evidente; se questo la rifiuta condurlo ad absurdum e trionfare.

16) Argomenti Ad hominem: cercare contraddizioni nelle affermazioni dell'avversario.

17) Usare sottili distinzioni: se l'avversario incalza con una controprova, occorre trovare una sottile distinzione se la cosa consente un doppio significato.

18) Mutatio controversiae: se c'è il rischio che l'avversario possa avere ragione, spostare l'argomento della disputa su altre questioni.

19) Generalizzazione: se l'avversario sollecita ad esprimere un'opinione su un particolare, estrapolare l'universale ed opporsi a questo.

20) Trarre conclusioni: se l'avversario ha concesso parte delle premesse, trarre la conclusione anche se le premesse sono incomplete.

21) Controargomentazione: se l'avversario fa uso di un argomento solo apparente o sofistico, liquidarlo usando un controargomento altrettanto sofistico o apparente.

22) Petitio principii : rigettare le premesse dell'avversario come petitio principii.

23) Esagerazione: spingere l'avversario ad esagerare le proprie affermazioni e quindi confutarle.

24) Forzare la consequenzialità: trarre a forza dalle affermazioni dell'avversario, con false deduzioni, tesi che non vi siano contenute (apagoge).

25) Istanza o Exemplum in contrarium: l'apagoge si demolisce presentando un unico caso per cui il principio non è valido.

26) Retorsio argumenti: l'argomento che l'avversario vuole usare a proprio vantaggio viene usato meglio contro di lui.

27) Sfruttare l'ira dell'avversario: se di fronte a un certo argomento l'avversario si adira, insistere su quell'argomento, poiché è facilmente il punto debole del suo ragionamento.

28) Argumentum ad auditores: funziona meglio quando persone colte disputano di fronte ad ascoltatori incolti. Avanzare un'obiezione non valida ma "spettacolare", che richieda, per essere smentita, una lunga e noiosa disquisizione.

29) Diversione: qualora l'avversario fosse sul punto di vincere la disputa cambiare completamente argomento e proseguire come se fosse pertinente alla questione e costituisse un argomento contro l'avversario.

30) Argumentum ad verecundiam: invece che di motivazioni ci si appelli ad autorità rispettate dall'avversario.

31) Dichiarazione di incompetenza: dichiararsi incompetenti per insinuare negli spettatori il dubbio che l'affermazione dell'avversario sia una cosa insensata.

32) Denigrazione: per accantonare, o almeno rendere sospetta, un'affermazione dell'avversario ricondurla ad una categoria odiata dagli spettatori.

33) "Vero in teoria, falso in pratica": ammettere con questo sofisma le ragioni e tuttavia negarne le conseguenze.

34) Incalzare l'avversario: se l'avversario si dimostra evasivo riguardo ad un argomento, incalzarlo su quell'argomento, poiché facilmente sarà uno dei suoi punti deboli.

35) Argumentum ab utili: anziché agire sull'intelletto con il ragionamento, agire sulla volontà con motivazioni, dimostrando all'avversario che la sua opinione, se vera, non può recargli che danno.

36) Sproloquiare: l'avversario rimarrà sconcertato e sbigottito da sproloqui privi di senso.

37) Spacciare un argumentum ad hominem per uno ad rem: se l'avversario sceglie una cattiva prova a sostegno del suo argomento confutare la prova e passare questa confutazione come una confutazione all'intero argomento.

38) Argumentum ad personam: come ultima risorsa diventare offensivi, oltraggiosi e grossolani.

giovedì 5 ottobre 2017


POTERE ASSOLUTO

Titolo originale: Absolute Power
Paese di produzione: USA
Anno: 1997
Lingua: Inglese
Durata: 121 min
Genere: Thriller, drammatico, poliziesco
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: David Baldacci
Sceneggiatura: William Goldman
Produttori:
   Clint Eastwood,
   Karen Spiegel
Casa di produzione: Castle Rock Entertainment,
   Malpaso Productions
Distribuzione (Italia): Medusa Film
Fotografia: Jack N. Green
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Lennie Niehaus
Colonna sonora:
  1. "Katie's Theme" (2:07)
  2. "Mansion" (1:32)
  3. "Christy Dies" (2:28)
  4. "Mansion Chase" (4:34)
  5. "Christy's Dance" (3:42)
  6. "Waiting for Luther/Wait for My Signal" (6:58)
  7. "Dr. Kevorkian I Presume" (1:44)
  8. "Sullivan's Revenge" (2:19)
  9. "Katie's Theme/End Credits" (4:42)
Scenografia:
   Henry Bumstead,
   Jack G. Taylor Jr.,
   Richard C. Goddard,
   Anne D. McCulley
Interpreti e personaggi   
    Clint Eastwood: Luther Whitney
    Gene Hackman: Presidente Alan Richmond
    Ed Harris: Seth Frank
    Laura Linney: Kate Whitney
    Scott Glenn: Bill Burton
    Dennis Haysbert: Tim Collin
    Judy Davis: Gloria Russell
    E.G. Marshall: Walter Sullivan
    Melora Hardin: Christy Sullivan
    Penny Johnson Jerald: Laura Simon
    Richard Jenkins: Michael McCarty
Doppiatori italiani   
    Michele Kalamera: Luther Whitney
    Oreste Rizzini: Presidente Alan Richmond
    Massimo Wertmüller: Seth Frank
    Claudia Catani: Kate Whitney
    Ennio Coltorti: Bill Burton
    Gianni Musy: Walter Sullivan
    Veronica Pivetti: Laura Simo
Budget: 50 milioni di $
Incassi al botteghino (US): 50,1 milioni di $

Trama:

Il Presidente degli Stati Uniti, Alan Richmond, costantemente in preda al pungolo della carne, ha la necessità di avere un'intensa vita sessuale. Così gli vengono procurate occasioni per sfogare i suoi bassi istinti. Una sera viene combinato l'incontro erotico tra la massima autorità degli States e Christie, la giovane moglie del senatore Walter Sullivan. Il Presidente e la donna arrivano alla villa dell'anziano politico in stato di ubriachezza e iniziano a divertirsi. Si baciano con trasporto, lei si inginocchia, gli tira giù la cerniera e per pochi istanti lo fella, poi è lui a metterle la testa tra le gambe e a leccarle il cunnus. A un certo punto qualcosa va storto. In preda all'eccitazione da cocaina e all'immane quantità di alcol ingurgitato, l'uomo comincia ad essere violento. Inizia a schiaffeggiare l'amante, quindi si mette in testa di sodomizzarla. Lei non vuole essere penetrata nell'ano e si divincola, scalcia, ma il Presidente, invaso da una furia demoniaca, la colpisce selvaggiamente e tenta di strangolarla, quindi rinnova il suo attacco sessuale al deretano. La donna afferra un tagliacarte e si getta sull'uomo che ha tentato di carpirle la verginità anale, colpendolo a un braccio e cercando di ucciderlo. A questo punto intervengono le guardie del corpo, che sparano alla donna, perforandole il torace e sopprimendola. Il Presidente di colpo giace sotto il cadavere, tutto cosparso di sangue. Se questo fosse tutto, il film non sarebbe potuto sussistere: nella storia d'America saranno ben state occultate porcherie simili a questa e anche peggiori. Il punto è che nel caveau era nascosto un ladro, Luther Whitney, che era entrato nottetempo in casa del senatore cornuto per rubare: da quel nascondiglio ha assistito al tentativo di sodomia violenta e al delitto. Infatti la porta era un vetro spia, opaco se guardato dalla camera, ma trasparente dall'interno. Il perché di tale peculiarità architettonica è presto spiegato: Christie aveva l'abitudine di folleggiare mentre il marito impotente e voyeur la guardava stando proprio nello stanzino blindato. La vita dell'intruso è in estremo pericolo, perché è testimone anche di tutte le operazioni compiute dall'assistente personale del Presidente, Gloria Russell, e dai suoi agenti, al preciso scopo di far scomparire ogni traccia dell'accaduto. Per essere sicura che non siano rimaste tracce spermatiche, l'arcigna donna incarica uno degli agenti di ispezionare la vagina della morta: nessuno ha assistito agli atti sessuali e tutti immaginano che il fallo presidenziale debba per forza aver fatto il suo ingresso nell'entrata anteriore. Ogni traccia di sangue viene cancellata, tutto ciò che è stato contaminato è infilato in un grande sacco nero. La pulizia della scena del delitto non è però perfetta. Viene dimenticata proprio l'arma da taglio con cui la vittima ha ferito il suo violatore. Quando rimane solo, Whitney se ne impadronisce e si prepara a fuggire calandosi dalla finestra con una fune. La Russell all'improvviso nota l'assenza dell'arma del delitto, proprio mentre sta salendo in macchina. Si scatena il panico. Gli agenti salgono nella stanza dove giace il cadavere, si accorgono della sortita del ladro e lo rincorrono, tentando di terminarlo. È l'inizio di una disperata caccia all'uomo, perché il vulnus che il fuggiasco potrebbe introdurre nelle istituzioni del Paese è tale da poterne provocare il crollo.

Recensione:

Un film eccellente, uno dei miei preferiti. Un superbo thriller politico e non solo. Clint Eastwood è un genio assoluto! Purtroppo, come spesso accade ai capolavori la cui genialità è troppo avanti coi tempi, non ha ottenuto pieno successo: la critica americana gli ha riservato un gran misto di lodi e di biasimo. Questo perché in quella nazione ben pochi possono reggere una simile devastante critica che annichilisce le strutture politiche e l'intera classe dirigente. L'ipocrisia dei potenti viene esposta dal regista con tutta la ferocia possibile. Il senatore cornuto Sullivan lo dice chiaramente: ha donato l'astronomica cifra di un miliardo di dollari in beneficienza, e tutto questo diverrebbe una barzelletta se si venisse a sapere che un così grande filantropo godeva a guardare la moglie intrattenere rapporti carnali adulterini nascosto in uno stanzino. Becco, impotente e voyeur! Così le genti lo ingiurierebbero. Tutta la sua plutocratica sicumera si dissolverebbe come un coagulo spermatico in un condom gettato via nella notte. Lo specchio ustorio della disamina di Eastwood è implacabile. Uno degli agenti della guardia del corpo di Alan Richmond, un colossale mandingo, dice qualcosa di molto significativo. Afferma davanti al vindice Whitney, che gli ha infilato una siringa nel collo, minacciando di raggiungere la carotide: "Giusto o sbagliato, è il mio Presidente!". Su questa logica poggia la montagna di merda che è il mondo! Lo stesso Richmond, "puttana senza cuore", considera l'accaduto soltanto una fastidiosa seccatura di cui sbarazzarsi, uccidendo a destra e a manca. Egli reputa la donna uccisa come spazzatura, ma con prontezza sostiene il senatore Sullivan in una conferenza stampa facendo discorsi retorici, di un'ipocrisia ributtante.

Ovviamente ogni riferimento al conato di sesso anale su una donna viene rimosso dalle recensioni ispirate all'ideologia buonista e politically correct: la strategia di chi passa sotto silenzio ciò che è scomodo continua a funzionare. Posso solo trattare con sufficienza coloro che non hanno compreso la natura dell'atto in questione, pensando che il Presidente volesse semplicemente entrare nel vaso procreativo anziché in quello fecale. Il problema è che moltissimi hanno capito eccome la natura del tentato stupro sodomitico, e la cosa ha destato in loro una tale reazione di marasma che hanno trovato un solo rimedio: fare finta di ignorare la causa di cotanto turbamento. Tutto secondo me ruota attorno al paonazzo glande presidenziale che cerca di trovare la sua via verso l'agognato contatto con gli escrementi femminili, bramando di poter scaricare dentro lo sperma, in mezzo alla pasta marrone e alle emorroidi. Senza questo dettaglio, il film non avrebbe la stessa forza. Sarebbe in qualche misura dimezzato. Trovo che sia necessario mostrare Moloch in tutta la sua abiezione, per far sì che nulla sia passato sotto silenzio e che gli spettatori siano sempre tenuti desti da un rovente pungolo.

La critica italiana è stata più benigna di quella degli USA, anche se non ha compreso bene l'anima della pellicola. Riporto alcuni interventi che sono riuscito a reperire, aggiungendovi qualche commento:  

1) "A parte incongruenze e inverosimiglianze, scontate nel 'genere', Potere assoluto è intrigo avvincente. E, alla scacchiera consueta, Eastwood aggiunge due notazioni interessanti: l'affetto profondo ma non esibito dello scassinatore per la figlia, e le motivazioni (il disgusto dell'ipocrisia del presidente) che lo spingono a non mollare la presa". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 23 maggio 1997)

Su incongruenze e inverosimiglianze si può sorvolare, anche se sono davvero tante. In effetti Luther Whitney è abile come Loki a sfuggire e a travestirsi, sembra dotato di poteri soprannaturali. Interessante il meccanismo che spinge il famoso ladro a reagire, colto dalla nausea e dall'ira verso la canaglia Alan Richmond. Quando avrebbe potuto fuggire e far perdere le sue tracce, resta per non darla vinta al plenipotenziario demoniaco. L'affetto provato dallo scassinatore per la figlia non avrebbe in sé nulla di anomalo, se non fosse per la sua difficoltà a comunicarlo, che colpisce l'attenzione dello spettatore: non è cosa di tutti i giorni un padre che spia la figlia e la fotografa a sua insaputa nei momenti più importanti della sua giovane vita. Certo, sarebbe stato diverso se l'affetto paterno si fosse spinto fino alla morbosità di una passione incestuosa, ma credo proprio che questo sarebbe stato troppo per un film già di per sé così audace. 

2) "Eastwood regista non è al suo meglio, Eastwood attore rimane irresistibile: e non è poco (magari, anzi, è troppo) fare un film in cui il cattivo è il presidente degli Stati Uniti, beone, donnaiolo, sadico, bugiardo, ipocrita, traditore dell'amicizia, mandante di assassinii, aspirante strangolatore".
(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 19 maggio 1997)

La recensione comparsa su La Stampa è un tipico esempio dell'omissione di cui parlavo che ho menzionato più sopra. La pellicola narra di un presidente degli Stati Uniti che non è soltanto un malfattore comune, beone, donnaiolo e via discorrendo come milioni di americani: egli è soprattutto un sodomizzatore violento e un assassino. Infatti assassino non è solo chi preme il grilletto. Errano anche coloro che ritengono preterintenzionale l'omicidio di Christie Sullivan, dato che proprio Richmond ha iniziato una situazione ingestibile che ha condotto senza possibilità di scampo all'intervento delle guardie del corpo. Certo, può stupire che il regista abbia avuto l'audacia di mostrare il Male incarnato che siede alla Casa Bianca, data la sacralità della figura del Presidente in America. Si consideri che Eastwood è un uomo di immenso coraggio e di solidissimi princìpi, a cui va tutta la mia stima.

3) "Forse talune sorprese sono inutilmente pasteggiate (perché rivelare che il manesco puttaniere è il Presidente solo dopo 45 minuti, quando sta scritto su tutte le anticipazioni del film?) ed ogni tanto Clint si concede qualche tocco di autocompiacimento in più. Però questo è cinema-cinema al più alto grado di consumo, presentato in una confezione perfetta e contenente la sorpresa cui alludevo all'inizio: un granello di sana ed autentica rabbia".
(Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 19 maggio 1997)

La duplicazione "cinema-cinema" è un'innovazione linguistica di cui non si sentiva proprio il bisogno, per non parlare della stravagante locuzione "al più alto grado di consumo". Per il resto, concordo sulla rabbia, che non si limita certo alle dimensioni di un granello! 

4) "Dopo il western, il road-movie che finisce in tragedia e il melodramma, adesso tocca al poliziesco: Eastwood si trova benissimo nel cinema di genere, ne padroneggia le regole con la semplicità dei maestri asciugandone l'enfasi postmoderna e vivificandolo con la malinconia della sua disillusione. Così è anche per la storia del ladro che scopre prima la violenza e poi la meschinità del presidente degli Stati Uniti, disposto a ogni bassezza per non incrinare il proprio potere: il film inizia come un thriller, continua come lezione di morale, in nome di quei valori che il mondo sembra aver dimenticato, e finisce con il coraggio del pessimismo. E la necessità dell'azione. Quasi un testamento, perfino con un paio di battute a effetto per vendicare un'idea di cinema essenziale e intensa, come solo i grandi artigiani sanno ormai fare".
(Paolo Mereghetti, 'Sette', 15 giugno 1997)

Asciugare l'enfasi postmoderna è qualcosa di bellissimo, proprio come drenare un bubbone dal pus in eccesso facendolo defluire tramite una cannuccia, premendone al contempo le parti più molli e mature. Non c'è che dire: tutto questo stuzzica la mia turpe fantasia di Harkonnen. 😀 Se devo essere franco, l'intera vicenda narrata da Eastwood non mi sembra avere alcuna connessione con il concetto di postmodernità, asciugata o purulenta che sia. L'assalto di un potente a una sua amante è una cosa che si sarebbe benissimo potuta svolgere anche nel Neolitico o ai tempi di Roma. Certo, in quei contesti con ogni probabilità non avrebbe destato molta attenzione, se non in un popolo la cui legge condannava la sodomia. L'unica cosa davvero moderna è il potere dei media, capaci di propalare le notizie in tempo reale da un capo all'altro del pianeta. Quando il film fu prodotto, il Web esisteva già, ma era qualcosa di nuovo e non aveva ancora raggiunto una significativa diffusione. Le vicende narrate si svolgono in un contesto inconcepibile per un millennial: la massima tecnologia disponibile è il videoregistratore, gli allarmi ritenuti sofisticati dal protagonista ora sarebbero considerati antidiluviani, non si scorge la benché minima traccia di telefonia mobile. Non sembrano esserci telecamere per la sorveglianza pubblica. Si menziona un marchingegno per l'apertura automatica della cassaforte e si notano alcuni compact disc, ma al contempo si fa vedere che Luther Whitney ne ignora completamente l'uso. Sembra che il ladro sia rimasto poco aggiornato sigli sviluppi tecnologici: all'inizio del film un barista lo apostrofa: "La tua vita sarebbe molto più semplice se imparassi a usare il videoregistratore". "Giusto, mai parole furono più vere", è la risposta del ladro, che riconosce le proprie limitazioni. Se la vicenda fosse stata ambientata in un mondo innervato dal Web come quello in cui viviamo, tutto sarebbe stato diverso. Sarebbe bastato un messaggio in Whatsapp o un post su un social network per provocare disastrose fughe di notizie. 

Reazioni nel Web:

Riporto in questa sede alcuni commenti che mi paiono significativi, tali e quali li ho reperiti nel Web (vengono mantenuti refusi, errori di ortografia, odiosi spazi mancanti o in eccesso):

Peppe87 ha scritto: 

Una pellicola "burocratica,ma presidenziale"
"Il film narra una storia verosimile:il presidente degli USA commette un reato,un reato che,a tutti i costi deve rimanere segreto. Eastwood,forse vuole comunicarci,che,in molti casi,la legge non è poi così uguale per tutti,e noi,purtroppo siamo inerti,ma dovremmo denunciare dei casi di questo genere che,sicuramente,succedono eccome. Il film lo consiglio,soprattuto,a coloro che possono avere un futuro nel campo legislativo,perchè può servirli come esempio di denuncia a tutte le irregolarità che,haimè,succedono."

Weach ha scritto:

Il coraggio di affrontare il potere
Il film in esame  va ricollegato ad altre filmografie che ,in qulche modo, stigmatizzano"l'inquinamento del potere costituito; vedi "V per vendetta" come pure  le due filmografie che traspongono in maniera diversa  il romanzo di "Orewll"  rispettivamente "Orwell 1984 "e "Brazil" del 1985: tutte filmografie  che sono collegate nel tema  della denuncia contro il potere costituito che sottomette e controlla  l'uomo piegando ai propri biechi interessi . Il film è in esame è più cinematografico degli altri citati, più film  nel senso classico e sembra sprovvisto di contenuiti ideologici ben definiti.
Tratto dall’omonimo romanzo di David Baldacci., il soggetto è originale  ed il regista Eastwood  ci "naviga dentro" con disinvoltura.
E’ il confronto di un  uomo comune con il potere infinito di un “presidente”che tutto può e tutto  piega,ma una volta, ogni tanto, può succedere il miracolo: l’uomo comune può vincere  quindi ,sembra dire il l film ;si può e si deve  avere il coraggio di controllare  “il potere assoluto” solo così potremmo cambiarlo a costo di rischiare qualcosa.
Tante connivenze ,una giustizia solo formale vanno vinte creando uomini nuovi di alta dirittura morale, ma si parte dalla base  di una società perché è noto:il potere è espressione  e specchio di noi stessi.
Finale a sorprese ,ma  la trama è vostra , resto discreto e consiglio solo una buona visione…merita.

martedì 3 ottobre 2017


MISSISSIPPI BURNING -
LE RADICI DELL'ODIO

Titolo originale: Mississippi Burning
Anno: 1988
Paese di produzione: USA
Lingua: Inglese
Durata: 128 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Drammatico, thriller, propaganda liberal
Regia: Alan Parker
Soggetto: Chris Gerolmo
Sceneggiatura: Chris Gerolmo
Produttore:
   Frederick Zollo,
   Robert F. Colesberry
Casa di produzione: Orion Pictures
Fotografia: Peter Biziou
Montaggio: Gerry Hambling
Effetti speciali: Stan Parks
Musiche: Trevor Jones
Scenografia:
   Philip Harrison,
   Geoffrey Kirkland
Costumi: Aude Bronson-Howard
Trucco: David Craig Forrest
Interpreti e personaggi   
    Gene Hackman: agente Rupert Anderson
    Willem Dafoe: agente speciale Alan Ward
    Frances McDormand: sig.ra Pell
    Brad Dourif: vicesceriffo Clinton Pell
    R. Lee Ermey: sindaco Tilman
    Gailard Sartain: sceriffo Ray Stuckey
    Stephen Tobolowsky: Clayton Townley
    Michael Rooker: Frank Bailey
    Pruitt Taylor Vince: Lester Cowens
    Badja Djola: agente Monk
    Kevin Dunn: agente Bird
    Frankie Faison:
    Tom Mason: giudice
    Lou Walker: Vertis Williams
    Billy Jean Young: sig.ra Williams
    Frederick Zollo: giornalista
    Tobin Bell: agente Stokes
Doppiatori italiani   
    Walter Maestosi: agente Rupert Anderson
    Luigi La Monica: agente speciale Alan Ward
    Paila Pavese: signora Pell
    Luca Dal Fabbro: vicesceriffo Clinton Pell
    Michele Kalamera: sindaco Tilman
    Giorgio Lopez: sceriffo Ray Stuckey
    Massimo Milazzo: Clayton Townley
    Fabrizio Temperini: agente Bird
Budget: 15 milioni di $
Incasso al botteghino (US): 34,6 milioni di $

Trama:

Le vicende narrate da Alan Parker sono ambientate nell'inesistente contea di Jessup, proiezione incubica della contea di Neshoba, nel Mississippi. Il regista ha infatti tratto ispirazione dall'omicidio di tre volontari dell'African-American Civil Rights Movement (Movimento per i diritti civili degli Afroamericani), che ha avuto luogo nella contea di Neshoba nella notte tra il 21 e il 22 giugno 1964. I loro nomi sono James Chaney, Andrew Goodman e Michael Schwerner. In estrema sintesi, presento la narrazione del film. I tre attivisti che si sono recati nella contea di Jessup per istruire i neri sui loro diritti, non hanno fatto ritorno. Così scattano le indagini dell'FBI, dirette dagli agenti Rupert Anderson e Alan Ward. I federali sono molto diversi per origine e formazione: mentre Anderson è un ex-sceriffo del Mississippi e conosce bene la realtà locale, Ward viene dall'Università di Harvard ed è completamente all'oscuro dei problemi che affliggono il Sud. Subito i due agenti si scontrano subito con l'omertà dei nativi. Scoprono che il Ku Klux Klan è presente ad ogni livello in tutte le strutture politiche e sociali della contea, tanto che sia lo sceriffo che il vicesceriffo risultano affiliati alla setta. Le possibilità di ottenere giustizia sembrano una mera illusione, dato che ogni azione di Anderson e di Ward ha come effetto un inasprirsi delle ostilità del Klan contro la comunità afroamericana. Un aiuto insperato viene dalla moglie di un Klansman, che detesta l'ambiente violento in cui si trova immersa: mentre il marito si trova a un incontro con gli altri settari, lei rivela il luogo dove sono stati occultati i cadaveri. Alla fine i due agenti dell'FBI riescono nel loro intento e smascherano i colpevoli ricorrendo a qualsiasi mezzo, ricatto compreso, ma lo Stato del Mississippi si rifiuta di accusarli di omicidio: gli unici reati imputabili sono la cospirazione e la violazione dei diritti civili. Il processo porterà così alla condanna di sei imputati, con pene detentive dai tre ai dieci anni. 

Recensione: 

La massima parte delle recensioni che ho letto sono eulogistiche, soprattutto quelle trovate nel Web in italiano. Anche se negli States non sono mancate controversie, i navigatori di lingua italiana non sembrano esserne a conoscenza. Le mie sembrano essere le prime parole critiche scritte da un italiano sull'argomento. Leggendo i commenti ai siti di cinema, si vede che non pochi esaltati attribuiscono a questa pellicola addirittura il "merito" di aver reso possibile la presidenza di quel malfattore che è Barack Obama. Queste ed altre storture sono la proiezione del tirannico mondo scolastico, che ha fatto il lavaggio del cervello a intere generazioni rimbambendole con la marcia di John Brown. Il film di per sé non mi era dispiaciuto quando l'ho visto. Tecnicamente è ben fatto, e la recitazione degli attori è magistrale. Su questo non ho nulla a ridire. Così come concordo sul fatto che vi è ben descritto il clima di feroce odio che permea quei pochi paesini in culo al mondo in cui il Klan ancora conservava una qualche influenza negli anni '60. Non posso però nascondere che i falsi storici veicolati dall'opera di Parker sono molteplici.

Sul sito Rotten Tomatoes, questo film è etichettato come "all-names-changed dramatization of the Ku Klux Klan's murders of three civil rights workers in 1964". La locuzione "all-names-changed", ossia "con tutti i nomi cambiati", è altamente significativa. Infatti nessuno dei nominativi corrisponde alla realtà. È stato cambiato persino il nome della contea in cui avvennero gli omicidi degli attivisti dei diritti umani: da Neshoba è diventato magicamente Jessup. Così un luogo reale si è trasformato in un luogo fittizio, fantomatico. Se dai un nome errato alle cose, queste perderanno parte del loro essere. Potrebbe quasi essere considerata un'operazione di magia nera. Anche senza considerare questi aspetti, che al giorno d'oggi la maggioranza riterrebbe superstiziosi, mi domando come una storia con i nomi cambiati possa concretamente aiutare le vittime di qualsiasi forma di violenza o di ingiustizia: questi sono i misteri del mondo dei media che la sindrome di Asperger mi ha sempre impedito di comprendere. Ah, certo, mi dicono che è per evitare cause legali. Così si scopre un interessantissimo arcano di cui proprio non immaginavo l'esistenza: diventa lecito pensare di poter servire la Verità avendo la coda di paglia. Per inciso, lo sceriffo della contea di Neshoba denunciò comunque la Orion Pictures per diffamazione e invasione di proprietà, anche se perse la causa. I nominativi degli organizzatori degli omicidi e delle altre persone implicate sono tutti riportati, assieme alle rispettive foto, da Wikipedia:




Il KKK descritto dal film sembra un'entità monolitica e atemporale, una monade non analizzabile e priva di un'origine. La realtà storica dei fatti è ben diversa. Non mi stancherò mai di ricordare che il Klan fondato da Simmons nel 1915, storicamente il secondo, è privo di connessioni con l'originale Klan fondato a Pulaski nel 1865 e annientato da Ulysses Grant un decennio dopo. Nel 1944 lo stesso secondo Klan si è sciolto e da allora esistono numerose sette distinte che ne utilizzano il nome, e spesso sono in contrasto tra loro. In particolare la setta degli Incappucciati all'opera nella contea di Neshoba negli anni '60 non aveva più il potere del Klan di Simmons, che raggiunse più di 6 milioni di adepti a livello nazionale a metà degli anni '20 (già negli anni '30 la cifra era crollata a 30.000). Si trattava piuttosto di uno dei tanti frammenti originatosi dalla scissione di quello stesso Klan. L'esatta denominazione del gruppo, guidato da Samuel Bowers, era White Knights of the Ku Klux Klan. L'intervento dell'FBI ridiede vita per reazione a una confraternita agonizzante, facendole confluire circa 10.000 mississippiani, che si consideravano patrioti e insorgevano contro quella che consideravano una vera e propria invasione dal Nord. Il caso dei volontari assassinati suscitò un'immensa ondata di indignazione. Attualmente si stima che vi siano al massimo cinquemila affiliati in tutto il territorio degli USA, su una popolazione che ammonta a oltre trecentoventi milioni di persone. Una percentuale che ne fa una tigre di carta, eppure nonostante questo sembra che sia diventato il primo problema nazionale, generando isterismi senza fine. Qualcuno afferma che il Klan potrebbe risorgere dalle sue ceneri, diventando di nuovo potente. Sono a dir poco scettico. Il clima è così incandescente che se qualche incappucciato osasse alzare la testa, finirebbe linciato in quattro e quattr'otto. A mio avviso non è fantapolitica immaginare che presto si scateneranno pogrom contro adepti del Klan, anche soltanto presunti, e che il Sud finirà messo a ferro e a fuoco. Nessuno sembra accorgersi che a prevalere è in ogni caso lui... l'Odio. Nella sua dimora a Pandaemonium, il Diavolo ride. 

Ricorsi storici e scherzi del destino 

Per moltissime persone, plasmate dal deleterio sistema scolastico italiano, nel 1945 si è avuto il collasso della funzione d'onda della Storia, con conseguente annullamento di tutto ciò che è avvenuto in precedenza. Così vediamo un incomprensibile Hitler scaturito da qualche universo extradimensionale, avulso dal contesto precedente e dagli stessi eventi cruciali che hanno portato alla sua fine. Il mondo formatosi nel 1945 viene così proiettato all'indietro all'infinito, fino all'epoca dei dinosauri. Lo stesso accade anche con la politica americana. "Le bombe sono bionde, sono repubblicane", recitava un'enfatica poetessa durante un reading a cui ho assistito a Genova. Il riferimento dell'incalzante autrice chiaramente era a Donald Trump, protagonista della Storia riscritta secondo gli schemi ideologici scolastici. Queste sono le equazioni politiche dell'America moderna, credute vere ed eterne dalle masse: 

Repubblicani = 
destra,
fascismo,
razzismo,
neonazismo,
KKK

Democratici =
sinistra,
tolleranza,
diritti umani,
antirazzismo,
political correctness

In realtà le cose non sono sempre state così. All'epoca della Guerra Civile la realtà invece era questa:

Repubblicani =  
Unione,
antischiavismo,
abolizionismo,
diritti umani.

Democratici =
Confederazione,
schiavismo,
razzismo,
massoneria
origine del KKK. 

La metamorfosi del Partito Democratico in un alfiere dei diritti umani e della political correctness è sorprendentemente moderna. Una simile trasformazione ontologica di fatto delegittima la sua esistenza. Populismo di sinistra? Liberalismo? Progressismo? Terza via? Questi sarebbero i princìpi professati da un partito erede dello schiavismo?! Tutto questo però non basta. Il fatto è che il Partito Democratico in origine, sul finire del XVIII secolo, si chiamava... Partito Repubblicano! A un certo punto fu chiamato Partito Repubblicano-Democratico, all'inizio per satira, perché creduto prossimo alle idee della Rivoluzione Francese. Poi divenne Partito Democratico anche formalmente. A questo punto soltanto sorse il moderno Partito Repubblicano, che derivò dagli originari Whig, in cui confluì il Partito Antimassonico. Queste cose a scuola non le insegnano? Peccato. 

L'Invisibile Impero e l'ubriachezza 

Ha tutta l'aria di un falso storico la forte propensione all'ubriachezza dei Klansmen di Mississippi Burning. Sappiamo che il Ku Klux Klan fondato da Simmons nel 1915 era una setta che predicava l'astemia e che sosteneva con fervore fanatico il proibizionismo. In diverse occasioni i Klansmen hanno compiuto atti di violenza contro persone sorprese in stato di ebbrezza e hanno bruciato spacci clandestini di alcolici, arrivando anche a collaborare con altri gruppi proibizionisti. Mi pare abbastanza verosimile che le conventicole derivate dalla dissoluzione del secondo Klan, quelle che ancora oggi sopravvivono, abbiano portato avanti questa caratteristica come un'eredità. Qualche tempo fa mi è capitato di leggere che in occasione delle feste del Klan non si trovavano bevande alcoliche. Potrebbe anche darsi che il rigore originale nel corso dei decenni si sia allentato, tuttavia mi sembra proprio di scorgere qualcosa di propagandistico nella scena che mostra i settari mississippiani ubriachi fradici e abbrutiti come le peggiori bestie dei campi.

L'FBI campione di liberalismo?

Vedete, la realtà non confessata dal regista del film è che l'agente Rupert Anderson è nato... a Ginevra! Egli è ginevrino nell'anima, proprio come il suo mentore Jean-Jaques Rousseau... e come l'illustre dottor Victor Frankenstein, uomo di Scienza che ha tutta la mia approvazione e stima. Ardente sostenitore dell'assoluta eguaglianza di tutti gli esseri umani sulla faccia del pianeta Terra e persino degli alieni di tutte le galassie, l'agente Anderson viene per questo a scontrarsi con i cattivoni del Klan, che con infinita perfidia denigrano Martin Luther King aggiungendo un Kong al suo cognome e che accusano l'FBI di essere il Federal Bureau of Integration. Ma com'era in realtà l'FBI all'epoca dei fatti narrati dal film? Semplice. Era esattamente lo stesso della famosa caccia alle streghe scatenata dal senatore McCarthy. Con buona pace della vulgata dei moderni buonisti.

Un autentico dinosauro

John Edgard Hoover fu a capo del BOI (Bureau of Investigation) dal 1924 al 1935, quindi dell'FBI dal 1935 al 1972, data della sua morte. Servì il Dipartimento di Giustizia sotto ben otto presidenti degli USA:

1) John Calvin Coolidge Jr.,
2) Herbert Clark Hoover,
3) Franklin Delano Roosevelt,
4) Harry Spencer Truman, 
5) Dwight David Eisenhower,
6) John Fitzgerald Kennedy,
7) Lyndon Baines Johnson,
8) Richard Milhous Nixon.

Fu proprio sotto il mandato di Nixon che avvennero i fatti descritti in Mississippi Burning, e fu proprio Hoover a inviare a Neshoba i suoi agenti, John Proctor (ribattezzato Rupert Anderson) e Joseph Aloysius Sullivan (ribattezzato Alan Ward). Forse Parker non ne era a conoscenza quando il film è stato realizzato, ma quello stesso Hoover che impiegò i suoi uomini contro il Klan era al contempo un feroce persecutore della comunità afroamericana, tanto che arrivò a dare più di un fastidio allo stesso Martin Luther King, considerato un pericolosissimo elemento sovversivo. Assediò sia le Pantere Nere che il Ku Klux Klan, ricorrendo a qualsiasi mezzo a sua disposizione per stritolare tali organizzazioni. Ha anche massacrato Charlie Chaplin accusandolo di essere una spia comunista. Ancor oggi Chaplin è odiatissimo negli States, anche se la gente ormai si è dimenticata il motivo di questa avversione. Una delle caratteristiche dell'FBI è la sua sistematica raccolta di informazioni sulle pratiche sessuali e sulle aberrazioni più intime di un immenso numero di persone. L'America nel '64 era in guerra con se stessa soprattutto perché Hoover era in guerra contro tutto e tutti. Tale fu lo strapotere del "liberale" Hoover, che quando morì, Nixon si affrettò a stabilire che la direzione dell'FBI potesse essere nelle mani di un uomo al massimo per dieci anni. Di tutte queste cose nel film non si fa nessuna menzione.

Reazioni non proprio positive

Grande fu lo sdegno di Coretta Scott King quando vide che nel film non era stato fatto nessun riferimento alle opere del suo defunto marito, e che egli era addirittura menzionato soltanto una volta come Martin Luther King Kong. Altre critiche sono venute proprio dai familiari delle vittime. Si riporta che la madre di Andrew Goodman, Carolyn, e il fratello minore di James Chaney, Ben Jr., trovarono disturbante il film. Così la Goodman definì Mississippi burning "a film that used the deaths of the boys as a means of solving the murders and the FBI being heroes." Il giovane Chaney affermò che "the image that younger people got (from the film) about the times, about Mississippi itself and about the people who participated in the movement being passive, was pretty negative and it didn't reflect the truth." Nemmeno il fratello di Schwerner, Stephen, poté dirsi entusiasta. Il suo giudizio è il più feroce, affermando che l'opera di Alan Parker "is a terribly dishonest and very racist film that distorts the realities of 1964." A dirlo è gente che ha avuto un morto ammazzato. Se non ricordo male, in una scena del film ai giovani assassinati erano rivolti epiteti come "leccanegri" e "succhiacazzi". Cose un po' pesanti e di cui non si sentiva alcun bisogno. Concordo appieno. Questo film è terribilmente disonesto e molto razzista. Non soltanto. È soprattutto un film autorazzista, che intende accusare ogni individuo di stirpe caucasica dei peggiori crimini e delle peggiori attitudini, proiettando su tutti le malefatte di pochi. Ancora una volta, tutto questo sfugge ai commentatori entusiasti.