ULTIMO RIFUGIO: ANTARTIDE
(VIRUS)
(VIRUS)
Titolo originale: Fukkatsu no hi (復活の日
"Il giorno della resurrezione")
Titolo internazionale: Virus
Paese di produzione: Giappone
Lingua: Giapponese, inglese, francese, tedesco
Anno: 1980
Durata: 156 min
Genere: Drammatico, fantascienza
Sottogenere: Apocalittico, postapocalittico,
fantapatologia
Regia: Kinji Fukasaku
Soggetto: Kinji Fukasaku, Kōji Takada,
Gregory Knapp, dal romanzo di Sakyō
Komatsu (Fukkatsu no hi)
Sceneggiatura: David Koepp, Robert Towne
Fotografia: Daisaku Kimura
Montaggio: Akira Suzuki Shore
Musiche: Teo Macero, Rogers St. Johns, Lalo
Schifrin
Scenografia: Gregory Knapp, Rogers St. Johns
Altri titoli:
Germania: Overkill – Durch die Hölle zur
Ewigkeit
Norvegia: Dødelig virus
Interpreti e personaggi
Glenn Ford: Presidente Richardson
Robert Vaughn: Senatore Barkley
Henry Silva: Generale Garland
Chuck Connors: Capitano McCloud del
sommergibile Nereide
George Kennedy: Ammiraglio Conway
Olivia Hussey: Marit
Bo Svenson: Maggiore Carter
Edward James Olmos: Capitano Lopez
Masao Kusakari: Dottor Shûzô Yoshizumi
Tsunehiko Watase: Yasuo Tatsuno
Isao Natsuyagi: Comandante Nakanishi
Sonny Chiba: Dottor Yamauchi
Kensaku Morita: Ryûji Sanazawa
Toshiyuki Nagashima: Akimasa Matsuo
Budget: 2 milioni di ¥
"Il giorno della resurrezione")
Titolo internazionale: Virus
Paese di produzione: Giappone
Lingua: Giapponese, inglese, francese, tedesco
Anno: 1980
Durata: 156 min
Genere: Drammatico, fantascienza
Sottogenere: Apocalittico, postapocalittico,
fantapatologia
Regia: Kinji Fukasaku
Soggetto: Kinji Fukasaku, Kōji Takada,
Gregory Knapp, dal romanzo di Sakyō
Komatsu (Fukkatsu no hi)
Sceneggiatura: David Koepp, Robert Towne
Fotografia: Daisaku Kimura
Montaggio: Akira Suzuki Shore
Musiche: Teo Macero, Rogers St. Johns, Lalo
Schifrin
Scenografia: Gregory Knapp, Rogers St. Johns
Altri titoli:
Germania: Overkill – Durch die Hölle zur
Ewigkeit
Norvegia: Dødelig virus
Interpreti e personaggi
Glenn Ford: Presidente Richardson
Robert Vaughn: Senatore Barkley
Henry Silva: Generale Garland
Chuck Connors: Capitano McCloud del
sommergibile Nereide
George Kennedy: Ammiraglio Conway
Olivia Hussey: Marit
Bo Svenson: Maggiore Carter
Edward James Olmos: Capitano Lopez
Masao Kusakari: Dottor Shûzô Yoshizumi
Tsunehiko Watase: Yasuo Tatsuno
Isao Natsuyagi: Comandante Nakanishi
Sonny Chiba: Dottor Yamauchi
Kensaku Morita: Ryûji Sanazawa
Toshiyuki Nagashima: Akimasa Matsuo
Budget: 2 milioni di ¥
Trama:
Un giapponese esausto e coperto di stracci vaga per la cordigliera andina, diretto verso sud. A Machu Picchu entra in una piccola chiesa e la trova piena zeppa di scheletri. Sfinito dalla marcia, comincia a dialogare con un cadavere (o forse con il crocefisso?). La meta di quel viaggio sovrumano è la Terra del Fuoco, dove il nipponico ha un appuntamento con la sua amata. Inizia così la rievocazione degli eventi che hanno portato il pianeta alla distruzione. Tutto ha inizio nel 1982, quando uno scienziato della Germania Est, il dottor Krause, incontra alcuni agenti segreti statunitensi, dando loro una fiala contenente un patogeno esiziale detto MM88. Si tratta di un virus capace di aumentare in modo esponenziale la virulenza di qualsiasi virus o batterio con cui venga in contatto. Durante un'irruzione degli agenti della Germania Est, Krause viene ucciso. Gli americani fuggono in aereo, volando a bassa quota per non farsi scoprire, ma hanno un incidente sulle Alpi. Il velivolo precipita, la fiala cade e si rompe. Poco tempo dopo, inizia a Milano una pandemia devastante, chiamata "influenza italica", che si diffonde nel mondo intero menando stragi inaudite. All'inizio, la gravità della situazione non viene compresa fino in fondo. Gli ospedali sono intasati da un crescente flusso di persone infette, i medici sono sottoposti a un superlavoro massacrante, impossibilitati a staccare anche solo un attimo, finendo essi stessi con l'ammalarsi e morire. Presto si rivela la realtà delle cose in tutta la sua tragedia: su decine, su centinaia di milioni di pazienti non c'è un solo superstite! Anche se chiuso nella sua torre d'avorio, il presidente degli Stati Uniti Richardson langue malato: il contaminante non risparmia neppurre il Faraone e i suoi cortigiani. I giorni della classe dirigente americana sono contati. Pur nel delirio della febbre, Richardson riesce a capire che il genere umano può contare soltanto sui circa 850 coloni stanziati in Antartide, dato che il virus si disattiva a temperature inferiori ai -10 °C. Trasmette quindi un estremo messaggio alle basi antartiche, annunciando che tutto è ormai perduto, che la sopravvivenza della specie grava interamente sugli uomini di quegli estremi, fragili avamposti. La popolazione dell'Antartide, composta da scienziati e da tecnici, si stringe intorno all'ammiraglio Conway, comandante in capo della Palmer Station, abbandonando ogni traccia di nazionalismo e di rivalità per dare origine al Consiglio Federale dell'Antartide. Questo organismo è formato da americani, russi, argentini, norvegesi, giapponesi e da tutte le altre nazioni presenti sul continente ghiacciato. Subito si presenta una situazione difficile: un sottomarino russo, il cui equipaggio è in preda al contagio e già mostra sintomi evidenti, chiede il permesso di attraccare a Palmer Station. Il permesso viene negato senza indugio. Il sottomarino britannico Nereide, che si trova nelle stesse acque, interviene prontamente. Il suo comandante McCloud dà ordine di intercettare il sottomarino russo, distruggendolo. Il Nereide, essendo in navigazione da prima dell'esplosione della pandemia, ne è immune. Così McCloud e il suo equipaggio possono unirsi agli uomini di Conway. Ha inizio una serie di viaggi, in cui il Nereide raggiunge diverse capitali ormai deserte, osservandole tramite una specie di drone e constatando la presenza del micidiale patogeno nell'aria: ogni esplorazione da parte di persone in carne ed ossa è precluso. In Antartide tutto sembra andare per il meglio, anche se a un certo punto si presentano problemi dovuti al fatto che ci sono pochissime donne e un numero soverchiante di uomini. Si registra un caso di stupro, che viene spiegato come un meccanismo biologico che si attiva per garantire la sopravvivenza della specie. Si capisce che non è possibile mantenere la monogamia, così si decide che ogni donna debba avere rapporti con più uomini. Presto da queste relazioni nascono bambini, la nuova generazione dei superstiti. Un giorno accade un evento portentoso e funesto. La costa orientale di quelli che furono gli Stati Uniti viene colpita da un terremoto apocalittico. Questa è una grande criticità. Il geologo giapponese Yoshizumi prevede che nuove scosse ancor più potenti colpiranno Washington. Accortosi della previsione, ecco che Carter, un ex agente della CIA, fa sapere all'ammiraglio Conway qualcosa di terribile. Il sisma, simulando un attacco nucleare, farà scattare in automatico il sistema missilistico americano, facendo partire l'intero arsenale nucleare. Come reazione, una volta che i missili colpiranno l'Unione Sovietica, partirà a sua volta l'intero arsenale nucleare russo, portando all'Armageddon. Il punto è che la base di Palmer Station, fa sapere Carter, è stata inclusa tra i bersagli dai sovietici, essendo creduta una base missilistica. Scatta l'allarme generale. L'unica speranza è che qualche volontario si imbarchi sul Nereide, vada a Washington e disinneschi il meccanismo di risposta automatica. Per la missione si offrono Carter e Yoshizumi, che partono subito. Dato che le possibilità di riuscita sono scarse, le donne e parte del personale di Palmer Station si imbarcano su una nave rompighiacci destinata a raggiungere la Terra del Fuoco. Mentre il sottomarino viaggia verso l'America, il medico di bordo fa un'eccezionale scoperta. Il virus MM88, sottoposto alle radiazioni del reattore nucleare, si inattiva e permette la sintesi di un vaccino. Il compito di Carter e di Yoshizumi è ancor più gravoso: dovranno iniettarsi il vaccino per sperimentarlo sulla propria pelle, senza alcuna garanzia. L'esperimento riesce. Arrivati nel bunker nucleare, i due uomini stanno per disattivare il meccanismo di difesa nucleare automatica, quando una formidabile scossa di terremoto distrugge la base. Carter muore sul colpo e i missili partono. A questo punto si capisce che Yoshizumi è il giapponese coperto di stracci che trova gli scheletri nella cappella di Machu Picchu, essendovi giunto da Washington, diretto verso la Terra del Fuoco!
Recensione:
Purtroppo sembra che la pellicola di Fukasaku riesca a raccogliere soltanto recensioni negative. Assai numerose sono le persone che ne dicono peste e corna, al punto che si notano nel Web addirittura incitazioni al rogo. Questo linciaggio ha luogo in un'epoca in cui quasi nessuno ha idee originali, visto che una gran mole di lavori consiste in squallidi rifacimenti e in simile immondizia. Quando qualcuno un'idea originale ce l'ha, come Ridley Scott ad esempio, gli mettono la corona di spine, lo frustano, gli fanno portare la croce sul Golgotha e ve lo inchiodano. Il produttore Haruki Kadokawa, già fondatore della Kadokawa Production Company, non lesinò sforzi per contrastare lo strapotere del cinema americano, che minacciava di annichilire le produzioni asiatiche ed europee. A un certo punto ebbe una grande visione e si convinse che una sola cosa poteva unire il mondo intero: il terrore dell'annientamento dell'umanità. Così acquistò i diritti del romanzo di Sakyō Komatsu, Fukkatsu no hi, allo scopo di trasfonderlo in un film. Il budget del progetto fu colossale, in assoluto il più grande mai impiegato nell'Arcipelago fino a quell'epoca. Eppure, nonostante questi ottimi auspici e l'ingente quantità di mezzi impiegati, il film fu un totale fallimento.
Le radici del catastrofismo nipponico
La tragica sconfitta nella seconda guerra mondiale segnò per sempre l'anima del popolo giapponese. Fu tutto un susseguirsi di eventi apocalittici: i bombardamenti incendiari su Tokyo, le esplosioni atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Poi qualcosa di ancor più destabilizzante: l'Imperatore Hirohito rinunciò alla propria divinità, la bandiera imperiale col sole rosso perse i suoi raggi. Il periodo postbellico fu caratterizzato dalla necessità di ricostruire il paese devastato. Non soltanto di ricostruirlo, a dire il vero, bensì di fargli riacquistare il posto dovuto tra le potenze industriali mondiali. Fu richiesto a tutti di lavorare in modo forsennato, oltre le naturali possibilità di un essere umano. Noi guardavamo al Sol Levante e ci stupivamo dell'omologazione dei suoi lavoratori, degli alberghi le cui stanze erano cubicoli, delle aziende che procuravano persino la moglie ai dipendenti. Guardavamo, facevamo di tale realtà l'argomento di sketch grossolani, ma non capivamo la tragedia sottostante. Migliaia e migliaia di giovani morivano già allora di karoshi (ka "eccesso" + rō "lavoro" + shi "morte"), soltanto che la parola non la conosceva ancora nessuno. La vita era per quegli infelici come un dente cariato, come un cancro alle ossa. Insopportabile. Per il giapponese, l'Onore è tutto. La società è un insieme complesso di gerarchie rigidissime, in cui l'individuo soccombe davanti alla necessità e a convenzioni che noi non siamo nemmeno capaci di immaginare. Non è possibile alcuna via di fuga da questo peso spaventoso, se non il suicidio etico. Una via d'uscita che richiede eroismo e che non è da tutti. Così matura l'anelito a una soluzione che ponga termine allo strazio dell'esistenza annientando il mondo intero. Un deus ex machina che porti la Liberazione. Questo può essere un cataclisma geologico, come nel film Pianeta Terra: anno zero (di Shirō Moritani, 1973), che inizia a disgregare la spina dorsale del mondo, il Giappone, per poi condannare allo stesso fato tutti i continenti (non sarà poi un caso se il film di Moritani è stato tratto da un romanzo di Komatsu, proprio come Virus). Il deus ex machina può anche essere la contaminazione nucleare con tutte le sue inattese conseguenze: ecco così formarsi un mostro come Godzilla (in giapponese Gojira), che in inglese sembra quasi un "God Zilla". Se ci pensiamo, a salvare può essere qualsiasi cosa, purché non lasci speranza, almeno a lungo termine. Nel film di Fukasaku vediamo un insieme di cause della catastrofe finale. Un patogeno nato da tentativi di produrre un'arma biologica, che sintetizza lo strumento definitivo di morte. Il conflitto termonucleare, anche se scatenatosi in modo automatico, a causa della furia degli elementi. Infine, le scarse risorse genetiche della comunità superstite.
Catastrofismo nipponico
e catastrofismo americano
e catastrofismo americano
Le genti del Giappone non credono nel Principio Antropico, proprio come non ci credo io. Non hanno alcun concetto di un Dio onnipotente e onnisciente, creatore di tutto ciò che esiste. Non hanno alcuna idea chiara e definita sull'oltretomba, anzi, non credono affatto che l'essere umano abbia in sé un principio in grado di sopravvivere alla morte. In poche parole, non esiste nulla in comune tra il Giappone e gli Stati Uniti d'America a livello di antropologia, di filosofia e di credenze religiose. Questo abissale divario si ripercuote, com'è ovvio, anche nel modo di intendere la catastrofe. Non nego affatto l'esistenza di menti eccelse tra le genti d'America, capaci di concepire cose che all'uomo comune sfuggono e di costruire scenari raggelanti senza via d'uscita. Né vado affermando che ogni film americano debba per forza avere lieto fine. Tuttavia, va detto che l'uomo medio americano ha un concetto piuttosto puerile: non può davvero concepire la fine del genere umano, perché l'unica cosa che può turbarlo è soltanto la minaccia dell'annientamento. L'immaginario dell'Homo americanus popola il pianeta di eroi in grado di rintuzzare ogni irrompere del Caos, restaurando la società normale composta da individui normali, che costituiscono famiglie normali facendo sesso in modo normale, cagando da vagine normali mocciosi normali destinati a diventare altri omiciattoli normali capaci soltanto di avere pensieri normali. Ecco quindi che sorge Capitan America, campione dei normali e affetto da proctofobia, quasi una versione imberbe e cristianizzata del Thor dei Vichinghi, sempre pronto a combattere per respingere i Giganti nei loro abissi, per far tornare sulla Terra il regno della torta di mele, del cane di nome Bill e della messa domenicale! Date queste premesse, si capisce facilmente come mai il pubblico americano non abbia affatto apprezzato un film come Virus, che è stato proiettato soltanto in un piccolo numero di cinema degli States, avendo suscitato reazioni furiose. La pellicola è quindi stata venduta alle televisioni via cavo, subendo pesantissimi tagli.
La biologia della violenza sessuale
Fukasaku tratta un tema che non cessa di presentarsi a dir poco problematico, in Occidente quanto in Oriente: lo stupro. Solo parlare di questo argomento genera tuttora discussioni furibonde che non portano da nessuna parte, dato che imperano storture ideologiche di ogni tipo che impediscono la comprensione dell'origine del fenomeno. I settari psicologi non sono in grado di capire cos'è la violenza sessuale e quale sia il modo di porvi un freno. Eppure la spiegazione non è troppo difficile. Lo stupro non è un fatto socio-culturale, come continuano a ripetere le fanatiche femministe nei loro sproloqui. Sapete cos'è invece? È sistema limbico. È impulso rettiliano. Infatti le lucertole, che hanno solo il sistema limbico e sono sprovviste di neocorteccia, non possono trattenersi in alcun modo: ogni atto sessuale è per loro violento. Il maschio morde l'addome della femmina, la trattiene in questo modo mentre le inietta nella cloaca uno dei suoi due peni. Si capisce una cosa: gli stupratori sono individui in cui il sistema limbico azzera la neocorteccia e ne elude i meccanismi di controllo. Non esiste quindi alcuna misura politica, sociale o culturale che possa cancellare tale impulso. In un contesto come il nostro, l'unico sistema - seppur palliativo - sarebbe applicare supplizi atrocissimi, come quelli che si usavano nel medioevo, con finalità di deterrenza. Molto più difficile è pensare a una soluzione quando ci sono solo 8 donne su 855 uomini, a meno che non riesca a convertire all'omosessualità il maggior numero possibile di maschi. Fukasaku associa l'emergere dello stupro in condizioni estreme, quando la sopravvivenza della specie umana è a rischio, all'evoluzionismo di Darwin. Per quanto l'atto in sé sia ripugnante e abbia effetti devastanti, ha come fine la sola cosa che alla Natura interessa: la continuazione del genere umano. Se devo essere sincero, penso che un cicchetto di acido cianidrico a testa, col suo buon profumo di mandorla amara, sarebbe un rimedio molto più efficace a ogni sommovimento del genoma.
Progenie rachitica
Se a un'occhiata superficiale può apparire che il finale del film lasci qualche speranza, analizzando bene il problema si capisce che per i coloni antartici non c'è futuro di sorta, né in Terra del Fuoco o altrove. Immaginiamo anche che tutte le otto donne superstiti dell'umanità riescano ciascuna a sfornare una decina di macchinette urlanti e smerdanti. Immaginiamo che metà di questi mostriciattoli siano di sesso femminile. Sarebbero circa quaranta bambine, costrette a copulare con gli adulti appena giunta l'età del menarca, in un inferno di pedofilia e di incesto. In realtà, un conflitto termonucleare globale porterebbe contaminanti radioattivi dovunque, su tutto il globo, rendendo gli uteri delle sopravvissute ben poco fecondi. Se poi si considerano le mutazioni genetiche deleterie, si vede bene che la situazione, già drammatica con donne in salute e in grado di procreare bambini sani, sarebbe compromessa in modo irrimediabile. Si dimostra quindi, a partire dalla biologia e da quanto conosciamo, che l'epilogo descritto da Fukasaku è uno solo: l'Estinzione. Con ogni probabilità, il titolo Fukkatsu no hi, ossia "Il giorno della resurrezione", è da ritenersi ironico.