Nella lingua dei Mapuche sussistono numerosi prestiti da altre lingue amerindiane, con buona pace degli accademici che in passato la ritenevano esente da qualsiasi influenza esterna. Come si può facilmente intuire, la principale fonte di prestiti è stata la lingua dell'Inca, il Quechua. Questo è un elenco di vocaboli del Mapudungun di origine Quechua:
achawall "gallo" < Qu. atawallpa "gallo"(1)
awka "nemico" < Qu. awqa "nemico, ribelle"
chaküra "campo" < Qu. chakra "campo;
coltivazione"
challwa "pesce" < Qu. challwa "pesce"
chang "gamba"; "ramo" < Qu. chanka "gamba"
charaypuka "lucertola" < Qu. Sant. qaraypuka
"iguana"(2)
charki "carne" < Qu. ch'arki "carne essiccata"
chawcha "moneta" < Qu. chawcha "patata precoce"
chillka "carta" < Qu. qillqa "segno; scrittura"(3)
chillkatun "scrivere" < Qu. qillqay "scrivere"(3)
ichona "falce" < Qu. ichuna "falce"
kachu "erba" < Qu. q'achu-q'achu "erba"
kaka "zia materna" < Qu. kaka "sorella della madre"
kalku "stregone" < Qu. qarqu "portento funesto"
kangkan "arrostire" < Qu. kankay "arrostire"
kara "città" < Qu. pukara "fortezza"
kawewe "remo" < Qu. qawiy "remare"(4)
kawitu "letto" < Qu. kawitu "letto"
lilpu "specchio" < Qu. rirpu "specchio"
lüpümün "bruciare" < Qu. ruphay "bruciare"
muchan "baciare" < Qu. muchay "baciare"
müski, mishki "miele; cera d'api" < Qu. miski
"miele"
ñaña "sorella" < Qu. ñaña "sorella"
palum "lucertola" < Qu. palu "lucertola; alligatore"
pike "pulce" < Qu. piki "pulce"
pongkwin "gonfiore" < Qu. punkiy "gonfiore"
puma "coguaro" < Qu. puma "coguaro"
pütra "stomaco" < Qu. patra "ventre"
sapallu "zucca" < Qu. sapallu "zucca"
titi "piombo" < Qu. titi "piombo; stagno"
tupu "spillo" < Qu. tupu "spillone"
wachol "orfano" < Qu. wakcha "povero"(5)
wampo "canoa" < Qu. wampu "canoa"(6)
wañu "sterco" < Qu. wanu "sterco"
awka "nemico" < Qu. awqa "nemico, ribelle"
chaküra "campo" < Qu. chakra "campo;
coltivazione"
challwa "pesce" < Qu. challwa "pesce"
chang "gamba"; "ramo" < Qu. chanka "gamba"
charaypuka "lucertola" < Qu. Sant. qaraypuka
"iguana"(2)
charki "carne" < Qu. ch'arki "carne essiccata"
chawcha "moneta" < Qu. chawcha "patata precoce"
chillka "carta" < Qu. qillqa "segno; scrittura"(3)
chillkatun "scrivere" < Qu. qillqay "scrivere"(3)
ichona "falce" < Qu. ichuna "falce"
kachu "erba" < Qu. q'achu-q'achu "erba"
kaka "zia materna" < Qu. kaka "sorella della madre"
kalku "stregone" < Qu. qarqu "portento funesto"
kangkan "arrostire" < Qu. kankay "arrostire"
kara "città" < Qu. pukara "fortezza"
kawewe "remo" < Qu. qawiy "remare"(4)
kawitu "letto" < Qu. kawitu "letto"
lilpu "specchio" < Qu. rirpu "specchio"
lüpümün "bruciare" < Qu. ruphay "bruciare"
muchan "baciare" < Qu. muchay "baciare"
müski, mishki "miele; cera d'api" < Qu. miski
"miele"
ñaña "sorella" < Qu. ñaña "sorella"
palum "lucertola" < Qu. palu "lucertola; alligatore"
pike "pulce" < Qu. piki "pulce"
pongkwin "gonfiore" < Qu. punkiy "gonfiore"
puma "coguaro" < Qu. puma "coguaro"
pütra "stomaco" < Qu. patra "ventre"
sapallu "zucca" < Qu. sapallu "zucca"
titi "piombo" < Qu. titi "piombo; stagno"
tupu "spillo" < Qu. tupu "spillone"
wachol "orfano" < Qu. wakcha "povero"(5)
wampo "canoa" < Qu. wampu "canoa"(6)
wañu "sterco" < Qu. wanu "sterco"
(1) La parola in epoca preispanica doveva indicare il gallo cedrone o altro tipo di galliforme selvatico. Compare come nome di un notissimo imperatore incaico.
(2) Vocabolo del Quechua di Santiago del Estero (Argentina), che mostra l'aggettivo puka "rosso" dopo il sostantivo qaraywa "lucertola" (si noti la palatalizzazione della consonante iniziale). Questa anomalia è dovuta al sostrato Kakán: nella lingua dei Diaghiti l'aggettivo seguiva sempre il sostantivo. Nel Quechua di Cuzco vale l'inverso: es. pukallpa "terra rossa" < puka "rosso" + allpa "terra".
(3) Questa radice si deve essere diffusa in epoca coloniale, visto che gli Incas ignoravano la scrittura alfabetica. In epoca preispanica indicava i pittogrammi indigeni. Si noti la trasformazione dell'occlusiva uvulare iniziale /q/ nell'affricata postalveolare /tʃ/ (mutamento che non ha intaccato la /q/ interna).
(4) Il suffisso -we è usato per formare nomi di strumenti da radici verbali.
(5) Il suffisso -ol è altamente problematico e a mio avviso di origine ignota, ma la radice è chiara.
(6) Il vocabolo è attestato come huampu nell'opera di Luis de Valdivia (Arte y gramatica de la lengua general que corre en todo el Reyno del Chile. Lima, 1606).
(2) Vocabolo del Quechua di Santiago del Estero (Argentina), che mostra l'aggettivo puka "rosso" dopo il sostantivo qaraywa "lucertola" (si noti la palatalizzazione della consonante iniziale). Questa anomalia è dovuta al sostrato Kakán: nella lingua dei Diaghiti l'aggettivo seguiva sempre il sostantivo. Nel Quechua di Cuzco vale l'inverso: es. pukallpa "terra rossa" < puka "rosso" + allpa "terra".
(3) Questa radice si deve essere diffusa in epoca coloniale, visto che gli Incas ignoravano la scrittura alfabetica. In epoca preispanica indicava i pittogrammi indigeni. Si noti la trasformazione dell'occlusiva uvulare iniziale /q/ nell'affricata postalveolare /tʃ/ (mutamento che non ha intaccato la /q/ interna).
(4) Il suffisso -we è usato per formare nomi di strumenti da radici verbali.
(5) Il suffisso -ol è altamente problematico e a mio avviso di origine ignota, ma la radice è chiara.
(6) Il vocabolo è attestato come huampu nell'opera di Luis de Valdivia (Arte y gramatica de la lengua general que corre en todo el Reyno del Chile. Lima, 1606).
Numerosi prestiti dal Quechua descritti da Valdivia sono caduti in disuso e non si trovano più nella lingua moderna. Altri invece sono ancora vitali. Utile è senza dubbio lo studio di Rodrigo Moulian, María Catrileo e Pablo Landeo (Università di Concepcion, Cile), Afines Quechua en el vocabulario Mapuche de Luis de Valdivia (2015) - con relativo allegato. Va detto che gli autori di questo studio propongono qualche etimologia fallace, fondata su mutamenti fonetici molto improbabili o impossibili; sembra poi che le loro conoscenze della lingua Quechua siano abbastanza limitate. Riporto una lista di quechuismi valdiviani nell'ortografia originale.
amca "mais tostato" < Qu. hamk'a "mais tostato"
amchi "semolino" < Qu. hamchi "semolino"
ampi "medicina, purga" < Qu. hampi "medicina"
ampin "curare" < Qu. hampiy "curare"
apo "governatore" < Qu. apu "generale, autorità"
ata "gallina" < Qu. atawallpa "gallo"
ayargen "essere pallido" < Qu. aya "morto"
cahuin "riunione" < Qu. kaywi "ossequi rituali,
ricordi di una festa"(i)
cahuintu "ubriacatura" (vedi sopra)
camañ "facitore"(ii) < Qu. kamayuq "responsabile"
capi "fagioli freschi" < Qu. kapi "baccello di
legume"(iii)
cullpo "tortora" < Qu. kullku "tortora"(iv)
chala "paglia di mais secco" < Qu. ch'alla "paglia
di mais secco"
chaucha "patate gialle" < Qu. chawcha "patata precoce"
huaccha "anatra" < Qu. wachwa "anatra di lago"
huayqui "lancia" < Qu. wach'i "freccia"(v)
llanca "pietra preziosa" < Qu. llanqa "colore
intenso"
llancavú "color porpora" < Qu. llanqha "color rosa"
llipu "specchio" < Qu. rirpu "specchio"
llupu, llupug "pentola" < Qu. llupu "basso;
appiattito"(vi)
murque "farina di mais tostato" < Qu. machka
"farina tostata" < proto-Qu. *matrka
muti "mais cotto" < Qu. mut'i "mais bollito"
mutin "cuocere mais" < Qu. mut'iy "bollire il mais"
pichi "piccolo" < Qu. pisi "poco"
pirca "parete" < Qu. pirqa "parete, muro"
pozco "lievito" < Qu. p'uchqu "lievito"
puñu "nuvoloso" < Qu. phuyu "nuvola"
purumache "gli antichi" < Qu. purun machu "spiriti
degli antenati"(vii)
qillca, quillca "carta, scrittura" < Qu. qillqa "segno;
scrittura"(viii)
raquin "contare, stimare" < Qu. rak'iy "ripartire"
tabo "casa" < Qu. tampu "alloggiamento, ostello"
tica "mattone" < Qu. tika "mattone"(ix)
titun "saldare con stagno" < Qu. titiy "saldare"
údan "avere la scabbia" < Qu. utha "foruncolo"(x)
vminta "pane di mais" < Qu. umita "tipo di cibo"
yana "servo" < Qu. yanaq "servo"
yclla "mantelle delle indiane" < Qu. lliklla "mantella
da donna"
amchi "semolino" < Qu. hamchi "semolino"
ampi "medicina, purga" < Qu. hampi "medicina"
ampin "curare" < Qu. hampiy "curare"
apo "governatore" < Qu. apu "generale, autorità"
ata "gallina" < Qu. atawallpa "gallo"
ayargen "essere pallido" < Qu. aya "morto"
cahuin "riunione" < Qu. kaywi "ossequi rituali,
ricordi di una festa"(i)
cahuintu "ubriacatura" (vedi sopra)
camañ "facitore"(ii) < Qu. kamayuq "responsabile"
capi "fagioli freschi" < Qu. kapi "baccello di
legume"(iii)
cullpo "tortora" < Qu. kullku "tortora"(iv)
chala "paglia di mais secco" < Qu. ch'alla "paglia
di mais secco"
chaucha "patate gialle" < Qu. chawcha "patata precoce"
huaccha "anatra" < Qu. wachwa "anatra di lago"
huayqui "lancia" < Qu. wach'i "freccia"(v)
llanca "pietra preziosa" < Qu. llanqa "colore
intenso"
llancavú "color porpora" < Qu. llanqha "color rosa"
llipu "specchio" < Qu. rirpu "specchio"
llupu, llupug "pentola" < Qu. llupu "basso;
appiattito"(vi)
murque "farina di mais tostato" < Qu. machka
"farina tostata" < proto-Qu. *matrka
muti "mais cotto" < Qu. mut'i "mais bollito"
mutin "cuocere mais" < Qu. mut'iy "bollire il mais"
pichi "piccolo" < Qu. pisi "poco"
pirca "parete" < Qu. pirqa "parete, muro"
pozco "lievito" < Qu. p'uchqu "lievito"
puñu "nuvoloso" < Qu. phuyu "nuvola"
purumache "gli antichi" < Qu. purun machu "spiriti
degli antenati"(vii)
qillca, quillca "carta, scrittura" < Qu. qillqa "segno;
scrittura"(viii)
raquin "contare, stimare" < Qu. rak'iy "ripartire"
tabo "casa" < Qu. tampu "alloggiamento, ostello"
tica "mattone" < Qu. tika "mattone"(ix)
titun "saldare con stagno" < Qu. titiy "saldare"
údan "avere la scabbia" < Qu. utha "foruncolo"(x)
vminta "pane di mais" < Qu. umita "tipo di cibo"
yana "servo" < Qu. yanaq "servo"
yclla "mantelle delle indiane" < Qu. lliklla "mantella
da donna"
(i) Moulian e coautori forniscono come fonte per la parola Quechua Rosat, 2009: 527.
(ii) Si trova soltanto come secondo elemento di composti che indicano professioni, così ampi camañ "medico".
(iii) Moulian e coautori forniscono come fonte per la parola Quechua Augusta 1916a : 76.
(iv) La seconda consonante della parola Mapudungun è dovuta con ogni probabilità a dissimilazione.
(v) La consonante glottalizzata -ch'- è stata risolta in -chk-, quindi si è prodotto un dittongo. Un trattamento inconsueto ma non impossibile, che depone a favore dell'antichità del prestito.
(vi) Moulian e coautori forniscono la glossa Quechua llupu "chato, aplastado, de poca altura"; la fonte indicata è Rosat, 2009: 643.
(vii) Da purun "selvatico; terra abbandonata" e machu "vecchio; spirito maligno". La locuzione si riferisce con ogni probabilità ai fantasmi degli antenati non battezzati.
(viii) In Valdivia non si ha la palatalizzazione riscontrata nella lingua moderna.
(ix) Da non confondersi con tiha "tegola" (Quechua dei Wanka), prestito dallo spagnolo teja. Le tegole, sconosciute in epoca precolombiana, sono state prontamente adottate. A Vilcabamba il palazzo dell'Inca aveva un tetto di tegole.
(x) Rosat, 2009: 1206.
(ii) Si trova soltanto come secondo elemento di composti che indicano professioni, così ampi camañ "medico".
(iii) Moulian e coautori forniscono come fonte per la parola Quechua Augusta 1916a : 76.
(iv) La seconda consonante della parola Mapudungun è dovuta con ogni probabilità a dissimilazione.
(v) La consonante glottalizzata -ch'- è stata risolta in -chk-, quindi si è prodotto un dittongo. Un trattamento inconsueto ma non impossibile, che depone a favore dell'antichità del prestito.
(vi) Moulian e coautori forniscono la glossa Quechua llupu "chato, aplastado, de poca altura"; la fonte indicata è Rosat, 2009: 643.
(vii) Da purun "selvatico; terra abbandonata" e machu "vecchio; spirito maligno". La locuzione si riferisce con ogni probabilità ai fantasmi degli antenati non battezzati.
(viii) In Valdivia non si ha la palatalizzazione riscontrata nella lingua moderna.
(ix) Da non confondersi con tiha "tegola" (Quechua dei Wanka), prestito dallo spagnolo teja. Le tegole, sconosciute in epoca precolombiana, sono state prontamente adottate. A Vilcabamba il palazzo dell'Inca aveva un tetto di tegole.
(x) Rosat, 2009: 1206.
Si potrebbe aprire un dibattito sul percorso con cui ciascuna parola Quechua è penetrata in Mapudungun, ma forse sarebbe inconcludente. Alcuni prestiti appaiono fedeli all'originale, mentre altri hanno subìto mutamenti e potrebbero essere più antichi: è stata ipotizzata addirittura un'origine pre-incaica. Ad esempio chang "gamba; ramo", che presenta la perdita della finale del Quechua chanka. A complicare le cose, questo chanka risale al proto-Quechua *tranka (con tr- pronunciata come in siciliano). Per ulteriori informazioni e discussioni sull'argomento, si veda l'opera di Matthias Pache (Università di Leida), Lexical Evidence for Pre-Inca Language Contacts of Mapudungun (Mapuche) with Quechuan and Aymaran (2014). Ecco alcune corrispondenze che non possono essere dovute a prestiti recenti:
kelü "rosso" : Qu. qulli "viola"
küyen, küllen "luna" : Qu. killa "luna"
mongkol "sferico" : Qu. muruqu "rotondo"
ñuke "madre" : Qu. ñuñu "seno materno"
pun "notte" : Qu. puñuy "dormire"
pura "otto" : Qu. pusaq "otto"
tapül "foglia" : Qu. chapra "foglia"
waria "città" : Qu. wasi "casa"
weñi "ragazzo" : Qu. wayna "ragazzo, giovane uomo"
küyen, küllen "luna" : Qu. killa "luna"
mongkol "sferico" : Qu. muruqu "rotondo"
ñuke "madre" : Qu. ñuñu "seno materno"
pun "notte" : Qu. puñuy "dormire"
pura "otto" : Qu. pusaq "otto"
tapül "foglia" : Qu. chapra "foglia"
waria "città" : Qu. wasi "casa"
weñi "ragazzo" : Qu. wayna "ragazzo, giovane uomo"
Si notano anche alcuni importanti prestiti culturali dall'Aymará:
pataka "cento" < Ay. pataka "cento"
warangka "mille" < Ay. waranqa "mille"
wirin "scrivere" < Ay. wiru "solco"
warangka "mille" < Ay. waranqa "mille"
wirin "scrivere" < Ay. wiru "solco"
Altri prestiti dall'Aymará sono riportati da Valdivia:
ayra "pigro" < Ay. hayra, jayra "pigro"
laqueytun "maledire" < Ay layqa "stregone"
laqueytun "maledire" < Ay layqa "stregone"
Ho identificato un'altra fonte di prestiti. Si tratta del Kakán, la lingua dei Diaghiti (Diaguitas).
antü "sole" < Kak. ando-, antofa- "sole"(a)
isüm "uccello < Kak. ismi "uccello"(b)
machi "sciamano, sciamana" < Kak. machi
"sciamano"(c)
patay "pane" < Kak. patay "pane di carrube"(d)
ruca "casa" < Kak. -luca- "casa"(e)
isüm "uccello < Kak. ismi "uccello"(b)
machi "sciamano, sciamana" < Kak. machi
"sciamano"(c)
patay "pane" < Kak. patay "pane di carrube"(d)
ruca "casa" < Kak. -luca- "casa"(e)
(a) Si ritrova nei toponimi Antofagasta, Antofalla (Antofaya), Andolucas. Il vocalismo è incompatibile con un'origine dal Quechua inti "sole". In Kakán la parola ha un'etimologia: sappiamo che an- "luogo alto", ani- "cielo", -án "alto". Questi elementi sono documentati nella toponomastica e nell'antroponimia diaghita. Nel Quechua di Santiago del Estero esistono anche le forme di sostrato tutu "brucia" e tuy! "che caldo!", donde si deduce che l'elemento -tu- in Kakán doveva indicare il fuoco. Dunque ando-, antofa- < *an-tu- "fuoco del cielo". Questo dimostra la direzione del prestito. Il toponimo diaghita Conando corrisponde alla perfezione al Mapudungun coni antu "tramonto" (lett. "il sole entra", vedi Valdivia). Il toponimo diaghita Antofalla corrisponde alla perfezione al Mapudungun lay antú "eclisse" (lett. "il sole muore", vedi Valdivia). Queste frasi potrebbero essere passate ai Mapuche dal Kakán; se è così anche i verbi in questione sarebbero prestiti.
(b) Si ritrova nell'idronimo Ismiango, glossato Aguada de los Pajaritos, ossia "Ruscello degli Uccellini". Nel Quechua di Santiago del Estero vive tuttora il vocabolo ishma "uccellino", termine di sostrato. In Mapudungun esiste anche ishike "insetti" (in origine "creature volanti", var. isike), che pare formato dalla stessa radice. Vediamo che -mi è un suffisso ben documentato nell'antroponimia e nella toponomastica diaghita, mentre manca nella lingua dei Mapuche. Evidentemente sia isüm che ishike devono venire da parole col significato di "essere volante". L'oscurità etimologica dimostra che sono prestiti.
(c) Nel 2017 è stata scoperta in Cile una parlante della lingua Kakán, Karen Zunilda Aravena Álvarez, che definisce se stessa machicua, ossia "sciamana". La parola deve essere un composto, da cui si deduce che -cúa significa "donna". Il vocabolo machi, tradotto con "medico", era ben vivo nel Quechua di Catamarca (Argentina), documentato da Samuel Alejandro Lafone Quevedo (1835-1920). Catamarca è una terra lontana dall'area in cui si parlava il Mapudungun. Con tutta probabilità machi è un termine culturale diaghita passato ai Mapuche.
(d) Il vocabolo si trova come sostrato nel Quechua di Santiago del Estero e nel Kunza, una lingua isolata un tempo parlata nella regione di Atacama. A Santiago del Estero patay indica un pane particolare, fatto con le carrube. Nelle comunità di Atacama indicava una massa dolce fatta con la farina di carruba. Irriducibile al Quechua, questa parola deve essere un elemento culturale diaghita di particolare importanza.
(e) Il toponimo Andolucas significa "(alla) Casa del Sole". Trovo plausibile l'ipotesi formulata da Pache di un'origine remota del Mapudungun ruka "casa" dalla stessa radice del Quechua wasi "casa". Da una protoforma *wasV-ka "gruppo di case" si sarebbe formata la variante *masV-ka, evoluta in vario modo. Si noti che in Hulliche anziché ruka troviamo shuka "casa". In Amazzonia è molto diffusa la parola maloka "casa comune". Sono convinto che il Kakán sia stato il tramite per il passaggio di questo elemento in Mapudungun. Si nota che il Kunza ha lickan "villaggio", chiaramente parente del termine Kakán -luca- "casa".
(b) Si ritrova nell'idronimo Ismiango, glossato Aguada de los Pajaritos, ossia "Ruscello degli Uccellini". Nel Quechua di Santiago del Estero vive tuttora il vocabolo ishma "uccellino", termine di sostrato. In Mapudungun esiste anche ishike "insetti" (in origine "creature volanti", var. isike), che pare formato dalla stessa radice. Vediamo che -mi è un suffisso ben documentato nell'antroponimia e nella toponomastica diaghita, mentre manca nella lingua dei Mapuche. Evidentemente sia isüm che ishike devono venire da parole col significato di "essere volante". L'oscurità etimologica dimostra che sono prestiti.
(c) Nel 2017 è stata scoperta in Cile una parlante della lingua Kakán, Karen Zunilda Aravena Álvarez, che definisce se stessa machicua, ossia "sciamana". La parola deve essere un composto, da cui si deduce che -cúa significa "donna". Il vocabolo machi, tradotto con "medico", era ben vivo nel Quechua di Catamarca (Argentina), documentato da Samuel Alejandro Lafone Quevedo (1835-1920). Catamarca è una terra lontana dall'area in cui si parlava il Mapudungun. Con tutta probabilità machi è un termine culturale diaghita passato ai Mapuche.
(d) Il vocabolo si trova come sostrato nel Quechua di Santiago del Estero e nel Kunza, una lingua isolata un tempo parlata nella regione di Atacama. A Santiago del Estero patay indica un pane particolare, fatto con le carrube. Nelle comunità di Atacama indicava una massa dolce fatta con la farina di carruba. Irriducibile al Quechua, questa parola deve essere un elemento culturale diaghita di particolare importanza.
(e) Il toponimo Andolucas significa "(alla) Casa del Sole". Trovo plausibile l'ipotesi formulata da Pache di un'origine remota del Mapudungun ruka "casa" dalla stessa radice del Quechua wasi "casa". Da una protoforma *wasV-ka "gruppo di case" si sarebbe formata la variante *masV-ka, evoluta in vario modo. Si noti che in Hulliche anziché ruka troviamo shuka "casa". In Amazzonia è molto diffusa la parola maloka "casa comune". Sono convinto che il Kakán sia stato il tramite per il passaggio di questo elemento in Mapudungun. Si nota che il Kunza ha lickan "villaggio", chiaramente parente del termine Kakán -luca- "casa".
La lingua dei Puelche (Gününa Yajüch), un popolo della Pampa, ha dato alcuni prestiti al Mapudungun, forse a causa di matrimoni misti avvenuti in epoca non troppo antica. I dati sono stati tratti dal World Loanword Database (WOLD).
kalel "collina" < Pu. kalïl "collina"
kelesia "lucertola" < Pu. kelésia "lucertola"
kotrü "salato, aspro" < Pu. xitran "sale"
kululu "farfalla" < Pu. kululu "farfalla"
lamkja "vino" < Pu. lam "bevanda alcolica"*
trawala "patata" < Pu. dawala "piccola patata selvatica"
kelesia "lucertola" < Pu. kelésia "lucertola"
kotrü "salato, aspro" < Pu. xitran "sale"
kululu "farfalla" < Pu. kululu "farfalla"
lamkja "vino" < Pu. lam "bevanda alcolica"*
trawala "patata" < Pu. dawala "piccola patata selvatica"
*In ultima analisi è a sua volta un prestito dall'inglese rum.