venerdì 1 marzo 2019

LA RIBELLIONE DI THORMOD E LA PERSISTENZA DELLA RELIGIONE PAGANA IN NORMANDIA

Nella storia del Ducato di Normandia esistono fatti degni del massimo rilievo, che tuttavia sono stati occultati dagli storici mainstream e ritenuti privi di qualsiasi interesse, immagino per motivi ideologici, politici e religiosi. Tra questi fatti negletti dagli studiosi possiamo sicuramente annoverare la ribellione di Thormod, un capo normanno pagano ucciso nell'Anno del Signore 943. Il suo nome, che significa "Coraggio di Thor", ci è riportato con le varianti ortografiche Turmod e Tormod. La forma originale norrena è Þórmóðr

Mi sono imbattuto per puro caso in un'eccezione significativa, che però risale alla fine del XIX secolo. Si parla diffusamente della ribellione pagana nell'opera di Sir Francis Palgrave, The History of Normandy and of England (1857), e più precisamente nel secondo tomo, il cui sottotitolo è il seguente: The First Three Dukes of Normandy: Rollo, Guillaume Longue-Épée, and Richard-Sans-Peur - The Carlovingian Line supplanted by the Capets. Questa è una vera e propria miniera di informazioni, da cui mi propongo di attingere a fondo e a più riprese. Data la vetustà del testo, i diritti d'autore sono estinti. Si può scaricare liberamente il lavoro di Palgrave dal sito Archive.org





Questo è quanto riportato dalla pagina 340 a pagina 355 del secondo volume della Storia della Normandia e dell'Inghilterra, nella mia traduzione in italiano - sperando che possa essere considerata degna: 

Il Partito Danese e il Partito Cristiano provocati
l'uno contro l'altro da Guglielmo Lungaspada

   È forse una delle più grandi maledizioni che attendono l'intolleranza, che la rimozione del torto genera inevitabilmente ulteriore male. Anche il riluttante sollievo che la dura necessità ogni tanto estorce a un oppressore a favore di un partito o di una setta fino a quel momento vietata, è un atto che sicuramente sarà travisato da entrambe le parti. Quelli che in precedenza hanno goduto nella piena tirannia del predominio, si risentono per la diminuzione dell'ingiustizia come per un affronto, mentre gli oppressi interpretano la concessione come una chiamata a vendicarsi a loro volta; e questa fu la crisi che Guglielmo Lungaspada provocò.
    Le oscillazioni di Guglielmo Lungaspada - i segni e i risultati della sua insincerità - le alternanze di incoraggiamento e sfavore che egli aveva manifestato verso ciascuno dei partiti antagonisti della Normandia, furono calcolati per dare a entrambi la massima provocazione. Una volta chiamato al pieno esercizio della sua autorità, Guglielmo si era inorgoglito della sua consanguineità francese, aveva corteggiato la società Francese, aveva adottato le maniere francesi, e si identificava assolutamente con il Partito Romanizzato. E sebbene egli possa non aver inflitto alcuna ingiustizia attiva al popolo Danese, egli fu certamente duro e sfavorevole nei suoi confronti. Ma, dopo vari cambiamenti, e nel fosco crepuscolo del suo regno, quando aveva sperimentato il disprezzo dei Francesi ed era convinto del loro implacabile odio, rovesciò completamente la sua precedente politica. Dando la più favorevole interpretazione alle sue misure educative riguardo a Riccardo, esse testimoniano che vedeva il Cristianesimo come una cosa indifferente. Guglielmo stava ritornando all'antica razza dei suoi progenitori: si unì cordialmente ai Danesi pagani, e stava proclamando la restaurazione della sua fratellanza con la Scandinavia. Ancora, facendo così, egli non aveva ritirato la sua fiducia al Partito Romanizzato; no, egli si aggrappava a loro come ai suoi amici più intimi; a loro egli affidò la persona di suo figlio. - Perciò, quando i giorni di Guglielmo erano contati, egli aveva armato le fazioni rivali l'una contro l'altra. Egli aveva accordato ai Danesi il pieno beneficio e vantaggio del suo favore, del suo affetto e del suo patrocinio, mentre al contempo, garantendo la custodia del suo infante erede al Partito Romanizzato o Cristiano, gli oppositori del popolo Danese erano, grazie a questo atto concorrente, investiti del potere del governo. Coloro che avevano sentimenti danesi e i Pagani dichiarati si aggregarono.
    Bernardo e il suo partito essendo in possesso - loro, come tutti gli uomini intelligenti in circostanze simili, - decisero di mantenere il possesso. Essi avevano la gestione dell'inaugurazione a Notre Dame di Rouen. La somministrazione dei giuramenti, more Christiano, manifestò la loro decisa intenzione. Nessuna ulteriore promulgazione delle opinioni sostenute dalla Reggenza avrebbe potuto essere necessaria. Stavano cercando di confermare il Cristianesimo come religione di Stato, e quindi il popolo Danese, sebbene profondamente fedele a Riccardo, si tenne lontano. Le cerimonie della Cattedrale erano programmate in modo tale da recare loro affronto e da sfidarli. Che interesse avevano gli antiquati Danesi davanti all'altare? Che cosa importava loro del Vangelo, della preghiera, della questua e della benedizione, o delle ossa di Santi o di Martiri?
    Invero, l'intero popolo Danese può aver obiettato che una simile installazone del giovane Principe era chiaramente contraria alle intenzioni di suo padre. Guglielmo, in ogni caso, cercò di mantenere un equilibrio tra le due nazionalità; mentre l'ordinazione cristiana del sovrano era un'innovazione gratuita, non richiesta e assolutamente sovversiva del patto. Finora nessun simile rito aveva segnalato l'accesso di un Duca, di un Signore o di un Patrizio. - Rollone non aveva cercato la benedizione del Clero quando aveva ottenuto il suo dominio; - no, e neppure Guglielo Lungaspada. Se, con l'intento di conciliare i Normanni Romanizzati, Guglielmo aveva stabilito che il riconoscimento dell'erede a Bayeux avrebbe avuto luogo in giorno solenne coincidente con una grande festività cristiana, ancora, in questa concessione era stato molto caritatevole. L'atto era nel complesso l'atto di un Magistrato Civile. L'Erede non entrò nella Cattedrale, la Basilica di Sant'Esuperio era deserta, nessun prete o prelato fu convocato per santificare la cerimonia secolare, che non richiese alcuna benedizione. Le istruzioni date da Guglielmo Lungaspada per l'educazione di suo figlio furono sagacemente calcolate per sottrarre il giovane Principe all'influenza clericale, mentre, per contro, la consacrazione a Rouen effettuata dalla Reggenza fu evidentemente adottata allo scopo di introdurre il giovane Sovrano sotto la protezione della gerarchia Cristiana.
Infine, il popolo Danese avrebbe potuto insistere su quando Guglielmo aveva ordinato che il bambino dovesse vivere tra i Danesi, crescere in mezzo ai Danesi, abitare nella Bayeux Danese ed essere educato al dovere dei governo nella capitale Danese: Bernardo aveva solennemente promesso a Guglielmo Lungaspada che avrebbe osservato tutte le sue ingiunzioni. Ancora, cosa aveva fatto Bernardo? Egli aveva deviato dalle indicazioni testamentarie date da Guglielmo, nell'articolo più importante e capitale, - egli aveva spostato Riccardo dalla città di lingua Danese alla romanizzata Rouen. 

Movimento del popolo Danese 

Ma se i cristiani stavano tenendo duro, i Pagani erano attivi e operativi. Il movimento che Guglielmo Lungaspada aveva impartito al popolo Danese stava procedendo con rapidità accelerata. Harald Blaatand e i suoi Danesi si erano stanziati nel Cotentin, e questa immigrazione impartiva un nuovo vigore agli interessi dei Pagani nell'intera Terra Normannorum.  

Thormod rinuncia al Cristianesimo

Thormod, un potente capitano e probabilmente un Normanno di nascita, rinunciò al suo Cristianesimo simulato e riprese l'adorazione del lunatico Possessore di Martello, il Demone Tutelare di cui portava il nome, - e possiamo immaginarlo godere il suo robusto pasto a base di carne di cavallo, la prova della sua sincerità penitente. Furono aperte le comunicazioni con altri capitani Danesi in mare o oltre il mare - un certo Sithric è menzionato tra loro. Una guerra di religione era incombente. L'Odinismo, considerato come un sistema di credenze positive, può essere stato in declino, ma un'aspra antipatia verso la fede altrui è perfettamente compatibile con il lassismo della propria. 

I Danesi si associano per riunire la Normandia
alla comunità Danese

Tuttavia, i Danesi conservavano ancora un forte attaccamento abitudinario alle loro credenze ancestrali. Le leggi, le costumanze, persino il cibo e il vestiario, contribuivano a mantenere i pagani Danesi nelle antiche vie e, obbedendo all'impulso dato da Guglielmo, essi si sforzavano ardentemente che la Terra Normannorum fosse riunita alla grande Confederazione Danese. Non che questi punti di vista li abbiano distolti in alcun modo dalla loro lealtà verso Riccardo. Essi erano ardentemente attaccati al loro giovane Duca proprio come i loro oppositori. Persino Harald Blaatand, che avrebbe potuto essere scusato per la tentazione di avvantaggiare se stesso dell'età immatura del rampollo, nutriva un affetto onestissimo nei suoi confronti. Dal momento che i Danesi Cristiani non avrebbero potuto accontentarsi di una parità dei diritti, i Danesi (pagani) dovevano proteggere se stessi. La Normandia doveva essere preservata come una Monarchia unita, ma il Duca doveva allevare un genuino uomo Danese, e lo Stato doveva mantenera la dignità di una vera comunità Danese. 

I nobili Normanni portano Riccardo
davanti a Luigi al suo palazzo 

   Nella nostra epoca, un debito pubblico è l'evidenza più soddisfacente di "Progresso sociale". Diventando passibile di bancarotta, l'Impero Ottomano è stato portato al palo della civilizzazione. Se la Francia nel X secolo fosse stata qualificata a possedere questi sensibilissimi termometri politici, le rendite di Luigi d'Oltremare sarebbero state improvvisamente quotate a una crescita assai notevole. Cedendo al panico eccitato dal risveglio Danese a tutti gli eventi a cui nessun'altra ragione può essere onorevolmente assegnata, il Partito Romanizzato ha deciso non solo di ottenere la garanzia della corona Carolingia, ma anche di mettere la Normandia in assoluta sottomissione alla Monarchia Francese.
    Quando, all'accesso di Riccardo, le notizie dell'atteggiamento determinato dalla Normandia giunsero a Luigi e a Gerberga, le loro speranze erano abbattute, scarsamente sostenute da una distante e indistinta prospettiva di risveglio. Chissà quanto Luigi sarà stato rallegrato dalla richiesta di ricevere i nobili Normanni giunti da Rouen come scorta del giovane Riccardo. La processione apparve alla porta del palazzo, entrò nella camera di presenza che aveva assistito alla mortificazione di Guglielmo Lungaspada e, conducendo il giovane Riccardo davanti al trono, pregarono Luigi affinché concedesse l'investitura all'infante, l'erede di secondo grado di Rollone, proprio come lui e suo padre avevano fatto a Guglielmo e a Rollone. Quale richiesta avrebbe potuto essere più gradita a Luigi di un tale riconoscimento non cercato della sua supremazia? Ha ricevuto il bambino gentilmente: quanto gli è costata la gentilezza? No, cedendo all'inizio alla vincente influenza della bellezza di Riccardo, era persino incline a considerare la giovinezza con favore. Ben altrimenti Gerberga, così irritata e mortificata quando ha confrontato il piacevole aspetto del giovane Normanno e i suoi arti ben formati con l'aspetto del suo povero, giallastro, piccolo Lotario dalle gambe storte. 


L'investitura della Normandia concessa a Riccardo
in quanto bastardo di suo padre 

   Ma Gerberga ebbe la sua vendetta in un altro modo; sebbene avrebbe potuto difficilmente definire Riccardo un riccio odioso. era in suo pieno potere attribuirgli un più turpe epiteto. Quando il Cronista di corte porta testimoninanza della concessione del Ducato, descrive lo stato del giovane Duca con precisione sprezzante - Rex Ludovicus filio Willielmi nato de concubina Britanna, terram Normannorum dedit - e mentre i Normanni gioivano della confermazione dell'autorità di Riccardo, i Francesi si sono vantati con gioia, perché era stata presa buona cura di marchiare il giovane come un bastardo di mezza casta. 

I Normanni prestano omaggio al Re 

  Finora, tuttavia, il procedimento era regolare, anche se il trattamento ricevuto da Riccardo era rigido e inutilmente umiliante; ma un'ulteriore transazione ne conseguì, né garantita da un precedente né dettata da principio. Senza alcun ordine del loro Signore intermediario, i Normanni prestarono omaggio a Luigi e divennero suoi uomini, giurando il giuramento di fedeltà, riconoscendolo così come il loro immediato Soovrano e, essendo stati colpiti dalla copiosa generosità del Re, tornarono con gioia a Rouen. In tal modo i Normanni, finché i loro atti avessero avuto qualsiasi validità, consegnarono il loro Duca, il loro Paese e se stessi, al potere di Luigi. Fecero un'incondizionata cessione dei loro diritti. La Normandia, e tutto ciò che apparteneva alla Normandia, era suo per legge costituzionale, e Luigi potea ora meditare con fiducia sui suoi schemi di conquista.
    Luigi non avrebbe mai potuto negare a se stesso di aver cercato la totale distruzione della detestata razza di pirati. Luigi avrebbe potuto ritrarsi dal crimine di spargere il sangue del giovane bambino, tuttavia, se fosse stato provocato dall'apprensione, o tentato dall'opportunità, c'erano molti modi e strumenti convenienti, suggeriti dalle tradizioni del passato, che avrebbero reso effettivamente inabile il rappresentante spurio di Guglielmo, o l'avrebbero tolto di mezzo. Il bastardo incatenato avrebbe potuto essere lasciato a marcire in una prigione, o essere accecato, o menomato nelle sue membra. Riccardo era ora legalmente il Sorvegliato di Luigi. La fiducia di Bernardo, Botho e Oslac è stata annullata. Cosa sarebbe stato del Minore lo avrebbe deciso il Re facendo valere i diritti che un Guardiano irresponsabile potrebbe reclamare.


I diritti di Riccardo messi in pericolo dagli omaggiatori 

    Senza dubbio è stato un colpo di sana politica, che l'accesso di Riccardo dovesse essere costituzionalmente sanzionato dal suo Superiore Carolingio. Il riconoscimento della Normandia come porzione integrale della Monarchia Francese assicurò la sua esistenza come Stato Cristiano, e la incorporò nella comunità Carolingia. - Ma, furono i Nobili che, supponendo di agire per la nazione Normanna, effettuarono il riconoscimento, debitamente consapevoli della loro indipendenza? Non risultò la loro condotta dall'ansia troppo zelante di una paura malcelata? - Perché portare il giovane Duca personalmente davanti a Luigi? Non sarebbe stata sufficiente un'ambasciata? C'era pericolo nello spostare il bambino oltre il confine Normanno. La stessa vista di Riccardo avrebbe potuto tentare Luigi a trarre profitto dall'impotenza dell'infanzia, e suggerirgli che fosse sia una prerogativa che un dovere assumere la custodia corporale dell'Erede. A tali obiezioni si potrebbe tentare qualche replica, non del tutto soddisfacente, sebbene, in una certa misura, plausibile; ma il loro atto complementare di omaggio sembrava non suscettibile di giustificazione. 

Un partito tra i Normanni  si offende per l'omaggio reso a Luigi. Questi diventano uomini di Ugo il Grande 

     Che i nobili della terra dovessero personalmente diventare i vassalli del Re, era quindi causa di sdegnoso risentimento per un grande e influente partito tra i Normanni; ma mentre essi disdegnavano una simile degradante sottomissione, senza ritegno e con ansiosa incoerenza facevano lo stesso o peggio, dando un nuovo giro alla Ruota della Fortuna. L'inaspettato miglioramento delle prospettive di Luigi avrebbe potuto incoraggiarlo a sentirsi quasi indipendente da Ugo il Grande; ma erano messi l'uno contro l'altro in modo così strano, che Ugo il Grande evitò la Normandia quasi quanto Luigi. I Normanni scontenti chiesero l'aiuto del Duca di Francia contro il Re di Francia e, diventando suoi uomini, lo accettarono come loro Sovrano. Nell'omaggio reso da questi secessori al Duca Ugo, non prestarono più attenzione a Riccardo, o ai diritti di Riccardo, di quanto altri fecero quando averano reso omaggio al Re di Francia: essi scavalcarono Riccardo nello stesso modo. Questa defezione sembra essere stata manifesta principalmente nell'Evrecin, e in pratica equivaleva all'incorporazione di quel distretto all'adiacente Ducato di Ugo il Grande. Tramite questo scisma politico il Partito Cristiano si dvise in due: gli uomini dei Re e gli uomini del Duca, entrambi desiderosi di mettere in pericolo il loro comune obiettivo - l'indipendenza della Normandia - grazie alla loro reciproca inimicizia.

L'invasione danese. Re Sithric e Thormod
uniscono le loro forze

Questo fu un capitale incoraggiamento per i Danesi pagani. Essi hanno immediatamente sfruttato questi dissensi interni dei Cristiani. Fresco dal Nord venne il Re Sithric e unì le sue forze a Thormod. Le chiglie danesi brulicavano intorno alle coste, molte probabimente erano passate dall'Irlanda o dall'Inghilterra. La guerra fu perseguita come una volta: le vele nere volteggianti lungo la costa, le truppe che sbarcavano e molestavano l'interno. Lo squadrone di Sithric entrò nella Senna spesso afflitta. Ne seguì un'insurrezione generale. Hey-saa! Hey-saa! Heysaa! Il grido nazionale di incoraggiamento e di raduno risuonò tra le genti Danesi.

Thormod ottiene il possesso della persona del
giovane Riccardo e lo converte al Paganesimo

I Normanni Pagani perseguirono coraggiosamente e con forza i loro disegni di rivendicare la loro supremazia senza detrimento alla loro lealtà. Thormod ottenne il possesso di Riccardo; egli sarebbe stato il Protettore del giovane Sovrano e, come egli avrebbe potuto sostenere, il protettore secondo il desiderio del cuore di Guglielmo. Non era il desiderio del morente Guglielmo che il suo robusto figlio dovesse crescere come un valoroso Danese? Thormod quindi lavorò duramente e con successo per la conversione del giovane Duca, e lo persuase, o lo costrinse, ad adottare i princìpi dei suoi antenati Danesi. 

Nascondimento di questa perversione
da parte degli storici Normanni
 

    Ogni storico è gravemente tentato o di colorare o di cancellare tutto ciò che può dispiacere ai suoi gusti o contraddire le sue opinioni; forse il secondo percorso è il più sicuro e il più onesto. La coscienza più pura o la mente più chiara potrebbero dire tutta la verità riguardo alle nostre guerre civili in tale forma, che la sua narrazione dovrebbe essere piacevole e redditizio equamente per i Realisti e per i Puritani? Il compromesso non può mai dare una risposta in questi casi. Fantasticate un ritratto di Carlo Stuart, ripartito tra Santo e Tiranno, entrambe le cose appropriate, - sarebbe una simile sembianza tale da gratificare sia l'Alta Chiesa che la Non Conformità?
    Questo spiacevole incidente nella vita di Riccardo Senza Paura è completamente ignorato dal Padre della Storia Normanna, che, come tutti gli altri scrittori Normanni, lavora con discrezione per sopprimere tutti gli esempi della vitalità combattiva ancora  mantenuta dai princìpi Pagani. Non una parola sulla perversione del giovane Duca appare nei preziosi memoriali che dobbiamo alla diligenza di Dudo. Il Diacono Dudo e tutti i suoi successori, sia in prosa che in versi, si vergognarono grandemente di questo passaggio negli annali Normanni e decisero che l'adozione infantile dell'errore pagano da parte del Duca Riccardo doveva essere considerato una cosa mai avvenuta. Quanto il Panegirista fosse ansioso di mantenere il carattere cristiano dei suoi patroni, può essere dedotto dalla circostanza che egli si rivolge a Guglielmo Lungaspada come un Santo Martire. La nostra conoscenza della missione riuscita di Thormod deriva esclusivamente dagli storici Francesi, che, deridendo il Capo dei Pirati, provano una cupa gioia nel rendere testimonianza della semplicità di suo figlio. Se non fosse stato per la malvagia sincerità di Frodoardo, il monaco di Reims, e di Richerio, figlio del funzionario riservato di Luigi d'Oltremare, l'intero affare sarebbe stato sepolto nell'oblio.
   L'audacia del popolo Danese ha suscitato gli sforzi corrispondenti da parte del Duca Ugo e del Re. Se i Danesi pagani fossero riusciti a mettere in atto l'occupazione della Normandia, allora il Ducato di Francia e il Regno di Francia sarebbero stati egualmente messi a repentaglio. Il nipote di Roberto il Forte rivaleggiava con la forza di suo nonno: Ugo intraprese una così rapida successione di conflitti con il nemico che i cronisti non sono riusciti a contarli. Schermaglie e incursioni hanno mantenuto la continuità della guerra. I Danesi erano molto rigidi nella zona; Ugo il Grande, durante la sua campagna, subì gravi perdite, tuttavia mantenne costantemente la sua posizione e, favorito dai suoi partigiani cristiani tra i Danesi romanizzati, fu in grado di stabilirsi a Evreux. 

    Luigi, da parte sua, diresse le sue operazioni con lo spirito e il talento di un grande capitano. Vendicatore dell'assassinato Guglielmo e Guardiano, come professava se stesso, del piccolo Erede, avanzò in Normandia per il salvataggio del giovane Riccardo e il ristabilimento del Cristianesimo. Luigi fu magnifico in questo campo. Mentre si muoveva, l'aquila aurea di Carlo Magno fu portata davanti a lui e, quando si accampò, l'Insegna Imperiale incoronò il suo padiglione. I suoi ranghi erano sempre pieni. Povero di mezzi, spogliato dei suoi domini, senza alcuna fonte di entrate, né, per quanto possiamo accertare, in possesso di alcun potere di costringere al servizio militare, la grandezza del suo esercito offre un enigma costantemente ricorrente. I Danesi o non ebbero il tempo di "montare a cavallo" - per usare la frase resa così familiare dalla triste cronaca sassone - o, se l'avessero avuto, preferirono combattere a piedi, secondo la loro usanza nazionale, avanzando contro il loro nemico con la spada e scudo. 

La "Battaglia della Riscossa". I Danesi sconfitti da Luigi.
Thormod e Sithric uccisi 

   L'Orda Pagana, comandata da Thormod e Sithric, contava migliaia di combattennti. - Ottocento cavalieri pienamente armati costituivano il nucleo dell'esercito che Luigi aveva radunato; - una forza formidabile esso stesso, ma non sufficientemente ampio da permettergli di superare il nemico. Quindi concentrò la sua cavalleria e fece l'assalto. Ne seguì una sanguinosa battaglia, più terribile di qualunque battaglia un Monarca Carolingio avesse mai condotto. I Danesi cedettero prima della carica. Il Re Sithric fuggì, cercando di nascondersi tra i cespugli in un boschetto, ma i suoi inseguitori seguirono il sentiero, lo scoprirono e i giavellotti di tre guerrieri Francesi uccisero la vittima accovacciata. Luigi, alla testa dei suoi cavalieri, cavalcò su Thormod e, galoppando in avanti senza riconoscere l'uomo che aveva investito, attaccò un altro battaglione danese. L'elastico Thormod, tuttavia, si era immediatamente rannicchiato dal terreno erboso calpestato, privo di lividi e incolume. La sua vista più acuta gli permise di individuare il Re e, correndo a perdifiato con i suoi compagni, assalirono Luigi alle spalle. Mentre Luigi menava fendenti a destra e a manca, Thormod gli corse dietro e, spingendo sul Re contro il punto debole del suo usbergo, lo ferì pericolosamente sotto la scapola; ma Luigi, girandosi rapidamente, spaccò il cranio dell'avversario. Ugo il Grande si riversò anche con le sue forze, e i Danesi, - novemila miscredenti, - portandosi alle loro navi, abbandonarono la loro impresa. I Francesi si gloriarono del massacro. Il Partito Cristiano avendo riguadagnato la sua preponderanza, il regolare ordine delle cose fu pienamente ristabilito. I Reggenti riassunsero i loro poteri, Oslac, Rodolfo Torta e Bernardo Barba Grigia: quest'ultimo, onorato e rispettato da tutti i partiti, fu considerato il luogotenente del Sovrano.

La "Battaglia della Riscossa" - La sua importanza 

La località in cui si scontrarono gli eserciti non è accertata, ma probabilmente il conflitto finale è avvenuto da qualche parte vicino al confine di Ponthieu. Pertanto designeremo la battaglia come "Battaglia della Riscossa", perché il suo esito ha assolutamente liberato il giovane Riccardo dalla stretta dei Danesi Pagani, e perché una battaglia senza nome non è citabile nella Storia. La storia ci viene raccontata con toni di trionfo - i cronisti mostrano un'animazione inusuale nei loro brevi dettagli - L'inizio agile dell'aggressore rovesciato e il destino del Vichingo in agguato - sono episodi che conferiscono un carattere romantico alla narrazione, rarissimo in questo periodo di opaca ma sanguinaria ostilità. Un Re Cristiano impegnato in un singolo combattimento, inseguendo i manigoldi pagani e impugnando la sua arma in mezzo alla mischia, aveva conseguito risultati che resuscitavano i giorni antichi della gloria imperiale.

CONCLUSIONI 

Lo vedete quanto può essere interessante la Storia? Certo, depreco il sostegno dato da Palgrave alla Chiesa Romana e al Partito Romanizzato. Appoggio senza esitare Odino, Thor e i Pagani, augurandomi che il costume del sacrificio di sangue detto blót sia ripristinato! Possano sorgere numerosi coloro che elevano i blót e tornare ad animare il mondo col loro fervore!

LINGUA NORRENA E PAGANESIMO IN NORMANDIA: IL CASO DI ROBERTO IL DIAVOLO

In tutte le scuole si insegnano le gesta di  Guglielmo il Conquistatore (1028-1087), che vinse la battaglia di Hastings nel 1066 e si impadronì dell'Inghilterra. Meno noto agli studenti è suo padre Roberto, soprannominato il Magnifico. Sesto Signore di Normandia e quarto a ottenere formalmente il titolo di Duca, la sua data di nascita è incerta (tra il 1002 e il 1010), mentre la sua morte avvenne a Nicea nel 1035, sulla via di ritorno da un improbabile pellegrinaggio in Terrasanta. Oltre ad essere acclamato come il Magnifico, il glorioso Duca aveva anche un altro soprannome, certamente meno lusinghiero: fu infatti conosciuto come Roberto il Diavolo. Tuttavia le opere degli storici tacciono ostinatamente sul motivo di tale epiteto, che a quanto pare il mondo accademico francese ha addirittura rimosso. Il problema a dire il vero non è poi tanto recente: gli stessi cronisti Normanni hanno pensato bene di non fare parola di qualcosa che ai loro occhi doveva essere a dir poco scabroso, incompatibile con le posizioni politiche, religiose ed ideologiche che sostenevano a spada tratta. Pur tra le mille difficoltà del caso, siamo infine riusciti a risalire alla vera origine della bizzarra questione. In poche parole, l'impavido nobiluomo Normanno era chiamato così perché persisteva nell'adorazione di Thor, in un contesto in cui il Cristianesimo cercava con tutti i mezzi di imporsi come religione di Stato e come unico culto possibile.

Nel meritorio libro A History of Pagan Europe, di Prudence Jones e Nigel Pennick, a pagina 134 è riportato quanto segue (la traduzione è mia): 

"Anche se i Normanni - gli uomini del nord - erano ufficialmente Cristiani, nel modo consueto prevalsero pratiche di fede duale. Una rinascita del culto di Thor nel decimo secolo fece dei Cristiani una minoranza nel loro stesso paese, e più tardi il padre di Guglielmo il Conquistatore fu conosciuto come Roberto il Diavolo per il suo attaccamento alle antiche vie." 

Le fonti utilizzate da Jones-Pennick sono Brent (1975) e Stenton (1971).

A questo punto ci si deve interrogare su quale possa essere l'origine di questa pervicace devozione a Thor, un fatto a prima vista inaudito che deve aver posto Roberto in cattiva luce nella stessa corte di Rouen - come provato dal soprannome infausto. Cominciamo ad indagare le origini del nobilmuomo in questione.

Roberto era figlio di Riccardo il Buono e di Giuditta di Bretagna. A sua volta Riccardo il Buono era figlio di Riccardo Senza Paura e di Gunnora, una nobildonna danese (nobilissima puella Danico more sibi iuncta, come riportato da André Duchesne nella sua Historiae Normannorum scriptores antiqui; Gunnor ex nobilissima Danorum prosapia ortam, come scrisse Roberto di Torigny). Non si conoscono gli antenati di Gunnora, anche se alcuni sostengono che fosse figlia del Re Harald Blaatand (Aroldo Dente Azzurro) di Danimarca.
Questo è un caso assai complesso e degno di nota sia per le sue implicazioni religiose che per quelle linguistiche. Riccardo Senza Paura aveva infatti sposato Gunnora secondo un rituale pagano. Questo costume del matrimonio more Danico - opposto a quello more Christiano - rimase a lungo comunissimo nella nobiltà della Normandia. Quello che invece è inconsueto è la scelta di una donna danese di nascita da parte di un maggiorente di Rouen: in genere i Normanni prendevano come consorti donne locali. Sposate con rito non cristiano, certamente, ma prive di sangue scandinavo e incapaci quindi di trasmettere ai rampolli la gloriosa eredità dei loro Antenati paterni. Questo fatto, dettato dalla libidine ed estremamente nocivo, fu proprio ciò che causò l'obsolescenza della lingua norrena, come visto in un precedente articolo:  


Va però precisato che tracciare l'estinzione di una lingua non è quasi mai un'impresa semplice, per il semplice fatto che la minima unità portatrice di un idioma è l'individuo e la minima unità efficace di trasmissione il rapporto tra madre e figlio. Nel caso in analisi, le cose sono andate un po' diversamente. Non è probabile che Roberto il Diavolo abbia appreso il Norreno dalla madre, che era bretone. Ipotizzo che Roberto il Diavolo abbia appreso il Norreno dalla nonna Gunnora, che morì nel 1031 e che ebbe quindi tutto il tempo di insegnarglielo. Il nonno, Roberto Senza Paura, senza dubbio conosceva la lingua dei suoi Avi, ma morì nel 996: non poté nemmeno conoscere il nipote. Trovo assai probabile che assieme alla lingua dei Danesi, Gunnora sia stata proprio la fonte della devozione a Thor. Le due cose hanno tutta l'aria di essere andate di pari passo: la pratica cruenta dei blót assieme ad antiche formule di sacrificio, non certo romanze. Sono piuttosto scettico sul fatto che il rampollo in seguito noto come il Magnifico o il Diavolo abbia tratto qualche profitto dalla scuola di Bayeux, di cui ancora fonti medievali abbastanza tarde ci testimoniano l'esistenza. Questo è un mio contributo sul capitale argomento:


Con Roberto il Diavolo si avrebbe quindi l'immissione nel Ducato di una linea di conoscenza della lingua che non proveniva dall'ascendenza materna - né da tentativi di ricostruzione dotta - ma da una reintroduzione viva e diretta dalla Danimarca. Sarebbe estremamente interessante poter confrontare questi modi, di certo tra loro dissimili, di parlare la lingua norrena. Purtroppo i dati necessari per il nostro studio sono andati smarriti e sarà molto difficile poterli recuperare. Ci vorrebbe la bacchetta magica di Harry Potter, che tuttavia non esiste. Un'altra caratteristica degna di nota è la spontaneità dell'apprendimento di una lingua per via diretta dalla famiglia, in netta contrapposizione con la natura artificiale dell'apprendimento scolastico, moderno o antico che sia. Se poi si aggiunge la trasmissione di un culto religioso, si ha la creazione di qualcosa di straordinariamente forte: si ha la creazione di un'identità.

Non è possibile escludere che lo stesso Guglielmo il Bastardo, più noto come il Conquistatore, avesse appreso il Norreno dalla madre Herleva, che fu presa come concubina da Roberto il Diavolo secondo il costume nuziale danese. Donna di umile condizione, nativa di Falaise, Herleva era figlia di un conciatore di pelli conosciuto come Fulbert o Herbert, con ogni probabilità non assimilato alla lingua francese antica a causa della marginalità della sua condizione sociale. Guglielmo fu detto il Bastardo proprio perché nato da un'unione pagana non riconosciuta dalla Chiesa di Roma, cosa che gli oppositori Franchi non mancavano di usare a fini propagandistici. La storiografia francese ha tentato a questo riguardo un colpo davvero basso. Nel tentativo di nascondere la natura eminentemente norrena del nome Herleva (ossia *Herleifa "Eredità dell'Esercito"), lo ha riportato nella forma volgare e assai oscura Arlette, con diverse varianti, tra cui Arlotte (il famoso vocabolo inglese harlot "prostituta" dev'essersi formato da questo materiale). Ecco le gemme di cui la Storia è tutta incastonata, diamanti che la funesta istituzione della scuola vuole a tutti i costi far sprofondare nell'Oblio. 

Sir Francis Palgrave, un grande studioso della Normandia, della sua cultura e della sua Storia, nutriva forti dubbi sul perdurare del Norreno nel Ducato. Egli è sempre stato propenso a ritenere tale lingua obsolescente e destinata all'estinzione già in epoca precoce, pur dovendo in moltissime occasioni ammettere il profondo legame dei Normanni, anche di fede cristiana, con la Scandinavia ancestrale. L'argomento di Palgrave si fonda essenzialmente su questa fallace considerazione: la Chiesa Romana non avrebbe utilizzato la lingua norrena per la propaganda religiosa - non esiste infatti alcuna prova di un simile uso evangelico dell'idioma degli Antenati. Esiste qualche menzione del fatto che si era creata un'associazione tra l'uso del Norreno e l'Odinismo, contrapposto all'uso del Romanzo coltivato dall'aristocrazia che per calcolo politico ha adottato la religione Cristiana. Dobbiamo chiederci perché non si ha traccia alcuna di sermoni norreni? Forse perché per tutto il X secolo (e oltre) se un prete avesse osato metter piede fuori da Rouen, sarebbe stato preso a martellate dai Pagani fino ad essere spappolato. Una spiegazione coerente e sensata, mi pare. La toponomastica di origine norrena in Normandia è incredibilmente fitta, al punto che possiamo trovare nei nomi dei paesi e del paesaggio una gran massa di vocabolario scandinavo. Come possiamo spiegare questo? Semplice. Il norreno rimase a lungo tra i contadini e tra i marinai, anche quando si andava spegnendo tra i nobili arroccati nella loro Rouen. Una cosa di cui nessuno vuole parlare, dato che i libri usati dall'istituzione scolastica considerano soltanto i grandi e le battaglie, cancellando le popolazioni.

martedì 26 febbraio 2019

PERCHÉ LA LINGUA ENOCHIANA È NOSTRATICA?

Se approfondiamo le nostre indagini sul lessico della lingua enochiana, ci imbattiamo in qualcosa di decisamente sorprendente. Siamo infatti riusciti ad individuare un certo numero di radici che appartengono al nostratico, la protolingua preistorica alla cui ricostruzione hanno lavorato intensamente diversi studiosi, tra i quali Allan R.  Bomhard. In realtà sono convinto che la linguistica nostratica, per come è definita, abbia non poche criticità, da me analizzate in un precedente articolo intitolato PERCHÉ IL NOSTRATICO NON FUNZIONA? Resta di certo molto spazio per il miglioramento nella ricostruzione di una protolingua tanto remota, tuttavia proprio quanto ho scoperto potrebbe dare un contributo a ulteriori studi. I lavori di Bomhard sul nostratico e su molti altri argomenti sono disponibili nella sua pagina sul sito Academia.edu:


Riporto a questo punto una lista di vocaboli enochiani che sono riuscito a confrontare con radici nostratiche tratte dall'opera di Bomhard. Sono convinto che riuscirò ad ampliarla notevolmente col tempo e con l'impegno. 

AMMA "maledire, maledetto"
  Traduzione inglese: curse, cursed
Radice proto-nostratica: *waŋ- (~ *wəŋ-)
  Significato: ‘colpire, pugnalare, ferire, tagliare’
  Sostantivo derivato: *waŋ-a ‘taglio, sfregio, lesione; danno; pugnale, coltello’
Note: 

La consonante proto-nostratica -ŋ- corrisponde regolarmente all'enochiano -M-.

AVAVAGO "tuono"
Traduzione inglese: thunder(s) 
Radice proto-nostratica: *ɢad-ɢad-
  Significato: ‘emettere un forte suono o rumore’
 Sostantivo derivato: *ɢad-ɢad-a ‘forte rumore, rombo di tuono, forte rombo, forte rumore’
Note:
In alcune lingue afro-asiatiche (Geez, Amharico, Tigrinya) l'esito di questa radice è gwad-gwad-, con una consonante labiovelare. In Enochiano deve essere accaduto qualcosa di simile, con successiva riduzione della labiovelare sonora a -V-.
L'elemento -GO è un suffisso aggiunto all'antica radice.

BLANS "dare riparo"
   Traduzione inglese: harbour(ed)
BRANSG "custodire, proteggere"
  Traduzione inglese: guard
Radice proto-nostratica:  *phal- (~ *phǝl-)
  Significato: ‘coprire, nascondere, occultare’
  Sostantivo derivato: *phal-a ‘copertura’
Note:
Da 'nascondere' la radice è passata a 'custodire, proteggere'. Uno slittamento del tutto naturale. Gli sviluppi fonetici sono dovuti al gruppo consonantico che si è venuto a creare in epoca antica.


CONST "tuono"
  Traduzione inglese: thunder
Radice proto-nostratica: *k’um- (~ *k’om-):
  Significato: ‘sospirare, piangere, lamentarsi, gemere’
 Sostantivo derivato: *k’um-a ‘sospiro, lamento, gemito, ruggito, brontolio’
  Slittamenti semantici: ruggito, brontolio > tuono
Note:
L'elemento -ST è un suffisso aggiunto all'antica radice.


CORAXO "tuono"
  Traduzione inglese: thunder(s) 
Radice proto-nostratica: *k’wary- (~ *k’wəry-)
  Significato:  ‘tuonare, rombare’;
 Sostantivo derivato: *k’wary-a ‘pioggia, tempesta, tempo tempestoso, temporale’
Note:
L'elemento -XO è un suffisso aggiunto all'antica radice.

DOSIG "notte"
  Traduzione inglese: night
Radice proto-nostratica: *duw- (~ *dow-)
  Significato: ‘soffiare, volare in giro, disperdersi; essere spazzato via, essere sparso, essere disperso’;
  Sostantivo derivato: *duw-a ‘cosa soffiata, spruzzata, sparsa, sparpagliata: fumo, vapore; pioggia, doccia, pioviggine, gocce di pioggia; polvere’
  Slittamenti semantici: > caligine > oscurità 
  Protoforma indoeuropea:
         *dhew-, *dhow-, *dhu-; *dhwes-, *dhwos-, *dhus-
       Latino: fuscus "scuro";
       Gallico: donno- "bruno, marrone" < *dwos-no-
       Inglese: dusk "crepuscolo"
Note:
Una radice di estrema importanza.  


GOSAA "estraneo"
  Traduzione inglese: stranger
Radice proto-nostratica: *gus- (~ *gos-)
  Significato: ‘andare fuori; far uscire; uscire, scacciare, cacciare via’;
  Sostantivo derivato: *gus-a ‘straniero, estraneo’
  Protoforma indoeuropea:
        *ghosti-
(Bomhard *ghosthi-
     Latino: hostis "straniero; nemico"
     Norreno: gestr "ospite"
Note:
Una radice di estrema importanza.


GRAN "anziano"
   Variante
(Golden Dawn): VRAN
   Traduzione inglese: elder, elders
Radice proto-nostratica: *giry- (~ *gery-)
  Significato: ‘essere vecchio, divenire vecchio’
  Sostantivo derivato: *giry-a ‘vecchiaia; persona anziana’
  Forma aggettivale: ‘vecchio’
Note:
Se la forma usata dalla Golden Dawn è genuina, dobbiamo ricostruire un antico prefisso U-. Dalla protoforma *U-GRAN- si sarebbe così arrivati a *GWRAN-. La forma nostratica ricostruita non ammette una consonante labiovelare.


HAMI "creatura"
  Variante: HAM
  Traduzione inglese: creature, creatures
HOMIN "età"
  Variante: HOMIL
  Traduzione inglese: age

Radice proto-nostratica: *ħay- (~ *ħəy-)
  Significato: ‘vivere, essere vivo’
  Sostantivo derivato: *ħay-a ‘vita, età’
Forma estesa: *ħay-V-w-
  Significato: ‘vivere, essere vivo’
  Sostantivo derivato: *ħay-w-a ‘vita, età’
  Protoforma indoeuropea:
         *aiw- (Bomhard *ħheyw-)
    Latino: aevus, aevum "durata della vita"
    Gotico: aiws "secolo"
Note:
Una radice di estrema importanza.


LUSD "piede"
  Varianti: LUSDA, LASDI
  Traduzione inglese: foot, feet
Radice proto-nostratica: *lakh- (~ *lǝkh-):
  Significato: *lakh- ‘andare a piedi, viaggiare a piedi’;
  Sostantivo derivato: *lakh-a ‘gamba, piedi’
Note:
Evidentemente è un antico composto, il cui secondo membro, ridotto a un semplice gruppo di consonanti, non mi è al momento chiaro.

MANIN "mente, intelletto"
  Traduzione inglese: mind

MONONS "cuore" 
  Traduzione inglese: heart

Radice proto-nostratica: *man- (~ *mən-)
  Significato: ‘contare, calcolare’
  Slittamenti semantici: calcolare > ‘considerare, pensare’ > ‘raccontare’ > ‘dire, parlare’
  Sostantivo derivato: *man-a ‘conto, calcolo’
  Protoforma indoeuropea:
          *men- / *mon- / *mṇ-

       Latino: mēns "mente"
Note:
Una radice di estrema importanza, che sarebbe già di per sé sufficiente a far capire l'appartenenza della lingua enochiana alla macrofamiglia nostratica. In effetti è stato il punto di partenza di questo mio studio.


MICAOLZ "forte"
  Varianti: MICALZ, MICALZO 
  Traduzione inglese: powerful, mighty
MICALP "più forte"
   Traduzione inglese: mightier
Radice proto-nostratica: *mag- (~ *məg-):
  Significato: ‘avere grande influenza, importanza o potere;
    essere eminente, esaltato, stimato, glorioso, illustre’ 
  Sostantivo derivato: *mag-a ‘forza, potere, splendore,
    magnificenza, gloria, grandezza, onore nobiliare,
    distinzione, eccellenza’
  Forma aggettivale: ‘forte, potente, eminente, esaltato, molto
    stimato, glorioso, illustre’
  Protoforma indoeuropea:
        *mag'-, *meg'- (Bomhard *mak'-)

    Latino: magnus "grande"
    Greco: μέγας "grande"
    Norreno: mikill "grande"
Note:
Una radice di estrema importanza.


MIR "tormento"
  Traduzione inglese: torment(s)
Radice proto-nostratica:
*mir- (~ *mer-)
  Significato: ‘pugnalare, perforare, ferire, causare dolore’;
  Sostantivo derivato: *mir-a ‘ferita, sofferenza’ 


NOAN "essere; divenire"
   Varianti: NOALN, NOASMI, NOAS, NOAR
   Traduzione inglese: be, become
Radice proto-nostratica: *wan-
(~ *wən-)
  Significato: ‘stare; rimanere’
  Sostantivo derivato: *wan-a ‘riparo, dimora’
Note:
Il significato originario doveva essere quello di "essere", poi deve avere acquisito quello di "divenire".


NOBLOH "palmo di mano"
  Traduzione inglese: palm(s) (of hand)
Radice proto-nostratica: *many- (~ *məny-)
   Significato: ‘tenere’
   Sostantivo derivato: *many-a ‘mano, zampa’
Radice proto-nostratica (II membro): *phal- (~ *phǝl-):
  Significato: ‘spargere, estendere’;
  Sostativo derivato: *phal-a ‘ciò che è ampio, piatto, vasto, aperto, esteso; spazio aperto, superficie aperta

  Forma aggettivale:
‘ampio, piatto, vasto, largo, aperto’
  Slittamenti sempantici: > palmo della mano
Note:
Il primo membro del composto doveva essere *MNYA-, la cui riduzione a NO- ci appare del tutto naturale.


NOR "figlio"
 
Variante: NOROMI
 
Traduzione inglese: son
Radice proto-nostratica: *nyaʕ-r-a
  Significato: ‘giovane uomo, ragazzo; gioventù’:
  Forma verbale d'origine: *nyaʕ-V-r-
 Significato: ‘apparire, sorgere, germogliare, venire in esistenza; crescere, maturare’;
  Sostantivo derivato: *nyaʕ-r-a ‘germoglio, piantina’


OLANI "due volte"
  Traduzione inglese: two times, twice
Radice proto-nostratica:
*hal- (~ *həl-)
  Significato: ‘altrimenti’;
  Sostantivo derivato: *hal-a ‘altro lato’;
  Forma aggettivale: ‘altro’
Note:
Un interessante arcaismo.


OLPIRT "luce"
  Traduzione inglese: light
Radice proto-nostratica:
*hal- (~ *həl-)
  Significato: ‘to light up, to beam forth, to shine, to brighten up, to radiate’;
  Sostantivo derivato: *hal-a ‘chiarezza, splendore, radiosità, purezza’;
  Forma aggettivale: ‘chiaro, puro, splendente, brillante, radioso’
Radice proto-nostratica (II membro):
   Vedi PRGE(L) "fuoco"


OM "sapere, capire" 
  Traduzione inglese: know, understand

  Derivati: OMA, OMP "comprensione",
OMAX "conoscere",
  
IXOMAXIP "conosciuto"
Radice proto-nostratica: *ʕeŋ-
  Significato: ‘pensare, considerare’
 Sostantivo derivato: *ʕeŋ-a ‘pensiero, idea, nozione, concetto, intenzione, decisione’
Note:
La consonante proto-nostratica -
ŋ- corrisponde regolarmente all'enochiano -M-. Vedi anche AMMA "maledire; maledetto" per l'evoluzione di questo suono. 

OUCHO, UNCHI "confondere"
  Traduzione inglese: confound
Radice proto-nostratica: *makh- (~ *məkh-)
  Significato: ‘ingannare, imbrogliare, truffare; essere
  ingannato, turbato, confuso, perplesso’;
  Sostantivo derivato: *makh-a ‘inganno, raggiro, confusione’
Note:
Le bizzarre alternanze sono perfettamente razionali e puntano a una forma protoenochiama *OMKHO.

PALA "due" (separati)
  Traduzione inglese: two (separated), pair
POLA "due" (uniti)
  Traduzione inglese:
two (together), pair
Radice proto-nostratica:
*phal- (~ *phǝl-)
  Significato: ‘fendere, spaccare’
  Sostantivo derivato: *phal-a ‘fenditura, spaccatura’ 
  Slittamenti semantici: > dividere in due > metà 
Note:
In proto-uralico abbiamo *pälä "metà; lato". La stessa radice è stata ricostruita da Ruhlen-Merritt come *pale "due" a partire da materiale delle lingue amerindiane.  


PANPIR "versare"
  Traduzione inglese: pour (down)
Radice proto-nostratica:
*ban- (~ *bǝn-)
  Significato: ‘versare, spruzzare, gocciolare’;
 Sostantivo derivato: *ban-a ‘goccia (d'acqua, pioggia, rugiada, etc.)’
Radice proto-nostratica (II membro): *phir-
  Significato: ‘muoversi velocemente, affrettarsi, essere molto agitato; svolazzare, volare, fuggire’
  Sostantivo derivato: *phir-a ‘volo; fuga’
Note:
Un antico composto.


PARADIAL "dimora"
  Traduzione inglese:
PRAF, PRAGMA "abitare"

  Traduzione inglese:
Radice proto-nostratica:
*phar-a, *phur-a
  Significato: ‘casa’
  Lingue afroasiatiche:
    Egiziano antico: pr /pa:rə/ "casa"
    Copto: -pōr (solo in žemenpōr "tetto", lett. "cima della
      casa")
  Lingue anatoliche:
    Hittita: pi-ir "casa", gen. par-na-aš, loc. pa-ar-ni
    Luvio: parna- "casa"
Note:
Una radice di estrema importanza. 


PASBS "figlia"
  Traduzione inglese: daughter(s) 

Radice proto-nostratica: *phasy-a
 Significato: ‘sperma, seme; genitali maschili, pene; discendente, prole’ 
Note:
Lo slittamento semantico è razionale: prole > figlia


PIR "santo"
  Traduzione inglese: holy
Radice proto-nostratica: *phir- (~ *pher-):
  Significato: ‘tremare, scuotere; aver paura, temere’;
  Sostantivo derivato: *phir-a ‘tremore; paura’
Note:
L'etimologia è razionale, dato che ciò che è santo ispira paura.


PLOSI "molti"
  Traduzione inglese: many, as many 
Radice proto-nostratica:
*phal- (~ *phǝl-)
  Significato: ‘riempire’;
  Sostantivo derivato: *phal-a ‘pienezza’;
  Forma aggettivale: ‘molto, molti’
  Protoforma indoeuropea:
    Latino: plūs "più", plūres "molti"; plēnus "pieno", etc.
    Gotico: filu "molto", filusna "moltitudine"; fulls "pieno"
Note:
Una radice molto produttiva e di estrema importanza.

PRGE(L) "fuoco"
  Traduzione inglese: fire
Radice proto-nostratica:
*phaħ- (~ *phǝħ-)
  Significato: ‘scaldare, bruciare’
  Sostantivo derivato: *phaħ-a ‘fuoco, fiamma, scintilla’
Forma estesa: *phaħ-V-w-
  Significato: ‘scaldare, bruciare’;
  Sostantivo derivato: *phaħ-w-a ‘fuoco, fiamma, scintilla’
  Protoforma indoeuropea:
       *peHwer-
(Bomhard *phéħhur-, *pheħhwor-)  
    Greco: πῦρ "fuoco"
Note:
Una radice molto produttiva e di estrema importanza.


RSAM "ammirazione"
  Traduzione inglese: admiration
FARZM "innalzare"
  Traduzione inglese: lift up, raise
Radice proto-nostratica: *ʕar- (~ *ʕər-)
  Significato: sollevare
  Verbo derivato: *ʕar-V-g- ‘arrampicarsi, montare; salire, ascendere; innalzare, sollevare’;
  Sostantivo derivato: *ʕar-g-a ‘arrampicata, salita’
Radice proto-nostratica (II membro): *dag- (~ *dǝg-):
 Significato: ‘mettere, porre, collocare; essere collocato, essere stabile, essere stabilito fermamente’;
  Sostantivo derivato: *dag-a ‘posto’
  Protoforma indoeuropea: 

      *dheg'h-om-, *dhg'h-om- "terra, suolo"
Note:
Il significato del composto doveva essere in origine "ciò che è posto in alto", donde "ammirazione". Il verbo corrispondente presenta un prefisso causativo fossile *FA-. Il secondo membro di queste parole, -SAM, -ZM, mostra i chiari segni di un'antica assibilazione. 


SAANIR "parte"
  Traduzione inglese: part(s) 
Radice proto-nostratica: *šiħ- (~ *šeħ-)
  Significato: ‘separare in parti (eguali), dividere’
 Sostantivo derivato: *šiħ-a ‘parte, porzione, separazione, divisione, sezione’ 


TOL "tutto, tutti"
   Variante: TON
   Traduzione inglese: all
Radice proto-nostratica: *k’ath- (~ *k’ǝth-):
  Significato: ‘aggiungere, unire, portare, venire, raccogliere, mescolare assieme’
 Sostantivo derivato: *k’ath-a ‘miscela, mistura, conglomerazione, raccolta’
Note:
La forma proto-enochiana ricostruibile è *KTONL-, evidentemente da un più antico *K'TH-AN-L-.


ZIEN "mano"
ZOL "mano"
  Traduzione inglese: hand, hands
Radice proto-nostratica: *gasy- (~ *gəsy-):
  Significato: ‘toccare, sentire (col tatto), maneggiare’;
  Sostantivo derivato: *gasy-a ‘mano’
Note:
Chiaramente la radice della parola enochiana deve essere Z-, data la variabilità della sillaba seguente. Questa Z- verrà da un precedente *GZ-, a sua volta da un più antico *GSY-.


ZLIDA "acqua; irrigare"
  Traduzione inglese: water
ZIN "le acque"
   Traduzione inglese: waters
Radice proto-nostratica: *ʒil- (~ *ʒel-), *ǯil- (~ *ǯel-)
  Significato: ‘fluire, scorrere’
  Sostantivo derivato: *ʒil-a, *ǯil-a ‘stillicidio, goccia, goccia di pioggia’
  Forma aggettivale: ‘fluente, gocciolante, che asperge’
Note:
La foma ZIN non compare come isolata nel dizionario di Laycock: si trova però nel composto PILZIN "Firmamento delle Acque". Crowley la realizzava come ZODINU nel suo stravagante e grottesco sistema di pronuncia cabalistica. Più che all'acqua da bere, allude alle profondità siderali, le Acque Cosmiche. La forma ZLIDA è riportata unicamente come verbo da Laycock, ma è documentata anche come sostantivo in un certo numero di formule. Per amore della ricerca scientifica riporto alcuni esempi trovati nel Web. Una temibile necromante usa la locuzione ZLIDA OD CNILA "Acqua e Sangue", ma al genitivo. Nel Rituale dei Non Nati troviamo MIRC ORSCOR OD DE A ZLIDA "sulla Terra Arida e nell'Acqua". Un uso aggettivale si trova pure: ZIN MADRIAAX DRINSI ZLIDA MABZA C IAA OD IAIADIX "nelle Acque Cosmiche porta le Vesti acquose della Purezza e della Giustizia".


Pronomi e altri elementi grammaticali:

CASARM "a chi, cui, in cui, di cui" 
  Varianti: CASARMG, CASARMI, CASARMA, CASARMAN 
  Traduzione inglese: whom, to whom, in whom, of whom
Pronome proto-nostratico relativo: *kwhi- (~ *kwhe-)
   Significato: che, il quale
Pronome proto-nostratico interrogativo: *kwha- (~ *kwhǝ-)
   Significato: chi? che cosa?
Note:
Come in molte lingue derivate, sono avvenute agglutinazioni non sempre di chiara origine. 


ILS "tu"
  Varianti: ILSI, IL
  Traduzione inglese: thou, thee
Pronome proto-nostratico: *si- (~ *se-)
  Significato: tu 
Note:
La forma proto-enochiana ricostruibile è *IS-L-, dove -L- deve essere stato un suffisso rafforzativo.


NONCA "voi"
  Varianti e forme flesse: NONCI, NONCP, NONCF
  Traduzione inglese: you (pl.)
Pronome proto-nostratico: *ni (~ *ne); *na (~ *nə)
  Significato: voi
Note:
Chiaramente una forma reduplicata.


OL "io"
   Traduzione inglese: I, me
Pronome proto-nostratico:
*na- (~ *nə-)
  Significato: io
Note: La forma proto-enochiana ricostruibile è *ON-L-, dove -L- deve essere stato un suffisso rafforzativo.


OMP "noi"
  Variante: OM
  Traduzione inglese: we, us
Pronome proto-nostratico: *na- (
~ *nə-)
   Significato: noi
Note: La forma proto-enochiana ricostruibile è *ON-W-, dove -W- deve essere stato un suffisso plurale.


OI "questo"
  Traduzione inglese: this
Pronome proto-nostratico: *ʔi- (~ *ʔe-)
   Significato: questo


TIA "suo, di lui"
   Traduzione inglese: his
TOX "suo, di lui"
   Traduzione inglese: of him, his
TLB "suo, di lei"
   Varianti: TILB, TIOBL
   Traduzione inglese: her, of her
Pronome proto-nostratico: *tha- (~ *thǝ-)
  Significato: questo
Note: Il passaggio da pronomi dimostrativi a pronomi personali di terza persona è del tutto naturale e ben attestato in molte lingue.


UNAL "questi, quelli, queste, quelle"
  Traduzione inglese: these, those
Pronome proto-nostratico: *na (~ *nə), *ni (~ *ne)
   Significato: questo, quello


Z "essi, esse"
  Traduzione inglese: they
Pronome proto-nostratico: *si- (~ *se-)
   Significato: egli, ella; essi, esse
Note:
La pronuncia crowleyana ZOD è a quanto pare molto diffusa, anche tra chi usa una pronuncia più tradizionale. Laycock tuttavia trascrive foneticamente questo vocabolo come , con la e del francese fée. Questa è la forma genuina ed etimologica: l'uso del Perdurabo è invece fuorviante.


Tentativi di spiegazione

Domanda cruciale: "E tutto questo cosa diamine significa?"
John Dee ed Edward Kelley non potevano certo conoscere il lavoro di Allan Bomhard. All'epoca in cui operarono, non era nemmeno conosciuta l'origine comune delle lingue indoeuropee: i sapienti portavano avanti un gran numero di teorie pseudoscientifiche a dir poco imbarazzanti. Esempi sono l'idioma triforme ipotizzato da Dante come forma di latino volgare da cui sarebbero venute le lingue romanze, o la forzata assimilazione delle lingue slave alle lingue germaniche, a dispetto delle evidenti divergenze lessicali e fonetiche. Non che gli Antichi brillassero. Che dire della stupidissima dottrina che riduceva il latino a un dialetto greco eolico?


Formulo due possibili soluzioni al problema. 
1) L'Enochiano non è affatto una lingua glossolalica. Non è stato fabbricato da Dee e da Kelley: è una lingua naturale antichissima, più remota delle fonti stesse del sanscrito e del greco. Il fatto che si possa spiegare almeno una parte importante del suo lessico con le ricostruzioni del proto-nostratico prova la sua appartenenza alla più genuina preistoria. Dunque la Lingua degli Angeli potrebbe essere giunta a Dee e a Kelley tramite antichi codici gnostici dell'epoca dell'Impero romano, copiati e tramandati in gran segreto nel corso del Medioevo.
2) Il proto-nostratico è talmente bacato e insidioso che si può prendere a martellate qualsiasi glossolalia o lingua costruita (conlang) concepita da mente umana, adattandola alle sue radici ricostruite e provare in questo modo qualsiasi cosa. Si possono persino trovare nel Caos leggi fonetiche regolari e un'elaborata patafisica per spiegare ogni eccezione. Ma tutto ciò ha davvero un senso? Qualcuno direbbe: "Qui nimis probat nihil probat"


Se devo essere franco, sono sempre più propenso a sostenere per l'ipotesi 1), ben consapevole di essere stato finora uno scettico. Di fronte a perle come GOSAA "estraneo", non mi è possibile dubitare oltre. Nessun mago elisabettiano avrebbe potuto costruire nulla di simile. Per quanto riguarda Piero Angela col tutto il suo CICAP, della sua opinione m'importa ben poco. Allo stesso modo non mi preoccupano i seguaci delle dottrine neopositivistiche. Un pierangelista mi reca fastidio e mi dice che la natura nostratica dell'Enochiano è una bufala? La mia risposta sarà sempre pronta: come si diceva a Milano, el pö andà a ciapà di ratt.