Autore: Carlo Rovelli
Anno: 2017
Genere: Saggio
Sottogenere: Divulgazione scientifica
Temi: Fisica
Editore: Adelphi Edizioni
Collana: Piccola Biblioteca Adelphi, 705
Sottogenere: Divulgazione scientifica
Temi: Fisica
Editore: Adelphi Edizioni
Collana: Piccola Biblioteca Adelphi, 705
Edizione: 11ª ediz.
Pagine: 207 pp.
Illustrazioni: 37
Pagine: 207 pp.
Illustrazioni: 37
Codice ISBN: 978-88-459-3192-5
Traduzioni:
Inglese: The Order of Time
Francese: L'Ordre du temps
Spagnolo: El orden del tiempo
Inglese: The Order of Time
Francese: L'Ordre du temps
Spagnolo: El orden del tiempo
Risvolto:
Come le Sette brevi lezioni di fisica, che ha raggiunto un pubblico immenso in ogni parte del mondo, questo libro tratta di qualcosa della fisica che parla a chiunque e lo coinvolge, semplicemente perché è un mistero di cui ciascuno ha esperienza in ogni istante: il tempo. E un mistero non solo per ogni profano, ma anche per i fisici, che hanno visto il tempo trasformarsi in modo radicale, da Newton a Einstein, alla meccanica quantistica, infine alle teorie sulla gravità a loop, di cui Rovelli stesso è uno dei principali teorici. Nelle equazioni di Newton era sempre presente, ma oggi nelle equazioni fondamentali della fisica il tempo sparisce. Passato e futuro non si oppongono più come a lungo si è pensato. E a dileguarsi per la fisica è proprio ciò che chiunque crede sia l'unico elemento sicuro: il presente. Sono tre esempi degli incontri straordinari su cui si concentra questo libro, che è uno sguardo su ciò che la fisica è stata e insieme ci introduce nell'officina dove oggi la fisica si sta facendo.
«Pensiamo comunemente il tempo come qualcosa di semplice, fondamentale, che scorre uniforme, incurante di tutto, dal passato verso il futuro, misurato dagli orologi. Nel corso del tempo si succedono in ordine gli avvenimenti dell'universo: passati, presenti, futuri; il passato è fissato, il futuro aperto... Bene, tutto questo si è rivelato falso»
Indice:
Forse il mistero più grande è il tempo 13
PARTE PRIMA. LO SFALDARSI DEL TEMPO 17
1. La perdita dell'unicità 19
Il rallentare del tempo 19
Diecimila Śiva danzanti 22
2. La perdita della direzione 26
Da dove viene l'eterna corrente? 26
Calore 28
Sfocare 32
3. La fine del presente 39
Anche la velocità rallenta nel tempo 39
Adesso non significa nulla 41
La struttura temporale senza il presente 45
4. La perdita dell'indipendenza 55
Cosa succede quando non succede niente? 55
Cosa c'è dove non c'è niente? 64
La danza di tre giganti 68
5. Quanti di tempo 73
Granularità 74
Sovrapposizioni quantistiche di tempo 78
Relazioni 79
PARTE SECONDA: IL MONDO SENZA TEMPO 83
6. Il mondo è fatto di eventi, non di cose 85
7. L'inadeguatezza della grammatica 93
8. Dinamica come relazioni 102
Eventi quantistici elementari e reti di spin 107
PARTE TERZA: LE SORGENTI DEL TEMPO 113
9. Il tempo è ignoranza 115
Tempo termico 117
Tempo quantistico 120
10. Prospettiva 125
Siamo noi a girare! 125
Indicalità 131
11. Cosa emerge da una peculiarità 137
È l'entropia, non l'energia, a trascinare il mondo 137
Tracce e cause 143
12. Il profumo della madeleine 147
13. Le sorgenti del tempo 163
La sorella del sonno 173
Note 179
Indice analitico 201
L'autore
Fisico teorico, membro dell'Institut universitaire de France e dell'Académie internationale de philosophie des sciences, Carlo Rovelli è responsabile dell'Équipe de gravité quantistique del Centre de Physique théorique dell'Università di Aix-Marseille. Ha pubblicato, fra l'altro, Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro (2011), La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose (2014) e, presso Adelphi, Sette brevi lezioni di fisica (2014), che è stato tradotto in 40 lingue.
«Pensiamo comunemente il tempo come qualcosa di semplice, fondamentale, che scorre uniforme, incurante di tutto, dal passato verso il futuro, misurato dagli orologi. Nel corso del tempo si succedono in ordine gli avvenimenti dell'universo: passati, presenti, futuri; il passato è fissato, il futuro aperto... Bene, tutto questo si è rivelato falso»
Indice:
Forse il mistero più grande è il tempo 13
PARTE PRIMA. LO SFALDARSI DEL TEMPO 17
1. La perdita dell'unicità 19
Il rallentare del tempo 19
Diecimila Śiva danzanti 22
2. La perdita della direzione 26
Da dove viene l'eterna corrente? 26
Calore 28
Sfocare 32
3. La fine del presente 39
Anche la velocità rallenta nel tempo 39
Adesso non significa nulla 41
La struttura temporale senza il presente 45
4. La perdita dell'indipendenza 55
Cosa succede quando non succede niente? 55
Cosa c'è dove non c'è niente? 64
La danza di tre giganti 68
5. Quanti di tempo 73
Granularità 74
Sovrapposizioni quantistiche di tempo 78
Relazioni 79
PARTE SECONDA: IL MONDO SENZA TEMPO 83
6. Il mondo è fatto di eventi, non di cose 85
7. L'inadeguatezza della grammatica 93
8. Dinamica come relazioni 102
Eventi quantistici elementari e reti di spin 107
PARTE TERZA: LE SORGENTI DEL TEMPO 113
9. Il tempo è ignoranza 115
Tempo termico 117
Tempo quantistico 120
10. Prospettiva 125
Siamo noi a girare! 125
Indicalità 131
11. Cosa emerge da una peculiarità 137
È l'entropia, non l'energia, a trascinare il mondo 137
Tracce e cause 143
12. Il profumo della madeleine 147
13. Le sorgenti del tempo 163
La sorella del sonno 173
Note 179
Indice analitico 201
L'autore
Fisico teorico, membro dell'Institut universitaire de France e dell'Académie internationale de philosophie des sciences, Carlo Rovelli è responsabile dell'Équipe de gravité quantistique del Centre de Physique théorique dell'Università di Aix-Marseille. Ha pubblicato, fra l'altro, Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro (2011), La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose (2014) e, presso Adelphi, Sette brevi lezioni di fisica (2014), che è stato tradotto in 40 lingue.
Recensione:
Un mio collega, il buon G., mi parlò anni fa delle idee sulla natura del tempo sostenute da Rovelli. Ne descrisse l'impalcatura metafisica come una forma di eternismo non tensionale o B-eternismo. Secondo Rovelli, così mi disse G., il tempo non esiste, il succedersi degli attimi non è reale. Quindi presente, passato e futuro sono tutti definiti allo stesso identico modo, non esiste tra loro alcuna vera differenza ontologica - dato che il senso di scorrimento da noi sperimentato è illusorio. In altre parole, ciò che noi chiamiamo "presente", "passato" e "futuro" sono soltanto diverse configurazioni che coesistono nel medesimo spazio. A questa concezione si oppone il presentismo, che reputa reale soltanto il presente (il passato non esiste più, il futuro non esiste ancora). Provando una forte idiosincrasia verso le ontologie temporali eterniste - e in particolare verso il B-eternismo - devo confessare agli eventuali lettori che mi sono avvicinato all'opera di Rovelli non soltanto per puro caso, ma anche con un certo pregiudizio. Mi sono imbattuto nel volumetto dalla copertina di un piacevole color mattone in una libreria valdostana che sono solito frequentare d'estate, tra una giornata di camminate e l'altra. L'ho subito comprato e con mia grande sorpresa ne ho trovato la lettura entusiasmante. La sintesi rovelliana ha allargato senza dubbio i miei orizzonti, facendomi comprendere molte cose di capitale importanza sulla natura del tempo. Una cosa mi ha presto stupito: quanto affermava G. non era nemmeno vero, nasceva soltanto da un comune fraintendimento. Se Carlo Rovelli non è un presentista, non è neppure un eternista; in particolare non è affatto un B-eternista, sarebbe riduttivo e inesatto ritenerlo tale. Il problema è che ad occuparsi della natura del tempo sono soprattutto i filosofi, che non sono al contempo anche fisici. In pratica il microcosmo accademico dei fisici e quello dei filosofi neppure si parlano. Raccomando quindi la lettura dell'opera di Rovelli a chiunque sia interessato ad indagare il Mistero del Tempo, che è indissolubilmente legato al problema della nostra stessa esistenza - il cui significato ultimo permane sconosciuto. Il linguaggio è piacevole e mai ostico, la trattazione è spesso arricchita da pregevoli versi poetici di svariati autori. Ci sono anche schemini con immagini dei Puffi!!
Ecco l'equivoco fondante, di natura squisitamente linguistica: quando si afferma che "il tempo non esiste", sia allude al Tempo di Newton - non al fatto innegabile che gli eventi si presentano in una successione ordinata. La locuzione Tempo di Newton si applica all'idea di tempo concepito come una dimensione assoluta, come il contenitore che contiene tutto ciò che esiste - potendo anche non contenere nulla, essendo la sua definizione indipendente dalla presenza o meno di enti nello spazio. Questo tempo-contenitore, immaginato come a priori rispetto all'esistenza, è considerato identico in tutto l'universo fisico, cosicché è possibile dire che in un dato istante misurato da un orologio, gli eventi che ricorrono sulla Terra sono simultanei a quelli che ricorrono su un pianeta di Alpha Centauri - e allo stesso identico modo sono sumultanei a quelli che ricorrono sul quasar più remoto, ben oltre qualsiasi capacità umana di osservazione. Questa idea sostenuta dal buonsenso comune, che in un certo qual senso ha fatto grande l'Occidente permettendone il progresso tecnologico, è crollata come un castello di carte. Non ha potuto reggere al lavorio del metodo scientifico. Albert Einstein ha dimostrato la natura illusoria del Tempo di Newton, riducendolo al rango di una costruzione mentale legata alla nostra percezione fallace dell'essenza delle cose. Il tempo non è indipendente dallo spazio. Il tempo è una dimensione di uno spazio quadridimensionale, lo spazio di Minkowski. Materia ed energia sono due facce della stessa moneta, legate tra loro dalla celeberrima equazione E = mc2. La massa influenza lo scorrere del tempo misurato dagli orologi. Più si procede velocemente, più il tempo misurato dagli orologi rallenta. Non esistono dimensioni assolute, scorrelate l'una dall'altra. L'Occidente non si è mai più ripreso da una simile crisi ontologica. Ancora oggi c'è chi stigmatizza Einstein e la sua opera, paragonando la Relatività generale al sesso infantile di Sigmund Freud e alla lotta di classe di Karl Marx. Costoro accusano lo scienziato di Ulm di aver fatto precipitare il genere umano nell'irrazionalità e nel Caos. Eppure è vano il loro sfuriare. Quando nel Cielo si è prodotta una crepa, la frattura non sarà mai ricomposta. Quando una torre crolla, le pietre che la compongono non torneranno mai più al loro posto.
Eppure, nonostante la morte del Tempo di Newton la domanda continua a risuonare angosciante. "Da dove viene l'eterna corrente?", si chiede l'autore, citando alcuni versi di Rilke. Come spiegare la nostra esperienza presentacea? Come spiegare il nesso tra causa ed effetto, come spiegare quella realtà che possiamo chiamare Freccia del Tempo? La risposta, pur essendo concettualmente semplice, non è affatto banale. La radice di tutto è nel calore. Il meccanico classico maneggia soltanto equazioni che sono invarianti rispetto al tempo, non comparendo in esse alcuna differenza tra il presente e il passato: così un moto uniformemente accelerato diventa un moto uniformemente decelerato invertendo il presente e il passato, come se misurassimo il tempo con un orologio le cui lancette procedono in senso antiorario. Entrambi i movimenti sono fisicamente possibili, allo stesso identico modo. Quando però si parla di calore, le cose cambiano. Il calore passa spontaneamente dal corpo più caldo a quello più freddo. Invertendo il presente e il passato, misurando il tempo con un orologio le cui lancette si muovono in senso antiorario, si descrive qualcosa di antifisico. Come Rovelli fa notare, dovunque nell'universo compare il tempo come variabile non invertibile, vi appare per incanto anche il calore. Il secondo principio della termodinamica parla chiaro:
«È impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di trasferire calore da un corpo più freddo a uno più caldo senza l'apporto di lavoro esterno.» (formulazione di Clausius).
«È impossibile realizzare una trasformazione ciclica il cui unico risultato sia la trasformazione in lavoro di tutto il calore assorbito da una sorgente omogenea.» (formulazione di Kelvin-Planck).
«È impossibile realizzare una macchina termica il cui rendimento sia pari al 100%.»
In questa irreversibilità risiede la radice stessa della Freccia del Tempo, lo scoglio su cui si infrangono i sogni dei B-eternisti, quell'ingombrante presenza che permette di ordinare gli eventi che occorrono nell'universo fisico, di distinguere il prima e il poi, il passato, il presente e il futuro di ogni osservatore. La sua origine è termodinamica!
Mi si perdonerà, immagino, se non userò un linguaggio rigoroso - ma reputo che sia troppo importante esprimere la penetrante intuizione che mi è derivata dalla lettura del trattato di Rovelli. Si tratta di cose che ho dedotto, non mi limito a riportare in modo pedissequo quanto ho letto. Si tratta di un'elaborazione critica simile a un processo di ruminazione, o forse piuttosto di fermentazione, da cui infine è scaturito un diamante splendente come il sole.
Si può esemplificare così il funzionamento della Freccia termodinamica del Tempo:
1) Il futuro è in tutto e per tutto coincidente con l'entropia. Quando diciamo di ignorare il futuro, non proferiamo una banalità, ne definiamo la vera e più intima essenza. Le variabili che definiscono questo immenso reame sono sfocate, non le possiamo conoscere in alcun modo - non per mancanza di adeguati strumenti d'indagine, bensì per impossibilità definitoria.
2) Il presente somiglia in modo sorprendente a una misura quantistica, ossia al collasso della funzione d'onda di Schrödinger. Per questo lo sperimentiamo come qualcosa di netto, puntiforme, che ci sembra privo di estensione e di sostanza, pur essendo tutto ciò che definisce il nostro essere.
3) Il passato somiglia in modo sorprendente a un processo di filtraggio quantistico. Tutto ciò che nasce dal collasso della funzione d'onda, procede verso l'annientamento fino a diventare irriconoscibile. Alla fine raggiunge il suo estremo orizzonte, che è come un buco nero, un inghiottitore cosmico che tutto stritola e rende inconoscibile.
In buona sostanza, l'esistenza nel suo farsi è qualcosa che viene dall'Ignoranza e finisce nel Nulla.
Davvero splendida la parte in cui Rovelli esplora le fondamenta stesse della realtà, l'Universo senza Tempo. Lo descrive con alata fantasia come un tessuto cavernoso. Proprio come quello che compone il membro virile e che ne permette l'erezione. Questa è proprio la mia impressione. Le strutture subatomiche da cui emerge la Freccia termodinamica del Tempo sono paragonabili nella loro essenza a parti infinitesimali di uno spermodepositore gigantesco, immane!
Un mio collega, il buon G., mi parlò anni fa delle idee sulla natura del tempo sostenute da Rovelli. Ne descrisse l'impalcatura metafisica come una forma di eternismo non tensionale o B-eternismo. Secondo Rovelli, così mi disse G., il tempo non esiste, il succedersi degli attimi non è reale. Quindi presente, passato e futuro sono tutti definiti allo stesso identico modo, non esiste tra loro alcuna vera differenza ontologica - dato che il senso di scorrimento da noi sperimentato è illusorio. In altre parole, ciò che noi chiamiamo "presente", "passato" e "futuro" sono soltanto diverse configurazioni che coesistono nel medesimo spazio. A questa concezione si oppone il presentismo, che reputa reale soltanto il presente (il passato non esiste più, il futuro non esiste ancora). Provando una forte idiosincrasia verso le ontologie temporali eterniste - e in particolare verso il B-eternismo - devo confessare agli eventuali lettori che mi sono avvicinato all'opera di Rovelli non soltanto per puro caso, ma anche con un certo pregiudizio. Mi sono imbattuto nel volumetto dalla copertina di un piacevole color mattone in una libreria valdostana che sono solito frequentare d'estate, tra una giornata di camminate e l'altra. L'ho subito comprato e con mia grande sorpresa ne ho trovato la lettura entusiasmante. La sintesi rovelliana ha allargato senza dubbio i miei orizzonti, facendomi comprendere molte cose di capitale importanza sulla natura del tempo. Una cosa mi ha presto stupito: quanto affermava G. non era nemmeno vero, nasceva soltanto da un comune fraintendimento. Se Carlo Rovelli non è un presentista, non è neppure un eternista; in particolare non è affatto un B-eternista, sarebbe riduttivo e inesatto ritenerlo tale. Il problema è che ad occuparsi della natura del tempo sono soprattutto i filosofi, che non sono al contempo anche fisici. In pratica il microcosmo accademico dei fisici e quello dei filosofi neppure si parlano. Raccomando quindi la lettura dell'opera di Rovelli a chiunque sia interessato ad indagare il Mistero del Tempo, che è indissolubilmente legato al problema della nostra stessa esistenza - il cui significato ultimo permane sconosciuto. Il linguaggio è piacevole e mai ostico, la trattazione è spesso arricchita da pregevoli versi poetici di svariati autori. Ci sono anche schemini con immagini dei Puffi!!
Il Tempo di Newton e la sua fine
Ecco l'equivoco fondante, di natura squisitamente linguistica: quando si afferma che "il tempo non esiste", sia allude al Tempo di Newton - non al fatto innegabile che gli eventi si presentano in una successione ordinata. La locuzione Tempo di Newton si applica all'idea di tempo concepito come una dimensione assoluta, come il contenitore che contiene tutto ciò che esiste - potendo anche non contenere nulla, essendo la sua definizione indipendente dalla presenza o meno di enti nello spazio. Questo tempo-contenitore, immaginato come a priori rispetto all'esistenza, è considerato identico in tutto l'universo fisico, cosicché è possibile dire che in un dato istante misurato da un orologio, gli eventi che ricorrono sulla Terra sono simultanei a quelli che ricorrono su un pianeta di Alpha Centauri - e allo stesso identico modo sono sumultanei a quelli che ricorrono sul quasar più remoto, ben oltre qualsiasi capacità umana di osservazione. Questa idea sostenuta dal buonsenso comune, che in un certo qual senso ha fatto grande l'Occidente permettendone il progresso tecnologico, è crollata come un castello di carte. Non ha potuto reggere al lavorio del metodo scientifico. Albert Einstein ha dimostrato la natura illusoria del Tempo di Newton, riducendolo al rango di una costruzione mentale legata alla nostra percezione fallace dell'essenza delle cose. Il tempo non è indipendente dallo spazio. Il tempo è una dimensione di uno spazio quadridimensionale, lo spazio di Minkowski. Materia ed energia sono due facce della stessa moneta, legate tra loro dalla celeberrima equazione E = mc2. La massa influenza lo scorrere del tempo misurato dagli orologi. Più si procede velocemente, più il tempo misurato dagli orologi rallenta. Non esistono dimensioni assolute, scorrelate l'una dall'altra. L'Occidente non si è mai più ripreso da una simile crisi ontologica. Ancora oggi c'è chi stigmatizza Einstein e la sua opera, paragonando la Relatività generale al sesso infantile di Sigmund Freud e alla lotta di classe di Karl Marx. Costoro accusano lo scienziato di Ulm di aver fatto precipitare il genere umano nell'irrazionalità e nel Caos. Eppure è vano il loro sfuriare. Quando nel Cielo si è prodotta una crepa, la frattura non sarà mai ricomposta. Quando una torre crolla, le pietre che la compongono non torneranno mai più al loro posto.
Tempo e termodinamica
«È impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di trasferire calore da un corpo più freddo a uno più caldo senza l'apporto di lavoro esterno.» (formulazione di Clausius).
«È impossibile realizzare una trasformazione ciclica il cui unico risultato sia la trasformazione in lavoro di tutto il calore assorbito da una sorgente omogenea.» (formulazione di Kelvin-Planck).
«È impossibile realizzare una macchina termica il cui rendimento sia pari al 100%.»
In questa irreversibilità risiede la radice stessa della Freccia del Tempo, lo scoglio su cui si infrangono i sogni dei B-eternisti, quell'ingombrante presenza che permette di ordinare gli eventi che occorrono nell'universo fisico, di distinguere il prima e il poi, il passato, il presente e il futuro di ogni osservatore. La sua origine è termodinamica!
Mi si perdonerà, immagino, se non userò un linguaggio rigoroso - ma reputo che sia troppo importante esprimere la penetrante intuizione che mi è derivata dalla lettura del trattato di Rovelli. Si tratta di cose che ho dedotto, non mi limito a riportare in modo pedissequo quanto ho letto. Si tratta di un'elaborazione critica simile a un processo di ruminazione, o forse piuttosto di fermentazione, da cui infine è scaturito un diamante splendente come il sole.
Si può esemplificare così il funzionamento della Freccia termodinamica del Tempo:
1) Il futuro è in tutto e per tutto coincidente con l'entropia. Quando diciamo di ignorare il futuro, non proferiamo una banalità, ne definiamo la vera e più intima essenza. Le variabili che definiscono questo immenso reame sono sfocate, non le possiamo conoscere in alcun modo - non per mancanza di adeguati strumenti d'indagine, bensì per impossibilità definitoria.
2) Il presente somiglia in modo sorprendente a una misura quantistica, ossia al collasso della funzione d'onda di Schrödinger. Per questo lo sperimentiamo come qualcosa di netto, puntiforme, che ci sembra privo di estensione e di sostanza, pur essendo tutto ciò che definisce il nostro essere.
3) Il passato somiglia in modo sorprendente a un processo di filtraggio quantistico. Tutto ciò che nasce dal collasso della funzione d'onda, procede verso l'annientamento fino a diventare irriconoscibile. Alla fine raggiunge il suo estremo orizzonte, che è come un buco nero, un inghiottitore cosmico che tutto stritola e rende inconoscibile.
In buona sostanza, l'esistenza nel suo farsi è qualcosa che viene dall'Ignoranza e finisce nel Nulla.
Davvero splendida la parte in cui Rovelli esplora le fondamenta stesse della realtà, l'Universo senza Tempo. Lo descrive con alata fantasia come un tessuto cavernoso. Proprio come quello che compone il membro virile e che ne permette l'erezione. Questa è proprio la mia impressione. Le strutture subatomiche da cui emerge la Freccia termodinamica del Tempo sono paragonabili nella loro essenza a parti infinitesimali di uno spermodepositore gigantesco, immane!
Eternismo e presentismo:
non esiste un vero conflitto
non esiste un vero conflitto
Il dibattito tra presentisti ed eternisti, che infuria tra i filosofi avvelendando gli animi, è ora della fine insostanziale. Questo perché non esiste e non può esistere un osservatore assoluto. L'ontologia temporale, questa è la conclusione a cui sono giunto dopo anni di meditazioni incessanti, dipende proprio dall'osservatore - anzi, lo definisce. Noi siamo figli della Freccia termodinamica del Tempo, che definisce la nostra esistenza. Non possiamo e non potremo mai osservare questo universo fisico stando all'esterno della Freccia del Tempo. Quindi per noi vale il presentismo. Il nostro essere è presentista. Per noi passato, presente e futuro hanno nature drammaticamente dissimili. Non sono equivalenti. Non hanno la stessa ontologia. Per noi, figli della Freccia termodinamica del Tempo, davvero esiste soltanto il presente. Per un'entità che stia al di fuori di questo spazio-tempo di Minkowski e che lo osservi, potrà benissimo valere invece una forma di eternismo, forse addirittura di B-eternismo: vedrà tutti gli esseri viventi, tutti i dettagli delle loro misere esistenze e dell'evoluzione del Cosmo come bizzarre geometrie spaziali. Per questo essere il nostro presente, il nostro passato e il nostro futuro non sono altro che pareti, cunicoli o pavimenti in un dedalo tortuoso multidimensionale!