sabato 24 agosto 2019

CHIESE E BARBE

Così scrive Jean Duvernoy nel suo benemerito volume La Religione dei Catari (pag. 256) a proposito di due antiche denominazioni dei Buoni Uomini, di certo comuni negli ambienti catari: 

Ci sono due termini, di uso corrente presso i credenti, che risultano documentati per una fase più avanzata. Sono quelli di "Chiese", che figura solo in bocca a un pastore e quello di "Barbe" (las bonas barbas), il quale sarebbe poi stato, al maschile, tradizionalmente usato dai valdesi. Questo termine, che si spiega di per sé, deve essere anteriore alla persecuzione, poiché nel periodo in cui viene adoperato i perfetti andavano senza barba. Esso trova riscontro nei connotati del predicatore eretico indicati da San Bernardo nel suo Sermone 65: "senza tonsura ma con tanto di barba", e che Eberardo di Béthune schernisce: "esibendo il pallore del volto, andando in giro senza tonsura, con i capelli lunghi e la barba, o barbarie barbuta!" (*). 

(*) Il testo originale in latino è il seguente: "Praetendentes faciei pallorem, intonsi cum capillorum prolixitate et barbati, o barbata barbaries!" 

Quanto riportato non è del tutto vero, in quanto pecca di incompletezza e contraddice un'altra citazione dello stesso Duvernoy nello stesso volume (pag. 201): egli riporta infatti che Peire Autier, l'Apostolo di Linguadoca, chiamava Chiese i Consolati: 

L'unica Chiesa di Dio sta dove c'è un buon cristiano, perché egli è la Chiesa di Dio". "Egli si vantava di aver vestito a sue spese tredici "Chiese", in quanto chiamava "Chiese" gli eretici vestiti (perfetti). 

La nota in calce ci dà il riferimento: Registre de Jacques Fournier, op. cit., t. I, p. 230, t. II, p. 38

Con queste parole, Peire Autier (chiamato da Duvernoy Pierre Authié) ci fa sapere che ha trasmesso il Consolamentum a un buon numero di Postulanti, facendone altrettanti Successori degli Apostoli, e ci testimonia al contempo che la denominazione Chiese attribuita ai Buoni Uomini non era una cariatide isolata, un hapax legomenon estratto da un manuale eresiologico, bensì qualcosa di vivo e vitale, una locuzione a quei tempi in uso tra i Credenti. Il fondamento scritturale è chiaro e cristallino. Nel Vangelo di Matteo Cristo dice: "Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Con questo, il Figlio di Dio intende che dovunque ci sono Buoni Uomini che han ricevuto lo Spirito, lì c'è la Chiesa di Dio, che non è fatta di pietra. 

A proposito delle Barbe, il linguaggio dei Valdesi ha preso a prestito dai Buoni Uomini questa locuzione, come giustamente accennato dal Duvernoy. Ricordo di aver letto uno scritto di Guido Ceronetti in cui descriveva una Torino spettrale e al limite del sopportabile, oppressa dal culto idolatrico della Sindone e di altri feticci, in cui soltanto alcuni barbèt, ossia Credenti Valdesi, osavano mettere in discussione la natura degli idoli. Così dovremmo chiamarci anche noi Credenti Catari in attesa di poter diventare Chiese. Dobbiamo recuperare questa Tradizione, chiamandoci barbèt

giovedì 22 agosto 2019

DUE INTERESSANTI TOPONIMI: BABUNA E BOGOMILA

Bogomila è il nome di un villaggio della Macedonia situato nell'area di Azot, sul fiume Babuna, il tributario destro del Vardar, ad ovest di Veles. Il significato di questo interessante toponimo è "<villaggio> di Bogomil". Una tradizione attribuisce al villaggio di Bogomila i natali del Pop Bogomil, affermando che ivi si troverebbe la sua tomba, usata come rifugio dai Buoni Uomini durante le persecuzioni. In quel luogo sarebbe custodito il loro Libro Segreto. La cosa sembra piuttosto improbabile: è Bogomila ad essere derivato dal nome Bogomil, piuttosto che non l'inverso. In ogni caso, questa documentazione è oltremodo interessante, attestando una presenza di Buoni Uomini in quelle terre. 

Allo stesso modo, l'idronimo Babuna ha il significato di "<fiume> del Babun", essendo Babun sinonimo di Bogomilo. Questo appellativo compare in molti toponimi della Macedonia. Esiste un Monte Babuna, situato tra Prilep e Veles, ed anche un'area chiamata Babuna nella parte occidentale del Monte Klepa, lungo il bacino del fiume Babuna. Anche in questo caso, sono i toponimi in questione ad aver preso nome dai Dualisti stabilitisi in quelle aree. Queste attestazioni toponomastiche non vanno trascurate, al fine di portare a compimento la difficile opera di ricerca di eredi diretti del Pop Bogomil. Quello che deve essere chiaro è che per rifondare il Catarismo occorre procedere verso la sua sorgente, che si trova in Oriente.  

ETIMOLOGIA DI BABUN 'ERETICO; SATANISTA'

Nome che i Serbi davano ai Bogomili, e che tuttora essi attribuiscono ai Satanisti, il termine babun ha il significato letterale di 'uomo dalla faccia rugosa'. La Regola della Chiesa di Bosnia era severissima e vietava di ridere o anche soltanto di sorridere, così i Buoni Uomini avevano i volti perennemente contratti in espressioni truci. L'origine ultima della parola in questione è comunque incerta. 

Dragojlovic ritiene che l'appellativo babun come sinonimo di 'eretico' e in particolare di 'dualista' sia stato portato da dissidenti religiosi venuti dalla Siria, detti Babini, che sarebbero stati deportati dallo Zar Giovanni Tsimiski come coloni in Tracia e Macedonia. Purtroppo tutto ciò che si sa su questi Babini sembra ridursi al loro nome e alla loro origine geografica.

Secondo un'altra ipotesi, in epoca più antica questa parola sembra aver indicato gli Orfici. Non sono riuscito a reperire una documentazione attendibile, anche se è di per sé meritevole di qualche interesse: gli antichi Orfici aborrivano la carne e il coito ed erano chiamati Katharoi, ossia 'Puri'. La loro presenza nella regione dei Balcani all'epoca dell'Impero è ben attestata. 

In ogni caso epoca medievale, il Bogomilismo era certamente noto ai Serbi come Dottrina Babun. Importato dalla Bosnia, non riuscì mai ad avere fortuna in terra serba, dove a quanto pare abbondavano gli energumeni. Questo riporta Runciman nel suo libro The Medioeval Manichee

"Probabilmente l'estrema bellicosità dei Serbi li rese nel complesso poco suscettibili ad essere convertiti a tale religione. Certamente non fu fino ai tempi del Re Stefan Dushan, verso la metà del XIV secolo, che in Serbia si sentì nuovamente parlare del Bogomilstvo, sotto il nome di Dottrina Babun. Dushan, nel suo gran codice legale, comminò particolari pene agli eretici Bogomili o Babun. Un nobile che predicava le dottrine Bogomile era multato di cento pezzi d'oro, un plebeo invece era multato di dieci pezzi d'oro ma doveva anche essere flagellato. Chiunque desse ospitalità o protezione agli eretici doveva essere punito nello stesso modo. La necessità di queste misure probabilmente non era dovuta tanto alla rinascita dell'eresia in Serbia, ma all'estensione del dominio di Dushan in Macedonia, indugiando nel territorio della Bosnia, il centro del movimento ereticale."  

L'importanza data a Satana nella Teologia Dualista era spesso fraintesa dal popolino come dal clero ortodosso: proprio questo ha portato al moderno slittamento semantico del termine, che nei giorni odierni evoca immagini di tregende e orge diaboliche. Di certo non sarebbe piaciuta a nessun Buon Uomo di Oriente o di Occidente una simile identificazione abusiva, eppure essa ha avuto modo di compiersi in questo oscurissimo mondo animato dalla Perversione.

ETIMOLOGIA DI KRSTJANI 'DISSIDENTI DUALISTI'

Krstjani è il nome slavo dei Buoni Uomini della Chiesa di Bosnia, ossia dei Bogomili o Patereni, la cui dottrina è dualista e attribuisce al Diavolo la creazione del mondo sensibile. Chiaramente questa denominazione slava significa 'Cristiani', senza bisogno di aggiungere altro. Per colmo del paradosso, coloro che abiuravano ed entravano nella Chiesa di Roma dovevano rinunciare a questo titolo. In altre parole, chiamarsi Cristiano era ritenuto un reato contro il Pontefice. Tutto questo dovrebbe far molto riflettere. Se la Chiesa di Roma fosse davvero cristiana, come le genti del mondo ritengono, non avrebbe mai mostrato di avere in abominio il nome di Cristiano, eppure ciò è ben documentato, ad esempio sotto il regno di Innocenzo III: in particolare è documentato e riportato da Lambert che alcuni apostati nel 1203 promisero di non chiamarsi più tra loro Cristiani, ma soltanto Fratelli. In altre parole, veniva meno la condizione che fa il Vero Cristiano, ossia il Sacramento del Battesimo Spirituale. 

martedì 20 agosto 2019

ETIMOLOGIA DEL COGNOME BONOMIO

Bonomio è un raro cognome italiano attualmente presente in due comuni della Lombardia. È di sicura origine catara e deriva direttamente dall'occitano Bonome o Bo Home 'Buon Uomo', denominazione che si trova spesso latinizzata in Bonomius nei testi. L'origine è ovviamente dallo sviluppo occitano della forma latina Bonus Homo, plurale Boni Homines, che indica chi ha ricevuto il Battesimo di Spirito. Possiamo così dedurre che gli antenati dei Bonomio non soltanto erano Catari, ma che provenivano da comunità della Linguadoca, dove deve aver avuto origine il soprannome del capostipite. Anche nella Guascogna esistevano simili denominazioni. 

Il bizzarro caso di San Bonomio

Esiste anche un San Bonomio, ben rappresentato nella toponomastica piemontese (a Curino, a Settimo Rottaro e a Pozzolengo). Il punto è che quando si cercano informazioni concrete su questo santo, si scopre che sembra essere sorto dalla cattiva lettura di San Bononio. San Bononio Abate o Bononio di Lucedio (XI secolo) prese il suo nome dalla città di Bologna (lat. Bononia), di cui era nativo. Improbabile che possa derivare dall'ebraico Benoni 'Figlio del mio dolore', come pure è stato suggerito. In modo sorprendente, il sito santiebeati.it riporta informazioni confuse. Ci si imbatte infatti in una pagina (n. 1648) molto sintetica:

San Bononio

L'onomastico viene festeggiato il 30 agosto in ricordo din (sic) San Bonomio (sic), abate di Bologna, nativo di Lucedio (Vercelli) morto nel 1206.

Sullo stesso sito esiste poi un'altra pagina (n. 92417) dedicata a San Bononio Abate, che riporta informazioni corrette, tra cui la data di morte, il 1026. Evidentemente il 1206 è un errore nato dall'inversione di due cifre. Si specifica anche che il luogo di nascita è Bologna e non Lucedio, dove il santo fu invece abate. 

Qual è l'origine di tutta questa confusione? Forse un autentico San Bonomio il cui nome era sentito come scomodo? Forse è stato oscurato cum dolo

ETIMOLOGIA DI BONOSI 'DISSIDENTI DUALISTI'

Tra i molti termini usati in Linguadoca per indicare i Catari, c'era anche la denominazione Bonosi. Alcuni autori, tra i quali Jean Duvernoy, hanno tentato di connettere questa denominazione con Boni Homines, facendo riferimento a citazioni del  tipo "ad Bonomios sive Bonosios". Tuttavia per ragioni fonetiche l'ipotesi risulta destituita di qualsiasi fondamento. Di fronte a questo nome, avevo pensato che potesse significare 'bosniaco' e che derivasse quindi dal nome della Bosnia - tesi questa sostenuta esplicitamente da Malcolm Lambert. 

Questo riporta infatti tale autore: 

"La dinastia Trencavel era complice dell'eresia. Il Lavaur era nelle terre di Ruggeri II quando vi si erano rifugiati gli eretici per motivi di sicurezza. Il cronista Guglielmo di Puylarens narra l'aneddoto doloroso del vescovo di Béziers, ingannato da un suo parente cataro in punto di morte, che insistette per essere sepolto tra i "Bonosii", ossia i bosniaci (questo termine alludeva ai catari); si riferisce con tutta probabilità a Guillaume Peyre de Brens, il siniscalco di Ruggero".
(I Catari, pag. 97) 

La metatesi necessaria per far tornare l'etimo non mi ha però mai davvero convinto. Ho poi scoperto che l'origine è invece da Bonoso, un antico eresiarca, Vescovo di Sardica a cavallo tra il VI e il V secolo. Egli riteneva Cristo figlio adottivo di Dio. Essendo questa anche l'idea dei Buoni Uomini, ecco come mai il termine Bonosi è passato ad indicare i Catari. La spiegazione è questa: "Bonosi Episcopi Haeretici sectatores, Christum non verum, sed adoptivum Dei Filium esse, delirarunt" (fonte: Hofmann, Johann Jacob: Lexicon Universale. - Leiden, 1698). Si noti però che gli eresiologi denominavano Bonosiani i seguaci di Bonoso, la cui dottrina era in nettissima opposizione con quella dei Buoni Uomini, in quanto ammetteva la natura carnale di Cristo. Mentre per i Catari Cristo era un angelo fatto di Spirito, per i Bonosiani Maria ebbe molti figli nella carne. Essendo questa denominazione derivata da ignoranza ed equivoco, va respinta con fermezza. 

Si nota infine che il cognome Bonosi è tuttora presente in Catalogna ed anche in Italia: nella nostra penisola è raro ma documentato in tre comuni situati in Lombardia, in Trentino e in Toscana. 

domenica 18 agosto 2019

ETIMOLOGIA DI OSSOP, OSEPH 'INFERNO'

Parole di etimologia incerta, Ossop e Oseph indicano questo mondo, l'Inferno. Secondo alcuni, si tratterebbe della Valle di Giosafat di cui in Gioele 3,2: "Io adunerò tutte le nazioni, e le farò scendere nella valle di Giosafat. Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo d'Israele, che esse hanno disperso tra le nazioni, e del mio paese, che hanno spartito fra di loro." 

La forma Ossop è contenuta nella Redazione di Carcassonne dell'Interrogatio Iohannis, mentre la variante Oseph è contenuta in una glossa alla Redazione di Vienna, che spiega il termine così: "Vallis Josaphat idem sunt, scilicet Oseph et Asco et Infernus et Tartarus et generatio ignis, sed secundum diversas linguas nominantur, non est spiritus neque aliquid vitale, sed locus est, sicut est Bossina et Lombardia et Tuscia".

La Redazione di Carcassonne spiega Ossop come "Principio del Fuoco", usando l'enigmatica parola per indicare l'Inferno in cui Lucibello si è calato dai Cieli del Dio dei Buoni Spiriti: 

"Et cum descendisset deorsum, invenit suum ossop, quod est genus ignis, et postea non potuit descendere deorsum propter flammam ignis ardentis."

Bisognerà assumere la spiegazione di Ossop e Oseph come Valle di Giosafat, data l'assenza di altre proposte plausibili. Tale luogo biblico era infatti associato all'idea di Fine dei Tempi e ritenuto sinonimo di Armageddon. L'etimologia ultima sarebbe dunque dall'ebraico Yehoshaphat (יְהוֹשָׁפָט) 'Dio ha giudicato'.

Non c'è contraddizione alcuna in queste definizioni di "paese come la Bosnia, la Lombardia o la Toscana" e al contempo "Principio del Fuoco". Questo mondo è l'Inferno, è l'Abisso, definito proprio come l'Estrema Palude dei testi manichei. Infatti è il luogo in cui gli Spiriti Caduti sono stati intrappolati. Quando giungerà la Fine dei Tempi, gli elementi da cui sono state plasmate le sue forme visibili saranno dissolti e tutto in esso arderà. Anche questo trova rispondenza nelle fonti manichee antiche - ma soprattutto nel Vangelo, letto con la corretta Esegesi.

ETIMOLOGIA DI ILEM, YLEM 'MATERIA PRIMORDIALE'

Nel Tesoro Volgarizzato di Brunetto Latini (il celebre letterato che Dante mise all'Inferno per sodomia), figura un interessante lemma usato in ambienti catari. 

Ilem
n. sost.

Materia primitiva, di cui Dio fece il mondo. Ma ella (materia) era di sè fatta norma e sì apparecchiata, ch'elli ne potea figurare e traggere quello che delli volea, e quella matèra è appellata Ilem p. 52. 
Chè alquante cose funo fatte di neiente: ciò sono li angeli e 'l mondo e la chiarezza e Ilem P. 53.

Come si vede, la teologia esposta dal Latini si accorda col Catarismo soltanto ammettendo che quel Dio di cui parla sia il Rex Mundi, Satana. In ogni caso, la parola ilem fu ritenuta spesso dagli Inquisitori una prova sufficiente di adesione alla religione dei Buoni Uomini. I Credenti di scarsa cultura negavano di conoscere il lemma.  

Questo riporta Jean Duvernoy: 

"È possibile che i catari colti abbiano identificato il cattivo principio con la materia. Un'opera attribuita a Prevostino da Cremona fa dire lotro che "Il diavolo ha creato ylem, vale a dire la materia originaria del mondo, che Platone chiama ciste". Andando oltre, il vescovo inquisitore Jacques Fournier, nel 1320, cerca di far dire a una vedova di costumi leggeri di avere inteso dire a dei catari che il diavolo era in sé e per sé un principio e che gli si dava il nome di hyle. Lei naturalmente rispose di no."

L'origine di ilem, ylem è dalla forma latinizzata hylem (in caso accusativo) del lemma greco hyle, spesso usato col significato di 'materia' (in origine 'legna', 'foresta'). Per quanto riguarda l'etimologia, il parente latino genuino di questa parola è silva, di origine etrusca. L'uso di hyle nell'accezione teologica di 'materia' è ben  documentato negli scritti degli antichi Manichei già prima di Agostino d'Ippona: è una traduzione greca del lemma persiano Az

Girando nel web, si scopre che qualcuno in ambienti scientifici usa tuttora ylem per indicare la materia primordiale: il nome è stato proposto per indicare uno stato della materia anteriore al Big Bang e alla formazione degli elementi chimici.   

ETIMOLOGIA DI MANISOLA, MALISOLA 'FESTA DEI MANICHEI'

Con grande stupore nel corso dei miei studi mi sono imbattuto in una menzione della Manisola. Una parola controversa. La versione inglese di Wikipedia ancora nel 2009 riportava la seguente definizione: 

"The Manisola was a holiday or feast celebrated by the Cathars, a Christian religious sect that emerged during the Middle Ages in the Languedoc region of France. It was a major initiation ceremony of the Perfecti, the members of the spiritual elite according to Cathar doctrine." 

ossia: 

"La Manisola era una festa celebrata dai Catari, una setta religiosa Cristiana che è emersa durante il Medioevo nella regione della Linguadoca in Francia. Era una cerimonia maggiore di iniziazione dei Perfetti, i membri della classe spirituale, secondo la Dottrina Catara".

Il riferimento riportato, "De Rougemont, Denis. Love in the Western World", è alquanto dubbio. 

Infatti i contenuti in questione sono stati in seguito rimossi dai Wikipediani in quanti spurii, assieme a farfugliamenti su Otto Rahn, sul Graal e sul Nazismo esoterico. L'intera pagina relativa alla voce Manisola è stata quindi cancellata. 

Noi sappiamo che i Rituali con cui un Postulante veniva ammesso tra i Buoni Uomini erano chiamati diversamente. Si parla sempre di Tradizione della Preghiera e di Consolamentum (Battesimo di Spirito), mai di Manisola. Una volta mi sono imbattuto in un massone inglese che su Facebook parlava della Manisola come di una festa dei Catari in cui i partecipanti si sarebbero scambiati del sale, qualcosa di molto diverso da un'iniziazione. Forse aveva associato in qualche modo -sola con sal 'sale', cosa a dir poco assurda. Questa definizione massonica, ovviamente posticcia, è in netta contraddizione con il fatto incontestabile che la Buona Gente non aveva feste di alcun tipo.  

Un tentativo di razionalizzare la Manisola, di cui tuttora si trova traccia nel Web, consiste nell'identificarla con l'imposizione delle mani, atto facente in effetti parte del rituale del Battesimo di Spirito. La falsa etimologia proposta è quasi lapalissiana, dal latino manus 'mano'. Il problema, oltre all'assenza di fonti, è che il suffissoide -sola continuerebbe a restare oscuro.  

La voce wikipediana spuria poi cancellata è inattendibile anche per un altro motivo. Studiando la Storia del Catarismo, si capisce che il Bene non è affatto emerso in Linguadoca, come popolarmente si crede. Le Chiese di Linguadoca si erano originate altrove, nella Francia Settentrionale, nelle Fiandre, la sorgente essendo in Bulgaria. 

A conferma di questo, ho scoperto che il mome Malisola (non Manisola) è davvero documentato. Non in Linguadoca, bensì in territorio germanico. 

Il Dizionario della Sorbona della media e bassa Latinità, riporta questa definizione

MALISOLA, Festum Manichæorum. Vide Bema

BEMA, Festum Manichæorum, sic appellatum : dies nempe quo Manes occisus est, quem Manichæi quinque gradibus instructo tribunali, et pretiosis linteis adornato, ac in promptu posito et objecto adorantibus, magnis honoribus prosequebantur, ut est apud S. Augustinum contra Episto. Manichæi cap. 8. Vide eumdem lib. 18. contra Faustum cap.  4. et Anselmum Episc. Havelbergensem lib. 3. Dialog. cap. 12. Eckbertus Schonaviensis contra Catharos Serm. 1. ait idem festum a Catharis sui temporis Malisola appellatum. Vide Glossar. med. Græc. voce Βῆμα col. 196.  

In seguito qualcuno deve aver modificato Malisola in Manisola per migliorare l'assonanza con il nome di Mani. A quanto sembra, per la maggior parte degli studiosi, le citazioni di Ecberto di Schönau sarebbero state fabbricate a bella posta per dimostrare un nesso diretto tra i Catari e gli antichi Manichei. L'argomento della Malisola è tuttora irrisolto, data la carenza di fonti cristalline. 

venerdì 16 agosto 2019

ETIMOLOGIA DI BUGGERARE, BUGGERONE

Tutti sanno che la parola buggerare significa 'imbrogliare', 'ingannare'. Ebbene, essa in origine significava 'sodomizzare', e buggerone indicava il sodomizzatore. Lo slittamento semantico è del tutto analogo a quello subito dal veneziano gazarar 'imbrogliare': buggerone corrisponde al francese bougre e all'occitano bolgre, derivati a loro volta dal latino tardo bulgarus, ossia 'bulgaro'. Il motivo di questo è semplice: bulgarus era un epiteto dato ai Catari, la cui religione proviene in ultima analisi dalla Bulgaria. L'associazione con la sodomia nasceva dalla condanna del matrimonio e della procreazione, come già spiegato analizzando il sopracitato lemma veneziano. Per molto tempo in italiano bulgaro (variante bulghero) è stato usato come sinonimo di buggerone e di sodomita. Il termine buggerone ha avuto immensa fortuna. Passato anche in inglese come bugger, è diffuso con molte varianti dialettali in aree anche molto lontane: nei dialetti lombardi è documentato bolgiròn, in quelli veneti buzeròn, in siciliano buzzarruni. Echi si trovano anche nel tedesco Puzeron (ora desueto), nello spagnolo bujarrón (notare gli sviluppi fonetici anomali), nel basco bugre (dal francese) e persino nel cèco buzerant

All'epoca in cui la dissidenza dualista ancora fioriva in Occidente, esisteva anche il corrispondente femminile del buggerone: era la buggeressa (o buggioressa) 'donna che si lascia sodomizzare'. Un'attestazione notevole si ha in Rustico Filippi (fra il 1230 e il 1240 - fra il 1291 e il 1300), fiero ghibellino di Firenze con fama di misogino d'assalto. Glorioso maestro del vituperium, in una soave poesia intitolata Dovunque vai con teco porti il cesso, menziona una "buggeressa vecchia puzzolente". Tutto ciò è segno che nell'immaginario dell'epoca la buggeressa non faceva venire in mente una bella morettina donatrice di delizia. Comunque sia, ancora nella Firenze in cui infuriava il Savonarola, vi si trovavano donne dedite al coito anale - cosa che mandava il fanatico frate su tutte le furie. 

Girando nel web mi sono imbattuto in alcuni documenti antropologici sulla prostituzione nel XIX secolo, che poi non sono più riuscito a ritrovare. La propaganda cattolica è stata a dir poco martellante e a lungo non si è trovata alcuna resistenza. Mi sono reso conto di come fino a pochi decenni fa fosse ben dura la vita del povero buggerone, specie se era un uomo virile e bramoso di infilare il randello in un deretano femminile. Ancora quando ero giovane la norma era questa: nessuna donna, per quanto libidinosa e dissoluta, amava prestarsi a una tale penetrazione. Persino le meretrici di più infima categoria rifuggivano i clienti che chiedevano loro di potersi infilare nell'entrata posteriore. Non accettavano di soggiacere alla sodomia nemmeno se pagate a peso d'oro.