sabato 28 novembre 2020


KRULL

Titolo originale: Krull
Lingua: Inglese
Paese: Gran Bretagna, Stati Uniti d'America
Anno: 1983
Durata: 116 min
Rapporto: 2,35 : 1
Genere: Avventura, fantascienza, fantasy
Regia: Peter Yates
Soggetto: Stanford Sherman 
Sceneggiatura: Stanford Sherman
Produttore: Ron Silverman
Produttore esecutivo: Ted Mann
Casa di produzione: Columbia Pictures
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Ray Lovejoy
Effetti speciali: John Evans, Derek Meddings, Mark
     Meddings, Paul Wilson
Musiche: James Horner
Scenografia: Stephen Grimes
Costumi: Anthony Mendleson
Trucco: Alan Boyle, Nick Maley
Interpreti e personaggi 
    Ken Marshall: Principe Colwyn
    Lysette Anthony: Principessa Lyssa
    Freddie Jones: Ynyr il Vecchio
    Bernard Bresslaw: Rell, il ciclope
    Alun Armstrong: Torquil, capo dei banditi
    David Battley: Ergo, il ciarlatano
    Liam Neeson: Kegan
    Francesca Annis: Vedova della Ragnatela
    John Welsh: Veggente cieco degli smeraldi
    Graham McGrath: Titch, l'apprendista del Veggente
    Tony Church: Re Turold
    Bernard Archard: Re Eirig
    Belinda Mayne: Vella
    Dicken Ashworth: Bardolph
    Todd Carty: Oswyn
    Robbie Coltrane: Rhun
    Clare McIntyre: Merith, una delle mogli di Kegan
    Bronco McLoughlin: Nennog
    Andy Bradford: Darro
    Gerard Naprous: Quain
    Bill Weston: Menno
Doppiatori originali   
    Lindsay Crouse: Principessa Lyssa
    Michael Elphick: Rhun
    Trevor Martin: Voce del Mostro
Doppiatori italiani 
    Emanuela Rossi: Principessa Lyssa
    Giorgio Piazza: Ynyr il Vecchio
    Michele Gammino: Rell, il ciclope
    Piero Tiberi: Torquil, capo dei banditi
    Massimo Giuliani: Ergo, il ciarlatano
    Roberto Chevalier: Kegan
    Paila Pavese: Vedova della Ragnatela
    Eleonora De Angelis: Titch, l'apprendista del Veggente 
    Giorgio Villa: Re Turold
    Luciano De Ambrosis: Re Eirig
    Sandro Acerbo: Oswyn
    Angelo Nicotra: Rhun 
Location: Isole Canarie (Spagna); Campo Imperatore
   (Italia); Cortina d'Ampezzo (Italia)
Budget: 47 milioni di dollari US
Box office: 16,5 milioni di dollari US
   (fonte: Boxofficemojo.com)

Trama:
Krull è un pianeta di tipo terrano che orbita intorno a una coppia stretta di stelle simili al nostro sole. Nei suoi cieli splendono due soli. In questo è come Tatooine, ma non è affatto un torrido deserto. Il clima è ottimale, la biosfera ricchissima. Ci sono monti, fiumi, laghi, foreste, oceani, etc. Gli abitanti sono umani e indistinguibili dagli europei, potrebbero benissimo essere Anglosassoni o Celti. La situazione culturale e politica di Krull non è invece tra le più felici, dato che si trova sprofondato in un perenne medioevo, diviso in regni tra loro belligeranti. A un certo punto irrompe una minaccia letale dallo spazio esterno: è un gigantesco mostro che vive in un'astronave tutta fatta di calcinacci, simile a una cometa deforme, fragile, messa assieme con la cazzuola e la malta. Questo essere dal corpo colossale, che è animato da una malvagità incommensurabile, viaggia tra i mondi della Galassia sottomettendoli uno dopo l'altro. Come strumenti di conquista il mostro dell'astronave di calcinacci, nota come Fortezza Nera, si serve di un esercito di guerrieri a cavallo, solo con un aspetto un po' meno medievale dei Krulliani: sono i Massacratori, che indossano una specie di armatura che li rende vagamente simili agli incursori imperiali di Guerre Stellari. Detto in estrema sintesi, il mostro è inferocito perché possiede un membro virile colossale quanto puzzolente, ma non riesce a trovare nessuna che gli titilli le papule sulla corona del glande: con le donne è timidissimo e prova una smisuarata vergogna per il suo odore ripugnante, per il suo aspetto verrucoso. Così egli odia tutto e tutti, al punto da voler ridurre in cenere ogni civiltà umana dell'Universo. 
Di fronte a una minaccia così spaventosa, i sovrani di due importanti regni di Krull decidono di unire le loro forze contro l'invasore. Il Principe Colwyn e la Principessa Lyssa stanno celebrando le loro nozze per cementare questo patto, quando i Massacratori compiono un'incursione, interrompendo la cerimonia e uccidendo entrambi i Re. La Principessa Lyssa viene rapita e portata nella Fortezza Nera. Il Principe Colwyn, rimasto ferito, viene  curato da Ynyr il Vecchio (che è anche la voce narrante della storia), che gli rivela come il Mostro e i Massacratori possano essere sconfitti unicamente tramite il potere di un'arma magica denominata Glaive, simile a una stella metallica a cinque punte, che rifiuta di essere usata dagli indegni. Il Principe Colwyn, che non conosce macchia né paura, riesce a trovare il Glaive nella caverna in cui è custodito e ad usarlo. Questo però è soltanto il primo passo della sua impresa, visto che la Fortezza Nera si teletrasporta ogni giorno in un luogo diverso di Krull e che non è possibile prevedere in anticipo le sue mosse. 
Inizia un lunghissimo peregrinare. Il Principe e il Vecchio incontrano il ciarlatano Ergo, soprannominato "Il Magnifico", una sorta di prestidigitatore da strapazzo, che si unisce alla compagnia. Poi vengono assaliti dai banditi, guidati da Torquil. Questi sono i loro nomi: Kegan, Rhun, Oswyn, Bardolph, Menno, Darro, Nennog e Quain. Col suo coraggio e con la calma olimpica che lo contraddistingue, Olwyn riesce a convincere Torquil e i suoi uomini a unire le loro forze alle sue, combattendo col comune scopo di liberare Krull dalla tirannia del Mostro e dei Massacratori. Alla comitiva si aggiunge infine Rell, un rappresentante dell'antica stirpe dei Ciclopi, che il Mostro ha deportato da un altro mondo. Un tempo erano uomini come tutti gli altri, ma diedero un occhio  per poter avere la conoscenza del futuro. Furono beffati orribilmente, restando con un solo occhio e potendo conoscere soltanto l'istante della loro morte! Ynir il vecchio non ama il popolo di Rell, considerandolo lamentoso e degno di commiserazione. Tuttavia resta il dato di fatto che i Ciclopi sono guerrieri eroici e implacabili nel loro odio verso i Massacratori. 
Dopo innumerevoli avventure, il Principe Colwyn e i suoi seguaci riescono nell'ardua impresa, espugnando l'astronave fatta di calcinacci ove risiede il Mostro e liberando la Principessa Lyssa, seppur con gravi perdite. Il finale è nel segno della più assoluta banalità. Scompare la maledizione che gravava sul pianeta Krull, che realizza la sua unità politica in seguito alle nozze tra Colwyn e Lyssa. Torquil è eletto Gran Maresciallo del Regno e i suoi uomini sopravvissuti, un tempo galeotti, diventano maggiorenti. La voce narrante afferma che i figli della coppia regale avranno il dominio sull'intera Galassia: una profezia da Star Wars!   
 

Recensione:
Quando vidi questo film per la prima volta frequentavo il liceo. Simili mer(d)aviglie le passavano spesso alla televisione e io le divoravo tutte. Quando di recente ho deciso di rivedere Krull, per ritrovare un po' dell'atmosfera di quei tempi, sono rimasto mortalmente deluso. Questo mi sono chiesto: "Ma come faceva a piacermi una simile porcheria?" Mi spiace dirlo, ma si è rivelato un fantasy grossolano quanto banale, noioso al punto di riuscire nauseabondo. Le reminiscenze tolkieniane sono innumerevoli. Basti pensare all'Occhio Malvagio del Signore Oscuro, ai Massacratori le cui figure spettrali ricordano quelle dei Cavalieri Neri, oppure al ragno gigante che somiglia a Shelob, nonostante la diversa pigmentazione. Si nota anche una forte influenza delle leggende di Re Artù. A questo sostrato tolkieniano e arturiano si sovrappone quello fantascientifico di Merde Stellari. Si potrebbe definire un escremento di celluloide della serie Star Wars degli Anelli! Persino il futile mondo dell'editoria americana si accorse subito del carattere ibrido dell'opera, tanto che sulla rivista Variety il film di Yates fu descritto con queste parole: "Excalibur meets Star Wars"


Il Fantasma Formaggino 
 
La vicenda sembra procedere per iterazione infinita di un singolo elemento: la ricerca disperata di un esotico rimedio alla situazione di pericolo. Prima c'è il Veggente Cieco degli Smeraldi, poi la Vedova della Ragnatela, seguita dai Cavalli di Fuoco. Il passo successivo è il Fantasma Formaggino!  

La lingua di Krull

La lingua di Krull sembra affine al gallese per sonorità e struttura (basti pensare a nomi come Rhun, Nennog, Ynyr), anche se non mancano assonanze germaniche come nei suffissi -old e -olph. Oswyn sembra anglosassone, col significato di "Amico degli Asi". Siamo quasi tentati di interpretare Turold come "Dominatore di Thor" e Bardolph come "Lupo dei Longobardi". Potremmo addirittura ricostruire le forme protogermaniche di questi antroponimi e dire che Oswyn deriva da *Ansu-winiz, che Turold deriva da *Þunra-waldaz e che Bardolph deriva da *(Langa-)barda-wulfaz. Con un po' di buona volontà potremmo trovare qualche altra etimologia di questo genere, ma commetteremmo senza dubbio un grave arbitrio: morfi come Os-, Tur-, Bard-, -wyn, -old, -olph avranno infatti valori semantici molto diversi da quelli a noi noti. Sarebbe un campo di sperimentazione molto interessante, purtroppo non vengono fornite glosse e chiavi d'interpretazione degli antroponimi e dei toponimi, così non si può definire granché. Possiamo essere certi in modo ragionevole che Krull (pron. /krʌl/) significhi Terra. Il nome dell'arma magica, Glaive (pron. /gleɪv/, nella versione italiana /glεv/) potrebbe significare "stella" o qualcosa del genere, ma sarà certamente diversa dalla parola comune usata per esprimere questo concetto nella lingua di Krull. Proverrà forse da un'antica lingua estinta, una specie di "latino krulliano"? In realtà glaive è una parola inglese, anche se ormai obsoleta. Indica un'arma dotata di asta e terminante con lama ricurva e dentata. Deriva a sua volta dall'antico francese glaive "lancia; spada" (dal celtico *kladiwos "spada", imparentato col latino gladius). Non si tratta però di un'arma da getto come quella vista nel film. 

 
Rudimentali riflessioni sulla Natura del Tempo 
 
Come Rell ci spiega, ogni ciclope conosce in anticipo il proprio fato. Il Signore Oscuro della Fortezza avrebbe imbrogliato in modo crudele quella stirpe monocola, dando a ogni suo membro la conoscenza di un solo evento futuro, quello della propria morte, e stabilendo anche che ogni tentativo di cambiare gli eventi avrebbe soltanto moltiplicato il dolore della fine. Sembra tutto molto lineare e semplice. Emergono tuttavia stridenti contraddizioni e paradossi. Se il Mostro in questione avesse davvero avuto un simile potere di manipolazione sul Tempo, non sarebbe certo stato sconfitto. Ci sono soltanto due possibilità: 
 
1) Il Mostro è soggetto alle stesse limitazioni imposte ai Ciclopi: prevede unicamente la propria morte e non può evitarla; 
2) Il Mostro non è soggetto alle limitazioni imposte ai Ciclopi: è padrone del Tempo e può manipolarlo a proprio piacimento. 
 
Nel primo caso, avendo egli sostanziali limitazioni, non si capisce come possa imporle ad altri. Paradosso: se qualcuno non può essere padrone della propria esistenza, non sarà a maggior padrone di quella altrui.  
Nel secondo caso, non avendo egli limitazione alcuna, non si capisce come possa permettere ad altri di trovare il suo punto debole e di approfittarne. Paradosso: se qualcuno è padrone della propria esistenza, non potrà essere sopraffatto da qualcuno che non lo è, da qualcuno che ha meno potere di lui. 
Regista e sceneggiatore non sembrano essersi fatti molte domande sull'ontologia temporale del loro universo, se sia presentista o eternista.
 
Possibili fonti d'ispirazione 
 
Il regista e lo sceneggiatore di Krull potrebbero aver preso ispirazione dall'opera di Paul Edwin Zimmer, che mescola il fantasy con elementi fantascientifici. La saga zimmeriana del Dark Border è composta da quattro romanzi, più un quinto ancora inedito: 
 
1) The Lost Prince (Il principe rapito), 1982
2) King Chondos' Ride (Il ritorno del principe), 1982 
3) A Gathering of Heroes (La chiamata degli eroi), 1987 
4) Ingulf the Mad, 1989  
5) The King who was of Old (mai pubblicato)

I primi due di questi romanzi, che furono pubblicati in Italia per la prima volta nel 1987, circolavano già in America quando Yates fece il suo film. Paul Edwin Zimmer, che è deceduto nel 1997, aveva una sorella ben più famosa di lui, Marion Zimmer Bradley, a sua volta deceduta nel 1999. Era anch'essa un'autrice di opere di fantascienza-fantasy, ma molto più prolifica del fratello. La sua creazione più nota è senza dubbio il mondo di Darkover, che ha ispirato innumerevoli romanzi e racconti. La prima opera nota del Ciclo di Darkover è il romanzo The Planet Savers (Le foreste di Darkover), pubblicato negli States nel lontano 1958. Ha fatto seguito  The Sword of Aldones (La spada di Aldones), pubblicato alcuni anni dopo, nel 1962. Sono state pubblicate opere della Zimmer Bradley ancora anni dopo la sua morte. Thunderlord, uscito nel 2016, non è al momento ancora comparso tradotto in italiano. Come è logico aspettarsi, ci sono molte analogie tra il Ciclo di Darkover e la Saga del Dark Border, visto che due parenti tanto stretti condividono in genere molte cose: è una massa caotica di materiale le cui idee fondanti circolavano da un pezzo quando Yates e Sherman si imbarcarono nell'infelice impresa di dar vita a Krull.
 
Curiosità varie 
 
Questa pellicola fu una delle più dispendiose dell'epoca. Ken Marshall fu scelto dopo aver interpretato il ruolo di protagonista nella serie televisiva Marco Polo (1982). Per prepararsi al ruolo del Principe Colwyn, l'attore si è impegnato duramente prima delle riprese principali, allenandosi in sport come l'equitazione, lo scherma e la boxe. 
 
Nel 2018 Lysette Anthony, l'attrice che ha interpretato la Principessa Lyssa, ha dichiarato che Harvey Weinstein l'ha stuprata nel 1983, poco dopo essere stata scelta per questo film. Ha anche fornito alcuni dettagli ripugnanti. Weinstein si sarebbe presentato da lei una mattina, trovandola in camicia da notte. L'avrebbe denudata e messa a terra a carponi, quindi si sarebbe gettato su di lei, schiacciandola con la propria immensa mole di grasso e riuscendo in qualche modo a penetrarla. Auguro a quell'essere immondo che qualcuno possa castrarlo con un coltellaccio. Questo è quanto.  

Quando Yates realizzò il suo film era già in progetto un seguito, Krull 2, che per fortuna non si è mai materializzato a causa del clamoroso fallimento al botteghino, uno dei più catastrofici della storia della Settima Arte. Nonostante l'insuccesso, col passare degli anni Krull è diventato una pellicola cult.
 
Errori

Quando compaiono i Cavalli di Fuoco, si vede che hanno gli zoccoli ferrati. Nei fotogrammi immediatamente successivi, gli zoccoli, da cui escono fiamme, non sono più ferrati. Domanda: chi avrebbe ma osato ferrare tali prodigiosi equini, visto che avevano fama di essere indomabili? A che scopo?  

Un incidente grottesco. Ynyr il  Vecchio torna dalla Vedova della Ragnatela e dichiara che all'alba la Fortezza Nera apparirà nel Deserto di Ferro. Mentre pronuncia queste parole, cade e danneggia la "roccia" su cui si trova, rivelando il polistirolo da cui è composta.
 
Quando il ciclope Rell viene atrocemente stritolato tra due pareti rocciose, non si vede una sola goccia di sangue, né traccia di organi interni. Non è stato fatto nulla per simulare un corpo di carne: lo spettatore può vedere che si tratta di un fantoccio di gomma. Si capisce lontano un miglio che gli stessi muri che schiacciano il ciclope hanno la stessa composizione, essendo morbidi ed elastici. 
 
Alla fine del film, quando Colwyn, Lyssa e i loro seguaci scappano dalla Fortezza Nera e iniziano a scendere, l'immensa struttura di calcinacci inizia a rompersi e viene risucchiata nel cielo da una specie di antigravità. Nella scena successiva il gruppo corre a perdifiato attraverso un campo a un miglio o più di distanza dalla fortezza ancora in via di disgregazione. Com'è possibile ciò? Non basterebbero pochi secondi per scendere dalla fortezza collassante e percorrere un simile tragitto. 
 
La novellizzazione e il suo autore 

Il soggetto è di Stenford Sherman, mentre il romanzo Krull (1983) è un adattamento letterario del film di Yates, compiuto da Alan Dean Foster. Il romanzo di Foster, che apporta ben pochi elementi rispetto alla pellicola, è stato pubblicato su Urania (numero 966) nel Marzo 1984. Questa è la stringata sinossi, tratta da Mondourania.com
 
"La Fortezza Nera piomba dallo spazio portando morte e distruzione sul pianeta Krull. Chi difenderà il pianeta dalla Bestia, il mostruoso uomo-rettile che s'annida nell'Esagono della Fortezza?" 
 
Alan Dean Foster è un autore specializzato in novellizzazioni. Ha scritto tra l'altro le riduzioni a romanzo dei film della serie di Alien: 
 
Alien (Alien) (1979)
Aliens - Scontro finale (Aliens) (1986)
Alien³ (Alien³) (1992)
Alien: Covenant (2017) 
 
Ha collaborato con George Lucas alla novellizzazione di Guerre Stellari, titolo originale Star Wars: From the Adventures of Luke Skywalker, pubblicata nel 1976 dopo l'uscita del film. In Italia la prima edizione è del 1977, col titolo Guerre Stellari. Quest'opera, cosa alquanto insolita, presenta notevoli differenze rispetto al film. Interamente a Foster si deve invece la novellizzazione di Star Wars: Il risveglio della Forza (2015), film a dir poco esecrabile. Il libro mi rifiuterei persino di toccarlo.
 
Francamente non amo le novellizzazioni. Le reputo opere di una totale inutilità, fatte al solo scopo di raschiare il fondo della pentola dei profitti.  

mercoledì 25 novembre 2020

 
SICARIO 
 
Titolo originale: Sicario
Lingua originale: Inglese, spagnolo
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2015
Durata: 121 minuti
Rapporto: 2,39:1
Genere: Azione, thriller, drammatico
Regia: Denis Villeneuve
Soggetto: Taylor Sheridan
Sceneggiatura: Taylor Sheridan
Produttore: Basil Iwanyk, Thad Luckinbill, Trent Luckinbill,
       Molly Smith, Edward McDonnell
Produttore esecutivo: Ellen H. Schwartz, Erica Lee
Casa di produzione: Black Label Media, Thunder Road
       Pictures
Distribuzione in italiano: Lionsgate, 01 Distribution
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Joe Walker
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Fonico: William Sarokin
Costumi: Renée April
Scenografia: Patrice Vermette
Interpreti e personaggi:
    Emily Blunt: Kate Macer
    Benicio del Toro: Alejandro Gillick
    Josh Brolin: Matt Graver
    Victor Garber: Dave Jennings
    Jon Bernthal: Ted
    Jeffrey Donovan: Steve Forsing
    Raoul Trujillo: Rafael
    Maximiliano Hernández: Silvio
    Daniel Kaluuya: Reginald "Reggie" Wayne
    Julio Cesar Cedillo: Fausto Alarcón
    Hank Rogerson: Phil Coopers
    Bernardo Saracino: Manuel Diaz
    Edgar Arreola: Guillermo Diaz
    Kevin Wiggins: Burnett
    Jesus Nevarez-Castillo: Eliseo
    Dylan Kevin: Charlie (comandante Delta Force) 
    John Trejo: Agente Delta Force 
    Marty Lindsey: Ufficiale SWAT
    Vic Browder: Maresciallo Capo US
    Boots Southerland: Maresciallo US Keith
    Adam Taylor: Maresciallo US Kevin
    David Garver: Bob Fisks
    Lora Martinez-Cunningham: Jacinta
    Kim Larrichio: Moglie di Silvio
    Michael Sheets: Agente del Tesoro
    Julian Ortega: Figlio del boss Fausto Alarc
ón
    Ian Posada: Figlio del boss Fausto Alarc
ón
Doppiatori italiani:
    Francesca Manicone: Kate Macer
    Massimo Corvo: Alejandro
    Fabrizio Pucci: Matt Graver
    Luca Biagini: Dave Jennings
    Alessio Cigliano: Ted
    Giorgio Borghetti: Steve Forsing
    Gianni Giuliano: Rafael
    Alessandro Quarta: Silvio
    Andrea Mete: Reggie Wayne
    Francesco Prando: Fausto Alarcón
    Fabrizio Russotto: Phil Coopers
    Pino Insegno: Guillermo 
Budget: 30 milioni di dollari US
Box office: 84,9 milioni di dollari US 
Sequel: Soldado (), di Stefano Sollima

Trama: 
Chandler, Arizona. Kate Macer, una giovane agente dell'FBI, idealista e con poca cura dell'igiene intima, conduce una delicata operazione assieme al suo collega, il mandingo Reggie Wayne. L'obiettivo è Manuel Diaz, boss del Cartello di Sonora. Durante l'irruzione in una villetta intestata al criminale, per poco gli agenti non soffocano a causa dei pestilenziali lezzi cadaverici. La Macer scopre decine di cadaveri di uomini e donne, avvolti in sacchi di plastica e appesi come carcasse suine. È squassata dal vomito di fronte a quel piccolo genocidio. Proprio quando un agente sta per aprire un tombino, che permette di accedere a un sotterraneo stipato di centinaia di cadaveri, avviene una tremenda esplosione. Rimangono uccisi in due, dilaniati, trasformati in una pappa carnea sparsa dovunque. Terminata l'infelice operazione, la donna viene ricevuta dal suo capo, che la spinge ad accettare un gravoso incarico "volontario", facendola trasferire in una task force diretta dal rozzo Matt Graver e da un inquietante colombiano, Alejandro. Lei finisce con l'accettare, volendo ottenere vendetta. Il compito della squadra consiste infatti nel recarsi in Messico, a Ciudad Juárez, per estradare il fratello di Manuel Diaz, Guillermo. Tutto finisce in merda già fin dal primo momento. Kate si trova suo malgrado nel bel mezzo di una carneficina in cui vengono abbattuti numerosi sicari dei narcos; in più di un'occasione è testimone del modo di agire illegale dei suoi compagni di squadra. Alejandro non esita ad usare la tortura per estorcere informazioni da Guillermo Diaz, riuscendo ad apprendere l'esistenza di un tunnel usato per contrabbandare la droga negli Stati Uniti. Durante una serata tranquilla, il mandingo Reggie fa il paraninfo: porta la collega in uno squallido bar e le presenta un giovane agente di polizia locale, Ted, sperando così di favorire una relazione carnale. La scintilla scocca: la donna è attratta da Ted e gli si vuole concedere, ma la cosa non funziona, anzi finisce in una lotta disperata quando lei scopre che il poliziotto è in realtà un corrotto al soldo dei narcos. Alejandro la salva in extremis, proprio mentre sta per essere strangolata. Ted viene messo alla tortura e confessa tutto ciò che sa. Rivela i nomi di tutti gli agenti americani pagati da Diaz. C'è tutto il necessario per organizzare una nuova spedizione in Messico, percorrendo il cunicolo e giungendo nel cuore del regno dei narcos. La squadra si muove di notte usando visori a raggi infrarossi. Alejandro compie una carneficina: riesce a giungere fino alla dimora di Fausto Alarcón, al vertice del Cartello di Sonora, sorprendendolo con la moglie e i figli piccoli mentre stavano cenando. Prima ammazza la donna e i bambini, come se fossero insetti. Poi sopprime anche il boss, sparandogli nel cranio. Così si viene a sapere qualche antefatto sul misterioso personaggio: Alejandro aveva iniziato la sua carriera come assassino prezzolato del Cartello di Medellín, in Colombia. Poi era diventato procuratore in Messico; proprio Alarcón aveva fatto decapitare sua moglie e sciogliere sua figlia nell'acido. Ora la vendetta è compiuta. Kate Macer riceve una visita dal giustiziere e non regge alle sue rivelazioni. Il mondo non è un idilliaco giardino puffesco pervaso di valori e di sublimi ideali: è una massa di feci grasse e maleodoranti su cui ronzano nuvole di mosche, in mezzo all'acre fumo di olocausto. Gli incoscienti cittadini degli States si dimostrano essere la causa e il motore di questo orrido meccanismo: la loro incessante richiesta di droga alimenta il narcotraffico con annessi e connessi, mattanze in primis. L'unica possibilità è cercare di ridurre al minimo la complessità del problema, evitando la proliferazione dei Cartelli. Piena d'ira, la donna vorrebbe uccidere quello che è soltanto un sicario più intelligente e più dotato degli altri, ma non ci riesce. Troppo ligia alla morale e alla legge, non può concepire un simile rimedio all'orrore che la opprime. La narrazione si conclude con una partita di calcio tra ragazzi: all'improvviso si sentono rumori di mitra in lontanza, che annunciano l'avvento del dominio di Nyarlathotep, Caos Strisciante!   
 

Recensione: 
Questo è l'unico dei film di Villeneuve che mi abbia davvero esaltato. La prima volta che l'ho visto, la qualità del video era pessima e si notava una macchia nera il cui profilo sembrava quello di un grosso cranio bantoide, proprio nell'angolo in basso a sinistra: evidentemente si trattava della registrazione di uno schermo fatta con una telecamera rudimentale. La seconda volta che ho visionato le sequenze la qualità del video era perfetta e mi sono goduto appieno lo spettacolo. I personaggi sono come ombre che si muovono in un universo scuro, caliginoso, lugubre, truculento, soffocante, in cui ogni movimento comporta rischio di una morte atroce. Sempre palpabile è il senso di Morte Termodinamica. Il Cosmo in sfacelo è la sola realtà. Quello che emerge istante dopo istante è l'assoluta mancanza di un qualsiasi senso, anche abbozzato.   
 
Sesso smerdante! 
 
La protagonista attraversa una fase piuttosto difficile della sua esistenza. A un certo punto incontra Ted, un poliziotto brillante, provando presto un'insana passione per lui. Come accade spesso in America, i due finiscono subito a letto, senza tanti preamboli. Si baciano, poi gli eventi prendono una piega grottesca. Lui cerca di metterle la testa tra le gambe e di leccarle la vulva. Lei si vergogna da morire perché da un po' non ha curato molto l'igiene (come le aveva fatto notare il suo collega mandingo). Le puzza ed è piena di smegma. Non vuole che il grossolano amante senta il tanfo di formaggio e che resti schifato, così lo spinge via. Mentre la donna cerca di divincolarsi scalciando all'impazzata, nota che il poliziotto ha un bracciale variopinto che dimostra la sua connessione con il Cartello di Sonora. Questo dettaglio fortuito fa sorgere in lei una ribellione violenta. A volte anche un mancato bidet può salvare la vita: se il sesso non fosse stato smerdante, le cose sarebbero andate ben diversamente!  
 

Penetrazione auricolare!

Il poliziotto corrotto viene catturato e messo alla tortura. Lo gonfiano di pugni, fino a ridurlo a un cencio sanguinolento. Il truce Alejandro gli infila un dito in un orecchio, scavando in mezzo al cerume fino a raggiungere il timpano e a grattarlo. Ancora una lieve pressione ed ecco che la fragile membrana si lacera! Le urla sono atroci. Le implicazioni sessuali dell'accaduto sono annichilenti: l'agente non può più affermare di essere vergine nelle orecchie! Si converrà che non si vedono cose simili tutti i giorni. Questa trovata geniale compensa di certo le innumerevoli stronzate ideate dal regista canadese nel corso della sua carriera! Peccato che i fan villeneuviani non se ne siano nemmeno accorti.
 
Una distorsione percettiva  
 
Non so per quale ragione, ma mi ero convinto che il poliziotto protagonista della scena di sesso smerdante e poi torturato avesse il cranio pelato, liscio come quello del Tenente Kodak! Quando ho visionato il film una seconda volta, mi sono accorto che non era affatto così: il poliziotto corrotto, non solo non aveva nemmeno una vaghissima somiglianza con Teddy Savalas, ma era addirittura provvisto di una folta chioma nera. Come ho fatto a rimuovere alcuni particolari e a deformarne altri? Non so spiegarmelo! Evidentemente i ricordi che si accumulano nei banchi di memoria stagnante non sono statici e immutabili, non sono fatti acquisiti e messi sotto naftalina, come schedari di una biblioteca polverosa. Vivono di vita propria senza che me ne accorga, subiscono trasformazioni, si distorcono!  

 
I blogger macellati 
 
A Ciudad Juárez sono in vigore usanze a dir poco truculente. Ammazzano le donne per un nonnulla e le seppelliscono nella terra molle, senza nemmeno una bara, facendole marcire tra i vermi. Di questo i media hanno parlato a lungo, denunciando l'orrore di quel tristissimo recesso dell'Inferno. Hanno parlato molto meno del destino riservato ai blogger in Messico. Proprio così: da quelle parti macellano i blogger!  Villeneuve ce ne mostra alcuni appesi a un viadotto autostradale. I corpi nudi sono dilaniati, tagliati come quarti di bue, spesso privati delle braccia. Anche se il regista non lo dice in modo esplicito, non ho alcun dubbio: quelli che si vedono penzolare sono cadaveri di blogger! Numerose esecuzioni sono avvenute a Monterrey e altrove: i corpi dei blogger impiccati sono stati mostrati nel Web e tuttora si riescono a trovare foto delle mattanze senza troppe difficoltà. Perché proprio i blogger vengono macellati? Non bisogna faticare troppo per trovare una risposta a un simile interrogativo. Nella terra che ha dato i natali a personalità come Emiliano Zapata e Benito Juárez, i blogger sono convinti di poter migliorare il mondo attraverso opere di denuncia sociale. Ovviamente ai narcos non va molto giù che si diffondano notizie sul genocidio in atto da anni in Messico, con bilanci peggiori di quelli di una guerra. Non va loro a genio nemmeno che qualcuno pretenda di vivere in un mondo in cui regna la Pace, cosa che arrecherebbe non pochi danni a chi guadagna dalla morte altrui. Quindi questi blogger vengono perseguitati e abbattuti. La realtà, non compresa dagli stessi blogger, è che Huitzilopochtli è un essere reale che abita nel sottosuolo del Messico e chiede un tributo di sangue umano! Oggi come ieri.

 
Entropia dilagante 
 
Villeneuve descrive con toni estremamente vividi una società terminale in preda alle metastasi di un cancro ormai inestirpabile. Le stesse forze dell'ordine sono aggredite da un flusso incessante di materiale genetico tumorale, tanto che gli agenti sono diventati nuclei di corruzione. Se ne può anche neutralizzare uno, con sistemi illegali, ma tanto altri dieci prenderanno il suo posto. Le difese immunitarie non mirano nemmeno più alla salute dell'organismo sociale, scopo questo che sarebbe soltanto un pio desiderio: si limitano a rimuovere qualche massa cancerosa qua e là, qualche tentacolo del parassita alieno che ha contaminato ogni cosa. Non c'è speranza alcuna. Ogni ideale umano viene ad essere ridotto a un puro e semplice flatus vocis. La specie Homo sapiens si mostra in tutta la sua desolazione, in tutta la sua demente nudità, al culmine di un processo di degenerazione millenaria! Non esiste rimedio alcuno, a parte un conflitto termonucleare globale che cancelli ogni traccia di biologia dal coprolito chiamato Terra. Qualsiasi sforzo di risanamento in un dato luogo si traduce per necessità fisica in un aumento del disordine in regioni più vaste. Per produrre risultati limitati è necessario spendere risorse che non ci sono, arrecando danni ancora maggiori. La Termodinamica è ineluttabile come un carnefice!        
 

Curiosità e inconsistenze 

L'odioso Matt menziona la città di Sasabe, lungo la frontiera tra Arizona e Messico, affermando che si trova ad est di Nogales. In realtà è a ovest di Nogales. Il toponimo Sasabe deriva dalla lingua O'odham (Papago), appartenente alla famigia Uto-Azteca, e significa "fondovalle". Ovviamente non è spagnolo. 
 
Nella scena dell'attraversamento della frontiera, quando Alejandro sta cercando di disinnescare la situazione pericolosa, dice "compas" ai gangster. Questa parola è stato mostrata erroneamente nei sottotitoli come "con paz", ossia "con pace". Nel Messico settentrionale, come in altre parti dell'America Latina, compas è un'abbreviazione di compadres "compagni", ed è un'espressione che sarebbe con maggior probabilità usata per cercare calmare i manigoldi.  

Nelle scene di traffico ambientate a Ciudad Juárez si notano taxi gialli e rossi. Ci sono anche piccoli autobus grigiastri e verdi denominati "Peseros". In realtà questi veicoli non circolano a Ciudad Juárez, sono invece tipici di Città del Messico. 

Nel film ci sono numerose incoerenze in materia legale. Ad esempio, dopo gli arresti in banca si afferma che gli autori hanno effettuato depositi di $ 9.000 ogni giorno per evitare le segnalazioni del governo. Tuttavia, i dipendenti delle banche negli Stati Uniti sono addestrati a segnalare depositi di contanti sospetti. Depositare $ 9.000 al giorno ogni giorno per anni sarebbe sicuramente considerato sospetto (tecnicamente parlando è un illecito chiamato "structuring"). Molti altri dettagli errati riguardano il modus operandi dell'FBI e della CIA, le loro limitazioni materiali dovute a cavilli complessi, difficilmente traducibili in un linguaggio comprensibile.
 
Quando Alejandro sta parlando con il suo amico e collega alla stazione, il sottotitolo in inglese mostra Monterey. La città nello stato di Nuevo León, in Messico, è Monterrey, con una consonante rotica forte -rr-. È proprio il luogo dove sono stati impiccati numerosi blogger. 
 
Premi e riconoscimenti: 

 2016 - Premio Oscar
     Candidatura per la Migliore fotografia a Roger Deakins
     Candidatura per la Migliore colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
     Candidatura per il Miglior montaggio sonoro a Alan Robert

        Murray
 2016 - Premio BAFTA
    Candidatura per il Miglior attore non protagonista a Benicio del 
        Toro
    Candidatura per il Miglior fotografia a Roger Deakins
    Candidatura per la Miglior colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
 2016 - Critics' Choice Movie Awards
    Candidatura per il Miglior film
    Candidatura per la Migliore fotografia a Roger Deakins
    Candidatura per il Miglior film d'azione
    Candidatura per la Miglior attrice in un film d'azione a Emily Blunt
    Candidatura per la Miglior colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
 2016 - Producers Guild of America Award
    Candidatura per il Miglior film
 2016 - Writers Guild of America Award
    Candidatura per la Miglior sceneggiatura originale a Taylor
        Sheridan
 2016 - Satellite Awards
    Miglior montaggio a Joe Walker
    Candidatura al Miglior film
    Candidatura al Miglior attore non protagonista a Benicio del Toro
    Candidatura alla Migliore fotografia a Roger Deakins
    Candidatura al Miglior suono 
  2015 - National Board of Review Award
    Migliori dieci film
    Spotlight Award
  2015 - Hollywood Film Award
    Miglior attore non protagonista a Benicio del Toro
 2015 - People's Choice Awards
    Candidatura Attrice film d'azione preferita a Emily Blunt
 2015 - Toronto International Film Festival
    Candidatura al People's Choice Awards
 2015 - Festival di Cannes
    Candidatura alla Palma d'oro
 2015 - Washington D.C. Area Film Critics Association Awards
    Miglior colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
    Candidatura al Miglior film
    Candidatura alla Migliore fotografia a Roger Deakins
    Candidatura al Miglior montaggio a Joe Walker

domenica 22 novembre 2020

 
ARRIVAL 
 
Titolo originale: Arrival
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2016
Durata: 116 min
Genere: Fantascienza, drammatico
Regia: Denis Villeneuve
Soggetto: Ted Chiang (libro)
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Produttore: Dan Levine, Shawn Levy, David Linde,
      Karen Lunder, Aaron Ryder
Produttore esecutivo: Glen Basner, Dan Cohen,
      Eric Heisserer, Tory Metzger, Milan Popelka, Stan
      Wlodkowski
Casa di produzione: Lava Bear Films, 21 Laps
     Entertainment, FilmNation Entertainment
Distribuzione in italiano: Warner Bros.
Fotografia: Bradford Young
Montaggio: Joe Walker
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Scenografia: Patrice Vermette
Interpreti e personaggi:
    Amy Adams: Louise Banks
    Jeremy Renner: Ian Donnelly
    Forest Whitaker: colonnello Weber
    Michael Stuhlbarg: agente David Halpern
    Tzi Ma: generale Shang
    Mark O'Brien: capitano Marks
    Frank Schorpion: Dr. Kettler
Doppiatori italiani:
    Ilaria Latini: Louise Banks
    Roberto Gammino: Ian Donnelly
    Massimo Corvo: colonnello Weber
    Massimo De Ambrosis: agente David Halpern
    Haruhiko Yamanouchi: generale Shang
    Davide Perino: capitano Marks
    Sergio Lucchetti: Dr. Kettler 
Budget: 47 milioni di dollari US 
Box office: 203,4 milioni di dollari US 

Trama: 
La linguista Louise Bank racconta la tediosa storia della figlia, morta a dodici anni per una forma di leucemia incurabile. Mentre sta tenendo una lezione all'università, accade un fatto epocale: dodici astronavi aliene compaiono all'improvviso, librandosi su vari punti della Terra. Sembrano immensi sigari di metallo. Date le sue competenze, la studiosa viene invitata dai militari statunitensi a far parte di una squadra speciale il cui scopo è quello di cercare un modo per comunicare con gli sconosciuti esseri giunti dallo Spazio Esterno. È un'occasione estemporanea che non si ripeterà: Louise lo sa bene e decide di coglierla al volo. Da quel momento passa il suo tempo a cercare di comunicare con gli alieni, che si rivelano essere enormi polpi scorreggianti! Sono chiamati "Eptapodi" (Heptapods in inglese) perché hanno sette tentacoli. Durante l'opera di apprendimento di una forma di scrittura geroglifica che gli alieni disegnano nell'aria per mezzo delle flatulenze, la studiosa si rende conto di avere delle angoscianti visioni del proprio futuro. Infatti l'apprendimento della lingua scritta degli Eptapodi, la comprensione della sua intima natura, si rivela in grado di indurre una percezione non lineare del tempo. I nodi giungono al pettine: il suo uomo la lascia quando si rende conto che lei ha deciso di dare alla luce una bambina pur essendo consapevole di votarla a un atroce destino di malattia. Quando lui capisce che nella sua compagna l'impulso a dare la vita è talmente forte da vincere ogni considerazione razionale, ne ha un orrore insondabile. Non è difficile immaginare il seguito della sua vita: orribilmente disilluso, decide di rompere ogni rapporto col gentil sesso, andando alla ricerca di uomini irsuti con cui darsi a pratiche sodomitiche.  
 

Recensione: 
Questo film è stato tratto dal racconto di Ted Chiang Storia della tua vita (Story of Your Life), facente parte dell'antologia Storie della tua vita (Stories of Your Life and Others) e pubblicato per la prima volta nel 1998. Il libro in questione mi era stato vivamente raccomandato dall'amico Andrea "Jarok" Vaccaro, che me lo aveva anche prestato. Lo avevo letto, anche se ero talmente pieno di whisky che ben poco di Storia della tua vita è rimasto fissato nei miei banchi di memoria stagnante. Ricordo però che avevo trovato abbastanza originali e interessanti le mirabolanti teorie su una lingua aliena esposte in quel racconto. Bizzarramente, mi è invece rimasto impresso un altro racconto che mi parve orribile, quello dell'uomo che amava Dio a tal punto da non mutare i propri sentimenti nemmeno quando si ritrova condannato all'Inferno per l'eternità - e per giunta senza alcun motivo logico. Ho poi qualche vaga reminiscenza di uno scritto grottesco in cui alcuni studenti si masturbavano fino allo sfinimento, raccogliendo un bacile pieno zeppo di spermatozzi e riuscendo a usare quel liquame per plasmare un homunculus. In ogni caso dissi ad Andrea che l'antologia di Chiang mi era piaciuta, più per cortesia che per altro. Qualche anno dopo, ritrovarmi alle prese con Arrival mi ha provocato un rigurgito acido. Tra tutti i registi, Villeneuve era proprio il meno adatto per cimentarsi in un'impresa del genere. Quello che non riesco a capire è perché sia così adorato dalla critica, che mostra addirittura scomposte reazioni di fanatismo quando non si accettano le sue opinioni dittatoriali. Sarò forse il solo nel Web a combattere contro questa funesta idolatria villeneuviana! 
 
 

Polpi che scorreggiano con le estremità! 

Gli alieni mostrati da Villeneuve sono incredibilmente grotteschi. Appena abbozzati e realizzati in maniera quasi artigianale, i molluschi tentacolati sono poco più che sagome immerse in una densa nebbia, studiata ad arte per celare al pubblico le loro fattezze. La forma di comunicazione da loro usata ha dell'incredibile. Producono cospicui peti dalla punta dei loro tentacoli, emettendo una specie di denso gas nero che va aggregandosi fino a disegnare forme complesse. Geroglifici flatulenti! Mentre nel racconto di Chiang, Storia della tua vita, si dava una dettagliata spiegazione logica dei princìpi fondanti della scrittura degli Eptapodi e del confronto con la loro lingua parlata, nel film si trova soltanto qualche traccia rudimentale di tutto questo. Il regista si limita a giocare su un equivoco comunicativo (la storia della scrittura aliena come "arma", fraintesa dai militari ottusi e ritenuta una dichiarazione di guerra da parte degli extraterrestri). Mostra poi gli ideogrammi che si formano nell'aria e una serie di fotografie, ma non ricordo nemmeno un abbozzo di indicazione sul rapporto tra il valore semantico dei segni e la loro forma. Diciamo che un trattatello di fantalinguistica, certamente originale e con notevoli possibilità di sviluppo, è stato banalizzato in modo irrimediabile. 
 
 
Una scrittura semasiografica 
 
Riporto in questa sede quanto viene detto nella pellicola villeneuviana sul peculiare sistema di scrittura usato dagli Eptapodi, trascritto verbatim ab origine
 
«Come comunicano? Qui Louise ci sta facendo vergognare. La prima svolta è stata scoprire che non c'è correlazione tra quello che un eptapodo dice e quello che un eptapodo scrive. A differenza di tutte le lingue umane scritte, la loro scrittura è semasiografica: veicola un significato, non rappresenta un suono. Forse per loro la nostra forma di scrittura è un'occasione sprecata, perché tarata a un secondo canale di comunicazione. Dobbiamo ringraziare gli amici pakistani per lo studio su come scrivono gli Eptapodi. A differenza del linguaggio, un logogramma è svincolato dal tempo. Come la loro astronave e i loro corpi, la loro lingua scritta non ha una direzione in avanti o indietro. I linguisti la chiamano "ortografia non lineare", il che solleva il quesito: "È così che pensano?" Immaginate di voler scrivere una frase usando due mani a partire da entrambi i lati. Dovreste già sapere ogni parola che vorreste usare, oltre a quanto spazio andrebbe ad occupare. Un eptapodo sa scrivere una frase complessa in due secondi, senza sforzo. Noi ci abbiamo messo un mese per una semplice risposta. Prossimo passo: ampliare il vocabolario. Secondo Louise potremmo metterci un altro mese per essere pronti.»
 
Vengono mostrati in rapida sequenza i segni che esprimono i seguenti concetti, nell'ordine: 
 
mother
planet
life
man
star
heptapod
child
woman
earth
human
walk
time
death
system
technology
solar system
home
number
write 
 
I semagrammi fotografati e riprodotti tramite computer sembrano il risultato delle eiaculazioni del Seme Nero del Caprone Primigenio. Le figure sono troppo sfuggenti per impressionarsi sulla retina dello spettatore, ma anche fermando l'immagine non si ottiene alcuna informazione utile. Non c'è la possibilità di analizzare queste forme, di scomporle in unità significative comprensibili e maneggevoli, anche se in alcuni fotogrammi si notano intricate serie di linee tracciate allo scopo di dare un ordine razionale a ciò che sembra figlio del Caos.

Nella biblioteca realizzata dalla studiosa e dalla sua équipe, visualizzata sullo schermo di un computer, sono visualizzate le seguenti parole in inglese, senza però che sia mostrato il corrispondente geroglifico degli Eptapodi:

see
find
understand
think
query
ask
truth
land
perch
ground
hold
choose
pick
take
accept
search 
 
Si evidenziano subito alcune difficoltà concettuali. Come può il linguaggio eptapodico scritto essere davvero universale? Come può accomunare tutti gli esseri senzienti, indipendentemente dalle peculiarità della loro biologia e del loro ambiente? Faccio pochi esempi per esporre le mie perplessità. Immaginiamo una civiltà aliena di esseri simili a balene che vivono in un oceano planetario. Che significato avrebbero per loro segni per esprimere cometti come "terra", "terreno", "suolo", "aria"? Come hanno fatto gli Eptapodi ad elaborare segni per concetti come "madre", "donna", "bambino"? Un gigantesco polpo senziente potrebbe avere una biologia riproduttiva del tutto diversa da quella di un mammifero. Per fissare le idee, le cose potrebbero andare in questo modo: 
1) la femmina depone le uova in una vasca;
2) il maschio al ritorno dal lavoro scarica lo sperma sulle uova e le fertilizza; 
3) se il maschio manca all'appuntamento e rincasa il giorno dopo, la femmina cucina le uova in insalata e se le mangia. 
Adesso ditemi che senso avrebbe per una simile specie parlare di "madre", o anche soltanto comprendere il significato dell'idea di "madre" per un popolo umano. 
 
 
Scrittura eptapodica e natura del tempo 
 
Non si capisce come i segni possono essere indipendenti dallo scorrere del tempo, se devono rendere possibile la trascrizione di qualsiasi concetto. Come si potrebbe scrivere in semagrammi eptapodici atemporali un trattato sulla storia della Germania? Non si potrebbe nemmeno specificare che Hitler è venuto dopo Rindfleisch, o che la banda Baader-Meinhof è venuta dopo Hitler? Se non si può trovare il modo di esprimere la relazione d'ordine che definisce l'esistenza dei viventi nella freccia temporale termodinamica, allora tutto è vano: non è nemmeno possibile utilizzare concetti implicanti la nozione di irreversibilità, come "nascita", "morte", etc. Tutto ciò accade perché Villeneuve non ha ben compreso i contenuti dell'opera di Chiang, come spiegato nel seguito.  

Ideogrammi e semagrammi 
 
Le scritture ideografiche a noi più familiari sono due: quella degli antichi Egizi e quella cinese. Il problema è che non si tratta di vere e proprie scritture ideografiche. I segni non esprimono idee. La scrittura geroglifica egiziana è un complesso sistema di rebus fonetici: un gran numero di segni rappresenta una o più consonanti e vengono utilizzati per trascrivere parole che contengono gli stessi suoni, indipendentemente dal significato; molti altri segni sono determinanti che non corrispondono ad alcun suono e servono soltanto a specificare il contesto semantico delle parole, evitando ambiguità ed errori. La scrittura cinese è fondata sulla trascrizione di sillabe, unità semantiche minime della lingua, a cui corrispondono diversi significati a seconda del contesto e dell'intonazione. Queste sillabe vengono poi utilizzate per il loro valore fonetico, indipendentemente dal significato, anche per trascrivere nomi e parole provenienti da altre lingue. Così ad esempio Marx in cinese viene adattato come 马克思 (trascrizione: MǍ-KÈ-SĪ), il cui significato letterale sarebbe qualcosa come "cavallo-vincere-pensare". Altre scritture comunemente etichettate come ideografiche, come quella dei Maya, hanno anch'esse natura fonetica. I complessi geroglifici Maya si sono rivelati composti da segni che rappresentano il valore fonetico delle sillabe e non il significato. Non c'è nulla di realmente ideografico. Come conseguenza di tutto questo, non si può scrivere in geroglifici egiziani senza conoscere la lingua degli antichi Egizi, né si può scrivere in ideogrammi cinesi senza conoscere la lingua cinese su cui si fondano, etc.
 
Glottopoiesi villeneuviana e altre futilità 
 
A quanto ho letto nel vasto Web, Villeneuve si sarebbe impegnato assieme allo sceneggiatore Eric Heisserer nella creazione di un vero e proprio vocabolario di semagrammi eptapodici, circa un centinaio in tutto. Solo alcune decine di questi segni sono visibili nel film, seppur per pochi istanti. Come già accennato, non viene data alcuna vera spiegazione delle unità significative che li formano, né viene fatto cenno della logica con cui queste sono state aggregate. Se quanto riportato fosse vero, saremmo di fronte all'ennesimo spreco del grande e munifico Re Adim, che col suo tocco magico trasforma in merda ogni cosa toccata, anche l'oro! Santo Cielo, mi dico, a cosa può servire fare un complesso "lavoro glottoteta" su un centinaio di semagrammi se poi tutto ciò viene messo in un cassetto e dimenticato? Comunque sia, nessuno può provare, al di là dei gossip mediatici, che i semagrammi mostrati non siano altro che chiazze d'inchiostro generate casualmente, come quelle usate nel test di Rorschach. Mi immagino la reazione dei fan se un giorno si dovesse scoprire che l'artista in realtà era uno scimpanzé che si è divertito a pasticciare!
 
La critica e le sue idiozie  

Secondo la maggior parte dei commentatori nel Web, il film villeneuviano avrebbe come idea centrale la stronzata suprema della "mistica della diversità", tanto cara ai radical shit e ai fautori del politically correct. Mentre i migliori capolavori della Fantascienza sono fondati sull'idea di uno scontro tra civiltà, qui viene affermato un isterico appello alla cosiddetta "inclusività", volta ad abbracciare anche i molluschi all'interno del campo smisurato dell'empatia umana. Ecco l'ossessione che ne nasce: l'idea di trovare un'utopica lingua universale che possa accomunare tutti gli esseri senzienti dell'Universo. Questa lingua comune, "inclusiva", non può essere una lingua parlata. Le lingue parlate si fondano su modi di vedere l'esistenza che sono diversissimi tra loro e spesso incompatibili. Una lingua scritta che si fondi sui princìpi della logica e della matematica, che sono oggettivi, dovrebbe invece poter essere appresa e utilizzata da tutti, indipendentemete dalla lingua parlata. È ancora l'idea della matematica come linguaggio cabalistico di Dio, sulle cui lettere sarebbe fondata la struttura stessa della sua Creazione. Eppure, stando al racconto di Chiang, emerge che una simile interpretazione è completamente errata, come posso dimostrare con argomenti solidissimi. Si tratta dell'ennesimo abuso villeneuviano.  
 

Storie della tua vita: una rilettura dopo anni 

Per poter fare un confronto più efficace col film di Villeneuve, ho recuperato l'antologia di Chiang e ho riletto il racconto Storia della tua vita. Ho subito notato non poche differenze significative. 
1) La figlia di Louise Banks nel film muore a dodici anni a causa della leucemia. Nel racconto la figlia di Louise Banks muore a venticinque anni a causa di una caduta durante la scalata di una montagna.
2) Nel racconto gli Eptapodi non sono molto simili a polpi, avendo un corpo dalla forma di un barile con sette occhi disposti in modo radiale. Hanno due orifizi: quello superiore che serve loro per respirare e per parlare, mentre quello inferiore, dotato di denti, serve loro per mangiare e per defecare. Una vera e propria bocca-ano! Inoltre gli arti sono rigidi e non hanno l'aspetto di tentacoli.
3) Nel racconto la comunicazione tra gli studiosi e gli Eptapodi avviene tramite meccanismi simili a specchi che sono stati lasciati dalle astronavi in diversi punti della Terra. Nessuno sale mai su un veicolo alieno. Villeneuve ha stravolto tutto, per rendere le sequenze più sensazionali, portando la squadra scientifica all'interno di un'astronave. Si è anche inventato di sana pianta la trovata del passeraceo chiuso in una gabbia per saggiare la respirabilità dell'aria.  
4) Nel racconto gli Eptapodi non scrivono scorreggiando con le estremità: infilano un arto nel piedistallo di un congegno simile a uno schermo, facendo comparire i semagrammi. 
5) La lingua parlata, l'eptapode A, nel film è ritenuta del tutto priva di interesse e non ne viene fornita alcuna descrizione, mentre nel racconto viene studiata in modo approfondito e con un certo successo. Viene menzionato l'uso di suffissi per marcare il soggetto e l'oggetto di un'azione, nonché l'uso di prefissi per modificare il significato delle radici verbali.
6) Non sta scritto da nessuna parte nel racconto che i semagrammi eptapodici siano stati donati al genere umano come un sistema di scrittura universale. Non si fa nessun riferimento alla cosiddetta "arma" e agli equivoci scaturiti da un'errata interpretazione. Il motivo della venuta degli alieni rimane inspiegato, avvolto nel più fitto mistero.  
7) Nel racconto si descrive in dettaglio la fisica degli Eptapodi, che si fonda su concetti quasi agli antipodi di quelli della fisica del genere umano. Le grandezze che noi esprimiamo come integrali sono considerate fondamentali dagli Eptapodi, che basano tutta la teoria sul concetto inanalizzabile di "azione" anziché sul nesso causa-effetto a noi familiare. Le grandezze che per noi sono fondamentali sono invece considerate derivate dagli Eptapodi. Villeneuve non parla di tutto ciò. 

Un corollario che fa capolino nel racconto di Chiang è la negazione della grammatica generativa di Noam Chomsky. Purtroppo ci è difficile trattare in questa sede tutte queste affascinanti tematiche, così rimandiamo a successivi approfondimenti. 

L'origine della baggianata dei polpi alieni 

Periodicamente viene rilanciata dai media la notizia dell'origine aliena dei polpi (ordine Octopoda, genere Octopus), che sarebbero giunti sulla Terra congelati in una cometa, schiantatasi nell'oceano in epoca remotissima. In fondo i polpi sono abbastanza strani: hanno tre cuori, hanno il sangue blu a causa dell'enocianina (una proteina basata sul rame, che ha le stesse funzioni della nostra emoglobina), emettono inchiostro, sono intelligentissimi, etc. Anche se i molluschi del racconto di Chiang e del film di Villeneuve hanno 7  tentacoli, mentre i polpi ne hanno 8, si comprende bene che questa persistente fake news ha il suo fondamento proprio in Arrival. Le prime testimonianze della stronzata dei polpi venuti dallo spazio esterno risalgono al 2017, l'anno successivo all'uscita della pellicola di cui stiamo trattando. La falsa notizia si è diffusa in modo pervasivo nel 2018, anno in cui hanno cominciato a circolare anche le prime smentite da parte della comunità scientifica. Nel Web questa storiella memetica è stata fin dall'inizio ridicolizzata da moltissimi navigatori. La reazione più comune all'idea dei polpi originari di un altro pianeta era un commento lapidario, ripetuto infinite volte come per istinto: "Si mangiano con le patate!"  

venerdì 20 novembre 2020

 
ENEMY

Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Canada, Spagna
Anno: 2013
Durata: 90 min
Rapporto: 2,39:1
Genere: Thriller, drammatico, grottesco
Regia: Denis Villeneuve
Soggetto: José Saramago (O Homem Duplicado, romanzo)
Sceneggiatura: Javier Gullón
Produttore: Niv Fichman, Miguel A. Faura
Produttore esecutivo: François Ivernel, Cameron
     McCracken, Mark Slone, Victor Loewy
Casa di produzione: Rhombus Media, Roxbury Pictures, 
     micro_scope, Mecanismo Films
Distribuzione in italiano: PFA Films, 102 Distribution
Fotografia: Nicolas Bolduc
Montaggio: Matthew Hannam
Musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans
Scenografia: Patrice Vermette
Costumi: Renée April
Trucco: Catherine Viot
Interpreti e personaggi:
    Jake Gyllenhaal: Adam Bell / Anthony Claire
    Mélanie Laurent: Mary
    Sarah Gadon: Helen Claire
    Isabella Rossellini: La madre di Adam 
    Joshua Peace: Insegnante
    Tim Post: Concierge di Anthony
    Kedar Brown: Guardia di sicurezza
    Darryl Dinn: Impiegato della videoteca
    Misha Highstead: Signora nella dark room
    Megan Mane: Signora nella dark room
    Alexis Uiga: Signora nella dark room
    Paul Stephen: Gerente della dark room
    Stephen R. Hart: Buttafuori
    Kiran Friesen: Donna triste, distrutta
    Jane Moffat: Eve
    Loretta Yu: Addetta alla reception
Doppiatori italiani:
    Stefano Crescentini: Adam Bell / Anthony Claire
    Gemma Donati: Mary
    Valentina Favazza: Helen Claire
    Roberta Paladini: La madre di Adam 
Titolo in altre lingue: 
    Spagnolo (America latina): El hombre duplicado
 
Trama: 
Incipit erotico. In un club ctonio una donna si esibisce in un numero morboso e sta per schiacciare un grosso ragno dall'addome setoso. Uno squallido professore di storia, certo Adam Bell, si consuma in una spettrale esistenza da larva nella metropoli di Toronto, sotto un cielo di un grigio perenne. Un giorno accade qualcosa che scombina la sua routine: su istigazione di un collega noleggia una videocassetta di un film intitolato Volere è potere. Guardandolo si accorge che una comparsa gli somiglia a tal punto da poter essere un suo clone. Ha quindi inizio un'ossessione: trovare questo Doppelgänger e scoprirne la vera identità. Presto questa idea fissa s'impossessa di lui, al punto che gli diventa impossibile pensare ad altro. Comincia ad indagare, scoprendo che il suo doppione è conosciuto col nome d'arte di Daniel St. Claire, ma in realtà si chiama Anthony Claire e ha al suo attivo soltanto un paio di comparse sullo schermo. Quando Adam si reca all'agenzia per cui lavora Anthony, viene scambiato per lui. Riesce a ritirare una busta destinata all'attore, da cui ricava il suo indirizzo e il numero di telefono. Lo chiama ma non lo trova in casa. Risponde la moglie, Helen che si trova in un avanzato stato di gravidanza e rimane profondamente turbata dal tentativo farneticante del professore di instaurare una conversazione. Credendo di avere le corna, decide di pedinare il marito, scoprendo l'esistenza dell'uomo a lui identico al punto di sembrare un suo clone. La donna scopre l'università dove Adam insegna, ma lui non è consapevole di essere spiato. A un certo punto avviene l'incontro tra i due uomini identici, in una stanza d'albergo. Essi scoprono che non si tratta di una pura e semplice somiglianza: ogni singolo dettaglio dell'uno trova la sua perfetta corrispondenza nel corpo dell'altro, persino una cicatrice. Terrorizzato da questi accadimenti portentosi, Adam dichiara che l'incontro è stato un errore e fugge via. Forse come conseguenza dell'incontro, Adam ed Anthony hanno il sonno funestato dallo stesso incubo, in cui prima appare loro una donna nuda la cui testa è quella di un aracnide, poi vedono un ragno immenso delle dimensioni di un grattacielo che zampetta allegramente tra gli edifici della città. Anthony diventa uno stalker e punta la sua ragazza, Mary. Vuole possederla carnalmente, accusando Adam di essere stato a letto con la gravida Helen, per poi dichiarare di aver agito per vendetta, per mettere i conti in pari. Così contatta Adam e gli chiede di prestargli vestiti e chiavi della macchina per una notte, promettendo che dopo aver avuto questo favore scomparirà per sempre dalla sua vita. Adam accetta, quindi Anthony lo impersona, riesce a portare Mary in un albergo e ha con lei contatti sessuali. La reazione di Adam è semplice: si reca a casa di Anthony e dovo varie piagnucolose vicissitudini Helen accetta di fare l'amore con lui. Nel frattempo Mary, durante il sesso ha una crisi, perché nota che l'uomo ha un segno sulla fede nuziale. Capisce di essere stata ingannata da un uomo somigliante al marito; gli chiede di essere riportata a casa. Durante il viaggio i due litigano furiosamente, causando un terribile incidente in cui muoiono entrambi. Il giorno dopo, Adam si ritrova ad assumere l'identità di Anthony. Indossa i suoi abiti, apre una busta a lui destinata, con la chiave del club erotico ctonio in cui all'inizio del film una donna stava sensualmente schiacciando un pingue ragno. Avvisa che sta per uscire di casa. Helen non gli risponde, quindi lui entra nella sua stanza, vedendo al posto della donna un aracnide nero e peloso, che occupa l'intero spazio.
 
 
Recensione: 
Mentre lo vedevo per la prima volta, mi sembrava un ottimo thriller, pieno di suspense. La tensione era totalizzante, il senso di mistero era assoluto e densissimo. Cosa avrà mai prodotto la comparsa dell'inesplicabile Doppelgänger del protagonista? L'acme viene raggiunto quando, durante l'incontro tra i due uomini, si vede che sono identici a livello genetico e cellulare, avendo persino gli stessi nei! DNA che corrispondono base per base, molecola per molecola! Non solo: i corpi mostrano anche un identico segno non congenito, una cicatrice, che deve essere il prodotto di un identico trauma subìto a un certo punto delle loro esistenze! E com'è possibile una cosa simile? Non può essere una mera coincidenza! Questa è un'idea sorprendente, inquietante, che avrebbe potuto essere sfruttata meglio. Purtroppo Villeneuve è riuscito nella difficile impresa di rovinare tutto in pochi secondi non lontano dai titoli di coda. Ho digrignato i denti per lo sdegno. Non ho dubbio alcuno: quest'uomo benedetto è un regista che ha il tocco di Re Adim! Se il Re Mida trasformava in oro tutto ciò che toccava, vi lascio immaginare quali fossero invece le proprietà del tocco del Re Adim! Proprio quando si ha davanti una torta al cioccolato e si sta per gustarla, ecco che lo chef diabolico ci mette sopra una massa di gorgonzola graveolente e di salsa verde. Vi immaginate lo schifo? Ecco, ora avete una vaga idea di quello che ho provato. Sappiamo tutti che la Settima Arte è defunta. Non si hanno più idee originali. Tutto sta diventando un remake di un remake di un remake, ad infinitum, ad nauseam! Un simile contesto di merda è ciò che si chiama mainstream. Quando hai la fortuna di concepire un'idea innovativa e sconvolgente, non puoi banalizzarla e gettarla via! Se lo fai, è una cosa che urla vendetta al Cielo!    
 
 
Un finale smerdante 
 
Proprio quando il protagonista sta per trovare il bandolo della matassa, accade qualcosa di inaudito. Anziché la moglie trova nella stanza da letto l'orrenda, schifosa suocera che si manifesta a lui nella sua vera natura di titanica tarantola. La critica dice che quella è la moglie di Anthony, Helen, ma io non ci credo affatto. Quella è proprio la suocera. Un aracnide smisurato e peloso, che invade tutta la stanza, che invaderebbe lo stesso Universo, se non fosse confinato tra quattro mura. Un cielo in forma di tarantola, che avvolge ed opprime ogni cosa. L'uomo non sembra rendersi conto della situazione raccapricciante. Anzi, tira un sospiro di sollievo e ride. Sembra quasi che abbia una reminiscenza improvvisa di un pianeta alieno popolato da colossali aracnidi senzienti, di cui anche lui era parte. Questa interpretazione, lasciata allo spettatore, non viene però esplicitamente affermata dal regista. Non si dà un barlume di spiegazione. Si ha l'impressione di assistere al colpo di un'arma spuntata, che fallisce il bersaglio. Nello stesso istante in cui la rivelazione dovrebbe manifestarsi nella sua atrocità, parte invece una fastidiosissima musichetta da commediola. Un'aria futile che cosparge di escrementi l'intera opera, riducendone a nullità la trama e privandola di ogni residuo di significato! Proprio così. Il film di Villeneuve non significa nulla
 
Qual è il confine della Fantascienza?  
 
La domanda è a bruciapelo. Può questo film villeneuviano essere definito un'opera di fantascienza? Certo che sì! Mi rendo conto che la mia affermazione sembrerà blasfema a molti fantascientisti fanatici, ma le cose stanno in questi termini. Se un Doppelgänger di una persona si aggira per la città, non si può affatto escludere che sia un alieno sotto mentite spoglie o il prodotto di una tecnologia occulta, che potrebbe benissimo non essere del nostro pianeta. Certo, se dicessi che L'uomo duplicato di Saramago è un'opera di fantascienza fatta e finita rischierei il linciaggio. Infatti non è probabile che sia stata scritta con tale intento. L'aspetto fantascientifico è stato infuso proprio della trasposizione cinematografica: per come Villeneuve ha presentato le sequenze, la loro classificazione è inevitabile. Non ci sono molte altre spiegazioni possibili. L'idea che Adam ed Anthony siano gemelli omozigoti separati alla nascita si rivela una pura e semplice assurdità proprio a causa del fatto che entrambi hanno la stessa cicatrice. Fallisce la riduzione degli eventi al mondo della razionalità umana, della quotidianità. L'uomo duplicato di Saramago è più che altro attento alla dimensione psicologica. Incredibilmente prolisso, il romanzo è ambientato in un microcosmo portoghese di cui non si trova traccia nella trasposizione cinematografica. Potremmo dire che è una specie di esperimento concettuale, in cui lo scrittore lusitano indaga la reazione di un uomo alla comparsa di un altro essere umano identico a sé, senza che sia data la benché minima importanza all'origine ultima di un simile portento. 
 
Alcune note sul romanzo di Saramago 

Il protagonista porta un nome altisonante: Tertuliano Máximo Afonso. Non riesce ad accettare quel Tertuliano, perché tutti lo pigliano per il culo pronunciando "TERTULI ANO", con un bello stacco che non lascia adito a dubbi, facendo un'associazione immediata allo sfintere da cui sono espulse le feci. Lo stesso giochetto che ho fatto io quando ad Augusta ho visto su un dipinto di Carlo Magno questa imbarazzante dicitura: "NIHIL DEEST CHRISTI ANO" (doveva significare "Nulla manca al cristiano"). La morale era questa: Carlo Magno rispondeva con tali parole a un imperatore politeista, Alessandro Magno, che con un analogo "fumetto" affermava: "NIHIL SUFFICIT PAGANO" (ossia "Nulla basta al pagano"). Il problema è che "CHRISTI ANO" con lo stacco dovuto alla necessità di andare a capo, è passibile di interpretazione blasfema! Mi domano se non fosse una cosa voluta. In modo simile, quando fu chiesto al professor Gianfranco Miglio se fosse un craxiano, lui rispose: "Non sono l'ano di nessuno". L'aggettivo "craxiano" era da lui interpretato con lo stesso spirito del "CHRISTI ANO" evocato da Carlo Magno. Con meno fortuna, Umberto Bossi cercò di riciclare la battuta, dicendo di detestare tutte le parole che teminano per "ano". "Come padano?", ribatté l'intervistatore. Ecco, diciamo che il "TERTULI ANO" di Saramago è il corrispondente portoghese delle amenità da me riportate. E gli hanno anche dato il Nobel!     
 
Il dilemma della macchina duplicatrice 
 
Immaginiamo ora una macchina che funziona in questo modo: scansiona qualsiasi oggetto sia posto nell'apposito vano, riproducendolo atomo per atomo. Potremmo dire che si tratta di una forma molto avanzata di stampante tridimensionale. Non escludo che tra qualche anno qualcosa di simile possa davvero essere realizzabile. Le conseguenze ontologiche sono gravissime. Adesso pongo la fatidica domanda. Cosa accadrebbe se una simile macchina riproducesse un essere umano anziché un oggetto? Produrrebbe una copia perfetta, che non conterrebbe alcun errore genetico, alcuna distorsione di una singola base del DNA. Sarebbe una copia migliore di qualsiasi clone, persino migliore di un gemello omozigote. Il cuore batterebbe, pomperebbe il sangue al cervello, si accenderebbe l'autocoscienza nell'essere umano duplicato. Quale sarebbe la fonte di questa nuova autocoscienza, che prima della duplicazione non esisteva? Il cervello duplicato, come vorrebbero i pierangelisti? Cosa penserebbero i teologi delle varie religioni del mondo? Un teologo tomista crederebbe che tale macchina ha duplicato un'anima immortale che soltanto Dio dovrebbe poter creare? Che ne sarebbe della sostanza aristotelica e dell'ideologia che da essa è derivata? I Dottori della Chiesa ammutolirebbero. I filosofi direbbero che a tutti questi quesiti non c'è ancora una chiara risposta. Quello che invece si può dire per certo è dove sono andati a finire secoli di speculazione e di pensiero religioso del genere umano. Non cito esplicitamente il luogo in questione per non apparire troppo cinico. 
 

Due filosofemi 
 
Le citazioni che compaiono nell'introduzione dell'opera di Saramago sono queste: 

Il caos è un ordine da decifrare.
Libro dei Contrari

Credo sinceramente di avere intercettato molti pensieri che i cieli destinavano a un altro uomo.
Laurence Sterne 

La prima citazione compare all'inizio del film in una forma lievemente diversa proprio dopo la bella inquadratura di una donna nuda incinta: "Chaos is order yet undeciphered" (ossia "Il Caos è ordine non ancora decifrato"). La fonte della sentenza non è specificata e non si fa menzione della frase di Laurence Sterne, scrittore e religioso irlandese nato a Clonmel (Tipperary) nel 1713 e deceduto a Londra nel 1768. Ebbe un matrimonio infelicissimo con una pazza da catena e peggiorò ancor di più la situazione cornificandola accanitamente. Fu afflitto da una salute malferma e da continue difficoltà economiche. Invaghitosi di un'altra donna, viaggiò in Francia e in Italia, scrivendo le prorpie memorie e riuscendo infine a separarsi dalla moglie. Dopo una vita tanto incerta, lo colse la morte per tubercolosi. Non stupisce che si sia sentito attraversare da pensieri alieni, come una radio capace di captare i borborigmi di Azathoth!    

L'Ordine e il Caos 
 
La specie Homo sapiens è formata da due meccanismi: una macchina procreatice e un programma ricercatore di senso. La macchina procreatice ha come scopo l'estrazione del genetico e il suo utilizzo per la fabbricare di nuovi esemplari che portino sulle proprie spalle il gravame di una condizione maledetta. Il programma ricercatore di senso, che Luigi Pirandello definiva "macchinetta infernale", ha come scopo la decrittazione del Caos, la riduzione della sua insensatezza suprema a un ordine comprensibile. Quindi il processo è quello di trasformazione del Caos in Cosmo. Un'opera di Cosmogenesi. Il problema è che il programma ricercatore di senso è intrinsecamente fallimentare. Il senso non si trova, per quanto eroici possano essere gli sforzi. Alla fine Homo sapiens si ritrova nudo, balbuziente e demente di fronte all'Assurdo. Né si deve credere, come pure fanno alcuni, che il desolante tocco dell'Assurdo possa essere ciò che ci assicura la Libertà. Non esiste opinione più farneticante della loro. La Libertà si può trovare soltanto nell'Annientamento dell'Essere. Un vino in grado di estinguere l'Essere e di cancellare l'ombra della vita è la sola cosa che si possa desiderare. Alla Cosmogenesi è necessario opporre la Cosmonemesi.   

 
Un'esegesi ridicola 

La vulgata corrente è questa: il Doppelgänger incarnerebbe il concetto secondo cui l'individuo sarebbe il vero nemico di sé stesso. In questo modo, Anthony sarebbe stato materializzato dall'inconscio di Adam come suo doppione fisico e al contempo come suo opposto caratteriale. Se Adam è un professorucolo timido e schiavo delle convenzioni, Anthony cerca di evadere dalla monogamia, che percepisce come asfittica, contemplando in un club erotico splendide dominatrici che spappolano ragni sotto i piedi. Il finale, sempre a detta dei fan, starebbe a significare che tutto è vano e che nessun mutamento può avvenire a causa delle circostanze, se prima non cambia veramente qualcosa dall'interno. Di tutto questo mi faccio beffe, perché è soltanto un coacervo di stronzate. Nessuno dice che il ragno schiacciato dalla Domina rappresenta il fallo eretto che eiacula a contatto coi piedi femminili nel corso di una sessione di sadomasochismo! 
 
Curiosità  

Un refuso voluto. Il professore tiene una lezione parlando del filosofo tedesco Johann Gottlieb Fichte (1762 - 1814). Tuttavia sulla lavagna si vede che il cognome è scritto erroneamente Fitche. Questa è una tipica manifestazione di germanofobia. 
 
Una squallida trovata pubblicitaria. Il cast ha firmato un accordo di confidenzialità che vietava di parlare ai media del significato dei ragni nel film. Mi domando perché questo accordo sia stato imposto. Quale significato dei ragni nel film? Non c'è nessun significato!  

Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Ho trovato nel Web un certo numero di recensioni tecniche, assai dettagliate, che trovo sommamente irritanti. Passerò oltre. Il Davinotti analizza il film di Villeneuve, riportando che risente dell'influenza di Cronenberg e di Lynch, più qualche altro dato lapalissiano. Gli interventi dei commentatori mi sembrano poco convincenti. mi limito a riportarne un paio.

 
Ira72 ha scritto:

"Pellicola pressoché mono-tono a esaltare la desolazione di una Toronto quasi spettrale, colonna sonora inquietante e incalzante. Buona performance di Gyllenhaal, che riesce a interpretare due persone fisicamente identiche ma caratterialmente oppost, attraverso sottili e impercettibili sfumature mimiche (compito mica facile!). Ma. Quando al subconscio e alla fantasia viene concesso troppo, in particolare da un grottesco finale aperto, il rischio è di restare perplessi, più che piacevolmente stupefatti. I ritmi dilatati, poi, non aiutano." 
 
Deepred89 ha scritto:

"Pellicola straniante e claustrofobica, forse debitrice del Lynch ultima fase. Il gioco che permette il dispiegarsi dell'ottima idea di partenza (l'avvistamento in un film di una comparsa... già vista) è di quelle che fanno scoccare il colpo di fulmine cinefilo. L'intreccio si sviluppa con intelligenza mentre i pesanti filtri della fotografia trasformano la fredda ambientazione in uno sfuggente inferno onirico. Peccato per quella chiusa ermetica: già trent'anni fa Fulci dimostrò che i ragni nelle città dei morti viventi rovinano i finali.
MEMORABILE: Il protagonista visionando un film si accorge di quella comparsa, in tenuta da maggiordomo; La creatura (?) che veglia sulla città."