domenica 24 gennaio 2021

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI RUM

Qual è l'etimologia di rum? Quanti se lo saranno chiesto? Ricordo che un tempo in italiano si scriveva addirittura rhum, con una consonante -h- intrusiva e inutile, ma per fortuna questa ortografia bizzarra è poi caduta in disuso. Molti si accontentano di dire che la parola in questione viene dall'inglese rum (pronuncia /ɹʌm/; inglese scolastico italico /ram/). Questo non è il punto d'arrivo, ma il punto di partenza: il problema è capire da dove l'inglese ha preso un termine tanto strano. Ebbene, indagare l'argomento significa immergersi in acque torbide e profonde, in cui all'inizio si ha l'impressione di annaspare senza certezza di ottenerne alcunché di utile. Il percorso per arrivare a un'ipotesi verosimile è abbastanza tortuoso, come spesso accade nel chimerico regno delle etimologie di vocaboli inglesi che sembrano fatti di aria sottile. Questo è ciò che riporta il dizionario Etymonline.com a proposito del nome del famoso liquore (traduzione del sottoscritto): 
 
 
rum (n.) 
 
"liquore distillato dal succo della canna da zucchero o dalla melassa", anni '50 del Seicento, evidentemente un'abbreviazione di rumbullion (1651), rombostion (1652), tutte parole di incerta origine, ma i sospetti cadono su rum (agg.) "eccellente, buono, pregiato"; la frase rum bouse "buon liquore" è attestata dagli anni '60 del Cinquecento e per tutto il Settecento. La parola inglese è stata data in prestito all'olandese, al tedesco, allo svedese, al danese, allo spagnolo, al portoghese, all'italiano, al francese e al russo. 

Questa è un brano riportato sempre nella stessa fonte: 
 
"In the Library of Trinity College, Dublin, is a manuscript entitled "A briefe description of the Island of Barbados." It is undated but from internal evidence it must have been written about the year 1651. In describing the various drinks in vogue in Barbados, the writer says : "The chief fudling they make in the Island is Rumbullion alias Kill-Divill, and this is made of sugar canes distilled, a hot, hellish, and terrible liquor."
["The Etymology of the Word Rum," in Timehri, 1885]
 
Traduzione: 

"Nella Biblioteca del Trinity College, a Dublino, c'è un manoscritto intitolato "A briefe description of the Island of Barbados" ("Una breve descrizione dell'Isola di Barbados"). Non è datato, ma dall'evidenza interna deve essere stato scritto all'incirca nell'anno 1651. Descrivendo le varie bevande in voga a Barbados, l'autore dice: "Il principale intossicante che producono nell'isola è il Rumbullion, anche detto Kill-Divill*, ed è fatto con canna da zucchero distillata, un liquore caldo, infernale e terribile." 
 
*Sta per kill-devil, chiamato così perché avrebbe una tale potenza da uccidere persino il Diavolo (N.d.T). 
 
C'è un'altra interessante testimonianza: 

"Rum is a spirit extracted from the juice of the sugar-canes, commonly, twice as strong as brandy, call’d Kill-Devil in New England, whither 'tis sold, at the rate of twelve pounds of sugar per gallon."
["An impartial description of Surinam upon the continent of Guiana in America", George Warren, 1667

Traduzione: 

"Il rum è uno spirito alcolico estratto dal succo delle canne da zucchero, comunemente, due volte più forte del brandy, chiamato Kill-Devil nel New England, dove viene venduto, alla tariffa di dodici libbre di zucchero per gallone".

Già agli inizi del XIX secolo, negli Stati Uniti d'America è ben attestato l'uso della parola rum per indicare in generale qualsiasi bevanda intossicante. Si tratta di un uso spregiativo, ostile. Questa semantica è frutto del moralismo puritano tanto radicato in quella nazione, e ha dato origine a numerosi vocaboli gergali in uso nell'epoca del proibizionismo, come rum-runner "contrabbandiere di alcolici". Questa è una testimonianza riportata su Etymonline.com:  

"Rum I take to be the name which unwashed moralists apply alike to the product distilled from molasses and the noblest juices of the vineyard. Burgundy in "all its sunset glow" is rum. Champagne, soul of "the foaming grape of Eastern France," is rum. ... Sir, I repudiate the loathsome vulgarism as an insult to the first miracle wrought by the Founder of our religion!"
[Oliver Wendell Holmes, "The Autocrat of the Breakfast-Table," 1871] 
 
Traduzione: 
 
"Considero rum il nome che gli sporchi moralisti applicano allo stesso modo ai prodotti distillati dalla melassa e ai più nobili succhi del vigneto. Il Borgogna in "tutto il suo splendore del tramonto" è rum. Lo Champagne, anima "dell'uva spumeggiante della Francia Orientale" è rum. ... Signore, ripudio l'odioso volgarismo come un insulto al primo miracolo operato dal Fondatore della nostra religione!" 
 
L'origine di rum "distillato di canna da zucchero" va quindi ricercata nell'aggettivo gergale rum "buono, eccellente". Sono sicuro che quest'ultimo vocabolo non sia molto familiare ai lettori. Certamente non viene insegnato nelle scuole italiane ai branchi di bulli somari e di stronze che le infestano. Questa è la spiegazione approssimativa e grossolana riportata da Etymonline.com (la traduzione è sempre mia):  


rum (agg.)

"eccellente, bello, buono, pregiato", gergo dei ladri, anni '60 del Cinquecento, anche rome "bello", che si ritiene derivare dal Romaní rom "maschio, marito" (vedi Romany). Una parola furbesca molto comune del XVII secolo (opposta a queer), come in rum kicks "Pantaloni di broccato d'oro o d'argento, o riccamente allacciati con oro o argento."
[Grose, "Dictionary of the Vulgar Tongue," 1785]
 
E ancora:

"Entro il 1774 è venuto a significare piuttosto l'opposto: "bizzarro, strano, cattivo, omosessuale, spurio", forse perché era stato usato tanto spesso in modo positivo dai furfanti rifendosi gli uni agli altri. O forse questa è una parola diversa. Questo era il senso comune dopo il 1800 circa.
 
"Rom (o rum) e quier (o queer) entrano largamente in combinazione, così -- rom = coraggioso, bello, furbo, eccellente, forte; rom-bouse = vino o bevanda forte; rum-bite = un espediente furbo o una frode; rum-blowen = una bella signora; rum-bung = un borsellino pieno; rum-diver = un borseggiatore abile; rum-padder = un bandito ben equipaggiato, etc.: anche queere = ignobile, criminale; queer-bung = un borsellino vuoto; queer-cole = soldi cattivi; queer-diver = un borseggiatore maldestro; queer-ken = una prigione; queer-mort = una prostituta malata, e così via."
[John S. Farmer, "Musa Pedestris," 1896] 
 
A partire da questi dati pur tanto disomogenei, si riesce comunque a trovare il bandolo della matassa. L'origine del rum è sicuramente dalla lingua Romaní e può essere ben tracciata. Riportiamo a questo proposito i dati relativi all'importantissimo vocabolo rrom, con alcune forme declinate, derivati di vario tipo, oltre a qualche frase notevole d'uso corrente: 
 
rrom "uomo (zigano), marito, maschio" 
    accusativo singolare: rromes 
    genitivo singolare: rromesko  
    dativo singolare: rromeske  
    locativo singolare: rromeste 
    ablativo singolare: rromestar
    comitativo singolare: rromesa 
    privativo singolare: bi rromesko  
    vocativo singolare: rromeja  
  plurale: rroma "uomini (zigani), mariti, maschi" 
    accusativo plurale: rromen  
    genitivo plurale: rromengo 
    dativo plurale: rromenge  
    locativo plurale: rromende 
    ablativo plurale: rromendar
    comitativo plurale: rromensa  
    privativo plurale: bi rromengo 
    vocativo plurale: rromale
rromní "donna (zigana)" 
    accusativo singolare: rromnja 
    vocativo singolare: rromnile
  plurale: rromnja "donne (zigane)"
    accusativo plurale: rromnjen  
    vocativo plurale: rromnjale, rromnale  
aggettivo maschile: rromanó "zigano" 
aggettivo femmile: rromaní "zigana" 
   rromani čhib "lingua zigana"
avverbio: rromanes "in lingua zigana" 
altri derivati: rromanipen "identità zigana", 
   rromanimos "identità zigana"  
fraseologia:  
maškare Rroma "tra gli Zigani" 
e rromeskro kher "la casa dell'uomo (zigano)" 
rrom rromensa, gadjé gadjensa "gli Zigani con gli Zigani, i non Zigani con i non Zigani"

Nel gergo tipico dei ladri inglesi (Thieves' cant), il nome di Londra era Romeville (varianti: Rumville, Rum-ville, Rome-vile, Rome vyle, Rum File, etc.), alla lettera "Città Eccellente". In origine il significato era senza dubbio "Città degli Zigani".
 
Questa è la catena degli slittamenti semantici che hanno portato dal rom al rum
 
"uomo (zigano), marito, maschio" => 
"maschile, virile" => 
"forte" => 
"valente, coraggioso" => 
"buono" 
 
Quindi:  
 
"liquore forte", "liquore buono" => 
"distillato di canna, rum" 

Una seconda catena di slittamenti, generata da un certo puritanesimo antialcolico anglosassone, è questa: 

"liquore forte" =
"ubriachezza"; "pieno di liquore" =>  
"deviante, anormale, perverso"  

Se pensiamo poi che la parola rrom "uomo (zigano), marito, maschio" è derivata in ultima analisi dal sanscrito डोम्ब ḍomba (ḍumba, ḍoma) "uomo di bassa casta che esercita il mestiere di musico", possiamo avere un'idea di come le parole siano soggette a profondi mutamenti nel corso dei secoli e di come sia complicato tracciarle.

Questo per me è tutto ciò che si può dedurre di sensato dai dati a disposizione. È la reale etimologia della parola rum, per quanto non abbia un'apparenza molto lineare.  

Il termine rumbullion, citato nelle fonti del XIX secolo, appartiene all'insieme delle parole gergali formate a partire da rum "forte, buono". Il secondo elemento di questo composto è il francese bouillon "bevanda calda" (da bouillir "bollire", stessa radice dell'italiano bollire e dell'inglese to boil). Alla lettera è "qualcosa che ribolle". Sbagliano quindi coloro che ritengono rumbullion un'alterazione popolare di revolution "rivoluzione". Nel Devonshire rumbullion significava in effetti "grande tumulto, rivolta", ma era senza dubbio una metafora proveniente dal significato originario di "liquido che ribolle fortemente". Simile a questo vocabolo e sempre della stessa origine era il termine marinaresco rumbowling "grog". Nelle Barbados ci fu lo stanziamento di coloni inglesi provenienti proprio dal Devonshire, e questo spiega l'attestazione di rumbullion per designare il distillato di canna. 
 
Un'altra serie di vocaboli simili deriva dall'uso dell'aggettivo rum associato a booze (variante: bouze) /bu:z/ "bevanda alcolica": rum booze, rum bouze "bevanda forte", "bevanda eccellente". In epoca elisabettiana rum booze significava "vino" (attestazione del 1567). Secondo gli accademici, la parola booze è di origine controversa. A me sembra chiaro che l'origine è dal turco boza, che indica vari tipi di bevande alcoliche, dall'idromele a una specie di birra di miglio. La parola dovette entrare in inglese in epoca abbastanza precoce: già nella metà del XIV secolo abbiamo l'attestazione di bous "bevanda intossicante". Secondo il British Council, si tratterebbe invece di un derivato del medio olandese būsen "bere in eccesso". Sono farneticanti i tentativi di ricondurre booze a nomi di distillatori più o meno fantomatici, come un certo E.G. Booz di Filadelfia. Avevo reperito persino una storiella che parlava di importanti distillerie il cui nome era Ramboozle. Quando ho cercato di nuovo l'informazione, non ho trovato più nulla - a ulteriore riprova che era un fake. Sono state persino fabbricate bottiglie false con il nome di E.G. Booz o delle distillerie Ramboozle! Queste sono etimologie popolari studiate ad hoc, che meritano soltanto di essere irrise e schernite. Nel vocabolario di Johnson (1755) troviamo rambooze, glossato come "Una bevanda fatta di vino, birra, uova e zucchero in inverno, o di vino, latte, zucchero e acqua di rose in estate". Il prefisso ram- è una variante di rum-. Si capisce subito che ramboozle è una semplice variante di rambooze; una bevanda con questo nome è tuttora prodotta dalla ditta Hard Way Cider Co., anche se nella sua ricetta non sono più incluse le uova. In Nuova Zelanda, durante la Seconda Guerra Mondiale, boozeroo significava "abbuffata alcolica".

La locuzione rum booze "bevanda forte", sarebbe stata scritta anche rumboes. Data la sua forma, sarebbe stata scambiata per un plurale, donde avrebbe avuto origine per retroformazione la variante rumbo "punch forte". Non sembra essere una spiegazione plausibile, data la differenza della vocale nell'ultima sillaba: rum booze /'rʌmbu:z/ rispetto a rumbo /'rʌmbəʊ/. Si dovrebbe immaginare l'origine di rumbo da una pronuncia ortografica, cosa che di per sé pone l'ipotesi in dubbio (i contesti in cui sorgevano queste forme gergali erano agrafi). 
 
Da rumbullion derivano formazioni arbitrarie come rumbustion, rombostion e rugumption per influenza di rum booze, ma anche di boisterous "rude, grossolano; turbolento, chiassoso (detto di persone)", robustious "id." e bumptious "offensivamente assertivo". Un aggettivo rumbustious, sinonimo di boisterous, è documentato con numerose varianti come rambunctious, rambumptious, rambustical, rugumptious, rambuskious, etc., con significati che vanno da "rude, violento" a "scaltro, audace, avventato". Esiste anche gumption "senso comune", abbreviazione di un precedente rumgumption nel senso originale di "rude senso comune". L'aggettivo berummaged "confuso" (lett. "pieno di liquore") è stato attestato a Dartmoor, nel Devon, nel 1885.
 
In francese abbiamo i seguenti termini argotici di origine inglese, connessi col materiale esposto: 
 
rogomme "bevanda forte" (< ingl. rugumption)  
guildive "rum industriale" (<  ingl. kill-devil)

Una serie di false etimologie 

Riporto le proposte etimologiche fallaci che sono riuscito a reperire:

1) rum sarebbe derivato dal greco rheuma "flusso", da cui provengono anche le parole rheumatic "reumatico", rheumatism "reumatismo";
2) rum sarebbe derivato dal greco aroma, conservando soltanto la sillaba tonica; 
3) rum sarebbe derivato dal latino saccharum "zucchero" (di origine greca), conservando soltanto la sillaba finale; 
4) rum sarebbe derivato dall'olandese roemer /'ɹu:məɹ/ "grande bicchiere per bevande alcoliche" (variante rummer); 
5) rum sarebbe derivato dal malese beram "bevanda alcolica, vino di riso", con caduta della prima sillaba atona (Skeat, 1882); 
6) rum sarebbe derivato dal sanscrito रोम roma "acqua" (parola tecnica che ha diversi altri significati, come "buco", "cavità").

Adattamenti in altre lingue 

Il francese è il responsable dell'ortografia rhum, per via dell'errata credenza nella derivazione da rheuma. La pronuncia in francese è /ʁɔm/. Lo spagnolo ha adattato il vocabolo inglese in ron, non amando la consonante finale -m. In molte altre lingue, tra cui l'italiano e il tedesco, si è avuta una pronuncia ortografica. Per questo motivo in italiano rum si pronuncia /rum/, che è molto più simile nel suono all'inglese room "stanza" /ɹu:m/ che non all'originale rum "distillato di canna" /ɹʌm/. Del resto non dobbiamo stupirci troppo. Accade anche il percorso inverso. Gli antenati di Donald Trump erano prussiani e pronunciavano il loro cognome /tʁʊmp/, mentre oggi suona ortograficamente /tɹʌmp/. Deleterio quanto duraturo è il brutto vizio di apprendere le parole dalla forma scritta senza avere idea della loro vera pronuncia. In questo modo le genti di Milano e di vasti distretti della Lombardia hanno addirittura attribuito a rum la pronuncia /rüm/

Reperti blogosferici
 
Nel lontano 2010, Anatoly Liberman ha pubblicato un interessante articolo sul rum e sulla sua storia:
 

mercoledì 20 gennaio 2021

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI DUNCE 'IDIOTA': UN CASO DI DISTORSIONE IDEOLOGICA

Il vocabolario della lingua di Albione è incredibilmente vasto e non è difficile riuscire a spulciare qualche gemma inattesa. Una delle più strane parole che ho trovato in una mia esplorazione è senza dubbio dunce "idiota". Quale sarà mai la sua origine? Questo è quanto riporta in proposito il famoso dizionario etimologico online della lingua inglese, Etymonline.com
 
 
dunce (n.)

"persona stupida, sempliciotto, ignorante", anni '70 del Cinqunecento, da un precedente Duns disciple, Duns man (anni '20 del Cinquecento) "seguace di Giovanni Duns Scoto" (circa 1265 - 1308), studioso scozzese di filosofia e teologia, che si pensa essere nato a Duns, nel Berwick. I suoi seguaci, gli Scotisti, avevano il controllo delle università fino alla Riforma. Negli anni '20 del Cinquecento, la reazione umanista contro la teologia medievale lo aveva individuato come il tipo dello scolastico pedante. È diventato un termine generale di rimprovero applicato agli oppositori filosofici ostinati o sofistici, quindi per gli anni '70 del Cinquecento fu esteso a tutti gli studenti ottusi. La locuzione Dunce's cap è attestata nel 1792 (confronta foolscap).(i) 
 
(i) foolscap "berretto del buffone"; il Dunce's cap è attualmente l'equivalente del nostro cappello di asino, in pratica un cono di carta piazzato sul fragile cranio dello studente somaro. (N.d.T)
 
Ho il fondato sospetto che in realtà Duns Scoto non c'entri proprio un bel nulla. Si tratta dell'ennesimo caso di falsa etimologia, le cui origini vanno rintraccate nell'ignoranza piuttosto che nel furore ideologico. Esiste una spiegazione lineare e cristallina, che rimanda alla parola dumb-ass (varianti: dumbass, dumb ass) "idiota". Ecco la sua scheda su Etymonline.com:    
 
 
dumb-ass (n.)

anche dumbass, "stupido, persona inconcludente", attestato entro il 1959, da dumb (agg.) "stupido" + ass (n. 2)(ii)
 
(ii) Secondo il dizionario etimologico online, il secondo membro del composto sarebbe ass /æs/ "culo", da un più antico e conservativo arse /a:s/. Sono convinto che si tratti invece dell'omofono ass /æs/ "asino", la cui etimologia è ovviamente del tutto diversa. (N.d.T.)
 
Della mia opinione sembrano essere anche i Wikipediani, per quanto ciò possa valere. Questa è la pagina del Wiktionary (dizionario di Wikipedia in inglese) relativa al vocabolo in questione: 
 

dumb +‎ ass. It is likely that ¹ass (= donkey), not ²ass (= buttocks), was the original sense within this compound noun (solid compound or open compound), but neither sense is precluded, and many people today may uncritically parse the term in the latter way, even if it is misapprehensive. Apparent analogy with forms such as hard-ass and big-ass would naturally lend support to the second parsing. 
 
Riporto la traduzione: 
 
dumb +‎ ass. È verosimile che sia ¹ass (= asino), non ²ass (= culo), il senso originale in questo nome composto (composto solido o composto aperto), ma nessuno dei due sensi è precluso, e molti oggi possono analizzare acriticamente il termine in quest'ultimo modo, anche se è inteso male. Un'apparente analogia con forme come hard-ass(iii) e big-ass(iv) darebbe naturalmente supporto alla seconda analisi.  
 
(iii) hard-ass "persona inflessibile, combattiva" (N.d.T.)
(iv) big-ass "immenso, colossale" (N.d.T.) 
 
La parola dumb "muto, senza parola", passata a significare "stupido" per ovvi motivi, è di chiarissima origine indoeuropea. Protogermanico *dumbaz "muto", donde antico inglese dumb, gotico dumbs "muto, silente". Bisogna sempre ricordarsi che la sua pronuncia in inglese moderno è /dʌm/: la consonante -b finale non si pronuncia più da secoli! Trovo deprecabile e schifosa l'usanza imperante nelle scuole italiche, che insegna una pronuncia semi-ortografica delle parole inglesi e che porta a risultati assolutamente grotteschi!  
 
Comunque sia, che il significato originario di dumbass sia asino stupido oppure ano stupido, le cose non cambiano poi granché. Molti anglosassoni che dicono ass "culo" anziché arse, credono seriamente che si tratti di un eufemismo e che le  parole per designare l'ano e l'asino abbiano la stessa origine. L'asino, animale smerdante e considerato stupido (anche se spesso a torto), è creduto un'immagine adatta per descrivere lo sfintere anale, parte del corpo purtroppo disprezzata da un gran numero di popolani ignoranti. 
 
In epoca non troppo remota si sono avuti questi passaggi di naturale usura fonetica, che hanno portato dumbass a diventare dunce
 
dumbass /'dʌmæs/ => /'dʌmǝs/ => /dʌms/ => dunce /dʌns/ 
 
L'intera storia degli studenti ottusi è stata ricostruita ad arte per cercare di spiegare qualcosa che non era più ovvio. Certo, dovettero senza dubbio esistere forme come Duns disciple, Duns man e dunce "accademico cavilloso" nel XVI secolo. Quello che metto in discussione nell'etimologia fornita da Etymonline.com è il passaggio semantico, niente affatto ovvio, che avrebbe portato in tempi rapidissimi da "accademico cavilloso" a "studente otttuso". In realtà il cappello dell'asino deve essere stato definito Dunce's cap soltanto dopo che si era completato il passaggio da dumbass a dunce. Se il Dunce's cap è documentato nel XVIII secolo, significa che qualcuno aveva pensato bene di pronunciare dumbass come dunce già in quegli anni. Un asino stupido o un culo stupido sono in ogni caso una spiegazione migliore del nome di un filosofo-teologo! È un vero peccato la totale negligenza del mondo accademico nell'indagine etimologica.     

lunedì 18 gennaio 2021

IL MAGO DI OZ: ORIGINI, PRONUNCIA ED ETIMOLOGIA

 
Il romanzo Il meraviglioso mago di Oz (The Wonderful Wizard of Oz) è opera di Lyman Frank Baum (1856 - 1919) ed è stato pubblicato per la prima volta nel 1900 da George M. Hill Company. Il suo successo è stato immenso e ha dato origine a una lunga serie di sequel. Ecco un elenco di queste opere, che sono finite tutte nell'Oblio e nel Nulla: 
 
1) The Marvelous Land of Oz (1904), pubblicato in italiano come Il meraviglioso paese di Oz e Oz paese incantato;
2) Ozma of Oz (1907), pubblicato in italiano come Ozma, regina di Oz e Ozma di Oz;
3) Dorothy and the Wizard in Oz (1908), pubblicato in italiano come Il ritorno del mago di Oz;
4) The Road to Oz (1909), pubblicato in italiano come La strada per Oz;
5) Emerald City of Oz (1910), pubblicato in italiano come La città di smeraldo di Oz
6) The Patchwork Girl of Oz (1913), pubblicato in italiano come La ragazza di pezza di Oz;
7) Tok of Oz (1914), pubblicato in italiano come Tic toc di Oz;
8) The Scarecrow of Oz (1915), pubblicato in italiano come Lo spaventapasseri di Oz;
9) Rinkitink in Oz (1916), pubblicato in italiano come Rinkitink a Oz;
10) The Lost Princess of Oz (1917), pubblicato in italiano come La principessa perduta di Oz;
11) Tin Woodman of Oz (1918), pubblicato in italiano come Il boscaiolo di latta di Oz;
12) The Magic of Oz (1919), pubblicato in italiano come La magia di Oz;
13) Glinda of Oz (1920), pubblicato in italiano come Glinda di Oz.

Tutti conoscono il personaggio chiamato Mago di Oz, più che altro per via degli adattamenti cinematografici del primo romanzo. Se non c'è alcun particolare merito a sapere chi è questo facitore di miracoli, pochi si sono chiesti da dove derivi l'enigmatico toponimo Oz. Esistono a questo riguardo numerose ipotesi cervellotiche tra loro in contraddizione e in genere inconsistenti come un mucchietto di feci canine deposto su una via. Alcune poi sono leggendarie e appartengono al regno della memetica, quindi sono di per sé prive di qualsiasi valore. Comunque sia, le passo in rassegna in questa sede: 
 
1) Il toponimo fantastico Oz sarebbe stato scelto per la sua somiglianza a Boz, pseudonimo impiegato dallo scrittore Charles Dickens, il cui lavoro era ammirato da Baum. Lo pseudonimo Boz deriva chiaramente da Boaz, nome di una delle due colonne del Tempio massonico.

2) Il toponimo fantastico Oz sarebbe stato scelto per la sua assonanza con Ozymandias, titolo di una famosissima poesia di Percy Bysshe Shelley. Questo nome, come già spiegato in altra sede, è una grecizzazione di uno dei tanti epiteti del Faraone Ramesse il Grande, oggi più noto come Ramses II. Per maggiori dettagli rimando a questo post: 
 

3) La Terra di Oz (Land of Oz) descritta da Baum sarebbe stata chiamata così perché nella Bibbia è menzionata la Terra di Uz, nel Libro di Giobbe.
Gli anglosassoni d'America credono che ciò possa dimostrare che Baum pronunciasse Oz più o meno come il biblico Uz. Questo tuttavia è un grave errore. Si noterà che Oz è stato fatto rimare con il verbo inglese was "fu" in una canzone apparsa nella bozza di una drammatizzazione inedita del libro di Baum, risalente all'anno 1901. In ebraico la Terra di Uz è chiamata אֶרֶץ־עוּץ Erets-ʿŪts. Dobbiamo notare che Uz è scritto עוּץ, deve essere pronunciato /ˁu:ts/, dove la consonante finale non è affatto come quella del verbo was, bensì come il gruppo -ts finale nel plurale cats (e come -zz- nell'italiano cazzo). Una trascrizione di Uz in grado di suggerire a un anglosassone una pronuncia accettabile sarebbe Oots. In latino si hanno gli adattamenti Os, Ox e Ausitis.
In Israele, nel XX secolo, quando The Wizard of Oz fu tradotto in ebraico, il traduttore dei sottotitoli del film scelse di usare Erets-ʿŪts (ossia "Terra di Uz") per rendere l'originale Land of Oz. In aggiunta a ciò, l'adattamento musicale di Avraham Shlonsky della fiaba dei Fratelli Grimm, Rumpelstiltskin, oltre a chiamare il personaggio principale Uz-li-Guz-li, aggiunge esplicitamente che la storia si svolge nella Terra di Uz. Quindi per i lettore israeliani Erets-ʿŪts ha assunto un nuovo strato di significati privi di connessione con il testo biblico.

4) Il nome Oz sarebbe stato ispirato da un altro concetto biblico, quelle esposto in un passaggio del Libro della Rivelazione (1, 8): "
Io sono l'Alfa e l'Omega, disse il Signore Dio, "che è, che fu e che sarà, l'Onnipotente." 
Secondo questi imbecilli d'America, dato che il corrispondente di Alfa-Omega nell'alfabeto latino è A-Z, ne sarebbe derivato direttamente Oz, come tentativo di pronunciare come sillaba la sequenza di lettere A-Z, benché non sia logico pronunciare A (in inglese /eɪ/) come O (in inglese /oʊ/, /əʊ/). Si ricorda che Oz rima con il verbo inglese was "fu", per testimonianza dello stesso autore, cosa che invalida questa grossolana ipotesi religiosa.

5) Il nome Oz sarebbe derivato dal fatto che Baum avrebbe amato "le storie che facevano esclamare al lettore
‘Ohs’ e ‘Ahs’ per la meraviglia" (originale: "liked stories that caused the reader to exclaim with ‘Ohs’ and ‘Ahs’ of wonder"). Da questi supposti versi inarticolati, che non è facile attestare altrove, sarebbe venuto il nome.

6) Secondo Martin Gardner, il nome Oz sarebbe derivato da un'abbreviazione criptica dello Stato federale di nascita dello stesso Baum. Secondo questa grottesca idea, essendo NY le iniziali di New York, N sarebbe diventata O per il salto di una lettera, e allo stesso modo Y sarebbe diventata Z. Così NY "New York" avrebbe dato origine a OZ. Secondo una simile procedura criptica, ma eseguita al contrario il nome del computer HAL 9000 nel film 2001: Odissea nello spazio (Stanley Kubrick, ), sarebbe derivato da IBM. Questa sarebbe la chiave: I => H; B => A; M => L. Trovo che tutto ciò sia abbastanza ridicolo.

7) Negli anni '60 del XX secolo, The Wonderful Wizard of Oz è stato interpretato come una parabola populista, dove Oz sarebbe semplicemente l'abbreviazione standard per ounce "oncia" (unità di misura di peso), in accordo col simbolismo aureo della strada lastricata di mattoni gialli e del simbolismo argenteo delle pantofole di Dorothy. L'argomentazione è di una fragilità logica molto spinta.

8) Il nome Oz sarebbe un'abbreviazione vernacolare di Australia /ɔːˈstɹeɪlɪə/, scritta con una varietà di ortografie Ossie, Ozzie, Aussie, Aus e anche Oz. La pronuncia australiana di queste abbreviazioni è /ˈɔzi/, sempre con la sibilante sonora. L'Australia è un grande continente prevalentemente desertico, con oasi verdi ricoperte da una rigogliosa vegetazione tropicale, subtropicale e subalpina. Le abbreviazioni del nome dell'Australia, Ozzie, Aussie e simili, sono attestate per la prima volta nel 1902, ma dovettero esistere già da tempo, ben prima della loro comparsa su carta stampata.   

9) Una leggenda piuttosto diffusa circa l'origine del nome Oz è che l'autore l'abbia tratto dalle lettere che comparivano sul dorso di due raccoglitori: A-N, O-Z. Esiste anche una variante di
questa narrazione, che ha l'aria di essere stata inventata di sana pianta. Ramona Baxter Bowden, nipote dell'autore, gli avrebbe chiesto in un'occasione quale fosse l'origine del singolare toponimo fantastico. Lo zio le avrebbe indicato tre raccoglitori nel suo casellario, contrassegnati dalle lettere A-G, H-N e O-Z. Questa stupida storia è attestata per la prima volta nel 1903, ma la moglie di Baum l'ha sempre rigettata come apocrifa.   

10) Il nome Oz sarebbe derivato da un'abbreviazione del toponimo Ozark Plateau, altopiano di rocce magmatiche situato negli Stati del Missouri, Arkansas, Oklahoma e Kansas, tra i fiumi Arkansas e Missouri. L'ipotesi è stata formulata per via del fatto che numerose storie di Baum sono ambientate in regioni impervie ed inospitali degli Stati Uniti. Proprio in tali vallate sopravvisse più a lungo il lupo terribile (Canis dirus), detto anche metalupo. Gli accademici credono che Ozark derivi in ultima analisi dal francese Aux Arcs "Verso gli Archi", oppure da un improbabile Aux Arkansas, che dovrebbe significare "Verso l'Arkansas", anche se non mi è chiaro il motivo della preposizione articolata al plurale.

11) Il nome Oz sarebbe derivato dall'irlandese Óg "Giovane", ben noto per via del toponimo mitico Tír na nÓg "Terra dei Giovani" (variante Tír na hÓige "Terra della Giovinezza"). Se non è possibile affermare un legame diretto tra la mitologia di Oz e la terra incantata del folklore irlandese, sono state ritenute degne di attenzione alcune vaghe somiglianze fonetiche, come quella tra la divinità celtica Ogma e la Principessa Ozma. Per me sono stronzate degne di essere derise: la divinità Ogma era di sesso maschile, con pelle rugosa e un immenso cazzone, mentre la Principessa Ozma è chiaramente di sesso femminile, con una  fica pelosa e spanata tra le gambe. Semmai la Principessa Ozma è più simile alla Sheela na Gig!  

L'opinione di una vedova
 
Secondo l'associazione chiamata Club Internazionale del Mago di Oz, Maud Baum, vedova dell’autore, affermò in una lettera a Jack Snow che il nome Oz fu inventato di sana pianta. Ecco, sono sufficienti poche parole di una donna matura per annientare interi castelli di fantasie!  

Il problema della pronuncia di Oz 

In italiano si segue nella maggior parte dei casi il deprecabile principio della pronuncia ortografica. In altre parole, si pronunciano i vocaboli sconosciuti come si scrivono, secondo l'ortografia italica. Quindi Oz è pronunciato /ɔts/, con la consonante z che si trova nella parola razzismo: un'affricata postalveolare sorda. Proprio come il giapponese kamikaze (alla lettera "vento divino") ha dato origine ai kamikazzi sulla bocca di Luca Giurato, quello del Mudo li Merlino! Così ha detto con la sua pronuncia distorta: "Ci sono cinquantapila kamikazzi." Questo problema esiste anche in tedesco, dato che la lettera z trascrive una consonante affricata postalveolare sorda /ts/ anche in quella lingua. La pronuncia di Oz in tedesco è identica a quella che ha in italiano. La pronuncia originale di Oz dovrebbe invece essere /ɔz/, con la consonante s che si trova nella parola rosa: un fricativa sibilante sonora. Va però detto che abbiamo serie difficoltà a capire cosa avesse davvero in mente Lyman Frank Baum, che pur essendo un genuino discendente di rampolli della Germania, pronunciava il suo cognome /bɔ:m/ anziché /baʊm/. Secondo gli Israeliani, sostenitori della tesi dell'identità tra il Paese di Oz e la Terra di Uz, Baum avrebbe dovuto usare una consonante affricata postalveolare sorda, come in italiano. Bisogna tenere conto di questa opinione autorevole.
 
Semantica di Oz
 
Fortunatamente conosciamo la traduzione del nome Oz: nel libro Dorothy and the Wizard in Oz, the name is translated as "grande e buono". Saremmo a questo punto tentati di trarre da tutti questi elementi una desolante conclusione: ovviamente si tratta di un'invenzione arbitraria, senza alcun fondamento in qualsiasi lingua parlata dal genere umano, nel passato, nel presente o nel futuro. Ma è davvero così?
 
 
Leone di Lernia, il Mago di Auz!
 
Ecco finalmente la spiegazione definitiva. L'ispirazione è venuta a Baum dalla prodigiosa apparizione di un crononauta: Leone di Lernia che ha viaggiato indietro nel tempo! Lo scrittore americano si è trovato davanti a sé all'improvviso la figura del cantautore pugliese, con gli occhi strabuzzati, che ha urlato un suono arduo quanto incomprensibile: "ÀUZ!!!"

venerdì 15 gennaio 2021


LA MORTE DI SIDDHARTHA GAUTAMA BUDDHA 
 
Sentii parlare della sorprendente morte di Siddhārtha Gautama, più noto come Buddha, in una circostanza abbastanza curiosa, in un sito nichilista ormai sparito dalla Rete:  CounterOrder.com. Se si cerca di accedere all'url, compare una scritta desolante: "The domain counterorder.com is for sale". Fortunatamente esiste un backup su Oocities.org
 
 
Bizzarramente nell'url del backup compare un glorioso nome germanico, che sarebbe stato inteso in tutta la Germania e tra i Longobardi: Liudegast "Ospite delle Genti". È il nome che nel Nibelungenslied è dato al Re di Danimarca. Credo che sia anche il nick dell'artefice del salvataggio. Esiste una sezione del sito che riporta interessanti notizie biografiche di alcuni nichilisti celebri.
 
 
Essi sono i seguenti: 

Re Salomone
Buddha 
Gorgia 
Niccolò Machiavelli 
Mikhail Bakunin 
Friedrich Nietsche 
Sergei Nechayev 
Vera Figner 
Marcel Duchamp 
Andy Warhol 
La banda Baader-Meinhof 
I Sex Pistols 

Questa è la traduzione in italiano del testo relativo a Buddha:

Buddha Siddhartha nacque in Nepal. Alla fine, esaurito e annoiato dallo stile di vita edonistico come figlio privilegiato di un sovrano della casta guerriera dell'India, Buddha si rivolse all'introspezione e inventò il percorso verso l'illuminazione, attraverso l'amore, la serenità e specialmente la serenità amorevole. 

Rendendosi conto che la sofferenza è il denominatore comune dell'umanità, la meditazione e la pace interiore sono l'antidoto logico all'eterno conflitto esterno. Portando questo alla sua estrema conclusione, nullificando finalmente l'esistenza corporea, la sofferenza viene rimossa e non resta altro che l'illuminazione nello stato finale del Nirvana. Questo è l'obiettivo dei Buddhisti, il desiderio ultimo è raggiungere il Nulla. Una sorta di nichilismo si trasformò in religione, meno spirituale che logica, cosa che fu un virulento affronto al sistema dominante Indù.

Buddha parlava in Pali ma non scrisse mai nulla. Usando la lingua comune invece del Sanscrito elitario, molti non riuscivano a capire che egli includeva la persona media nei suoi sermoni, una nuova idea democratica che conquistò i convertiti that won converts della maggioranza ignorata. Dopotutto chiunque può essere sul cammino dell'illuminazione.

Buddha ha avuto alcune idee sorprendenti, considerato non soltanto il periodo storico, ma anche la longevità storica che attribuisco al notevole concetto di religione come metodologia: "il sentiero" anziché "la fede". E ancora oggi monumenti a sua somiglianza, grandi e ancora più grandi, ricoprono l'intera metà orientale del continente asiatico. E per inciso, le sculture e le immagini del Buddha intendono ritrarre la beatitudine attribuita allo stato di Nirvana - scherzosamente simile a uno sballo sonnifero da droghe o all'oppiaceo originale del Nulla.

Buddha morì a Kusinagara, in Nepal, dopo aver mangiato prosciutto contaminato; se fosse sopravvissuto, sono sicuro che il nono sentiero sarebbe stato "evita i piatti di carne di porco poco cotta". 
 
Questa narrazione pone alcuni problemi, come per esempio quello della dieta. Ebbene, Buddha non era affatto vegetariano. Condannava l'uccisione di animali ma non il consumo delle loro carni, a patto che il macellaio fosse di un'altra religione. Questo semplice dato di fatto non è stato accettato da alcune congreghe di monaci, che hanno anche cercato di nascondere la verità sulla morte di Gautama, dipingendolo come vegetariano. 
 
La fonte più attendibile sul delicato argomento è il Mahāparinibbāṇa Sutta, che è il Sutta 16 del Digha Nikāya, testo scritturale appartenente al Sutta Pitaka della tradizione Theravāda, la più antica del Buddhismo e la più vicina agli insegnamenti originali. Questa è la narrazione. Il ricco fabbro Cunda Kammāraputta ospitò Buddha e gli servì una speciale prelibatezza a base di carne di porco, oltre ad altri piatti, tra i quali del riso cotto nel latte. L'Illuminato ordinò che ai suoi monaci fossero dati soltanto i piatti a base di riso, mentre la carne di porco doveva essere servita soltanto a lui. Il nome di questa preparazione non vegetariana era sūkaramaddava. Mentre Buddha stava mangiando, si sentì molto male, avvertendo un fortissimo dolore addominale e defecando diarrea mista a sangue. Ordinò quindi che ogni avanzo di carne di porco fosse sepolto in una buca. Chiese poi al suo prediletto discepolo Ānanda di portargli dell'acqua. Questi non voleva portargliene, affermando che l'acqua del vicino ruscello era stata contaminata e resa torbida dal passaggio di carri. Buddha insistette per avere comunque quell'acqua. A questo punto fu trasportato in barella nella città di Kuśināgara, dove spirò prima che un medico potesse aiutarlo.   
  
In sanscrito la parola sūkaramaddava indica il prosciutto (da sūkara "porco, cinghiale" e maddava "cosa tenera"). Punto. Sono stati fatti grotteschi tentativi di reinterpretazione! Per evitare lo scandalo, negli ambienti di tradizione Mahāyāna ("Grande Veicolo") si è diffusa una falsa etimologia di sūkaramaddava, tradotto con "cosa tenera dei porci", osssia "cosa tenera gradita ai porci". I porci, sia domestici che selvatici, sono ghiottissimi di funghi. Queste manipolazioni semantiche sono infatti fondate sull'identificazione del cibo fatale con una specie di timballo di funghi. L'amico C., appassionato di Buddhismo, ha scritto: "La possibilità che sia morto per il consumo di funghi contenuti in quel misterioso piatto è riportato come possibile e probabile da alcune fonti". A parte il fatto che l'etimologia da me esposta non lascia adito a dubbi, a parer mio è estremamente improbabile che una preparazione a base di porco possa essere interpretata come una preparazione a base di funghi. Questo ho ribattuto all'amico: "Se il Papa venisse da te a cena, gli daresti un piatto preparato con funghi raccolti a caso? Funghi di cui ignori gli effetti?" E ancora: "Trovo difficile credere che un devoto possa mostrare una simile incuria verso l'oggetto della sua venerazione. Tra i funghi ci sono molti inebrianti, allucinogeni, psicotropi. Gautama evitava con cura ogni sostanza inebriante. Nessun devoto avrebbe rischiato di propinargliene una per ignoranza o per sbaglio." 
 
Ricordo una pubblicità che veniva trasmessa molto tempo fa, ancora nel XX secolo. Uno strano individuo, conciato come un adepto della setta degli Hare Krishna, lodava il "prosciutto alla tibetana". Questo nonostante il fatto che gli Hare Krishna sono notoriamente vegetariani (rifiutano sia la carne che le uova, ma non il latte, che definiscono "nettareo"). In realtà il "prosciutto alla tibetana" esiste. Consiste in un maialino, morto di morte naturale, che viene sepolto nel letame dopo che i mosconi azzurri l'hanno riempito di covata. Riesumato dalla sua tomba fecale, dopo un paio di settimane, il corpo del maialino viene divorato anche crudo. Anche senza arrivare a simili eccessi, forse il piatto preferito di Gautama era meno invitante di quanto potremmo pensare. Esistono persino raffigurazioni pittoriche dell'accaduto: in un dipinto si vede il fabbro Cunda Kumāraputta intento a preparare personalmente il porco per il piacere dell'Illuminato. Cosa interessante, si può notare la tetra figura di Māra, il Demone della Morte, che guida le azioni del cuoco.
 
 
Il dottor Mettanando Bhikkhu è l'autore di un testo estremamente interessante, in cui analizza con estrema cura  la causa della morte di Gautama, identificandola infine con l'infarto mesenterico. 

 
"L'ischemia mesenterica acuta è l'interruzione del flusso sanguigno intestinale causata da un'embolia, una trombosi o una condizione di basso flusso. Causa la liberazione di mediatori, infiammazione e infine infarto. Il dolore addominale è sproporzionato rispetto ai reperti obiettivi."
Fonte: Parswa Ansari, MD, Hofstra Northwell-Lenox Hill Hospital, New York 
 
Le conclusioni dell'autore lasciano comunque perplessi, perché quanto riportato nel Mahāparinibbāa Sutta è oscuro e contraddittorio. 
 
1) Buddha avverte che qualcosa non va nel cibo mentre lo sta mangiando;
2) Buddha dispone che gli avanzi siano seppelliti; 
3) Buddha, mentre sta per morire, afferma che Cunda non deve essere biasimato e che non è stata la carne di porco da lui offerta ad essere causa di morte. 

Quanto affermato nei punti 1) e 2) contraddice le conclusioni del punto 3). 
Forse Gautama intendeva, per misericordia, evitare che Cunda fosse oggetto di odio e di rappresaglie. Per ottenere questo scopo, avrebbe però mentito. Agendo così, l'Illuminato sarebbe venuto meno agli stessi precetti da lui insegnati alle genti. 

Il dottor Mettanando Bhikkhu afferma che non fu la qualità del cibo a uccidere Gautama, bensì la quantità. L'eccesso di cibo avrebbe causato la patologia intestinale, rivelatasi presto fatale. Questa conclusione non è affatto innocua: implica che l'Illuminato fosse goloso, ingordo, incline a ingerire più cibo del necessario. Se era goloso, come è inevitabile credere alla luce di quanto riportato, allora non poteva aver raggiunto il Nirvāa, stato che implica la cessazione di ogni concupiscenza. Le conseguenze di ciò sono devastanti e potenzialmente in grado di distruggere l'intero edificio dottrinale.  
 
Un altro notevole studio  (Chen, 2005), individua la causa della morte di Buddha in una colite necrotizzante causata dal batterio Clostridium perfringens, ma la sostanza delle cose non cambia. 
 
 
L'Illuminato, a cui è attribuita una conoscenza profondissima di tutte le cose, avrebbe dovuto capire che il cibo era infetto prima ancora di portarlo alla bocca.
 
Il karma di Buddha 
 
Le dottrine di Gautama portano a infinite altre aporie. Secondo quanto affermato dall'Illuminato, la liberazione dalla ruota delle rinascite può avvenire soltanto quando sono stati consumati tutti i semi del karma maturati nelle vite precedenti e in quella stante. Perché ciò avvenga è necessario conseguire un karma che non sia né oscuro (ossia funesto) né luminoso (ossia fausto). Quando questo avviene, si raggiunge il Nirvāa, il cui nome indica l'Estinzione, ossia uno stato particolare in cui non esiste concupiscenza. 
Il punto che sembra essere sfuggito a tutti è il seguente: essendo morto a causa di violentissimi attacchi di diarrea, Gautama aveva ancora dei semi del karma da consumare. Questo contraddice quanto si dice sul suo raggiungimento dell'Illuminazione. 
Vivere è dolore. Chi nasce, vive, muore, rinasce, sperimenta dolore in ogni fase del suo passaggio. La malattia fa parte di questo dolore. Il karma funesto è la causa della malattia. Essere colpiti da diarrea sanguinolenta e da atroci coliche addominali fino a morire è senza dubbio una malattia, è senza dubbio dolore, e la causa di ciò deve essere quindi il karma funesto. Ne consegue che Gautama era un uomo come tutti gli altri e non un Buddha
Un uomo che si contorce e smerda sangue, scaricandosi con estrema pena, desidera sommamente una cosa sola: che l'intestino smetta di essere squassato, che le coliche cessino. Quindi non può trovarsi in condizione di Nirvāa, per il semplice fatto che patisce e desidera qualcosa. 
 
Morte del sé personale e Illuminazione 
 
Emerge un'altra singolare contraddizione. Come è risaputo, Buddha afferma che l'attaccamento alle cose genera sofferenza e porta alla rinascita. Le stesse conseguenze porta anche l'attaccamento al sé personale (ātman). Secondo le dottrine buddhiste, non esiste infatti alcun sé personale immortale. Non vi è alcun protagonista immutabile che possa osservare le cose del mondo esterno, costituendo un riferimento duraturo. Il sé personale è un composto in cui è insita la morte: è destinato a dissolversi con la fine delle funzioni vitali del corpo. A questo insegnamento è dato il nome di anātman, ossia "non-sé". 
 
Come può la dottrina buddhista del karma essere compatibile con quella dell'anātman
Se il sé personale si dissolve con la morte, tutto è perduto. Come ha fatto Gautama a ricordare le sue precedenti esistenze quando ha avuto l'Illuminazione? 
Se l'ātman si dissolve con la morte, perché dicono che Gautama abbia ricordato le sue esistenze precedenti? Come avrebbe potuto? 
Se l'ātman si dissolve con la morte, perché dicono che Gautama sapesse prevedere quante esistenze terrene rimanessero a ciascuno dei suoi discepoli? Dall'anātman proviene l'impossibilità pratica di conoscere alcunché del passato o del futuro di un essere. 

Il concetto di rinascita secondo gli insegnamenti di Gautama è molto diverso da quello che popolarmente si crede. La rinascita è paragonata allo spegnimento della fiammella di una candela e all'accensione della fiammella di un'altra candela. Nessuno direbbe che la fiammella spenta della prima candela sia trasmigrata nella fiammella accesa della seconda candela. Non siamo di fronte alla migrazione fisica di un principio vitale.  
 
Come può un principio, pur deterministico come quello del karma, agire su inconsapevoli fiammelle ontologiche, quando il sé personale responsabile delle azioni si estingue con la morte? De facto, a ogni nuova vita si avrebbe un essere diverso, su cui però agirebbero le conseguenze di esseri ormai estinti, corrispondenti alle vite precedenti. Come è possibile stabilire un nesso tra un essere vivente e quelle che era in una sua esistenza passata? Non si può. Le conseguenze della rigorosa applicazione delle dottrine di Buddha portano in modo ineluttabile alla negazione dell'Essere.  

Conclusioni
 
Gautama era davvero un autentico nichilista. Credeva unicamente nel Nulla e perseguiva l'Estinzione di tutti i viventi come unica forma di Salvezza. Tutte le narrazioni sui miracoli, sull'ascesi, sulla santità, sul ricordo di esistenze passate, altro non sono che baggianate inventate da monaci ignoranti, avidi e superstiziosi. Se si tolgono queste futili incrostazioni morali, si ottiene il ritratto di un Profeta del Non-Essere. L'ho compreso di colpo in modo cristallino. Un universo entropico è incompatibile con la dottrina buddhista del karma.

martedì 12 gennaio 2021


IL CRISTO DI BOURGES
 
Nelle sue cronache dell'anno 591, il Vescovo Gregorio di Tours ha riportato un fatto singolare e sommamente degno di nota. Erano brutti tempi per le Gallie, divorate dalla peste bubbonica e da un'ininterrotta serie di carestie e di torbidi. Un abitante della città di Bourges (l'antica capitale del popolo celtico dei Bituriges), si perse in una foresta mentre andava a far legna e fu assalito all'improvviso da immensi sciami di vespe. Intossicato dal veleno di centinaia di insetti, egli cadde in uno stato confusionale ed estatico. Si deve notare come un episodio di questo genere è riportato secoli dopo anche per il Protocataro Leotardo di Vertus, di cui abbiamo già diffusamente parlato in relazione alla comparsa dei primi predicatori Bogomili attestati in Occidente. Va detto che in ogni caso aggressioni di inaudita violenza da parte di sciami di vespe dovevano essere molto comuni nell'antica società agricola. Mentre Leotardo ruppe un nido di vespe terranee (Vespula germanica) durante l'aratura di un campo, è più probabile che il biturige sia stato assalito da colonie di calabroni (Vespa crabro), imenotteri particolarmente temuti e aggressivi. Nonostante le rassicurazioni di alcuni animalisti, questi insetti possono uccidere un uomo e persino un grosso animale, tanto che in toscano sono chiamati "ammazzacavalli". L'uomo di Bourges rimase traumatizzato a tal punto che sopravvisse in uno stato di shock senza recuperare il senno per due anni interi, camminando e nutrendosi quasi per automatismo come un morto vivente privo di volontà. Alla fine, dopo un simile orrido vagabondare, raggiunse la regione di Arles (l'antica Arelate). Si vestiva di pelli di animali, come un selvaggio, e passava tutto il suo tempo immerso in preghiera. Alla fine di questo periodo di ascesi, egli si rivelò alle genti dichiarando di aver ricevuto dal Cielo i doni soprannaturali della guarigione e della profezia. Continuò a lungo a percorrere foreste e zone impervie, attraverso la catena montuosa delle Cevenne e la regione che appartenne al popolo dei Gabali, l'attuale Gevaudan. Dovunque egli andasse, affermava di essere Cristo reincarnato. Torme di diseredati e di afflitti lo interrogavano sul proprio futuro: a molti diceva che sarebbero caduti in preda a gravi malattie, altri che sarebbero stati divorati da terribili afflizioni, soltanto a pochi prevedeva buona fortuna. Incontrò una donna che egli disse essere propria sorella, riconoscendovi la Madre di Dio. La chiamò Maria e le consacrava le terre in cui si recava.

Il cronista Gregorio aveva una spiegazione naturale per ridurre alla ragione questi fatti portentosi: il Cristo di Bourges doveva essere nient'altro che un folle posseduto dai Demoni, che gli conferivano il potere di profetare e di risanare gli ammalati. A causa di queste doti, il Messia dei boschi riuscì a raccogliere intorno a sé un gran numero di accoliti che lo adoravano e lo seguivano dovunque. Già a quell'epoca la Chiesa di Roma era sommamente corrotta, concubinaria, simoniaca e rapace. Si tenga presente che non stiamo parlando del XI secolo, eppure lo scenario sembra incredibilmente simile a quello che vide la formazione dei primi predicatori itineranti in lotta contro lo strapotere del Papato. Stiamo trattando del tardo VI secolo. In quei selvosi distretti dovevano sopravvivere popolazioni di lingua gallica e superficialmente cristianizzate, memori del movimento dei Bagaudi, i ribelli celtici che come antichi Robin Hood assaltavano le proprietà dei ricchi per dare ai poveri le ricchezze razziate. Non stiamo parlando del villaggio di Asterix, come qualcuno con ironia potrebbe essere portato a pensare. Un documento conosciuto come Glossario di Vienne e l'esplicita testimonianza di Gregorio di Tours ci dimostrano che una forma di neogallico era ancora parlata nel VI secolo, sotto il Regno dei Franchi. 

Come un capo dei Bagaudi, il Cristo di Bourges guidava l'assalto delle chiese e dei monasteri, spogliando preti, monaci e possidenti di oro, denaro e vestiario. Molti chierici furono massacrati dagli insorti, ma non va taciuto che altri si spogliavano volontariamente delle loro vesti e delle loro cariche per seguire il Messia silvestre. Inorridito e terrorizzato da questi eventi portentosi, il Vescovo di Le Puy, un certo Aurelio, inviò un ambasciatore ai dissidenti religiosi simulando una richiesta di trattative. Questo legato era però un sicario, esperto nell'omicidio, ed aveva ricevuto dall'ecclesiastico un compito ben preciso: uccidere quello che le masse ritenevano il novello Cristo. Così accadde, che a tradimento il vile assassino finse di genuflettersi davanti all'uomo e lo trafisse con una spada che teneva nascosta, sventrandolo. Il caos si scatenò e i partigiani del movimento messianico furono debellati. La donna chiamata Maria fu torturata e costretta ad ammettere che il Cristo di Bourges era un necromante in grado di soggiogare le anime semplici servendosi delle arti magiche. Sotto il supplizio, rivelò anche i trucchi e gli stratagemmi di cui l'uomo si serviva per irretire la gente, ma molti di coloro che lo avevano seguito continuarono a professare che egli era Cristo. Il movimento non si estinse e mise radici in molte parti della Gallia. Lo stesso Gregorio di Tours testimonia di aver personalmente conosciuto alcuni di questi insorti, che come i Mormoni secoli dopo si facevano chiamare i Santi degli Ultimi Giorni - a dimostrazione che si era trattato di una rivolta importante e non di semplici tafferugli. L'autore cattolico riconosceva la pericolosità di questi ribelli, in quanto insinuavano la speranza di riscossa in gente miserabile e vessata da una vita di penuria e di soprusi. Per quanto sia evidente a tutti che l'uomo di Bourges era uno Pseudo-Cristo ed era completamente privo di spessore dottrinale, la sua figura merita di essere ricordata per la sete di giustizia e per la strenua opposizione al potere della Chiesa Romana.

domenica 10 gennaio 2021


LA STORIA DI LEOTARDO PROTOCATARO
 

Leotardo era un umile contadino nativo del villaggio rurale di Vertus, nella Diocesi di Châlons-sur-Marne, nella regione della Champagne. Si narra che un giorno dell'Anno del Signore 1004, arando un campo, ruppe un nido di vespe terranee che lo aggredirono iniettandogli in corpo una gran quantità di veleno. A seguito di questa intossicazione, Leotardo giacque febbricitante e fece uno strano sogno denso di premonizioni. Al suo risveglio era cambiato. Per prima cosa iniziò a prendere la moglie a pugni e a calci, cacciandola di casa e chiamandola prostituta. Quindi si recò in chiesa e spezzò pubblicamente il crocefisso, definendolo un odioso idolo. All'inizio i suoi compaesani ritennero che fosse impazzito per il dolore, e che l'aggressione degli insetti gli avesse obnubilato il senno. Presto però si resero conto che le sue parole avevano una grandezza che mancava ai sermoni dei preti. Iniziò così la sua predicazione, che gli assicurò un certo seguito di gente di bassa estrazione sociale. Cominciò a sostenere che l'Antico Testamento è malvagio, che ogni forma di rapporto sessuale è un'abominazione da evitare e che il matrimonio è un peccato mortale.

Il vescovo di Châlons, Gebuino, non dormiva sonni tranquilli, e vedeva la posizione della Chiesa di Roma minacciata dalle potenzialità rivoluzionarie del nuovo movimento. Soprattutto ad inquietarlo era il fatto che sempre più persone si infiammavano dalle prediche di Leotardo contro la corruzione del clero, e si rifiutavano di pagare le decime. All'epoca non c'era stato ancora un significativo emergere di idee eterodosse nell'Occidente cristiano. La strategia del vescovo fu così priva della sistematica ferocia che presto sarebbe stata adottata in tutto l'Occidente: si limitò a convocare il predicatore e a interrogarlo senza alcuna coercizione fisica. Ebbe luogo il confronto dell'eretico con i Dottori. Con la sua erudizione, non fu difficile al porporato mettere a nudo forti incoerenze nelle idee rudimentali del povero contadino privo di istruizione. Nel contraddittorio pubblico furono usate le armi di una satira spietata, deridendo Leotardo, che fu prontamente abbandonato dai suoi seguaci. Tale fu la vergogna, che il contadino si vide il mondo crollare addosso e decise di suicidarsi: si gettò in un pozzo profondo e per la caduta morì.


Gli accademici, rigidi nelle loro posizioni, spesso non arrivano a dedurre importanti conclusioni a partire da precisi indizi. Classificano questo episodio come isolato, e si limitano a supporre che nei distretti della Francia settentrionale ebbe luogo una timida influenza del Bogomilismo, la religione dualista all'epoca molto diffusa in Bulgaria. Non si arrischiano oltre: non sanno né vogliono precisare la natura di questa influenza e attraverso quali  percorsi si infiltrò nella Champagne. I Perfetti Bogomili, chiamati anche Theotokoi, avevano un ulteriore epiteto che caratterizzava la loro vita: Fundaiti, ossia Portatori di Bisaccia. Già sul finire del X secolo essi percorrevano le contrade dell'Occidente portando il Verbo del Dualismo Anticosmico. Durante i loro viaggi si assimilavano agli usi locali, imparavano la lingua locale alla perfezione e trasmettevano idee di persona in persona. Pian piano queste idee venivano accolte e germogliavano. Quando un fundaita invecchiava nel corso delle sue eroiche peregrinazioni, trasmetteva la sua missione a giovani adepti, che a loro volta la passavano alle nuove generazioni, fino a far fiorire l'Europa di santi i cui nomi sono stati spesso dimenticati, ma il cui fulgore permise il successivo sviluppo delle Chiese Catare.


Errano molti studiosi sottovalutando la figura dello sfortunato Leotardo: si vede in modo chiaro come in lui fossero già presenti tutti i tratti distintivi di un Catarismo in fase di definizione. L'accaduto dovette lasciare una traccia profonda tra le genti della regione. I Fundaiti che vennero a conoscenza del suicidio nel pozzo impararono dai propri errori, e da allora si prodigarono di propagandare una vasta erudizione biblica e teologica, in modo da permettere ai credenti di rispondere a tono agli argomenti dei chierici della Chiesa di Roma. Se Leotardo fece il passo più lungo della gamba, coloro che gli succedettero non poterono essere confusi dai sofismi, e gettarono nel panico più di un vescovo dimostrando di saperne di più di ogni universitario. Nel giro di pochi decenni la Champagne era piena di nuclei eterodossi di persone che negavano l'Incarnazione, ma seguivano nudi il Cristo nudo con adamantina coerenza. Uomini e donne abbandonavano le famiglie e vivevano in comune senza avere rapporti fisici, astenendosi dal consumo di carne e di ogni alimento nato dal coito, rinunciando ai sacramenti dei preti e all'idolatria, e praticando il Battesimo di Spirito tramite l'imposizione delle mani.


Nella dissoluzione di una vecchia società, una nuova borghesia stava sorgendo, e a causa di questi moti fu sempre più evidente lo sradicamento di intere masse contadine afflitte da interminabili carestie. La penuria alimentare del volgo si contrapponeva agli scandalosi, sfrontati lussi dei prelati. Il marasma contribuì alla creazione di intricate reti di contatti apostolici, consolidando il passaggio delle dottrine da una regione all'altra a seguito di lunghi viaggi. Territori immensi divennero terra di missione. Le idee anticosmiche trovarono terreno fertile: iniziarono a diffondersi tra i neonati ceti borghesi, tra i cavalieri erranti e persino tra i nobili. Una situazione per molti versi affine a quella attuale, con la Rete che permette alle idee di crescere...