mercoledì 5 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DI BUKKAKE 'EIACULAZIONE MULTIPLA SUL VOLTO DI UNA PERSONA'

La parola bukkake "eiaculazione multipla sul volto di una persona (solitamente di sesso femminile)" è stata resa popolare dalla pornografia nel Web. Non è una parola inglese, bensì giapponese. Non si deve pronunciare in modo ortografico /*bʌ'keɪk/ o qualcosa di simile: la pronuncia giapponese corretta è /buk'kake/; alcune pronunce adattate all'inglese sono /bu'kɑ:ki/, /bu'kæki/, /bu'kɑ:ke/. Eppure esiste in America chi dà alla parola in questione una falsa etimologia, interpretandola come "bake a cake", ossia "cuocere una torta". 
Come funziona? È abbastanza semplice: 

Il bukkake "è una pratica di sesso di gruppo in cui più uomini eiaculano a turno o insieme su una persona, spesso inginocchiata; talvolta può coincidere con l'ingestione di sperma. Questa pratica è prevalentemente in uso in certi generi di nicchia della cinematografia pornografica e talvolta in queste scene sono coinvolti decine di partecipanti di sesso maschile"
(Fonte: Wikipedia) 

In moltissimi casi si tratta di una semplice masturbazione collettiva in cui lo sperma finisce addosso al soggetto ricevente e nella sua bocca. I contatti sono ridotti al minimo: in genere si ha soltanto una sommaria fellatio dopo l'eiaculazione. I masturbatori spesso non si ritraggono il prepuzio mentre eiaculano; talvolta si allontanano una volta espulso il carico, rifiutando il minimo contatto. Ricordo un video in cui una bionda prosperosa, inginocchiata, prendeva lo sperma di una ventina di uomini. Due su tre rifiutavano di farsi succhiare, limitandosi a spruzzarle in faccia o in bocca. Soltanto uno, quello col fallo più esiguo e magro, veniva sottoposto a un avido succhiamento da parte della donna. In altri casi era lei a concedere soltanto una fugace poppata al glande. Ho guardato il morbosissimo video decine di volte, riuscendo ad interpretare le emozioni della bionda osservando i suoi grandi occhi cerulei e le sue espressioni facciali: era pervasa da un misto di bramosia e di masochismo estremo, come se godesse ad essere usata come una latrina. Restavo quasi ipnotizzato nel contemplare le masse di spermi differenti su quella pelle chiara.   

Note etimologiche
 
L'etimologia del bizzarro vocabolo tecnico è presto detta: deriva dal verbo giapponese 打っ掛ける bukkakeru, che significa "bagnare", "colare", "spruzzare", "versare con forza", a sua volta composto da due verbi: il primo è ぶつ butsu "colpire", forma transitiva di 打ち buchi usata per dare enfasi, mentre il secondo è 掛ける kakeru "versare" (-ru è una caratteristica terminazione verbale, molto comune). Da questo verbo composto bukkakeru è derivato per retroformazione il sostantivo ぶっかけ bukkake. Mi rendo conto del fatto che la teoria verbale giapponese è un argomento estremamente ostico! 
Si rileva infine una singolare anfibologia: bukkake è anche il nome di un tipico piatto di spaghetti asiatici (noodles) conditi con brodo; anche il metodo di versare il brodo sugli spaghetti freddi ha questo nome. In genere si tratta di spaghetti di frumento, chiamati 饂飩 udon. Tutta roba lontanissima dagli spaghetti italici che noi amiamo ingurgitare! 

Ne concludiamo che l'etimologia della parola bukkake non ha alcun mistero. Diverso è il discorso, tortuosissimo, sulle origini di questa peculiare forma di sesso di gruppo. 

False origini della pratica 

A questo punto ci si può chiedere quale sia l'origine di questa pratica. Nel Web imperversa un mito che riporta il bukkake all'epoca dei samurai e del feudalesimo giapponese. Secondo questa idea radicatissima, le adultere sarebbero state punite con l'esposizione a una sorta di gogna spermatica: immobilizzate sulla pubblica piazza e lasciate in balìa di chiunque volesse scaricare su di loro il proprio liquame genetico. La morale era questa: se una donna ha preso lo sperma di un uomo diverso dal marito, allora tanto vale che prenda lo sperma di chiunque. Peccato che si tratti di un mito memetico del tutto infondato, oltre che incredibilmente stupido. Nel Giappone feudale le adultere erano decapitate
 
Il mito di Bataille 

Un'altra leggenda metropolitana attribuisce la prima descrizione del bukkake al filosofo, antropologo e scrittore francese Georges Bataille (Billom, 1897 - Parigi, 1962). Tutto nasce da un equivoco: in una pagina del Web ospitata su Tumblr è menzionato un saggio antropologico intitolato "Bataille and Bukkake: Symbolic Human Sacrifice in Japanese Pornography", sostanzialmente inaccessibile, il cui autore non è menzionato. Come si può constatare, il titolo in sé non sembra davvero attribuire all'opera di Bataille una qualsiasi menzione dell'argomento in questione. Dopo una lunga ricerca, il saggio antropologico è risultato ascrivibile a un certo James Bone. È menzionato in una nota a piè di pagina nella tesina universitaria di Francesca Basso "Il kimbaku tra eros e violenza: una breve analisi antropologica" (anno 2018/2019), dove viene fornito un link che però risulta rotto: 


Vere origini della pratica 

Nulla di medievale. Tutto è nato nell'ambito della Settima Arte, verso la metà degli anni '80 del XX secolo. Ci sono versioni discordanti su quale sia stato il primo film ad includere sequenze di bukkake. Secondo una fonte non tracciabile, questo sarebbe Mascot Note (マスカットノート), realizzato nel dicembre 1986, il cui cast includerebbe l'attrice Aiko Matsuoka (non sono riuscito a recuperare informazioni sul regista). Secondo un'altra fonte poco attendibile (Shiruou, 2023), il film sarebbe invece Jesus Clits Superstar part 1, diretto da Saki Goto nel 1987, che includerebbe dieci eiaculazioni sul volto di un'attrice. Anche cercando in lungo e in largo nel Web, non si trova traccia di un regista rispondente al nominativo Saki Goto; esiste invece un omonimo compositore, oltre all'attrice Saki Gotō (con la vocale finale lunga). In sintesi, questa notizia sul bukkake ha tutta l'aria di essere una ciofeca. Siamo in un nebuloso regno di disinformazione, caratterizzato dal proliferare incontrollato di frammenti infettivi di spazzatura memetica. 
Tutti sembrano però concordare su un punto: a popolarizzare il bukkake sarebbe stato il regista Kazuhiko Matsumoto nel 1998. A questi viene in effetti accreditata l'invenzione del genere bukkake della pornografia giapponese, oltre alla stessa introduzione della parola in contesto sessuale. Fatto sta che lo studio cinematografico Shuttle Japan ha registrato il termine ぶっかけ/BUKKAKE come marchio commerciale (No. 4545137) nel gennaio 2001. Il primo uso della parola bukkake nel titolo di un film pornografico risale al 1995: Bukkake Milky Showers 01, sempre della Shuttle Japan. Shiruou è dell'idea che la diffusione del bukkake negli Stati Uniti d'America sia dovuta alla pubblicazione di contenuto rubato alla Shuttle Japan, a partire dal 1998. 
La formazione del bukkake ha con ogni probabilità le sue origini in una reazione alla rigida censura in vigore nel Paese del Sol Levante, che vieta ogni rappresentazione dei genitali e del pelo pubico, imponendo di nascondere con la pixellizzazione le parti del corpo incriminate. La rappresentazione dello sperma non è invece vietata ed è stata quindi usata come stratagemma per creare sequenze morbose e altamente erotiche. Il bukkake giapponese è tutto fondato sull'umiliazione di ragazze spesso vestite da scolarette, mentre il bukkake importato in Occidente si sforza di presentarsi in un aspetto ludico - anche se in molte sequenze si vede lontano un miglio che le docce spermatiche sono poco gradite.   

I due allupati e le bukkakette

Si deve al mondo dei blog della remota epoca di Splinder l'introduzione in italiano gergale del neologismo bukkaketta (o bukkakette, alla francese) "donna che pratica il bukkake". Sono ormai passati molti anni da quando sul blog denominato Blog Killers comparve un articolo che trattava proprio il bukkake. Si intitolava qualcosa come Bukkakette cercasi, era firmato I due allupati ed esibiva un grosso stemma con la sigla FIGB, glossata "Federazione Italiana Gioco Bukkake" e formata sul modello della calcistica FIGC, che sta per "Federazione Italiana Giuoco Calcio". Con grande stupore ho potuto constatare che esiste tuttora un sito pertinente, vivo e vegeto! 


È molto ben organizzato e ha un'ottima presenza nel Web, non c'è che dire! Vendono persino i gadget: una tazza col Tricolore su cui cola un candido rivolo di liquido seminale e la scritta stilizzata "FIGB"
Nel sito si trovano pruriginose note pseudostoriche sull'origine del bukkake. Ecco alcuni estratti:

"Il bukkake è un'antichissima tradizione giapponese, le cui vere origini si perdono nella nebbia della storia." 

"I primi documenti storicamente rilevanti che ci parlano di questa pratica risalgono alla metà del tredicesimo secolo, ma il bukkake è con tutta probabiltà nato alcuni secoli prima." 

"Secondo una delle teorie più accreditate, il bukkake era un antico rito di fertilità che veniva compiuto dopo un matrimonio, per garantire una lunga a prosperosa discendenza alla coppia." 

"La sposina veniva ricoperta di sperma da tutti i convenuti al matrimonio, che in tal modo dichiaravano di accettare la fanciulla come donna adulta e non più come bambina, con tutti i diritti e i doveri che ne conseguivano." 

Ebbene, si tratta di pure e semplici fantasie goliardiche, concepite non senza ingegno ma del tutto prive di fondamento. In altre parole, appartengono al dominio della memetica! Si nota infine che esiste un'altra FIGB, ben poco erotica: è la Federazione Italiana Gioco Bridge!

  
Una vignetta satirica su Berlusconi 

Nella fantasia di Marok, autore di una famosa vignetta, Berlusconi confonde il seppuku con il bukkake! Riesce sempre a strapparmi una risata!  

Bukkake pre-neolitico!

I Sentinelesi (o Sentinellesi), che vivono sulla minuscola isola chiamata North Sentinel, parte dell'arcipelago delle Andamane, sono la tribù più isolata del mondo. Sono cacciatori-raccoglitori, che mantengono una società di sussistenza, consistente nella caccia, la pesca e nella raccolta di piante selvatiche. Continuano a resistere in modo fierissimo a qualunque contatto con le genti del mondo esterno: attaccano chiunque osi raggiungere la costa, scagliandogli contro nugoli di micidiali frecce. 
Orbene, anni fa mi è capitato di leggere qualcosa che ha colpito la mia immaginazione. Alcuni visitatori che si sono avvicinati incautamente all'isola hanno visto sulla spiaggia una scena incredibile: una donna inginocchiata e due uomini che si masturbavano furiosamente, schizzandole la faccia con fiotti di sperma incandescente! Un autentico bukkake

sabato 1 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DI CUM 'SPERMA' E TO CUM 'EIACULARE', 'AVERE L'ORGASMO'

Ricordo una scena di un film trash. Buzzanca stava copulando selvaggiamente in una grande stanza d'albergo. Mentre era in procinto di eiaculare nella sua maliarda, urlava "vino!", intendendo "vengo!" in rumeno maccheronico (in realtà "vino!" significa "vieni!", mentre "vengo" è "eu vin"). I camerieri, materialoni stoltissimi, gli portavano caraffe di vino rosso, credendo che egli volesse ubriacarsi durante l'amplesso.

Questa è la pagina del Wiktionary che riporta le forme della coniugazione del verbo rumeno in questione:

(vedi coniugazione)

L'episodio porta ad alcune mortificanti riflessioni:
1) Basta un cambiamento fonetico minimo per rendere incomprensibile una parola
2) Basta una stupida omofonia per trarre in inganno (vedi anche il caso dell'idromele: come la gente ne sente parlare, pone subito la fastidiosissima domanda sulle mele del cazzo).
3) Regna e imperversa la fede cieca nell'assoluta sovrapponibilità e traducibilità di tutte le lingue. Appurata l'esistenza di una frase idiomatica in una lingua, questa viene automaticamente creduta esistente in tutte le altre e tradotta in modo letterale.  

No. Non è assolutamente detto che la parola "venire" sia usata dovunque col significato di "avere l'orgasmo", "godere". Nella stessa lingua italiana, potrebbe benissimo essere un calco dell'inglese to cum, diffuso con la pornografia negli anni '70 e '80 dello scorso secolo. Non si può dare nulla per scontato: è necessaria un'indagine rigorosa.
Si noterà che l'inglese non ha parole distinte per indicare i concetti di "avere l'orgasmo" (detto di uomo o di donna) e di "eiaculare" (detto di uomo): entrambi i significati sono resi da to cum

Esempi di fraseologia:

"godo" => I cum
"sborro"
=> I cum
"sto godendo"
=> I'm cumming
"sto per sborrare"
=> I'm cumming
"sto sborrando"
=> I'm cumming
"mi fa godere"
=> she makes me cum
"mi fa sborrare"
=> she makes me cum
"fammi godere"
=> let me cum
"fammi sborrare"
=> let me cum

Alcune note di grammatichina inglese

A scuola si insegna con grande cura e pedanteria la differenza tra il presente abituale e quello progressivo in -ing, ma ci sono moltissimi usi particolari ed eccezioni.
Per quanto riguarda il verbo to cum "sborrare", "godere", le due forme di presente si equivalgono. Se qualcuno dice "I cum", intende generalmente dire "I'm cumming": non si tratta per necessità di un presente abituale. 

"When used as a noun, it usually refers to sperm. When used as a verb, it can be used to describe both men and women. You didn't mention part of speech, although @Kevin made that helpful distinction in his answer, i.e. between noun and verb"
(Ellie Kesselman, 2023) 

Traduzione: 

"Quando è usato come nome, di solito si riferisce allo sperma. Quando è usato come verbo, può essere usato per descrivere sia gli uomini che le donne. Tu non hai menzionato la parte del discorso, tuttavia @Kevin ha fatto questa utile distinzione nella sua risposta, ossia tra nome e verbo" 

Il verbo è considerato regolare (debole) o irregolare (forte)

"he cummed in her mouth"
"he came in her mouth"


Il participio passato è per lo più regolare (debole): cummed. La variante cum sembra un'abbreviazione di cummed. Tuttavia, secondo Wikipedia, le forme irregolari (forti) sono diffuse: cum, come.

"cummed tits":
"Huge cummed tits brunette babe Amy Anderson"
quasi sinonimo: creampied
cum boobs = cummed boobs
"cummed lips"
"Your pussy is so cute, and her cummed lips are so hot"
"Would you kiss me with a cummed lips?"
"The most I love kissing girl cummed lips and cum boobs"

etc.

Appurato questo, qual è la vera origine di to cum "eiaculare; godere" e di cum "sperma"? Il problema è annoso e di difficile soluzione.

Proposte etimologiche

1) Esiste l'idea che si tratti di un'abbreviazione di "come to climax", ossia "giungere al culmine".

"It's an informal way of spelling 'to come', which can mean having an orgasm. How exactly that verb has become associated with sexual acts is unclear (to me). My best guess would be that it was commonly used in a phrase similar to:
I'm coming to an orgasm!"

(Kevin, 2011) 

Traduzione: 

"È un modo informale di scrivere 'to come', che può significare avere un orgasmo. Non è chiaro (per me) come esattamente quel verbo sia stato associato ad atti sessuali. La mia ipotesi migliore sarebbe che fosse comunemente usato in una frase simile a: Sto arrivando all'orgasmo!"

Un tempo si usava dire anche in Italia "venire all'orgasmo" (esempio: "le faccio un ditalino e la faccio venire all'orgasmo"). Questa locuzione ormai è completamente desueta, non l'ho più sentita dall'epoca in cui ero adolescente.
Quello che manca completamente in italiano è un sostantivo derivato dal verbo calcato sull'inglese: non si è mai usata una parola come "venuta" col senso di "sperma".

"To this, I will add that as far as the verb come is concerned, there are similar constructions in German (kommen) and French (arriver)."
(RegDwigHt, 2011) 

Traduzione: 

"A questo aggiungo che per quanto riguarda il verbo venire esistono costruzioni simili in tedesco (kommen) e francese (arriver)."

L'argomento di ReDwigHt non è risolutivo: è ben possibile che in tedesco e in francese, proprio come in italiano, sia stata la produzione pornografica a causare un calco dell'inglese to cum.
Anche il tedesco e il francese non dispongono di sostantivi per indicare lo sperma, che siano derivati dai verbi kommen e arriver.
In questo, italiano, tedesco e francese differiscono radicalmente dall'inglese.

2) Esiste l'idea insensata che to cum "eiaculare, etc." derivi dalla preposizione latina cum "con, insieme a" (glossa inglese: with, together with).
Il percorso semantico escogitato dai fautori di questa proposta è ingegnoso ma abbastanza contorto.
John-cum-Paula significherebbe così "John (è) insieme a Paula",  ossia "John e Paula fanno coppia", da cui si sarebbe ingenerato lo slittamento semantico "John sborra Paula" (dentro o sul corpo). Da qui il significato si sarebbe esteso, arrivando a indicare anche l'orgasmo femminile. 
Detestando i romanisti e gli etimologi popolari, sono incline a irridere questa pseudoetimologia. Devo però riconoscere che chi l'ha avanzata poteva pensare di avere qualche ragione, basandosi sul buon senso e sull'evidenza della vita di coppia. 

3) I verbi to come "venire" e to cum "eiaculare, etc." non hanno tra loro alcuna connessione. In altre parole, si tratta di una pura e semplice omonimia dovuta a coincidenza. Possiamo pensare che il verbo relativo all'orgasmo fosse in origine regolare (debole) e che le forme irregolari (forti) si debbano ad analogia con to come "venire".  
Conclusioni: 
1) è perfettamente nota l'etimologia indoeuropea di to come "venire";
2) l'etimologia di to cum "eiaculare, etc." è sconosciuta e tale potrebbe permanere ancora a lungo.  

Un'importante attestazione 

La prima attestazione di to cum, in realtà to cum off, si trova in una poesia della metà del XVII secolo, Walking in a Meadow Green, contenuta nel cosiddetto Percy Folio, un enorme manoscritto recuperato dal poeta, religioso e antiquario inglese Thomas Percy, Vescovo di Dromore (1729 - 1811). Purtroppo il Percy Folio è rimasto gravemente danneggiato da domestici maligni che ne hanno strappato molte pagine per accendere il camino e con ogni probabilità anche per pulirsi il deretano dopo aver defecato. Riporto la poesia per intero, nella malferma ortografia originale. L'autore secentesco è anonimo. Ecco il testo, tutto incentrato sull'irreversibilità della sborra:  

Walking in a Meadow Green
(Bishop Thomas Percy, 1650)

Walking in a meadowe greene,
fayre flowers for to gather,
where p[r]imrose rankes did stand on bankes
to welcome comers thither,
I hard a voice which made a Noise,
which caused me to attend it,
I heard a lasse say to a Ladd,
"once more, & none can mend it."


They lay soe close together,
they made me much to wonder;
I knew not which was wether,
vntill I saw her vnder
then off he came, & blusht for shame
soe soone that he had endit;
yet still shee lyes, & to him cryes,
"Once More, & none can mend it."


His lookes were dull & verry sadd,
his courage shee had tamed;
shee bad him play the lusty lad
or else he quite was shamed;
"then stifly thrust, hee hit me iust,
ffeare not, but freely spend it,
& play about at in & out;
once more, & none can mend it."


And then he thought to venter her,
thinking the ffitt was on him;
but when he came to enter her,
the poynt turnd backe vpon him.
Yet shee said, "stay! goe not away
although the point be bended!
but toot againe, & hit the vaine!
once more, & none can Mend it."


Then in her Armes shee did him fold,
& oftentimes shee kist him,
yett still his courage was but cold
for all the good shee wisht him;
yett with her hand shee made it stand
soe stiffe shee cold not bend it,
& then anon shee cryes " come on
once more, & none can mend it!"


"Adew, adew, sweet hart, "quoth hee,
"for in faith I must be gone"
"nay, then you doe me wronge, "quoth shee,
to leaue me thus alone."
Away he went when all was spent,
wherat shee was offended;
Like a troian true she made a vow
shee wold have one shold mend it. 

Traduzione: 

Camminando in un prato verde,
fiori favolosi da raccogliere,
dove sui banchi si trovavano i ranghi delle primule
per accogliere i visitatori che vengono lì,
Ho forte una voce che faceva rumore,
che mi ha spinto a parteciparvi,
Ho sentito una ragazza dire a un ragazzo,
"Ancora una volta, e nessuno può ripararlo." 

Giacevano così vicini,
mi hanno fatto molto meravigliare;
Non sapevo quale fosse il motivo,
finché non l'ho vista sotto
poi lui sborrò, arrossendo per la vergogna
tanto presto ebbe fine;
eppure lei mente ancora, e lo implora,
"Ancora una volta, e nessuno può ripararlo."

Il suo aspetto era spento e molto triste,
il suo coraggio lei lo aveva domato;
gli aveva detto di interpretare il ragazzo voglioso
oppure si vergognava parecchio;
"poi spingi forte, mi ha colpito giusto,
non temere, ma consumalo liberamente,
e gioca dentro e fuori;
ancora una volta, e nessuno può ripararlo." 

E allora pensò di ingravidarla,
pensando che il problema fosse per lui;
ma quando venne ad entrare in lei,
la punta si rivoltò contro di lui.
Eppure lei disse: "Resta! Non andare via
anche se la punta è piegata!
ma suona ancora e colpisci la vagina!
Ancora una volta, e nessuno può ripararlo."

Poi nelle sue braccia lo fece piegare,
e spesso lo baciava,
eppure il suo coraggio era tutt'altro che freddo
per tutto il bene che gli augurava;
eppure con la mano lo fece stare in piedi
così rigida che lei non poteva piegarla,
e poi subito implora "andiamo".
Ancora una volta, e nessuno può ripararlo!"

"Addio, addio, tesoro", disse lui,
"perché in fede devo andarmene"
"no, allora mi fai un torto", disse lei,
"a lasciarmi così sola."
Lui se ne andò quando tutto fu trascorso,
per questo lei si offese;
Come una vera troiana, lei fece un voto:
ne vorrebbe uno che lo riparasse.

Glossario:

adew "addio" (1) 
cold = could 
ffeare not "non temere" 
ladd "ragazzo"
lasse "ragazza" 
meadowe greene "prato verde" (2)  
off he came "eiaculò"
quoth hee "disse lui"
quoth shee "disse lei" 
shee kist = she kissed 
shold = should 
soe = so 
sweet hart "tesoro" (3) 
toot "suona"  
vaine "vagina" (4) 
wold = would 
yett = yet 

(1) Deriva dall'antico francese adieu. Secondo l'Oxford English Dictionary, questa parola ricorre soltanto in medio inglese. 
(2) Gli aggettivi erano spesso posposti, con buona pace delle odierne maestrine gnè-gnè
(3) Sta chiaramente per sweet heart e non ha nulla a che fare con hart "cervo maschio". 
(4) A quanto mi risulta è un hapax. Deriva dall'antico francese. Nel Web si trova spesso scritto hit the vain anziché hit the vein "colpisci la vena" (nel linguaggio dei medici e in quello dei tossicomani), che a mio avviso non ha nulla a che fare col vaine della poesia. 

Walking in a Meadow Green irradia angoscia e senso dell'irreparabile: è una testimonianza di un'epoca in cui era chiaro a tutti che il sesso non è affatto un gioco innocuo. 


Derivati e composti

Esistono numerosi derivati di cum "sperma":   

cumbucket, cumdump, cum dumpster, cum receptacle
"persona laida" (lett. "serbatoio di sborra")
"persona promiscua" (spesso detto di omosessuali o bisessuali)

cumrag
"fazzolettino usato per pulire lo sperma"
"persona che fa sesso occasionale ricevendo sperma dentro o addosso"
Può dirsi di donne o di omosessuali effeminati.

cum guzzler
"inghiottitrice di sperma", "inghiottitore di sperma" 
Note: 
Si dice di donne o di omosessuali effeminati che praticano ossessivamente la fellatio a partner promiscui ingurgitando il materiale genetico.

cum towel
"fazzolettino usato per pulire lo sperma"
Note: 
Si dice di donne remissive, che si umiliano prendendo spermi differenti.

cumskin 
termine usato dai MANDINGO per indicare i bianchi, irridendoli (lett. "pelle di sborra").

cum tribute
"foto di una persona, su cui un uomo si masturba e versa lo sperma"

cum catcher
"un condom"; "una persona molto promiscua"
(alla lettera: "che acchiappa lo sperma")

Gli Anglosassoni sono lividi e violenti.

Tentativi di traduzione letterale: 

cumrag "straccio zuppo di sborra"
cumslut "troia di sborra"
cumsoaked "zuppo di sborra"

Non fa specie che il politically correct sia nato anche come reazione ad abusi verbali di questa specie, che non ho mai sentito proferire in Italia. Si tratta a mio avviso di un vero e proprio tabù verbale. In Italia c'è una sorta di interdetto che impone di non essere troppo espliciti nell'insultare una donna promiscua e persino un omosessuale. Si sente dire che una è una "troia", che uno è un "frocio",  un "finocchio" o un "ricchione", ma non che è una "latrina di sborra", un "cencio sborrato" o simili. 

martedì 27 settembre 2022

ETIMOLOGIA DI LANDFOGTO 'MAGISTRATO DISTRETTUALE'

Ricordo ancora nitidamente quando visitai il castello di Locarno in compagnia di amici. Accadde un fatto che ha dell'incredibile e che ancora oggi desta il mio stupore. C'era una camera con una scritta sopra l'architrave della porta d'ingresso. Incredulo, lessi questa scritta, chiarissima ai miei occhi: 

SALA DEI LINFOCITI 

Fui colpito da un intenso mal di testa e da un senso di grande confusione. Mi ci volle un po' per capire che il mio cervello mi stava ingannando. Non potendo in alcun modo darsi una spiegazione dei dati che gli giungevano dagli occhi, i neuroni increduli e le sinapsi sovraccariche hanno operato una distorsione percettiva che è culminata in un'autentica allucinazione. Il dato reale, oggettivo, è stato sostituito da un tentativo di interpretazione fallace. Una cosa atroce! Alla fine, con immensa fatica, sono riuscito a distinguere la scritta vera: 

SALA DEI LANDFOGTI 

Lì per lì mi sono chiesto che diamine di parola fosse mai quella che i miei occhi mi stavano mostrando, ma quasi subito sono riuscito a riconoscere un composto formato a partire dal tedesco Land "terra, terreno", "territorio". Il secondo membro del composto è mascherato da un'ortografia inconsueta ma non è poi così difficile da comprendere. Ho allora capito che era un prestito dal tedesco all'italiano incerto del Canton Ticino. Landfogto significa "magistrato distrettuale". Si pronuncia Lanfocto e spesso si scrive anche così. Ecco la trafila della seconda parte del composto:  

Latino classico: advōcātus "avvocato, attendente";
      "sostenitore", "mediatore", "aiutante", "difensore"  
  Latino medievale: (ad)vocatus 
  => Antico alto tedesco: fogat "balivo", "giudice", "avvocato",
           "patrono"
      Medio alto tedesco: voget "balivo, magistrato" 
           varianti: vogt, voit, woith, vougt 
      Tedesco moderno: Vogt "balivo, magistrato"
      Pronuncia: /fo:kt/ (standard); 
                           /fo:xt/ (Germania settentrionale e centrale; 
                           Franconia, Baviera settentrionale) 
      Declinazione: gen. Vogts, Vogtes; pl. Vögte  
      Derivati: Vogtei "protettorato; prefettura" 

Nel Canton Ticino i funzionari detti Landfogti operarono per ostacolare la diffusione della Riforma Protestante e per promuovere lo sviluppo economico (due obiettivi che fanno a pugni tra loro, si noterà). 
Vogt era il titolo usato in area tedesca per indicare chi gestiva un'avvocazia.  

Termini derivati: 

Olandese: (land-)voogd "governatore"
Danese: foged "ufficiale giudiziario"
Norvegese: fogd "ufficiale giudiziario"
Svedese: fogde "ufficiale giudiziario" 
Polacco: wójt "impiegato governativo"; "balivo,
     signore di un comune rurale"
Finlandese: vouti "balivo"
Lituano: vaitas "balivo" (desueto)
Rumeno: voit "balivo" (desueto) 

Sono numerosi i cognomi derivati dal tedesco Vogt, alcuni dei quali diffusi anche nell'area di lingua olandese. Lo stesso Vogt è comunissimo in Norvegia.  

Vogt 
de Vogt
 
van Vogt 
Vogd 
Vogdt 
Voet 
Voigt 
Voight 
Voit 
von Voit 
Voogd 
etc. 

Sicuramente ci saranno altre varianti ancora. Ecco che l'eventuale lettore potrà finalmente comprendere l'origine del bizzarro cognome dello scrittore di fantascienza Alfred Elton van Vogt (Gretna, 1912 - Los Angeles, 2000), come pure il nome del famosissimo test Voight-Kampff che compare nell'opera di Philip K. Dick (Chicago, 1928 - Santa Ana, 1982), Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?, 1968). Inoltre, Georg Voigt (Königsberg, 1827 - Lipsia, 1891) fu uno storico e umanista tedesco, che scrisse un'opera in tre volumi su Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini. Se non vado errato, Dick era abbastanza fissato su questo pontefice. Riporto nel seguito un elenco di personaggi il cui cognome è formato a partire dal prestito latino in tedesco.  

VOGT  
Alfred Vogt (1879–1943), oftalmologo svizzero
Alois Vogt (1906–1988), Deputato Primo Ministro del Liechtenstein
Andreas Vogt (1880-1958), politico liechtensteinese 
Achim Vogt (1970, viv.), sciatore alpino liechtensteinese
Carina Vogt (1992, viv.), saltatrice con gli sci tedesca 
Carl Vogt (1817–1895), scienziato e filosofo tedesco 
Carl Vogt (1817-1895), filosofo e zoologo tedesco
Emil Vogt (1863-1936), architetto svizzero 
Erich Vogt (1929–2014), fisico canadese
Eskil Vogt (1974, viv.), sceneggiatore e regista norvegese 
Evon Z. Vogt (1918–2004), antropologo americano
François-Xavier Vogt (1870-1943), vescovo cattolico francese
Franz-Josef Vogt (1985, viv.), calciatore liechtensteinese
Fredrik Vogt (1892-1970), ingegnere norvegese
Gerhard Vogt (2003, viv.), calciatore tedesco 
Hans Vogt (1903–1986), linguista norvegese
Heinrich Vogt (1890-1968), astronomo tedesco
Heinrich Vogt (1875-1936), neurologo tedesco
Jakob Vogt (1902-1985), sollevatore tedesco
Jordan Vogt-Roberts (1984, viv.), regista, attore e sceneggiatore statunitense
Jørgen Herman Vogt (1784-1862), politico norvegese
Joseph Vogt (1895-1986), storico tedesco
Kevin Vogt (1991, viv.), calciatore tedesco
Lars Vogt (1970-2022), pianista tedesco 
Linda Vogt (1922–2013), flautista australiana
Lorenz Juhl Vogt (1828–1901), politico norvegese
Lothar Vogt (1952, viv.), scacchista tedesco
Luis Vogt (2002, viv.), sciatore alpino tedesco 
Marthe Louise Vogt (1903–2003), neuroscienziata tedesca
Mary E. Vogt (1950, viv.), costumista statunitense
Matthias Theodor Vogt (1959, viv.) storico e musicologo tedesco
Miriam Vogt (1967, viv.), sciatrice alpina tedesca 
Niels Nielsen Vogt (1798–1869), politico norvegese
Oliver Vogt (1980, viv.), cestista svizzero
Oskar Vogt (1870-1959), neurologo tedesco
Petra Kandarr, nata Vogt (1950-2017), atleta tedesca 
Ramona Vogt (..., viv.), fisico statunitense
Richard Vogt (1894-1979), ingegnere aeronautico tedesco 
Rochus Eugen Vogt (1929, viv.), fisico tedesco-americano 
Roland Vogt (1941–2018), politico tedesco
Roy Vogt (1934-1997), economista canadese e critico letterario 
Stephanie Vogt (1990, viv.), tennista liechtensteinese
Steven S. Vogt (1949, viv.), astronomo statunitense 
Svend Borchmann Hersleb Vogt (1852–1923), politico norvegese 
Thorolf Vogt (1888–1958), geologo norvegese 
Ulrich Andreas Vogt (1952, viv.), tenore tedesco e direttore di orchestra 
Von Ogden Vogt (1879-1964), teologo americano 
William Vogt (1902-1968), ornitologo americano e scrittore di problemi di popolazione globale

de VOGT 
Carl de Vogt (1885-1970), attore e cantante tedesco

VOGDT 
Eberhard Vogdt (1902-1964), cordaio estone,
Marion Vogdt (1956, viv.), politico tedesco 

VOGTS 
Berti Vogts (1946, viv.), calciatore e allenatore tedesco
Howard C. Vogts (1929-2010), allenatore di football americano 

VOET 
Alexander Voet il Vecchio (1608-1689), incisore ed editore fiammingo
Alexander Voet il Giovane (1637–1693/1705), incisore ed editore fiammingo
Gijsbert Voet (1589–1676), teologo olandese
Jacob Ferdinand Voet (circa 1639–1689/1700) ritrattista barocco fiammingo
Johann Eusebius Voet (1706–1788), medico, poeta, illustratore ed entomologo olandese
Johannes Voet (1647–1713), giurista olandese
Judith G. Voet (1941, viv.), biochimica americana e autrice di libri di testo
Willy Voet (1945, viv.), fisioterapista sportivo belga

VOIGT
Alexander Voigt (1978, viv.), calciatore tedesco
Angela Voigt (1951-2013), atleta tedesca
Brooke Voigt (1993, viv.), ex snowboarder canadese 
Cynthia Voigt (1942, viv.), autrice americana di libri per ragazzi 
Deborah Voigt (1960, viv.), soprano statunitense 
Edwin Edgar Voigt (1892–1977), vescovo metodista americano
Ellen Bryant Voigt (1943, viv.), poetessa tedesco-americana
Emil Voigt (1879–1946), ginnasta e multiplista statunitense
Emil Voigt (1883–1973), mezzofondista britannico 
Erika Voigt (1898–1952), attrice danese 
Eva-Maria Voigt (1921-2013), filologa tedesca
Frederick Augustus Voigt (1892–1957), giornalista inglese
Friedrich Siegmund Voigt (1781–1850), zoologo e botanico tedesco 
Georg Voigt (1827-1891), storico tedesco
Harry Voigt (1913-1986), velocista tedesco
Ian Voigt (..., viv.), tecnico del suono britannico 
Irma Voigt (1882–1953), Decano delle Donne all'Università dell'Ohio 
Jaap Voigt (1941, viv.), giocatore olandese di hockey
Jan Voigt (1928–1997), attore e ballerino norvegese 
Jens Voigt (1971, viv.), ciclista tedesco
Joachim Otto Voigt (1798-1843), botanico danese 
Johann Carl Wilhelm Voigt (1752-1821), geologo tedesco
Johannes Voigt (1786–1863), storico tedesco 
Margarete Voigt-Schweikert (1887–1957), compositrice tedesca e critico musicale 
Mario Voigt (1977, viv.), politico democristiano tedesco 
Noelia Voigt (1999, viv.), Miss USA 2023
Richard Voigt (floruit XX sec.), ciclista su strada tedesco
Teresa Fioroni-Voigt (1799-1880), pittrice italiana
Udo Voigt (1952, viv.), politico ultra-conservatore tedesco 
Vanessa Voigt (1997, viv.), biatleta tedesca
Wilhelm Voigt (1849–1922), criminale tedesco (il Capitano di Köpenick)
William "Will" Bryant Voigt (1976, viv.), allenatore di pallacanestro  statunitense
Woldemar Voigt (1850–1919), fisico tedesco
Woldemar Voigt (1907–1980), ingegnere tedesco 
Wolfgang "Gas" Voigt (1961), musicista tedesco 

VOIGHT 
Barry Voight (1937, viv.), geologo americano
Charles Voight (1887–1947), cartonista americano
Dutch Voight (1888–1986), gangster americano
Robert G. Voight (1921–2008), accademico americano
Jack Voight (1945, viv.), Tesoriere dello Stato del Wisconsin
Jonathan "Jon" Voight è un attore e produttore statunitense, nato a Yonkers, New York nel 1938. 
La famosa attrice Angelina Jolie è nata Angelina Jolie Voight  nel 1975 ed è proprio la figlia del sopracitato Jon Voight. Suo fratello James Haven è nato James Haven Voight nel 1973. 

VOIT 
Brigitte Voit (1963, viv.), professore di chimica 
Eszter Voit (1916-1990), ginnasta ungherese
G. Mark Voit (1961, viv.), fisico americano
Louis Linwood Voit III (1991, viv.), giocatore di baseball americano
Otto Emil Voit (1845–1906), soldato americano decorato 
Robert Voit (1889-1963), artista americano 

von VOIT 
Carl von Voit (1831-1908), fisiologo e dietista tedesco 
Richard Jakob August von Voit (1801-1870), architetto tedesco 

VOOGD 
Bob de Voogd (1988, viv.), giocatore olandese di hockey su prato
Floris de Voogd (circa 1228-1258), fratello e procuratore di Guglielmo II d'Olanda
Hendrik Voogd (1768–1839), pittore e incisore
Jan de Voogd (1924–2015), politico olandese

Abbiamo inoltre qualche altra ricorrenza interessante del termine: 

Herr Vogt è il titolo di una pubblicazione polemica pubblicata da Karl Marx;
Vogt è un comune del distretto governativo di Tubinga (Baden-Württemberg, Germania);  
Funker Vogt è un progetto tedesco di musica elettronica; 
4378 Voigt è un asteroide della fascia principale; 
L'Effetto Voigt è un fenomeno magneto-ottico; 
La Notazione di Voigt è un sistema di scrittura dei tensori.

venerdì 23 settembre 2022

ETIMOLOGIA DI VADUZ

Il Principato del Liechtenstein è una micronazione situata nell'arco alpino, incastonata tra la Svizzera e l'Austria. In effetti è uno dei paesi più piccoli del mondo. La lingua ufficiale è il tedesco standard ed è correntemente parlato un dialetto alemannico. Questa varietà di alemannico, usata dal 73% della popolazione (dato 2020), è molto divergente dal tedesco standard, che invece è usato dal 92% della popolazione (dato 2020). Tecnicamente parlando, vi sono due gruppi di dialetti; alto alemannico nel nord e altissimo alemannico nel sud. La capitale del Principato ha un nome che desta subito l'attenzione per il suo singolare aspetto fonetico: Vaduz. L'accento è sull'ultima sillaba. Riporto nel seguito alcuni dati sintetici:  

Tedesco standard: Vaduz 
   Pronuncia: /fa'dʊts/, /va'du:ts/ 
   Declinazione: gen., dat., acc. Vaduz 
Alemannico: Vadoz 
   Pronuncia: /fa'dots/
Prima attestazione: Faduzes
    Anno: 1175-1200 
Attestazioni successive (XIII sec.): Faduzze (1250), Vaducz, Vaduz (1249, 1304), Vadutzze, Vadutz  



Ci si pone ora una domanda. Qual è l'etimologia del toponimo Vaduz? A questo proposito, in letteratura si trovano due possibilità. 

1) Vaduz deriva dal latino Vallis Dulcis, ossia "Valle Dolce".  Il riferimento è alla grande bellezza dei luoghi e all'amenità del clima. Questa teoria in passato era molto accreditata. Friedrich Umlauft ha scritto in una nota nel suo libro "Das Fürstenthum Liechtenstein. Geographisch, historisch, touristisch" (1891): "Vaduz oder Valdulz, corrumpirt aus dem rätoromanischen Valdultsch, ist gleich "Süßthal", ehedem Valdulz, Valdultsch", ossia "Vaduz o Valdulz, corrotto dal retoromancio Valdultsch, è uguale a "Valle Dolce", anticamente Valdulz, Valdultsch" (i grassetti sono miei). Resta il fatto che non sono riuscito a trovare alcuna attestazione delle forme Valdulz e Valdultsch. All'epoca non erano diffusi gli asterischi per contrassegnare le forme ricostruite o congetturali. Fatto sta che la nota di Umlauft è stata citata centinaia e centinaia di volte, acquisendo un prestigio senza limiti.
 
2) Vaduz deriva dal latino Aquaeductus, ossia "Aquedotto". In romancio esiste la parola auadutg "canale del mulino", "conduttura" (glossa tedesca: Wasserleitung; offener Wassergraben, Kanal für Mühlen), da alcuni riportata come avadutg, che deriva direttamente dal latino aquaeductus "acquedotto". La sua pronuncia è /ava'dutʃ/ e presenta numerose varianti, come auadottel, aquaduct, etc. Il riferimento è ai canali che a quanto pare sarebbero stati usati già nel XII secolo per alimentare le numerose segherie e i mulini dell'area, che ferveva di frenetica attività imprenditoriale. Questa teoria alternativa sembra acquistare sempre più sostegno. 

Questo è quanto, allo stato attuale delle cose, è riportato sul Wiktionary in inglese: 


Etymology 

Via Rhaeto-Romance auadutg from latin aquaeductus.

Questo è quanto, allo stato attuale delle cose, è riportato sul Wiktionary in tedesco (i grassetti sono miei):


Zur Herkunft des Ortsnamens gibt es verschiedene Theorien: Einmal glaubt man, festgestellt zu haben, dass ein Bezug zum lateinischen vadum oder vadutium (Furt) bestehe. Dieser Ansatz gilt heutzutage als falsch. Es wird nun davon ausgegangen, dass Vaduz dadurch entstanden sei, dass aus dem Lateinischen das Wort aquaeductus (Wasserleitung, Wassergraben, Mühlgraben) in das Alträtoromanische als auadutg übergegangen sei. Die Übersetzung Mühlgraben oder Mühlgerinne ist den anderen vorzuziehen, da Wassergräben in Liechtenstein in früherer Zeit ungleich seltener vorkamen als Mühlgräben. Anlass zur Benennung des Ortes nach einem Mühlgraben hat aller Wahrscheinlichkeit nach eine Mühle am heute kanalisierten Altabach gegeben.[1]
Eine andere Quelle spricht davon, dass der Name der Gemeinde sich aus Valdutsch entwickelt hat, was sich aus dem lateinischen Wort vallis (Tal) und dem althochdeutschen diutisk (deutsch) zusammensetzt.[2]

1. Historischer Verein für das Fürstentum Liechtenstein: Vaduz
2. Wikipedia-Artikel „Vaduz“ 

Traduzione in italiano: 

Esistono diverse teorie sull'origine del toponimo: in primo luogo si ritiene sia stabilito un collegamento con il latino vadum o vadutium (guado). Questo approccio è oggi considerato sbagliato. Ora si suppone che Vaduz sia nata perché la parola aquaeductus (conduttura dell'acqua, canale dell'acqua, corsa del mulino) è stata trasferita dal latino nell'antico romancio come auadutg. La traduzione "fossato del mulino" o "canale del mulino" è preferibile alle altre, poiché in passato nel Liechtenstein i fossati erano molto meno comuni dei fossati dei mulini. Il motivo per cui la località prese il nome da una corsa di mulini era molto probabilmente un mulino sull'Altabach, che ora è canalizzato.(1)
Un'altra fonte afferma che il nome del comune deriverebbe da Valdutsch, composto dalla parola latina vallis (valle) e dall'alto tedesco antico diutisk (tedesco).(2)  

1. Associazione storica per il Principato del Liechtenstein: Vaduz
2. Articolo di Wikipedia “Vaduz
 
Non solvitur? Non proprio

Sono partito dal fatto che in romancio il digramma tg trascrive il suono palatale (affricata postalveolare) sordo /tʃ/.
Il passaggio dal latino volgare -ct- a /tʃ/ è molto comune: si trova anche nelle lingue galloitaliche, oltre che in spagnolo (es. octō "otto" > ocho). 
Invece in Vaduz si trova /ts/, che a quanto ne so non è mai il prodotto del latino volgare -ct- (se qualcuno può confutarmi portandomi esempi in qualche remota lingua locale, è di certo il benvenuto).  
Ho quindi dedotto che Vallis dulcis è possibile e plausibile, mentre Aquaeductus è comunque possibile ma abbastanza implausibile. 
Questa mia prima conclusione si è dimostrata troppo tecnicistica e frettolosa, non avendo tenuto conto dell'estrema variabilità dei dialetti della lingua romancia e del fatto che auadutg è  una voce semidotta. Rianalizzando la questione, ecco quanto ho appreso. 
Un esito /ts/ è il prodotto a partire dalla desinenza del plurale -s: aquaducts "canali del mulino", che è una forma attestata anche nella variante Avaduz (1725). Tutto mi è stato chiaro consultando il Dicziunari Rumantsch Grischun, disponibile online. Riporto il link (i grassetti sono miei): 


Flurnamen (aus RN.): als Adúts, Idúts (Tujetsch); Aquaduck, -dutgi, -dugt (Urk. 1448, Untervaz); Uadọ́tg (Bach, Lohn); Avaduz (Urk. 1725, Filisur); Suot Aguadottas (Äcker und Wiesen in Zuoz, urkundl. 1479 subter awadoytta, 1547 Sutaguaduttas, 1650 Suott aguaduattas, 1655 Suottaguaduottels). Gaduottel, Vaduottel (Wiese, Lavin, urkundlich 1742 guaduotel).  

Traduzione in italiano:   

Nomi di campi (da RN.): als Adúts, Idúts (Tujetsch); Aquaduck, -dutgi, -dugt (docum. 1448, Untervaz); Uadọ́tg (ruscello, Lohn); Avaduz (documento del 1725, Filisur); Suot Aguadottas (campi e prati a Zuoz, documentati nel 1479 subter awadoytta, 1547 Sutaguaduttas, 1650 Suott aguaduattas, 1655 Suottaguaduottels). Gaduottel, Vaduottel (prato, Lavin, documentato nel 1742 guaduotel).* 

*Tujetsch, Untervaz, Lohn, Filisur, Lavin sono cognomi di autori.

Conclusioni 

A questo punto non ci sono dubbi che la teoria dell'origine di Vaduz da Vallis Dulcis debba per necessità tramontare. Nel territorio del Liechtenstein era un tempo parlata una lingua retoromanza, con ogni probabilità affine al romancio dei vicini Grigioni. È possibile che questa lingua si sia estinta nel corso del XIII secolo. L'area è stata quindi interamente germanizzata da popolazioni di lingua alemannica: fa parte a tutti gli effetti della Romània sommersa

lunedì 19 settembre 2022

ETIMOLOGIA DELLO SPAGNOLO BRUJO 'STREGONE', BRUJA 'STREGA'

Il professor Fabio Calabrese, persona di cui ho la massima stima, molto spesso si diverte a fare battute argute fondate su assonanze. In una di queste, la parola spagnola brujo "stregone" è considerata omofona dell'italiano bruco "larva di lepidottero". In realtà la pronuncia non è proprio identica. L'omofonia è molto approssimativa: in spagnolo c'è una fricativa velare /x/, mentre in italiano c'è una semplice occlusiva velare /k/. In altre parole, -j- in brujo ha un suono simile a quello di -ch- del tedesco Achtung. Mi rendo conto che per un parlante della lingua italiana non sia facile distinguere suoni a cui non è abituato. Detto questo, sorge una domanda. Qual è l'etimologia delle parole spagnole brujo "stregone" e bruja "strega"? 

L'idea dei romanisti, che sono inclini a spiegare Omero con Omero, è che il brujo sia proprio un bruco, ossia una larva di lepidottero, intesa come manifestazione demoniaca. La parola viene quindi ricondotta al greco βροῦχος (brûkhos) "tipo di locusta senza ali", passato in latino tardo come brūchus, da cui per l'appunto l'italiano bruco. La parola greca, presente in liste di vocaboli di epoca bizantina, è attestata anche la variante βροῦκος (brûkos), senza consonante aspirata; Esichio ci riporta per Creta la variante βρεῦκος (brêukos). L'origine ultima è sconosciuta, anche se si riconosce il suo aspetto non indoeuropeo. Un possibile lontano parente potrebbe essere il latino ērūca "bruco", con la variante ūrūca (potremmo ricostruire una protoforma *ewrouka). L'idea evocata è quella di una masticazione immonda, di un rosicchiare magico che indurrebbe il maleficio, provocando un danno ai viventi - esseri umani o animali che siano.  

I romanisti in questione non tengono conto del fatto che la parola in analisi non è presente soltanto in spagnolo, ma anche in altre lingue romanze occidentali (in cui -x- ha il suono "palatale" /ʃ/, come sc- nell'italiano scia): 

Galiziano: bruxa "strega"
Portoghese: bruxa "strega"
Catalano: bruixa "strega"
Occitano: bruèissa "strega" 

Non tengono nemmeno conto del fatto che al tempo dei Conquistadores, anche j in spagnolo aveva lo stesso suono palatale /s/, del tutto dissimile dall'attuale aspirazione: bruja era pronunciato /ʃ/ e in italiano sarebbe trascritto come *bruscia. La parola non può avere nulla a che fare col bruco. Si tratta di una parola preromana sopravvissuta come elemento di sostrato. 

Ecco la protoforma ricostruibile:  

Proto-celtico: *bruχtijā "strega"  
  Celtiberico: *brūχsā "strega" 
  Note: 
Si è avuta un'assibilazione e la vocale tonica si è allungata per compenso. La forma proto-romanza evolutasi da queste premesse è *brùissa, da cui si sono originate le forme documentate nelle varie lingue della Penisola Iberica. 

Proto-celtico: *briχto-, *briχtu-, *briχtijā "magia" 
   Gallico: brictom, brixtia "magia" 
       (bnanom brictom "la magia delle donne", Piombo
       di Larzac; brixtia anderon "con la magia delle donne", 
       Piombo di Chamalières)
   Antico irlandese: bricht "incantesimo, formula magica"
        (gen. brechtobrechta
      Gaelico d'Irlanda: briocth "incantesimo"; "amuleto"
   Medio gallese: bryth-, -frith "magia"
         (brythron "bacchetta magica"; lledfrith "illusione",
         lett. "mezza magia")
      Gallese moderno: lledrith "illusione"  



L'etimologia ultima è incerta. Secondo alcuni potrebbe essere una variante di una ben nota radice di origine indoeuropea, comune al proto-germanico: 

Proto-celtico: *berχtos "splendido" 
   Antico irlandese: -bertach "splendido" 
      (Flaithbertach "Splendido Principe", antroponimo)
   Medio gallese: berth "bello"; "prospero, ricco"
      Gallese moderno: berth "bello"; "prospero, ricco" 
   Medio bretone: berz "prosperità" 
      Bretone moderno: berzh "prosperità" 


Proto-indoeuropeo: *bherg'h- "splendere", 
        *bherg'h-tó-s "splendente" 
   Proto-germanico: *berχtaz "splendente" 
      Gotico: bairhts "splendente" 
      Antico alto tedesco: beraht "splendente" 
      Norreno: bjartr "splendente" 
    etc.

La semantica non è affatto soddisfacente e sono incline a rigettare questo collegamento. L'idea più sensata è a parer mio quella di considerare il nome proto-celtico della magia un residuo preindoeuropeo oppure un resto di una forma di indoeuropeo preceltico ancora da chiarire. Siamo davanti a un percorso in salita! 

Esisterebbe un'altra possibilità, che non è priva di problemi fonologici. La semantica sarebbe connessa alla visione sfocata, all'inganno allucinatorio della magia. 
 
Proto-gallo-britannico: *briχtos "maculato, screziato" 
   Antico gallese: brith, glossa latina pictam 
     Medio gallese: brith "maculato, screziato" 
     Gallese moderno: brith "maculato, screziato"; "grigio"
         (detto di capelli)
   Medio bretone: briz "maculato, screziato" 
      Bretone moderno: brizh "maculato, screziato"
   Antico cornico: bruit "screziato, striato"
      Cornico: brith, bryth "screziato, striato"; "tartan" 
 
Il punto è che la forma proto-celtica da cui deriva ha *mr-

Proto-celtico: *mriχtos "maculato, screziato" 
   Antico irlandese: mrecht "maculato, screziato" 


Così in antico irlandese abbiamo mrecht "maculato" contro bricht "incantesimo, formula magica": due forme ben distinte tra loro e non assimilabili.

Esistono altre teorie alternative, a parer mio meno plausibili di quella sopra esposta. Le esporrò in questa sede per sommi capi. 

1) Il nome spagnolo della strega deriverebbe dal nome di un'antica divinità femmilile. Il significato sarebbe diventato negativo per via del processo di cristianizzazione. 

Proto-celtico *Brigantī "Somma Dea" 
   (gen. *Brigantijās "della Somma Dea") 
       Antico irlandese: Brigit
          Gaelico d'Irlanda: Bríd
          Gaelico di Scozia: Brìghde, Brìde
           Manx: Breeshey
Note: 
Il nome divino femminile è ben conosciuto. Ne deriva anche il nome della Brianza, ossia "(Terra) della Somma Dea". La radice è molto produttiva e ne è attestato un derivato notevole: 

Proto-celtico: *brigantīnos "capo", "sovrano"
  Antico bretone: brientin, brientinion "sovrano"
    Medio cornico: brentyn, bryntyn "sovrano"
    Medio gallese: brenhin "sovrano" 
      Gallese moderno: brenin "sovrano"
Note: 
In passato questi vocaboli sono stati erroneamente creduto l'etimologia del nome di Brenno.


Proto-indoeuropeo: *bherg'h- "elevare, ascendere"; "essere elevato"  


2) Il nome spagnolo della strega deriverebbe dal nome celtico dell'erica e della brughiera. 

Proto-celtico *wroikos "erica", "brughiera" 
Le parole attestate si sarebbero formate da un composto con un suffisso sibilante: 
maschile *wroiχsos, femminile *wroiχsā  
Significato postulato: "abitante della brughiera".
Dalla stessa radice deriva la parola italiana brughiera, oltre al desueto brugo "erica". Lo stregone, la strega, sarebbero gli abitanti della brughiera. 


Sono propenso a scartare queste etimologie per motivi fonetici. 

Conclusioni 

Spero che questo mio trattatello possa dare un'idea anche vaga di quanta ricchezza culturale è andata perduta per colpa di secolari pregiudizi portati avanti dai romanisti!

giovedì 15 settembre 2022

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: GIOP 'GINEPRAIO'

In romancio esiste la parola giop "ginepraio" (glossa tedesca: Wacholderbusch). Si capisce all'istante che è una voce prelatina e ha corrispondenze galloitaliche in un'area abbastanza compatta della regione alpina: valtellinese giupp "rododendro" (Sondrio), giub "ginepro nano" (Tre Pievi), ticinese gip "rosa delle Alpi" e molte altre forme simili (Stampa, 1937). Se ne parla nell'Archivio glottologico italiano, volumi 22-23, ove è riportata la variante engadinese inferiore gioc, giocca "ginepro" (Ascoli, 1929). Purtroppo non sono riuscito ad avere accesso a questi testi e ne ho ottenuto solo brevi stralci da Google Books.  

Rileviamo una glossa del medico e botanico Dioscoride Pedanio (circa 40 d.C. - circa 90 d.C.), vissuto a Roma all'epoca di Nerone, che si collega al vocabolo romancio.  

Voce riportata da Dioscoride: 
   ἰουπικέλλους
ον (iupikélluson
Glossa greca: 
   ἄρκευθος (árkeuthos
Traduzione italiana: "ginepro" 
Fonte: De materia medica libri quinque - Volume I, cap. CIII. 

Sono erronee e dovute a tentativi di razionalizzazione le trascrizioni ιουπικελλους (iupicellus) e ιουπικελλος (iupicellos) che spesso si trovano riportate nei testi dei romanisti e di altri studiosi. 

Questo è il testo di Dioscoride originale in greco: 

Κεφ. ργ'. [Πεr Ἀρκεύθου.] Ἄρκευθος ἡ μέν τίς ἐστι μεγάλη, ἡ δ μικρά. [οἱ δ ἀρκευθίδα, οἱ δ μνησίθεον, οἱ δὲ ἀκαταλίδα, Ἀφροί ζουορινσίπετ, Αἱγύπτιοι λιβιούμ, Ῥωμαῖοι ἰουνίπερουμ, Γάλλοι ἰουπικέλλουσον. Γνώριμος δ ἡ μεγάλη τοῖς πλεῖστοις, ἐμφερς κυπαρίσσῳ, γεννωμένη ἐν τραχέσι κα παραθαλασσίοις τόποις.] Δριμεῖαι δ ἀμφότεραι, διουρητικα θερμαντικα, θuμώμεναί τε θηρία διώκουσιν. Ὁ δ καρπς αὐτῶν ὁ μέν τις καρύου μέγεθος εὐρίκεται, ὁ δ καρύοι ποντικοῦ ἴσος, στρογγύλος τε κα εὐώδης κα γλυκς ἐν τῷ διαμασσᾶσθαι κα ὑπόπικρος, ἀρκευθìς καλούμενος, θερμαντικς μετρίως κα στυπτικς, εὐστόμαχος. ποιῶν πρς τ ἐν θώρακι κα βῆχας κα πνεuματώσεις κα στρόφους κα θηρία πινόμενος. ἔστι δè κα οὐρητικς, ὅθεν κα σπάσμασι κα ῥήγμασι κα ὑστερικαῖς πνιγομέναις ἁρμόζει.

Questo è il testo di Dioscoride in latino (il grassetto è mio): 

Cap. CIII. [De Iunipero.] Iuniperus quaedam maior est, minor altera. [Hanc nonnulli arceuthida, alii mnesitheum, alii acatalida, Afri zuorinsipet, Aegyptii libium, Romani iuniperum, Galli iupicelluson vocant, Maior est in vulgus nota, cupresso similis, proveniens in asperis et submarinis locis.] Utraque est acris, urinam movet, calefacit, accensaque animalia noxia fugat. Fructus vero earum, alterius nucem (euboïcam), alterius nucem avellanam mole aequat, rotundus est, odoratus, dulcis dum manducatur, ac subamarus, arceuthis vocatus. Moderate calefacit et astringit, stomacho utilis. Potus ad pectoris vitia, tusses, inflationes, tormina morsusque bestiarum noxiarum inservit. Urinas quoque ciet, unde et convulsis et ruptis et quae utero strangulantur, subvenit. 

Traduzione in italiano: 

"Un tipo di ginepro è più grande, l'altro più piccolo. [Alcuni lo chiamano arceuthis, altri mnesitheum, altri acatalis, gli Africani zuorinsipet, gli Egiziani libium, i Romani iuniperus, i Galli iupicelluson, e allontana gli animali nocivi incendiandoli. Ma il loro frutto, grande l'una come una noce (euboïca), l'altra come una nocciola, è rotondo, profumato, dolce quando si mangia e subamaro, chiamato arceuthis. Moderatamente riscaldante e astringente, utile per lo stomaco. La bevanda serve contro le malattie del petto, la tosse, le flatulenze, le convulsioni e i morsi di animali nocivi. Cura anche l'urina, dalla quale aiuta coloro che sono convulsi e lacerati e coloro che sono strangolati nel grembo materno."

Nei testi dell'Archivio glottologico italiano, il suffisso 
-ikel-, molto peculiare, è confrontato con quello della glossa celto-ligure aravicelus "pino cembro", "pinastro", trasmessa da Plinio e attribuita ai Taurini, di cui si parlerà in altra sede. Tuttavia, appurato che la forma trasmessa da Dioscoride termina in -ikell-us-on, si evince che le cose sono un tantino più complesse.

La protoforma ricostruibile a partire dalle forme romance e galloitaliche è la seguente: 

Proto-celtico: *juppos "specie di arbusto" 
      < *jukkwos 

Questo scrive Carlo Salvioni in Etimologie varie, Romania, Vol. 36, No. 142 (1907), pp. 224-251, proponendo una ridicola paretimologia, pur avendo il pregio di riportare dati altrimenti difficili da reperire:

ENGAD. giob -p GINEPRO 2

Ricorre anche di quà dall' Alpi : valtell. giùba, giub, gip, ginepro, ginepro nano, poschiav. giòb pianterella nana. Nella Valle del Ticino però e altrove, le è proprio il significato di ʻ rododendro ʼ 3: arbed. gip, valcoll. žüp, e inoltre žip, gep, ǧüp, v. Bollett. st. d. Svizz. it., XIII, 102. Evidentemente c'è qui un trapasso di significato, nè saprei dire se dal ʻ rododendro ʼ al ʻ ginepro ʼ o da questo a quello. Molto verosimilmente però la prima alternativa è quella che corrisponde meglio alla realtà, poichè a designare il rododendro, quei di Pontirone, una valletta tributaria del Blenio, adoperano ǧọpadrórz cioè ʻ giubba dell' orso ʼ; e qual pur si sia la concezione da cui s'è mosso per creare questa designazione, essa trae conforto dal sinonimo braga d'ors proprio di Leontica (Blenio). Mi par dunque che non andremo lontani dal vero ravvisando in giop ecc. come la riduzione elittica del composto ʻ giubba dell' orso ʼ. La gamma vocalica in cui la voce ci si fa davanti, questa già ce l'offre nel suo significato proprio (valtell. giùba e gíba, arbed. gípa, sopras. gieppa ; per l'o, v. il ted. Joppe, Diez, W, 166). Solo giǫ́pa è a me ignoto, e chi sa che l'ǫ́ non si debba a ciò, che scioltosi giópa dal composto, e non intendendosene più il primitivo valore etimologico, venne facilmente attratto da qualche altra voce ? 

2. Divariato anche per gioc -cca, jocca, nel basso-eng.
3. Nella stessa Valtellina, a Ponte, è giüp rododendro. - La Leventina ha anche un giópa pianta di patate, e simili. 

Incredibile e grottesca è la conclusione del Salvioni, nel tentativo di ricondurre l'ignoto al noto, spiegando a viva forza Omero con Omero e mettendo il tutto nel letto di Procuste. Un simile operato alla meglio si deve considerare futile, alla peggio intellettualmente disonesto; l'unica scusante possibile è la scarsità d'informazione e di mezzi tipica dell'epoca.