sabato 1 novembre 2014

UN COMMENTO SULLA VITA DI SAN SENOCH

La breve Vita Sancti Senoch Abbatis di San Gregorio di Tours è una lettura deludente, avarissima di informazioni. Vi si tramanda il solo nome di Senoch e non si parla di nessun suo compagno della stessa etnia, né dei suoi genitori. Insomma, non è una fonte adatta allo studio dell'onomastica dei Taifali stanziati nel Poitou all'epoca dei Merovingi. Sapere qualcosa di più sul contesto d'origine di Senoch sarebbe a mio avviso infinitamente più importante dell'inutile descrizione delle sue quaresime e del rigore dei suoi costumi. Peccato che Gregorio di Tours avesse un punto di vista del tutto diverso da quello di un moderno studioso e che non si interessasse di questioni filologiche. 

L'assenza di una genealogia che aiuti a comprendere meglio il contesto è di certo deplorevole, ma dobbiamo trarne un'amara lezione: le fonti storiche non sono sufficienti ad assicurare un'approfondita conoscenza su molti argomenti. A differenza dei fossili, che mostrano la struttura mineralizzata di organismi da lungo tempo scomparsi, i documenti non ci tramandano le parlate vernacolari, non ci trasmettono un quadro vivo e palpitante della vita dell'epoca in cui sono stati scritti. Trovo necessario rivolgere un particolare biasimo a coloro che cadono nella fallacia logica, arrivando a credere che l'assenza di prove sia la prova dell'assenza. Costoro arrivano a ritenere che il latino ecclesiastico sia la sola lingua degna di considerazione, non pensano che i nomi delle persone debbano avere un'origine e non si pongono nemmeno la domanda più importante: "Come parlava la gente?" 

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