martedì 15 maggio 2018

ETIMOLOGIA DI VOMBATO

La parola vombato, giunta in italiano dall'inglese wombat, deriva dalla lingua Dharruk, la stessa che ha dato anche i nomi del dingo e del koala. La forma d'origine del nome del goffo marsupiale è wambad, con le varianti wambaj e wambag. La trascrizione di queste forme nell'ortografia inglese ha dato anche womback e wombar, come testimoniato dal database Etymonline. A quanto pare è documentata anche una forma womat, con semplificazione del gruppo consonantico -mb-. Queste oscillazioni si spiegano con ogni probabilità ammettendo che la consonante finale avesse un suono che non veniva interpretato correttamente dagli ascoltatori anglofoni, oppure che una protoforma complessa abbia dato origine a esiti diversi. 

Dai documenti rimasti ai nostri giorni, sembra che la parola sia entrata in inglese nel tardo XVIII secolo con la grafia whom-batt, e che la sua introduzione sia opera di un ex galeotto che viveva con gli aborigeni sulle montagne ad ovest di Sidney. Nel 1798, il whom-batt fu descritto al governatore dello stanziamento di Cove, nei pressi di Sidney, come un grosso animale tra l'orso e il tasso ("a large animal between a bear and a badger").

Nella lingua Wiradjuri, parlata nella regione centrale del Nuovo Galles del Sud, la parola per indicare il vombato è wambad, in pratica la stessa usata in Dharruk. Riuscire a ricostruire una lista di nomi del marsupiale in questione in altre lingue non sembra facile: anche siti che hanno permesso di mettere insieme non pochi nomi del dingo, si dimostrano avari in modo sorprendente. La causa sarà da ricercarsi nell'areale del vombato, che non è poi così esteso: se un popolo vive in un'area in cui non ci sono questi animali, non avrà un nome nativo per indicarli.


A questo punto riporto un caso curioso, che ben si spiega guardando gli areali riportati nel sito. Nella lingua Yukulta (Ganggalida), un tempo parlata nel Queensland, il nome del vombato era wampita. Secondo Dixon e Blake (Handbook of Australian Languages), wampita è un prestito dall'inglese wombat. La cosa può sembrare controintuitiva, ma se nel territorio degli Yukulta non c'erano vombati, la spiegazione è immediata.

Nelle lingue dei Tasmaniani, che erano molto dissimili dalle lingue australiane, il vombato era chiamato raoomta, rowoomata, rowitta, drogermutter (l'ultima forma è glossata "badger", ossia "tasso"). L'attribuzione concreta di queste parole ai vari gruppi che vivevano nell'isola si presenta difficile. Tuttavia trovo innegabile che le parole riportate derivino tutte da un'unica protoforma, forse qualcosa che suonava *dragwomatta. La consonante -r finale di una sillaba chiusa è meramente grafica: ad esempio si ha Parlevar per Palawa, nome che si davano questi aborigeni. Non essendo un esperto nella materia, la ricostruzione potrebbe anche esserre fallace. Non so se la cosa sia legittima, ma noto che se potessimo segmentare questa protoforma e considerarla un antico composto, otterremmo *drag-womatta, con il secondo membro -womatta che ricorda in modo sorprendente le forme attestate in Australia. Se questa mia ipotesi potesse essere confermata da qualche specialista, avrei trovato un'isoglossa tra le lingue della Tasmania e dell'Australia Orientale. Il risultato sarebbe di per sé notevole, anche se credo che nessuno ci farà caso, essendo questo portale condannato alla maledizione dell'invisibilità.

Abbiamo ancora un po' di spazio per una curiosità scatologica. I vombati depongono feci cubiche. Molti nel Web si chiedono perché: una domanda tipica è "why do wombats do cube shaped poo?". La risposta a un simile interrogativo non è poi così difficile. I vombati non hanno un ano quadrato. Hanno semplicemente un intestino molto lungo e processi digestivi molto laboriosi, che portano alla produzione di masse compatte di feci con scarso contenuto di acqua. Questi escrementi secchi e densissimi sono plasmati da creste contenute nel colon. L'intestino retto è per sua natura corto e non è quindi in grado di conferire ai blocchi escrementizi la tipica forma cilindrica tipica dei prodotti degli umani e di molti altri animali.

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