mercoledì 26 dicembre 2018

NOTE SUL LAVORO DI VAN DE KERKHOF-LAHEY

Jakob Van de Kerkhof (University College Roosevelt, Middelburg, Zeeland, Olanda) e Ernestine Lahey (id.) sono gli autori dell'articolo Welsh Language Revitalisation: a Failure?, ossia La rivitalizzazione della lingua gallese: un fallimento?, pubblicato nel 2013. A dire il vero non mi è chiaro se davvero i due siano coautori, dato che Jakob Van de Kerkhof era all'epoca uno studente e Ernestine Lahey una sua docente: è possibile che l'accademica abbia semplicemente revisionato il lavoro del giovane e che per questo sia stata menzionata. Non essendo in grado di dirimere la questione, assumerò che il lavoro sia da attribuirsi ad entrambi. Il lavoro, ospitato da Academia.edu, è consultabile e scaricabile liberamente al seguente url:


Si tratta di un'analisi argomentativa per comprendere il fallimento del programma di rivitalizzazione della lingua gallese. Un fallimento miserabile, mi sia lecito aggiungere. 

Questo è l'abstract, da me tradotto in italiano: 

Il gallese è stato a lungo una lingua minoritaria nelle isole britanniche, accanto ad altre lingue celtiche come il cornico, l'irlandese e il gaelico scozzese. L'inglese è stata la lingua principale dell'isola per secoli. All'inizio del XX secolo, l'uso del gallese si è contratto a una velocità allarmante, da cui si deduce l'estinzione della lingua. In pieno XX secolo, l'uso della lingua gallese stava ancora diminuendo, senza alcuna speranza di accrescerlo in tempi prossimi. Nella seconda metà del XX secolo le proteste pubbliche e i fondi del governo hanno portato a un tentativo di rivitalizzare la lingua gallese. È interessante vedere se la lingua gallese ha fatto qualche passo avanti da allora, e la discutibile mancanza di progressi che i Gallesi hanno registrato.

Purtroppo non ho una conoscenza diretta del Galles, che senza dubbio è uno splendido paese. Tuttavia, data la natura altamente entropica del nostro mondo, è assai probabile che il governo del Galles sia formato da una classe dirigente corrotta e vorace, come del resto ogni governo di questo infame pianeta. Il punto è questo: è destino che ogni classe dirigente sia più nociva di una legione di ratti pestilenziali. Possiamo dimenticarcene e credere alla favola dei Teletubbies? No di certo. Una classe dirigente è il Male per definizione. Ciascun esemplare che compone detta associazione o cricca è nella buona sostanza un delinquente che cerca di trarre profitto da ogni situazione critica, friggendo l'aria per apparire desiderabile al volgo. All'inizio può sembrare di avere a che fare con un caso diverso, con un'eccezione, con qualcuno animato da ideali nobili. Poi, indagando meglio, si arriva sempre alle più deprimenti conclusioni. L'azione di questa élite faraonica e parassitaria si articola solitamente in obiettivi. Ecco gli obiettivi che riguardano il Galles e la sua augusta lingua, eredità dell'epoca di Artù: 

  1)  promuovere la crescita del numero delle persone che parlano e usano la lingua;
  2) dare alla gente più opportunità di usare il gallese;
  3) aumentare la confidenza dei parlanti con la lingua e il suo uso fluente;
  4) aumentare nella gente la consapevolezza del valore del gallese, sia come parte della nostra eredità nazionale che come utile capacità nella società moderna;
 5) rafforzare la posizione della lingua gallese nelle nostre comunità;
 6) promuovere una forte rappresentanza della lingua gallese tramite i media digitali. 


Saranno obiettivi realizzabili? Certamente, a patto di poter disporre della celeberrima bacchetta magica di Harry Fotter! 

L'autore dell'articolo sospetta che qualcosa non quadri. Queste sono le sue parole in proposito:

"In questa proposta, denominata 'A living language: a language for Living Welsh Language Strategy 2012-17' (Una lingua viva: una lingua per la strategia della lingua viva gallese 2012-17), il governo del Galles riconosce che la programmazione linguistica è un processo a lungo termine, e dichiara persino quanto segue: C'è poca evidenza esplicita che la fornitura di servizi in lingue minoritarie accresca il loro prestigio e il loro uso. Questo è interessante, dato che contraddice i numerosi servizi che il governo del Galles fornisce per facilitare i parlanti della lingua gallese. Indica che il governo del Galles sta correndo un rischio col programma di rivitalizzazione della lingua."

Purtroppo non seguono le conclusioni da queste premesse. Risparmio ai lettori i deprimenti dati statistici che dimostrano l'agonia della lingua che dovrebbe essere rivitalizzata, rimandando all'articolo di Van de Kerkhof-Lahey per approfondimenti. A suo tempo avevamo riportato qualche cifra del declino del gallese nel nostro commento al lavoro di Sabine Asmus, che invito a leggere: 


L'analisi dello studente della Zelanda e della sua tutrice non centra il problema al primo colpo. Questa è ad esempio una discutibile affermazione sulle minacce alla lingua gallese (pag. 9), tratto dal lavoro di Baker in Hornberger:

"La ragione per cui c'è così poca gente interessata a leggere il gallese è la preminenza della lingua inglese nel mercato librario del Galles." 

A dire il vero, si suppone che prima di poter leggere testi scritti in una lingua sia necessario prima parlarla. Ahimè, una cosa così semplice non viene capita. Si tratta poi diffusamente il grave problema della migrazione di anglofoni, ossia dell'immissione nel Galles di gente che non ha alcuna probabilità di apprendere il gallese, costituendo anzi una minaccia esistenziale alla sua stessa sopravvivenza. Di questo aveva già parlato la Asmus, che pure riteneva altri fattori più determinanti per spiegare il triste sfacelo del gallese. Fin qui nulla di nuovo. Eppure andando oltre nella lettura troviamo un'interessante intuizione (pag. 13): 

"Qui il governo del Galles si trova in un dilemma che non era stato previsto nei suoi progetti di rivitalizzazione o nei suoi progetti edilizi. Dove la costruzione di nuovi alloggi, che attrarrà inevitabilmente abitanti da fuori del Galles a causa dei bassi costi di proprietà, può portare benefici socioeconomici, questi nuovi abitanti non avranno con ogni probabilità alcuna conoscenza della lingua gallese (considerando la sopracitata differenza tra la competenza tra i nati in Galles e i nati al di fuori del Galles, che era 23 contro 8% (Luned Jones)) e contraddirà quindi il piano del governo per aumentare il numero di persone che usano e parlano la lingua." 

Finalmente si comincia a capire l'arcano. Coloro che governano il Galles non sono sprovveduti e hanno previsto tutto, agendo cum dolo: vogliono investire nell'edilizia, cementificare il paese e farvi migrare moltitudini di genti anglofone, per far sì che la lingua nativa sia eradicata completamente. Essi sono della stessa pasta dei nobilastri scozzesi che hanno tradito William Wallace e il suo sogno di libertà per leccare le emorroidi al Plantageneto in cambio di miserabili privilegi. Il programma di rivitalizzazione è soltanto uno specchietto per allodole. Non sembra in ogni caso che Van de Kerkhof abbia compreso appieno le drammatiche implicazioni di quanto da lui stesso scritto. 

Dialogo immaginario tra due politicanti 

- Ci sarebbe quella cosa delle lingue locali.
- Ma come? Abbiamo investito capitali immensi per farle estinguere. La loro esistenza danneggiava l'identità della nazione.
- Adesso però potremmo farci qualche soldo e accrescere la nostra popolarità.
- E in che modo?
- Semplice. Diciamo che intendiamo valorizzare le lingue locali, perché sono una parte fondamentale della nostra identità.
- Cosa si potrebbe fare in concreto? 

- Che ne so, organizziamo qualche concorso di poesia, mettiamo assieme una serie di corsi di formazione. Serve un po' di pressing per fare in modo che nelle scuole elementari ci sia un'ora settimanale di lezione sulle lingue locali. 
- Non so, sono un po' scettico.
- Non è importante che funzioni, anzi, non deve funzionare. Non vogliamo certo che quei bifolchi si mettano a parlare in qualche rozzo dialetto che di attuale non ha proprio nulla. 
- Comincio a capire cosa intendi.
- La gente sarà convinta che siamo difensori della cultura e delle tradizioni e ci darà una valanga di voti. 

- E faremo passare quella cosa della lottizzazione senza che nessuno ci faccia caso... 
- Bravo!
- Se poi qualche popolano si monterà la testa e ci darà delle difficoltà, ci basterà bollarlo come "fascista" o come "sovranista".
- Eleviamo lode a Beelzebub, il Sommo Dio della Corruzione!
- È cosa buona e giusta!


Una sentenza memorabile 

Nelle conclusioni dell'articolo è riportata una frase piena di amara verità, lasciata da un anonimo commentatore su un forum: "Se una lingua ha bisogno del supporto del governo per mantenersi in vita, forse non necessita più di vivere." Il punto è che la lingua di Cymru non ha affatto bisogno del supporto del governo per vivere, dal momento che ha in sé meno vita di un malato terminale. Se le genti avessero un po' di senno, forse comincerebbero a capire che nulla è l'utilità di cose come l'ora di lezione a scuola, i corsi di formazione, le trasmissioni radiofoniche o televisive, la stampa et similia: le pretese della classe dirigente equivalgono a pensare di poter insegnare il mestiere dell'orafo servendosi di un tutorial.

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