LA BATTAGLIA DI MURET
Non di rado gli eventi cruciali che determinano l'essenza più profonda di una civiltà non sono conosciuti al grande pubblico. Solo per fare un esempio, tutti sanno cos'era il Sacro Romano Impero, meno note sono le operazioni belliche di Carlo Magno contro i Sassoni, che sole hanno potuto permetterne la formazione. Secondo il criterio di uno storico, uno scontro armato non si dovrebbe essere giudicato unicamente dal numero di morti o dall'impatto sulla memoria collettiva, ma anche e soprattutto dalle sue conseguenze. Spesso incontrollabili, gli eventi mossi possono arrestare processi culturali in atto o al contrario promuoverli.
Tra le più importanti battaglie del Medioevo, se ne menziona una che determinò la sconfitta della Linguadoca e innescò l'inarrestabile declino del Catarismo in Occidente: la battaglia di Muret, che fu combattuta il 12 settembre 1213.
Muret è un borgo molto antico, situato sul versante orientale dei Pirenei, non lungi da Tolosa. Chiamato Mureth in guascone, la sua etimologia è sconosciuta e affonda le sue radici in un'oscura epoca preromana. Agli inizi del XIII secolo, la religione dei Buoni Uomini vi aveva messo radici molto salde: si pensa che a quell'epoca nel Tolosano la maggior parte della popolazione vi aderisse. Quei territori erano possesso feudale dei Conti di Tolosa, vassalli dei Re di Aragona, e tramite questo vincolo feudale, aveva luogo una potente espansione catalana in Occitania. Va detto che per lingua e cultura i due paesi erano molto simili tra loro: il catalano è una lingua sorella dell'occitano, ad essa collegato da moltissime caratteristiche comuni sul piano fonetico, morfologico e lessicale.
La battaglia del 1213, svoltasi nel corso della terribile Crociata contro gli Albigesi, ebbe tra le conseguenze quella di porre fine all'egemonia aragonese a nord dei Pirenei, in quanto vi trovò la morte Re Pietro II di Aragona.
Pietro II di Aragona nacque nel 1174 e fu anche detto Pietro I come Conte di Barcellona. Suo padre, Alfonso il Casto, era stato Re di Aragona prima di lui. Sua madre, Sancha di Castiglia, era figlia del Re di Castiglia Alfonso VII.
Nel 1196 ereditò il trono e la Contea di Barcellona, e appena un anno dopo emise un decreto di persecuzione contro gli eretici. Chiunque fosse riconosciuto come dissidente religioso aveva soltanto due scelte: lasciare il Regno o perire tra le fiamme del rogo. Nel 1204 si recò a Roma per essere incoronato dal Pontefice, quell'Innocenzo III che di lì a pochi anni avrebbe decretato la guerra di genocidio. All'atto dell'incoronazione, Pietro II giurò obbedienza al Papa. Non si trattava di un atto senza alcun valore o impegno, come gli omaggi che gli attuali politici tributano tutti i giorni al Vescovo di Roma, conducendo poi vite del tutto incompatibili con i princìpi che il Papato stesso dice di rappresentare. Pietro II dovette riconoscere il potere feudale del Papa, pagandogli un tributo, e impegnandosi ad estirpare ogni eresia dai suoi domini. Fu detto quindi il Cattolico e il Difensore della Fede, perché gli fu attribuito il compito di lottare contro i Musulmani.
Fatte queste premesse, è necessario aggiungere che Pietro II non considerava affatto i Catari come eretici, e non intendeva quindi perseguitarli in alcun modo. Quando la Chiesa di Roma affermò invece la natura eterodossa del Catarismo, ritenendolo oggetto di persecuzione, il Re di Aragona si rifiutò di sottoscrivere quest'opinione e di procedere di conseguenza. Nella regione di Tolosa giunse Domenico di Guzmán con molti altri predicatori inviati dalla Chiesa di Roma, e ne nacquero gravi tensioni.
Quando iniziò la funesta crociata, Simone di Montfort iniziò a insanguinare le regioni del feudo di Trencavel, espugnando Béziers e Carcassonne. Pietro II cercò di ristabilire la pace. Assicurò una tregua, quindi cedette le terre dei Trencavel a Simone di Montfort e accettò di combinare un matrimonio tra una figlia del Conte di Leicester e il proprio figlio Giacomo. Neppure questo fu in grado di assicurare una pace duratura.
Il Re di Aragona dovette impegnarsi in una guerra contro il Califfo degli Almohadi, Miramamolin. Riuscì a coalizzare tutti i sovrani cristiani della penisola Iberica, e nel 1213 a Las Navas le armate del Califfo subirono una disfatta completa. A questo punto gli giunse voce che Simone di Montfort aveva ripreso la sua opera sanguinaria in Linguadoca, devastando le terre di Raimondo di Tolosa. Innanzitutto informò il Pontefice di quanto stava accadendo, e questi non se la sentì di ignorare un simile campione del Cattolicesimo. Così fece pressioni per tenere a freno le orde crociate, arrivando persino ad impedire provvisoriamente la predicazione antiereticale. Subito il diabolico Legato Pontificio Arnaud Amaury e Simone di Montfort si misero all'opera per rimuovere gli ostacoli che erano stati messi sul loro cammino iniquo: furono capaci di convincere Innocenzo III che il Re di Aragona agiva sotto l'influsso del Demonio e faceva di tutto per difendere l'Eresia.
Il Pontefice di rimando ingiunse al sovrano iberico di abbandonare il Tolosano e di non intromettersi più nella crociata per nessun motivo. Non ottenne il risultato sperato. Pietro II di Aragona decise di scendere in campo.
Tra le più importanti battaglie del Medioevo, se ne menziona una che determinò la sconfitta della Linguadoca e innescò l'inarrestabile declino del Catarismo in Occidente: la battaglia di Muret, che fu combattuta il 12 settembre 1213.
Muret è un borgo molto antico, situato sul versante orientale dei Pirenei, non lungi da Tolosa. Chiamato Mureth in guascone, la sua etimologia è sconosciuta e affonda le sue radici in un'oscura epoca preromana. Agli inizi del XIII secolo, la religione dei Buoni Uomini vi aveva messo radici molto salde: si pensa che a quell'epoca nel Tolosano la maggior parte della popolazione vi aderisse. Quei territori erano possesso feudale dei Conti di Tolosa, vassalli dei Re di Aragona, e tramite questo vincolo feudale, aveva luogo una potente espansione catalana in Occitania. Va detto che per lingua e cultura i due paesi erano molto simili tra loro: il catalano è una lingua sorella dell'occitano, ad essa collegato da moltissime caratteristiche comuni sul piano fonetico, morfologico e lessicale.
La battaglia del 1213, svoltasi nel corso della terribile Crociata contro gli Albigesi, ebbe tra le conseguenze quella di porre fine all'egemonia aragonese a nord dei Pirenei, in quanto vi trovò la morte Re Pietro II di Aragona.
Nel 1196 ereditò il trono e la Contea di Barcellona, e appena un anno dopo emise un decreto di persecuzione contro gli eretici. Chiunque fosse riconosciuto come dissidente religioso aveva soltanto due scelte: lasciare il Regno o perire tra le fiamme del rogo. Nel 1204 si recò a Roma per essere incoronato dal Pontefice, quell'Innocenzo III che di lì a pochi anni avrebbe decretato la guerra di genocidio. All'atto dell'incoronazione, Pietro II giurò obbedienza al Papa. Non si trattava di un atto senza alcun valore o impegno, come gli omaggi che gli attuali politici tributano tutti i giorni al Vescovo di Roma, conducendo poi vite del tutto incompatibili con i princìpi che il Papato stesso dice di rappresentare. Pietro II dovette riconoscere il potere feudale del Papa, pagandogli un tributo, e impegnandosi ad estirpare ogni eresia dai suoi domini. Fu detto quindi il Cattolico e il Difensore della Fede, perché gli fu attribuito il compito di lottare contro i Musulmani.
Fatte queste premesse, è necessario aggiungere che Pietro II non considerava affatto i Catari come eretici, e non intendeva quindi perseguitarli in alcun modo. Quando la Chiesa di Roma affermò invece la natura eterodossa del Catarismo, ritenendolo oggetto di persecuzione, il Re di Aragona si rifiutò di sottoscrivere quest'opinione e di procedere di conseguenza. Nella regione di Tolosa giunse Domenico di Guzmán con molti altri predicatori inviati dalla Chiesa di Roma, e ne nacquero gravi tensioni.
Quando iniziò la funesta crociata, Simone di Montfort iniziò a insanguinare le regioni del feudo di Trencavel, espugnando Béziers e Carcassonne. Pietro II cercò di ristabilire la pace. Assicurò una tregua, quindi cedette le terre dei Trencavel a Simone di Montfort e accettò di combinare un matrimonio tra una figlia del Conte di Leicester e il proprio figlio Giacomo. Neppure questo fu in grado di assicurare una pace duratura.
Il Re di Aragona dovette impegnarsi in una guerra contro il Califfo degli Almohadi, Miramamolin. Riuscì a coalizzare tutti i sovrani cristiani della penisola Iberica, e nel 1213 a Las Navas le armate del Califfo subirono una disfatta completa. A questo punto gli giunse voce che Simone di Montfort aveva ripreso la sua opera sanguinaria in Linguadoca, devastando le terre di Raimondo di Tolosa. Innanzitutto informò il Pontefice di quanto stava accadendo, e questi non se la sentì di ignorare un simile campione del Cattolicesimo. Così fece pressioni per tenere a freno le orde crociate, arrivando persino ad impedire provvisoriamente la predicazione antiereticale. Subito il diabolico Legato Pontificio Arnaud Amaury e Simone di Montfort si misero all'opera per rimuovere gli ostacoli che erano stati messi sul loro cammino iniquo: furono capaci di convincere Innocenzo III che il Re di Aragona agiva sotto l'influsso del Demonio e faceva di tutto per difendere l'Eresia.
Il Pontefice di rimando ingiunse al sovrano iberico di abbandonare il Tolosano e di non intromettersi più nella crociata per nessun motivo. Non ottenne il risultato sperato. Pietro II di Aragona decise di scendere in campo.
Seguiamo gli eventi di quel lontano 1213 attraverso l'intervento della carissima amica Krak:
- All’inizio del 1213 cominciano ad ingrossarsi le fila dei “crociati”. Nel mese di febbraio Luigi, figlio maggiore del re di Francia Filippo Augusto, decise anch’egli d’intervenire a fianco di Simone de Montfort. Nel contempo, anche Pietro II, re di Aragona, scese al fianco di Raimondo VI e dei suoi vassalli, i Conti di Foix e di Comminges, con lo scopo di difendere la memoria de defunto Conte Trencavel e di riprenderne i possedimenti.
Questo è un estratto dalla Canzone della Crociata Albigese:
"In questa fase di guerra che s’annuncia, innumerevoli saranno le belle nuove lance giacenti, spezzate, tra i vessilli insanguinati, innumerevoli le anime strappate alla carne e le dame in lutto, singhiozzanti su rovine! Il re aragonese ha radunato le sue truppe. Ci sono tutti i suoi vassalli. Sono d’aspetto splendido. Il sire Pietro tiene loro, forte e chiaro, questo discorso: “A ben presto andremo a combattere la crociata che devasta e distrugge la ragione tolosana. Il conte Raimondo mi chiama in soccorso. Si devasta la sua terra, la si brucia, la si uccide, pur non avendo egli fatto torto ad alcuno al mondo. Ora, il conte e il suo figlio sono sposi delle mie sorelle. Siamo parenti stretti e non posso permettere che vengano trattati così. Marciamo, dunque monsignori, contro i banditi crociati, che rovinano, diseredano! Contro i ladri di terre!”"
Nel mese di settembre del 1213, Pietro e il suo imponente esercito piantarono le tende a Muret, sulla riva sinistra della Garonna, a 20 km da Tolosa. La cittadina era difesa da una guarnigione di crociati, 30 cavalieri e 50 fanti, e si trovava al centro dei possedimenti di Montfort. Gli assedianti di Muret, rifugiatisi in uno dei due borghi della città, inviarono un messaggio al crudele Conte di Montfort che si trovava a Fanjeaux, a otto leghe di distanza. Il 10 settembre, il feroce Simon, alla testa del suo esercito, si diresse verso Saverdun. Per strada incontrò il messaggero che gli riferì l‘accaduto. Il Conte fece una sosta per pregare all’abbazia cistercense di Boulbonne; arrivò a Saverdun con i suoi, accompagnato da sette vescovi e tre abati; proseguì poi il viaggio di notte. All’alba del 11 settembre, il conte chiamò il suo cappellano, si confessò e redasse il suo testamento, assistette quindi ad una messa ; appena terminata, Montfort e suoi si diressero verso Auterive. Il gruppo giunse a Muret a fine giornata, penetrando nella cittadina al calar della sera: arrivarono a loro volta il visconte di Corbeil e alcuni cavalieri. La mattina dopo il 12, mentre il sanguinario Montfort stava ascoltando l’ennesima messa, venne avvertito che alcuni cavalieri avevano fatto irruzione nel borgo. Egli chiese al Vescovo l’autorizzazione a combattere. Gli effettivi contavano ottocento tra cavalieri e sergenti più diversi fanti.
Sempre dalla Canzone della Crociata Albigese il racconto di questi tristi giorni:
"Si, fu una sciagura per la razza degli uomini. Il fior d’oro dell’onore fu infranto in questo luogo e i mondo cristiano insozzato da un’ignobile onta. Ascoltate ora ciò che avvenne. Ecco dunque riuniti sotto le mura di Muret il buon re d’Aragona in vivace corredo, il conte Raimondo, i suoi baroni e i suoi uomini. Sono disposte le petriere. La battaglia comincia. I bastioni son ben presto sfondati, scalati. L’armata dei tolosani si riversa nella città. I francesi sommersi ripiegano disordinatamente, si rifugiano nel maschio si barricano dentro … Il re Pietro tace. – “Tutto ciò conta poco … . So, tramite le mie spie e messaggeri segreti, che arrivano Simone de Montfort e i suoi baroni. Saranno qui domani, entreranno in città e vi si chiuderanno. ... I capi della saranno presi in trappola. Non potranno sopravvivere. Periranno tutti là e nelle nostre terre sofferenti rinascerà l’onore …” - … Subito gli uomini di Tolosa ripiegarono, raggiungendo gli alloggi e le tende da campo e lì, tranquillamente, si sistemarono per cenar… . Terminato il pasto, vedono sul poggio, apparire Montfort che cavalca nobilmente tra le orifiamme e i suoi baroni crociati… Il mattino dopo ... Il buon re d’Aragona dice – “Signori, ascoltate. … Simone è a Muret. Non può scappare. Prima del calare della notte voglio vederlo arreso. Ingaggeremo quindi una seria battaglia. Attaccate senza esitazione, comandate bene i vostri uomini, picchiate, squarciate, tagliate e non indietreggiate ...”- ... “Sire” dice allora il conte di Tolosa – “… facciamo allora innalzare alte palizzate attorno al campo … .Quando attaccheranno, i nostri arcieri comunali li colpiranno così fittamente che faranno dietrofront. Allora, sorgeremo, correremo alle loro calcagna, e li schiacceremo sotto i loro cavalli insanguinati”- … Il consiglio è tolto ognuno va a equipaggiarsi e tutti, con la spada in pugno, irrompono nella città con tale vigore che i francesi non riescono a chiudere il grande portale: mille lance lo bloccano. S’ingaggia un’accanita battaglia sulla soglia. Piedi e giavellotti s’incrociano, perforano, si spezzano. I corpi perdono sangue in tali zampilli che l’ampio portale è tutto vermiglio … Nel frattempo Montfort, divulga quest’ordine … - “Preparate i cavali, andiamo in battaglia”-. ... Ben presto gli uomini d’arme marciano in tre colonne, orifiamme al vento, verso il campo tolosano. … . Il buon re d’Aragona appena li scorge raduna alcuni uomini e si lancia in battaglia ... . I francesi vedono il re caricano direttamente su di lui. Il messere d’Aragona ha un bel gridare il suo nome, non lo ascoltano, lo fendono lo lacerano. Cade da cavallo ed eccolo disteso nell’erba. E’ morto. Il suo sangue si allontana in rivoli dal corpo. I suoi uomini intorno a lui, ne sono spaventati che fuggono, l’animo smarrito. Neanche uno si difende. I francesi li inseguono e si accaniscono su di loro con tanto furore che i superstiti non osano credere alla propria sorte: sono vivi è un miracolo! ... grida Dalmas de Creixel … - “… Il buon re d’Aragona è morto! Mi avete inteso? Morti, mille volte vinti sono anche i suoi baroni! Mai si subì una disfatta tanto terribile!”- …"
Allora i tolosani, borghesi e popolino ... abbandonano il campo, correndo verso a Garonna in masse sbandate…… Tanti sono gli annegati portati dalla corrente. Tanti sono quelli che giacciono intorno, nella pianura. Per il mondo, già si diffonde la lugubre voce del disastro. Che colpo che fu, che lutto, che terribile dolore quando il re d’Aragona rimase sanguinante in mezzo all’erba! Che perdita la morte di tanti cavalieri! Onta della cristianità aver commesso ciò! La battaglia è finita perduta. I superstiti furenti, stremati, portando con sé la loro grande pena, vanno a rinchiudersi al riparo dei bastioni di Tolosa … (Penosamente) la gente di Tolosa, col cuore greve, l’animo scuro presta dinnanzi a Montfort giuramento d’obbedienza e consegna alla Chiesa ogni potere della città. L’orrido conte di Montfort, non osò marciare sulla città... -
Saluti
Krak
La morte del più famoso crociato d'Europa, un Re soprannominato il Cattolico, ucciso da altri crociati, lasciò nello sgomento l'intera Cristianità. Dopo questa uccisione, quale residuo di scrupolo poteva mai rimanere agli assassini?
Ora possiamo domandarci come sarebbe cambiata la Storia se Pietro di Aragona quel giorno non fosse morto, ma fosse invece riuscito a trionfare sull'invasore. Sono convinto che il corso di questo pianeta sarebbe stato meno infelice.
"Si, fu una sciagura per la razza degli uomini. Il fior d’oro dell’onore fu infranto in questo luogo e i mondo cristiano insozzato da un’ignobile onta. Ascoltate ora ciò che avvenne. Ecco dunque riuniti sotto le mura di Muret il buon re d’Aragona in vivace corredo, il conte Raimondo, i suoi baroni e i suoi uomini. Sono disposte le petriere. La battaglia comincia. I bastioni son ben presto sfondati, scalati. L’armata dei tolosani si riversa nella città. I francesi sommersi ripiegano disordinatamente, si rifugiano nel maschio si barricano dentro … Il re Pietro tace. – “Tutto ciò conta poco … . So, tramite le mie spie e messaggeri segreti, che arrivano Simone de Montfort e i suoi baroni. Saranno qui domani, entreranno in città e vi si chiuderanno. ... I capi della saranno presi in trappola. Non potranno sopravvivere. Periranno tutti là e nelle nostre terre sofferenti rinascerà l’onore …” - … Subito gli uomini di Tolosa ripiegarono, raggiungendo gli alloggi e le tende da campo e lì, tranquillamente, si sistemarono per cenar… . Terminato il pasto, vedono sul poggio, apparire Montfort che cavalca nobilmente tra le orifiamme e i suoi baroni crociati… Il mattino dopo ... Il buon re d’Aragona dice – “Signori, ascoltate. … Simone è a Muret. Non può scappare. Prima del calare della notte voglio vederlo arreso. Ingaggeremo quindi una seria battaglia. Attaccate senza esitazione, comandate bene i vostri uomini, picchiate, squarciate, tagliate e non indietreggiate ...”- ... “Sire” dice allora il conte di Tolosa – “… facciamo allora innalzare alte palizzate attorno al campo … .Quando attaccheranno, i nostri arcieri comunali li colpiranno così fittamente che faranno dietrofront. Allora, sorgeremo, correremo alle loro calcagna, e li schiacceremo sotto i loro cavalli insanguinati”- … Il consiglio è tolto ognuno va a equipaggiarsi e tutti, con la spada in pugno, irrompono nella città con tale vigore che i francesi non riescono a chiudere il grande portale: mille lance lo bloccano. S’ingaggia un’accanita battaglia sulla soglia. Piedi e giavellotti s’incrociano, perforano, si spezzano. I corpi perdono sangue in tali zampilli che l’ampio portale è tutto vermiglio … Nel frattempo Montfort, divulga quest’ordine … - “Preparate i cavali, andiamo in battaglia”-. ... Ben presto gli uomini d’arme marciano in tre colonne, orifiamme al vento, verso il campo tolosano. … . Il buon re d’Aragona appena li scorge raduna alcuni uomini e si lancia in battaglia ... . I francesi vedono il re caricano direttamente su di lui. Il messere d’Aragona ha un bel gridare il suo nome, non lo ascoltano, lo fendono lo lacerano. Cade da cavallo ed eccolo disteso nell’erba. E’ morto. Il suo sangue si allontana in rivoli dal corpo. I suoi uomini intorno a lui, ne sono spaventati che fuggono, l’animo smarrito. Neanche uno si difende. I francesi li inseguono e si accaniscono su di loro con tanto furore che i superstiti non osano credere alla propria sorte: sono vivi è un miracolo! ... grida Dalmas de Creixel … - “… Il buon re d’Aragona è morto! Mi avete inteso? Morti, mille volte vinti sono anche i suoi baroni! Mai si subì una disfatta tanto terribile!”- …"
Allora i tolosani, borghesi e popolino ... abbandonano il campo, correndo verso a Garonna in masse sbandate…… Tanti sono gli annegati portati dalla corrente. Tanti sono quelli che giacciono intorno, nella pianura. Per il mondo, già si diffonde la lugubre voce del disastro. Che colpo che fu, che lutto, che terribile dolore quando il re d’Aragona rimase sanguinante in mezzo all’erba! Che perdita la morte di tanti cavalieri! Onta della cristianità aver commesso ciò! La battaglia è finita perduta. I superstiti furenti, stremati, portando con sé la loro grande pena, vanno a rinchiudersi al riparo dei bastioni di Tolosa … (Penosamente) la gente di Tolosa, col cuore greve, l’animo scuro presta dinnanzi a Montfort giuramento d’obbedienza e consegna alla Chiesa ogni potere della città. L’orrido conte di Montfort, non osò marciare sulla città... -
Saluti
Krak
La morte del più famoso crociato d'Europa, un Re soprannominato il Cattolico, ucciso da altri crociati, lasciò nello sgomento l'intera Cristianità. Dopo questa uccisione, quale residuo di scrupolo poteva mai rimanere agli assassini?
Ora possiamo domandarci come sarebbe cambiata la Storia se Pietro di Aragona quel giorno non fosse morto, ma fosse invece riuscito a trionfare sull'invasore. Sono convinto che il corso di questo pianeta sarebbe stato meno infelice.



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