mercoledì 1 novembre 2023


NICETA DI DRAGOVITSA 
E IL CONCILIO CATARO 
DI
 ST. FÉLIX DE CARAMAN 

Anche se la cosa può stupire la maggior parte dei lettori, il Catarismo di Linguadoca è di provenienza settentrionale: le Chiese di Tolosa, Albi, Carcassonne e Agen si sono tutte originate a partire dalla predicazione dei Francigeni. Questo va rimarcato di continuo, perché persistono molti errori e fraintendimenti: il nazionalismo occitano ha la tendenza a ritenere il Catarismo una religione autoctona germogliata nei Pirenei senza influssi esterni e ad identificarlo in modo biunivoco con l'identità dell'Occitania. 

I Francigeni seguivano il Dualismo Moderato, come ci dimostra tra l'altro Radulfo di Coggeshall, che riporta in modo sintetico il mito cosmogonico dei Catari di Reims parlando di Luzabel (Lucibello) come di un angelo caduto dal Cielo. Dovevano esistere nella Champagne e in Renania anche Catari Radicali, come prova la denominazione Pubblicani o Popelicans, che viene direttamente da Pauliciani secondo la pronuncia bulgara - e i Pauliciani erano per l'appunto seguaci del Dualismo Assoluto. Essi dovevano tuttavia essere minoritari, perché a parte il nome non sono riuscito a trovare tracce concrete della loro presenza. In altre parole i Francigeni avevano l'Ordine di Bulgaria, che proveniva da Bogomili la cui cosmogonia considerava Satana creatore del mondo materiale ma al contempo creatura decaduta di Dio. 
Così la Chiesa di Linguadoca, che iniziò ad esistere verso il 1130, doveva avere anch'esse l'Ordo Bulgariae

In tale epoca il Catarismo Mitigato era maggioritario sia in Linguadoca che il Lombardia (ossia in Italia Settentrionale). A un certo punto però qualcosa accadde e mutò in modo profondo, durevole le cose. Intorno al 1167 dalla regione di Dragovitsa giunse in Occidente quello che potrebbe essere considerato la massima autorità religiosa per tutti i Catari, potremmo dire il "Papa" Cataro. All'epoca ad occupare questa carica era Niceta di Dragovitsa, detto anche Niceta di Costantinopoli. Il suo nome originale doveva suonare Nikita, come ci testimonia anche la forma occitana Popeniquinta (direttamente dal bulgaro Pop Nikita;
pop indica il sacerdote). Il suo viaggio pastorale era probabilmente motivato dalle notizie che erano giunte in Oriente sulla grande diffusione della Conoscenza del Bene in Lombardia e in Linguadoca. 

Diciamo innanzitutto che la locazione esatta di Dragovitsa è incerta. Il nome, scritto all'epoca Dragovitia, mostra un gran numero di varianti nei vari documenti che ci sono pervenuti: Drogometia, Drogunthia, Drugunthia, Drugonthia, Dragonthia. La maggior parte degli studiosi pensa che si tratti della città di Plovdiv, in Bulgaria, e della regione circostante, dove esiste tuttora un fiume chiamato Dragowitsa (sulle carte non l'ho trovato, ma è con ogni probabilità un affluente del fiume Maritsa). Plovdiv è quella che un tempo era nota come Filippopoli. Il suo nome attuale continua il trace Pulpudeva, ben attestato in fonti di epoca imperiale;
-deva nella lingua preromana della Tracia significava 'città'. 

Non mancano però le controversie. Alcuni autori collocano invece Drogometia nei pressi di Salonicco, in Grecia - cosa che a me appare poco probabile per questioni linguistiche. Qualcuno pensa anche a una collocazione in Bosnia, ma non si trovano dati convincenti che possano suffragare queste ipotesi alternative. Inoltre a favore dell'identificazione con Plovdiv sta il fatto che in quella regione, roccaforte dei Pauliciani, esistevano Catari Radicali ancora nel XVIII secolo. Una nobildonna inglese, Lady Wortley Montagu, incontrò alcuni Buoni Uomini in occasione di un suo viaggio nel 1717, e sono segnalati Credenti nel 1730, chiamati Paulini. 

Detto questo, Niceta visitò le comunità dualiste del suo tempo, consapevole della necessità di un'unità e di una coerenza da contrapporre allo strapotere della Chiesa di Bisanzio ad Oriente e della Chiesa di Roma ad Occidente. 

Una cosa va innanzitutto precisata. Tutti i Catari dell'epoca, anche quelli che seguivano il Dualismo Moderato, erano consapevoli che la vera Dottrina era quella Pauliciana, e che alla Chiesa di Dragovitsa bisognasse fare in ogni caso riferimento. In altre parole, c'era l'idea che qualcosa di importante si fosse perso, ossia l'autenticità della Dottrina, a causa del trascorrere del tempo e della natura erratica della diffusione del Catarismo. Quest'autenticità doveva essere ripristinata perché si potesse essere certi dell'efficacia del Consolamentum.

Accadde così che il Vescovo della Chiesa di Albi e i delegati di Tolosa, Albi, Carcassonne e Agen, si riunirono nel Concilio di St. Félix de Caraman nel 1167 e ascoltando la Dottrina esposta da Niceta riconobbero l'inadeguatezza e la non autenticità del proprio Sacramento. Si fecero così riconsolare assieme a tutti i membri delle loro gerarchie ecclesiastiche. Da quel momento, il Catarismo Radicale dell'Ordo Drugunthiae fu maggioritario in Linguadoca, con buona pace di quegli autori (putacaso tutti occitani) che sostengono l'irrilevanza di tale Ordine assimilando erroneamente la situazione della Linguadoca a quella della Lombardia. Al Concilio parteciparono anche il Vescovo dei Francigeni, Roberto di Espernon, e Marco di Lombardia, che era stato nominato Vescovo di tutti i Catari d'Italia.

L'opera di Niceta non si limitò però all'aspetto dottrinale, in quanto in occasione del Concilio furono istituiti i Vescovati di Tolosa, Carcassonne e Agen, e furono tracciati con precisione i confini delle rispettive diocesi. Il principio del Vescovo di Dragovitsa era quello della non interferenza. Egli fece grande impressione menzionando le Chiese di Oriente e affermando che esse agiscono in armonia e indipendenza, raccomandando ai Catari di Linguadoca di adottare lo stesso principio. Il suo discorso fu trascritto in un documento detto Carta di Niceta, di cui ci sono sopravvissute copie del XVII secolo.

Nelle regioni transalpine le dispute teologiche non ebbero alcuna rilevanza, e si ebbe quasi sempre unità di intenti tra i Catari di dottrina assoluta, maggioritari, e quelli di dottrina moderata, minoritari. Come vedremo, in Italia le cose andarono in modo molto diverso. 

Per maggiori dettagli sulla diffusione del Catarismo, rimando a due post: 

Dall'Oriente alla Francia 
Dalla Francia alla Linguadoca. 

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