Louis de Wohl (nella foto) fu un personaggio piuttosto singolare. Nato in Germania nel 1903 da padre ungherese e madre austriaca di origini ebraiche, nel 1933 incorse nelle interdizioni previste dalle leggi varate dal governo di Adolf Hitler nel 1933, leggi che escludevano i non ariani dalla pubblica amministrazione, dalle attività bancarie ed editoriali. Per tale ragione, nel 1935 decise di lasciare il paese. Allorché l’Inghilterra, nel settembre 1939, dichiarò guerra alla Germania, de Wohl, assetato di vendetta, non esitò ad arruolarsi nell’esercito britannico. Vi prestò servizio con il grado di capitano. La sconfitta e la capitolazione tedesca non bastarono a placare il suo rancore nei confronti della Germania, che tornerà ad affiorare qua e là nei suo romanzi storici. Due furono infatti le grandi passioni di de Wohl: la storia, che egli riteneva guidata da un disegno provvidenziale (l’elogio della chiesa e del papato ricorre nei suoi scritti come un vero e proprio leit-motiv), e l’astrologia, lo studio dei segni zodiacali. Le sue opere conobbero grande successo negli Stati Uniti. In Italia sono state pubblicate dall’editore Rizzoli: due di esse, “L’ultimo crociato” e “La liberazione del gigante”, all’interno delle collana “I libri dello spirito cristiano”, diretta da don Luigi Giussani. Non a caso, de Wohl è molto conosciuto e apprezzato dai seguaci del fondatore del movimento ecclesiale Comunione e Liberazione. In “La liberazione del gigante”, romanzo che ha per protagonisti l’imperatore Federico II di Svevia e il teologo Tommaso d’Aquino, de Wohl rivolse i suoi strali contro la fede di Bogomil e Niceta, come dimostra il passo che vado a trascrivervi:
“La contessa di Chậtillon aveva offerto a Tomaso [sic] un pezzo di pavone arrosto. Egli aveva rifiutato ringraziando, ma guardando bene il pavone. Già, i pavoni. Maestro Alberto [di Ratisbona, ndr] non aveva forse detto, nel libro De avibus, che i pavoni erano oriundi della Persia? che i re persiani li allevavano a migliaia nei loro giardini, semoventi aiuole di fiori d’incredibile bellezza? che soltanto la loro voce era brutta e… che non sapevano volare? Gioie splendenti e cangianti… finché rivelavano i propri difetti, come tante altre cose e tanti pensieri provenienti dalla stessa regione: come i pensieri del mistico Mani che aveva commesso il delitto di tutti i delitti scindendo il regno dei cieli in una parte bianca e una nera, e condannando la natura col dichiararla cattiva perché creata dal regno nero. Con ciò egli lanciava un’accusa a Dio, il Dio «nero», come origine del male. Per lui il matrimonio era un vizio, era l’impurità legalizzata. E questa eresia trovava sempre nuovi seguaci. Già papa Leone I, nel V secolo, aveva dovuto combattere contro una fede che, se si fosse diffusa in tutta la terra, avrebbe significato la fine dell’umanità. Appunto per combattere quella fede, risorta a vita novella con gli Albigesi, san Domenico aveva fondato l’Ordine dei Predicatori. Da allora erano passati cinquant’anni. I seguaci di Mani parlavano di purità, ma intendevano sterilità, parlavano di Dio… ma intendevano Satana. La Sacra Scrittura si levava contro di essi come la spada d’un arcangelo. Il matrimonio era stato santificato con la presenza di Cristo alla festa nuziale di Cana: non una, ma molte volte, san Paolo ne aveva reso testimonianza. La natura umana aveva trovato un redentore in Cristo che non si era rifiutato di parteciparvi: in Cristo essa aveva superato la morte. E come fin dalla creazione la natura era stata buona, poiché Dio osservò tutte le cose e vide che erano ben fatte, così la natura umana poteva elevarsi alla gloria della resurrezione. La differenza tra cristiani e manichei era la differenza tra gioie e dolori, fra trionfo e disperazione. Ma come documentare l’errore di questa eresia a chi non ammetteva l’autorità della Sacra Scrittura? Come si poteva dimostrare che il male non è ciò che sembra, un essere di potenza e forse di diritto pari al Bene? (…) Essere. Essenza. Ma possiede una sua essenza il male? Qual è la causa del male? Difettosa azione della causa… imperfezione del materiale o dello strumento… Non può esistere da solo, non può essere la propria causa, ma ha bisogno del bene precedente. È un’imperfezione del bene e nient’altro. In sé… non è niente. Non ha un essere proprio. Non è un’essenza. (…) «E così i manichei sono liquidati!» tuonò Tomaso.”
È piuttosto curioso che in questa sua tirata antidualista de Wohl non abbia fatto alcun cenno agli eventi che funestarono la Linguadoca, prima, e l’Italia settentrionale, poi, a partire dal 1209. Omissione dolosa, poiché a liquidare i manichei medievali non furono le prediche di Tommaso d’Aquino, ma: la crociata bandita da Innocenzo III e proseguita dal suo successore Onorio III; l’Inquisizione, istituita nel 1231 e affidata all’Ordine domenicano; la costruzione di carceri speciali per gli eretici dualisti. Questi sono i fatti, precisi e inappellabili. Quella di de Wohl non è che propaganda.
“Tutti i fedeli devono opporsi energicamente a questa peste, e prendere anche le armi contro di loro. I beni di questi eretici saranno confiscati e sarà concesso ai principi di ridurli in schiavitù. Chiunque, secondo il consiglio dei vescovi, prenderà le armi contro di loro avrà condonati due anni di penitenza e, esattamente come un crociato, sarà posto sotto la protezione della Chiesa.”
(Atti del Concilio Laterano III, Canone 77)
Pietro Ferrari, 18 febbraio 2013

Nessun commento:
Posta un commento