I blog e i siti personali sono come le case ALER: se uno li abbandona a se stessi rischia di trovare spiacevoli sorprese. Così all'url del vecchio blog del buon 7d9, Alphaville is burning, compare ora il portale di un certo Peter Parker, verosimilente un nerd foruncoloso. Nel suo profilo questo emulo dell'Uomo Ragno ha inserito un sinistro link dal titolo "Infantil videos" - in cui ovviamente è suggeribile non entrare: potrebbe trattarsi di innocui filmati delle elementari, ma anche di immagini atroci. Il sito di Ulver, ulverania.net, è stato preso da una vietnamita che scrive nella sua lingua lunghissimi post corredati da squallide immagini di bebè immersi in minuscole vasche da bagno. Va sempre ricordato che se uno cancella il proprio blog o smette di pagare un dominio, l'url può essere preso da chiunque, e non c'è modo di riaverlo: è più facile espellere una tribù di Rom balcanici da un camper rubato che riottenere il controllo di un indirizzo nel Web.
A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
sabato 3 gennaio 2015
DEMONOCRAZIA
Il termine "democrazia" è una paroletta magica usata dai buonisti per perpetuare il loro potere. Si tratta di un'operazione necromantica: hanno convinto le masse che "democrazia" è sinonimo di "libertà" e di "giustizia", e così facendo ne hanno ottenuto il totale controllo. Questa è la dura realtà dei fatti: quello che chiamano "democrazia" è in realtà il brodo batterico della corruzione, come già chiarito da Edgar Allan Poe. Le masse, plagiate dalla scuola, ancora si baloccano con l'equazione "democrazia" = "libertà", mentre un mostruoso regime DEMONOCRATICO già le stritola nei suoi ingranaggi insanguinati, vessando ogni persona in ogni istante di ogni giorno di ogni mese di ogni anno. Non "democrazia" si dovrebbe dire, ma DEMONOCRAZIA.
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IL LINGUAGGIO DEI POLITICANTI
Presso alcune popolazioni si credeva che i morti parlassero una lingua in cui categorie e significati delle parole subivano inversione: "grande" passa così a significare "piccolo" e viceversa, "nero" passa a significare "bianco", etc. I politicanti parlano certamente una lingua simile: per loro ridurre le tasse significa aumentarle, semplificare significa complicare fino all'impossibile, tagliare le spese significa far crescere il numero dei dirigenti superpagati e gonfiare i loro iniqui compensi.
GLI STRULDBRUG
Jonathan Swift, nel terzo libro dei Viaggi di Gulliver, narra che tra le genti di Luggnagg nascono alcuni individui, gli Struldbrug, con un segno sulla fronte, che li destina ad essere immortali. Quale sorte potrebbe essere più felice per uomini liberati dalla paura della morte, pieni di sapere, ricchi ed in grado di dedicarsi, senza affanni, a grandi scoperte o ad elevate considerazioni filosofiche? Eppure non è così, perchè gli Struldbrug "verso i trent’anni cominciano ad essere malinconici e sempre più lo diventano con il passare del tempo. Ad ottant’anni essi sono soggetti alle infermità ed alle debolezze degli altri vecchi, e a molte altre ancora, dovute alla prospettiva paurosa di non morire mai. Non solo sono testardi, fastidiosi, avidi, bisbetici, vanitosi, ciarlieri, ma anche incapaci di amicizia, e sordi ad ogni affetto naturale, che non supera mai i pronipoti. Sono divorati da due passioni: l’invidia ed i desideri impotenti. Ricordano soltanto ciò che hanno visto ed imparato nell’età matura, e questo pure in modo molto imperfetto. Quelli che rimbambiscono e perdono completamente la memoria sono i più fortunati, almeno circondati da pietà e da assistenza più degli altri, poiché non hanno gli stessi difetti. A ottanta anni vengono dichiarati civilmente morti; gli sposi (se sono entrambi immortali) si separano. A novanta perdono i denti e i capelli e non distinguono il sapore dei cibi. Quando parlano, non trovano più le parole e non possono nemmeno più leggere. Poiché la lingua si evolve, essi non la comprendono più. Conoscono pertanto l’afflizione di vivere da stranieri nel loro stesso paese."
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venerdì 2 gennaio 2015
ALCUNE CONSIDERAZIONI
SU ISAAC ASIMOV
E SU SUO FIGLIO DAVID
SU ISAAC ASIMOV
E SU SUO FIGLIO DAVID
Ho assistito a grottesche manifestazioni di idolatria nei confronti di Isaac Asimov in occasione del suo genetliaco. In alcuni post su Facebook, addirittura alcuni lo hanno celebrato come un santo. Fermo restando il suo genio, non bisogna dimenticare che era innanzitutto un essere umano, non esente da difetti e da lati oscuri. Un conto è riconoscere le doti e i meriti di una persona, un altro è ritenerla un modello di vita e venerarla come un essere semidivino. A questo proposito menzionerò qualcosa che a quanto pare è ignorato dai più e che ritengo doveroso far conoscere alle genti. Il figlio di Isaac, David, nel 1998 fu arrestato per detenzione, produzione e distribuzione di materiale pedopornografico. All'epoca, quando su un quotidiano cartaceo avevo letto la notizia, ne ero rimasto sconvolto. Questo è quanto ho recuperato dall'archivio storico del Corriere, ancor oggi consultabile online:
Pedofilia: arrestato il figlio di Asimov, maestro della fantascienza
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - Finisce in carcere per pedofilia il figlio del celebre scrittore di fantascienza Isaac Asimov. E' successo a Santa Rosa, in California, dove la polizia ha confiscato una gigantesca porno - biblioteca a casa Asimov (migliaia di compromettenti dischetti - computer e chilometri di filmati con bimbi nudi e ritratti durante atti osceni) prima di incriminare il 46enne David Asimov per "produzione e distribuzione di pornografia relativa a minori". L'erede del geniale e prolifico autore di "Io Robot" (e di ben 467 libri in 50 anni) aveva inizialmente rifiutato di sborsare i 250 mila dollari della cauzione e si era dichiarato "completamente innocente". Ma alla fine ha trovato un accordo col tribunale, che gli ha accordato la liberta' provvisoria, in attesa del processo che verra' celebrato il prossimo 20 marzo. Il giudice Frank Passalacqua ha posto quattro condizioni al suo rilascio: rispettare il coprifuoco notturno, tenersi alla larga dai bambini, visitare lo psichiatra due volte alla settimana, non usare il computer "fino a contrordine". Quando la scorsa settimana le autorita' avevano fatto irruzione nella costosa abitazione dell'uomo, erano rimaste di stucco. "La villa e' dotata di un sofisticatissimo sistema per la duplicazione e il montaggio in video, di un costosissimo scanner per creare immagini al computer e di migliaia di dischi e videocassette su cui trasferirli - spiega il vice procuratore capo di Santa Rosa Gary Medvigy - e' stato come entrare in un modernissimo studio tv di Hollywood". Questa vicenda riapre tra gli psicologi americani il dibattito d'obbligo sulla difficolta' dei "figli famosi" (trascurati e ignorati dai genitori) e sui probabili "traumi d'infanzia" che, in questo caso particolare, potrebbero aver portato il giovane David verso scelte di vita alquanto diverse da quelle del celebre padre. Di David si sa ben poco, tranne che e' un tipo solitario e senza amici, privo di lavoro fisso. Per scagionarlo, il suo legale vorrebbe sostenere la linea di difesa dell'"eremita", incapace come tale di nuocere alla societa'. "Il mio cliente e' un orso, recluso ed introverso - ha spiegato Andrian - se ha commesso cio' di cui e' accusato e' stato sempre dentro i confini della propria casa. Nel suo mondo di fantasia privato". Per questo, secondo il primo emendamento della costituzione americana che sancisce la liberta' di pensiero e di parola, nessuno lo puo' toccare.
(Alessandra Farkas)
(Alessandra Farkas)
Qualcuno con sdegno mi chiederà: "E con questo?" Certo che un padre non è la stessa cosa di un figlio, sono due persone diverse - e se è vero che le colpe di un padre ricadono sui suoi figli, è altrettanto vero che la proposizione inversa non è poi così difendibile: come si potrebbe imputare a un padre la mostruosità di un figlio? Forse fu colpa di Marco Aurelio, modello di virtù e di sapienza, la scelleratezza infinita di suo figlio Commodo? Tanto più che all'epoca dell'arresto di David Asimov, Isaac era già morto da alcuni anni. Tuttavia è assai verosimile che l'attività del virgulto degenere degli Asimov non fosse qualcosa di improvvisato, e che quindi il suo inizio risalisse a prima della morte dell'augusto genitore. C'è di che meditare. Se io avessi la sventura di avere un figlio e questo installasse apparecchiature sofisticatissime per produrre tonnellate di materiale aberrante, farei un po' fatica a non accorgermene, non credete? Pensateci. Un'intera villa, la dimora degli Asimov, rigurgitante di simile immondizia. Così ha detto il magistrato distrettuale Gary Medvigy, alludendo al materiale pedoporno reperito: "È una quantità immensa. Credetemi, non ci sono abbastanza uomini e ore-uomo per visionarlo tutto". Né si può tacere sul fatto che David Asimov è stato infine condannato a una pena risibile, assolutamente non commisurata all'enormità del suo crimine: sei mesi di arresti domiciliari con braccialetto di monitoraggio elettronico. C'è del torbido, non ci sono dubbi. Detto questo, credo che continuerò a leggere le opere di Isaac Asimov come ho sempre fatto e a trarne diletto - ma non senza una vena di inquietudine.
PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: LATINO FRINGILLUS, FRI(N)GILLA, ITALIANO FRINGUELLO
Il nome latino del fringuello mostra una serie di varianti, le più comuni sono fringillus, fringilla e frigilla. Ma ne esiste un'altra, fringuillus, che continuò nel latino volgare dando regolarmente l'italiano fringuello. Fringillus diede invece origine a forme come fringillu e frincillu in diversi dialetti dell'Italia meridionale. Come interpretare questi dati?
Si capisce che si danno diverse possibilità:
1) La variante fringuillus è la più antica e le altre sono derivate per semplificazione della labiovelare sonora (non sarebbe il primo caso in cui una forma arcaica ha dato origine a termini romanzi, mentre le forme classiche corrispondenti non hanno avuto altrettanta fortuna).
2) La variante fringuillus è la più recente ed è sorta in qualche modo per analogia con un'altra voce, come ad esempio il verbo fringultire "cinguettare", o per ragioni onomatopeiche.
3) Entrambe le forme continuano in modo imperfetto una protoforma più complessa contenente un elemento labiale, come sembra dimostrare il vocabolo greco φρυγίλος "fringuello", che dovrebbe avere la stessa origine.
2) La variante fringuillus è la più recente ed è sorta in qualche modo per analogia con un'altra voce, come ad esempio il verbo fringultire "cinguettare", o per ragioni onomatopeiche.
3) Entrambe le forme continuano in modo imperfetto una protoforma più complessa contenente un elemento labiale, come sembra dimostrare il vocabolo greco φρυγίλος "fringuello", che dovrebbe avere la stessa origine.
Qualunque di queste ipotesi sia quella vera, in ogni caso occorre ammettere che la consonante fosse velare (dura) e che in epoca classica si pronunciasse /fri(:)ŋ'gillus/, /fri(:)ŋ'gilla/, /fri:'gilla/.
Coloro che affermano la pronuncia ecclesiastica ab aeterno, pronunciano le parole classiche per fringuello con un suono palatale: /frin'dʒillus/, /frin'dʒilla/, /fri'dʒilla/. Di più, pretendono che Romolo e Remo seguissero questo uso moderno. In questa loro ottica distorta e irreale, la forma /friŋ'gwillus/ da cui deriva l'italiano fringuello sarebbe un completo mistero. Come diamine si sarebbe prodotta? Ovviamente non lo sanno spiegare, perché il loro sistema non è altro che una massa raffazzonata di dati incoerenti.
PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: SOCER, SOCERUS E SOCRUS
Esistono in latino diverse forme derivate dall'indoeuropeo *swek'uro- (m.) "padre del marito", *swek'rū- (f.) "madre del marito":
1) socer, gen. soceri "suocero"
2) socerus, gen. soceri "suocero"
3) socrus, gen. socrus "suocera; suocero"
2) socerus, gen. soceri "suocero"
3) socrus, gen. socrus "suocera; suocero"
Dall'accusativo soceru(m) della forma 1) o della forma 2) deriva regolarmente la parola italiana "suocero". La forma 3) era sia maschile che femminile e poteva quindi tradurre anche l'italiano "suocera". Nel latino volgare d'Italia si è conservata soprattutto la forma femminile. In diversi dialetti dell'Italia Meridionale e in Sardegna questo vocabolo è sopravvissuto e ha dato socra, cambiando la terminazione. Ad esempio in napoletano abbiamo salutam' a' socrat' "salutami tua suocera".
Vediamo che in altre lingue indoeuropee si trovano interessanti forme con la stessa origine. Ecco un breve sunto della situazione:
Lingue satem: hanno IE /k'/ assibilato o palatalizzato. Esempi:
Sanscrito: śvaśura- "suocero", śvaśrū- "suocera"
Avestico: xvasura- "suocero"
Armeno: skesur- "suocero"
Russo: свёкор "padre del marito"
(l'esito /k/ in questa parola è irregolare)
Lituano: šẽšuras "suocero della donna"
Avestico: xvasura- "suocero"
Armeno: skesur- "suocero"
Russo: свёкор "padre del marito"
(l'esito /k/ in questa parola è irregolare)
Lituano: šẽšuras "suocero della donna"
Lingue centum (kentum): hanno IE /k'/ non assibilato e ridotto a suono puramente velare /k/. Esempi:
Greco: ἑκυρός "suocero", ἑκυρά "suocera"
Celtico: *swekrū, donde gallese chwegr "suocera",
cornico hweger id.
Gotico: swaihra "suocero"; swaihro "suocera"
(-ai- suona /ɛ/)
Anglosassone: swēor "suocero; cugino"; sweger
"suocera"
Antico alto tedesco: swehur "suocero"; swigar
"suocera"; swāgur "cognato; genero"
Tedesco moderno: Schwäher "suocero";
Schwiegermutter "suocera"; Schwager "cognato;
genero".
Celtico: *swekrū, donde gallese chwegr "suocera",
cornico hweger id.
Gotico: swaihra "suocero"; swaihro "suocera"
(-ai- suona /ɛ/)
Anglosassone: swēor "suocero; cugino"; sweger
"suocera"
Antico alto tedesco: swehur "suocero"; swigar
"suocera"; swāgur "cognato; genero"
Tedesco moderno: Schwäher "suocero";
Schwiegermutter "suocera"; Schwager "cognato;
genero".
Ne possiamo trarre le seguenti conclusioni:
1) Il suono originale indoeuropeo /k'/ era una velare prepalatale (simile a chi nell'italiano chiedere);
2) Il suono prepalatale /k'/ ha dato una sibilante o un'affricata in un gruppo di lingue e una velare /k/ in un altro gruppo di lingue, tra cui l'antenato del latino;
3) La vocale -u- si è indebolita in -e- nel latino preclassico, e questo spiega le forme socer e socerus;
4) Questa -e- che non è primaria ha dato in epoca tarda palatalizzazione della precedente velare;
5) Questa palatalizzazione, secondaria, non ha nulla a che vedere con quella avvenuta nelle lingue denominate satem;
6) La forma socrus, con /kr/, è rimasta indenne da ogni palatalizzazione.
2) Il suono prepalatale /k'/ ha dato una sibilante o un'affricata in un gruppo di lingue e una velare /k/ in un altro gruppo di lingue, tra cui l'antenato del latino;
3) La vocale -u- si è indebolita in -e- nel latino preclassico, e questo spiega le forme socer e socerus;
4) Questa -e- che non è primaria ha dato in epoca tarda palatalizzazione della precedente velare;
5) Questa palatalizzazione, secondaria, non ha nulla a che vedere con quella avvenuta nelle lingue denominate satem;
6) La forma socrus, con /kr/, è rimasta indenne da ogni palatalizzazione.
Coloro che proiettano il suono palatale della pronuncia ecclesiastica del latino all'infinito nel tempo, non possono comprendere questi dati di fatto: pretendendo di spiegare cose complesse ricorrendo a farfugliamenti semplicistici, non spiegano proprio nulla.
mercoledì 31 dicembre 2014
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL'ETIMOLOGIA DI APE
Questo scrisse Watt sul suo scomparso blog Etymos a proposito dell'etimologia della parola ape:
ape - Di etimo incerto, dice il DELI che tra l'altro riporta il latino ape(m). Mentre qualcosina, ma che può bastare rispetto al nulla, ci racconta Semerano: apis -is: se ne ignorò l'etimologia. Deriva da Accadico apu (punta, spina), appu (punta, insetto).
Questi sono gli interventi da me apposti all'epoca della pubblicazione dell'intervento di Watt:
1) È un caso davvero oscuro. A parer mio la fonte ultima è l'egiziano antico bjj.t ('ape; miele'), anche se tramite una lingua ignota. Si noti in ogni caso come in etrusco il termine apiana 'camomilla; moscatello' potrebbe contenere la stessa radice. L'esito copto della forma egizia è ebiō 'miele' (con l'accento sulla -ō lunga). Il raffronto dato da Semerano non è convincente: le due forme sembrano isolate, e la semantica è poco chiara.
2) Spiego meglio le difficoltà. In nessuno dei libri a mia disposizione ho trovato le forme date da Semerano; non trovo nulla di simile nell'intero database etimologico di Starostin relativo alle lingue afroasiatiche; le due parole non sembrano essere neppure di origine sumerica. La mia impressione è che si tratti di arcaismi o di lemmi marginali che devono essere studiati attentamente. Tra l'altro non è affatto detto che la parola che indica l'insetto sia imparentata con quelle che indicano la punta, la spina (esistono moltissimi insetti sprovvisti di pungiglione e non si capisce bene quale tipo di artropode fosse chiamato appu in accadico). Le omofonie in accadico sono numerosissime.
A distanza di tempo sono giunto a una conclusione netta: a fungere da tramite tra la forma egiziana e quella latina è stata la lingua etrusca. A partire dal materiale antroponimico, dalle iscrizioni, dalle glosse e dai resti nella lingua latina si può ricostruire quanto segue:
api-, *apei-, *apai- "ape" (1)
api- "dolce" (2)
*ap-ia "appio", lett. "<erba> delle api" (3)
apia-na "camomilla"; "moscatello" (4)
ap(a)ia-tru "melissa"; "gruccione" (5)
apei-na "apiario"; "apicoltore" (6)
api- "dolce" (2)
*ap-ia "appio", lett. "<erba> delle api" (3)
apia-na "camomilla"; "moscatello" (4)
ap(a)ia-tru "melissa"; "gruccione" (5)
apei-na "apiario"; "apicoltore" (6)
(1) La forma base è attestata come gentilizio Api (m.), Ap-ia (f.). Si nota anche Api-e (m.), da un'originaria forma aggettivale.
(2) L'iscrizione θi api-ta (REE 50 n. 103) significa "questa <è> acqua dolce", ossia dolcificata con miele.
(3) È la forma da cui il latino ha tratto apium "appio, sedano selvatico".
(4) Nel senso di "camomilla" è una glossa dello Pseudo Apuleio (ThLE 415). Nel senso di "moscatello" la parola è penetrata in latino. Attestato anche come gentilizio (CIE 6).
(5) È attestato come gentilizio. Traduce latino apiaster "melissa" e apiastrum "gruccione o merope".
(6) È attestato come gentilizio. Traduce latino apiarium "arnia" e apiarius "apicoltore".
(2) L'iscrizione θi api-ta (REE 50 n. 103) significa "questa <è> acqua dolce", ossia dolcificata con miele.
(3) È la forma da cui il latino ha tratto apium "appio, sedano selvatico".
(4) Nel senso di "camomilla" è una glossa dello Pseudo Apuleio (ThLE 415). Nel senso di "moscatello" la parola è penetrata in latino. Attestato anche come gentilizio (CIE 6).
(5) È attestato come gentilizio. Traduce latino apiaster "melissa" e apiastrum "gruccione o merope".
(6) È attestato come gentilizio. Traduce latino apiarium "arnia" e apiarius "apicoltore".
Alcune di queste deduzioni sono state fatte dal prof. Massimo Pittau, che ha introdotto un metodo innovativo e molto interessante per approfondire lo studio del lessico etrusco - anche se purtroppo in diversi casi è giunto a conclusioni inattendibili.
Per quanto riguarda Semerano, i suoi lavori sono da collocarsi nel novero delle opere fantalinguistiche. Negano infatti alla radice ogni fondamento del metodo scientifico, essendo basati sul principio dell'assonanza, seguendo una procedura molto comune nel mondo dell'esoterismo. Forniscono esempi eloquenti di questa ermeneutica coloro che separano dannato da dannare, dannazione e danno per connetterlo direttamente con il greco thanatos - oppure coloro che fanno derivare Maddalena dal toponimo Migdal-Eder, ossia Torre del Gregge (Gen. 35, 21), senza nemmeno cercare la voce in un vocabolario di ebraico, che darebbe Magdalith - chiaramente da Magdala. Così considero tutto questo come un tentativo di abolire la chimica moderna per ritornare a Paracelso e a Cornelio Agrippa. Tra i sostenitori di Semerano si può citare Massimo Cacciari, che ha definito tutto questo "una festa per l'intelligenza". È evidente che l'autore in questione gode di ampio credito in molti atenei per via di una fallacia logica chiamata Reductio ad Hitlerum. L'argomento è il seguente: "Siccome il Nazionalsocialismo ha commesso immensi crimini sulla base del concetto di razza ariana, e questo è a sua volta fondato su considerazioni linguistiche, ne consegue che il concetto di lingua indoeuropea debba essere necessariamente falso". È necessario precisare che si tratta di un paralogismo o sillogismo fallace? Sì, penso che sia necessario.
martedì 30 dicembre 2014
FREITUM È UNA PAROLA TEDESCA A TUTTI GLI EFFETTI
Rudolf Steiner nella sua opera L'economia dell'anima (Die Gesunde Entwickelung des Menschenwesens), si dilunga in una questione di lana caprina sulla frase inglese "The freedom of one cannot prosper without the freedom of all", traduzione dal tedesco "Die Freiheit des Einen kann nicht ohne de Freiheit de Anderen gedeihen". A detta del fondatore dell'antroposofia la traduzione in inglese sarebbe priva di senso. Così egli argomenta:
"Ne darò la dimostrazione concentrandomi sulla parola significativa nella frase. In inglese la parola è freedom. Se paragoniamo la qualità di questa parola con la corrispondente parola tedesca, si dovrebbe usare Freitum - la terminazione "dom" in inglese corrisponde alla terminazone "tum" in tedesco. Se una simile parola esistesse, potremmo usare freedom impunemente. Freitum si tradurrebbe allora con "freedom", e non ci sarebbe alcun fraintendimento. Ma la parola usata nel testo originale è Freiheit - la terminazione "heit" corrisponde alla terminazione inglese "hood". Per mostrarvi che la traduzione di Freiheit con "freedom" non si armonizza con il genio della lingua, userò un'altra parola tedesca, Irrtum ("errore"), che esprime un fatto definito che accade una volta sola. Se volessimo dare a questa parola l'uscita "heit", dovremmo formare la parola Irreheit. Non troverete questa parola in alcun dizionario tedesco, ma non si andrebbe contro il genio della lingua inventandola. Sarebbe del tutto possibile usarla. Irreheit ci conduce immediatamente all'intima natura dell'essere umano. Non ci sono parole nella lingua tedesca uscenti in "heit" che non puntino a qualcosa di flessibile all'interno di una persona. Tali parole portano il loro significato verso una persona. Invero, è un peccato che noi non usiamo la parola Freitum in tedesco, perché se esistesse, potremmo esprimere il significato della parola inglese "freedom" direttamente, senza circoscriverla."
E ancora:
"Queste cose ci portano dritti nelle profondità della lngua stessa e ci rendono consapevoli del genio della lingua. Di conseguenza, quando scrivo un libro in tedesco, cerco di scegliere parole che possono essere tradotte correttamente in altre lingue - e i miei lettori tedeschi non esitano a chiamarlo stile povero. Ma questo non è sempre possibile. Se, per esempio, un libro è indirizzato alla cultura della Germania, potrebbe essere necessario considerare la sutiazione tedesca per prima. E questo è il motivo per cui ho ripetutamente usato la parola Freiheit, che non dovrebbe mai essere tradotta con "freedom". Il mio libro Die Philosophie der Freiheit non dovrebbe mai essere intitolato in inglese The Philosophy of Freedom. Un titolo inglese corretto per questo libro deve essere ancora trovato."
Con buona pace di Rudolf Steiner, in tedesco non esiste soltanto la parola Freiheit "libertà", ma anche Freitum, termine suscettibile di diverse interpretazioni - il cui uso in origine non corrispondeva perfettamente né al tedesco corrente Freiheit, né all'inglese freedom.
Va innanzitutto fatto notare che nel tedesco contemporaneo la parola Freitum è un neologismo che compare come traduzione diretta dell'inglese freedom, soprattutto per esprimere il concetto di politica o filosofia libertaria. Alcuni parlanti ritengono la parola Freiheit inadeguata e la vorrebbero addirittura abolire, in quanto compare nell'inno nazista, la Canzone di Horst Wessel: "Der Tag für Freiheit und für Brot bricht an". A causa del paradossale odio antitedesco così diffuso nell'attuale Germania, ecco che anche le parole del lessico di base sono ritenute gravate da passate colpe. Si segnala l'esistenza di una rivista libertaria online denominata Freitum:
Coloro che oggi usano questa parola, non sembrano essere consapevoli del suo uso passato, fiorente nella fase più antica dell'alto tedesco moderno.
Quello che a noi interessa è proprio la continuazione diretta del medio alto tedesco vrîtuom "libertà". Le occorrenze della parola Freitum (con numerose varianti ortografiche come Vreitum, Freytum, Freythumb) nei secoli XIV-XIX dovrebbero essere considerate di sommo interesse dagli storici e dai filologi, ed è un peccato che siano tanto neglette dai moderni. Il termine era infatti usato per indicare una serie di concetti relativi alle città-stato e compare molto spesso nelle costituzioni municipali e in altri documenti legali. La sua obsolescenza deve essere stata causata dall'Unione Doganale (Zollverein), a cui seguì l'unificazione politica della Germania.
Questo è l'elenco dei significati della parola:
Privilegio; diritto; diritto cittadino; libertà; libertà di mercato; diritto di asilo
Questi sono alcuni esempi di frasi in cui ricorre, con la data dell'attestazione:
1) Haben abgenomen ein chlostewer ab der pfafhait gut ... da wir niht recht zu heten und haben daran ubervaren der pfaffen vreitum (1323)
2) Mit alle dem vreitum und genaden, die in iren hantfesten geschribn stent (1331)
3) Dem obg. gotshaus ze R. seiner recht, freytum und genade, swie ez die hat oder haben sol an seinen laeuten und guten, an gerichten, an vischwaiden ... stät behalten (1332)
4) Statigen wir demselben gotshaus den freytum, den ez innerhalb der portten des chlosters haben sol (1332)
5) Daz eri vnd sein gotshous di selben hofmarich haben sullen ewichleichen in allen den rechten und vreitumen, als si daz alt hous ze nachst da be enther gehabt habent (1335)
6) Das der freytumb und die sach ... ewiklich stet und unczebrochen beleib, darumbe so [gib] ich ... den brief (1408)
7) Von der purger puess, dy das gericht pitten vmb dy übertreter des fraytumb (1413)
8) Saecken, die teghen vrydoem desses lande wesen moghen (1420)
9) Adelick fryedom als junckher (1448)
10) Welcher wider der stadt freithun wird handeln (1541)
11) In diesem jahr wurden die Zeidner ... des freitums entblösset, dass ihre gemeine nicht mehr ein markt, sondern ein schlechtes dorf soll heißen (1614)
2) Mit alle dem vreitum und genaden, die in iren hantfesten geschribn stent (1331)
3) Dem obg. gotshaus ze R. seiner recht, freytum und genade, swie ez die hat oder haben sol an seinen laeuten und guten, an gerichten, an vischwaiden ... stät behalten (1332)
4) Statigen wir demselben gotshaus den freytum, den ez innerhalb der portten des chlosters haben sol (1332)
5) Daz eri vnd sein gotshous di selben hofmarich haben sullen ewichleichen in allen den rechten und vreitumen, als si daz alt hous ze nachst da be enther gehabt habent (1335)
6) Das der freytumb und die sach ... ewiklich stet und unczebrochen beleib, darumbe so [gib] ich ... den brief (1408)
7) Von der purger puess, dy das gericht pitten vmb dy übertreter des fraytumb (1413)
8) Saecken, die teghen vrydoem desses lande wesen moghen (1420)
9) Adelick fryedom als junckher (1448)
10) Welcher wider der stadt freithun wird handeln (1541)
11) In diesem jahr wurden die Zeidner ... des freitums entblösset, dass ihre gemeine nicht mehr ein markt, sondern ein schlechtes dorf soll heißen (1614)
Per approfondimenti sugli esempi sopra riportati si rimanda al seguente sito dell'Università di Heidelberg:
Ulteriori citazioni:
Wir bestaten auch dem vorgenanten Gotshaus ze Fürstenzell all ander Genad, Freytum, und Recht, die unser Vetter Chunich Otto sälig, und auch wir, aller Pfaffhait Edeln, und Unedeln, Arm und Reichen in unsern Land gemainleich gegeben haben. (Monumenta Furstencellensia)
FREYTUM, Freyheit, privilegium. Mon. boic. vol. II p. 484 ad an 1337. "alle die Genad, und Ureitum" b. p. 179 ad an. 1295. "wider die Rechtichait, und wider den Vreytun." Mon. boic. vol. III. p. 365. ad an. 1332. "Freyton." Mon. boic. vol. IX. p. 125. ad an. 1311. It. Freyton, en Eigenthum; item eine Freyung, Asylum. (Glossarium germanico-latinum vocum obsoletarum primi et medii aevi inprimis bavaricarum, di Lorenz von Westenrieder)
Um jetzt diesen, einer ganzen Kirche, die Millionen gebildeter Menschen in ihrem Schoosse zählt, gemachten Vorwurf in theologischer Hinsicht zu würdigen, wollen wir zuerst untersuchen, was man denn unter dem einerseits so sehr gepriesenen Freythum und dem anderer Seits zu so schmählichem Vorwurfe gemachten Knechtthum zu verstehen habe. (Jahrschrift für Theologie und Kirchenrecht der Katholiken. Ulm, 1820)
Esiste anche un verbo freitumen "liberare", tradotto con "von (Deich-)Lasten befreien".
A chi obietterà che questa parola Freitum è desueta, risponderò che anche moltissime parole italiane sono desuete, eppure nessuno si sognerebbe mai di depennarle dai vocabolari. Certo, se qualcuno entrasse in un bar e ordinasse una pinta di cervogia, desterebbe una grande ilarità o addirittura non sarebbe capito. Tuttavia le parole pinta e cervogia sono parte della nostra eredità culturale, e questo nessuno lo può negare. Sarebbe anche ora che i tedeschi si ricordassero delle loro radici.
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giovedì 25 dicembre 2014
'I RIBELLI DEI 50 SOLI' DI A.E. VAN VOGT E IL CONCETTO DI IMMOBILISMO LINGUISTICO
Hwæt! Wē Gārdena in gēardagum
þēodcyninga þrym gefrūnon
hū ðā æþelingas ellen fremedon.
Oft Scyld Scēfing sceaþena þrēatum
monegum mǣgþum meodosetla oftēah
egsode Eorle syððan ǣrest wearð
fēasceaft funden hē þæs frōfre gebād
wēox under wolcnum weorðmyndum þāh
oð þæt him ǣghwylc þāra ymbsittendra
ofer hronrāde hȳran scolde,
gomban gyldan þæt wæs gōd cyning.
Ðǣm eafera wæs æfter cenned
geong in geardum þone God sende
folce tō frōfre fyrenðearfe ongeat
þæt hīe ǣr drugon aldorlēase
lange hwīle him þæs Līffrēa
wuldres Wealdend woroldāre forgeaf:
Bēowulf wæs brēme --blǣd wīde sprang--
Scyldes eafera Scedelandum in.
(Beowulf 1-14)
þēodcyninga þrym gefrūnon
hū ðā æþelingas ellen fremedon.
Oft Scyld Scēfing sceaþena þrēatum
monegum mǣgþum meodosetla oftēah
egsode Eorle syððan ǣrest wearð
fēasceaft funden hē þæs frōfre gebād
wēox under wolcnum weorðmyndum þāh
oð þæt him ǣghwylc þāra ymbsittendra
ofer hronrāde hȳran scolde,
gomban gyldan þæt wæs gōd cyning.
Ðǣm eafera wæs æfter cenned
geong in geardum þone God sende
folce tō frōfre fyrenðearfe ongeat
þæt hīe ǣr drugon aldorlēase
lange hwīle him þæs Līffrēa
wuldres Wealdend woroldāre forgeaf:
Bēowulf wæs brēme --blǣd wīde sprang--
Scyldes eafera Scedelandum in.
(Beowulf 1-14)
Ci credereste se vi dicessi che questo è inglese? So per certo che moltissimi non lo riterrebbero possibile, e questo perché le genti faticano molto a capire che le lingue cambiano durante i secoli fino a diventare irriconoscibili. Coloro che si trovassero a trasecolare apprendendo che il brano da me riportato è in antico inglese, faticherebbero ancor di più a credere ai loro sensi se dicessi loro che la separazione temporale tra la lingua del Beowulf e quella odierna non è poi così grande. Ancora 1.000 anni fa, in Inghilterra, la lingua corrente non distava troppo da quella del brano da me riportato. Certo, molti vocaboli sono poetici, ricercati, e non si saranno trovati nella parlata di un fabbro, tuttavia quanto ho detto non è troppo impreciso. Lo stesso Re Aroldo II d'Inghilterra, caduto nella Battaglia di Hastings, non sarebbe stato in grado di comprendere i discorsi di Obama. Se consideriamo poi che all'epoca di Shakespeare la lingua inglese aveva già una forma ben riconoscibile ai moderni, vediamo che i cambiamenti drastici, sia fonetici che lessicali, che ci separano dall'antico inglese sono avvenuti in un lasso di tempo davvero breve, durante il dominio dei Normanni sull'Inghilterra.
Questa è la traduzione dei versi sopra riportati:
“Udite! Noi dei Danesi delle Lance nei giorni lontani,
di quei re delle nazioni -- udite di quella gloria,
di come quei nobili compirono fatti coraggiosi.
Spesso Scyld, figlio di Scef, dagli eserciti nemici
a molte genti strappò le panche dell’idromele;
e terrorizzò i terribili Eruli dopo che dapprima
fu trovato senza aiuto e indigente, seppe poi ripagare per questo:-
egli divenne grande sotto il cielo, prosperò in onori,
finché a lui ognuna delle tribù confinanti
oltre la Via delle Balene si dovette sottomettere,
e pagare tributo: - egli era un buon re!
A lui nacque poi un erede,
un giovane nei cortili, Dio lo mandò
a confortare le genti; aveva visto l'angoscia terribile
che avevano sofferto prima, senza un capo
per lungo periodo; per questo il Signore della Vita,
il Re della Gloria, concesse loro onore sulla terra:
Beowulf fu famoso – si diffuse lontano la sua fama,
dell'erede di Scyld, nelle terre di Scandinavia.”
di quei re delle nazioni -- udite di quella gloria,
di come quei nobili compirono fatti coraggiosi.
Spesso Scyld, figlio di Scef, dagli eserciti nemici
a molte genti strappò le panche dell’idromele;
e terrorizzò i terribili Eruli dopo che dapprima
fu trovato senza aiuto e indigente, seppe poi ripagare per questo:-
egli divenne grande sotto il cielo, prosperò in onori,
finché a lui ognuna delle tribù confinanti
oltre la Via delle Balene si dovette sottomettere,
e pagare tributo: - egli era un buon re!
A lui nacque poi un erede,
un giovane nei cortili, Dio lo mandò
a confortare le genti; aveva visto l'angoscia terribile
che avevano sofferto prima, senza un capo
per lungo periodo; per questo il Signore della Vita,
il Re della Gloria, concesse loro onore sulla terra:
Beowulf fu famoso – si diffuse lontano la sua fama,
dell'erede di Scyld, nelle terre di Scandinavia.”
Cosa c'entra tutto questo con il libro I ribelli dei 50 soli di Alfred E. Van Vogt? Più di un lettore di fantascienza risponderà sdegnato dicendo che non c'entra proprio nulla. E qui si sbaglierebbe di grosso. Infatti nel libro dello scrittore di Winnipeg si parla di gruppi di persone anglofone vissute in totale isolamento su un pianeta selvaggio e tagliato fuori da ogni comunicazione. Ebbene, secondo l'autore di SF, questi anglosassoni remoti sarebbero stati in grado di parlare un perfetto inglese standard ancora dopo 15.000 anni dalla dispersione dei loro capostipiti. Questo senza contare che tra i tempi attuali e la diaspora degli anglosassoni immaginata da Van Vogt senza dubbio si estende un lasso temporale di altre migliaia di anni. Un tempo sufficiente a far gemmare diverse famiglie linguistiche a partire da una sola lingua d'origine, dando vita a idiomi tra loro distanti come il finnico dal russo, come il turco dall'islandese. Di fronte alle solidissime evidenze da me riportate sopra, l'ipotesi dell'immobilismo linguistico è di una tale patente assurdità da meritare di essere schernita. Se almeno ne I ribelli dei 50 soli ci fosse qualcosa di grande, una creazione concettuale in grado di compensare l'assurdo scenario linguistico dell'inglese immutabile, potrei anche mitigare la severità del mio giudizio. Se devo esser franco, la lettura del libro non ha destato in me alcun senso di meraviglia. L'opera non mi pare geniale sotto nessun aspetto.
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