domenica 4 gennaio 2015


BABEL-17 

Autore: Samuel R. Delany
Titolo originale: Babel-17
Anno: 1966
Classici Urania, Gennaio 1988

Trama (da MondoUrania):

La guerra galattica fra l'Alleanza terrestre e gli Invasori dura ormai da molti anni, e nessuno sta vincendo. Quando però l'Alleanza si trova a dover fronteggiare un'arma terribile e sconosciuta, una lingua capace di provocare attentati e sabotaggi, l'unica via di salvezza può consistere in una contromossa inaspettata: affidare a una poetessa, Rydra Wong, il compito di risolvere l'enigma di Babel-17 e di porre fine ai suoi effetti micidiali. Sarà solo l'inizio di una incredibile avventura fra le stelle, sotto la minaccia di una lingua che può uccidere e fra i pericoli di un universo forse troppo vasto per l'uomo, in un romanzo magistrale che è valso al suo autore un prestigioso premio Nebula.

Recensione: 

Avevo grandissime aspettative su questo libro, di cui tutti mi avevano detto mirabilia. In particolare, mi entusiasmava il fatto che l'argomento del romanzo fosse una lingua immaginaria. Quando sono riuscito a procurarmene una copia ero felicissimo. Tuttavia durante la lettura si sono presentate difficoltà e sono rimasto molto deluso. Pubblico alcune mie osservazioni sull'argomento.

Sono arrivato a poco più della metà di Babel-17 di Delany, e ho potuto constatare che contiene alcuni gravissimi errori. In "antico moresco" (ossia in arabo), "Jebel" è la montagna, e Tarik (o meglio Tariq) è un antroponimo, così "Jebel Tarik" significa "montagna di Tarik" (quella che conosciamo come Gibilterra). Non vale il contrario, come invece Delany stolidamente sostiene. Non esiste una "montagna di Jebel". Forse egli non sa nulla della toponomastica di Sicilia, ove Mongibello vale alla lettera "Monte Montagna", essendo "gibello" proprio l'arabo "jebel". Sono queste cose a convincermi sempre più dell'importanza della rilettura finale e dell'editing: non esiste editore capace di scovare simili inconsistenze.

Mi è stato fatto notare che Delany è uno scrittore e non un linguista, e che quindi bisogna sorvolare sugli strafalcioni che compaiono nel suo romanzo. È anche vero che scriveva quando la rete non era ancora disponibile, ma l'errore di Jebel Tarik è talmente grossolano che ho avuto la tentazione di chiudere il libro e di non proseguire con la lettura. Mi sono detto: "D'accordo, proseguirò, se non altro per scoprire se Mollya finirà sodomizzata da Calli e da Ron". Pochi giorni dopo aver detto questo, ho avuto gravi problemi e ho smesso di leggere Babel-17, senza più riprenderlo.

A tutti i nativi digitali basterebbe una sana ricerca in Google per immunizzare dalle cazzate scritte da Delany in Babel-17. Egli parla di "dialetto basco", mentre in realtà si tratta di una lingua che con il castigliano non ha nulla a che vedere nella sua struttura e nel suo lessico di base. La lingua basca (Euskara) infatti è anteriore ai Romani e ai Celti, è anzi anteriore a qualsiasi gente indoeuropea. Così UR significa "acqua", SU significa "fuoco", ESKU significa "mano", OIN significa "piede", BIHOTZ significa "cuore", ARDO significa "vino", JAUN significa "signore", ANDRE significa "signora", ODOL significa "sangue", BEGI significa "occhio", SAGU significa "topo", OTSO significa "lupo", etc. È vero che i basco ha molti dialetti, spesso tra loro a malapena intelligibili, ma l'autore non fa riferimento a questo fatto. I casi sono due: o si basa sulla vecchia ideologia che impone di etichettare come "dialetto" ogni lingua minoritaria, oppure non conosce nulla sull'argomento.

Si trovano altre informazioni non corrette tra le pagine del romanzo. Ad esempio a pag. 103 si legge:

"Le lingue degli indiani d'America mancavano addirittura della nozione di numero. Tranne per la lingua dei Sioux, dove esisteva un plurale solo per gli oggetti animati".

Se alcune popolazioni del Sudamerica, come i Nambiquara, sanno contare solo fino a due, è altresì vero che questa non è la regola tra le genti amerindiane. Posso garantire che la lingua Sioux (o per meglio dire Lakota, Dakota, etc.) non è la sola lingua amerindiana a distinguere il plurale. Per illustrare meglio il concetto riporto pochi esempi tratti da tre lingue: la lingua algonchina dei Cree, la lingua degli Aztechi (Nahuatl) e la lingua incaica (Quechua o Runasimi).

Cree (plurali animati in -ak, inanimati in -a)

atimwa "cane"
atimwak "cani"
awāsis "bambino"
awāsisak "bambini"
manitow "spirito"
manitowak "spiriti"
maskēk "palude"
maskēkwa "paludi"
maskisin "scarpa"
maskisina "scarpe"
mistik "albero"
mistikwak "alberi"
mostoswa "bisonte"
mostoswak "bisonti"
nitēm "il mio cavallo"
nitēmak "i miei cavalli"
nitik "lontra"
nitikwak "lontre"
pwāt "sioux"
Pwātak "i Sioux"
sīsīp "anatra"
sīsīpak "anatre"
wiyās "pezzo di carne"

wiyāsa "pezzi di carne"

Nāhuatl (plurali animati in -tin, -meh, possessivi in -huān)

cihuātl "donna"
cihuah "donne"
nocihuāuh "la mia donna"
nocihuāhuān "le mie donne"
oquichtli "uomo"
oquichmeh "uomini"
oquichtin "uomini"
moquichhui "il tuo uomo"
moquichhuān "i tuoi uomini"
pilli "bambino"
pipiltin "bambini"
īpil "il suo bambino"
īpilhuān "i suoi bambini"
teōtl "dio"
tēteoh "dèi"
toteōuh "il nostro dio"

toteōhuān "i nostri dèi"

I nomi inanimati possono rimanere invariati al plurale, ma spesso hanno una duplicazione, esprimendo così il concetto di varietà:

calli "casa"; "case"
cācalli "case"
(di un singolo villaggio)
cahcalli "diverse case"
icxitl "piede"
ihicxitl "vari piedi"
tetl "pietra"

tehtetl "diverse pietre", "diversi tipi di pietra"

Quechua (plurali in -kuna)

wasi "casa"
wasiq "della casa"
wasimanta "dalla casa"
wasikuna "case"
wasikunaq "delle case"
wasikunamanta "dalle case"
wasiy "la mia casa"
wasiypa "della mia casa"
wasiymanta "dalla mia casa"
wasiykuna "le mie case"
wasiykunaq "delle mie case"
wasiykunamanta "dalle mie case"
wasiyki "la tua casa"
wasiykiq "della tua casa"
wasiykimanta "dalla tua casa"
wasiykikuna "le tue case"
wasiykikunaq "delle tue case"
wasiykikunamanta "dalle tue case"
wasin "la sua casa"
wasinpa "della sua casa"
wasinmanta "dalla sua casa"
wasinkuna "le sue case"
wasinkunaq "delle sue case"
wasinkunamanta "dalle sue case"
wasinku "la loro casa"
wasinkuq "della loro casa"
wasinkumanta "dalla loro casa"
wasinkukuna "le loro case"
wasinkukunaq "delle loro case"

wasinkukunamanta "dalle loro case"

Ecco, costringerei volentieri Delany a cozzare con questi panorami di ipercomplessità inestricabile. Detto questo, Babel-17 è ben scritto e si fonda su un concetto originale, così mi impegno a rileggerlo giungendo fino in fondo e posterò quindi una nuova recensione, spero meno corrosiva e più attinente a trama e personaggi.

sabato 3 gennaio 2015

LA REALTÀ SOSTITUITA

Già ai tempi di Splinder si era posto il problema tutt'altro che ozioso dell'occupazione blogosferica. Così scrivevo su Esilio a Mordor (01/09/2009):

Mi è balenata in mente una questione splinderologica forse un po' oziosa. Se un utente cancella un blog, l'url corrispondente è all'istante disponibile per un portale nuovo creato da un utente diverso. Per fissare le idee, se nero.splinder.com dell'utente black viene cancellato, è sempre possibile che l'utente Puffo crei un blog del tutto diverso al quale dà come url proprio nero.splinder.com. Orbene, se io avessi questo nero.splinder.com nel blogroll e non facessi una costante manutenzione, mi troverei senza saperlo con un link non voluto. Un link che dà su uno spazio del tutto differente da quello da me scelto tempo prima. Mettiamo che il primo nero.splinder.com parlasse di pessimismo cosmico, ora potrei trovarmi un blog dedicato all'allevamento di canarini. Tutto questo ha ingenerato in me un flusso impetuoso di riflessioni mortificanti. Le sequenze di parole e di numeri sono come contenitori, il cui contenuto può mutare senza che neanche ce ne rendiamo conto. La realtà circostante rivela sempre più la sua degradazione, l'impietoso disfarsi di ogni parvenza di noumeno in gretto e transeunte fenomeno. Quello che oggi affligge il mondo virtuale, un giorno si estenderà ad ogni cosa: alle città, alle case, alle persone. Uno si renderà conto, stordito dalla sorpresa, che un suo conoscente non è altro che un vuoto simulacro, improvvisamente abitato da un'ontologia altra. Grasse larve bianchicce già rodono dall'interno gli esseri, umani, e alla fine rimarranno soltanto tracce di esistenza simulata per ingannare i nostri sensi. 

Ricordo il commento stizzito di Zorrokamikaze: "cr****, nero.splinder.com è in mano a uno schifoso fascista... avrei preferito i canarini".

Avendo notato che il gestore del portale era impegnato in una serrata diffusione di idee nataliste, così ho risposto: "Ho molto riflettuto su questo bizzarro caso, tra una soffiata di naso e l'altra. In buona sostanza detesto la spudorata propaganda procreativa, e mi sembra di capire che è comune a molti marxisti; or della fine i fanatismi politici di moda si equivalgono. Ho deciso: se cancella il blog mi prendo l'url e dedico il nuovo spazio ai ramarri"

OCCUPAZIONI NEL WEB

I blog e i siti personali sono come le case ALER: se uno li abbandona a se stessi rischia di trovare spiacevoli sorprese. Così all'url del vecchio blog del buon 7d9, Alphaville is burning, compare ora il portale di un certo Peter Parker, verosimilente un nerd foruncoloso. Nel suo profilo questo emulo dell'Uomo Ragno ha inserito un sinistro link dal titolo "Infantil videos" - in cui ovviamente è suggeribile non entrare: potrebbe trattarsi di innocui filmati delle elementari, ma anche di immagini atroci. Il sito di Ulver, ulverania.net, è stato preso da una vietnamita che scrive nella sua lingua lunghissimi post corredati da squallide immagini di bebè immersi in minuscole vasche da bagno. Va sempre ricordato che se uno cancella il proprio blog o smette di pagare un dominio, l'url può essere preso da chiunque, e non c'è modo di riaverlo: è più facile espellere una tribù di Rom balcanici da un camper rubato che riottenere il controllo di un indirizzo nel Web.

DEMONOCRAZIA

Il termine "democrazia" è una paroletta magica usata dai buonisti per perpetuare il loro potere. Si tratta di un'operazione necromantica: hanno convinto le masse che "democrazia" è sinonimo di "libertà" e di "giustizia", e così facendo ne hanno ottenuto il totale controllo. Questa è la dura realtà dei fatti: quello che chiamano "democrazia" è in realtà il brodo batterico della corruzione, come già chiarito da Edgar Allan Poe. Le masse, plagiate dalla scuola, ancora si baloccano con l'equazione "democrazia" = "libertà", mentre un mostruoso regime DEMONOCRATICO già le stritola nei suoi ingranaggi insanguinati, vessando ogni persona in ogni istante di ogni giorno di ogni mese di ogni anno. Non "democrazia" si dovrebbe dire, ma DEMONOCRAZIA.

IL LINGUAGGIO DEI POLITICANTI

Presso alcune popolazioni si credeva che i morti parlassero una lingua in cui categorie e significati delle parole subivano inversione: "grande" passa così a significare "piccolo" e viceversa, "nero" passa a significare "bianco", etc. I politicanti parlano certamente una lingua simile: per loro ridurre le tasse significa aumentarle, semplificare significa complicare fino all'impossibile, tagliare le spese significa far crescere il numero dei dirigenti superpagati e gonfiare i loro iniqui compensi.

GLI STRULDBRUG

Jonathan Swift, nel terzo libro dei Viaggi di Gulliver, narra che tra le genti di Luggnagg nascono alcuni individui, gli Struldbrug, con un segno sulla fronte, che li destina ad essere immortali. Quale sorte potrebbe essere più felice per uomini liberati dalla paura della morte, pieni di sapere, ricchi ed in grado di dedicarsi, senza affanni, a grandi scoperte o ad elevate considerazioni filosofiche? Eppure non è così, perchè gli Struldbrug "verso i trent’anni cominciano ad essere malinconici e sempre più lo diventano con il passare del tempo. Ad ottant’anni essi sono soggetti alle infermità ed alle debolezze degli altri vecchi, e a molte altre ancora, dovute alla prospettiva paurosa di non morire mai. Non solo sono testardi, fastidiosi, avidi, bisbetici, vanitosi, ciarlieri, ma anche incapaci di amicizia, e sordi ad ogni affetto naturale, che non supera mai i pronipoti. Sono divorati da due passioni: l’invidia ed i desideri impotenti. Ricordano soltanto ciò che hanno visto ed imparato nell’età matura, e questo pure in modo molto imperfetto. Quelli che rimbambiscono e perdono completamente la memoria sono i più fortunati, almeno circondati da pietà e da assistenza più degli altri, poiché non hanno gli stessi difetti. A ottanta anni vengono dichiarati civilmente morti; gli sposi (se sono entrambi immortali) si separano. A novanta perdono i denti e i capelli e non distinguono il sapore dei cibi. Quando parlano, non trovano più le parole e non possono nemmeno più leggere. Poiché la lingua si evolve, essi non la comprendono più. Conoscono pertanto l’afflizione di vivere da stranieri nel loro stesso paese."

venerdì 2 gennaio 2015

 

ALCUNE CONSIDERAZIONI
SU ISAAC ASIMOV
E SU SUO FIGLIO DAVID 

Ho assistito a grottesche manifestazioni di idolatria nei confronti di Isaac Asimov in occasione del suo genetliaco. In alcuni post su Facebook, addirittura alcuni lo hanno celebrato come un santo. Fermo restando il suo genio, non bisogna dimenticare che era innanzitutto un essere umano, non esente da difetti e da lati oscuri. Un conto è riconoscere le doti e i meriti di una persona, un altro è ritenerla un modello di vita e venerarla come un essere semidivino. A questo proposito menzionerò qualcosa che a quanto pare è ignorato dai più e che ritengo doveroso far conoscere alle genti. Il figlio di Isaac, David, nel 1998 fu arrestato per detenzione, produzione e distribuzione di materiale pedopornografico. All'epoca, quando su un quotidiano cartaceo avevo letto la notizia, ne ero rimasto sconvolto. Questo è quanto ho recuperato dall'archivio storico del Corriere, ancor oggi consultabile online: 


Pedofilia: arrestato il figlio di Asimov, maestro della fantascienza

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - Finisce in carcere per pedofilia il figlio del celebre scrittore di fantascienza Isaac Asimov. E' successo a Santa Rosa, in California, dove la polizia ha confiscato una gigantesca porno - biblioteca a casa Asimov (migliaia di compromettenti dischetti - computer e chilometri di filmati con bimbi nudi e ritratti durante atti osceni) prima di incriminare il 46enne David Asimov per "produzione e distribuzione di pornografia relativa a minori". L'erede del geniale e prolifico autore di "Io Robot" (e di ben 467 libri in 50 anni) aveva inizialmente rifiutato di sborsare i 250 mila dollari della cauzione e si era dichiarato "completamente innocente". Ma alla fine ha trovato un accordo col tribunale, che gli ha accordato la liberta' provvisoria, in attesa del processo che verra' celebrato il prossimo 20 marzo. Il giudice Frank Passalacqua ha posto quattro condizioni al suo rilascio: rispettare il coprifuoco notturno, tenersi alla larga dai bambini, visitare lo psichiatra due volte alla settimana, non usare il computer "fino a contrordine". Quando la scorsa settimana le autorita' avevano fatto irruzione nella costosa abitazione dell'uomo, erano rimaste di stucco. "La villa e' dotata di un sofisticatissimo sistema per la duplicazione e il montaggio in video, di un costosissimo scanner per creare immagini al computer e di migliaia di dischi e videocassette su cui trasferirli - spiega il vice procuratore capo di Santa Rosa Gary Medvigy - e' stato come entrare in un modernissimo studio tv di Hollywood". Questa vicenda riapre tra gli psicologi americani il dibattito d'obbligo sulla difficolta' dei "figli famosi" (trascurati e ignorati dai genitori) e sui probabili "traumi d'infanzia" che, in questo caso particolare, potrebbero aver portato il giovane David verso scelte di vita alquanto diverse da quelle del celebre padre. Di David si sa ben poco, tranne che e' un tipo solitario e senza amici, privo di lavoro fisso. Per scagionarlo, il suo legale vorrebbe sostenere la linea di difesa dell'"eremita", incapace come tale di nuocere alla societa'. "Il mio cliente e' un orso, recluso ed introverso - ha spiegato Andrian - se ha commesso cio' di cui e' accusato e' stato sempre dentro i confini della propria casa. Nel suo mondo di fantasia privato". Per questo, secondo il primo emendamento della costituzione americana che sancisce la liberta' di pensiero e di parola, nessuno lo puo' toccare.
(Alessandra Farkas)

Qualcuno con sdegno mi chiederà: "E con questo?" Certo che un padre non è la stessa cosa di un figlio, sono due persone diverse - e se è vero che le colpe di un padre ricadono sui suoi figli, è altrettanto vero che la proposizione inversa non è poi così difendibile: come si potrebbe imputare a un padre la mostruosità di un figlio? Forse fu colpa di Marco Aurelio, modello di virtù e di sapienza, la scelleratezza infinita di suo figlio Commodo? Tanto più che all'epoca dell'arresto di David Asimov, Isaac era già morto da alcuni anni. Tuttavia è assai verosimile che l'attività del virgulto degenere degli Asimov non fosse qualcosa di improvvisato, e che quindi il suo inizio risalisse a prima della morte dell'augusto genitore. C'è di che meditare. Se io avessi la sventura di avere un figlio e questo installasse apparecchiature sofisticatissime per produrre tonnellate di materiale aberrante, farei un po' fatica a non accorgermene, non credete? Pensateci. Un'intera villa, la dimora degli Asimov, rigurgitante di simile immondizia. Così ha detto il magistrato distrettuale Gary Medvigy, alludendo al materiale pedoporno reperito: "È una quantità immensa. Credetemi, non ci sono abbastanza uomini e ore-uomo per visionarlo tutto". Né si può tacere sul fatto che David Asimov è stato infine condannato a una pena risibile, assolutamente non commisurata all'enormità del suo crimine: sei mesi di arresti domiciliari con braccialetto di monitoraggio elettronico. C'è del torbido, non ci sono dubbi. Detto questo, credo che continuerò a leggere le opere di Isaac Asimov come ho sempre fatto e a trarne diletto - ma non senza una vena di inquietudine.

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: LATINO FRINGILLUS, FRI(N)GILLA, ITALIANO FRINGUELLO

Il nome latino del fringuello mostra una serie di varianti, le più comuni sono fringillus, fringilla e frigilla. Ma ne esiste un'altra, fringuillus, che continuò nel latino volgare dando regolarmente l'italiano fringuello. Fringillus diede invece origine a forme come fringillu e frincillu in diversi dialetti dell'Italia meridionale. Come interpretare questi dati?

Si capisce che si danno diverse possibilità:

1) La variante fringuillus è la più antica e le altre sono derivate per semplificazione della labiovelare sonora (non sarebbe il primo caso in cui una forma arcaica ha dato origine a termini romanzi, mentre le forme classiche corrispondenti non hanno avuto altrettanta fortuna).
2)  La variante fringuillus è la più recente ed è sorta in qualche modo per analogia con un'altra voce, come ad esempio il verbo fringultire "cinguettare", o per ragioni onomatopeiche.
3) Entrambe le forme continuano in modo imperfetto una protoforma più complessa contenente un elemento labiale, come sembra dimostrare il vocabolo greco φρυγίλος "fringuello", che dovrebbe avere la stessa origine.

Qualunque di queste ipotesi sia quella vera, in ogni caso occorre ammettere che la consonante fosse velare (dura) e che in epoca classica si pronunciasse /fri(:)ŋ'gillus/, /fri(:)ŋ'gilla/, /fri:'gilla/.

Coloro che affermano la pronuncia ecclesiastica ab aeterno, pronunciano le parole classiche per fringuello con un suono palatale: /frin'dʒillus/, /frin'dʒilla/, /fri'dʒilla/. Di più, pretendono che Romolo e Remo seguissero questo uso moderno. In questa loro ottica distorta e irreale, la forma /friŋ'gwillus/ da cui deriva l'italiano fringuello sarebbe un completo mistero. Come diamine si sarebbe prodotta? Ovviamente non lo sanno spiegare, perché il loro sistema non è altro che una massa raffazzonata di dati incoerenti.

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: SOCER, SOCERUS E SOCRUS

Esistono in latino diverse forme derivate dall'indoeuropeo *swek'uro- (m.) "padre del marito", *swek'rū- (f.) "madre del marito":

1) socer, gen. soceri "suocero"
2) socerus, gen. soceri "suocero" 
3) socrus, gen. socrus "suocera; suocero"

Dall'accusativo soceru(m) della forma 1) o della forma 2) deriva regolarmente la parola italiana "suocero". La forma 3) era sia maschile che femminile e poteva quindi tradurre anche l'italiano "suocera". Nel latino volgare d'Italia si è conservata soprattutto la forma femminile. In diversi dialetti dell'Italia Meridionale e in Sardegna questo vocabolo è sopravvissuto e ha dato socra, cambiando la terminazione. Ad esempio in napoletano abbiamo salutam' a' socrat' "salutami tua suocera".

Vediamo che in altre lingue indoeuropee si trovano interessanti forme con la stessa origine. Ecco un breve sunto della situazione:

Lingue satem: hanno IE /k'/ assibilato o palatalizzato. Esempi:  

Sanscrito: śvaśura- "suocero", śvaśrū- "suocera"
Avestico: xvasura- "suocero"
Armeno: skesur- "suocero"
Russo: свёкор "padre del marito"
   (l'esito /k/ in questa parola è irregolare)
Lituano: šẽšuras "suocero della donna" 

Lingue centum (kentum): hanno IE /k'/ non assibilato e ridotto a suono puramente velare /k/. Esempi:

Greco: ἑκυρός "suocero", ἑκυρά "suocera"
Celtico: *swekrū, donde gallese chwegr "suocera",

   cornico hweger id.
Gotico: swaihra "suocero"; swaihro "suocera"
   (-ai- suona /ɛ/)
Anglosassone: swēor "suocero; cugino"; sweger

   "suocera"
Antico alto tedesco: swehur "suocero"; swigar
   "suocera"
; swāgur "cognato; genero"
Tedesco moderno: Schwäher "suocero";
   Schwiegermutter "suocera"
; Schwager "cognato;
   genero".

Ne possiamo trarre le seguenti conclusioni:

1) Il suono originale indoeuropeo /k'/ era una velare prepalatale (simile a chi nell'italiano chiedere);
2) Il suono prepalatale /k'/ ha dato una sibilante o un'affricata in un gruppo di lingue e una velare /k/ in un altro gruppo di lingue, tra cui l'antenato del latino;
3) La vocale -u- si è indebolita in -e- nel latino preclassico, e questo spiega le forme socer e socerus;
4) Questa -e- che non è primaria ha dato in epoca tarda palatalizzazione della precedente velare;
5) Questa palatalizzazione, secondaria, non ha nulla a che vedere con quella avvenuta nelle lingue denominate satem;
6) La forma socrus, con /kr/, è rimasta indenne da ogni palatalizzazione. 

Coloro che proiettano il suono palatale della pronuncia ecclesiastica del latino all'infinito nel tempo, non possono comprendere questi dati di fatto: pretendendo di spiegare cose complesse ricorrendo a farfugliamenti semplicistici, non spiegano proprio nulla.

mercoledì 31 dicembre 2014

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL'ETIMOLOGIA DI APE

Questo scrisse Watt sul suo scomparso blog Etymos a proposito dell'etimologia della parola ape: 

ape - Di etimo incerto, dice il DELI che tra l'altro riporta il latino ape(m). Mentre qualcosina, ma che può bastare rispetto al nulla, ci racconta Semerano: apis -is: se ne ignorò l'etimologia. Deriva da Accadico apu (punta, spina), appu (punta, insetto). 

Questi sono gli interventi da me apposti all'epoca della pubblicazione dell'intervento di Watt:

1) È un caso davvero oscuro. A parer mio la fonte ultima è l'egiziano antico bjj.t ('ape; miele'), anche se tramite una lingua ignota. Si noti in ogni caso come in etrusco il termine apiana 'camomilla; moscatello' potrebbe contenere la stessa radice. L'esito copto della forma egizia è ebiō 'miele' (con l'accento sulla lunga). Il raffronto dato da Semerano non è convincente: le due forme sembrano isolate, e la semantica è poco chiara.

2) Spiego meglio le difficoltà. In nessuno dei libri a mia disposizione ho trovato le forme date da Semerano; non trovo nulla di simile nell'intero database etimologico di Starostin relativo alle lingue afroasiatiche; le due parole non sembrano essere neppure di origine sumerica. La mia impressione è che si tratti di arcaismi o di lemmi marginali che devono essere studiati attentamente. Tra l'altro non è affatto detto che la parola che indica l'insetto sia imparentata con quelle che indicano la punta, la spina (esistono moltissimi insetti sprovvisti di pungiglione e non si capisce bene quale tipo di artropode fosse chiamato appu in accadico). Le omofonie in accadico sono numerosissime.

A distanza di tempo sono giunto a una conclusione netta: a fungere da tramite tra la forma egiziana e quella latina è stata la lingua etrusca. A partire dal materiale antroponimico, dalle iscrizioni, dalle glosse e dai resti nella lingua latina si può ricostruire quanto segue:

api-, *apei-, *apai- "ape" (1)
api- "dolce" (2)
*ap-ia "appio", lett. "<erba> delle api" (3)
apia-na "camomilla"; "moscatello" (4)
ap(a)ia-tru "melissa"; "gruccione" (5)
apei-na "apiario"; "apicoltore" (6)

(1) La forma base è attestata come gentilizio Api (m.), Ap-ia (f.). Si nota anche Api-e (m.), da un'originaria forma aggettivale.
(2) L'iscrizione θi api-ta (REE 50 n. 103) significa "questa <è> acqua dolce", ossia dolcificata con miele.
(3) È la forma da cui il latino ha tratto apium "appio, sedano selvatico"
(4) Nel senso di "camomilla" è una glossa dello Pseudo Apuleio (ThLE 415). Nel senso di "moscatello" la parola è penetrata in latino. Attestato anche come gentilizio (CIE 6).
(5) È attestato come gentilizio. Traduce latino apiaster "melissa" e apiastrum "gruccione o merope".
(6) È attestato come gentilizio. Traduce latino apiarium "arnia" e apiarius "apicoltore"

Alcune di queste deduzioni sono state fatte dal prof. Massimo Pittau, che ha introdotto un metodo innovativo e molto interessante per approfondire lo studio del lessico etrusco - anche se purtroppo in diversi casi è giunto a conclusioni inattendibili.

Per quanto riguarda Semerano, i suoi lavori sono da collocarsi nel novero delle opere fantalinguistiche. Negano infatti alla radice ogni fondamento del metodo scientifico, essendo basati sul principio dell'assonanza, seguendo una procedura molto comune nel mondo dell'esoterismo. Forniscono esempi eloquenti di questa ermeneutica coloro che separano dannato da dannare, dannazione e danno per connetterlo direttamente con il greco thanatos - oppure coloro che fanno derivare Maddalena dal toponimo Migdal-Eder, ossia Torre del Gregge (Gen. 35, 21), senza nemmeno cercare la voce in un vocabolario di ebraico, che darebbe Magdalith - chiaramente da Magdala. Così considero tutto questo come un tentativo di abolire la chimica moderna per ritornare a Paracelso e a Cornelio Agrippa. Tra i sostenitori di Semerano si può citare Massimo Cacciari, che ha definito tutto questo "una festa per l'intelligenza". È evidente che l'autore in questione gode di ampio credito in molti atenei per via di una fallacia logica chiamata Reductio ad Hitlerum. L'argomento è il seguente: "Siccome il Nazionalsocialismo ha commesso immensi crimini sulla base del concetto di razza ariana, e questo è a sua volta fondato su considerazioni linguistiche, ne consegue che il concetto di lingua indoeuropea debba essere necessariamente falso". È necessario precisare che si tratta di un paralogismo o sillogismo fallace? Sì, penso che sia necessario.