A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
lunedì 6 aprile 2015
UN TESTO NEOGOTICO PRESENTATO COME GIOCO ENIGMISTICO
domenica 5 aprile 2015
IL MANIFESTO DI MARX ED ENGELS IN LINGUA GOTICA
neogothic/other-stuff/writings/
swikunthi-gamaindutheiniskis-hiuhmins/
sabato 4 aprile 2015
UN VIDEO SUI PAGANI DI LETTONIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI
2) Egli era impregnato di idee come l'universalismo panteistico, il vegetarianismo etico e simili, tanto che fu paragonato a Tagore e a Gandhi;
3) Per quanto Storost non si ritenesse un leader religioso, la Romuva acquisì una struttura affine a quella della Chiesa di Roma. Questo fatto ricorda il tentativo di Giuliano il Filosofo di costruire una Chiesa Ellenica.
domenica 29 marzo 2015
ETRUSCOLOGIA TRAGICA: IL CASO PIRONTI
Etr. netś- "interiora" - Gr. νήδυια "interiora"
Etr. puia "moglie" - Gr. ὀπυίω "prendo in moglie"
Etr. purθ "magistrato" - Gr. πρύτανις "signore"
Etr. elaiva- "olio" - Gr. ἐλαιον
Etr. larnaś "contenitore" - Gr. λάρναξ "scatola"
Etr. leχtum "vaso da olio" - Gr. λήκυθος
Etr. patna "scodella" - Gr. πατάνη
Etr. qutun "vaso potorio" - Gr. κώθων
Etr. vinum "vino" - Gr. ὀῖνος
Etr. patna "scodella" > Lat. patina
Etr. vinum "vino" > Lat. vinum*
Lat. citrus "cedro (albero)" - Gr. κέδρος
Lat. groma "filo a piombo" - Gr. γνώμων (1)
Lat. taeda "torcia" - Gr. δᾷς, δαΐς
Lat. triumphus "trionfo" - Gr. θρίαμβος (2)
(2) Il termine greco indica l'inno a Dioniso.
domenica 22 marzo 2015
UNA SINGOLARE TEORIA DI VARG VIKERNES SULLA DIFFUSIONE DELLE LINGUE INDOEUROPEE
270 radici in comune.
Tra queste, 174 sono radici monosillabiche, di cui circa 65 sono radici verbali.
96 sono invece radici bisillabiche, tra cui molti nomi relativi alla flora, alla fauna e a concetti culturali, facilmente presi a prestito.
218 radici monosillabiche, bisillabiche e trisillabiche. Le radici trisillabiche sono principalmente relative a flora, fauna e a concetti culturali, facilmente presi a prestito.
67 radici in comune, di cui una quarantina monosillabiche e le altre bisillabiche, con l'unica eccezione di un trisillabo.
11 radici in comune, monosillabiche con l'unica eccezione di un bisillabo.
17 radici in comune.
26 radici in comune.
19 radici in comune.
Un'unica radice in comune, relativa al concetto di "mano; braccio".
Due radici in comune.
23 radici in comune.
34 radici in comune.
5 radici in comune.
13 radici in comune.
13 radici in comune.
sabato 21 marzo 2015
COLIN RENFREW È UN NEMICO DELLA SCIENZA
ardo, vino
bihi, chicco di grano
garagar, orzo
gari, grano, frumento
ogi, pane
olo, avena
ore, pasta
uzta, raccolto
ardi, pecora
artile, lana
behi, vacca
gazta, formaggio
idi, bue
zenbera, formaggio molle
zezen, toro
burdina, ferro
urre, oro
zilar, argento
Tutte evidenze che sono state bellamente ignorate da Renfrew. Del resto, non è una novità lo strapotere degli archeologi, che cercano con ogni mezzo di pronunciarsi su argomenti che non sono preparati ad affrontare. Penso che Colin Renfrew non sia poi tanto diverso dai complottisti che infestano la Rete con le loro inconsistenze. Egli è incapace di distinguere la logica dal paralogismo. La sua teoria sull'equivalenza tra archeologia e linguistica è estremamente nociva alla Conoscenza. Nonostante sia un fatto appurato che archeologia e linguistica utilizzano mezzi diversi e hanno scopi diversi, esiste sempre chi intende con prepotenza affermare il primato dell'archeologia, giungendo a conclusioni indebite quanto ridicole.
domenica 15 marzo 2015
I SUBDOLI INGANNI DEL MARKETING
Al supermercato mi è capitato di imbattermi in una grande pila di panettoni venduti a prezzi molto bassi. L'etichetta riportava "panettone senza uvetta e arancia candita a cubetti". Non so come sia potuto accadere, ma sono stato vittima di un'illusione cognitiva. In pratica ho inteso "panettone senza uvetta e con arancia candita a cubetti", aggiungendo una preposizione "con". Il mio cervello l'ha aggiunta senza pensarci troppo, forse perché trovava ambigua la descrizione del dolciume. Fatto sta che quando si è trattato di farci colazione, mi sono accorto che di canditi non ce n'era nemmeno l'ombra: la pasta era quella di un pandoro scialbo. Allora ho capito l'arcano. Sono stato ingannato in modo molto ingegnoso, e senza dubbio la stessa cosa è accaduta a molti altri acquirenti. La frase in effetti è di una grande ambiguità. Se i produttori del panettone avessero scritto "panettone senza uvetta e senza canditi", non ci sarebbe stata possibilità d'errore. Anche "panettone senza uvetta e canditi" sarebbe stato accettabile e sufficientemente chiaro. Ma perché mai dare attributi a qualcosa che non c'è? Non tutti i canditi sono per necessità a cubetti, e non esistono soltanto canditi ottenuti da scorza di arance. Ci sono anche canditi di cedro, per esempio, e spesso nei panettoni se ne trovano. Perché dunque parlare di un'arancia candita a cubetti che non c'è? Semplice, quasi lapalissiano: tutto ciò è stato progettato al preciso scopo di spingere persone distratte a comprare il prodotto. I panettoni senza canditi sono nati a causa delle proteste di consumatori particolarmente schifiltosi, a cui non piaceva la frutta candita. Sembra che ai tempi Mike Bongiorno facesse pubblicità di panettoni senza canditi, e anche questo deve aver contribuito ad aumentarne la richiesta e la diffusione. Anche le uvette danno problemi a non poche persone. Ricordo ancora un vegliardo stizzoso che trattava ogni fetta di panettone togliendone uvette e canditi con grande cura, con movimenti simili a quelli che usava per scaccolarsi le narici. Nel farlo contraeva il volto in espressioni di schifo, come se stesse togliendo dal panettone concrezioni di merda. Come gli ho chiesto perché facesse così, quello ha risposto ringhiando in dialetto: "Me piasen no" (ossia "non mi piacciono"). Davvero notevole, se si pensa che l'anziano signore che storceva il naso aveva fatto la guerra. Ecco, un tempo c'era un panettone di un solo tipo, adesso ogni fisima diventa richiesta e ogni richiesta attiva il mercato, che la deve soddisfare. Tuttavia, per una persona che non ama canditi e uvette ce ne sono molte di più a cui piacciono. Così un'azienda dolciaria può sbagliare i conti e produrre più panettoni scialbi del dovuto, faticando poi a venderli. Ecco spiegato l'arcano.
UNA NUOVA SPECIE DI TOPI IMMORTALI
Ormai da anni siamo martellati quotidianamente da notizie della scoperta di miracolose panacee. Arrivano a ritmo serrato, impossibile non notarle. Sempre nuove ricerche mettono a nudo i meccanismi del cancro e dell'AIDS, trovando punti deboli che permetteranno di guarire da queste terribili malattie. Ogni tumore sarà presto come un raffreddore, ecco cosa ci promettono. Risultati strepitosi anche per il diabete e per altre patologie croniche, e persino le conseguenze di un ictus a quanto ci dicono saranno soltanto un ricordo. Grazie a una proteina o a un enzima, ecco che viene bloccato l'invecchiamento. Basta attivare o disattivare un gene per liberarsi di tutto ciò che non è gradito, demenza compresa. Non ci sono limiti. Tutti i ciechi riacquisteranno la vista. Come cantava Lucio Dalla, anche i muti potranno parlare. Ogni dolore sarà cancellato, in pratica sarà la Resurrezione dei corpi, persino i morti torneranno in vita come Giona sputato dalla balena, e in condizioni di perfetta, eterna salute. Per giunta tutte queste meraviglie preconizzate dai mass media saranno possibili grazie ai ritrovati e alle idee mirabolanti di ricercatori italiani. Ecco l'Italico Genio che ritorna! Tutto degno della massima attenzione, certo, ma quando si leggono questi articoli si scopre che sono tutti accomunati da una ben precisa caratteristica: sempre, senza possibilità d'eccezione, gli elisir in grado di far scomparire ogni malanno funzionano... soltanto sui topi. Nemmeno la più piccola conquista è diventata qualcosa di fruibile per gli esseri umani. Anni e anni che passano, e il solo risultato concreto che hanno potuto ottenere è stato quello di donare la vita eterna ai roditori!
venerdì 13 marzo 2015
Durata: 132 min (142 min director's cut)
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: fantascienza, grottesco, drammatico
Sottogenere: distopico
Regia: Terry Gilliam
Soggetto: Terry Gilliam
Sceneggiatura: Terry Gilliam, Tom Stoppard,
Charles McKeown
Produttore: Arnon Milchan
Fotografia: Roger Pratt
Montaggio: Julián Doyle
Effetti speciali: Ron Burton
Musiche: Michael Kamen, Kate Bush, Ray Cooper
Scenografia: Norman Garwood
Jonathan Pryce: Sam Lowry
Kim Greist: Jill Layton
Michael Palin: Jack Lint
Ian Holm: Mr. Kurtzmann
Robert De Niro: Archibald "Harry" Tuttle
Katherine Helmond: Ida Lowry, la madre di Sam
Bob Hoskins: Spoor, il tecnico del Central Service
Ian Richardson: Mr. Warrenn
Peter Vaughan: Mr. Helpmann
Jim Broadbent: Dr. Jaffe
Barbara Hicks: Alma Terrain
Charles McKeown: Harvey Lime
Jack Purvis: Dr. Chapman
Derrick O'Connor: Dowser
Kathryn Pogson: Shirley
Bryan Pringle: Spiro
Brian Miller: Mr. Buttle
Sheila Reid: Mrs. Buttle
John Flanagan: Intervistatore TV / venditore
Ray Cooper: Tecnico
"Ispirato a 1984 di George Orwell e diretto da un membro dei Monty Python, Brazil (che è il titolo della famosa canzone degli anni Quaranta simbolo di evasione) è una bizzarra e straripante metafora contro le dittature in nome della libertà. Il "portavoce" è Sam Lowry, addetto agli archivi del Dipartimento informazioni in un paese del futuro dominato dal potere e dalla burocrazia dove gruppi di terroristi seminano distruzione per reagire all'oppressione. In seguito ad imprevisti e a strani incontri (un idraulico che si oppone al sistema riparando abusivamente nelle case, interpretato da De Niro), Sam si scopre vocazioni di oppositore e di terrorista, ma verrà reso innocuo."
Recensione:
La bellissima donna dai corti capelli rossi, vestita d'argento e con le ali di un angelo, che vola nei sogni del protagonista e gli porta un barlume di speranza; i chihuahua con l'ano incerottato per impedire la fuoriuscita di escrementi; la grottesca banda militare che intona inni natalizi; la laida vecchiaccia devastata dai lifting, al punto che il suo volto elastico si sfalda fino a diventare un'immonda poltiglia; i meccanici soffocati da una massa di feci umane pompate nelle loro tute di plastica direttamente dal pozzo nero; la battaglia onirica del protagonista contro il colossale mostro corazzato come un samurai; la sala di tortura dentistica con il seviziatore che indossa un'atrocissima maschera infantile.
All'inizio il titolo di questo film doveva essere 1984 ½, un chiaro riferimento al romanzo distopico di George Orwell, 1984, unito a un omaggio a Federico Fellini e al suo film 8½ (1963). Tuttavia quando nello stesso anno uscì Orwell 1984, diretto da Michael Radford, l'idea non poté più essere sostenuta, fu deciso di cambiare titolo per evitare problemi legali.
Terry Gilliam attribuisce a Tom Stoppard l'idea di uno scarafaggio morto che cade nel computer causando l'errore tipografico che porta alla condanna a morte di un uomo, innescando una catena di grottesche conseguenze alla base della struttura narrativa del film.
Il famigerato modulo 27B/6, senza il quale nessun intervento può essere eseguito dai riparatori del Dipartimento dei Lavori Pubblici, è un riferimento criptico a George Orwell, che visse a Canonbury Square nell'appartamento 27B al sesto piano, durante la scrittura di parti del romanzo 1984.
Le scene oniriche che concludono il film erano inizialmente pensate come una lunga sequenza iniziale. Un'altra scena onirica, già scritta e filmata, prevedeva che il protagonista volasse sopra un campo fatto di occhi che iniziavano a muoversi lentamente per seguire la sua discesa su un pilastro. Questi occhi erano palle da biliardo con false iridi dipinte. Il simbolo dell'occhio si ritrova anche in altri film di Terry Gilliam come L'esercito delle 12 scimmie (1995). Tuttavia, anche se l'idea sembrava buona, fu stabilito che non avrebbe funzionato. Quindi le sequenze oniriche furono ripartite nel corso del film.
Alcuni nomi sono significativi:
- Mr. Kurtzmann: (in tedesco "uomo corto"): di bassa statura e con scarso successo. Fu chiamato così da Harvey Kurtzman, l'editore della rivista Help, ove Gilliam aveva lavorato negli anni '60.
- Mr. Helpmann: aiuta Sam Lowry.
- Mr. Warrenn: lavora in un palazzo labirintico simile a una tana di conigli (in inglese rabbit warren).
- Harvey Lime: forse un riferimento a Harry Lime ne Il terzo uomo (1949).
Quasi tutta la colonna sonora è una variazione della canzone principale, Aquarela do Brazil (1939), di Ary Barroso. Il regista ha concepito l'idea di usare questa musichetta allegra e spensierata per via della dissonanza stridente con la realtà infernale rappresentata nel film. Aveva abuto modo di ascoltarla durante una visita alla desolata spiaggia di Port Talbot, in Galles, dove tutto era ricoperto da una nera polvere di acciaio.
sabato 7 marzo 2015
PIÙ FORTE SORELLE
Regia: Renzo Spaziani (Renzo Girolami)
Sceneggiatura: Franco Vietri
Anno: 1973
Genere: Western/Commedia
Durata: 79 min
Paese: Italia
Casa di produzione: New Films
Cast:
Lincoln Tate (Amen),
Gabriella Farinon (Jane),
Gianclaudio Jabes (Catapult),
Gilberto Galimberti (capo scagnozzo di Catapult),
Luigi Bonos (Timothy),
Clara Colosimo (suora),
Franca Maresa (suora),
Suzy Monen (suora),
Sandro Scarchilli (Tutti Frutti, scagnozzo gay),
Carlo Monni (veterinario, dentista),
Lorenzo Piani (cowboy),
Francesco D'Adda (scagnozzo),
Serafino Profumo (scagnozzo).
Colore: colore - widescreen
Musica: Nando De Luca
Canzone: Catapult, cantata da Eldorado Stones
Drei Nonnen auf dem Weg zur Hölle (Germania)
For a Book of Dollars (U.S.A.)
Más fuerte, hermanas (Argentina)
Kansas City (Francia)
Des dollars plein la gueule (Francia)
Alcune suore assoldano un cacciatore di taglie di nome Amen (Lincoln Tate) per aiutarle a recuperare il loro denaro perduto. Il bottino era stato rubato da un sudicio branco di fuorilegge conosciuti come Banditi-Catapulta, dal nome del loro capo Catapulta (Gill Roland), appunto. Amen insieme alle suore, trova il bottino ed elimina la banda dei fuorilegge, per poi scoprire che le brave suorine, altro non sono che incallite donne fuorilegge. Amen le raggiunge e tutto finisce con un Happy End.
(Poppi-Pecorari, Dizionario dei film 1970-79, Gremese)