L'ESPERIMENTO DEL DOTTOR K.
Titolo originale: The Fly
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 1958
Durata: 90 min
Rapporto: 2.35 : 1
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Kurt Neumann
Soggetto: George Langelaan
Sceneggiatura: James Clavell
Produttore: Kurt Neumann,
Robert L. Lippert (non accreditato)
Casa di produzione: Twentieth Century Fox Film
Corporation
Fotografia: Karl Struss
Montaggio: Merrill G. White
Effetti speciali: James B. Gordon
Musiche: Paul Sawtell
Scenografia: Theobold Holsopple, Lyle R. Wheeler,
Eli Benneche, Walter M. Scott (arredamenti)
Costumi: Adele Balkan
Charles Le Maire, executive wardrobe designer
Trucco: Ben Nye
Interpreti e personaggi
Vincent Price: François Delambre
David Hedison: André Delambre
Patricia Owens: Hélène Delambre
Herbert Marshall: Ispettore Charas
Kathleen Freeman: Emma
Betty Lou Gerson: l'infermiera Anderson
Charles Herbert: Philippe Delambre
Charles Tannen: medico
Doppiatori italiani
Emilio Cigoli: François
Sergio Fantoni: André
Dhia Cristiani: Hélène
Gualtiero De Angelis: Ispettore Charas
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 1958
Durata: 90 min
Rapporto: 2.35 : 1
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Kurt Neumann
Soggetto: George Langelaan
Sceneggiatura: James Clavell
Produttore: Kurt Neumann,
Robert L. Lippert (non accreditato)
Casa di produzione: Twentieth Century Fox Film
Corporation
Fotografia: Karl Struss
Montaggio: Merrill G. White
Effetti speciali: James B. Gordon
Musiche: Paul Sawtell
Scenografia: Theobold Holsopple, Lyle R. Wheeler,
Eli Benneche, Walter M. Scott (arredamenti)
Costumi: Adele Balkan
Charles Le Maire, executive wardrobe designer
Trucco: Ben Nye
Interpreti e personaggi
Vincent Price: François Delambre
David Hedison: André Delambre
Patricia Owens: Hélène Delambre
Herbert Marshall: Ispettore Charas
Kathleen Freeman: Emma
Betty Lou Gerson: l'infermiera Anderson
Charles Herbert: Philippe Delambre
Charles Tannen: medico
Doppiatori italiani
Emilio Cigoli: François
Sergio Fantoni: André
Dhia Cristiani: Hélène
Gualtiero De Angelis: Ispettore Charas
Trama:
A Montreal, lo scienziato André Delambre viene trovato morto sotto una pressa idraulica, di notte, in circostanze misteriose. Il suo cadavere ha il cranio e un braccio ridotti in poltiglia sanguinolenta dal macchinario. La moglie di André, Hélène, viene trovata da un guardiano notturno sul luogo del delitto. Subito la donna confessa di essere responsabile dell'omicidio, prima al cognato François e poi anche all'Ispettore Charas. Tuttavia si rifiuta ostinatamente di spiegare i motivi della sua azione. Con molta pazienza, il fratello della vittima cerca di convincere la donna a parlare servendosi di un astuto stratagemma. A un certo punto nota che lei è ossessionata dalle mosche e che in particolare parla di una mosca con la testa bianca. Quando François le dice, mentendo, di avere quella mosca in suo possesso, Hélène accetta di parlare e comincia a raccontargli un racconto che ha dell'assurdo. André aveva inventato un macchinario in grado di disintegrare qualsiasi oggetto in atomi, per inviarli a un secondo macchinario identico che li reintegrava. La sua scoperta era un sistema di teletrasporto, anche se nel film la parola non viene mai menzionata. I primi esperimenti comportavano la disintegrazione-reintegrazione di oggetti inanimati. Davanti agli occhi della scettica Hélène, lo scienziato aveva trasferito una ciotola. Tuttavia l'esito dell'operazione non era stato soddisfacente per un semplice motivo: la scritta MADE IN JAPAN sul fondo della ciotola si presentava invertita specularmente. Una cosa piuttosto imbarazzante, risolta pasticciando complessi ammassi di formule fantamatematiche. Anche il primo tentativo di trasferire un essere vivente era stato fallimentare: assieme alla ciotola, André aveva messo una gattina, riuscendo a reintegrare l'oggetto inanimato ma disperdendo l'animale in un'invisibile nuvola di atomi. Con altre manipolazioni del formulario, finalmente era riuscito il trasferimento di un porcellino d'India, giunto incolume a destinazione nella cabina ricevente. Galvanizzato da questo successo e contro ogni senno, il marito di Hélène aveva deciso di sperimentare la sua invenzione su se stesso, con esiti catastrofici a causa di una mosca che era riuscita a infilarsi nella cabina di trasmissione. Il risultato: uno scambio di membra tra i due esseri. André aveva avuto la testa e un braccio della mosca, mentre la mosca aveva avuto la testa e un braccio dello studioso. Dopo vani e angoscianti tentativi di ritrovare la mosca aberrante per trasferirla assieme all'uomo-mosca e riottenere i corpi originari, André è stato preso dallo sconforto e ha distrutto i suoi macchinari, pregando la moglie di aiutarlo a suicidarsi. Qui finisce la narrazione di Hélène, la cui situazione non è certo rosea. Per salvarla dal manicomio, l'unica fievolissima speranza è proprio il rinvenimento dell'ibrido mosca-uomo...
Recensione:
In genere si ritiene che The Fly di Cronenberg (1986) sia semplicemente un remake del film di Neumann, mentre in realtà si fonda su un concetto molto diverso, riflesso della radicale diversità dei tempi. Mentre Cronenberg è introspettivo e si concentra sulla graduale alterazione del genoma di Seth Brundle, Neumann non attribuisce alcuna reale importanza ai singoli personaggi e ci mostra soprattutto dei fatti concreti e improvvisi. Quando ho visto il film del '58 per la prima volta, ho temuto che il risultato dell'ibridazione tra uomo e mosca mi sarebbe stata nascosta fino alla fine delle sequenze, tale è il ricorso alla discutibile tecnica dell'off-camera, che consiste nel nascondere gli eventi critici. Non vediamo l'attimo in cui la mosca entra nella cabina trasmittente. Non vediamo la catastrofica interazione del dittero con il corpo dello scienziato, anche perché gli effetti speciali dei tardi anni cinquanta non permettevano di gestire una situazione simile. Lo spettatore viene esasperato da un André Delambre muto con la testa coperta da un rudimentale cappuccio nero, che stranamente gli permette di vedere. Poi, finalmente, il cappuccio viene rimosso e si riesce a vedere un uomo dalla gigantesca testa di mosca, rappresentata come un globo nero peloso con due grossi occhi iridescenti.
Stranamente, lo scienziato perde la capacità di proferire verbo a causa dell'apparato buccale ereditato dall'insetto, ma non perde affatto il suo cervello, che continua a concepire idee e a vedere le cose dalla visuale di un essere umano. Questo mostruoso uomo-mosca riesce a intendere le parole della moglie, a provare sentimenti per lei e conservare la perfetta conoscenza della lingua scritta: per comunicare si serve di un gessetto e di una lavagna, oppure di una macchina da scrivere. Solo a un certo punto, quando sorge la determinazione suicidaria, l'ibrido confessa alla moglie che i suoi pensieri stanno mutando. Tutto ciò pone qualche problema. In teoria, l'uomo-mosca avrebbe dovuto ereditare dalla mosca anche il sistema nervoso centrale, il che avrebbe comportato l'impossibilità di qualsiasi comunicazione con esseri umani. Non sembra esserci una reale commistione tra il genoma della mosca e quello dell'uomo: la trasformazione sembra invece comportare il trasferimento di parti del corpo generando una sorta di chimera, in cui certi tessuti hanno genoma pienamente umano e altri invece hanno soltanto il corredo cromosomico dell'insetto. Possiamo notare l'immenso cambiamento della prospettiva dal 1958 al 1986, frutto del progresso della nostra comprensione degli acidi nucleici e dei loro meccanismi di replicazione.
A prima vista potremmo scorgere marcate somiglianze tra la figura di André Delambre e quella del più famoso dottor Victor Frankenstein di Ginevra. Non sono tuttavia convinto che il paragone possa reggere. Frankenstein, il novello Prometeo, era tormentato e manipolava cadaveri. Il suo essere era innervato da una spaventosa tensione e ogni aspetto della sua vita ci è descritto come tragico, oscuro come l'abisso di tenebra eterna da cui ha tratto la sua creatura senz'anima. Per contro, il prometeismo di Delambre è elementare e di un'ingenuità assoluta: è l'erede diretto di quel positivismo che pretendeva di arrivare a spegnere e accendere il sole come se fosse una lampadina. Lo scienziato è innamorato della Natura e professa questo suo sentimento alla moglie, che ne rimane estasiata. Egli è convinto che il genere umano potrà servirsi della sua invenzione per trasferire viveri ai bisognosi a costo quasi nullo, risolvendo così il problema della fame nel mondo e dell'indigenza - senza sospettare minimamente la realtà dei fatti. Solo per fare un esempio, non riesce a comprendere che la fame nel mondo non è il prodotto della mancanza di risorse, ma dell'eccesso di nascite. André Delambre è accecato dall'Ignoranza, che lo porterà alla catastrofe. In realtà è soltanto un praticone che procede per tentativi senza conoscere nulla delle leggi fisiche e senza domandarsi nulla sui problemi filosofici insiti nel processo di disintegrazione - che è morte a tutti gli effetti. Nel film si scorgono venature di biolatria cattolica, come nella sentenza "Sarebbe buffo se ogni vita non fosse sacra". Il dilemma avrebbe dovuto sorgere già al primo teletrasporto di un vivente, in questo caso di un felino. Un'altra sentenza, pronunciata da François, è "La ricerca della verità è il lavoro più importante, ma anche il più pericoloso", in cui alcuni critici hanno scorto un'amara venatura di diffidenza moralistica e religiosa nei confronti della Scienza. Certamente c'è del vero nella frase, soprattutto se la ricerca non ha una solida base teorica e il ricercatore si pone qualche domanda soltanto a disastro avvenuto.
Memorabile la scena finale della mosca con volto e braccio umano intrappolata nella ragnatela di un grosso ragno, che cala su di lei per divorarla: le stridule urla dell'infelice creatura ibrida attirano l'attenzione dell'Ispettore Charas, che ne rimane sconvolto. Queste sono sequenze di una tale genio da far meritare al film l'immortalità. Il dilemma morale è il seguente: se la povera Hélène ha ucciso un uomo con la testa di mosca, l'ufficiale di polizia ha ucciso una mosca con la testa d'uomo. Sono dunque entrambi colpevoli di omicidio, allo stesso identico modo. Questa considerazione porta Charas a restituire alla donna la libertà. A questo punto si può passare ad argomenti più ameni. In una scena vediamo il pasto di François Delambre con il figlio di André. Egli ha davanti a sé una bottiglia di vino rosso. Al bambino viene dato un bicchiere della bevanda inebriante, appena diluita con una piccola quantità d'acqua. Al giorno d'oggi non sarebbe più possibile mostrare in un film qualcosa di simile. La diversa sensibilità dei nostri tempi rispetto a quelli di Neumann è evidente anche nella vicenda del teletrasporto della gatta di Hélène. Se al giorno d'oggi un uomo provocasse la dispersione in atomi di un animale d'affezione della propria moglie, questa si vendicherebbe atrocemente su di lui, come minimo pugnalandolo fino a provocarne la morte. Le urla stridule di lei si sentirebbero da Montreal fino a Ushuaia, e i giudici la manderebbero senza dubbio assolta, "perché il fatto non costituisce reato". Poi andrebbe in giro a dire che il vero cognome del marito era Weinstein.
André Delambre e Franz Kafka
Nella massima parte dei paesi del mondo, credo anche in Abkhazia, il titolo del film di Neumann è la traduzione letterale dall'inglese. In Italia no. Noi facciamo le cose in modo completamente diverso e non senza originalità. Anziché tradurre un banalissimo "The Fly", abbiamo preferito evocare un inesistente Dottor K., che nella pellicola non compare mai. Naturalmente l'iniziale K. sta per Kafka, per via del famosissimo racconto La metamorfosi, il cui protagonista si sveglia da un sonno inquieto e si ritrova trasformato in un gigantesco e orrido insetto ("fand er sich in seinem Bett zu einem ungeheuren Ungeziefer verwandelt."). Si noterà che il protagonista del racconto si chiama Gregor Samsa, il cui cognome non inizia affatto con K. come quello dell'autore. Tuttavia nell'immaginario collettivo, sembra che l'insetto stesso - tradizionalmente considerato uno scarafaggio - sia designato con il nome "Kafka". Forse è una riprova del fatto che in Italia si dice tanto di divorare centinaia di libri e non se ne legge attentamente nemmeno uno.