Normandia, 1188. Qualcosa di inaspettato avvenne nel borgo di Gisors, sperduto in monotone campagne e apparentemente del tutto privo di interesse per un moderno. Un albero venne abbattuto. Può sembrare che fin qui non ci sia nulla di strano. Eppure quel luogo era famoso proprio perché vi sorgeva questo albero, un esemplare monumentale, plurisecolare di olmo.
Occorre a questo punto fare qualche cenno sulla religione dei Celti e sull'importanza che dava al culto degli alberi. Il Cristianesimo aveva molto faticato a penetrare nelle regioni rurali delle Gallie, al punto che ancora Carlo Magno emanò editti per proibire i sacrifici alle fonti e agli alberi. In particolare era sentito il culto dell'olmo, di cui perduravano ancora in epoca recente residui anche nella provincia di Cuneo: i contratti venivano spesso stipulati sotto tale albero. L'olmo di Gisors era così antico da essere già venerato in epoca precristiana. Aveva visto i secoli scorrere, udito diverse lingue, visto gli Dei cambiare. Quando era ancora un tenero arboscello, la gente parlava gallico. Erano arrivati i Romani.
Poco a poco il latino cominiciò a essere parlato nelle città, e fece in tempo a trasformarsi in volgare, finché giunse anche nelle campagne, dove sostituì gli ultimi residui del tardo gallico. I Druidi erano ormai da tempo spariti nelle selve e si erano estinti in silenzio, l'Impero era decaduto, erano arrivati i Franchi. Eppure l'olmo era un elemento di continuità, qualcosa che resisteva ai flussi e ai riflussi della storia.
Ancora nel tardo XII poteva sopravvivere un uso cultuale dell'Olmo di Gisors, poiché spesso dietro parvenze cristiane le popolazioni rurali conservavano forme distorte di riti e di credenze dell'antico paganesimo. Fatto sta che senza dubbio il luogo continuava ad essere usato come luogo di adunanza per regnanti e personaggi importanti della nobiltà francese e inglese: era una sorta di territorio neutrale in cui stabilire alleanze o tregua delle ostilità. Qualcuno potrà a questo punto pensare che si trattasse della punizione di perduranti culti pagani. In fondo la Storia pullula di episodi simili. Chi non ricorda l'Irminsul o il Noce di Benevento? Dall'analisi dei pochi dati disponibili risulta invece che le cose non sono così semplici, e che questo episodio risulta al centro di una matassa intricatissima di complotti internazionali.
Colpisce subito l'insostanzialità dei documenti. Esistono versioni diverse, riportate da cronisti medievali. Enrico II d'Inghilterra si sarebbe incontrato lì con Filippo II di Francia (già noto per aver perseguitato aspramente i Catari di Reims). Gerusalemme era appena caduta nelle mani degli eserciti del Saladino, e gli animi erano tesi in tutta la Cristianità: l'anno seguente sarebbe iniziata la III Crociata. Non si capisce in ogni caso cosa abbia spinto i due sovrani con il loro seguito ad incontrarsi proprio a Gisors. Sembra in ogni caso che non sia stato possibile raggiungere un accordo, così alla fine dell'incontro l'albero fu abbattuto. I resoconti che ho potuto reperire non erano disponibili in italiano, così li ho tradotti dall'inglese.
Questo è il primo, molto stringato, riportato dal professore di storia Bradford Smith, dell'università di Oglethorp:
"A Gisors, Enrico II e i suoi consiglieri sedettero sotto un albero di olmo, mentre Filippo e il suo seguito soffrivano sotto il solleone. Dopo l'incontro, Filippo ordinò che l'albero fosse abbattuto e ridotto in pezzi, dando il messaggio che non avrebbe dato quartiere agli Inglesi."
Con il secondo resoconto inizia la confusione. È un racconto del tutto diverso e più articolato, risalente al 1260 circa. È riportato nell'opera di un autore noto come il Menestrello di Reims, e concorda col primo soltanto nel triste fato dell'albero:
"Re Riccardo inviò un messaggio ai conti di Sancerre e di Barre, dicendo loro che avevano preso il pane del Re e non avevano dato a lui nulla in cambio, ma se essi fossero stati abbastanza coraggiori da venire fino all'Olmo di Gisors, li avrebbe ritenuti veramente valenti. I nobili francesi gli inviarono un messaggio dicendo che sarebbero venuti il giorno dopo, all'ora terza, per abbattere l'albero, malgrado lui. Quando il sovrano inglese udì che essi stavano per venire a tagliare l'albero, egli ne fece rinforzare il tronco con fasce di ferro, che furono avvolte per cinque volte intorno al legno. Il mattino dopo, i nobili francesi si armarono e riunirono cinque squadroni dei loro uomini, e uno di questi era guidato dallo stesso Conte di Sancerre, un altro dal Conte di Chartres, il terzo dal Conte di Vendome, il quarto dal Conte di Nevers, il quinto dal Sire Guglielmo di Barre e dal Sire Alain di Roucy. Essi cavalcarono fino all'Olmo di Gisors, con i balestrieri ed i carpentieri davanti, ed avevano nelle loro mani asce acuminate e buoni martelli appuntiti, con cui tagliare le fasce metalliche che erano state strette intorno all'albero. Si fermarono davanti all'olmo, divelsero le fasce e lo abbatterono, a dispetto di ogni resistenza."
A quale delle due narrazioni dobbiamo dare credito? Salta anche agli occhi un'incongruenza. Nella prima versione si parla di Enrico II, nella seconda di suo figlio Riccardo Cuor di Leone, che nel 1188 non era ancora stato incoronato re. Sembra che già nel XIII secolo le cose fossero poco chiare.
Fatte queste premesse, tutto è impenetrabile mistero. Chiunque se ne può rendere conto navigando nella Rete: si trovano soltanto pagine piene di assurdità e di ipotesi del tutto fantasiose, che sembrano create a bella posta per gettare il lettore nella confusione. Depistaggio. Nella maggior parte dei casi il Taglio dell'Olmo viene associato ai Templari, anche se di questo non esiste la benché minima prova. La versione più diffusa spiega come tale evento abbia sancito simbolicamente la scissione dei Templari dal Priorato di Sion. Il punto è che l'esistenza di questo Priorato di Sion non poggia su alcunché di concreto e di credibile. Si tratta della fumosa invenzione di un certo Pierre Plantard, oscuro disegnatore francese che lo fondò come società segreta nel 1956, dandosi subito da fare per fornirgli una giustificazione tramite documenti falsi e fonti inventate. Il Priorato di Sion è diventato parte dell'immaginario collettivo a causa del Codice da Vinci di Dan Brown, un libro di pseudostoria fuorviante che in troppi credono realtà. Se la Chiesa di Roma ha condannato il Codice per questioni strettamente dottrinali, reputo che il danno fatto dalla sua diffusione sia incommensurabile e che riguardi tutti: è in gioco la possibilità di conoscere la verità. Moltissimi argomenti ci sono quasi preclusi per carenza di materiale e di attestazione. Qui invece assistiamo a qualcosa di eccezionale e prodigioso: la sovrabbondanza infinita di informazione spazzatura.
C'è da porsi un'inquietante domanda: chi sta dietro queste manipolazioni? CUI PRODEST?