IL CATARISMO DI HIERONYMUS BOSCH
Riporto e commento in questa sede qualche brano particolarmente significativo. Il primo è tratto dal sito www.pittorifamosi.it:
Hieronymus Bosch “il significato dietro l’evidenza”
Jeroen Anthoniszoon van Aken detto Hieronymus Bosch o Jeroen Bosch nato a Hertogenbosch il 2 ottobre del 1450 - 1516. Pittore fiammingo firmò alcuni dei suoi dipinti con “Bosch” che in olandese significa “bosco”.
Rappresentata nei suoi dipinti è l’umanità che cede al peccato ed è condannata all’inferno. Tuttavia vi sono due tavole dipinte dove l’artista suggerisce la strada per redimersi dai peccati e si trova nella tavola con la vita dei santi, ossia imitare la loro vita dedita alla meditazione anche se circondati dal male, sia nella tavola con la Passione di Cristo, attraverso la comprensione delle pene sofferte dal Cristo per riscattare dal peccato universale il genere umano.
Le centinaia di personaggi che affollano ogni suo quadro, tra diavoli, civette, scimmie, topi mostruosi e pesci fantastici, accanto ai grandi personaggi della storia sacra, fanno pensare a un surrealista o a un Salvador Dalí (1904-1989).
Ma nelle sue opere è presente un forte simbolismo di cui forse è andata persa la vera chiave di lettura.
Ciò che entusiasma ogni appassionato di arte è la sua possibile maschera di cattolico, ossia avrebbe finto di esserlo partecipando oltretutto attivamente alla vita della pia Confraternita di Nostra Signora. In realtà era uno gnostico, legato alle ultime sopravvivenze dell’eresia catara che cercava di preservare, in un linguaggio cifrato, nella sua pittura e di trasmettere così ai posteri.
“Quando anche l’ultimo cataro fosse scomparso dall’Europa i quadri di Bosch ne avrebbero conservato e trasmesso le dottrine a chi avesse avuto orecchie per intendere e soprattutto occhi per vedere.”
Lynda Harris
Il secondo brano, sempre da www.pittorifamosi.it, è una spiegazione molto interessante del Giardino delle Delizie:
Bosch raffigura nel pannello al centro la festa della sensualità e della carne non per celebrarla, ma per evidenziare la forte corruzione senza speranza di riscatto. Non si tratta di offrire alle realtà terrene una speranza, ma di negarle come radicalmente perdute e dannate.
Bosch rappresenta del resto un inferno che non è ultramondano, ma terreno.
L’inferno è semplicemente la terra come sarà quando gli iniziati gnostici l’avranno abbandonata, e le presunte delizie si riveleranno nel loro significato di corruzione e di morte. Lo stesso paradiso terrestre è ambiguo, in quanto il Cristo che tiene per mano Eva ha una funzione ambivalente, la salva o la introduce al peccato? e si potrebbe perfino sospettare che si tratti di Satana sotto mentite spoglie. Al centro della fontana del paradiso terrestre una civetta, simbolo del diavolo.
Secondo Bosch in realtà "il creatore di questo mondo è cattivo e il mondo è cattivo."
L’unica speranza è costituita dalla reincarnazione, simboleggiata da rondini che volano a spirale attraverso le cavità di una strana roccia che compare sullo sfondo del pannello di sinistra del Giardino. Niente è dato per scontato, una volta che si ingrandiscono le minute figurine di Bosch si notano strani particolari: una casa sullo sfondo ha tutte le caratteristiche del bordello, un asino su cui avanza una scimmia in un panorama dominato da un idolo pagano sembra una caricatura della tradizionale rappresentazione della fuga in Egitto, e della leggenda secondo cui gli idoli cadevano infranti al passaggio del Bambino.
Un terzo brano, estratto da www.fictionwise.com e tradotto in italiano:
Gli enigmi di Bellini e di Piero erano del tipo più primitivo. Bosch, che vedeva altre possibilità, insegnò a se stesso come disporre strati di simboli e di allusioni nei suoi dipinti. Avvertiamo che essi sono lì, anche quando non possiamo leggerli, ed è questo che dà al suo lavoro il suo potere ipnotico.
La critica di Bosch durante i passati settant'anni ha stipato i dipinti in captegorie non adatte, proprio come hanno fatto i Padri della Chiesa nel tentativo di spiegare l'Antico Testamento. Questi critici hanno due scuse per il consistente fallimento di questo metodo. La prima è che Bosch aveva predisposto i suoi enigmatici dipinti in modo che fossero compresi soltanto da alcuni gruppi esoterici - gli Adamiti, per esempio (nudisti e fautori del libero amore del XV secolo), gli Alchimisti, i Catari e i Rosacroce. La seconda scusa, che ha il vantaggio della semplicità, è che Bosch era un buon cattolico e quindi non c'è nulla da spiegare a riguardo.
Alcuni storici dell'arte fanno notare che in effetti chiunque in Europa era ai tempi di Bosch un cattolico romano, e che quindi egli stesso doveva essere un cattolico. La logica è impeccabile, ma la premessa di base è errata: non è affatto vero che tutti fossero cattolici in Europa. Anche senza considerare per un attimo i Mori, gli Ebrei e i Pagani, migliaia di Cristiani negavano l'autorità della Chiesa di Roma e respingevano il suo dogma. Queste persone erano chiamate ERETICI (dal greco hairetikos, "capace di scegliere"). [...]
Lynda Harris, autrice di The Secret Heresy of Hieronymus Bosch (L'Eresia Segreta di Hieronymus Bosch) ci fornisce molte prove che Bosch era un dualista, e procede dimostrando che dovette essere un Cataro, perché il Catarismo era la sola eresia dualista sopravvissuta nel quindicesimo secolo.
I dipinti fantastici e bizzarri dell'artista olandese Hieronymus Bosch hanno confuso e affascinato coloro che per secoli li hanno contemplati. Seguendo anni di ricerche che l'hanno portata in ogni angolo d'Europa, Lynda Harris offre sorprendenti e nuove osservazioni delle fantasie visuali dettagliate e criptiche di Bosch.
Riconducendolo a una grande varietà di nuove fonti, l'autrice decifra il simbolismo di Bosch come l'espressione nascosta delle sue credenze religiose eretiche. Suggerisce che Bosch apparteneva alla Fede Catara, un'eresia Manichea che fu perseguitata e costretta alla clandestinità dalla Chiesa di Roma durante il Medioevo. Questo studio illustrato in modo favoloso rivela che mentre Bosch portava avanti commissioni per i suoi ricchi mecenati cattolici, al contempo codificava le proprie intime convinzioni ereticali nel significato nascosto dei suoi dipinti, come una memoria per la posterità delle credenze della sua setta religiosa minacciata di scomparsa.
Il quarto brano è la traduzione di "Some background on Hieronymus Bosch" di William Max Miller, che può essere letto in lingua originale su member.tripod.com.
Senza dubbio, il Giardino delle Delizie Terrene è uno dei dipinti più strani della lunga storia dell'arte. Hieronymus Bosch, che eseguì questo enigmatico lavoro agli inizi del XVI secolo, è stato acclamato come un precoce esploratore della mente inconscia, lodato come precursore dei Surrealisti del XX secolo, e anche condannato come un folle.
Hieronymus Bosch (1450?-1516) nacque nella città di 's-Hertogenbosch in Olanda, e anche se passò la maggior parte della sua vita in questo ambiente provinciale, la sua fama di pittore di opere religiose dettagliate in modo ossessivo e disturbanti si diffuse attraverso il tardo mondo medievale. I suoi dipinti sono pieni di immagini apocalittiche di fuoco infernale e di dannazione, e sembrano alludere ad altri incomprensibili terrori chescavano ben al di sotto i loro riferimenti escatologici evidenti, nelle profondità ctonie dell'inconscio. [...]
Il simbolismo di questo notevole trittico sembra scaturito da un incubo. Una moltitudine di figure si intreccia in schemi così complessi ed intricati che l'occhio si lascia facilmente confondere dalle immagini. Gente si mescola in modo delirante a piante, animali e mostri, e tutti saltano, ballano, corrono, copulano, defecano e si tormentano tra loro con frenesia quasi convulsiva.
I tre pannelli del Giardino delle Delizie Terrene ritraggono la caduta dell'uomo dal Giardino dell'Eden e illustrano il fato infernale che attende coloro che soccombono alle tentazioni sensuali. Il pannello destro mostra Adamo ed Eva in piedi con Cristo nel paradiso primordiale, ma anche qui l'interprete moderno incontra elementi disturbanti. Lo strano paesaggio nella distanza, nel comportamento e nell'apparenza bizzarra di alcuni animali indica che non tutto è ciò che sembra persino nell'Eden. Il pannello centrale illustra tutti i piaceri carnali dell'esistenza terrena. Gli umani folleggiano con animali e altre creature ibride in una frenetica dissoluzione di intensità incubica. Il terzo pannello ci mostra i tormenti dell'Inferno, e qui Bosch dimostra il suo oscuro genio nell'escogitare strumenti di tortura. Persone sono tagliate, affettate, bruciate, arrostite allo spiedo e divorate da un'orda di mostruosità demoniache mentre il fuoco eterno del pozzo infuria immortale sullo sfondo.
Abbondano le teorie per tentare di spiegare il significato profondo di queste sconvolgenti immagini. Nel 1947, lo storico dell'arte tedesco Wilhelm Fraenger suggerì che Bosch appartenesse alla setta eretica degli Adamiti, che celebrava rituali orgiastici segreti. Questi riti clandestini, secondo Fraenger, sarebbero stati dipinti in alcune delle opere di Bosch. Un'altra opinione è quella di chi ritiene che Bosch fosse un alchimista, e che egli incorporasse allegorie e simbilismi alchemici nei suoi lavori. Carl Jung vedeva il simbolismo sconvolgente di Bosch come derivante in ultima analisi dall'inconscio collettivo. Dirk Bax e Walter Bosing dimenticarono l'interpretazione psicoanalitica, e ritengono invece che le bizzarre immagini usate dal pittore olandese sembrano misteriose soltanto perché sono basate su parabole, giochi di parole e storie popolari che sono oscure o del tutto dimenticate al giorno d'oggi, ma che erano luoghi comuni facilmente compresi dalla gente del XV secolo. La teoria più recente, proposta da Lynda Harris, dichiara che Bosch fu influenzato dalle dottrine dei Catari, un altro movimento eretico medievale.
Al giorno d'oggi, la nostra reazione iniziale a questo trittico sgargiante è la tipica reazione di ripugnanza. Sia il soggetto che la sua composizione dettagliata in modo ossessivo lo rendono ripugnante ai gusti contemporanei. Ma c'è anche un innegabile fascino. Il dipinto sembra sfidare la capacità dell'osservatore di comprendere visualmente tutte le sue trame confuse. Molti sono lasciati con l'impressione di non aver colto certi dettagli, e notano dopo molte osservazioni di seguito che si vede qualcosa di diverso ogni volta che si esamina il lavoro. Una persona che conosco ha sviluppato l'irrazionale convinzione che le figure le figure dei pannelli si sono mosse in diverse posizioni ogni volta che studia il dipinto, giurando che nuove figure sono apparse. Anche se questo tipo di reazione è raro, illustra l'impatto che l'opera di Bosch può avere sull'immaginazione.
William Max Miller
A questo punto è necessario citare anche l'opinione di Massimo Introvigne, riportata in un articolo pubblicato nel sito del CESNUR, e a suo tempo anche su Avvenire. Esse è venata di un certo scetticismo, anche se non è recisamente sfavorevole all'associazione tra Bosch e la Fede dei Buoni Uomini. Mi preme evidenziare l'opinione dei critici di Lynda Harris, di cui si fa menzione nel testo di Introvigne. Essi insistono con l'associare Bosch ai Fratelli del Libero Spirito ed in particolare agli Adamiti, ricollegandosi alle posizioni di Fraenger. Le argomentazioni che forniscono sono però insostanziali. Esse si riassumono in questi passi:
Certo, i quadri di Hyeronimus Bosch sono pervasi da un pessimismo cupo e da un notevole anticlericalismo (il trittico della Tentazione di Sant’Antonio, conservato a Lisbona, può essere letto come una critica feroce del monachesimo, un punto su cui la studiosa londinese insiste ma che non è la prima a segnalare). Ma si tratta di un atteggiamento tipico del cattolicesimo olandese della fine del Quattrocento, attraversato da ansie di riforma cattolica e da fermenti che annunciano il protestantesimo. Certo, non mancano simboli alchemici ed esoterici. Ma tutti gli studiosi di Hyeronimus Bosch li hanno notati, rilevando che negli stessi ambienti della Confraternita di Nostra Signora - pure certamente cattolici - si manifestavano interessi di questo genere. Al massimo - obiettano i critici di Lynda Harris - si potrebbe ipotizzare, come già aveva fatto lo storico dell’arte tedesco Wilhelm Fraenger (1890-1964), un contatto fra Hyeronimus Bosch e gli eretici Fratelli del Libero Spirito. Ma questi ultimi erano panteisti, non dualisti; celebravano il mondo e la carne - particolarmente nella variante degli Adamiti, che secondo Wilhelm Fraenger avrebbe influenzato Hyeronimus Bosch - e non li consideravano radicalmente malvagi come i catari. Sarebbe dunque sbagliato presentare il pittore olandese come un dualista cataro.
Il punto è che nessuna forma di panteismo può spiegare un dato di fatto: l'assoluta avversione verso la corruzione carnale dimostrata da Hieronymus Bosch e il suo immenso, pervadente sentimento anticosmico. Come ben sappiamo, i panteisti minimizzano il Male e in buona sostanza ne negano la reale esistenza, mentre è proprio il Male ad innervare tutta l'opera del pittore olandese. Gli adepti delle sette del Libero Spirito non avevano alcuna nozione dell'Inferno Mondano, che è caratteristica esclusiva delle religioni dualiste. Non dimentichiamoci il motto del Libero Spirito "tutto è puro per i puri", utilizzato per negare l'esistenza del Peccato: appare del tutto assurdo anche solo cercare di applicarlo a Bosch. Inoltre se davvero fossero state le idee del Libero Spirito o dell'Alchimia ad ispirare l'artista in questione, viene spontaneo chiedersi come mai - visto che erano diffuse all'epoca - non abbiano portato alla nascita di una fiorente corrente artistica fondata su immagini simili. L'intuizione della Harris è notevole, perché riconduce in modo semplice l'unicità di Bosch alla decadenza e all'esiguità numerica della comunità religiosa di cui faceva parte. Solo ulteriori studi potranno far piena luce su questa branca del Catarismo Renano sopravvissuta in condizioni catacombali almeno fino al XVI secolo.