In romancio esiste la parola agnieu "nido d'aquila", "nido di rapace", "nido di uccello" (variante gnieu; glosse tedesche: Adlerhorst, Vogelnest). L'origine è chiaramente non celtica e riconducibile a un sostrato retico, imparentato in modo stretto con l'etrusco.
Protoforma retica: *anθaχ "(cosa) dell'aquila"
> "nido dell'aquila"
> "nido dell'aquila"
Adattamento in latino volgare: *andāgu(m)
Trafila:
Trafila:
1) passaggio da -āgu(m) a -au
2) passaggio da -au a -eu
3) passaggio da -eu a -ieu
4) assimilazione: passaggio da -nd- a -nn-
(*andieu > *annieu)
(*andieu > *annieu)
5) palatalizzazione di -nn-
(*annieu > agnieu)
(*annieu > agnieu)
Esiti in romancio: agnieu, gnieu
Varianti dialettali:
ignieu,
ugnieu,
gniou,
gniou,
agniou,
igniv,
igniv,
agnif,
ugnif,
gnif,
gnif,
agnîa,
gnia,
nia,
gnia,
nia,
etc.
Questo è il link al lemma in questione sul DGR (Dicziunari Rumantsch Grischun), per maggiori dettagli:
Note:
L'adattamento in latino del termine retico presenta qualche peculiartà.
1) Le consonanti aspirate del retico sono state rese con occlusive sonore.
2) L'occlusiva -g- intervocalica si lenisce regolarmente e scompare, dando origine ad esiti complessi. Ad esempio, latino egō "io" evolve naturalmente in jeu, jau, etc.
1) Le consonanti aspirate del retico sono state rese con occlusive sonore.
2) L'occlusiva -g- intervocalica si lenisce regolarmente e scompare, dando origine ad esiti complessi. Ad esempio, latino egō "io" evolve naturalmente in jeu, jau, etc.
3) Il gruppo -nd- generalmente si conserva; tuttavia può benissimo essersi sviluppato in -nn- ed essersi poi palatalizzato per via dell'esito della sillaba finale in -ieu.
Questi sono i dati relativi alla lingua etrusca:
Etrusco: anθa-, anta "aquila";
anθas- "vento di aquilone", "bora" (i.e. "nord")
Glosse etrusche di Esichio:
ἄνταρ (ántar) = ἀετός (aetós) "aquila" (TLE 807)
ἄνδας (ándas) = βορέας (Boréas) "Bora" (TLE 805)
Note:
Note:
Il singolare Anθa-, Anta è documentato come nome proprio di persona (genitivo Anθaia, Anθiaia). L'iscrizione CIE 20434 su vaso riporta anta afr mura. La traduzione erronea e comune è "Antio (e) Murio parenti". Tuttavia, afr non è affatto il plurale di apa "padre", come è stato troppo spesso dato per scontato. La traduzione corretta è invece "Antio il Nero giaccia", dove "Antio" corrisponde al latino Aquila. Avremo modo di discutere con maggior dettaglio questo documento in un'altra occasione.
Il plurale etrusco, *anθar, antar, è la forma glossata erroneamente da Esichio come singolare. Si noti che l'etrusco aesar "Dei" è glossato da Dione Cassio come "deus", ossia "dio", al singolare (TLE 803) - pur essendo un chiaro plurale: è evidente che Greci e Romani non riuscivano a capire bene la natura dei plurali della lingua etrusca.
Il dativo/pertinentivo Anθasi "al vento di aquilone", ossia "al nord", è attestato come iscrizione di una sola parola sulla figura di un suonatore di flauto durante un incontro di pugilato in occasione di un rito funebre (Tarquinia, Tomba delle iscrizioni, 5351). Possibili connessioni indoeuropee
Appurato che l'etrusco anθa-, anta traduce il latino aquila, andiamo oltre. Il latino aquila è sicuramente connesso all'aggettivo aquilus "scuro" - che a sua volta è un prestito da un'altra radice della lingua etrusca. Il vento di aquilone era così chiamato perché rendeva scuro il cielo. Così possiamo ipotizzare il significato della protoforma originale:
Proto-tirrenico *anθa "scuro", da cui
*anθa "uccello scuro" > "aquila"
Proto-tirrenico *anθa "scuro", da cui
*anθa "uccello scuro" > "aquila"
Questo permette una connessione con una radice indoeuropea ben nota, anche se non molto produttiva:
Proto-indoeuropeo: *ondh- < *h2endh- "scuro"
Proto-italico: *omβra "ombra"
Latino: umbra "ombra"
Proto-celtico *andos "cieco"
Proto-italico: *omβra "ombra"
Latino: umbra "ombra"
Proto-celtico *andos "cieco"
Gallico: andābatā, andobattā "tipo di gladiatore"
(che combatte con un elmo che gli impedisce la vista)
Nota:
Termine tecnico passato in latino.
Proto-balto-slavo: *unksmiā̃ / *unksnā̃ "ombra"
(che combatte con un elmo che gli impedisce la vista)
Nota:
Termine tecnico passato in latino.
Proto-balto-slavo: *unksmiā̃ / *unksnā̃ "ombra"
Lituano: unksmē̃, paùnksmē "ombra"
Lettone: ūksme "nascondiglio"
Proto-indoiranico: *andha- "cieco", "scuro"
Lettone: ūksme "nascondiglio"
Proto-indoiranico: *andha- "cieco", "scuro"
Sanscrito: अन्ध andha- "cieco", "scuro"
Avestico: anda- "cieco, scuro"
Avestico: anda- "cieco, scuro"
Ci limitiamo a riportare i dati, che mi sembrano altamente significativi. Le nostre conoscenze non sono ancora abbastanza mature per approfondire oltre il percorso di questa radice.
L'opinione dei romanisti
Ovviamente, i romanisti fanno di tutto per ricondurre al latino anche parole oscure che presentano numerosi problemi. Così reputano che il romancio agnieu "nido (d'aquila, etc.)" sia derivato dal latino nīdus, oppure dalla cristallizzazione di in nīdō "nel nido". Questo però sarebbe compatibile soltanto con varianti in -iv, -if, come igniv, gnif e simili. Una vocale tonica lunga -ī- non dovrebbe dittongarsi in un contesto simile del romancio; qualcuno ha sostenuto, in modo folle, che l'evoluzione anomala sarebbe da imputarsi a un'analogia con l'evoluzione di deus "dio" - che non ha la benché minima somiglianza semantica. Volendo salvare una parvenza di credibilità all'etimologia, sarebbe necessario postulare una forma *nīdicus, anche se è ben lungi dall'essere soddisfacente. Si ha un dittongo problematico anche in aragonese (niedo "nido") e in asturiano (nieru, ñeru "nido").