sabato 6 giugno 2015


S.O.S. I MOSTRI UCCIDONO ANCORA

Titolo originale: Island of Terror
Paese di produzione: Gran Bretagna
Anno: 1966
Durata: 89 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: orrore
Regia: Terence Fisher
Sceneggiatura: Edward Mann e Al Ramsen
Fotografia: Reginald H. Wyer
Montaggio: Thelma Connell
Musiche: Malcolm Lockyer
Interpreti e personaggi:
  Peter Cushing: Dr. Brian
  Stanley Edward Judd: Dr. David West
  Carole Gray: Toni Merrill
  Eddie Byrne: Dr. Reginald Landers
  Sam Kydd: Constable John Harris
  Niall MacGinnis: Roger Campbell
  James Caffrey: Peter Argyle
  Liam Gaffney: Ian Bellows
  Roger Heathcote: Dunley
  Keith Bell: Halsey
  Shay Gorman: Morton
  Joyce Hemson: Sig.ra Bellows
  Peter Forbes-Robertson: Dr. Lawrence Phillips
Doppiatori italiani:
  Adriano Micantoni: Dr. Brian Stanley
  Gigi Pirarba: Dr. David West
  Anna Teresa Eugeni: Toni Merrill
  Mimmo Palmara: Dr. Reginald Landers
  Luca Ernesto Mellina: Constable John Harris
  Gino Donato: Roger Campbell
  Cristina Grado: Sig.ra Bellows
  Elio Zamuto: Dr. Lawrence Phillips
  Natalino Libralesso : assistente Dr.Phillips

Trama e recensione (da Mymovies.it):

In una tranquilla isola irlandese, uno scienziato si dedica a rivoluzionari esperimenti biologici con l'obiettivo di debellare le più gravi malattie che affliggono l'umanità. Accidentalmente, però, invece di raggiungere la meta prefissata, crea spaventosi esseri tentacolati che si nutrono del calcio contenuto nelle ossa del corpo umano e si riproducono in maniera incontrollabile. I malcapitati che si imbattono nei mostri vanno incontro a morte orribile e sicura: letteralmente consumati nello scheletro sono ridotti ad informi ammassi di carne. La strage avrà termine grazie all'intervento di altri due scienziati. Ma il finale è aperto: sembra, infatti, che anche in un laboratorio giapponese le mostruose creature abbiano fatto la loro apparizione. Peter Chushing, nei panni del dottor Stanley, si aggira nel film a caccia dei mostri come un moderno Van Helsing. Ghermito dal tentacolo di una delle rivoltanti creature, non esita a farsi amputare un braccio a colpi di accetta prima che l'infezione mortale si diffonda a tutto il corpo. Un Terence Fisher - a detta di alcuni - minore, esperto nelle situazioni da horror, ma poco sicuro e poco convincente nella fantascienza.

Aggiungo alcune mie riflessioni: 

Visto per la prima ed unica volta quando frequentavo le medie, eppure non l'ho mai dimenticato. Era un pomeriggio assolato, all'epoca gli alunni frequentavano la scuola soltanto al mattino. Un compagno di classe, Benedetto Z., mi ha parlato del film, che aveva già visto, dicendomi che l'avrebbero trasmesso proprio quel giorno. "È pieno di mostri", mi assicurava, "sono come delle tartarughe ossivore". La cosa mi incuriosiva, e non sospettavo minimamente cosa l'amico intendesse. Le sequenze del film mi hanno subito catturato, raggelandomi. Quelli non erano i mostri a cui ero abituato. Non avevano a che fare con alcun phylum animale noto, la loro forma non era paragonabile a nulla. La stessa approssimazione creativa usata da Benedetto Z., "tartarughe ossivore", non aveva in realtà il benché minimo senso: si capiva subito che non si trattava di vertebrati, ma di masse ameboidi ricoperte da un esoscheletro informe, come fatto di cemento molle o di vomito grigio e pastoso, sommamente ripugnante. Da tale corpo inclassificabile si protendeva un tentacolo che serviva al mostro per nutrirsi. Questi "silicati" - così erano chiamati nel film - erano sprovvisti di arti e si trascinavano come immonde limacce, seminando il terrore. Erano infatti molto insidiosi, tendevano agguati, comparendo nei luoghi più impensabili. Chi veniva colto dal fatale tentacolo incorreva in una morte atroce: le sue ossa venivano ridotte a una specie di gelatina e assorbite, mentre le carni erano abbandonate come un fagotto esangue e rattrappito. Ucciderli era molto difficile, sui loro corpi le armi da fuoco non avevano effetto, ed era necessario colpirli con pesanti scuri per poter fendere il loro guscio. Dopo innumerevoli sequenze rocambolesche ed angoscianti, in cui morivano quasi tutti i protagonisti, finalmente si trovava un'arma efficace che uccideva i mostri: la radioattività. Così sono stati contaminati numerosi bovini, posti in un recinto come esche. I "silicati", accorsi in gran numero, hanno in tal modo assorbito dosi massicce di radiazioni, morendo uno dopo l'altro. Il senso di sollievo nell'assistere a questo epilogo era evidente: tutto alla fine sembrava essere rientrato nell'ordine delle cose. Ricordo ancora la beata sensazione che ho provato, come quando ci si desta da un incubo particolarmente orribile, rendendosi conto che era qualcosa di irreale, che si ha davanti a sé una vita tranquilla che nulla può turbare. Mi ingannavo. All'improvviso ecco che in un laboratorio uno scienziato varcava una soglia e l'inconfondibile tentacolo di un "silicato" lo colpiva al collo. Sono rimasto sconvolto e in me è penetrata, tagliente e fredda come ossidiana, la consapevolezza del Male ineliminabile, che agisce come un cancro. Quando si crede di averlo eradicato, ecco che compare altrove, pronto a rinnovare il suo attacco. Emissari di un universo di tenebra assoluta e di mistero, simili mostri rappresentano qualcosa di irriducibile alla ragione, contro cui ogni tentativo di lotta appare vano fin dal principio. Vincono proprio in virtù della loro alienità, la loro diffusione è ineluttabile proprio perché sfugge ad ogni categoria umana. 

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