venerdì 1 aprile 2016


TESIS

Titolo originale: Tesis
Paese di produzione: Spagna
Anno: 1996
Durata: 125 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: thriller, orrore
Regia: Alejandro Amenábar
Soggetto: Alejandro Amenábar, Mateo Gil
Sceneggiatura: Alejandro Amenábar
Produttori: Alejandro Amenábar, Hans Burman,
    Wolfgang Burmann,  José Luis Cuerda, Julio
    Madurga, Ricardo Steinberg, María Elena Sáinz
    de Rozas
Produttore esecutivo: José Luis Cuerda, Emiliano
    Otegui
Casa di produzione: Las Producciones del
   Escorpión, Sogepaq
Distribuzione (Italia): Lucky Red
Fotografia:
Hans Burman
Montaggio:
María Elena Sáinz de Rozas
Effetti speciali: Reyes Abades
Musiche: Alejandro Amenábar, Mariano Marín
Scenografia: Wolfgang Burmann

Interpreti e personaggi:
    Ana Torrent: Ángela Márquez
   Fele Martínez: Chema
   Eduardo Noriega: Bosco Herranz
   Xabier Elorriaga: Jorge Castro
   Miguel Picazo: Figueroa
   Nieves Herranz: Sena Márquez
   Rosa Campillo: Yolanda
   José Luis Cuerda: primo relatore di Ángela
   Francisco Hernández: padre di Ángela
   Rosa Ávila: madre di Ángela
   Teresa Castanedo: presentatrice TV
   José Miguel Caballero: commesso delle videoteca
   Joserra Cadiñanos: vigilante
Doppiatori italiani:
   Francesca Fiorentini:
Ángela Márquez
   Luigi Ferraro: Chema
   Vittorio De Angelis: Bosco Herranz
   Sergio Di Stefano: Jorge Castro
Premi:
   7 Premi Goya 1997: miglior film, miglior regista
   esordiente, miglior sceneggiatura originale,
   miglior attore rivelazione (Fele Martínez), miglior
   produzione, miglior montaggio e miglior sonoro;
   Méliès d'argento 1997

Trama (da Comingsoon.it):
Perché la morte e la violenza attraggono tanto? E' moralmente lecita l'esibizione della violenza nei film? In ogni caso fino a che punto si può mostrarla? Ecco l'argomento della tesi di Angela, che studia in una scuola di cinema a Madrid. Insieme al suo collega Chema, che è un appassionato di film violenti, Angela si mette alla ricerca di chi ha girato uno 'snuff movie' nel quale la protagonista è torturata fino alla morte. 
 
Citazioni: 
 
"Di che colore sono i miei occhi?"
(Ángela)
 
"Là fuori c'è l'industria americana, che è molto agguerrita, e il solo modo di competere è... dare al pubblico quello che vuole vedere."
(Il professore)
 
Il professore: "Perché ti interessa la violenza?
Ángela: "Forse perché la troviamo continuamente alla televisone o nel cinema e ci stiamo abituando un po' troppo a vederla."
Il professore: "Allora?"
Ángela: "Mi mette paura."
Il professore: "Perché?"
Ángela: "Perché non mi piace la violenza."
Il professore: "E arrivi a rifiutarla..."
Ángela: "Certo."
Il professore: "Sempre?"
Ángela: "Sì."
Il professore: "Ma la violenza è comunque una cosa innata nell'animo di tutti. Non possiamo pensare di censurarla sempre, in ogni film."
Ángela: "No, però il regista deve essere consapevole di..."
Il professore: "Il regista deve solo riuscire a capire quello che il pubblico vuole avere. È il principio basilare di qualsiasi forma di spettacolo? Rifiuti anche le regole dello spettacolo?"  

Recensione:
Questo capolavoro precede di tre anni 8mm - Delitto a luci rosse. Tratta lo stesso argomento, ossia la produzione di film snuff, ma servendosi di un approccio molto diverso. Nel film di Schumacher era un politico a commissionare la produzione di un video di morte, servendosi allo scopo di un ambiguo produttore di porno sadico, Dino Velvet, le cui pellicole erano legali per un soffio. Nel film di Amen
ábar invece il mostro è annidato nel mondo accademico. L'università, e più precisamente la Facoltà di Scienze della Comunicazione, si rivela come un microcosmo raggelante con un suo ecosistema. Ci sono le vittime, scelte tra le studentesse, e ci sono i predatori, che fanno capo a un insospettabile professore, Jorge Castro. Non deve stupire più di tanto che questo demone teorizzi sulle sue aberrazioni, giustificandole con le stesse stronzate socio-culturali che tanto piacciono alla nostrana Sinistra al Caviale. Questa maschera va tanto di moda ai nostri giorni: il predatore che ha più successo non è quello dall'aspetto più terribile, ma quello che meglio si mimetizza. La scuola, madre di tutte le storture, appare ancora una volta come una potente allegoria dell'umanità intera. La protagonista, Ángela, interpretata da un'ottima Ana Torrent, si immerge nell'Abisso dopo essersi imbattuta in qualcosa che non avrebbe mai immaginato. Eppure i suoi sentimenti sono ambivalenti. La sua attrazione per Bosco, il principale sospettato, è qualcosa di torbido e di sconvolgente. L'assassino, lo psicopatico dotato di bell'aspetto, compare nei sogni di Ángela con caratteri che sono al contempo quelli del carnefice e dell'amante, prima ferendola con un coltello e poi mettendo la testa tra le sue gambe. Questa tensione lavora in lei, scavando un fiume carsico fino alla rivelazione finale. Notevole è anche l'interpretazione di Fele Martínez nel ruolo di Chema, lo studente amante dell'horror che aiuta Ángela nella sue indagini tra continui colpi di scena. Quello che mi lascia un po' perplesso è l'idea che l'orrore degli snuff movies possa uscire dal mondo delle leggende metropolitane e fare notizia, diventare scoop per giornalisti e cronisti, scuotere le moltitudini ed insinuare in loro il tarlo dell'inaudito. Questo sì che è tipico dell'universo onirico, non della realtà infera in cui siamo condannati a vivere. 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Riporto alcuni interventi apparsi sul Davinotti:
 
 
Herrkinski ha scritto:
 
"Il film di Amenabar è decisamente inquietante e fortunatamente abbastanza lontano dal fiasco dell'affine 8mm con Nicholas Cage. La trama è ben strutturata e il crescendo di tensione è ideale, con momenti di puro terrore. Qualche parte è leggermente superflua, tuttavia il film è un ottimo thriller, dall'atmosfera morbosa e malsana. Unica nota negativa: sarebbe stato forse più impressionante se il regista avesse mostrato più esplicitamente i finti filmati snuff. Da vedere, comunque."
 
Nicola81 ha scritto:
 
"Thriller incentrato sugli snuff-movies, ma anche una riflessione sulla crisi dell'industria cinematografica, considerata l'inevitabile conseguenza della morbosità del pubblico. Malgrado l'argomento, la violenza è quasi assente e si è preferito puntare maggiormente sulle psicologie dei personaggi, tutti ben interpretati (ottima, in particolare, la Torrent). Qualche ingenuità nello script e qualche lungaggine evitabile rischiano di tarpargli le ali, ma Amenabar mostra già quelle qualità che esploderanno nei successivi Apri gli occhi e The others."
MEMORABILE: Il video; I sotterranei dell'università; Il finale
 
Gaussiana ha scritto:
 
"Il primo lungometraggio di Amenabar tratta il tema degli snuff-movie, ma a differenza di altre opere simili (mi riferisco ad Hardcore poiché 8 mm uscirà pochi anni dopo) sposta l'attenzione, almeno all'inizio e alla fine, sulla morbosità come caratteristica tipica dell'uomo e dunque presente nell'intera società sotto una forma voyeuristica. Per il resto è un piacevole thriller lineare e senza grossi colpi di scena; alcune scene, viste attraverso il bianco e nero della telecamera digitale, arricchiscono la narrazione."
MEMORABILE: Chema con la maglietta di Cannibal holocaust!

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