mercoledì 7 marzo 2018


AELITA

Titolo originale: Аэлита (Aelita)
Aka: Aelita: Queen of Mars
Paese di produzione: URSS
Anno: 1924
Release americana: Aelita: Revolts of the Robots
     (1929), editing di Benjamin De Casseres.

Durata: 111 min - 81 min
Colore: B/N
Sonoro: Film muto
Tipologia narrativa: Colossal
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Space opera; propaganda comunista   
Regia: Jakov Aleksandrovič Protazanov
Soggetto: Aleksej Nikolaevič Tolstoj, dall'omonimo
     romanzo (1923)
Sceneggiatura: Aleksej Fajko, Fëdor Ozep
Fotografia: Emil Schünemann,
     Jurij Željabužskij
Musiche: Aleksandr Rannie su tema di Prokof'ev
Scenografia:
Sergej Kozlovskij, Isaak Rabinovič,
     Victor Simov
Interpreti e personaggi   
    Julija Solnceva: Aelita
    Nicolaj Ceretelli: Los / Spiridonov
    Valentina Kuindži: Natasha
    Nikolaj Batanov: Gusev
    Jurij Zavadskij: Gor
    Igor' Il'inskij: il detective Kravtsov
    Konstantin Eggert: Tuskub, il re di Marte e padre
       di Aelita
    Vera Orlova: Masha
    Pavel Pol': Ehrlich
    Aleksandra Peregonets: Ikhoshka, la fedele
       servitrice di Aelita

Trama:

A Mosca, nel 1921, varie stazioni radio ricevono una misteriosa trasmissione, il cui testo è una frase intraducibile: "Anta Odeli Uta". I colleghi istigano Los, uno scienziato ossessionato dall'idea di raggiungere Marte, suggerendogli che il messaggio possa provenire dal Pianeta Rosso. Questo è sufficiente a provocare nel povero Los uno stato onirico in cui ha visioni ad occhi aperti e fantastica sulla bizzarra civiltà marziana. Vediamo la regina Aelita e il vero detentore del potere, suo padre Tuskub. Gor è il Guardiano dell'Energia e capo dei militari, mentre Ikhoshka è la maliziosa ancella di Aelita. La società, rigidamente aristocratica, è in precario equilibrio: la regina non è amata dai militari e dalla casta degli scienziati. Questi ultimi hanno in loro potere un telescopio che permette di osservare la Terra e cercano di negarne l'accesso alla curiosissima sovrana. La maggior parte della popolazione marziana è costituita da schiavi che vivono in condizioni abiette nel sottosuolo, lavorando nelle miniere. Durante il turno di riposo vengono congelati e stipati nelle caverne come merce. Intanto, sulla Terra, le giornate di Los trascorrono nel misero e meschino contesto della Russia dei Soviet. Sua moglie, Natasha, è tampinata da uno squallido burosauro dal cognome ben poco russo, Ehrlich. Prima della Rivoluzione era stato un donnaiolo, ora è un ufficialetto che abusa del suo potere per far sparire grandi quantità di zucchero con cui corrompe le donne, cercando di ottenere i pompini o qualche scopata. Anche se Natasha rifiuta le avances di Ehrlich, Los è convinto del contrario e quindi è roso da una funesta gelosia. Tutto procede nello squallore più assoluto e deprimente. Spiridonov, uno scienziato amico di Los, progetta di fuggire all'estero, mentre il grottesco segugio Kravtsov si occupa di scoprire l'autore dei furti di zucchero, notoria causa di crolli di imperi nella storia del mondo. Intanto Los continua a sognare Marte. La regina Aelita, venuta a conoscenza della sua esistenza, lo desidera segretamente. Vorrebbe che lui fosse con lei e che accostasse le labbra alle sue, come fanno gli amanti sulla Terra. Intanto la situazione precipita. Colto da un raptus, Los uccide la moglie, si traveste in modo tale da passare per Spiridonov, che nel frattempo ha disertato ed è sparito dalla Russia. Incredibilmente, in tutto questo trambusto, Los riesce a costruire un razzo in uno stabilimento nella periferia di Mosca. Mentre si imbarca assieme al rivoluzionario Gusev, un soldato dell'Armata Rossa e fondatore di diverse repubbliche socialiste sovietiche, viene raggiunto dal segugio Kravtsov, che non riesce tuttavia a fermarlo. A questo punto il razzo parte e in brevissimo tempo lascia la Terra con i tre a bordo. In brevissimo tempo la navicella arriva su Marte. Qui avviene un miracolo: i terrestri e i marziani sono in grado di intendersi alla perfezione, senza alcuna barriera linguistica! Tuskub ordina di uccidere gli invasori, ignorando le suppliche della figlia Aelita. Kravtsov, maldestro e dal cervello minuscolo, cade subito prigioniero dei soldati. Il capo degli Astronomi raggiunge la regina, dicendole dove la nave è atterrata. L'ancella Ikhoshka cerca di ucciderlo pugnalandolo alle spalle, ma viene catturata e spedita nelle miniere. Gusev si è invaghito della fantesca e ha persino inscenato una pantomima esplicita per convincerla a fellarlo, così la segue, pensando di salvarla e di sfogare i propri impulsi. Nel frattempo Los incontra Aelita e se ne innamora, anche se a volte la vede sotto le sembianze della moglie. Le guardie arrivano e li arrestano, inviando anche loro nel sottosuolo, dove Gusev sta arringando gli schiavi, organizzando un soviet marziano! Aelita, nonostante la diffidenza di Gusev, che non vede di buon occhio gli aristocratici, riesce a farsi scegliere come capo del movimento. Scoppia il finimondo. Gusev, armato di un gigantesco martello, sembra un improbabile Thor comunista mentre assesta poderosi colpi a chi cerca di fermarlo. Quando i soldati di Tuskub riconoscono la sconfitta, Aelita svela il suo vero volto e comanda loro di ricondurre gli schiavi nelle loro caverne. Los, preso dal disgusto, fa precipitare la regina in un baratro, uccidendola. A questo punto si capisce la vera natura di tutte queste vicende tumultuose: si tratta di sogni a occhi aperti di Los, che è sulla Terra, non ha ucciso la moglie e non ha costruito alcun razzo. Così si riconcilia con Natasha. Il messaggio marziano "Anta Odeli Uta" si rivela soltanto una trovata pubblicitaria e tutti vissero felici e contenti.


Recensione:

Una chicca imperdibile. Si può dire che Aelita sia il primo colossal prodotto dall'Unione Sovietica. Quando uscì divenne rapidamente popolarissimo, al punto che a un gran numero di bambine russe fu dato il nome Aelita. In seguito, la pellicola cadde in disgrazia e fu bandita dal governo sovietico, tanto che non fu facile poterla visionare prima della fine della Guerra Fredda. 

Il film di Protazanov è stato proiettato al celebre Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 12 settembre 2009, ma in quell'occasione purtroppo non ho potuto essere presente. Sul sito Fantasymagazine.it esiste ancora traccia di tale evento:


Ho avuto occasione di vedere Aelita soltanto otto anni dopo. Le sue sequenze, immensamente ingenue, grottesche, a tratti comiche, mi hanno messo di buon umore, come un raggio di luce nelle compatte tenebre di una depressione profonda. Si può quindi dire che Protazanov e Aleksej Tolstoj abbiano fatto del bene. Certo, siamo lontani anni luce dalla sensibilità dei nostri tempi, ma penso che quest'opera vada conosciuta. 


Contenuti politici del film 

Su Fantasymagazine.it si sostiene che Aelita sarebbe un film di "denuncia sociale". Non ho assistito al dibattito sull'argomento nella sede in cui è avvenuta la proiezione, ma posso immaginare che questa sia stata la tesi sostenuta dagli astanti. A me pare piuttosto che si cerchi di proiettare nel passato degli anni '20 dello scorso secolo le categorie mentali moderne e il sentire moderno, un rischio gravissimo su cui non smetterò mai di mettere la massima enfasi. All'epoca in cui fu prodotto Aelita non si faceva "denuncia sociale", si rimuovevano gli ostacoli abbattendo le persone. Gli omicidi politici erano all'ordine del giorno e nessuno ci trovava alcunché di strano. La propaganda politica era più semplice, più diretta. Quando Gusev trasforma gli schiavi marziani in rivoluzionari decisi ad instaurare la dittatura del proletariato, subito partono in crescendo le note dell'inno dell'Unione Sovietica. Si vede un uomo barbuto che plasma a mani nude una falce e un martello, accendendo il fuoco della Rivoluzione. Il messaggio è semplice: Gusev, servendosi soltanto delle sue parole, per magia comprensibili al suo pubblico, riesce a impiantare su Marte il marxismo. Qualcosa che è nato e germogliato sulla Terra, in un ben preciso contesto, attecchisce in un ambiente del tutto dissimile, senza alcuna difficoltà. Oggi tutto questo ci sembra decisamente naïf, com'è ovvio che sia. Ci appare come una burletta e ci desta ilarità. Tutto sembra fuorché propaganda politica, somiglia di più a un Godzilla di gomma. Nel 1924 la gente la pensava in modo diverso: di certo quelli erano mezzi adatti alle necessità del contesto. 

 

Il frenetico Gusev e il sesso in bocca

Alcune sequenze del film costituiscono un inatteso quanto incontestabile riferimento alla fellatio. Gusev, esagitato e in preda alla libidine come un bonobo, afferra l'ancella Ikhoshka per un braccio e mima il coito orale, dando prova di ignorare il concetto stesso di pudore. Si indica i genitali ripetutamente, quindi punta con il dito la bocca della donna e lo preme nell'aria più volte, facendole capire dove desidera infilarle il fallo eretto. Lei non raccoglie l'invito, non dice nemmeno l'equivalente marziano di un "ma anche no", sottraendosi subito alla presenza dell'importuno corteggiatore. Tutto questo mi ha destato grande meraviglia come l'ho visto, perché mi è parso un elemento incongruo. Il punto è questo: negli anni '20 del XX secolo, il sesso orale era tabù, tanto in Oriente quanto in Occidente. Chissà se gli amici del Cineforum Fantafilm si sono accorti di tutto questo! Un giorno dovrò decidermi a chiederlo ad Andrea "Jarok", sperando che rammenti qualcosa della lontana serata di discussione. 


Il vecchio mondo

Alcuni uomini si assicurano di non essere disturbati e si riuniscono per una festicciola, se così si può dire. Consumando del vino acidulo, di pessima qualità, si lasciano andare a ricordi del mondo prima della Rivoluzione. Com'erano le loro vite? Indubbiamente migliori, è la loro conclusione. Si fanno prendere da voli pindarici. Uno scienziato baffuto fabbrica fantasie su come sarebbe stato riverito: un servo in livrea lo avrebbe accompagnato ovunque, stappando una bottiglia di champagne ad ogni occasione. Un suo collega invece si vedeva nell'atto di dare ordini a un servo adorante, prontamente obbedito come se fosse un re. Forse questa è una delle cause della caduta in disgrazia della pellicola? Un altro residuo del mondo prerivoluzionario è la menzione della religione. La moglie di Gusev gli nasconde gli abiti per impedirgli di andare su Marte. Il soldato si traveste da donna e si cala dalla finestra, camminando così per le vie di Mosca. Una vecchia lo vede e in preda all'orrore si fa il segno della croce. Si consideri che per la Chiesa Ortodossa la sodomia era un peccato molto grave, che comportava l'esclusione dai sacramenti per diciotto anni. Agli occhi dell'anziana signora, un uomo in vesti da donna non era uno scherzo dovuto a circostanze eccezionali, ma senza dubbio un sodomita passivo.


Un abbozzo di lingua marziana 

La frase "Anta Odeli Uta" non può essere analizzata, né è possibile comprendere da essa alcunché di utile su una forma larvata di conlang marziana. Anche se alla fine viene rivelato che si tratta di un vacuo messaggio commerciale, volutamente senza senso (pubblicità nella Russia dei Soviet?), è comunque interessante speculare sulla questione. In fondo, sono parole fatte della materia di cui sono fatti i sogni. Pochi sanno che alcuni quotidiani sovietici hanno riportato, in seguito alla proiezione di Aelita, che la trasmissione "Anta Odeli Uta" è stata realmente captata e che è stata persino decifrata! Se non ci credete, il riferimento è Nicky Jenner, 4th Rock from the Sun: The Story of Mars, pag. 48. In ogni caso non si arriva da nessuna parte. Allo stesso modo non si hanno elementi per dedurre il significato dei peculiari antroponimi marziani Aelita, Tuskub (Tuscoob), Gor, Ikhoshka. Si noterà che Ikhoshka ha la fonotassi e la morfologia di un nome slavo, con un tipico suffisso diminutivo -oshka. Anche Aelita ha una terminazione in -a, che nell'immaginario comune è un marcatore del genere femminile, indipendentemente dall'origine terrestre o meno di una lingua. Fateci caso: si trovano poche opere di fantascienza in cui qualche protagonista maschile abbia un nome terminante in -a, mentre le occorrenze di nomi femminili in -a sono innumerevoli. Tutto questo nonostante in molte lingue reali esistano antroponimi maschili in -a. Allo stesso modo, non ci si aspetta che una nobildonna abbia un nome terminante in -o o in -u. Una regina Namora è convincente, una regina Namoru non lo è. Perché? Spiegare le convergenze nelle creazioni di numerosissimi autori è abbastanza difficile. L'ipotesi più convincente è che la natura delle lingue fantascientifiche possa avere le proprietà di un meme e diffondersi tramite contagio memetico, favorendo un certo tipo di caratteri fonotattici e sfavorendo ogni deviazione da questo standard.


La lingua marziana nel romanzo di Aleksej Tolstoj 

Aleksej Tolstoj (da non confondere con Lev) è meno avaro di Protazanov: un libro riesce a comunicare molte più cose di un film muto. Quando ho avuto accesso al romanzo Aelita, ho potuto constatare che vi erano riportate diverse parole nella lingua di Marte. Un soldato marziano, vedendo Los e Gusev, dice loro: "Taltsetl". Quando i due russi tentano di spiegare che vengono dalla Terra, il marziano enuncia una strana parola: "Soatsre". Quindi il marziano indica il suolo estendendo le braccia e dice: "Tuma". Si può essere certi che Tuma fosse il nome che gli indigeni davano a Marte, e che significasse anche "terra, suolo". Sono riportate anche frasi ben articolate. Un soldato enuncia: "Aieeoo utara shokho, datsia Tuma ragheoh Taltsetl". Sembra possibile dedurre che Taltsetl è il nome dato Terra. In effetti nel corso della narrazione questa intuizione risulta confermata: è proprio la Terra, ritenuta una stella maligna. A quanto pare, Gusev apprende rapidamente la lingua marziana, e anche Los arriva in qualche modo non soltanto a capirla, ma addirittura a parlarla. Un'altra frase oltremodo interessante, pronunciata da un marziano indicando una nave volante nel cielo: "Tao hatskha ro khamagatsitl". Col nome Magatsitl vengono indicate antiche genti migrate su Marte da Atlantide, il cui sangue viveva nell'aristocrazia. Sembra che le finali in -tl fossero abbastanza comuni. Una frase pronunciata da Aelita e tradotta da Los è "Oheo, kho suah", ossia "Concentrati e cerca di ricordare". Il nome Aelita viene analizzato come composto di AE "vista per la prima volta" e LITA "luce stellare". Si capisce anche il mistero del nome Ikhoshka e del suo aspetto slavo: nel libro è spiegato che in realtà l'ancella si chiamava Ikha e che Gusev l'aveva ribattezzata aggiungendovi il suffisso diminutivo russo -oshka. Non posso fare a meno di notare che nel romanzo non si fa nessun accenno alla storia del sesso in bocca chiesto da Gusev a Ikha. Egli si limita a estorcere un bacio sulla bocca e in un'altra occasione ad accarezzarle le braccia nude. Non si riesce a tracciare da dove sia giunta l'idea di un Gusev bonobo arrapato.

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